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L’associazione raggruppa persone di varia estrazione ed orientamento unite da scopi ed interessi comuni, ma di

eterogenea formazione, di varie convinzioni politico-religiose, di ideali talvolta differenti. Pertanto le affermazioni
contenute negli articoli, anche per quanto esattezza e/o originalità, rispecchiano esclusivamente le opinioni personali dei
singoli autori e non rappresentano necessariamente le idee o l’orientamento degli altri Soci, dei Responsabili delle
Attività o della Redazione
Associazione Medica N.A.Di.R.
Organizzazione di volontariato
Ai sensi dell’art. 10 comma 8 del D. L. 4/12/1997 n° 460 la presente assoc. in quanto organizzazione di volontariato ai sensi delle L.11/08/1991 n°266
e onlus di diritto
- associazione medica a carattere socio-sanitario destinata alla cura e alla prevenzione dei DISTURBI di RELAZIONE, attraverso un programma
clinico di reintegrazione del soggetto portatore di disagio -
L’Associazione N.A.Di.R., quale Organizzazione di volontariato costituita ai sensi della L. 11 agosto 1991, n. 266 ed iscritta nella sezione provinciale
del registro regionale del volontariato, istituito ai sensi dell’art. 2 della L.R. 2 settembre 1996, n. 37, è ONLUS “di diritto” in base a quanto disposto
dall’art. 10, comma 8 del D.Lgs. 4 dicembre 1997, n. 460.
Ai sensi dell'art. 15, comma 1, lett. i-bis) del D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917, le erogazioni liberali in denaro, per importo non superiore a euro
2.065,83, effettuate a favore delle ONLUS, sono detraibili dall'IRPEF nella misura del 19 per cento. La medesima agevolazione, entro i predetti limiti,
è concessa anche per l’IRES dovuta dagli enti non commerciali (art. 147 del D.P.R. 917/86). Ai sensi dell'art. 100, comma 2, lett. h) del medesimo
decreto, per le imprese sono deducibili le erogazioni liberali in denaro per importo non superiore a euro 2.065,83 o al 2 per cento del reddito d'impresa
dichiarato. N.B. L'agevolazione spetta a condizione che il versamento venga eseguito tramite banca, ufficio postale, carta di credito, assegni bancari o
circolari, carta di debito prepagata.

La posta delle Cicamiche della N.A.Di.R.


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Se volete inviare degli articoli lo potete fare e sicuramente verranno valutati dal nostro gruppo redazione per eventuale
pubblicazione sulla nostra rivista e/o sul nostro sito web
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I lavori in video che vengono citati sono pubblicati su www.arcoiris.tv, potete, comunque, richiedere i DVD a
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SOMMARIO
pag. 1 – Acqua - Luisa Barbieri
pag 8 – Borreliosi cronica o malattia di Lyme - Luisa Barbieri
pag. 13 – Alta tecnologia al servizio della medicina: stimolazione magnetica transcranica per curare l'emicrania -
Luisa Barbieri
pag. 15 - Il peso dello zaino - Luisa Barbieri
pag. 17 - Epidemia da virus del Nilo - Luisa Barbieri
pag. 19 – Addio ultimo tram – Giuseppe Quercioli
pag. 20 – Progetto CIVIS - NADiRinforma
pag. 21 – La Scuola: la parola ad una maestra – Silvia Piazzi
pag. 21 – Studenti in piazza contro la riforma Gelmini - NADiRinforma
pag. 22 – Piero Calamandrei: nel giorno delle manifestazioni studentesche, una voce sempre attuale –
lospecchio.blog
pag. 24 – Amicizia – Cinzia Ferrari
pag. 24 – Alla ricerca della felicità – Luca Piazzi
pag. 25 - Ascoltare per abbattere il muro della diffidenza – Giovanna Arrico
pag. 27 - Essere Comunità nella Madre Terra – Yvan Rettore
pag. 28 - 2 agosto 2010: sono passati 30 anni – Andrea Quercioli
pag. 30 – Tra passato e presente ... 30 anni dopo - NADiRinforma
pag. 31 – Accendiamo il cervello – Aldo Gagliano tratto da Cronache Laiche
pag. 32 - l'incubo di Esteban: “l'insetto” - Sara Luccarini

Comunità aperta aperta N.A.Di.R. su


partecipa anche tu
1
“ritrova il tuo benessere quotidiano con acqua
XY”
origine incontaminata, equilibrio di minerali
ed oligoelementi ... idratazione e depurazione
purezza, idratazione, benessere, equilibrio di
minerali ed oligoelementi

“quando ti senti in forma non hai paura di


mostrare il tuo corpo ?! L'acqua XXX ha meno
dello 0,002 % di sodio, apporta elementi
preziosi (calcio, magnesio) e ti aiuta a
eliminare quello che non serve
l'acqua che elimina l'acqua”
“l'acqua è ... passione, gioia, emozione, vita”

“Dobbiamo vendere al di là di ciò che vendiamo, al di là di ciò che diciamo


o facciamo credere per convincere la gente a comprar-CI”
Acqua
Luisa Barbieri

La sfrenata corsa al profitto per tutto e ad ogni costo spesso, se non sempre, inquina il messaggio
che di per se potrebbe avere una sua valenza positiva, ma che proprio a causa delle forzature cui
è sottoposto riesce ad esprimere solo la spinta violenta e forzata orientata a determinarne “la
scelta” che, poi, scelta non è.
Vendere acqua ? Sembra un paradosso, l'acqua è di tutti... è come l'aria: indispensabile alla vita,
universale, libera... è un diritto e come tale non è commercializzabile.
Si parte da un messaggio adeso alla realtà per poi trasformarlo, raggirarlo, utilizzarlo per
vendere ciò che per logica non sarebbe vendibile, se non in casi eccezionali quali stati di malattia
per cui l'acqua, un certo tipo di acqua, possa agire a supporto terapeutico, essendo essa l'agente
terapeutico maggiormente impiegato con continuità nel corso di migliaia di anni, oltre ad essere
la risposta ad un bisogno primario quale è la sete.
Rappresenta il costituente essenziale dell'organismo umano e risulta indispensabile al corretto
svolgersi di tutti i processi fisiologici nel quale esso è impegnato.
Il consumo dell'acqua rappresenta un'azione indispensabile alla vita:
bere acqua fa bene alla salute!

Siamo immersi in un marasma di messaggi pubblicitari che si


propongono quali strumenti di conoscenza, le pubblicità
raccontano utilizzando un linguaggio che in qualche modo
accenda nell'immaginario la cognizione scientifica.
Le pubblicità salutiste... oserei dire:”bella roba”, creano delle
vere e proprie credenze popolari, delle bufale che poi, alla
lunga, promuovono comportamenti e tentativi di scelta
assolutamente inadeguati a ciò che invece “quel po' di scienza
medica” ha definito.
Vanno poi a dissacrare la sperimentazione clinica, facendo,
come si usa dire, “di tutta un'erba un fascio”, allontanando
pregiudizievolmente alcuni interlocutori ed avvicinandone
altri al contempo spogliati da ogni senso critico basato sulla
cognizione.
2
É vero che bere acqua fa bene alla salute (il nostro
corpo è composto per il 65% da acqua che è quindi
l'elemento indispensabile alla vita), ma certamente
possiamo contrastare il messaggio pubblicitario-
manipolatorio che alcune acque facciano bene, mentre
altre non siano altrettanto salutari.
É vero che esistono tantissime tipologie di acqua e che
in casi specifici sarebbe bene potere e sapere scegliere
in relazione a problematiche di salute, ma sicuramente
l'atteggiamento più adeguato è quello di chiedere il
parere di un tecnico ... può essere pericoloso fidarsi
dello spot, seppur costruito con maestria ed
accuratamente predisposto nelle parole, nelle
immagini e nelle musiche, nonché nel carisma del
personaggio pubblico che esalta doti e virtù del
prodotto senza avere cognizione alcuna.

Tanto per iniziare a puntualizzare proviamo a capire quando e perché


un'acqua la si definisce “minerale” e, per farlo, citiamo Mariano Messini
considerato il fondatore della moderna Idrologia medica che definisce
minerale “un'acqua dotata di proprietà biologiche utilizzabili in terapia”.
Soluzioni naturali che si arricchiscono nel loro decorso sotterraneo di
elementi chimici diversi e che presentano alla sorgente un “vero dinamismo
chimico-fisico in evoluzione, al quale è devoluta molta parte dell'azione
terapeutica”
Ne consegue intuitivamente che ciò che distingue un'acqua minerale da
un'acqua non minerale è l'azione terapeutica capace di svolgere, in quanto
unico elemento di distinzione essendo che non ci si può riferire a caratteri fisici particolari e
rilevabili, come la temperatura o la struttura chimica.
Da queste considerazioni deriva il fatto che l'autorizzazione a considerare minerale un'acqua è
legate sia allo studio della sua origine, della sua estrazione e conservazione, nonché da accurate
analisi chimico-fisiche cui deve essere obbligatoriamente sottoposta, ma soprattutto da controlli
farmacologici che siano in grado di stabilire gli effetti biologici e farmacodinamici e di prove
cliniche che ne verifichino l'efficacia, le indicazioni e le modalità d'impiego.
Se la pubblicità generalista dinanzi ad un farmaco antalgico, come potrebbe essere il semplice
paracetamolo, lo reclamizzasse quale panacea a cura e prevenzione di ogni tipo di dolore si
comporterebbe esattamente come sta facendo la réclame delle acque minerali di vario tipo:
scarsa e tante volte deviante informazione che sicuramente tra i tanti scopi previsti dal
messaggio non è posizionata nei primi posti.
É scandaloso il fatto che quando si parla di salute, soprattutto
attraverso un sistema così invischiante come quello costruito dalla
televisione, si osservino comunque e solamente le regole di mercato
senza (almeno così a me appare) porsi il benché minimo dubbio
circa l'eticità del messaggio, circa le possibili decodifiche, magari
deviate o devianti, cui l'interlocutore è soggetto.
3

Le azioni biologiche che le acque minerali impiegate per applicazioni esterne o per cure
idropiniche (somministrazione di acqua termale a scopo terapeutico) possono essere distinte in
azioni locali e azioni generali specifiche.
Le azioni locali che si riferiscono al contatto tra il tessuto (cute, mucosa dell'apparato digerente,
respiratorio, urinario, genitale) e l'acqua pongono in risalto alcune caratteristiche da porre in
relazione con risposte di ordine clinico:
− l'azione termica va a modificare il tono dei distretti vascolari periferici e sui tessuti
− l'azione meccanica agisce sulle masse muscolari, sulla circolazione venosa e sul sistema
locomotore
− le azioni specifiche su cute, microcircolazione e sistema nervoso periferico da parte di
alcuni gas presenti nell'acqua utilizzata per balneoterapia
− le azioni selettive svolte dall'acqua sui singoli apparati in relazione alla sua composizione
Le azioni generali specifiche si riferiscono a ciò che succede all'interno dell'organismo a seguire
l'assorbimento dell'acqua, mi riferisco al metabolismo dei lipidi, degli zuccheri e delle proteine,
nonché all'equilibrio idro-elettrolitico e alla funzione di alcuni sistemi enzimatici.
Tutto questo per dire che effettivamente l'idrologia medica esiste e si applica in ambito clinico e
con ottimi risultati, ma che la propaganda a 360° circa il potere miracoloso di quell'acqua
piuttosto che di quell'altra nulla ha a che spartire con la salute, se non che è indispensabile bere
tanta acqua ad equilibrare le perdite quotidiane attraverso l'urina, il sudore e il respiro.
4
Quindi: bere almeno 2 litri di acqua al giorno
meglio se dilazionata nel corso della giornata, non centrata sui pasti nel corso dei quali sarebbe
bene non esagerare, in quanto si rischia di diluire eccessivamente i succhi gastrici. Se
introduciamo parecchia acqua nel corso della giornata favoriamo, invece la digestione e
l'assorbimento di nutrienti e di oligoelementi.
Per chi non presenta particolari stati di malattia per i quali occorre l'ausilio di
un medico e spesso di una struttura adeguata nell'ambito della quale si
instaura una vera e propria terapia mirata e controllata, quindi, direi, per la
maggior parte della popolazione soggiogabile dalla propaganda l'acqua che
esce dai nostri rubinetti è adeguatissima e svolge correttamente tutte le sue
funzioni, aggiungerei pure che è sottoposta ad una serie infinita di controlli
piuttosto rigorosi ... io personalmente mi fido molto di più dell'acqua che esce
dal mio rubinetto che non di quella contenuta nelle bottiglie, siano esse di
plastica o di vetro. Aggiungerei che ho la fortuna di poterne usufruire, in
quanto potere avere a disposizione acqua potabile semplicemente aprendo il
proprio rubinetto è un lusso che solo poche persone possono permettersi e questo sarebbe molto
bene non dimenticarlo!

