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“UnA FAcoltà dI MIssIologIA Per UnA chIesA MIlItAnte <#>
IlArIA MorAlI
1
Il presente saggio costituisce una versione aggiornata dell’intervento compiuto giovedì 29
novembre 2012 in occasione delle celebrazioni per l’ottantesimo della Facoltà di Missiologia. A
seguito dell’interesse suscitato dai temi proposti nel corso di questa iniziativa ed anche in con-
siderazione degli straordinari eventi che hanno caratterizzato la vita ecclesiale con la rinuncia
di Papa Benedetto XVI (11 febbraio 2013) e l’elezione di Papa Francesco (13 marzo 2013), si è
ritenuto utile compiere nel frattempo un’ulteriore revisione di questo nostro studio.
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che, per quanto autorevoli, non si basavano però sugli Atti del
concilio pubblicati molto tardi, a partire dal 19702. la tipologia
dei documenti promulgati dal Vaticano II si presenta estrema-
mente variegata: costituzioni dogmatiche, costituzioni pastorali,
dichiarazioni e decreti. nel caso specifico di Ad Gentes (= AG), si
tratta di un decreto composto da una parte dottrinale, il primo ca-
pitolo, seguito da altri cinque più particolarmente incentrati sul-
l’attività missionalia, di indirizzo dunque più applicativo.
l’esigenza di conoscere la Parola conciliare per quello che essa ve-
ramente dice e non per quello che aprioristicamente si pensa abbia
voluto esprimere, rende ancor più urgente lo sforzo di approntare
una lettura basata su una corretta metodologia senza la quale non
sarebbe possibile creare le condizioni per una seria recezione del
messaggio del testo, una recezione di fatto ancora molto parziale.
come ebbe a sottolineare Papa Benedetto XVI e come ha ribadito
lo stesso card. Brandmüller la recezione del concilio è infatti an-
cora lungi dall’essere realizzata3.
2
Uno dei più importanti commentari al decreto resta quello curato da suso Brechter, seb-
bene pubblicato anch’esso prima dell’uscita dei volumi degli Atti conciliari: cfr. “dekret über
die Missionstätigkeit der Kirche, einleitung und Kommentar”, in Lexikon für Theologie und Kir-
che2.Das Zweite Vatikanische Konzil.Dokumente und Kommentare III, (Freiburg i.Br.: herder
1968), 9-125.
3
Affermava Papa Benedetto XVI il 14 febbraio 2013: “Mi sembra che, 50 anni dopo il concilio,
vediamo come questo concilio virtuale si rompa, si perda, e appare il vero concilio con tutta la
sua forza spirituale. ed è nostro compito, proprio in questo Anno della fede, cominciando da
questo Anno della fede, lavorare perché il vero concilio, con la sua forza dello spirito santo, si
realizzi e sia realmente rinnovata la chiesa. speriamo che il signore ci aiuti.”; PAPA Benedetto XVI,
Incontro con i parroci e il clero di Roma (giovedì, 14 febbraio 2013): [www.vatican.va].
cfr. g. horst, “‘calma e pazienza: cosa volete che siano cinquant’anni?’ colloquio col cardinale
Walter Brandmüller, storico ecclesiastico ed ermeneuta del concilio, sul giubileo d’oro del-
l’apertura del Vaticano II”: [www.vaticaninsider.lastampa.it - 28/08/2012] . sul tema della re-
cezione, vedasi: M. FAggIolI,“council Vatican II: Bibliographical overview 2007-2010”, in
Cristianesimo nella Storia 32 (2011): 755–791.
4
A questi tre strati di documentazione si riferiscono anche gli interventi di B.Ardura e Ph.
chenaux, nella loro conferenza stampa (2 ottobre 2012), resa in occasione del convegno che di
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lì a poco si sarebbe celebrato presso la Pont. Università lateranense, sul concilio Vaticano II
(3-5 ottobre 2012): cfr. Conferenza stampa di presentazione del convegno internazionale di studi
“Il Concilio Ecumenico Vaticano II alla luce degli archivi dei padri conciliari - nel 50° anniver-
sario dell’apertura del Concilio Vaticano I (1962-2012)”: [www.news.va].
5
Abbiamo già in passato studiato alcuni aspetti degli Acta, ma in relazione alla discussione
sulle religioni e la salvezza dei non cristiani. In quella circostanza, si ebbe modo di studiare,
pur se solo in forma funzionale al tema, le tappe principali dell’iter di Ag: I. MorAlI, “grazia,
salvezza e religioni secondo la dottrina del concilio Vaticano II.’Memorandum per la teologia
delle religioni (I)”, in Revista Espanola de Teologia 64/3 (2004): 343–396; (II), 64/4 (2004): 527–
578.
6
Attualmente, questa documentazione si trova in gran parte custodita negli Archivi segreti
Vaticani.
7
Il ruolo dei teologi al concilio fu molteplice e fondamentale allo sviluppo del pensiero
conciliare. tuttavia il contenuto propriamente conciliare non va cercato nella documentazione
rinvenibile nel secondo e terzo strato, ma nelle deliberazioni dei padri. È cioè il testo che sca-
turisce dall’Aula a costituire il messaggio conciliare propriamente detto, mentre quello dei teo-
logi è “un lavoro il cui esito è stato determinato da altre persone, cioè dai padri con diritto di
voto e dai padri eletti nelle commissioni”; J. WIcKs, “I teologi al Vaticano II”, in Humanitas 59/5
(2004): 1012-1038; K. h. neUFeld, “Vescovi e teologi al servizio del Vaticano II”, in Bilancio e
Prospettive venticinque anni dopo (1962-1987), vol I, [a cura di r.lAtoUrelle], (Assisi: cittadella
1987), 82–109.
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In questo ultimo decennio sono stati pubblicati diversi diari di alcuni tra i periti protago-
nisti della scena conciliare. ci limitiamo qui a ricordare quelli di Y. congAr, Mon journal du
concile I-II (Paris: cerf 2002); di g. PhIlIPs, Carnets conciliaires de Mgr Gérard Philips: Secrétaire
adjoint de la Commission doctrinale, édition bilingue français-néerlandais (leuven: Peeters Pu-
blishers 2006); di h. de lUBAc, Carnets du Concile I-II (Paris: cerf 2007). Per il nostro tema, at-
tingeremo soprattutto agli scritti di congar. Il diario di un teologo, il suo epistolario, di per sé
non possono essere considerati in senso proprio fonti primarie per il concilio; quando però ci
si prefigga una ricerca atta a ricostruire il personale apporto di un peritus ai lavori del Vaticano
II, tale documentazione è a tutti gli effetti fonte primaria per l’indagine.
9
non si tratta perciò di una fonte inedita né propriamente conciliare, ma di una cronaca
molto dettagliata, diversa per stile ed estensione dal modo odierno di riportare gli eventi: noi
attingeremo soprattutto ad alcuni volumi dell’opera: cfr. g.cAPrIle, Il Concilio Vaticano II. L’an-
nunzio e la preparazione 1959-1962 v.I/I; Terzo periodo 1964-1965, IV; Quarto periodo 1965,
V (roma: la civiltà cattolica 1966-1969).
10
la più dettagliata disamina del materiale degli Acta su Ag si trova in una tesi dottorale di-
retta dal gesuita J.galot alla Pontificia Università gregoriana. È ancor oggi il migliore studio a
disposizione della ricerca: cfr. J. B. Anderson, A Vatican II Pneumatology of the Paschal Mystery:
The Historical-doctrinal Genesis of Ad Gentes I, 2-5 (roma: editrice Pontificia Università grego-
riana 1988). Meritano attenzione anche i contributi di g. colzAnI, “sentido teológico de la misión”,
in FAcUltAd de teologíA del norte de esPAñA. IstItUto de MIsIonologíA Y AnIMAcIón MIsIonerA (ed),
Estudios de misionologia 13: El Decreto ‘Ad Gentes’: desarrollo conciliar y recepción postconciliar,
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1.1.Le tappe
- Prima tappa: cinque commissioni e sette schemi (ottobre 1960-
marzo 1962)
In fase pre-conciliare, sotto l’egida della Commissio Praeparatoria,
a partire dal 24 ottobre 1960 erano state costituite ben 5 sottocom-
missioni che produssero delle relationes, dalla cui rielaborazione
erano poi scaturiti ben sette schemi12. Questi vennero esaminati dalla
(santos: Burgos 2006), 49-78.Il testo risulta, nella sua versione italiana, pubblicato nel sito della
Pont. Università Urbaniana (http://www.urbaniana.edu/ricerche_contrib/colzani.htm#_ftn5). Ve-
dasi anche dello stesso autore: “storia e contenuti del decreto ‘Ad gentes’”, in IdeM, Pensare la
missione. Studi editi ed inediti (a cura di s. MAzzolInI) (roma: Urbaniana University Press 2012),
112-143. si ricorda infine: W.Insero, La Chiesa è ‘missionaria per sua natura’ (AG 2): origine e
contenuto dell’affermazione conciliare e la sua recezione nel dopo Concilio (roma: editrice Pon-
tificia Università gregoriana 2007).
11
“Appendix relatio circa rationem qua schema elaboratum est”, in Acta Synodalia Sacro-
sancti Concilii Oecumenici Vaticani secundi (= AscoV) III/VI, 333-336.
12
cfr. I sette schemi sono pubblicati in Acta et Documenta Concilio Vaticano secundo ap-
parando (= AdcoV) III (series II - praeparatoria), pars II, 241ss.
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“Pont. commissio de Missionibus haec paravit schemata: de regimine missionum, de di-
sciplina cleri, de religiosi, de sacramentis ac de sacra liturgia, de disciplina populi christiani,
de studiis clericorum, de cooperatione missionali. haec schemata discussa sunt in sessione
generali Pont. commissionis centralis diebus 28,29,30,31 mensis martii 1962 habita. […] Ani-
madverti tamen liceat, primum et postremum schema (scilicet: De regimine missionum et de
cooperatione missionali) pertinere ad commissionem de Missionibus et quaestiones missionum
directe respicere. […] At, cum hoc sit tantum votum, a quibusdam Patribus commissione cen-
trali prolatum, quibus assentire non videtur commissio de Missionibus, ne dedignentur edicere
em.mi sodales nostrae subcommissionis, sua qua pollent sapientia, an sufficiat ut concilium
excutiet tantum de illis duobus schematibus (De regimine missionum et de cooperatione mis-
sionali), ceteris iudicio s.sedis remissis.”; Pont. sUBcoMMIssIo centrAlIs de scheMAtIBUs eMendAndIs
PrAePArAtorIA concIlII VAtIcAnI II, “de emendatione schematis decreti de Missionibus”, in
ADCOV (series II – Praeparatoria) IV/III-2 (typis Polyglottis Vaticanis 1962), 156.
14
Vedi: sAcrosAnctUM oecUMenIcUM concIlIUM VAtIcAnUM secUndUM, Schemata Constitutionum
et decretorum ex quibus argumenta in Concilio disceptanda seligentur, (series IV- typis Poli-
glottis Vaticanis 1963), 349-369; cfr. Anderson, A Vatican II Pneumatology of the Paschal My-
stery, 21.
15
“the conciliar commission De Missionibus inherited the work of the Preparatory com-
mission”; Anderson, A Vatican II Pneumatology of the Paschal Mystery, 27.
16
si noti un dettaglio: l’avvio dei lavori da parte della commissione conciliare avvenne tar-
divamente rispetto all’inizio del concilio, per varie ragioni: l’andamento delle prime congre-
gazioni generali suggeriva l’impressione che i lavori conciliari si sarebbero protratti a lungo,
con l’indizione di altre sessioni; d’altra parte, in questa prima fase del Vaticano II, essendo in
atto un duro scontro tra Propaganda Fide e ed alcuni vescovi nativi delle terre di missione,
sembrava ragionevole lasciare che le acque si acquietassero. cfr. Anderson, A Vatican II Pneu-
matology of the Paschal Mystery, 28; s. PAVentI, “entstehungsgeschichte des schemas ’de acti-
vitate Missionali ecclesiae”, in Mission nach dem Konzils, (J. schütte hrsg.) (Mainz: Matthias -
grünewald 1967), 61.
