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Il tema centrale che scorre nella maggior parte delle opere di Puccini è l'amore e la

morte. L'amore tende a emarginare gli altri sentimenti o a subordinarli rispetto al tema
centrale ed essenziale del dramma. È sua inclinazione far strutturare ogni libretto in modo
da mettere in risalto l'eroina fragile, sentimentale e sensuale, quale perno intorno a cui ruota
l'intero dramma. Uno dei tratti specifici di ogni vicenda — irresistibilmente intesa a
commuovere lo spettatore — è sempre un amore sincero, senza freni, prima felice e poi
tragico della protagonista (tipico esempio: Madama Butterfly). L'amante dell'eroina è di solito
concepito come un personaggio sentimentale, in certo modo debole ed effeminato, più virile in
La fanciulla del West (Johnson) e specialmente in Turandot (Calaf).
Un tratto saliente della drammaturgia pucciniana è la crescita graduale della tensione,
che porta alla catastrofe finale. La maggior parte dei primi atti ruota intorno ad una
situazione che vede l'incontro dei due amanti: questa scena offre il destro a un estatico
duetto d'amore (cfr. l'atto I di Bohème e di Madama Butterfly). Nel secondo atto è introdotta
la prima svolta importante del dramma, e per solito termina con un colpo di scena (cfr. l'arresto
di Manon, l'assassinio di Scarpia, il ferimento di Johnson e così via). L'atto finale è quasi sempre
il più breve: vi è uno scioglimento rapido della vicenda — la parte più cupa e commovente
dell'opera — e vi è sempre incluso un lamento disperato di no dei protagonisti (per esempio: E
lucevan le stelle di Cavaradossi in Tosca, Un bel dì vedremo di Butterfly in Madama
Butterfly). Per raggiungere coesione nella musica Puccini adopera alcuni procedimenti fondati
sulla tecnica del Leitmotiv, e ciò dimostra che aveva imparato molto da Wagner. I temi ricorrenti
sono alterati nella struttura ritmica e armonica giustapposti ad altri temi nell'orchestra come
nella voce. Vengono però riproposti come "reminiscenze", non sviluppati organicamente come
nelle opere di Wagner.

Il tessuto orchestrale contribuisce decisamente a delineare i sentimenti che agitano i


personaggi o l'atmosfera predominante in una data situazione. Tipico espediente di Puccini è di
raddoppiare, triplicare o perfino quadruplicare una melodia vocale all'ottava, di solito con gli
archi (cfr. E lucevan le stelle in Tosca). VIDEO 13 Molto comune è pure la reiterazione di
disegni orchestrali brevi e incisivi, quasi flessibili "ostinati", per un effetto di monotonia.
Appaiono per la maggior parte in situazioni cariche di emozioni negative — dolore, disperazio-
ne, tristezza (esempio: Sola... perduta, abbandonata di Manon nell'atto IV di Manon Lescaut). Il
trattamento orchestrale raggiunge il massimo della delicatezza e della trasparenza nella
Bohème, mentre nel Tabarro egli sceglie una tavolozza di timbri prevalentemente cupi e poco
brillanti, con un uso frequente di strumenti in sordina. I numerosi segni dinamici e d'espressione
che costellano le partiture di Puccini rivelano, come in Mahler la sua preoccupazione quasi
ossessiva di indicare precisamente le più sottili sfumature espressive.

Molto più dei suoi contemporanei italiani Puccini si tenne costantemente aggiornato sulle
innovazioni musicali del suo tempo. Si interessò a Schoenberg, per esempio, e fece un viaggio
apposta a Firenze, nel maggio del 1924, per sentire una delle prime esecuzioni italiane del
Pierrot lunaire, diretto dall'autore. Il suo linguaggio armonico fa uso di una ricca gamma di
accordi e successioni accordali di ogni genere che fanno indebolire la forza attrattiva dei
centri tonali. Sperimentò sequenze di accordi paralleli (di quinte vuote, di triadi consonanti, di
settime diminuite, di sesta aumentata, ecc.), accordi per quarte e quinte sovrapposte in
M adama Butterfly e nella Fanciulla del West, dissonanze crude e scoperte nel Tabarro e
nella Turandot (atto I, coro degli spettri). Si servì inoltre della scala per toni interi per
caratterizzare Scarpia in Tosca e in corrispondenza con lo sceriffo Rance in La fanciulla del
West. Per ottenere l'effetto di grande intensità espressiva Puccini non raramente armonizza con
accordi alterati un tema in sé molto semplice, come nel Quadro IV della Bohème, in cui Mimì
morente viene caratterizzata da una versione trasformati del motivo che aveva cantato (Mi
chiamano Mimi) al suo primo incontro con Rodolfo: arie e i duetti (talvolta sono brani di una certa
estensione; cfr. l'atto I di Madama Butterfly) sono sempre giustificati dalla situazione: si ferma
il corso dell'azione per far sorgere l'esigenza di un'effusione lirica.

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