Una ricerca condotta da Altroconsumo sui rubinetti di trentacinque città italiane ha dimostrato
che l’acqua degli acquedotti cittadini è sicura e garantita: nessun superamento dei limiti imposti
dalla legge del 2003 sulla presenza di sostanze inquinanti, metalli e
nitrati, inoltre possiede un buona qualità di odore e sapore.
Dall’analisi dei campioni è emersa una realtà rassicurante: l’acqua
dei nostri rubinetti si può bere e può essere utilizzata per tutti gli altri
usi domestici.
Avete poi pensato a che ne facciamo delle bottiglie che cestiniamo ?
In Australia, a Bundanoon, una cittadina di
2500 persone a sud ovest di Sidney, i
cittadini hanno messo al bando le bottiglie di plastica, utilizzano
contenitori riciclabili che vengono regolarmente riempiti usando il
rubinetto di casa o le fontane pubbliche: “ “Un modo per impegnarci
come comunità a favore dell’ambiente” ...“L’industria delle bevande
ha realizzato una grande campagna di marketing, vendendo qualcosa
che si può avere gratis” e loro, cittadini consapevoli, hanno optato per
la soluzione gratuita!
Nel caso l'acqua che scorre dal vostro rubinetto al vostro palato
risultasse in qualche modo di un sapore da voi ritenuto non
soddisfacente, potrete utilizzare le brocche dotate di filtro o un
depuratore da poche decine di euro, oppure ... soluzione davvero semplice: riempite una bottiglia
di vetro e tenetela in frigorifero per qualche ora senza tappo: soluzioni semplici ed immediate!
L’Istituto Nazionale Ricerca Nutrizione e Alimenti (INRAN) ha approntato le linee-guida
relative all’alimentazione e alla qualità dell’acqua, Giovanni Pastore, in rappresentanza, ha
spiegato, nel corso di un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, che “l’acqua che esce dal
nostro rubinetto non solo è assolutamente buona, ma è anche sicura perché viene continuamente
controllata e monitorata”.
La carente assunzione di acqua può causare alcuni sintomi tra i quali sensazione di enorme
stanchezza, cefalea, difficoltà digestive con scarso assorbimento di nutrienti, vitamine e sali
minerali che già si presentano ad un livello di disidratazione corrispondente all'1-2% del peso
corporeo. Inoltre quando si è disidratati si tende a mangiare di più, in quanto i segnali di fame
percepiti, in realtà denunciano “solo” bisogno di bere . Per farmi capire cerco di portare un
esempio: se ci troviamo in una situazione da carenza di sodio, tendiamo a cercare cibi salati, in
5
realtà è solo il sodio l'elemento di cui il nostro
corpo abbisogna e non di grassi, carboidrati e di
quant'altro agisca da supporter.
Il bere acqua in maniera adeguata contribuisce
anche al perseguimento del riequilibrio del
peso corporeo semplicemente perché ci si
disseta senza ricorrere a bibite zuccherate o
alcoliche e, se assunta con moderazione prima
dei pasti o quando si percepisce un languorino,
spesso riduce il desiderio di ingerire cibi solidi.
Nel contesto di questa nostra chiacchierata mi
trovo nella posizione di dover sfatare leggende
metropolitane che asseriscono con vigore ad
esempio che l'acqua povera di sodio fa
dimagrire, considerando che l'assunzione di
sodio con l'acqua nella nostro contesto sociale è davvero trascurabile, quindi non può incidere.
Facciamo un esempio: se bevessimo due litri al giorno di un'acqua che contiene 50 mg di sodio
per litro, ingeriremmo soli 100 mg di sodio, ovvero meno del 4,2% del valore consigliato.
Passando ad un'acqua con soli 5 mg di sodio, il risparmio su due litri sarà appena di 90 grammi,
ovvero di solo il 3,75% dell'apporto massimo quotidiano; se vogliamo e/o dobbiamo davvero
ridurre il sodio nella nostra dieta trovo che sia inutile e “dannoso” (ponendo questa ultima
affermazione al danno del percepirsi ancora una volta marionette di un sistema che per profitto
se ne frega della nostra salute, della nostra dignità, ecc.) bere costosa acqua minerale iposodica;
ottima strategia invece, è ridurre il sale da cucina utilizzato nella preparazione dei pasti.

Se assecondiamo l'esigenza del nostro organismo di essere adeguatamente idratato potremo


affrontare al meglio anche l'esercizio fisico in quanto nel corso dell'attività fisica l'organismo ha
bisogno di una maggiore quantità di acqua, oltre che per la dispersione con il sudore che ha il
ruolo di abbassare la temperatura corporea, la muscolatura attiva assorbe acqua.
Non parliamo, poi, di quanto tale esigenze si faccia pressante nel corso della stagione estiva,
soprattutto se trascorsa in città ove dobbiamo lottare contro il caldo e l'umidità che come è noto
ne aumenta la percezione: si suda tantissimo e questo aiuta a tollerarlo, abbassando la nostra
temperatura corporea, si tende a perdere liquidi con possibili conseguenze, soprattutto per
persone a rischio, a carico dell'apparato cardiovascolare. Nelle persone anziane può accadere
con maggior frequenza rispetto a quelle giovani che il segnale di sete funzioni in modo ritardato
e inadeguato con conseguenti rischi da disidratazione, per questo motivo è consigliabile non
dimenticare mai di avere a disposizione un contenitore con acqua da sorseggiare nel corso della
giornata. Non va dimenticato che il nostro organismo non possiede riserve di acqua

L'acqua aiuta la funzionalità renale, è utile, ad esempio, controllare il colore delle urine e se le si
riscontra troppo frequentemente di colore giallo ed emananti odore ammoniacale sarebbe bene
in prima istanza aumentare l'apporto di acqua e se questo non basta, rivolgersi ad un medico.
L'acqua idrata i tessuti, quindi anche la cute. Migliora visibilmente la bellezza del vostro corpo,
la pelle appare più fresca grazie alla migliore idratazione del derma, quindi prima di ricorrere a
costosissime creme e/o altrettanto costosi trattamenti di bellezza... cominciate a bere!

Se nel corso delle prossime vacanze estive avete intenzione di avventurarvi in montagna, sappiate
che ad altitudini superiori ai 2500 metri aumentano la frequenza respiratoria e l'escrezione
urinaria, quindi la perdita di acqua da parte dell'organismo con conseguente aumento del
fabbisogno di acqua; inoltre non dimenticate che il fabbisogno di acqua aumenta in tutte le
occasioni nel corso delle quali si registra un'ipersudorazione (attività fisica così come stati
6
febbrili o climi caldi), lo stesso vale in casi di diarrea o vomito, durante la gravidanza e
l'allattamento.
Il primo sintomo della disidratazione è
la secchezza della bocca

Se lo stato di disidratazione aumenta si assiste a:


secchezza della pelle e delle mucose
(comprese quelle dell'occhio)
comparsa di
senso di affaticamento
mal di testa
arrossamento della pelle
crampi muscolari
perdita di appetito
intolleranza al calore
apatia

Ulteriore aggravamento della disidratazione determina:


vertigini, nausea e vomito, tachicardia,
diminuzione del livello di attenzione e di concentrazione e sdoppiamento della visione,
fino a perdita di conoscenza e rischio di coma

Uno stato di persistente disidratazione arriva alla compromissione sia delle capacità fisiche che
di quelle mentali, aumenta il rischio di calcolosi renale, di insorgenza di tumori a carico
dell'apparato urinario e del colon.

A conclusione di questa nostra chiacchierata non posso esimermi dal rimandare chi ha avuto la
bontà e la pazienza di leggermi a:

Il diritto all'acqua: . 01/20/2003 . . 2003/01/20.

Il diritto all'acqua (artt. 11 e 12 del Patto internazionale


on Economic, Social and Cultural Rights) sui diritti economici, sociali e culturali)
“L'acqua è una risorsa naturale limitata e un bene pubblico fondamentale per la vita e la salute.
Il diritto umano all'acqua è indispensabile per condurre una vita nella dignità umana. Si tratta
di un prerequisito per la realizzazione di altri diritti umani. Il Comitato è stato confrontato
continuamente con la negazione diffusa del diritto all'acqua in via di sviluppo e i paesi
sviluppati. Oltre un miliardo di persone non hanno accesso a un approvvigionamento idrico di
base, mentre diversi miliardi non hanno accesso a servizi igienici adeguati, che è la causa
principale della contaminazione dell'acqua e le malattie legate all'acqua. 1 La contaminazione
continua, l'esaurimento e la distribuzione ineguale delle acque sta aggravando esistenti povertà.
Gli Stati parti devono adottare misure efficaci per la realizzazione, senza discriminazione, il
diritto all'acqua, come indicato in questo commento generale.” >>> continua
Il Consiglio Economico delle Nazioni Unite sancisce, dal 2002, che “l’acqua è una risorsa
naturale limitata ma allo stesso tempo è anche un bene pubblico essenziale per la vita e la salute.
Il diritto dell’uomo ad avere libero accesso all’acqua potabile è indispensabile per condurre una
esistenza degna. L’acqua, la sua infrastruttura ed il suo servizio devono stare al servizio di tutti”
7
e dal 1993 si celebra ogni anno in tutto il mondo una Giornata dedicata a questo bene così
prezioso e fondamentale per la salute dell’umanità.
Sembra che l’acqua continui ad essere considerata un bene acquisito, quasi che fosse un diritto
che non necessita di salvaguardia eppure i dati dicono tutt’altro: ogni giorno nel mondo ben
trentamila persone muoiono perché non hanno accesso all’acqua potabile e la situazione potrà
solo peggiorare se i governi, le istituzioni e tutti noi non ci impegneremo seriamente nella difesa
di questo bene comune. A ribadire la necessità di questo impegno è stato il direttore generale
della FAO, Jaques Diouf, proprio in occasione della recente Giornata Mondiale dell’Acqua (lo
scorso 22 marzo): secondo gli esperti delle Nazioni Unite “entro il 2025, i due terzi della
popolazione mondiale vivranno in Paesi che soffriranno di scarsità delle risorse idriche” ed è
necessario, quindi, impegnarsi immediatamente per “conservare, usare e preservare questo bene
prezioso, la cui mancanza colpisce i più poveri”. Diouf non ha usato mezzi termini quando ha
definito quella dell’acqua “la più grande sfida del Ventunesimo secolo”.

note bibliografiche:
• orographic.splinder.com/
• http://w3.uniroma1.it/medicinatermale/storia.htm
• “Idrologia medica”, Giovanni Fontana, Ed. Esculapio, Bologna, 1982
• http://illustrationbydido.com/illustrations/General.lightbox/index.html
• http://www.webgif.com/acqua_ani/rubinetti.htm
• http://www.altroconsumo.it/acqua/acqua-potabile-buona-e-sicura-s253363.htm
• http://www.inran.it/files/download/linee_guida/lineeguida_05.pdf
• http://www.altritaliamg.comlu.com/index.php/2010/03/
• http://nellastanzadilu.wordpress.com/2009/07/10/australia-addio-alle-bottiglie-di-plastica/
• http://www.youtube.com/watch?v=Se12y9hSOM0&feature=player_embedded#!
• http://www.youtube.com/watch?v=KYKBUZU7LRw&feature=player_embedded
• http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Flash&d_op=getit&id=11691
• http://www.mediconadir.it/segnalazioni_nadirinforma_4.html
• http://magazine.paginemediche.it/it/365/il-punto-di-vista/detail_70963_lacqua-che-esce-dai-rubinetti-
italiani-e-sicura-e-salutaree-fa-bene.aspx?c1=98&c2=399
• http://www.disinformazione.it/acqua2.htm
• http://nuke.psycosomatica.it/Acquaminerale/tabid/72/Default.aspx
• http://magazine.paginemediche.it/it/365/il-punto-di-vista/detail_57577_lacqua-e-un-bene-prezioso-per-la-
salute-ma-manca-in-molte-parti-del-mondo-e-noi-ne-sprechiamo.aspx?c1=98&c2=399
• http://docs.google.com/viewer?
a=v&q=cache:dTS6EIzu7QkJ:www.un.org/jsummit/html/documents/no170793sgreport.pdf+Consiglio+Eco
nomico+delle+Nazioni+Unite+e+acqua+2002&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESj-
Yrec2lphEQlPHwgVT9pvCextb0XQBNaznLsIR7Eo2hvWCx0yoJvR_6qPrLDHkdYZX51c7lVmahD55FXx0
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BhmW6gBEIkZQE0G2XkYgGn_ErMoK7olST&sig=AHIEtbS5je06h8S8RXCqReea40XrRXVieA
• http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en
it&u=http://www.unhchr.ch/tbs/doc.nsf/0/a5458d1d1bbd713fc1256cc400389e94%3FOpendocument
• http://www.ca-gi.it/2009/11/disidratati/
8
Borreliosi cronica o malattia di Lyme.
Luisa Barbieri

Siamo giunti alla stagione estiva e chi di noi ha un cane sa


benissimo che proprio questo è il momento di provvedere
alla consueta disinfestazione preventiva da zecche, una
realtà che non possiamo ignorare e per la salute del nostro
amico a quattro zampe e per la salvaguardia della nostra
stessa salute sarà bene procedere secondo le regole.