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“In his sessionibus mensis martii 1963 durus fuit labor. Patres commissionis inter se
non conveniebant de natura schematis.”; “Appendix. relatio circa rationem qua schema elabo-
ratum est”, in ASCOV III/VI, 333. “...never was the full commission able to come to unity...”;
Anderson, A Vatican II Pneumatology of the Paschal Mystery, 32. “la commissione conciliare,
costituita nel novembre 1962, trovò faticosamente un’intesa sulla natura dello schema stesso.”
cAPrIle, Il Concilio Vaticano II, IV 375.
18
lo schema presentava infatti una prima parte (De ipsis Missionibus), suddivisa in tre ca-
pitoli; medesima strutturazione presentava anche la seconda parte (De cooperatione Missionali).
cfr. PAVentI, “entstehungsgeschichte des schemas ‘de activitate Missionali ecclesiae’”, 61.
19
“doch war die Arbeit noch nicht beendet und wurde daher mit größter eile und Intensität
am Anfang der zweiten sitzungsperiode des Konzils wieder aufgenommen.” PAVentI, “entste-
hungsgeschichte des schemas ‘de activitate Missionali ecclesiae’”, 62.
20
cfr. PAVentI, “entstehungsgeschichte des schemas ‘de activitate Missionali ecclesiae’”,
62; Anderson, A Vatican II Pneumatology of the Paschal Mystery, 35.
21
“ASCOV III/VI, 334: Interim notum fuit, commissionem theologicam paratam esse spe-
ciale caput de natura missionaria ecclesiae inserere in constitutionem de ecclesia, libenterque
a nobis talem textum accepturam. Quare quibusdam peritis mandatum fuit. […] hisce factum
est ut fundamenta theologica Missionis ecclesiae in nostro schemate non amplius esse trac-
tanda. Unde iterum ordinatio materiae sub lite posita est.”; questo ‘caput speciale’ viene inserito
nel corpo del De Ecclesia a partire dal suo terzo schema, inviato ai Padri conciliari il 3 luglio
1964; cfr. ASCOV III/I, 189-190.
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cfr. Appendix I “schema de Missionibus”, in ASCOV III/VI, 659 ss.
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“enixe rogantur Patres, qui animadversiones et emendationes super schemate proponere
desiderant, ut easdem scripto exhibere velint non ultra diem 31 mensis martii currentis anni.”;
Appendix I “schema de Missionibus”, in ASCOV III/VI, 659 ss.
24
cfr. ASCOV III/VI, 334.
25
“Interim die 23 aprilis 1964 secretariatus generalis concilii nobiscum communicavit
schemata ad paucas sententias seu propositiones esse reducenda, ratione utique habita ani-
madversionem Patrum”; ASCOV III/VI, 334.
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ASCOV III/VI, 328-332.
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cfr. Anderson, A Vatican II Pneumatology of the Paschal Mystery, 53.
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“Materia autem capitis, quod vocabatur De Principiis doctrinalibus, omissa est, utpote in
schema De Ecclesia translata.”; “relatio (st. lokuang) super schema propositionum de Activi-
tate Missionali ecclesiae”, in ASCOV III/VI, 341.
29
“Breviter adhuc exponendum cur ultimatim titulus huius Schematis Propositionum datus
non fuit ‘de Missionibus’, sed ‘De Activitate Missionali Ecclesiae’. Praeter quod a nonnullis Pa-
tribus in suis animadversionibus petitum fuit, etiam visum est Patribus commissionis titulum
De Missionibus esse nimis largum quam qui hisce Propositionibus praeponatur; ex altera parte,
cum iam centrum totius concilii videatur esse doctrina de ecclesia, opportunum visum est
etiam missiones considerare in quantum sunt activitas essentialis ecclesiae.”; “Appendix. re-
latio circa rationem qua schema elaboratum est”, in ASCOV III/VI, 335.
30
“expectationes plurimorum Patrum, praesertim illorum qui honorem sed et pondus evan-
gelium apud non-christianos annuntiandi portarunt ac portant, per brevitatem huius schematis
delusae audiuntur. hi Patres a concilio expectabant normas pro activitate missionali in tem-
poribus modernis; directivas in hodiernis difficultatibus postulabant; et in specie sperabant
sanctam hanc synodum in tota ecclesia aestimationem, amorem et adiutorium pro Missionibus
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fore excitaturam. Quibus expectationibus evidenter hoc parvum schema, de mandato Directio-
nis Concilii ad paucas sententias reductum, satisfacere haud valet.”; “Relatio super Schema
propositionum De Activitate Missionali Ecclesiae”, in ASCOV III/VI, 351 (S.Lokuang).
31
Cfr. AnDERSon, A Vatican II Pneumatology of the Paschal Mystery, 53.
32
“Esaminando lo schema che avete nelle vostre mani, dove si tratta di questo argomento,
abbiamo trovato molte cose degne della nostra lode, sia per il contenuto sia per l’ordine della
loro esposizione. Riteniamo, perciò, che facilmente il testo sarà da voi approvato, pur dopo
aver rilevato la necessità di ulteriori perfezionamenti.”; CApRILE, Il Concilio Vaticano II, IV 381;
cfr. ASCOV III/VI, 323-324.
33
Cfr. AnDERSon, A Vatican II Pneumatology of the Paschal Mystery, 84-85.
34
Vedasi le pagine seguenti.
35
Cfr. CongAR, Mon journal du concile II, 241 (vendredi 6 novembre 1964). nel diario Congar
non scrive la data sempre allo stesso modo. Ci atteniamo pertanto a quello che egli sceglie di
volta in volta.
36
“An placeat patribus utrum concludatur disceptatio de schemate de activitate missionali
Ecclesiae?”; ASCOV III/VI, 445.
37
“patres venerabiles, plausus iuridice nihil dicunt, quapropter visum est moderatoribus
ut propositum Exc.mi relatoris vestris suffragiis subiiciatur, nam haec ordo postulat. Qua prop-
ter a vobis, patres venerabiles, quaeritur – auditore bene: Utrum placeat schema propositionum
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de activitate Missionali Ecclesiae iterum refici a commissione competenti?”; ASCOV III/VI, 446.
Nella verità dei fatti, bastò che il Relatore Lokuang accennasse alla possibilità di una nuova
stesura del testo, per suscitare l’applauso corale dell’Aula in segno di approvazione. Di qui la
reazione stizzita del segretario generale, che fece notare che, dal punto di vista giuridico, un
applauso, pur così generale, non aveva alcun valore deliberativo.
38
Con 1601 voti a favore ed appena 311 contrari, fu accolta la proposta della stessa Com-
missione De Missionibus per il rifacimento dello schema: “Ea propter hoc schema de activitate
missionali Ecclesiae perpolietur, perficietur et, ubi opus erit, reficietur iuxta Patrum animad-
versiones.”; ASCOV III/VI, 457. Nella sua Relatio I. Schütte, menzionerà nuovamente la deter-
minazione della Commissione De Missionibus in tale circostanza: “Integrum Schema componi
debuit.”; “Relatio super Schema Decreti De Activitate Missionali Ecclesiae”, in ASCOV IV/III,
700 (I. Schütte).
39
“Dopo il ritiro dello schema sulle missioni da parte della competente Commissione, il 9
novembre 1964, questa si riunì in sessione plenaria, il 16 novembre 1964, affidando ad un
gruppo ristretto di 5 Padri e di altrettanti periti la redazione di un nuovo schema; i lavori ebbero
inizio il 12 gennaio 1965 presso la casa estiva della curia generalizia dei verbiti, a Nemi (Roma)
e si protrassero fino al 26, con un’aggiunta di due giorni (26-28) per la revisione stilistica del
testo latino da parte di alcuni esperti.”; CAPRILE, Il Concilio Vaticano II, V 185-186.
40
Nella sua ricerca dottorale sul De Ecclesia, Sandra Mazzolini ha trattato diffusamente dei
legami intercorsi con lo schema De Missionibus: cfr. S.MAzzoLINI, La Chiesa è essenzialmente
missionaria: il rapporto Natura della Chiesa - missione della Chiesa nell’iter della costituzione
‘de Ecclesia’ (1959-1964), (Editrice Pontificia Università Gregoriana 1999), 121-143.
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rispetto alla genesi di questo numero in seno al De Ecclesia, esso compare solo a partire
dal III schema, come “novus numerus”, in risposta alla richiesta dei Padri conciliari: “Plures pe-
tierunt disertam expositionem de Missionibus et prasertim de ‘fundamento theologico’ mis-
sionis, ….optatur ut missio pertinere dicatur ad ipsam essentiam ecclesiae…Ad quam
conficiendam subcommissioni II communicati sunt duo textus, primus a commissione de Mis-
sionibus proveniens, altera ab epp. Africae et Madagascar.”; “relatio de n. 17, num. novus(A)”,
in ASCOV III/I, 206-207.
42
cfr. “relatio circa rationem qua schema elaboratum est”, in ASCOV IV/III, 693.
43
P.dorIA, “Il ruolo del teologo Joseph ratzinger durante il concilio nella documentazione
dell’Archivio del concilio Vaticano II”, in Centro Vaticano II - Studi e Ricerche VI/1 (2012): 27,
nota 42 (testo completo del saggio: 19–33). In effetti, nel suo saggio Piero doria ha tentato di
ricostruire “per quello che la documentazione conservata nell’Archivio del concilio Vaticano
II permette - la presenza del futuro Papa nel corso dei lavori conciliari” (20). Il lavoro della sot-
tocommissione si trova dettagliatamente descritto in Anderson, A Vatican II Pneumatology of
the Paschal Mystery, 100 ss.
44
“ratzinger hatte seine Anmerkungen zum theologischen teil bereits im voraus ge-
schickt.”; PAVentI, “entstehungsgeschichte des schemas ‘de activitate Missionali ecclesiae’”, 65.
45
cfr. PAVentI, “entstehungsgeschichte des schemas ‘de activitate Missionali ecclesiae’”, 64.
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cfr. ASCOV IV/III, 663. Il testo dello schema definitivo si trova nelle pagine 663-692.
47
cfr. “relatio super schema decreti de Activitate Missionali ecclesiae (Ioannes schütte
superior generalis s.V.d. n. 3),” in ASCOV IV/III, 699; cfr. cAPrIle, Il Concilio Vaticano II, V 188
ss.
48
con la suffragatio 521 (30 novembre 1965) si sottopone a votazione l’intero schema com-
prensivo dei modi; con la suffragatio 542 (7 dicembre) il testo viene invece approvato in forma
di decreto: cfr. ASCOV IV/IV, 100. cfr. PAVentI, “entstehungsgeschichte des schemas De acti-
vitate Missionali Ecclesiae”, 75.
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cfr. Il numero 10 (poi diventato 16) del De Ecclesia, appare nel fascicolo approvato da
giovanni XXIII il 22 aprile 1963 ed inizia ad essere discusso nel settembre dello stesso anno:
cfr. ASCOV II/I, 221. cfr. MorAlI, “grazia, salvezza e religioni” (I)”, 353.
50
cfr. ASCOV III/II, 329. MorAlI, “grazia, salvezza e religioni”, (I), 367; (II), 551-552.
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Vedi AAS 56 (1964): 609-659.
52
cfr. ASCOV III/II, 30-35 (versio italica); cfr. MorAlI, “grazia, salvezza e religioni”, (II), 554-
556.