Nel caso ci si trovi in zone che potrebbero essere abitate da


zecche, per fare un esempio un bosco, sarebbe bene
indossare scarpe chiuse a protezione delle estremità, indumenti protettivi come magliette a
maniche lunghe, calzoni e cappellino, sempre tenendo presente che gli indumenti di colori chiari
risultano essere preferibili in quanto, essendo le zecche di colore scuro, le evidenziano con
maggiore facilità.
I prodotti chimici repellenti gli insetti sono sicuramente efficaci, quelli che contengono DEET
(N, N-dietil-meta-toluamide) con una concentrazione fra il 10% e il 30% sembrerebbero i più
adatti. Il prodotto non dovrebbe essere applicato più di una volta al giorno e non è consigliato ai
bambini di età inferiore ai 2 mesi, può essere usato sui vestiti, calzini e scarpe, ma non deve
essere usato sul viso, sotto i vestiti o sulle mani di bambini piccoli, può rivelarsi pericoloso,
l'attenzione nell'utilizzo risulta indispensabile.
Gli animali domestici, poi, sarebbe bene venissero attentamente osservati prima del rientro in
casa.
I serbatoi d'infezione possono essere mammiferi selvatici (cervi, conigli, ratti) sui quali la zecca
svolge parte del suo ciclo di sviluppo, oppure uccelli quali trasportatori a distanza delle zecche
infette.
Le zecche possono mordere ovunque ma preferiscono certe aree corporee come dietro le
orecchie, nella parte posteriore del collo, nelle
ascelle, nell'inguine e dietro le ginocchia.
1)
Nel caso si riscontrasse una zecca adesa alla
cute l'operazione destinata alla sua eliminazione
prevede l'utilizzo di una pinzetta, mai fare uso di
olio o di altri liquidi che ne provochino il
distacco in quanto questo potrebbe avvenire
dopo un rigurgito da parte dell'insetto,
aumentando notevolmente le possibilità di
infezione. L’apparato buccale della zecca è
strutturato in modo da poter forare
l’epidermide ed agganciarne il corpo alla pelle
dell’ospite, va da sé comprendere come la
pinzetta permetta il distacco senza strappo in
quanto, essendo il rostro buccale dotato di
uncini rivolti all’indietro, in altro modo si
rischierebbe di romperlo sotto l'epidermide con
conseguente possibilità di infezione.
La pinzetta ci permetterà di afferrare la zecca,
quindi ruotando delicatamente sino a che non
lascia la presa, facendo particolare attenzione a
non schiacciarla, avremo ottime possibilità di
9
debellamento, raramente questa operazione determina la rottura del parassita con conseguenze
spesso dannose per l'ospite.
Nel caso la zecca fosse penetrata nella cute allora la disinfestazione diviene un po' più
problematica, si consiglia quindi di ricorrere all'aiuto del medico
che con apposita strumentazione provvederà a creare un canale
di fuoriuscita dal quale estrarrà l'agente infettante e a seguire
somministrerà apposita terapia antibiotica.
Una volta eliminato l'agente si provvederà a disinfettare tenendo
sotto controllo la zona per alcune settimane accertandosi che il
rossore, a denuncia dell'irritazione procurata dall'insetto,
scompaia, a testimonianza della buona riuscita della
disinfestazione.
2)

Le zecche sono artropodi adattati alla vita parassitaria. Si comportano pertanto da parassiti
esterni di mammiferi, uccelli e rettili ed, essendo ematofaghe, da questi ricavano, succhiandolo,
il sangue necessario al loro sviluppo.

Gli artropodi sono gli invertebrati a più alta organizzazione morfologica e fisiologica e a più
elevate prestazioni etologiche. Sono degli invertebrati protostomi caratterizzati da simmetria
bilaterale, organizzazione metamerica del corpo rivestito da un esoscheletro cuticolare alla
presenza di appendici ricoperte di cuticola.
Internamente si rileva una cavità corporea chiamata emocele, riempita dall'emolinfa, cavità
nella quale sono contenuti gli organi interni.

3) La Borrelia burgdorferi è una spirocheta,


agente della malattia di Lyme (borelliosi cronica)

Il phylum Arthropoda può essere suddiviso in tre subphyla: Malacopoda,


Chelicerata e Antenata. Al Subphylum Chelicerata, in particolare alla sottoclasse
Acarida, nonché al sottordine Ixodina, appartiene l'Ixodes ricinus, la zecca del bosco,
responsabile della trasmissione della spirocheta Borrelia burgdorferi, agente patogeno della
Borreliosi cronica o malattia di Lyme che colpisce la cute, le articolazioni, l'apparato
cardiocircolatorio e il sistema nervoso centrale.
Il ciclo vitale della zecca osserva tempi variabili a seconda della
latitudine: si va da un anno nelle aree tropicali a tre anni nei climi
freddi. Dopo la schiusa dall’uovo, attraversa tre fasi: larva neonata
dotata di tre paia di zampe, ninfa dotata di quattro paia di zampe,
adulta dotata di quattro paia di zampe. Dietro il terzo o quarto paio di
zampe sono visibili due pori respiratori; ventralmente si possono notare
anche l'ano e, negli adulti, l'apertura genitale.
Nel passaggio da una fase all'altra la femmina matura, che depone le
uova una sola volta poi muore, assume un solo pasto di dì sangue
dell'ospite. L'assunzione di sangue è lentissima tanto che le zecche
possono rimanere attaccate all'ospite per giorni e/o settimane.
4)

I sessi sono notevolmente diversi: il dorso dei maschi è interamente ricoperto da uno scudo
dorsale, mentre nella femmina lo scudo è presente solo sulla parte anteriore. L’accoppiamento
avviene di solito su qualche grande mammifero, quindi la femmina si nutre di sangue,
aumentando notevolmente di volume, ed infine si lascia cadere al suolo per deporre anche più di
un migliaio di uova.
5) zecca femmina
10
Le zecche per raggiungere l’animale ospite si arrampicano sulla
vegetazione e qui attendono il momento per farsi cadere sull'ospite che
viene riconosciuto in virtù della capacità di ricevere alcuni segnali
dall’ambiente, quali l'emissione di anidride carbonica, il calore e la
trasmissione di vibrazioni.
Dopo la lacerazione della cute la zecca si “accomoda” ed inizia a nutrirsi,
azione che può durare anche alcuni giorni, dopo di ché si stacca dalla
preda e si lascia cadere al suolo. Essendo il suo corpo capace di grande distensione dopo essersi
nutrite, le zecche possono raggiungere enormi grandezze in relazione alle loro dimensioni di
origine, inoltre una particolarità da non sottostimare è la capacità, se in ambiente favorevole, di
sopravvivere per alcuni mesi senza bisogno di alimentarsi.6)

14)

La malattia di Lyme in Italia è stata identificata all'isolamento della spirocheta responsabile da


I. ricinus nel 1983, mentre si fa risalire la prima descrizione della malattia al 1975 quando si
verificò un'epidemia in una cittadina, Old Lyme, nel Connecticut (USA).
L'epidemia si manifestò con uno strano aumento di casi di artrite, soprattutto tra i bambini.
L'esordio dell'artrite era caratterizzato dalla comparsa di eritemi cutanei sul torace, sull'addome,
sul dorso e sulle natiche, eritemi che tendevano ad ingrandirsi sino a raggiungere dimensioni
variabili tra i 10 e i 50 centimetri; mal di testa e dolori articolari completavano il quadro.
In Italia dal 1983 sino al 1992 sono stati descritti almeno 1.324 casi di borreliosi cronica
nell'uomo e a seguire, secondo i dati epidemiologici raccolti nella circolare del Ministero della
Sanità n.10 del 13 luglio 2000( Circolare del Ministero della Sanità n. 10 del 13 luglio 2000 ) 7),
si conta un altro migliaio di infezioni nel periodo 1992-1998 .
Vista l'incidenza, nel 1992 si pensò di inserire la malattia di Lyme nel novero delle malattie
infettive della classe V (D.M. 15.12.90), soggetta a notifica obbligatoria. Il provvedimento però
non pare avere facilitato la raccolta dei casi, il polimorfismo della patologia e la difficoltà nella
11
formulazione della diagnosi non aiutano, il risultato è che a tutt'oggi non possiamo vantare una
valutazione corretta dell'incidenza.
La malattia è maggiormente segnalata in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto e Trentino Alto
Adige; presenta una marcata stagionalità che corrisponde al periodo che va dalla primavera
all'autunno quando le zecche sono più attive.

14)

8)
Il batterio trasmesso dalla zecca, dopo la prima localizzazione sulla cute, può diffondersi in
qualsiasi parte del corpo e coinvolgere: le articolazioni causando artriti; il sistema nervoso con
possibili conseguenti meningiti, neuriti dei nervi cranici, difficoltà motorie e perdita della
sensibilità agli arti; cuore, occhio, fegato, reni con disturbi di varia entità
Se lasciata progredire l'infezione tende a cronicizzare e, dopo un periodo di anni
dall'inoculazione del batterio, determinare esiti permanenti. 9)

Il primo sintomo dell’infezione è un’eruzione di forma circolare (erythema migrans), il rash di


solito è rosso e può circondare la zona del morso della zecca nella quale qualche volta è definito
come un modello a “occhio di bue” . Appare 1-2 settimane (range = 3-30 giorni) dopo il morso
della zecca, ha un diametro che può superare i 50 cm., persiste dalle 3 alle 5 settimane.
Usualmente non procura né dolore, né prurito. Al contempo dell'eruzione cutanea possono
intervenire altri sintomi quali dolori articolari, brividi, febbre e stanchezza, ma non si presentano
di entità tale da richiedere l'ausilio di un intervento medico, traendo in inganno circa la
12
diagnosi. Questi sintomi possono essere passeggeri, per poi ripresentarsi con maggiore gravità al
progredire della malattia con il coinvolgimento di altri organi, allargando lo spettro
sintomatologico. Possiamo assistere al coinvolgimento del sistema nervoso periferico con
possibili parestesie delle estremità e paralisi facciale.
Il progredire della malattia nel corso di mesi e addirittura anni susseguenti il morso della zecca
infettante può includere cefalee, artriti dolorose con gonfiore localizzato alle articolazioni,
anomalie cardiache, disturbi a carico del sistema nervoso centrale sino a disordini mentali quale
disorientamento cognitivo. Nelle donne gravide l'infezione può essere trasmessa al nascituro e
può causare aborto spontaneo. 10)

Esistono tests che possono diagnosticare la malattia di Lyme partendo dalla misurazione dei
livelli di anticorpi prodotti contro la spirocheta Borrelia, test che può apparire negativo se
eseguito nelle prime settimane dopo l’infezione, quindi se i sintomi persistono, il test dovrebbe
essere ripetuto. Il titolo degli anticorpi specifici contro le spirochete-prima IgM, quindi le IgG
viene determinato preferibilmente con l'ELISA o mediante immunofluorescenza indiretta ma è
meno utile prima che il paziente abbia sviluppato gli anticorpi; titoli positivi devono essere
confermati mediante Western blot.
Un Western blot o un test basato sul DNA può anche essere eseguito per confermare un test di
screening iniziale. Il test Western blot è più accurato perché esso è usato per la ricerca degli
anticorpi specifici per Borrelia burgdorferi. Può anche essere eseguito un test basato sul DNA,
con la reazione polimerasica a catena (PCR) ed è ancora più sensibile; esso è usato per rilevare
il materiale genetico del batterio infettante. 11)
a chi rivolgersi in caso di sospetta malattia di Lyme ? In prima istanza al proprio medico di base,
quindi al Servizio di Igiene e Sanità Pubblica della AUSL competente per territorio.
Per specifiche informazioni:
GISML (Gruppo Italiano per lo Studio della Malattia di Lyme) info_lyme@libero.it
Prof. Guido Rovetta - Cattedra Reumatologia - Università di Genova bruzzone@unige.it

note bibliografiche:
- http://www.antropozoonosi.it/Malattie/Malattia%20di%20Lyme/ispesl%20LYME/come.htm
- http://www-bml.ucdavis.edu/bmr/cautions.html
- http://www.wadsworth.org/databank/borreli.htm
- http://entomoinfo.uniud.it/zecche/Come%20sono%20fatte.html
- http://www-bml.ucdavis.edu/bmr/cautions.html
- http://www.disinfestanti.it/zecche.html#top
- http://www.ministerosalute.it/imgs/C_17_normativa_82_allegato.doc
- http://www.farmacoecura.it/malattie/malattia-lyme-zecche-foto-sintomi-durata-cura/
- http://www.gmdb.it/rosandra/zecche.htm
- http://www.aldf.com/lyme.shtml#removal
- http://www.labtestsonline.it/Condition_LymeDisease.html
- http://www.lookfordiagnosis.com/videos.php?
title=Lyme+Disease&content=Lyme+Disease+Learn+about+the+fastest+growing+infectious+disease+in+the+USA+Symptoms
%2Ccommon+misdiagnosis%2Cetc.+Visit+truthaboutlymedisease.com+...&lang=5

- American Lyme Disease Foundation's Educational Videos - http://www.aldf.com/videos.shtml


- http://www.antropozoonosi.it/Malattie/Malattia%20di%20Lyme/Malattia%20di%20Lyme.htm
- http://www.antropozoonosi.it/Malattie/Malattia%20di%20Lyme/La%20Borreliosi%20di%20Lyme.pdf
- http://www.agrsci.unibo.it/dicabo/materiale_informativo/convegno_Lyme/ZECCHE-AR.pdf
- Parassitologia generale e umana, De Carneri, Casa Ed. Ambrosiana, 2004, Milano
13
Alta tecnologia al servizio della medicina:
stimolazione magnetica transcranica per curare l'emicrania
Luisa Barbieri

Soffrite di emicrania con aura ? Fate parte anche voi della


folta schiera di coloro che soffrono di quel mal di testa tanto
insopportabile, quanto inspiegabile, che sempre è preceduto
da un altrettanto insopportabile corredo di sintomi (aura) ?
Anche voi siete costretti ad assumere farmaci a non finire,
tanto da sentirvi dipendenti ?
Anche voi vi percepite invalidati da questo “problema” in
ambito lavorativo, come nella vita sociale ?

I ricercatori dell'Albert Einstein College di New York, coordinati da


Richard Lipton, hanno scoperto una valida alternativa alla terapia
farmacologica, destinato soprattutto a coloro che soffrono di emicrania
resistente ai medicinali: un dispositivo elettronico che opera una
stimolazione magnetica transcranica (TMS) con singolo impulso.
La TMS, un'apparecchiatura costituita da un generatore di corrente
che produce scariche e da una sonda (coil) stimolante posta a diretto
contatto con il cranio del paziente, è una tecnica non invasiva di
stimolazione elettromagnetica del tessuto cerebrale, in grado cioè di
modulare l'eccitabilità della corteccia cerebrale, già impiegata:
− per lo studio del funzionamento dei circuiti e delle connessioni neuronali all'interno del
cervello, provocando uno squilibrio ridotto e transitorio
− nel trattamento della depressione, patologia con la quale l'emicrania presenta parecchi
punti in comune dal punto di vista chimico (in ambedue le patologie risulta coinvolta la
serotonina e, in misura minore, la noradrenalina) e neurologico (emicrania e ansia,
spesso, se non sempre, associata a depressione, sono caratterizzate da una condizione di
ipereccitabilità neuronale. L'ipereccitabilità dei neuroni della corteccia cerebrale,
unitamente al deficit della funzione dell’adattamento, è la principale caratteristica del
cervello emicranico). Si sta sperimentando la sua utilità anche nel disturbo ossessivo
compulsivo, nel disturbi allucinatori e nella dipendenza da cocaina.
L'apparecchio, simile ad un computer palmare, molto facile da maneggiare autonomamente dal
paziente in quanto molto piccolo e provvisto di due manici, viene appoggiato alla base della testa
e l'attivazione determina un campo elettromagnetico di bassa intensità capace di modificare
l'onda di depolarizzazione elettrica che si genera dall'area occipitale del cervello per poi
diffondersi in zona frontale, causando la sintomatologia
tipica dell'emicrania.

La TMS funziona secondo il principio dell'Induzione


elettromagnetica. Se vi è un passaggio di corrente entro
una bobina metallica (coil), si genera un campo
elettromagnetico perpendicolare al flusso di corrente
presente nella bobina. Posizionando un secondo
conduttore (scalpo) entro il campo magnetico, viene
indotta corrente in questo secondo mezzo. Si determina,
pertanto, una corrente indotta, in grado di produrre dei
potenziali di azione in neuroni eccitabili della corteccia.
È importante notare come gli effetti della tecnica non
dipendano direttamente dal campo magnetico, bensì dal
14
campo elettrico indotto, il quale provoca la depolarizzazione neuronale. Nella TMS,
contrariamente all'elettroshock, dov'è prodotta una depolarizzazione neuronale massiva, in cui
la teca cranica funge da resistenza, i campi magnetici non sono deflessi o attenuati dai tessuti e
ciò rende questa tecnica più focale e quindi mirata, oltre che indolore, non essendo stimolati i
recettori nocicettivi.
Lo studio, oggetto di pubblicazione nell'aprile u.s. sulla prestigiosa rivista “Lancet Neurology”,
è stato condotto su 201 pazienti affetti da emicrania con aura, in doppio cieco, ossia alcuni di
loro sono stati sottoposti a falsa stimolazione, per un periodo di 3 mesi: nel 39% dei casi si è
avuta eliminazione del dolore per 2 ore senza alcun effetto collaterale rispetto al 22 per cento di
coloro che hanno utilizzato il dispositivo placebo.
Hans-Christoph Diener, Ospedale Universitario di Essen, in Germania, ha
scritto che la ricerca suggerisce che la tecnologia "potrebbe essere un
importante passo avanti nel trattamento dell'emicrania con aura, in
particolare nei pazienti nei quali il trattamento farmacologico attualmente
disponibile è inefficace, mal tollerato o controindicato".
Se solo si considera il costo per la Comunità che questa inspiegabile e
difficilmente trattabile patologia comporta, visto che solamente in Italia
soffrono di emicrania più di 6 milioni di persone in età lavorativa, si può
intuire quanto possa destare interesse una scoperta come quella del gruppo di
Lipton. Se si calcola che di media una persona perde almeno 3 giorni
lavorativi all'anno a causa del mal di testa, e presenta ridotta efficienza
lavorativa per più di 7 giorni all'anno sempre per lo stesso motivo, questo disturbo, oltre a
rappresentare un grosso disagio per il portatore, rappresenta un elevato onere per la società , con
costi indiretti pari a circa 1 milione di euro all'anno, secondo calcoli eseguiti nel 2000.

Da tempo si sono identificate alcune spine irritative in grado di provocare o aggravare il mal di
testa e, al di là di questa nuova possibilità di cura (TMS), è sempre consigliabile, a scopo
preventivo, cercare di evitare e/o affrontare con consapevolezza:
- stress e ansia
- cambiamenti climatici
- caffeina, cioccolato, alcol
- mancanza di sonno o ipersonnia
- cambiamenti ormonali durante il ciclo mestruale
- abitudine a saltare i pasti
- alimenti che contengono nitrati (come gli hot dog), tiramina (come i formaggi stagionati, il
pesce affumicato), il glutammato monosodico o l'aspartame

Note bibliografiche:
• http://images.google.com/imgres?
imgurl=http://www.sportmedicina.com/NECK_BALANCE/cane_cefalea.jpg&imgrefurl=http://www.sportmedicina.com/
neck_balance.htm&usg=__UhzMBmQepuohfDX1K4N7k6IHPUw=&h=360&w=480&sz=30&hl=it&start=3&itbs=1&tb
nid=NH0QgM_z5WkPZM:&tbnh=97&tbnw=129&prev=/images%3Fq%3Dcefalea%26hl%3Dit%26tbs%3Disch:1
• http://www.miscoppialatesta.it/03-03-emicrania-ansia-depressione.htm
• http://images.google.com/imgres?
imgurl=http://www.einstein.yu.edu/neurology/WebApplication/UpLoad/FacultyStaff/Picture/RichardLiptonResized.jpg
&imgrefurl=http://www.einstein.yu.edu/neurology/faculty_details.aspx%3Fid
%3D7405&usg=__hd57Yd07xaKTLiLsuZchMM3zl7c=&h=212&w=200&sz=16&hl=it&start=1&itbs=1&tbnid=qwxVXf
lVI4kljM:&tbnh=106&tbnw=100&prev=/images%3Fq%3DRichard%2BLipton%26hl%3Dit%26tbs%3Disch:1
• http://www.leadershipmedica.com/sommari/2007/numero_04/medicina/Smeraldi/Smeraldi_1.htm
• http://health.usnews.com/health-news/family-health/pain/articles/2010/03/04/new-hope-for-migraine-patients.html
• http://www.mediexplorer.it/indice_analitico/html/medicina/show.php?a=1057&l=c&w=cin
• http://jama.ama-assn.org/cgi/content/full/301/24/2608
• Stimolatore magnetico nella terapia dell'emicrania, L.Frittella, Previdenza, 4, 2010
15
Il peso dello zaino

Luisa Barbieri
Tra qualche settimana si riapriranno le scuole e tutti i
genitori si staranno sicuramente preoccupando di preparare i
loro bambini ad affrontare il nuovo anno scolastico
proiettandosi sui loro bisogni, sia che essi siano reali o
ipotizzati, supportati da eccessiva preoccupazione genitoriale
e/o induzione sociale. Tra le tante cose cui la preoccupazione
è rivolta, credo sia bene prestare attenzione alle possibili
conseguenze sulla salute del bambino indotte dal trasporto
quotidiano del materiale didattico che usualmente è contenuto negli zainetti che i ragazzini
paiono portare con leggerezza e disinvoltura, ma che, oramai è cosa nota, non poche volte sono
la causa di problematiche a carico del loro apparato osteoarticolare.

É dunque vero che lo zainetto fa male alla schiena ?