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le relazioni di questo convegno con le sue conclusioni sono state pubblicate alcuni anni
dopo (cfr. K. neUner., Christian Revelation and World Religions, [london: Burns & oates 1967]).
contro tali tesi e soprattutto contro le conclusioni di segno oltranzista aveva preso preso
ferma posizione il gesuita Jean daniélou, perito conciliare: cfr. J. dAnIéloU, “la mission a-t-
elle pour but d’apporter le salut? A propos du colloque théologique de Bombay”, in Le Christ
au Monde 10/3 (1965) 235-246. Abbiamo trattato dettagliatamente delle vicende di questo
convegno e della polemica che ne scaturì in un nostro studio: cfr. I.MorAlI, La salvezza dei
non cristiani. L’influsso di Henri de Lubac sulla dottrina conciliare (Bologna: emi 1999), 123-
129.
54
“With the modern talk of ‘dialogue’ between religions, there is a danger of regarding
the dialogue as between equals. some progressive missiologists seem to exaggerate the
supernatural ‘bona’ in non-christian religions, as if these were ‘per se’ sufficient for sal-
vation, ‘sine ecclesia’.”; ASCOV III/VI, 677 (Valerianus gracias – Archiepiscopus Bombayen-
sis - n. 3).
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55
“den Mitarbeitern, die großenteils auch die geburtswehen des Missionsschemas miter-
lebt und mitdurchlitten haben und daher die authentischen Interpreten sind, gebührt unser
aller aufrichtigen dank.”; J. schütte (hrsg.), Mission nach dem Konzil (Mainz: Matthias-grüne-
wald-Verlag, 1967), 7(Vorwort).
56
cfr. Y.-M. J. congAr, “theologische grundlegung (nr. 2-9)”; J. rAtzInger, “Konzilsaussagen
über die Mission außerhalb des Missionsdekrets”: i due interventi in questione si trovano ris-
pettivamente pubblicati in schütte (hrsg.), Mission nach dem Konzil, 21–47, 134–172. sette anni
dopo la morte del teologo domenicano, Studia Missionalia ha pubblicato un suo articolo, in tra-
duzione inglese, dal titolo The necessity of the Missio ‘Ad Gentes’, anch’esso molto utile, come
vedremo tra poco: cfr. Y. congAr, “the necessity of the Mission ‘Ad gentes’”, in Studia Missio-
nalia 51 (2002): 156-165.
57
cfr. PIero dorIA, “Il ruolo del teologo Joseph ratzinger durante il concilio nella docu-
mentazione dell’Archivio del concilio Vaticano II”, in Centro Vaticano II - Studi e Ricerche VI/1
(2012): 19–33. come rileva lo stesso doria (cfr. nota 43, 27), queste note sono state già pubbli-
cate da Anderson in appendice al suo studio: cfr. Anderson, A Vatican II Pneumatology of the
Paschal Mystery, 301-304 (Appendix II).
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58
“Petitur definitio Missionis.”; ADCOV IV (series II – praeparatoria) pars III-2 (subcommis-
sio de schematibus emendandis), 159 (9).
59
nel proemio, la parte più teologica dello schema, il termine ‘potestas’ ricorre in poche
righe ben due volte. le citazioni di gv 3,17, 20,21 e di Mc 16,15-17 sono funzionali a questa
impostazione: cfr. ADCOV III (series II – Praeparatoria) pars II, 241.
60
“r.In commissione de Missionibus multum disputatum est utrum danda esset definitio
‘missionis’. canonistae omnes negative respondebant; Missiologi affermative, sed de ipsa de-
finitione missiologi minime concordant; tot sunt definitiones quod sunt theologi[…] Unica de-
finitio recta, sed ab extrinseco, est: ‘Missiones’ sunt omnia territoria, sub s.c. de P.F. haec vero
definitio, nimis iuridica, missiologis non placet.”; ADCOV IV (series II – praeparatoria) pars III-
2 (subcommissio de schematibus emendandis), 159.
61
“definitio non est opportuna: quia a) a missiologis variae definitiones dantur…”; ADCOV
IV (series II – praeparatoria) pars III-2 (subcommissio de schematibus emendandis), 160 (r).
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64 IlArIA MorAlI
62
“Membrum sum commissionis de Missionibus. […] …toto decursu sui laboris durantibus
his tribus annis, commissio de missionibus anceps remansit inter conceptum missionis theo-
logice enucleatum et conceptum mere iuridicum prout nunc in Iure condito iacet.”; ASCOV
III/VI, 415 (Vitus riobé – episcopus Aurelianensis n. 15).
63
Pressoché nello stesso periodo (1 dicembre 1962) lo schema I De Ecclesia gravitava at-
torno alla nozione di chiesa militante ed il capitolo in questione attorno al concetto di jus prae-
dicandi che torna più volte nell’economia del testo: cfr. ASCOV I/IV, 75ss. (caput X de
necessitate ecclesiae annuntiandi evangelium omnibus gentibus et ubique terrarum).
64
ASCOV I/IV, 176. Il parere di gracias è condiviso pienamente dall’arcivescovo di München
e Freising I. doepfner che definisce il capitolo “nimis unilaterale et rigidum”: cfr. ASCOV I/IV,
185. lo stesso cardinale di Köln, I. Frings si pronuncia ancora più nettamente contro il testo,
lamentando come non si trovi niente della missione del Figlio agli uomini perché lo schema
parla in lungo ed in largo del diritto (ius) della chiesa a predicare a tutte le genti: cfr. ASCOV
I/IV, 219.
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65
I principi dottrinali qui presentati sono, rispettivamente: Mysterium christi annuntian-
dum (1), ministerium ecclesiae (2), necessitas apostolatus missionalis (3), commendatio evan-
gelii apud homines (4), Aedificatio ecclesiae (5), essentia missionaria ecclesiae resumitur (6);
ASCOV III/VI, 660-664.
66
Il testo del n. 10 del II° schema recitava così: “ecclesia ad omnes homines missa est, pro
quibus dominus sanguinem suum fudit ut eos ad regnum suum vocaret et dirigeret…” e nel
commento in effetti si legge: “Quia missio ecclesiae universalis, etiam de non-christianis ad
christum adducendis curat, sive Iudaei sint, sive credentes in deum, sive deum ignorantes;
pro quibus omnibus christus est mortuus. […] Completur vero expositio, rursus proposita mis-
sione universali Ecclesiae ad gentes illuminandas.”; ASCOV II/I, 221, 229. Il n. 10 del secondo
schema costituisce la base per quello che, nel testo promulgato della costituzione dogmatica,
apparirà come n. 16 (De nonchristianis).
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66 IlArIA MorAlI
67
ASCOV III/VI, 663 (n. 6).
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68
“cap. I. Bene tractatur et bene monstrat aedificationem ecclesiae esse opus a tota ecclesia
perficiendum.”; ASCOV III/VI, 748 (Xaverius geeraerts – n. 24). cfr. anche: 759 (carolus her-
mannus helmsing – n. 29).
69
“hoc caput in genere placet.”; ASCOV III/VI, 800 (Mauritius Perrin – n. 48); “Il n. 1 del
cap. I è molto bello, perché è un’opportuna sintesi di verità rivelate sull’argomento e cioè sui
‘Principi dottrinali’”; ASCOV III/VI, 823 (Innocentius Alfredus russo – n. 57).
70
cfr. ASCOV III/VI, 678-679 (Valerianus gracias – n. 3).
71
cfr. ASCOV III/VI, 685 (thomas tien chen sin – n. 5).
72
“sunt quidem theologi qui in eis (= infidelibus) fidem in voto vel per aliquam privatam
revelationem admittunt….”; ASCOV III/VI, 799 (Ferdinandus Pasini – n. 47).
73
cfr. ASCOV III/VI, 915 (Quidam patres conciliares – n. 83).
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68 IlArIA MorAlI
cfr. ASCOV III/VI, 701 (Alfredus cavagna - n. 11). I padri conciliari ugandesi chiesero
75
persino di mutare titolo introducendone uno nuovo con un riferimento esplicito alla chiesa
per un migliore raccordo con la futura costituzione: cfr. ASCOV III/VI, 881 ( PP.conciliares ex
Uganda – n. 76).
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76
cfr. ASCOV III/VI, 743 (Ioannes Ferreira – n. 20).
77
“nonne vero sufficiunt quae in schemate de ecclesia leguntur?”; ASCOV III/VI, 806 (Io-
annes B.Przynklenk – n.52). Vedi anche la conferenza episcopale Indonesiana: cfr. ASCOV III/VI,
891 (conferentia episcoporum Indonesiae – n. 79).
78
Vedi ad esempio: ASCOV III/VI, 746 (Marius Franciscus Forst – n. 22).
79
“Permulta bona in variis capitibus huius schematis inveni tam de doctrinae fundamentis
quam de pastoralibus directivis”; ASCOV III/VI, 795 (simon hoa nguyen-van hien – n. 44).
80
cfr. ASCOV III/VI, 861 (conferentia episcoporum rwanda et Burundi – n. 71).
81
cfr. ASCOV III/VI, 862ss. (conferentia episcoporum nigeriae – n. 72).
82
È il caso della conferenza episcopale rodesiana: cfr. ASCOV III/VI, 865 (conferentia epi-
scoporum rhodesiae septembrionalis – n. 73).
83
“Proponitur tamen quod schema introducatur cum clara definitione de conceptu missio-
nis…”; ASCOV III/VI, 868 (conferentia episcoporum Kenyae – n. 74).
84
“schema ergo superfluum, nisi materia tractanda restringitur ad quaestiones practicas
vel methodicas”; ASCOV III/VI, 895 (conferentia episcoporum linguae germanicae et scandiae
– n. 81).
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70 IlArIA MorAlI
85
cfr. ASCOV III/VI, 795 (simon hoa nguyen-van hien – n. 44).
86
“on reste dans l’incertain quant au vocable missio. Que recouvre-t-il ?”; ASCOV III/VI,
827 (Paulus leo seitz – n. 60).
87
“the word mission should be strictly defined.”; ASCOV III/VI, 746 (Marius Franciscus
Forst – n. 22).
88
Parlando infatti di evangelizzazione del mondo, così si esprime “elle n’a jamais paru
aussi tragique, du fait qu’elle se pose désormais aussi, et de plus en plus, dans les milieux
jadis chrétiens et constituent maintenant les aires de déchristianisation ou de catholicisme pu-
rement sociologique.”; ASCOV III/VI, 703 (richardus cleire – n. 12). cfr. anche 828 (Paulus leo
seitz – n. 60).
89
ex dictis eruitur quod in schemate de Missionibus solummodo agi debet de territoriis
Missionum…[…] non est qui ignoret magnam esse contentionem inter theologos, canonistas
et missiologos ubi agitur de definitione scientifica missionis.Quidquid autem sit de talibus opi-
nionibus circa definitionem scientificam de missione, ad finem pastoralem concilii tantum-
modo interest definitio practica scilicet definitio talis quae conveniat cum praxis s.c.P.F….”;
ASCOV III/VI, 811-812 (Albertus gaudentius ramos – n. 53).
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90
cfr. “relatio super schema propositionum”, in ASCOV III/VI, 341 (s.lokuang).
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72 IlArIA MorAlI
91
“necessarium ergo haec sancta synodus aestimat quaedam principia statuere quae acti-
vitatem et cooperationem missionalem ecclesiae regant”; “schema propositionum de Activitate
Missionali ecclesiae”, in ASCOV III/VI, 327 (proemium).
92
“liceat praemittere plures Patres definitionem quandamde Missionibus in schemate ex-
pectavisse. de facto etiam in commissione talis necessitas sentiebatur. Attamen, eam non dan-
dam esse statuit, quia ipsi docti de ea nimis discrepant. In ipsis sessionibus pluries et prolixe
discussa fuit, et conclusum est definitionem evitare….” ; “relatio super schema Propositio-
num…”, in ASCOV III/VI, 342.