É assodato, diversi studi lo confermano, che lo zaino di per sé non provoca
scoliosi, però può contribuire all'aggravamento di una situazione pre-
esistente, come dice Marco Crostelli, responsabile dell’Unità Operativa di
Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale Pediatrico di Roma “Bambin
Gesù”: “Almeno il 10% dei bambini visitati è affetto da mal di schiena, in
una buona parte dovuto allo zaino troppo pesante. Nei bambini predisposti,
inoltre, un peso eccessivo porta all’insorgenza di spondilolisi, cioè
dell’interruzione di una vertebra, e a lungo andare anche di ernia del disco.
Anche se non influisce sulle malattie croniche della colonna vertebrale,
come la scoliosi, un carico eccessivo porta a molti disagi.
... Oltre a spondilolisi ed ernia del disco, molti genitori sono preoccupati per l’insorgere di forme
di scoliosi. E’ stato appurato, secondo recenti studi, che quest’ultima non è determinata
direttamente dal peso dello zaino, ma, in alcuni casi, può provocare un peggioramento per coloro
che ne soffrono. I bambini, non avendo ancora raggiunto un completo sviluppo osteo muscolare,
possono, sottoposti al peso dello zaino, assumere posture atte a determinare contratture
muscolari che a loro volta possono indurre dolore soprattutto alla schiena, accentuando in
questo modo la postura scorretta; per chi tende ad avere un atteggiamento scoliotico il trasporto
di uno zaino pesante costituisce francamente un fattore di rischio per la colonna vertebrale”.

Come affrontare questo problema, concretamente, visto che comunque i bimbi devono andare a
scuola e hanno bisogno di portarsi appresso libri e quaderni e quant'altro occorre per seguire le
lezioni ?
- come prima cosa sarebbe bene procurarsi zaini di dimensioni
contenute
- forniti di schienali rigidi, ad evitare che i libri premano sulla schiena,
- forniti di larghe e regolabili bretelle e di una cintura da allacciare
intorno alla vita per dare maggiore stabilità al peso trasportato
- è preferibile uno zaino in versione trolley che, però, vista la struttura,
tende ad essere più pesante dello zaino comune e quindi coinvolge la
consapevolezza del bambino nell'ambito del corretto utilizzo.

Da anni Adoc e Codacons, quali associazioni a tutela dei consumatori, prestano attenzione al
problema ed invitano i genitori a seguire alcune regole a tutela dei loro figli, proponendo il
“Decalogo sulle modalità d’uso dello zaino” (per approfondimenti:
http://www.adoc.org/index/it/comunicati.show/sku/818/ALLARME+LIBRI+PESANTI%3A+DO.html ).
16

Risulta essere molto importante imparare ad utilizzare lo zaino:


− controllando la disposizione dei pesi che deve essere equilibrata: i libri più pesanti
saranno posizionati sul fondo dello schienale, poi, si procederà con quelli via, via più
leggeri cercando di riempire lo zainetto in altezza e non in larghezza
− per indossarlo è bene piegare le ginocchia facendo poi in modo che il sollevamento del
peso sia più alla portata, ponendo lo zaino sul tavolo o comunque su di un piano rialzato
e non a terra; girarsi di schiena, flettere le ginocchia e le anche, anziché la schiena,
infilare le braccia nelle bretelle e sollevarlo mantenendolo contro la schiena. Non
sollevarlo bruscamente
− ambedue le braccia devono essere infilate nelle bretelle che dovranno essere regolate in
relazione alla corporatura ed in maniera simmetrica, in modo che una spalla non pesi più
dell'altra e che la parte inferiore dello zainetto indossato non oltrepassi la linea delle
anche
− nei tragitti in autobus si consiglia di appoggiare lo zaino a terra e nei lunghi tratti a piedi
di portarlo a mano afferrandolo per la maniglia, alternando le due mani nel trasporto e
comunque non indossarlo per più di 15 minuti.

Sarebbe estremamente utile che anche le istituzioni scolastiche si unissero ad affrontare e


risolvere la questione ad ovviare il trasporto quotidiano di pesi abnormi e sicuramente superiori
a quelli raccomandati (inferiori al 10-15% del peso del ragazzino: dai 2,5 kg per i bambini delle
prime classi sino ai 4-5 chili per i bimbi più grandi):
• la scelta dei libri di testo dovrebbe considerare il peso, considerando che, essendo testi
scolastici, potrebbero essere presentati in una forma editoriale più adeguata agli
usufruitori (per esempio suddivisi in manualetti o in raccoglitori al fine di potere
dilazionare il peso del singolo volume)
• l'utilizzo di materiale didattico digitale che, oltre ad alleggerire gli zaini, contribuisce ad
alleggerire anche l'impatto ambientale
• la possibilità di potere usufruire di armadietti o di spazi protetti ove i ragazzi possano
lasciare il materiale didattico utilizzato solo a scuola

Le associazioni a tutela dei consumatori già diffidarono il Consiglio Superiore di Sanità


affinché intervenisse in materia e nel dicembre 1999 tale organismo inviò una circolare (Prot. n.
45783 – Oggetto: Trasporto di libri di testo e materiale didattico - Eccessivo peso di cartelle e
zainetti) che definiva un range di peso trasportato accettabile a prevenzione; oggi, alla vigilia
dell'avvio di un nuovo anno scolastico, la cosa importante è che queste documentazioni,
esperienze e sperimentazioni siano portate a conoscenza delle famiglie in quanto non vi è
17
maggior tutela del passaggio di informazioni, inoltre sono convinta che gran parte del corpo
insegnante, soprattutto nell'ambito della scuola primaria, si mostri sempre più sensibile ed
informato nei confronti della salute dei piccoli scolari, malgrado le oggettive e, a quanto pare,
sempre maggiori difficoltà che ogni giorno devono affrontare per potere svolgere un
programma didattico adeguato

• http://www.adoc.org/index/it/comunicati.show/sku/818/ALLARME+LIBRI+PESANTI%3A+DO.html
• http://www.guidaconsumatore.com/salute-bambini/zaini_troppo_pesanti.html
• http://www.edscuola.it/archivio/norme/circolari/nm301299.html
• http://www.dottorbedendo.it/crescita_consigli_zainoscuola.htm
• http://www.ceriano-laghetto.org/Tematiche/Ceriano_pedibus.asp
• http://www.lasalutedellaschiena.it/postura-schiena.htm

Epidemia da virus del Nilo


Luisa Barbieri

Il virus del Nilo trasmesso dalla puntura delle zanzare pare essersi ripresentato nel mese di
agosto ultimo scorso nelle zone della Turchia e della Grecia e, quale caso eccezionale, in Russia,
nella regione di Volgogrado e di Voronesh.
A tutt'oggi secondo l'ANSA si contano 177 casi registrati, 18 decessi e 33 ospedalizzazioni.
É stata avviata un'imponente campagna di disinfestazione nelle aree settentrionali della Grecia
prestando particolare attenzione alla zona di Salonicco ove si registra la stragrande maggioranza
dei casi.
Sempre nelle zone a maggior rischio di infestazione si è, poi, imposto il divieto di donazioni di
sangue essendo esso veicolo infettivo.
Non esiste un vaccino e l'unica protezione possibile è l'evitamento delle punture delle zanzare
portatrici di malattia identificate dalle femmine di zanzara comune Culex Pipiens che, come si
ipotizza, proseguiranno a veicolare il virus per tutto il mese di settembre senza che sia possibile
arginare più di tanto.
Il cosiddetto virus del Nilo è stato isolato per la prima
volta nel 1937 nell'omonima regione dell'Uganda, e per la
prima volta in Europa nel 1963; la sua epidemiologia è
estesa in Africa, Medio Oriente e Stati Uniti.
L'insetto è contaminato da sangue infetto di uccelli
migratori, portatori del virus, e colpisce persone e animali,
in particolare cavalli.
Quando la zanzara è nella sua fase adulta, il virus si
propaga attraverso una trasmissione continua tra la
zanzara, che funge da vettore, e gli uccelli. L’uomo, i cavalli e gli altri mammiferi sono solo
ospiti terminali, cosiddetti di “fine corsa”, perché essi, a differenza degli uccelli, non producono
una viremia sufficiente a contribuire alla trasmissione del ciclo epidemiologico.
Sino al 1999, anno in cui si verificò un focolaio epidemico negli Stati Uniti (furono segnalati 62
casi di malattia, tra i quali si contarono 7 decessi), la malattia non venne adeguatamente
evidenziata all'opinione pubblica tanto che nel 2002, all'apice di un focolaio epidemico, arrivò a
colpire sia i cavalli, sia le persone e negli Stati Uniti, si registrarono 15.000 casi solo nei cavalli.
Allo stato attuale costituisce una minaccia annuale per i cavalli e per le persone negli Stati Uniti,
dove la malattia è diventata endemica. L'impatto sull'industria americana dell'allevamento
equino è stato devastante, con un tasso di mortalità circa del 40%.
Nel 2008 e 2009 si sono avute anche in Italia, in particolare nei territori alle foci del Po
18
(Emilia Romagna e Veneto), epidemie localizzate.
A tutt'oggi l'ausl di Perugia assicura che negli ultimi due anni nessun caso di febbre del Nilo
Occidentale si è registrato nel nostro Paese a conferma dell'efficacia delle numerose attività di
prevenzione, informazione e comunicazione a garanzia di sicurezza e salute ai cittadini tramite
una migliore qualità ambientale.
La maggior parte delle infezioni umane è asintomatica, nel 20% dei casi all'incirca, invece, si
osserva una sintomatologia febbrile simil influenzale del tutto aspecifica, solo in meno dell’ 1%
dei casi sono riportate forme neurologiche (meningite e/o encefalite) con evoluzione grave e/o
letale. I sintomi riscontrati sono: febbre, nausea, anoressia, cefalea, dolori diffusi, diarrea,
difficoltà respiratorie.
Occorre prestare particolare attenzione alle categorie di persone considerate a rischio (l’età
avanzata è il più importante fattore relativo alla gravità dell’evoluzione e alla mortalità) in
quanto non esistono terapie adeguate alla cura, per chi versa, invece, in buone condizioni di
salute la prognosi di buona guarigione è definita a circa una settimana. I casi diagnosticati sono
sicuramente inferiori ai casi reali che nella grande maggioranza dei casi decorrono in forma
asintomatica o con sintomi non specifici.
In Italia a tutt'oggi è in vigore l’ordinanza 5 novembre 2008 del Settore Salute del Ministero del
Welfare che ha avviato ad un piano di sorveglianza Straordinaria della Malattia da Virus del
Nilo Occidentale, dichiarato endemico nel nostro Paese dalle
autorità sanitarie. L’Ordinanza, che ha validità fino al 31 dicembre
2010, prevede anche il coinvolgimento dei veterinari liberi
professionisti. Con il piano di sorveglianza straordinaria si
intensificano le misure straordinarie di sorveglianza “finalizzate
alla cognizione dell'espansione del fenomeno”. La segnalazione dei
casi sospetti nei cavalli è incoraggiata dalla Società Italiana dei
Veterinari per Equini (SIVE), secondo le linee guida fornite dall’Istituto Zooprofilattico di
Teramo. La sorveglianza costante della comparsa di eventuali sintomi riconducibili all'infezione
virale nei cavalli da parte dei veterinari è alla base della possibilità di immediato arginamento di
eventuali epidemia. Si prevede, inoltre, la distribuzione di un questionario ai veterinari destinato
all'individuazione di cavalli in cui, nel periodo di attività dei vettori, si siano manifestate
sindromi neurologiche riferibili alla malattia. Nel cavallo i sintomi sono legati alla
encefalomielite (debolezza, atassia, paralisi e morte in circa il 36-40% dei casi delle forme
nervose). I tassi di mortalità dei cavalli che muoiono della forma neurologica della malattia
variano dal 20 al 57%, mentre nelle persone sono di circa l’1%.
La prevenzione, oltre all'osservazione, passa attraverso i mezzi di prevenzione tradizionali contro
le punture di zanzara, dall'utilizzo di spray, a quello di abiti in grado di riparare; gli insetticidi
rappresentano un metodo efficace per ridurre la popolazione di insetti, ma agisce solamente sugli
adulti.
Dal 2009 è disponibile in Italia un vaccino per gli equini, somministrabile dal veterinario.
Ad assicurare un'efficace prevenzione sarebbe bene vaccinare i cavalli prima della stagione
degli sciami di zanzare, quindi prima di essere esposto al rischio di punture. La prima
vaccinazione è seguita da un richiamo dopo 3-5 settimane, dopo il quale si dovrebbe fare un
richiamo annuale. L'insorgenza dell'immunità inizia 3 settimane dopo la seconda vaccinazione.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2010/08/24/visualizza_new.html_1790802059.html
http://www.unita.it/notizie_flash/133912/grecia_virus_niloaltri_morti_in_tutto_cresce_paura
http://www.barimia.info/modules/article/view.article.php?33445
http://www.iltamtam.it/Generali/Salute/Febbre-del-Nilo--la-Usl2-tranquillizza.aspx
http://it.wikipedia.org/wiki/Virus_del_Nilo_occidentale
http://www.westnile.eu/it/disease/about-west-nile-virus.asp
http://www.travelclinic.it/informazioni/patologie/066.htm
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Addio ultimo tram
di Giuseppe Quercioli

Ogni volta che passo da Piazza Minghetti, mi fermo a


guardare dove a ridosso della siepe che delimita il
giardinetto, c’era, e c’è ancora la fermata dell’autobus che
porta a San Ruffillo.
Una volta era il tram , il n° 13 e faceva appunto capolinea
quasi sotto il monumento al buon Minghetti che saluta con il
cappello in mano .
Nel freddo mattino del 3 Novembre 1963, l’ ultimo tram a fili
elettrici di Bologna partì appunto da quel capolinea per
dirigersi verso la periferia lungo la direttrice Santo Stefano, via Murri (allora via Toscana), poi
Chiesa Nuova e San Ruffillo ma questa volta, come un sogno che svanisce alle prime luci
dell’alba, non tornò più .
L’Azienda tranviaria aveva inteso sostituire il vecchio mezzo di locomozione a manovella, con un
servizio più moderno e adeguato ai tempi, un mezzo maggiormente veloce, con maggior
movimento sulle strada e, si pensava, molto più rapido
Lo salutò una folla di curiosi , qualcuno con il “ magone” che usciva dall’espressione triste dello
sguardo, molti curiosi e molte autorità .
L’ultimo tram era li immobile, fermo sulle rotaie ancora in funzione, vuoto come non avesse un
anima e neppure un cuore, con un aspetto triste, anche se la carrozzeria era stata tirata a lucido,
pulita e fresca, quasi che fosse stata riverniciata di fresco.
Qualche vecchio tranviere che aveva passato tutta la vita a girare la manovella, con la mano
riparata da una metà di un guanto, osservava la scena con una espressione assorta, quasi
trasognata o, forse , delusa .
Il tram è stato uno dei più bei ricordi della mia infanzia, dei miei anni giovanili .
Quando abitavo a S Ruffillo, il tramvai che veniva dal centro, si fermava come capolinea prima
del ponte, a ridosso di una antica villa, credo si chiamasse “ villa Piana” e li attendeva l’orario
per ripartire nel solito tratto. La prima fermata la faceva alle scuole Tambroni, poi alla località
Frasca e via verso il centro. A Chiesa Nuova, in certi giorni della settimana, veniva agganciata
una carrozza supplementare che portava la folla fino al centro .
La storia del tram a Bologna inizia nel lontano 1880, quando una società Belga prese in appalto
il servizio e dal 15 settembre di quell’anno, iniziarono a circolare.
Il tratto di marcia della sperimentazione tranviaria era il tratto da Piazza Vittorio Emanuele , ora
piazza Maggiore, alla Stazione, un tragitto che si percorreva più velocemente a piedi che con il
nuovo mezzo e i suoi stanchi cavalli .
Infatti i tram erano trainati da patetici ronzini, mal nutriti , con le ossa sporgenti tanto è vero che
la popolazione prese a protestare vivamente sulla sorte di questi poveri animali che venivano
additati alla pietà dei bolognesi. Ci furono infinite protesta alla società Belga tanto è vero che il
direttore fu più volte minacciato di brutto e per due volte, poiché non se ne dava per inteso, si
prese una bella razione di bastonate dalla popolazione
Capitavano tra l’altro anche vari inconvenienti , come quel pomeriggio che uno dei due cavalli
da tiro, “ scioperasse” forse per fame, forse per sfinimento e si inginocchiò sul centro della
strada mentre il conducente inveiva con frasi non davvero concilianti .
Un altro inconveniente , era che le ruote uscivano dagli “improvvisati” binari non ancora ben
fissati nella carreggiata , ci voleva una buona dose di pazienza per farli rientrare .
A far concorrenza ai tram trainati dai cavalli, vennero gli Omnibus, una specie di diligenza
sempre trainata da cavalli, ma molto più veloce e con un servizio rapido .
Bologna era divenuta una città “sperimentale “ per questo mezzo di locomozione e quando nel
1881 tentò di soppiantare il traino dei tram a cavallo con la nuova carrozza a vapore dal nome
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francese, i bolognesi si misero a ridere di gusto.
I “ cinni” o meglio , i “Birichini “ si divertivano a sabotare questi nuovi mezzi di trasporto del
pubblico, con stramberie tutte nuovo , ideate da menti geniali fervide e sagaci. Nelle rotaie
appoggiare sul terreno, senza mezzi di fissazione, venivano sbarrate o interrotte con qualche
diavoleria, inventata li per li .
Finalmente con l’evento dell’elettricità , anche il servizio tranviario si modificò.
La prima vettura tranviaria a trazione elettrica, azionata dalla corrente vide la luce nel lontano
1904 .
Gli inizi , anche qui non furono molto felici . I bolognesi temevano che sulla piattaforma o seduti
nelle panche, si sentissero troppo le scariche elettriche che venivano dal contatto con i fili e ci
volle molto tempo per far capire ai viaggiatori che il pericolo non esisteva per niente.
Con l’introduzione dei tram a corrente elettrica, la società si trasformò . Si formò il “parco” tram
fuori porta Galliera in località “Zucca” dove terminavano tutte le linee, si fecero corsi per il
personale conduttore e bigliettaio e si usò una divisa propria che il personale doveva usare in
servizio.
Lentamente il “servizio urbano “ si espanse . Dal centro le rotaie tramviarie incassate nel terreno
iniziarono a condurre verso la periferia .
Il primo tratto lungo , fu Bologna centro - Casalecchio.
Questo avvenne nel 1907 quando l’ allora circondario casalecchiese era servito dal famoso
“ Vaporino “ che faceva capolinea in piazza Malpighi e che fu sostituito dalle rotaie del tram,
seguito quasi a ruota dal suo “gemello” “ Il Vaporino 2” che portava la folla da Castel S Pietro a
Bologna facendo tappa alla porta Maggiore.
Il tram a trazione elettrica divenne la novità che trasformò i percorsi e le abitudini di tutti i
bolognesi .
Da “ cinni” ci aggrappavamo all’esterno dei veicoli nelle parti sporgenti, quasi sempre sul
predellino, pronti a scendere veloci quando il tram si fermava e il bigliettaio cercava di
raggiungerci per una buona e salutare ramanzina Del vecchio tram mi affascinava la grande
ruota che era fissa alla piattaforma anteriore e che serviva da freno a mano e, la campanella di
avviso , che era in una sporgenza. che usciva vicino al posto di marcia del guidatore il quale
l’azionava con un colpo di piede annunciando l’avvicinarsi del mezzo, avviso quasi sempre
indirizzato ai possessori di carri trainati con i cavalli che occupavano la carreggiata delle
rotaie ..
In molte zone della città, specie dove il tram curvava, capitava che le “rotaie” o per cedimento
del terreno adiacente o per la messa in opera troppo frettolosa, emergevano dal suolo stradale di
qualche centimetro ed era il pericolo maggiore per le biciclette, i furgoncini e le moto tanto che
vi era una tratto di rotaia fuori porta Galliera , verso Casaralta , che era conosciuta come “la
rotaia assassina” per i tanti incidenti che causava.
Un tragico esempio della pericolosità di queste rotaie, fù in una edizione della Mille Miglia
quando, a porta Zamboni, la pioggia e le rotaie più alte del manto stradale, fece sbandare l’auto
di un concorrente causando una carneficina di morti e feriti .
Una altra innovazione si vide in tempo di guerra quando molto personale femminile sostituì
quello maschile che era in larga parte al fronte, abituando così i bolognesi a donne che
guidavano i colossi o ne assumevano il ruolo di bigliettaie.
Negli anni cinquanta- sessanta , anche il tram elettrico fu sostituito dai “Bus” e più avanti dagli
“autobus”.
Tuttavia il ricordo del tram non è scomparso. E di tanto in tanto quando ci rechiamo in altre città
come Milano, Roma e si sale sulle vetture che sembrano uscite da epoche che sono solo ricordi,
una strana e dolce malinconia ci prende la gola.

Progetto CIVIS
NADiRinforma: giovedì 24 gennaio 2008 c/o la Sala Polivalente del Centro Civico di via Faenza,
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4 (Bo) è stata convocata la Commissione Assetto del Territorio a discutere circa “Il Progetto
CIVIS: Cantierizzazioni nel Q.re Savena” per ciò che riguarda il tratto compreso tra le vie
Rotatoria Alberto Mario, Longo, Firenze, Arno sino all’incrocio con via Bellaria. Hanno
partecipato:
- l’Assessore alla Mobilità Maurizio Zamboni
- la Presidente del Q.re Savena Virginia Gieri
- l’Ing. Cleto Carlini (Direttore)
- l’Ing. Carlo Michelacci (Dirigente del Settore Mobilità Urbana del Comune di Bologna)
- il Dirigente Tecnico di A.T.C. Ing. Fabio Monzali
- il Coordinatore della Commissione Assetto del Territorio Maurizio Ghetti
- i Cittadini residenti

Civis: un progetto orfano di padre

NADiRinforma in collaborazione con le Liste Civiche Beppe Grillo (Bologna, Casalecchio di


Reno, Sasso Marconi) raccontano una breve storia del trasporto pubblico a Bologna dal tram al
civis. A 50 anni dalla dismissione dell'ecologica rete tramviaria, la città non riesce ancora ad
offrire ai suoi cittadini un progetto organico di mobilità sostenibile. Le giunte di destra e di
sinistra si sono succedute, hanno litigato tra di loro e con l'opinione pubblica per quasi 20 anni
manipolando ed utilizzando per scopi elettorali un progetto di mobilità continuamente
modificato, rimaneggiato, adattato a seconda della supremazia che nel momento stesso della
presentazione pareva dare chance migliori ai candidati. Nessuna condivisione destinata a dare
finalmente ai cittadini bolognesi un mezzo di trasporto pubblico adeguato alle reali esigenze.

La Scuola: la parola ad una maestra


di Silvia Piazzi
Che dire!!
Tante parole di rabbia, denuncia sentiamo dire sulla scuola e di tutta risposta il nostro Ministro
dice che sono solo “polemiche inutili”. Dubito si possa definire tale il puro elenco delle verità
che io ritengo “scomode”. Ad esempio, come il fatto che le scuole sono senza i fondi necessari
per provvedere alle necessità di base. Siamo costrette a chiedere ai genitori la carta igienica, le
risme per le fotocopie, i toner delle stampanti o dei fotocopiatori, cartelloni, gessetti, pennarelli..
Oltre al fatto che gli scuolabus non possono più portarci nelle visite guidate e siamo sempre più
costretti a chiedere costosi pullman a pagamento, aumentando così i costi per le famiglie. Tra
poco poi, con questo continuo taglio di insegnanti, non riusciremo nemmeno a coprire le ore
delle mense, così saremo nuovamente costretti a chiedere ai genitori. Ma potranno queste povere
famiglie continuare ad essere spremute così? E questa è polemica? Io penso sia solo un lucido
esame della realtà!!