93
“et non desunt qui ex hac veritatem perperam deducunt: ad quid ergo in eorum evange-
lizatione insudare? Ad huic falsae deductioni radices absumendas, censuit commissio de Mis-
sionibus, necessariam esse etiam solemnem declarationem de necessitate Missionis, ne zelus
missionarius in clero et in populo, et praesertim in iuvenibus ad hoc opus vocatis, frigescat.”;
“relatio super schema Propositionum…” in ASCOV III/VI, 342.
94
I teologi di Bombay nelle loro conclusioni ufficiali avevano affermato: “Assuming the
fact that non-christian can be saved in their own non-christian religions – a fact which has
been explicitly declared in the constitution on the church…”; neUner, Christian Revelation, 22
I, 4. Questa asserzione rappresentava una forzatura evidente del testo di lg 16.
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Uno degli interventi più incisivi appare, ancor oggi, quello del
cardinal Frings, di Köln: persuaso che la “res missionaria…tanto es-
senziale alla chiesa” non potesse essere risolta in poche proposi-
zioni, chiedeva la presentazione di un nuovo schema, theologicum
et practicum, da presentare nella prossima quarta sessione del con-
cilio. egli si diceva portavoce del desiderio di molti vescovi africani
e di alcuni missionari e superiori generali99. sulla scia di Frings e del
95
“Praesertim velim adnotare varia inveniri in schemate, de quibus non una est inter teo-
logos sententia, varia porro ei inesse, quae a missionariis nonnisi aegre ferentur.” ASCOV III/VI,
926 (Adolfo Bolte – n. 8).
96
“Animadversiones scripto exhibitae quoad schema Propositionum de Activitate missionali
ecclesiae ante disceptationem in aula”, in ASCOV III/VI, 949 (conferentia episcoporum Indo-
nesiae n. 29), 952 (Quidam exc.mi PP. conciliares n. 30).
97
Anderson fornisce un dettagliato quadro degli interventi e delle rimostranze espresse
dai padri conciliari in questi tre giorni di discussione: cfr. Anderson, A Vatican II Pneumatology
of the Paschal Mystery, 54-82.
98
ASCOV III/VI, 428 (laurentius trevor Picachy – n. 1)
99
“res missionaria, secundum meum iudicium humile, est tam essentialis ecclesiae et tanti
momenti, tam absolute quam in hodiernis adiunctis, ut paucis propositionibus absolvi non
possit, sed oporteat ut proprium et integrum schema perficiatur, theologicum et practicum, et
ut hoc schema proponatur quartae huius sacri concilii sessioni. hoc etiam fervens desiderium
multorum episcoporum Africae et ceterarum missionum, et superiorum generalium. rogo hu-
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74 IlArIA MorAlI
militer ut hoc desiderium impleatur.”; ASCOV III/VI, 374 (Ioseph Frings - Archiepiscopus
coloniensis n. 1).
100
dal mondo missionario stesso si elevava questa richiesta. emblematico a riguardo è l’in-
tervento del vescovo X. geeraerts, dei Padri Bianchi, in rappresentanza di ben 75 vescovi mis-
sionari.“theologia quaedam de missione in presenti schemate deest…”; ASCOV III/VI, 431
(Xaverius geeraerts – episcopus tit. laganitanus – n. 2). Vedi anche altri interventi in merito:
cfr. ASCOV III/VI, 534-535 (Anicetus Fernandez – Magister generalis o.P. – n. 31).
101
congAr, “theologische grundlegung (nr. 2-9)”, 134: “dabei war der Wunsch einer großen
zahl von Konzilsvätern deutlich geworden, die Missionstätigkeit der Kirche theologisch zu bre-
gründen.”
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102
congAr, Mon journal du concile II, 287 (vendredi 20 novembre 64).
103
congAr, Mon journal du concile II, 352 (lundi 29 mars 65).
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76 IlArIA MorAlI
104
cfr. congAr, Mon journal du concile II, 353 (lundi 29 mars 65). In effetti, dalla lettura del
diario di congar si apprende che non mancarono, neppure in sede di commissione, tentativi per
riportare l’approccio entro il quadro di una visione territoriale e canonistica. congar, ancora in
data 24 marzo 65, menziona “un attacco” ordito dai detrattori di questa svolta (ibidem, 348 [mer-
credi 24 mars 65]): “Il paraît qu’une attaque est préparée, pour la réunion de nemi, par les missio-
logues patentés qui se sont fixes sur une conception territoriale et juridique de la Mission, alors
qu’une ecclésiologique conciliaire demande une conception dynamique: ne pas tant voir les terri-
toires et les organisations quel es buts vivants, les situations et les tâches qui leur correspondent.”
105
“relatio super schema decreti de Activitate Missionali ecclesiae”, in ASCOV IV/III, 699-
707 (I. schütte).
106
“nec sufficiens est ad hoc ad constitutionem de ecclesia appellare (cap. II, nn. 16-17),
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cum ibi exposita, quantumvis bona, pro fundamento theologico schematis de Missionibus
nimis generalia sunt”; “relatio super schema decreti”, in ASCOV IV/III, 701.
107
“ex theologica autem fundatione activitatis missionalis educi debet:1) missionis ecclesiae
origo trinitaria….2) Missionis aspectus ecclesiologicus….3) clara ac distincta notio Missionis
in toto schemate observanda…”; “relatio super schema decreti”, in ASCOV IV/III, 701.
108
“circa hoc problema, primum in subcommissione (5 Patres et 6 Periti), dein in plenaria,
orta est ampla et viva disceptatio, donec paulatim opinionibus expolitis, notio Missionis com-
muniter acceptabilis statui potuerit.”; “relatio super schema decreti”, in ASCOV IV/III, 701.
109
“Quod nomine ‘Missiones’ designamus, non sunt nisi peculiare exercitium universalis
‘missionis’ ecclesiae, quae ad ipsam essentiam ecclesiae pertinet, et est expressio necessaria
missionis eius salvificae universalis eiusque functionis vitalis supernaturalis.” “relatio super
schema decreti”, in ASCOV IV/III, 701.
110
“Inde in schemate, post sublineatam indolem Missionis hierarchicam in ipsa Missione
Apostolorum fundatam, delineatur Missio ecclesiae universaliter sumpta iuxta quatuor causas.
deinde progredimur ad activitatem missionale, stricte dictam, quae est unius huius missionis
seu mandati peculiaris forma exsecutionis erga populos vel coetus nondum credentes, diversa
iuxta diversas condiciones, quarum praecipuae sunt inceptio et plantatio, dei novitas seu iu-
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78 IlArIA MorAlI
ventus, i.e. maturatio ecclesiae particularis.”; “relatio super schema decreti”, in ASCOV IV/III,
701-702.
111
“necessitas, immo summa urgentia operis missionalis….[…] Iam, ratio activitatis mis-
sionalis non unice desumitur ex aeterna salute hominum evangelizandorum procuranda, sed
maxime deducitur ex illo proposito dei cui christus fideliter inservit.”; “relatio super schema
decreti”, in ASCOV IV/III, 702.
112
“totus numerus 7 in novam formam redactus est, quia quamplurimi Patres postulave-
runt necessitatem activitatis missionalis pro salute hominum magis positive et multo fortius
declarari (ex gr. 1,52/65; 2, 51-57; 3, 111 s.; 6,20; 7, 115; 8, 163 etc.). Qua de causa nunc positive
ex necessitate fidei ad salutem incipitur; constitutio de ecclesia, sicut multi postulaverant,
verbotenus reassumitur et necessitas evangelizandi, quae ecclesiae incumbit, clare et fortiter
exprimitur.” ; ASCOV IV/VI, 273 (V). Vedi per i dettagli MorAlI, “grazia, salvezza e religioni”,
(I), 391-396.
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113
cfr. ASCOV IV/III, 709 (Paulus Petrus Meouchi – n. 9).
114
tale soddisfazione si evince in interventi come quello del cardinal di Manila: cfr. ASCOV
IV/III, 712 (rufinus card. santos – n. 11) o dell’arcivescovo di Padernborn: 714 (laurentius card.
Jäger – n.12). Vedi anche: 750 (radulfus Koppmann – n. 12).
115
ASCOV, IV/III, 739 (Ioseph card. Frings – n. 6).
116
cfr. ASCOV, IV/III 747 (Vincentius Mccauley – n. 11).
117
cfr. ASCOV, IV/III, 710 (Iacobus card. Barros câmara– n. 10).
118
cfr. ASCOV, IV/IV, 137ss. (Patrum Orationes) e 397ss (Animadversiones scripto exhibitae).
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80 IlArIA MorAlI
119
ne abbiamo dato approfondita disamina in MorAlI, “grazia, salvezza e religioni secondo
la dottrina del concilio Vaticano”, (I), 384-396.
120
“the Fathers wished to give first place to, and to affirm absolutely, the necessity of the
church. likewise, several asked that two propositions be condemned. the first was that which
the press had presented as the conclusion of the congress held in Bombay in 1964: the thesis
that the various other religions of the world are also ordinary means of salvation”; congAr,
“the necessity of the mission ‘ad gentes’”, 158.
121
“J’achève ce matin à 10 h. de taper et de réviser un projet de activitate missionali eccle-
siae, I. Pars theologica.” congAr, Mon journal du concile II, 295 (29.XII.64).
122
cfr. congAr, Mon journal du concile II, 295 (mardi, 12.1.65).
123
cfr. congAr, Mon journal du concile II, 309-310 (lundi, 1er février 1965).
124
cfr. congAr, Mon journal du concile II, 356 (jeudi, 1er avril 65).
125
cfr. congAr, Mon journal du concile II, 362 (29 avril 65). congar era stato avvisato di
questa eventualità, nell’imminenza della riunione della commissione di coordinamento previ-
sta nel mese di maggio.
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126
cfr. congAr, Mon journal du concile II, 440-441 (mardi, 19 octobre 65).
127
l’11 novembre congar scrive nel suo diario conciliare : “on se met toute de suite au tra-
vail après distribution de notre lot de modi: ratzinger, lokuang et moi”, nella cronaca del
giorno seguente egli invece annota: “nous finissons (avec ratzinger seul: lokuang est parti
hier à 16 h) l’expensio modorum du chap. I. tout est fini à 16 h. ratzinger recopiera tout.”;
congAr, Mon journal du concile II, 472 (vendredi, 12.XI.65; samedi 13.XI.65).
128
sempre nel suo diario, in data 31 marzo 1965, congar scrive così di ratzinger: “hereu-
sement qu’il y a ratzinger. Il est raisonnable, modeste, désintéressé, d’un bon secours…”;
congAr, Mon journal du concile II, 355-356 (mercredi 31 mar 1965).
129
congAr, Mon journal du concile II, 511 (mardi 7 décembre 65).
130
cfr. ASCOV IV/III, 664-669.
131
non ci sembra questa la sede per un commento analitico del I capitolo di Ag. Il presente
studio ha mirato soprattutto ad illustrare il significato essenziale dell’opzione conciliare nel
volere un primo capitolo interamente dedicato ai principi dogmatici della missione. ci limi-
tiamo quindi ad alcune considerazioni di insieme sul contenuto dei singoli numeri, facendo
sovente riferimento all’autorevole spiegazione di congar.
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82 IlArIA MorAlI
132
cfr. Ag 2-4 e lg 2-4.
133
cfr. congAr, “theologische grundlegung (nr. 2-9)”, 134–135.
134
“die Kirche ist missionarisch durch ihren Ursprung und ihre natur selbst, da sie das
eine wie das andere aus der Bewegung epfängt, durch die gott sich einer schöpfung mitteilt –
eine Bewegung, die sich in den sendungen des sohnes und des heiligen geistes verwirklicht
und so ihren Ursprung in der Mitteilung des lebens der innertrinitarischen hervorgänge hat.
die Kirche ist in ihrem tiefsten und innersten grund Bewegung der Mitteilung, bis alles erfüllt
ist, was berufen ist, das leben zu empfängen.”; congAr, “theologische grundlegung (nr. 2-9)”,
137.