Studenti in piazza contro la “Riforma Gelmini”


NADiRinforma incontra gli studenti che venerdì 8 ottobre 2010 hanno sfilato per le vie di
Bologna protestando contro la cosiddetta “Riforma Gelmini”: “In Italia c'è un governo che
demolisce la scuola pubblica con 8mld di tagli
all'istruzione. Quest'anno oltre 100mila licenziamenti tra docenti precari e personale ATA
abbatteranno la nostra possibilità di apprendere.
Non avremo più spazio per una didattica di qualità (classi sovraffollate e laboratori scoperti),
edifici scolastici sempre più fatiscenti, sempre meno diritti e tutele.Noi ricostruiremo in tutte le
classi, in tutte le scuole un'ALTRARIFORMA!
Partiamo dal basso e rappresentiamo le reali necessità di noi studenti e studentesse,
mobilitiamoci per liberare idee e vite” (Unione degli Studenti)
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Piero Calamandrei:
nel giorno delle manifestazioni studentesche, una voce sempre attuale

8 ottobre 2010 - Autore: lospecchioblog

Oggi centinaia di migliaia tra docenti, studenti e ricercatori si sono


riversati per le strade in tutta Italia. I numeri parlano chiaro: a Roma in 35mila hanno
accerchiato il ministero dell’Istruzione paralizzando il traffico in viale Trastevere e nel centro
della Capitale. Ma migliaia sono scesi in piazza anche a Milano (15mila manifestanti), Torino
(10mila), Palermo (5mila), Firenze, Bologna, Lecce, Catania (4mila), Genova, Messina, Trieste
(2mila), in migliaia a Cagliari, Oristano, Bergamo. E questo perché la riforma Gelmini uccide
tutto quello che è stato portato avanti (sicuramente con alti e bassi) negli anni passati. Blocco del
turn over, tagli indiscriminati, aule strapiene senza alcun rispetto per le norme di sicurezza,
minor qualità dell’insegnamento. Insomma, una cultura che pian piano cade a pezzi. Anzi, una
scuola pubblica che cade a pezzi perchè, mentre si conitnuano a sminuzzare i fondi pubblici, i
finanziamenti destinati alle scuola private non vengono affato toccati.
Per capire la drammaticità di una situazione che va avanti da tempo, ma che da alcuni anni a
questa parte sta diventando a dir poco tragica, riprendiamo alcuni stralci di un discorso
pronunciato da Piero Calamandrei, discorso pronunciato a Roma l’11 febbraio 1950, in
occasione del III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale. Sono passati
sessanta anni, ma le sue parole, oggi più che mai, restano assolutamente valide.
“Cari colleghi,
noi siamo qui insegnanti di tutti gli ordini di scuole, dalle elementari alle Università, affratellati
in questo esercizio quotidiano di altruismo, in questa devozione giornaliera al domani. Siamo qui
riuniti in questo convegno che si intitola alla difesa della scuola. Perché difendiamo la scuola?
Forse la scuola è in pericolo? Qual è la scuola che noi difendiamo? Qual è il pericolo che
incombe sulla scuola che noi difendiamo?
[…] Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella Costituzione
democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che è in funzione di questa Costituzione, che può
essere strumento, perché questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà.
[…] La scuola, organo centrale della democrazia, perché serve a risolvere quello che secondo noi
è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La formazione
della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in
Parlamento e discute e parla (e magari urla) che è al vertice degli organi più propriamente
politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle
officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il
problema della democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta
ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. No. Nel nostro pensiero di
democrazia, la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall’afflusso verso l’alto
degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie.
[…] Vedete, questa immagine è consacrata in un articolo della Costituzione. È l’art. 34, in cui è
detto: «La scuola è aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di
raggiungere i gradi più alti degli studi». Questo è l’articolo più importante della nostra
Costituzione. Bisogna rendersi conto del valore politico e sociale di questo articolo. […] Ora, se
questa è la funzione costituzionale della scuola nella nostra Repubblica, domandiamoci: com’è
costruito questo strumento? Quali sono i suoi principi fondamentali? Prima di tutto, scuola di
Stato. Lo Stato deve costituire le sue scuole. Prima di tutto la scuola pubblica. Prima di esaltare
la scuola privata bisogna parlare della scuola pubblica. La scuola pubblica è il prius, quella
privata è il posterius […] La scuola è aperta a tutti e se tutti vogliono frequentare la scuola di
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Stato, ci devono essere in tutti gli ordini di scuole, tante scuole ottime, corrispondenti ai principi
posti dallo Stato, scuole pubbliche, che permettano di raccogliere tutti coloro che si rivolgono
allo Stato per andare nelle sue scuole. La scuola è aperta a tutti. Lo Stato deve quindi costituire
scuole ottime per ospitare tutti.
[…] Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si
anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo
partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private.
Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste
scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,
come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i
loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli
esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola
privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in
scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole
private.
Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa
è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre
modi: (1) ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora.
Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. (2) Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle
scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i
titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. (3) Dare alle scuole private
denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! Quest’ultimo è il
metodo più pericoloso. È la fase più pericolosa di tutta l’operazione. […] Questo dunque è il
punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di
tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene
destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito.
[…] Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a
prevenirlo nell’art. 33 della Costituzione fu messa questa disposizione: “Enti e privati hanno
diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato”.
[…] E poi c’è un altro pericolo forse anche più grave. È il pericolo del disfacimento morale della
scuola. Questo senso di sfiducia, di cinismo, più che di scetticismo che si va diffondendo nella
scuola, specialmente tra i giovani, è molto significativo. […] Si va diffondendo l’idea che tutto
questo è superato, che non vale più. Oggi valgono appoggi, raccomandazioni, tessere di un
partito o di una parrocchia. […] Non è la scuola dei preti che ci spaventa, perché cento anni fa
c’erano scuole di preti in cui si sapeva insegnare il latino e l’italiano e da cui uscirono uomini
come Giosuè Carducci. Quello che soprattutto spaventa sono i disonesti, gli uomini senza
carattere, senza fede, senza opinioni. Questi uomini che dieci anni fa erano fascisti, cinque anni
fa erano a parole antifascisti, ed ora son tornati, sotto svariati nomi, fascisti nella sostanza cioè
profittatori del regime.
E c’è un altro pericolo: di lasciarsi vincere dallo scoramento. Ma non bisogna lasciarsi vincere
dallo scoramento. Vedete, fu detto giustamente che chi vinse la guerra del 1918 fu la scuola
media italiana, perché quei ragazzi, di cui le salme sono ancora sul Carso, uscivano dalle nostre
scuole e dai nostri licei e dalle nostre università. Però guardate anche durante la Liberazione e la
Resistenza che cosa è accaduto. È accaduto lo stesso. Ci sono stati professori e maestri che
hanno dato esempi mirabili, dal carcere al martirio. Una maestra che per lunghi anni affrontò
serenamente la galera fascista è qui tra noi. E tutti noi, vecchi insegnanti abbiamo nel cuore
qualche nome di nostri studenti che hanno saputo resistere alle torture, che hanno dato il sangue
per la libertà d’Italia. Pensiamo a questi ragazzi nostri che uscirono dalle nostre scuole e
pensando a loro, non disperiamo dell’avvenire.
Siamo fedeli alla Resistenza. Bisogna, amici, continuare a difendere nelle scuole la Resistenza e
la continuità della coscienza morale“.
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foto di Giovanna Arrico


AMICIZIA

venerdì 6 novembre 2009 alle ore 8.25

Amicizia: che parola corta, semplice, svolazzante


forse proprio per quella sua "zeta", leggera
ma nello stesso tempo pesante
come un macigno
per la sua importanza.
E' importante quando c'è e va coltivata, difesa, ascoltata, curata, rispettata,
come un fiore che cresce e di cui vuoi assaporare ogni giorno il profumo.
E' importante quando se ne va
perché ti senti svuotato e questo vuoto è ancora più pesante di qualsiasi macigno
e tu rimani schiacciato.
Provi a sollevarlo ma non ci riesci
perchè adesso sei solo a dover far leva...
...non c'è più l'amico al tuo fianco.

Cinzia

Alla ricerca della felicità

recensione a cura di Luca Piazzi

Se vi facessero la domanda “Siete felici?”, cosa rispondereste?


Chris Gardner, venditore a domicilio nella San Francisco degli
anni ’80, cerca di darsi una risposta. Chris però è pieno di
problemi e fatica a sbarcare il lunario. La situazione si complica
quando la moglie lo abbandona. Rimasto solo, con il figlio di
cinque anni, il giovane Gardner non molla e ottiene un posto da
stagista non retribuito in una società di consulenza finanziaria. Le
difficoltà tuttavia non sono finite: senza soldi e lavoro viene
sfrattato di casa. Chris è cosi costretto a dormire con il figlioletto
nei ricoveri dei senzatetto.
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Riuscirà Chris a diventare un broker e a trovare la felicità?
Il primo aspetto interessante di questo film è il titolo, che non recita “La felicità” o “La ricetta
della felicità” bensì “La ricerca della Felicità”. Chris infatti non vuole una vita perfetta ma una
vita migliore, ottenuta con il sudore e la fatica. Il giovane Gardner sa che la vita è dura ma non
per questo si vuole arrendere e abbandonare i suoi sogni.
Al figlio Christopher dice: “"Ehi non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare
qualcosa, neanche a me! Ok? Se hai un sogno tu lo devi proteggere! Quando le persone non
sanno fare qualcosa lo dicono a te che non lo sai fare. Se vuoi qualcosa vai e inseguila! Punto!".
Siete felici?.