135
“…sie (= die sendung christi) ist eine Inkarnation…”; congAr, “theologische grundle-
gung (nr. 2-9)”, 141.
136
congAr, “theologische grundlegung (nr. 2-9)”, 143.
137
cfr. congAr, “theologische grundlegung (nr. 2-9)”, 144.
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138
cfr. congAr, “theologische grundlegung (nr. 2-9)”, 144.
139
Il testo dell’ultimo schema così affermava: “Itaque differt activitas missionalis apud gen-
tes, tam ab activitate pastorali erga fideles exercenda, quam ab inceptis suscipiendis ad unita-
tem christianorum redintegrandam. Attamen duo haec cum missionali navitate ecclesiae
arctissime coniunguntur.”; ASCOV IV/III, 667.
140
cfr. congAr, “theologische grundlegung (nr. 2-9)”, 160-161.
141
cfr. congAr, “theologische grundlegung (nr. 2-9)”, 163.
142
“nevertheless, it did not take up, either to condemn or to negate, the very difficult ques-
tion of a ‘theology of the non-christian religions’. It has need of study: there is a need for the
time and freedom required by a question so complex and, at least in its present dimensions,
rather new.”; congAr, “the necessity of the mission ‘ad gentes’”, 159.
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84 IlArIA MorAlI
gli ultimi due numeri del capitolo (n. 8 e 9) trattano temi speci-
fici: il primo dei due numeri si pone in continuità con la sottolinea-
tura antropologica di Gaudium et Spes (= gs), il secondo costituisce
un chiaro riferimento alla pienezza di senso che l’attività di missio-
naria promuove143: la finalità escatologica costituisce una compo-
nente essenziale dell’attività missionaria della chiesa. “le Missioni
– scrive congar – partecipano al grande ‘marana atha!, il signore
viene – o anche signore vieni!, che la chiesa dice”. Il teologo dome-
nicano ricorda come non sia da considerare casuale la collocazione
di questo numero alla fine del capitolo dei principi dottrinali: in que-
sto modo, esso si chiude con un orientamento alla cattolicità dina-
mica e con una significativa dossologia144.
143
cfr. concIlIUM VAtIcAnUM II, constitutio pastoralis de ecclesia in mundo huius temporis
Gaudium et spes (7 dicembre 1965): [www.vatican.va].
144
congAr, “theologische grundlegung (nr. 2-9)”, 171.
145
“Bestimmte territorien sind der Propaganda-Kongregation unterstellt und einem beson-
deren recht unterworfen. es ging also darum, dem territorialen Faktum einem raum zu geben,
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ohne dabei die Missionen von ihm aus zu definieren. das tut der vorliegende text.”; congAr,
“theologische grundlegung (nr. 2-9)”, 149.
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86 IlArIA MorAlI
146
congAr, Mon journal du concile II, 511 (mardi 7 décembre 65).
147
Moltissime sono le pubblicazioni che testimoniano l’interesse e la discussione sul signi-
ficato della missione, tra queste ricordiamo: “thèses fondamentales de thèologie missionnaire.
Actes du IIe congrés national de l’Union Missionnaire du clergé de France (4-8 septembre)”,
Supplément à la Revue de l’U.M.C.F. (1933); et. hUgUenY, “le scandale édifiant d’une exposition
missionnaire”, in Revue Thomiste 38/76,78-79 (1933): 217-242; 533-567; l. cAPérAn, “la mission
de l’eglise et les missions dans le plan providentiel du salut”, in L’U.M.C.F. 21/4 (1945): 172-
179; 22/1-2 (1946): 21-28, 65-72; h. de lUBAc, “le Fondement théologique des missions (1941
et 1946),” in Théologie dans l’histoire (Paris: desclée de Brouwer 1990), 159-219; A. dUrAnd, Le
Problème théologique des Missions (Paris: le Puy-Mappus 1942). Vedasi anche alcuni nostri
studi: I. MorAlI, La salvezza dei non cristiani. L’influsso di de Lubac sulla dottrina del Vaticano
II, (Bologna: eMI 1999); Salus infidelium: sondaggio storico su un tema classico in La salvezza
degli altri. Soteriologia e religioni, Atti del XIV Corso di Aggiornamento, roma 29-31 dicembre
2003. A cura di M. gronchI (cinisello Balsamo [Mi]: san Paolo 2004), 23-50.
148
h. de lUBAc, “le Fondement théologique des missions (1941 et 1946),” in Théologie dans
l’histoire (Paris : desclée de Brouwer 1990) 161 (testo completo delle due conferenze: 159-219).
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149
c. BereA, Il pensiero teologico di Yves Congar sulla definizione della missione nel periodo
pre-conciliare, (documenta Missionalia 34 - roma: Pontificia Università gregoriana 2009).
150
Per un’interessante disamina delle difficoltà che caratterizzarono il cammino di questa
generazione di teologi, destinata a predisporre la grande svolta conciliare cfr. ét. FoUIlloUX,
Une Église en quête de liberté: la pensée catholique française entre modernisme et Vatican II
(1914-1962) ,(Paris: desclée de Brouwer 1998).
151
cfr. J.dAnIéloU, “les orientations présentes de la pensée religieuse”, in Etudes 249 (1946):
5 (testo completo : 5-21).
152
cfr. congAr, “theologische grundlegung (nr. 2-9)”, 135.
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88 IlArIA MorAlI
153
g.colzAnI, Missiologia contemporanea. Il cammino evangelico delle chiese: 1945-2007,
(cinisello Balsamo [Mi]: edizioni Paoline 2010), 41, 76.
154
congregAzIone Per lA dottrInA dellA Fede, Istruzione Donum veritatis sulla vocazione ec-
clesiale del teologo, n. 40: “Pur essendo la teologia ed il Magistero di natura diversa e pur avendo
missioni diverse che non possono essere confuse, si tratta tuttavia di due funzioni vitali nella
chiesa, che devono compenetrarsi ed arricchirsi reciprocamente per il servizio del Popolo di
dio. ”; [www.vatican.va].
155
congAr, Mon journal du concile II, 349 (dimanche, 28.3.65).
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156
“Eine definition? In Wirklichkeit haben mehrere schulen verschiedene definitionen…”;
congAr, “theologische grundlegung (nr. 2-9)”, 151.
157
“natürlich konnte sich das dekret Ad Gentes nicht auf den Boden der schultheorien stel-
len; es mußte vielmehr, wie es bereits die enzykliken der Päpste getan hatten, eine allgemeine,
unparteiische, synthetische und doch gut definierte lehre vorlegen.”; congAr, “theologische
grundlegung (nr. 2-9)”, 152.
158
“Any approach to the question must take into account these elements: the design and
will god with regard to the salvation of humankind, the charity which seeks to provide for all
the means of salvation and an abundance of life.”; congAr, “the necessity of the mission ‘ad
gentes’”, 156-157.
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90 IlArIA MorAlI
si noti quel ogni: esso sta a significare che, qualsiasi sia la tesi
teologica che si proponga, essa deve essere formulata in conso-
nanza ai principi della Fede. Il concilio non ha dunque inteso bloc-
care il dibattito in teologia, né fermare la ricerca, ma indicare i
criteri di un corretto approccio alla missione in ambito cattolico.
159
“Qua de causa fundamentum hoc christologicum inseparabiliter etiam trinitarium est.”
J. rAtzInger, “considerationes quoad fundamentum theologicum missionis ecclesiae”, in Centro
Vaticano II - Studi e Ricerche VI/1 (2012): 30 (pagine complete del testo: 30-34).
160
cfr. rAtzInger, “considerationes quoad fundamentum theologicum missionis ecclesiae”,
30.
161
rAtzInger, “considerationes quoad fundamentum theologicum missionis ecclesiae”, 30-
31.
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162
cfr. rAtzInger, “considerationes quoad fundamentum theologicum missionis ecclesiae”,
32-33.
163
ratzinger presenta indica anche una “summa praedicationis missionariae” il cui conte-
nuto ruota attorno a tre punti essenziali: la predicazione della fede cattolica, la conversione ed
il dono della grazia “Missionis est totam fidem praedicare…duo ergo sunt themata essentialia:
Metanoia (‘poenitemini’) et eu-angelion (regnum dei adveniens), i.e. iudicium et gratia.[…] Prae-
dicatio missionaria hominem facit seipsum ut peccatorum cognoscere et sic eum in con-ver-
sionem (meta-noia) induc it; deinde ei gratiam sanantem in christo donatam et sic responsum
fidei, spei et caritatis excitat”. rAtzInger, “considerationes quoad fundamentum theologicum
missionis ecclesiae”, 31.
164
cfr. concIlIUM trIdentInUM, sessio VI (13.Ian. 1547), Decretum de Iustificatione. Canones
de iustificatione: ds 1551-1583 (canones 1-33).
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92 IlArIA MorAlI
165
PAPA gIoVAnnI XXIII, Solenne apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II (giovedì, 11 ot-
tobre 1962) n. 4.5: “Al presente bisogna invece che in questi nostri tempi l’intero insegnamento
cristiano sia sottoposto da tutti a nuovo esame, con animo sereno e pacato, senza nulla to-
gliervi, in quella maniera accurata di pensare e di formulare le parole che risalta soprattutto
negli atti dei concili di trento e Vaticano I; occorre che la stessa dottrina sia esaminata più
largamente e più a fondo e gli animi ne siano più pienamente imbevuti e informati, come au-
spicano ardentemente tutti i sinceri fautori della verità cristiana, cattolica, apostolica; occorre
che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia ap-
profondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il deposito
della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo
con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione.”;
[www.vatican.va].
166
PAolo VI, Allocuzione del Santo Padre in occasione dell’ultima Sessione pubblica del Con-
cilio Vaticano II (martedì, 7 dicembre 1965): “Ma una cosa giova ora notare: il magistero della
chiesa, pur non volendo pronunciarsi con sentenze dogmatiche straordinarie, ha profuso il
suo autorevole insegnamento sopra una quantità di questioni, che oggi impegnano la coscienza
e l’attività dell’uomo; è sceso, per così dire, a dialogo con lui; e, pur sempre conservando la au-
torità e la virtù sue proprie, ha assunto la voce facile ed amica della carità pastorale; ha desi-
derato farsi ascoltare e comprendere da tutti; non si è rivolto soltanto all’intelligenza
speculativa, ma ha cercato di esprimersi anche con lo stile della conversazione oggi ordinaria,
alla quale il ricorso alla esperienza vissuta e l’impiego del sentimento cordiale dànno più at-
traente vivacità e maggiore forza persuasiva: ha parlato all’uomo d’oggi, qual è.”; [www.vati-
can.va].
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167
Per la comprensione del concezione cattolica di dogma restano tuttora utili i saggi di K.
J. BecKer, “zur Bedeutung des Wortes dogma”, in Gregorianum 57 (1976): 307–350; 659–701.
l.F. lAdArIA, “che cos’è un dogma? Il problema del dogma nella teologia attuale”, Problemi e
prospettive di Teologia Dogmatica (Brescia: Queriniana, 1983), 98-119. Vedasi inoltre: c.t.I.,
“l’interpretazione dei dogmi” (1990): [www.vatican.va].
168
recita del resto il proemio del decreto De Justificatione: “sacrosanta oecumenica et ge-
neralis tridentina synodus…exponere intendit omnibus christifidelibus veram sanamque doc-
trina ipsius justificationis […] ne deinceps audeat quisquam aliter credere, pradicare aut
docere, quam praesenti decreto statuitur ac declaratur.”; ds 1520.
169
cfr. A.MIchel, “histoire du concile de trente”, in ch.J.heFele-h.leclerQ, Histoire des
Conciles t . X/I, (Paris: letouzey et Ané 1938), 79: “le décret se présente, après un petit pream-
bule en guise d’introduction, avec seize chapitres, suivis de trente-trois canons. ceux-ci, comme
l’indique expressément le concile, ne font que reprendre ou compléter sous une forme négative
le contenu de ceux-là.”
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94 IlArIA MorAlI
170
“Quae cum ita sint, antequam ad esa singillatim tractanda accedamus quibus huius doc-
trinae summa continetur, institutae rei ordo postulat ut pauca quaedam exponantur, quae pas-
tores considerare sibique ante oculos proponere imprimis debent, ut sciant quonam, veluti ad
fidem, omnia eorum consilia, labores, studia referenda sint, quove pacto id quod volunt, faci-
lius consequi et efficere possint.”; Cathechismus Romanus seu Cathechismus ex Decreto Concilii
Tridentini ad parochos Pii Quinti Pont. Max. iussu editus, [editio critica; a cura di I. AdeVA ,
F. doMIngo, r. lAnzettI et M.MerIno], (città del Vaticano – Barañain – Pamplona : libreria editrice
Vaticana – ediciones Universidad de navarra 1989), 9 (9. 95-100)
171
cfr. A.MIchel, “histoire du concile de trente”, in ch.J.heFele-h.leclerQ, Histoire des
Conciles , t . IX deuxième partie, (Paris: letouzey et Ané 1931), 1010.
172
nella costituzione Pastor Aeternus è questa l’accezione di Magistero che viene trattata:
cfr. concIlIUM VAtIcAnUM I, sessio IV (18 Iul.1870) Constitutio Dogmatica I ‘Pastor Aeternus de
Ecclesia Christi”: ds 3050-3075.
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96 IlArIA MorAlI
173
“huic pastorali muneri ut satisfacerent, praedecessores nostri indefessam semper ope-
ram dederunt, ut salutaris christi doctrina apud omnes terrae populos propagaretur, parique
cura vigilarunt, ut, ubi recepta esset, sincera et pura conservaretur.”; concIlIUM VAtIcAnUM I, Pa-
stor Aeternus, cap.4 : ds 3069.
174
“Mentre mi volgo di nuovo a considerare i doveri del pastore, penso con quanta atten-
zione egli debba cercare di essere esemplare nelle azioni, affinché mostri ai sudditi, con la vita,
la via della salvezza, e il gregge, che segue la parola e il costume del pastore, avanzi meglio
per gli esempi che per le parole.”; gregorIo MAgno, “lettera I 24”, in Lettere (roma: città nuova
editrice 1996), 151.
175
“Mentre tornava (= saturnino) da noi dalla campania, è morto per una tempesta. noi di-
sponiamo che tu ne cerchi la moglie e i figli, restituisca loro il ricavato delle cose vendute, ri-
scatti quelle date in pegno, e vi aggiunga ancora qualcosa per il sostentamento, poiché fu
Massimo a mandarlo in sicilia….cerca quindi di conoscere ciò che gli è stato sottratto e resti-
tuiscilo, senza indugi, alla moglie e ai figli. […]. Fa leggere ai contadini in tutte le masse quello
che ho indirizzato per loro, perché sappiano come debbano difendersi, poggiandosi sulla mia
autorità, contro la violenza. […] Vedi di eseguire integralmente ogni disposizione, perché è per
quello che ti ho ordinato per la preservazione della giustizia (pro servanda iustitia).”; gregorIo
MAgno, “lettera I 24”, 211.
176
lg: 24: “episcopi….missionem accipiunt docendi omnes gentes et praedicandi evange-
lium omni creaturae…”.
177
“Apostoli nobis evangelii praedicatores facti sunt a domino Iesu christo”; 1cl 42:1-2
(Bibleworks 6); “Apostoli graece latine missi dicuntur”; BedA VenerABIlIs, “In lucae evangelium
expositio II (vi 13) (Bedae Opera pars II,3 - ccsl cXX – turnholti: Brepols 1960), 132. Il magi-
stero pastorale di gregorio Magno trova un’indiretta codificazione teologica in san tommaso
nel suo Quodlibet III, q. 4 a. 1 ad 3 (Magisterium cathedrae pastoralis).
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178
decretum de presbyterorum ministerio et vita Presbyterorum ordinis (7 dicembre 1965)
12: “Quapropter haec sacrosancta synodus, ad suos fines pastorales renovationis internae ec-
clesiae, diffusionis evangelii in universo mundo, necnon colloquii cum mundo hodierno attin-
gendos, vehementer hortatur omnes sacerdotes ut, aptis adhibitis mediis ab ecclesia
commendatis, ad illam semper maiorem sanctitatem nitantur, qua evadant in dies aptiora in-
strumenta in servitium totius Populi dei.”; [www.vatican.va].
179
l’urgenza di intraprendere un’adeguata riflessione sull’odierno esercizio della funzione
magisteriale, a fronte dei cambiamenti radicali che sembrerebbero essersi prodotti in questi
anni, è stata posta in evidenza anche recentemente: cfr. g. roUthIer, “Une révolution qui oblige
à repenser l’exercice de la fonction magistérielle”, in Lumen Vitae 59/1 (2014): 21–31.
180
riguardo al tema della salvezza dei non battezzati rimandiamo a quanto da noi scritto
in passato: vedasi ad esempio K.J.BecKer – I.MorAlI, Catholic Engagement with Worldreligions:
A Comprehensive Study, (Faith Meets Faith - new York: orbis Book 2010).
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98 IlArIA MorAlI
181
cfr. J.PAnAdAn, “the Phenomenon of double/Multiple religious Identities: A Missiological
Problem or Prospect?”, in The Japan Mission Journal 67/4 (2013): 231-241 (vedere in particolare
pagina 237).
182
cfr. P. sUess, “Para una Iglesia versus populum: Memoria y Proyecto. la propuesta mi-
sionera del Vaticano II revisada en el cincuentenario de su apertura”, in Misiones extranjeras,
257 (2013): 607-633. suess, di origine tedesca, risiede in Brasile è in passato ha rivestito la ca-
rica di presidente dell’Asociación Internacional de Misionología (IAMs)
183
sUess, “Para una Iglesia versus populum”, 618: “ la humanidad entera, fieles bautizados
y auténticos seguitores de otras religiones y visiones del mundo, pueden conseguir la salvación
eterna’, Para todos, la salvación no es un derecho ni un privilegio. será siempre gracia de dios.
toda la humanidad está en una caminata de ‘préparación evangélica’ (lg 16) a servicio de la
unidad para que sea históricamente construida. lo que distingue a los bautizados de los no
bautizados no es la ‘posesion de la salvación, sino el imperativo de la misión”; 626: “el plan de
la salvación abarca también a aquellos que reconocen al creador”, muchas veces, en religiones
no cristianas que ‘reflejan fulgores de aquella Verdad quei lumina a todos los hombres” (nA2b).
de nadie que busca ‘ al dios desconocido en sombras e imágenes, dios está lejos” (lg 16a).
esa afirmación significa un reconocimiento salvífico de las religiones no cristianas”.
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184
cfr. sUess, “Para una Iglesia versus populum”, 625-626.
185
sUess, “Para una Iglesia versus populum”, 627: “la misión ‘ad gentes’, en su sentido tra-
dicional, hoy, de hecho, es ‘misión inter gentes’, entre Iglesias locales y comunidades. el para-
digma de la ‘misión surgió en el contexto del pluralismo religioso de Asia, donde vive más del
60% de la humanidad. es un contexto de diálogo con las religiones, las culturas y lo pobres. la
teólogia de la misión de la FABc puede sintetizarse como teólogia de la misión inter-gentes”.
186
cfr. J.Y.tAn, “From Ad gentes to Active Integral evangelization”, in Vidyajyoti Journal
of Theological Reflection 77 (2013): (I), 506-521; (II), 692-710.
187
tAn, “From Ad gentes to Active Integral evangelization”, (II), 706-707: “…the council Fa-
thers focused on the why, what and for whom of mission, trying to justify the need for mission,
the contents of mission, and the outcome of mission. this is not surprising, as Ad gentes seeks
to articulate a mission theology from the perspective of the missionaries from europe seeking
to bring christ to the unbaptized (Ag 8) and ‘planting of the church among those people and
groups where she has not yet taken root’ (Ag 6)”.
04 - Cap.2 Morali_Layout 1 02/12/2014 9.25 Pagina 100
188
tAn, “From Ad gentes to Active Integral evangelization, (II), 707: “In practical terms,
while the Asian catholic Bishops accept the necessity of the task of mission in the Asian milieu,
they also realize that this does not mean that they are called to conquer the postcolonial Asian
world in the name of a triumphant christ, or build a triumphalistic christendom on Asian soil.”
189
tAn, “From Ad gentes to Active Integral evangelization, (II), 695: “…the FABc has ex-
tended Vatican’s cautious statements in gs 22 and Ag 4…[…]. In other words, the FABc has
taken the proposition that is made both in gs 22 and Ag 4 to its logical conclusion when it
perceives the religious traditions of Asia as ‘expressions of the presence of god’s Word and of
the universal action of his spirit in them’…”.
190
tAn, “From Ad gentes to Active Integral evangelization”, (II), 710: “In the final analysis,
to be truly Asian and at home in the Asian milieu, Asian christians are challenged to embrace
the religious diversity and plurality of postcolonial Asia, while at the same time prophetically
challenging and purifying its oppressive and life-denying elements in the name of christian
gospel”.
191
si trovano citati tra gli altri personalità notorie come M. Amaladoss, ed. chia, F. Wilfred,
P.J. Phan.
04 - Cap.2 Morali_Layout 1 02/12/2014 9.25 Pagina 101
192
cfr. r. lAzAr, “global Arena of Inter-religious dialogue”, in Vidyajyoti Journal of Theo-
logical Reflection 72/ 2 (2008): 131-149.
193
r. lAzAr, “global Arena of Inter-religious dialogue”, 143: “A dire need of the hour is not
to consider other religions as a threat but to recognize them as partners in a ‘mutual evange-
lisation’ with the same goal but (maybe) with different means to arrive at the sublime union
with the Almighty, which is the ultimate goal of any and every religion.” (testo completo dell’ar-
ticolo:131-149).
194
cfr. r. lAzAr, “global Arena of Inter-religious dialogue”, Glaube in der Welt von heute.
Theologie und Kirche nach dem Zweiten Vatikanischen Konzil, Bd 2. Diskursfelder (Würzburg:
echter Verlag 2006), 322 : “christianity has come a long way form clinging to absolutistic claims
to the readiness to acknoledge that ‘different religions are rays of truth that illuminate all men’
(nostra Aetate 2).” (testo completo dell’articolo: 319-338).
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195
Il riferimento biblico di At 17 è da leggersi nel quadro dell’effettiva intenzionalità dei
Padri conciliari, che era quella di parlare della possibilità della salvezza dei non cristiani, non
del valore delle loro religioni; nella sua disamina l’autore poi omette inspiegabilmente di citare
Ag 3, dove i Padri conciliari proprio al fine di evitare interpretazioni inappropriate di lg 16,
hanno fornito un insegnamento netto e chiaro sugli ‘incepta religiosa’. si badi bene, neppure
qui il concilio intese parlare di religioni, bensì di iniziative religiose, fatto questo che rende
estremamente prudente l’affermazione conciliare di Ag 3. estrapolando dal contesto il riferi-
04 - Cap.2 Morali_Layout 1 02/12/2014 9.25 Pagina 103
mento indiretto al pensiero giovanneo contenuto in nA 2b, suess inspiegabilmente non si ac-
corge che il raggio riflesso della Verità che illumina ogni uomo, di cui il concilio parla effetti-
vamente, non si riferisce alle religioni come tali, ma a “quae in his religionibus vera et sancta
sunt”: se si studiano gli Atti conciliari, è ancora più chiaro che tale frase non va recepita come
un riconoscimento tout-court del valore salvifico delle religioni, bensì come una conferma di
quanto già detto in lg 17 a proposito del “quidquid boni in corde menteque hominum vel in
propriis ritibus et culturis populorum seminatum” rispetto al quale la chiesa ha il compito di
operare per la sua purificazione ed elevazione. suess infine sottovaluta che il testo di nA2b si
conclude proprio con una delle affermazioni più risolute, da parte del concilio, circa il dovere
per la chiesa dell’annuncio missionario: “[ecclesia] Annuntiat vero et annuntiare tenetur inde-
sinenter christum, qui est “via et veritas et vita” (Io 14,6), in quo homines plenitudinem vitae
religiosae inveniunt, in quo deus omnia sibi reconciliavit.”
196
secondo lazar, nA 2 conterrebbe l’affermazione ‘different religions are rays of truth
that illuminate all men’ (nostra Aetate 2) (lAzAr, “global Arena of Inter-religious dialogue”,
Glaube in der Welt von heute, 322). la traduzione ufficiale del testo fedele dall’originale latino
non parla affatto di religioni e tanto meno contiene una totale identificazione tra religioni non
cristiane e raggi di luce: “ the catholic church rejects nothing that is true and holy in these re-
ligions. she regards with sincere reverence those ways of conduct and of life, those precepts
and teachings which, though differing in many aspects from the ones she holds and sets forth,
nonetheless often reflect a ray of that truth which enlightens all men.”; [www.vatican.va].
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197
se si confrontasse questo modus procedendi con quello adottato da ratzinger teologo
nella composizione delle proprie Considerationes, non si potrebbe fare a meno di notare il con-
trasto stridente nel tipo di argomentazione come di conclusione a cui ciascun teologo perviene.
Quando ratzinger scriveva “religio pagana moritur in fide christiana… , precisando la possi-
bilità, da parte della chiesa, di un’“assumptio valorum humanorum”, in virtù dell’“assumptio
hominis realizzatasi nell’incarnazione” non basava la propria asserzione sul contesto o su per-
sonali apriori, ma sul dato rivelato e sulla tradizione cristiana investigati con un rigoroso me-
todo teologico; (rAtzInger, “considerationes quoad fundamentum theologicum missionis
ecclesiae”, 32); mentre ratzinger esprimeva quindi una valutazione teologica come frutto di
un’indagine oggettiva ed approfondita, senza nulla togliere al rispetto che si deve per le altre
tradizioni religiose, nei contributi presi in esame il rispetto per le tradizioni è l’unico criterio,
per altro soggettivamente assunto per negare la necessità dell’annuncio missionario in Asia.
In tali autori non vi è infatti quasi alcuna traccia di un’indagine su scrittura tradizione e Ma-
gistero.
198
lg 17: “… opera autem sua [= Ecclesiae] efficit ut quidquid boni in corde menteque ho-
minum vel in propriis ritibus et culturis populorum seminatum invenitur, non tantum non pe-
reat, sed sanetur, elevetur et consummetur ad gloriam dei, confusionem daemonis et
beatitudinem hominis..”; Ag 3: “hoc universale dei propositum pro salute generis humani per-
ficitur non solum modo quasi secreto in mente hominum vel per incepta, etiam religiosa, qui-
bus ipsi multipliciter deum quaerunt, «si forte attrectent eum aut inveniant quamvis non longe
sit ab unoquoque nostrum» (Act. 17,27): haec enim incepta indigent illuminari et sanari, etsi,
ex benigno consilio providentis dei, aliquando pro paedagogia ad deum verum vel praepara-
tione evangelica possint haberi”; [www.vatican.va].
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199
cfr. r. lAngMeAd, “What is Missiology?”, in Missiology. An International Review 42/1
(2014): 67-79.
200
cfr. lAngMeAd, “What is Missiology?”, 69-71.
201
cfr. “group discussion conclusion on the future of the discipline of missiology: annual
meeting of the American society of Missiology”, in Missiology. An International Review 42/1
(2014): 80-86; s.nUssBAUM, “A future for missiology as the queen of theology?”, 57-66.
202
cfr. J.-F. zorn, La missiologie: émergence d’une discipline théologique (Fribourg: labor et
Fides 2004).
203
cfr. lAngMeAd, “What is Missiology?”, 73.
204
cfr. colzAnI, Missiologia contemporanea, 329.
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205
Cfr. “Teologia post-coloniale”, in Concilium 49/2 (2013). Ne sono curatori: Hille Haker,
Luis Carlos Susin, Eloi Messi Metogo.
206
J.DuggaN, “Dissonanza epistemologica. Decolonizzare il ‘canone’ teologico postcolo-
niale”, in Concilium 49/2 (2013): 24 (testo completo: 19-28).
207
Cfr. P.SuESS, “Prolegomeni su decolonizzazione e colonialità della teologia nella Chiesa.
Partendo da un sentire latinoamericano”, in Concilium 49/2 (2013): 94-105.
208
S. SHui-MaN KwaN, Postcolonial Resistence and Asian Theology, (abigdon Oxon- Routledge
2014), 2: “Therefore, both the Latin american liberation Theology and the asian theological
mouvement display repugnance toward the west and its theologies.”
209
Cfr. P.F.KNiTTER, “Toward a Liberation of Theology of Religion”, in iDEM and J.HiCK, The
Mith of Christian Uniqueness. Toward a Pluralistic Theology of Religions, (Maryknoll: Orbis Book
1980), 178-218; Knitter è stato tra i primi esponenti di questa tendenza.
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210
Vedi anche J. dAggers, Postcolonial Theology of Religions: Particularity and Pluralism in
World Christianity (new York: routledge 2013).
211
n. KAng, “Fare teologia tra postcolonialismo e femminismo”, in Concilium 49/2 (2013):
82 (testo completo: 43-54): “Viviamo in un mondo in cui il centro/il colonizzatore/l’oppressore
è spesso invisibile e dissimulato. Utilizzare le trattazioni post-colonialiste e femministe ci aiuta
a prendere coscienza dei molteplici assi di colonizzazione e di oppressione. Postcolonialismo
e femminismo focalizzano inoltre l’asse geopolitico sulla ipersensibilità non solo verso l’etno-
centrismo e il geocentrismo, ma anche nei confronti dell’androcentrismo e dell’eterocentrismo,
in politica, in economia, nelle culture, nei discorsi e nelle pratiche teologico-religiose.” cfr.
anche PUI-lAn KWoK, Postcolonial Imagination and Feminist Theology (Westminster John Knox
Press 2005). Pui-lan Kwok insegna alla episcopal divinity school e le sue tesi trovano grande
seguito.
212
cfr. e. dUssel, “decolonizzazione epistemologica della teologia”, in Concilium 49/2
(2013): 41 (testo completo: 29-42).
213
dUssel, “decolonizzazione epistemologica della teologia”, 42.
214
cfr. F. X. clooneY, The new Comparative Theology Interreligious Insights from the next
Generation (london; new York: t & t clark 2010).
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215
A proporlo in una dichiarazione del 21 settembre 2005 la Deutsche Gesellschaft für Mis-
sionswissenschaft: cfr. Missionswissenschaft als Interkulturelle Theologie und ihr Verhältnis zur
Religionswissenschaft [www. http://www.dgmw.org/Missionswissenschaft.pdf]; cfr. W. J. hol-
lenWeger, Interkulturelle Theologie (München: Kaiser 1988).
216
cfr. n. hIntersteIner, “god in translation : crosscultural and Interreligious theologies”,
Thinking the Divine in Interreligious Encounter, n. hIntersteIner (ed.) in collaboration with F.
BUsQUet (Amsterdam – new York: rodopi 2012), 17-23.
217
cfr. J. M. VIgIl, l. toMItA, M. BArros (eds.), Along the many Paths of God, (Berlin – Münster
– Wien – zürich – london: lIt 2010); Ecumenical Association of Third World Theologians (EAT-
WOT) [vedi anche I documenti della commissione teologica di questo organismo: www.
http://internationaltheologicalcommission.org]. P. schMIdt leUKel, “Intercultural theology as
Interreligious theology”, in W. WeIsse et Al., Religions and Dialogue: International Approaches
(Münster: Waxmann Verlag 2014), 105 (testo completo: 101-112).
218
cfr. J. dAggers, Postcolonial Theology of Religions: Particularity and Pluralism in World
Christianity (routledge 2013).
04 - Cap.2 Morali_Layout 1 02/12/2014 9.25 Pagina 110
219
cfr. th. Fornet Ponset, “Komparative theologie und/oder interkulturelle theologie ? Ver-
such einer Verortung”, in Zeitschrift für Missionswissenschaft und Religionswissenschaft 96/3-
4 (2012): 226-240.
220
Qui non entriamo nel merito della valutazione dell’atteggiamento tenuto da Paolo VI al
momento della discussione dello Schema Propositionum. Vedasi in materia g.AlBerIgo, A. Storia
del Concilio Vaticano II, IV. La Chiesa come comunione. Il terzo periodo e la terza intersessione
settembre 1964 – settembre 1965, (Bologna: editrice il Mulino 1999), 358-373.
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221
PAolo VI, “esortazione apostolica Evangelii nuntiandi” (8 dicembre 1975) n. 53: [www.va-
tican.va].
222
gIoVAnnI PAolo II, “lettera enciclica Redemptoris missio circa la permanente validità del
mandato missionario, (7 dicembre 1990) n. 2: [www.vatican.va].
223
rM 4: “eppure, anche a causa dei cambiamenti moderni e del diffondersi di nuove idee
teologiche alcuni si chiedono: È ancora attuale la missione tra i non cristiani? non è forse so-
stituita dal dialogo inter-religioso? non è un suo obiettivo sufficiente la promozione umana?
Il rispetto della coscienza e della libertà non esclude ogni proposta di conversione? non ci si
può salvare in qualsiasi religione? Perché quindi la missione?”; vedi anche n. 55.
224
congregAzIone Per lA dottrInA dellA Fede, Dichiarazione Dominus Iesus circa l’unicità e
l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa (6 agosto 2000), 4: “Il perenne annuncio
missionario della chiesa viene oggi messo in pericolo da teorie di tipo relativistico, che inten-
dono giustificare il pluralismo religioso, non solo de facto ma anche de iure (o di principio).”;
[www.vatican.va].
225
Vedi dI 8 nota n. 23.
226
cfr. dI 5, 8, 10, 12 ecc. sebbene non si tratti di un documento magisteriale, l’ultimo ema-
nato dal Pont. consiglio per il dialogo si pone in chiara continuità col concilio, richiamandone
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4. Alcune puntualizzazioni
continuamente l’insegnamento ed iscrivendo più decisamente il tema del dialogo nel quadro
della missione della chiesa cattolica: cfr. PontIFIcAl coUncIl For InterrelIgIoUs dIAlogUe, Dialogue
in Thruth and Charity. Pastoral Orientations for Interreligious Dialogue, (città del Vaticano:
leV 2014).
227
congregAzIone Per lA dottrInA dellA Fede, nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangeliz-
zazione (3 dicembre 2007), n. 13: [www.vatican.va].
228
Pubblicando gli Atti di queste giornate nel 2014, dopo l’elezione al soglio di Pietro di
Papa Francesco, ci è parso opportune aggiornare alla situazione odierna della chiesa queste
riflessioni conclusive. sul tema della recezione, vedi in proposito anche s. MAzzolInI, “erme-
neutica e recezione del concilio Vaticano II”, in Euntes Docete 65/3 (2012): 11-37.
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salvezza per i non cristiani. era spazio per l’incontro di visioni di-
verse, non per assoli, né tanto meno per letture ideologiche dei pro-
blemi. I teologi che si confrontavano, anche aspramente, partivano
in ogni caso dal comune desiderio di capire la Fede e di rispondere
alle istanze del proprio tempo alla luce di questa medesima Fede.
da dove dunque si potrebbe ripartire per un riequilibrio della di-
scussione e per riportare la riflessione sulla missione nell’alveo di
una seria recezione del dettato conciliare?
Per rispondere occorrono alcune puntualizzazioni di fondo, che
indichiamo qui di seguito.
229
ci sarebbe tra l’altro da osservare che uno dei principali sostenitori delle tesi espresse
a Bombay nel 1964 era un teologo occidentale: h.Küng.
230
cfr. congAr, “theologische grundlegung (nr. 2-9)”, 153, 156.
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231
scriveva de lubac a proposito del significato del termine cattolico: “d’autre part, ‘ca-
tholique’ comporte d’abord un sens actif (‘universalisant’, ‘rassemblant’, ‘unifiant’) au lieu
qu’universel est passif, inorganique et statique” ; h. de lUBAc, “Pourquoi église catholique et
non église universelle”, IdeM, Catholicisme [Chemin de croix], [édité sous la direction de M. sAles
sj, avec la collaboration de M.-B. Mesnet],(oeuvres complètes VII – Paris: cerf 2003), 455 (testo
completo: 453-456). Quando una porzione di cattolicità, oggi fiorente, attacca un’altra, in dif-
ficoltà o in declino, ed è animata da un desiderio di rivalsa storica e di affrancamento culturale,
il rischio è quello di infliggere una ferita alla cattolicità come tale. ogni visione in senso loca-
listico e regionalistico indebolisce la cattolicità, perché se si è mediante Dio, noi siamo gli uni
per gli altri: cfr. I.MorAlI, “Il concetto di cattolicità in de lubac. Per una comprensione del pen-
siero conciliare”, in Ad Gentes 8/1 (2004): 5-18.
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232
coMMIssIone teologIcA InternAzIonAle, Memoria e Riconciliazione: la Chiesa e le Colpe del
passato (2000) 5.3: “Un altro capitolo doloroso sul quale i figli della chiesa non possono non
tornare con animo aperto al pentimento è costituito dall’acquiescenza manifestata, specie in
alcuni secoli, a metodi di intolleranza e persino di violenza nel servizio della verità “.(78) ci si
riferisce alle forme di evangelizzazione che hanno impiegato strumenti impropri per annun-
ciare la verità rivelata o non hanno operato un discernimento evangelico adeguato dei valori
culturali dei popoli o non hanno rispettato le coscienze delle persone a cui la fede veniva pre-
sentata, come pure alle forme di violenza esercitate nella repressione e correzione degli errori.”;
[www.vatican.va].
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passato, anche con i suoi errori, come storia propria, così come mag-
giore rispetto ed umiltà nel giudizio verso quanti, con eroismo e
oblazione totale, profusero ogni energia nell’annuncio di cristo.
233
gv 20,21: “ Poi disse di nuovo: «Pace a voi! come il Padre ha mandato me, così io mando
voi”.
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234
tAn, “From Ad gentes to Active Integral evangelization”, (II), 694: “In its official docu-
ments, the FABc has proceeded on the basis that the Asian milieu, with its rich diversity and
plurality of religions, cultures and philosophical worldviews requires a distinctively Asian ap-
proach to the proclamation of the gospel that is sensitive to diversity and pluralism”.
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235
tAn, “From Ad gentes to Active Integral evangelization”, (II), 697: “While others may
consider the diversity and plurality of postmodern europe and north America as challenges
that the church has to confront and overcome, for the Asian bishops the questions rather how
the Asian churches can be at home with such diversity and plurality”.
236
“Acreditando que è a partir desta interação presente em todas as religiões que ocorrerá
o diálogo inter-religioso, não para decidir qua è a religião verdadeira, mas mutuamente dialogar
tendo como objetivo o que è melhor para ser humano se tornar mais humano e ajudá-lo a olhar
com mais seriedade o sentido último de sua existência. Aqui se revelará o que è verdadeiro.”
I.soUzA, reflexão cristológico-trinitária. contribuições para a comprensão da experiência e da
esperitualidade como aproximações para o diálogo inter-religioso”, in Atualidade Teológica
16/40 (2012): 73 (testo completo: 72-85).
237
cfr. Ag 6.
238
cfr. Ag 13.
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239
“relatio de n. 11”, ASCOV IV/VI, 275: “titulus articuli mutatus est. Materia subiacens,
proposita a Patribus durante disceptatione anni 1964, ab eis designabatur vocabulis ‘prae-evan-
gelizatio’, ‘evangelizatio initialis’, ‘apostolatus indirectus’, ‘evangelizatio praeparatoria’. haec
vocabula non placuerunt commissioni, quia intelligi possent de quodam stadio speciali in
opere evangelizationis, cum revera haec actio protrahitur durante tota activitate missionali et
pastorali ecclesiae.[…] Attamen hoc vocabulum non placuit multis Patribus, qui timent ne male
intelligeretur ut ‘stadium’ quoddam praeliminare, sat longum et protractum, intercedens an-
tequam ad evangelizationem proprie dictam procedatur….; pariter dolebant Patres quod non
expresse dicebatur in textu haec praeambula evangelizationis reapse valorem verae evangeli-
zationis habere…et ipsam evangelizationem concomitare et subsequi debere….”.
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Posto che fino ad oggi non è stato riconosciuto alcun munus ma-
gisterii alle conferenze episcopali, né stabilito un qualche criterio
per declinare il loro compito rispetto alle prerogative del singolo
vescovo, ancor meno chiaro risulta lo statuto di una confederazione
di conferenze episcopali rispetto alle conferenze episcopali stesse.
sussiste quindi anche un problema di non facile soluzione a fronte
di documenti, come quelli della FABc: essi hanno così grande eco
nel mondo ecclesiale, da essere reputati, non solo dall’autore esa-
minato, ma dai fedeli stessi, al di sopra di un concilio o interpreti
della sua dottrina240. È piuttosto significativo che ultimamente Kroe-
ger abbia definito la FABc come “il Vaticano II che cammina in Asia”,
senza tuttavia soppesare le conseguenze di una visione così ottimi-
stica241. la mancanza di chiarezza circa lo statuto e l’autorità effet-
tiva di questo ed altri simili organismi dovrebbe indurre un po’ più
di cautela. In attesa di una riflessione ecclesiologica che precisi con-
fini e prerogative di queste istituzioni, occorrerebbe anche più pru-
denza nel linguaggio dei documenti, che sarebbe auspicabile
rimanessero nei limiti di un’istruzione pastorale senza sconfina-
menti di natura dottrinale.
Andrebbe poi detto con maggior chiarezza che molti dei docu-
menti attribuiti dagli autori alla FABc sono in realtà pubblicazioni
di atti e scritture curate in seno alle innumerevoli sottocommissioni
che vengono costituite sotto l’egida di questo organismo, senza tut-
tavia il controllo dovuto. tan considera ogni documento da lui ci-
tato come espressione della FABc, ma andrebbe verificato in qual
misura si tratti di pubblicazioni curate da sotto-orgamismi, non
sottoposti a debito vaglio, sebbene col cliché della FABc. Vorremmo
qui richiamare il caso del Resource Manual sul dialogo destinato
alla formazione di religiosi, animatori pastorali, pubblicato dall’Uf-
ficio per gli affari ecumenici della FABc: uno strumento finalizzato
all’auspicata creazione di workshops per favorire la discussione e
l’approfondimento di questo tema in sede intra-ecclesiale242. si
240
cfr. A. Anton, “¿ejercen las conferencias episcopales un Munus Magisterii?”, in Grego-
rianum 70/3 (1989): 439-494.
241
nato nel 1972, l’organismo si compone di 19 conferenze episcopali, più 9 membri asso-
ciati. raccoglie sotto la sua giurisdizione 29 paesi asiatici. “lA FABc è stato l’organismo che
ha avuto la maggiore influenza nella chiesa d’Asia dal concilio Vaticano II: giustamente è stata
considerata ‘il Vaticano II che continua in Asia’”; J. h.Kroeger, “I vescovi dell’Asia. la chiesa ha
bisogno di evangelizzatori rinnovati”, in Ad Gentes 17/2 (2013): 239 (testo completo: 239-244).
242
oFFIce oF ecUMenIcAl And InterrelIgIoUs AFFAIrs – FederAtIon oF AsIAn BIshoPs’ conFerences,
Resource Manual for Catholics in Asia, (Bangkok: FABc – oeIA 2000).
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cfr.e. chIA, Edward Schillebeeckx and Interreligious Dialogue: Perspectives from Asian
244
245
h.de lUBAc, “le Fondement théologique des missions (1941 et 1946),” in Théologie dans
l’histoire, (Paris : desclée de Brouwer 1990), 159-219 (la traduzione è nostra).
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Conclusione
246
Chi scrive è stato per diversi anni membro del Comitato scientifico di questa rivista italiana.
Critiche aperte alla decisione sono state avanzate da Piero Gheddo: egli ha lamentato una ‘politi-
cizzazione della missione’ ed insieme la tendenza, a suo dire, suicida da parte del mondo missio-
nario per aver confuso (o sostituito?) l’annuncio del Vangelo ad gentes con la pura lotta di
rivendicazione. Piero Gheddo, missionario del PIME, era presente alla gestazione del Decreto Ad
Gentes, come attestano numerosi interventi nel suo blog . Il testo del suo vibrante intervento sulla
chiusura della rivista si trova in data 15 giugno 2014 (http://gheddo.missionline.org/?p=1515).
247
CarD. G. DanEEls, “Ecclesia sub Verbo Dei Mysteria Christi celebrans pro salute mundi.
relatio finalis” 5 (E Civitate Vaticana 1985).
248
Cfr. Paolo VI, lettera Enciclica Ecclesiam Suam n. 51: [www.vatican.va].
249
Paolo VI, Ecclesiam Suam, n. 66.
250
In Ecclesiam Suam Paolo VI ha utilizzato numerose volte questa espressione: n. 10, 17,
19, 23.
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251
colzAnI, “storia e contenuti del decreto ‘Ad gentes’”, 142.
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252
cfr. n. stAndAert, “the roman college and the Missions: Mutual Influence and Interac-
tion”, in Atti del Solenne Atto Accademico in occasione del 450° anniversario della Fondazione
del Collegio Romano 1551-2001 (Roma, 4-5 aprile 2001) (roma: edizione nuove dimensioni
2001), 111–26.
253
“la Faculté de Missiologie à l’Université gregorienne. Vingt-cinq ans d’activité 1932-
1957. Preface,” in Studia Missionalia 10 (1960): IV-V.
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Con una tesi diretta da P. K. J. Becker S.J., Ilaria Morali ha conseguito il dottorato in
Teologia Dogmatica (1997) presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gre-
goriana insegnando nella stessa Facoltà per diversi anni (1994-2008). Entrata successiva-
mente a far parte della Facoltà di Missiologia (2007), è stata nominata professore
straordinario (2011) e Direttore del Dipartimento di Missiologia (2012) concorrendo al
progetto di ristrutturazione della Facoltà. Membro dell’Accademie Internationale de
Science religieuse (2007), è stata di recente nominata da Papa Francesco Consultore del
Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (2014). Nella sua produzione letteraria
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come nel suo insegnamento privilegia la trattazione di temi inerenti alla Dottrina della
Grazia, alla Teologia delle Religioni, come pure al dibattito sul rapporto Cristianesimo-
altre religioni sviluppatosi in varie epoche nella Teologia. Numerosi sono per altro anche
gli studi da lei condotti sul Concilio Vaticano II in rapporto a questi ambiti tematici. Tra
le sue pubblicazioni: La salvezza dei non cristiani. L’influsso di de Lubac sulla dottrina del Vaticano
II, (Bologna: EMI 1999); H. de Lubac, (Collana “Novecento Teologico”n. 8 - Brescia: Mor-
celliana: 2002). Di recente, in collaborazione con K. Josef Becker S.-J., ha pubblicato lo
studio Catholic Engagement with Worldreligions: A Comprehensive Study, (Faith Meets Faith)
(New York: Orbis Book 2010).