Ascoltare per abbattere il muro della diffidenza

di Giovanna Arrico

La serata era già stata programmata. Non si sapeva ancora come


e quando.
24 giugno 2010. Un giorno come tanti altri, un giorno qualunque
di normale lavoro, di normale interesse.
Un giorno nel mio caso particolare. Un giorno in cui si sono
associati numerose o meglio innumerevoli avvenimenti. Un
giorno in cui tutto ti sembra uguale invece ti rendi conto che è
diverso. Un giorno in cui capisci quante cose stanno cambiando
nella tua vita, grazie anche a quell'intreccio quasi magico con le
vite di altre persone, più o meno importanti, ma comunque stimolanti.
Un giorno in cui ti rendi conto di quanto è importante riuscire ad Ascoltare e non solamente a
Sentire.
Finalmente il ritrovo nella famosa “terrazza” da cui è partita l'idea della “nostra” Associazione
nel 2000 e dopo dieci anni riuscire a filmare una delle tante idee di Luisa era già di per sé un
avvenimento.
Sapere e vivere tutti questi cambiamenti per me è stato
molto importante.
Filmare o riprendere, comunque fermare attimo dopo
attimo l'incontro per alcuni di noi con Gianni.
Fermarsi per ascoltare un uomo che solo dopo quella
sera posso dire non ha nulla di “diverso” da nessuno,
nonostante sia un uomo sordomuto, è un uomo che è
capace di insegnare tanto, di dare altrettanto e di riuscire
a ricevere tutto quello che il mondo gli può e ci può
offrire.
Una serata molto intensa di emozioni, difficile forse da
affrontare inizialmente, la non conoscenza porta alla
diffidenza. La paura di rischiare e di non comunicare porta alla chiusura automatica
dell'individuo. La diversità crea un muro vero o apparente? Solo la conoscenza, l'ascolto, la
comunicazione può abbattere quel muro.
Sì credo che per un attimo ci sia stato uno studio reciproco tra di noi, udenti e non udenti, per
poi essere da lì a poco tutte persone che avevano voglia di Ascoltare e di ascoltarsi, dove quella
differenza potesse diventare con il passare dei minuti e delle ore sempre più sottile e quasi
impercettibile.
A volte la nostra voglia da udenti di sapere e di capire ci faceva dimenticare che si doveva parlare
adagio, lentamente, senza alzare la voce...e in quei momenti si vedeva nei nostri volti il panico
dell'incomprensione, del malinteso, fortunatamente i segni, l'aiuto della sorella di Gianni e di
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Luisa sono stati di conforto per superarli tranquillamente.
Così come per Gianni quando si rendeva conto che forse per
noi poteva essere difficile rimanere tranquilli e pazienti
davanti al suo parlare, e alle sue reali difficoltà, ai suoi sforzi
per farci capire che aveva voglia di comunicare, di ascoltare e
di sapere qualsiasi cosa di noi, subentravano i gesti, anzi i
segni che per loro sono diventati fonte di comunicazione.
Una serata in cui la mia concentrazione è stata forte, spinta
dalla curiosità di capire, di farmi capire, ma soprattutto
sapere che iniziavo a comprendere cosa significasse
veramente Ascoltare e non solo Sentire, o meglio Udire.
Mi rendo conto che spesso le persone non ti ascoltano, tanto
sono prese dai loro pensieri, dai loro problemi, dalle loro
gioie. Spesso mi capita di parlare e il mio interlocutore mi
parla sopra. Mi fermo e dentro di me mi assale il pensiero:
cosa avrà capito? Avrà ascoltato quello che ho appena finito
di dire? Oppure trovi la solita persona che mentre parli non
interagisce con te e ti rendi conto che non ha ascoltato
neanche una parola, neanche un pensiero, a volte neanche
un tuo dolore o una tua forte emozione.
A volte mi capita di scambiare pensieri, veri e profondi con persone che non avrei mai pensato,
ma che sono riuscite a dedicarmi anche solo cinque minuti di un Ascolto vero. Apprezzo e per
me vale più di una giornata fatta di mille parole e zero significato.
Ascoltare credo sia la classica chiave di volta per poter avere un buon rapporto con tutti e per
ogni circostanza, ascoltare aiuta ad avere una buona comunicazione, a capire anche ciò che mai
avremmo immaginato e soprattutto ci unisce sempre di più a chi parla una lingua diversa, a chi
ha una religione differente dalla propria o come in questa sera a chi ha difficoltà a parlare o a
sentire.
Ascoltare l'altro, le idee altrui, le differenze che purtroppo ci sono, ma che per fortuna se fatte
proprie e accettate possono unire l'individuo, proprio come è successo con Gianni durante il
nostro incontro.
Ascoltare è difficile, capire ancora di più, comunicare a volte diventa un'impresa complicata.
Nulla è impossibile. A volte stare da soli, aiutarsi da soli a risolvere i propri problemi, evitare il
senso di vittimismo che invade ognuno di noi, tralasciare la polemica, aiuta ad essere
maggiormente aperti verso gli altri, sinceramente. Ascoltare e comprendere senza egoismo, senza
competizione, senza pregiudizi è possibile se dentro di noi viene compreso quanto è importante il
“lavoro” di accettazione.
Credo che una serata come questa, così intensa, alcuni anni fa non l'avrei fatta, o forse non
l'avrei vissuta con la medesima emozione, forse sarei uscita e non ci avrei pensato...Oggi dopo
anni di cammino mi è rimasto tutto della serata con i ragazzi, con Gianni, con Giuliana e con
Luisa. Mi è rimasto tutto dentro passo dopo passo, parola, emozione. Solo il vero Ascolto ti fa
tenere dentro le cose, le persone, le situazioni importanti, ti fa aiutare ed essere aiutato. Ti fa
crescere. Solo il vero Ascolto ti fa abbattere il muro della diffidenza e della diversità.
Parla coi sordi
NADiRinforma incontra Gianni Sacchetti che cerca di farci capire come sia possibile
comunicare mettendo “un ponte” tra il mondo dei sordi e quello degli udenti. L'iniziativa
prosegue il cammino già avviato qualche tempo fa, all'avvio del lavoro di empowerment clinico
cui Gianni si è sottoposto: LIS: la lingua dei segni
“In ogni angolo l'aria vibrava di conversazioni silenziose, di voci visive, con la coscienza di uno
scambio prezioso ... in ogni angolo avvertivo il senso di una comunità affatto particolare, robusta
e vitale” (Oliver Sacks, Roma 1990) >>> http://www.mediconadir.it/?q=node/51
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"Essere Comunità nella Madre Terra"
di Yvan Rettore - 9 ottobre '10
Mercoledì scorso a Parma, ho rivisto con grande gioia Padre
Zanotelli, sia perché lo considero davvero come “uno di
famiglia”, sia perché è il simbolo vivente di quel mondo
migliore che tanti predicano, ma che pochi, troppo pochi si
impegnano veramente a costruire.
Nel suo discorso, ha ribadito un fatto ormai accertato da tempo
ed è che le decisioni che contano - quelle che incidono nella
nostra vita quotidiana e nel futuro di ciascuno di noi – non
vengono più prese dai nostra rappresentanti politici, ma bensì nei salotti bene della finanza
italiana ed internazionale.
Partendo da questa constatazione, è quindi necessario porsi alcune domande e capire dalle loro
risposte come cambiare questa involuzione della nostra società.
Il primo quesito è: “Siamo contenti del nostro modo di vivere?” Il tempo dedicato al lavoro, alle
trasferte che esso spesso necessita divora l’integrità delle nostre giornate e una volta tornati a
casa, dopo un pasto frugale, ci stendiamo svuotati davanti alla TV o isolandoci davanti ad un
computer fino al momento di andare a letto. Il weekend lo passiamo metà a letto e l’altra metà a
fare lavori di casa rimasti in sospeso o a fare shopping, oppure incontrandoci – se capita – con
amici nella classica cena fuori casa il sabato sera. Non consumiamo solo beni e servizi, ma
consumiamo anche 90% del nostro tempo, della nostra vita riducendo all’osso i nostro hobbies, i
nostri interessi, ma cosa più grave comunichiamo sempre meno in famiglia e ancor meno coi
vicini. Siamo diventati “animali consumatori”, rinchiusi in un individualismo sfrenato che ha
fatto sì che mai come in questa epoca la solitudine impera sovrana nelle nostre ricche città!
Il secondo quesito – duplice - è: “Siamo contenti dell’ambiente che ci circonda e di ciò che
attualmente ci offre?” Il cemento e l’asfalto invadono sempre di più i nostri territori, le nostre
città sono invase di auto e veicoli di vario tipo, i morti per incidenti stradali sono all’ordine del
giorno. Tutte verità assodate, ma alle quali bisogna legarne altre più nascoste quali la qualità
ormai dubbia del nostro cibo - Ogm, componenti chimici, coloranti, ecc…-, l’industrializzazione
dell’agricoltura, l’inquinamento atmosferico crescente dovuto non solo ai veicoli ma anche alle
industrie e all’uso di combustibili per riscaldamento. Per non parlare poi degli inceneritori e
della logica affaristica che sta dietro allo smaltimento dei rifiuti.
Il terzo quesito è: “Se abbiamo risposto negativamente alle due domande precedenti cosa
possiamo fare?”.
Non intendo certo essere io a dare una risposta, sia perché sono un signor “Nessuno”, sia perché
non ho certo questa presunzione.
Tuttavia, penso che si possa partire almeno da alcune considerazioni:
- che lo si voglia o meno questo tipo di società è comunque destinato a
morire e questo semplicemente perché si tratta di un modo sbagliato di
vivere insieme, sia su un piano umano che naturale. La “Madre terra”
da cui tutti proveniamo non è una “proprietà esclusiva” del genere
umano e non possiamo disporne come vogliamo ed in modo illimitato e
spregiudicato. E’ quindi necessario superare la dimensione
individualista del mondo ed accettare di entrare nell’ottica che ognuno di noi fa parte di una
comunità umana in cui la condivisione potrà portare solo benefici, non soltanto a tutti noi, ma
anche all’insieme dell’ecosistema
- è fondamentale ritrovare la nostra dimensione di esseri umani, tornare a comunicare col
nostro ambiente, ritrovare le nostre radici naturali e vivere non in povertà, ma con maggiore
sobrietà, riconoscendo come unica fonte di ricchezza la condivisione coi nostri simili non di ciò
che abbiamo ma di ciò che siamo
la democrazia diretta e partecipativa sono principi molto belli da perseguire, ma assolutamente
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irrealizzabili se non torniamo ad essere comunità di uomini e donne responsabili e solidali. Un
primo passo in questa direzione è riportare le logiche di mercato in una dimensione più locale ed
accessibile ai più, evitando così sperperi, monopoli e migliorando notevolmente la qualità
dell’ambiente e di tutto ciò che ci può offrire. Ma non solo! E’ necessario anche che le imprese
possano diventare protagoniste concrete del progresso di un territorio, collaborando direttamente
con gli enti locali alla realizzazione di entità imprenditoriali di carattere artigianale che sono da
sempre il fulcro di qualsiasi attività di sviluppo
- mai come in questo periodo, la donna è considerata come oggetto di consumo, materiale
pubblicitario da dare in “pasto” agli utenti, violentata costantemente nella sua dignità di
persona. Di conseguenza, la rappresentanza femminile a tutti i livelli è spesso di facciata e usata
per finalità di vario interesse, sia sul piano economico che politico. La donna è e deve essere ben
altro che tutto questo. E’ un essere umano. E’ l’essere umano per eccellenza, quello da cui nasce
la vita e da cui continua la vita ed è proprio per questo suo attaccamento intrinseco alla vita, che
il futuro deve essere donna, che le leve decisionali devono essere affidate alle donne.
Personalmente, sono convinto che una simile conquista permetterebbe finalmente al genere
umano di superare la logica della violenza e delle guerre, garantendo forme di dialogo e di
condivisione finora in gran parte inesplorate.
Tutto questo per dire e concludo, che ritrovando il nostro “Essere comunità” potremo davvero
superare questa fase e costruire un immaginario di società nuovo, condiviso e vivibile sia per gli
uomini che per tutte le componenti a cui esso è indissolubilmente legato.
Cominciamo? Io sono pronto.
Voi che mi leggete lo siete?

2 agosto 2010: sono passati 30 anni


di Andrea Quercioli
E se quest'anno prendessi la bandiera ? -
penso guardando l' arrotolato tessuto verde
con il logo FNA e la scritta Federazione
Nazionale Assicuratori che riposa in un
armadio dell'ufficio.
Mi balocco un po' con l'idea , in fondo
quest'anno nel trentennale della Strage della
Stazione di Bologna, la mia organizzazione ha
aderito ufficialmente, ma... c'è un ma lungo
trentanni.
Non sempre sono andato alla celebrazione,
perché per me è una cosa personale prima che
politica. Nella mia memoria soggettiva, il 2
agosto 1980 rappresentò qualcosa di simile alla fine della innocenza. Come potevi sperare di
rendere il mondo un po' meno ingiusto quando in giro c'erano degli esseri inumani che facevano
cose simili ?
Una questione personale quindi, tanto che, tutte le volte che ci sono andato, da solo o in
compagnia, ho atteso il minuto di silenzio e poi me ne sono andato, deciso da tempo, che i
discorsi del politico di turno non valevano nemmeno un mio fischio.
Anche dopo trent'anni, la motivazione principale e personale per esserci è sopratutto il pensiero
che qualcuno mi ha fatto paura. Non a caso iniziai a essere in Piazza Medaglie d' Oro il 2
agosto, dal 1993 pochi giorni dopo che erano scoppiate le bombe mafiose a Milano e a Roma
precedute da quelle di Firenze. Qualcuno o qualcosa cercava di farmi paura, e ci riusciva
talmente bene da spingermi ad usare i pochi strumenti che potevo avere per affrontarla perché
era una paura talmente fottuta da non sopportarla.
Il terrorismo stragista (da Piazza Fontana in poi passando per piazza della Loggia, Italicus,)
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ha sempre colpito nell'ombra dando un messaggio molto chiaro: a chiunque può capitare.
Non esistono colpevoli od innocenti ma solo vittime.
Trent'anni dopo, Giuseppe è di fianco a me e mi racconta della casualità che non ha voluto che i
suoi cari o addirittura lui, fossero tra quegli 85 morti e gli oltre 200 feriti. Casualità che invece
ha colpito la pensionata calabrese, lo studente giapponese, l'operaio o l'impiegato andati a
prendere qualcuno o in transito o chissà...
Quest'anno c'è una aspetto della manifestazione che mi colpisce molto. Sono dei signori che
sfilano silenziosi con un cartello al collo che porta scritto un nome ed una età. Sono i nomi delle
85 vittime di una casualità bastarda ed un progetto feroce ed inumano.
Anni fa, a Buenos Aires, ci fu un allestimento sui desaparecidos, quelle persone che furono prese
dal 1976 al 1982 dai militari argentini e fatti sparire nel nulla. Era una mostra composta da foto
con i volti degli scomparsi. Avete presente quelle foto tessera che abbiamo sulla carta d'identità e
in cui cerchiamo di sorridere o di avere un espressione vagamente intelligente ? Proprio quelle a
cui però, ogni tanto, veniva alternato uno specchio ad altezza volto, e il visitatore vedeva il
proprio viso insieme a quello di circa 30.000 persone (non oggetti, persone) arrestate, torturate e
uccise, buttate in buona parte nell'Oceano da un elicottero o un aereo.
A chiunque poteva capitare in quel periodo in Argentina. Bastava rivendicare un diritto (come i
ragazzi adolescenti che cercavano di organizzare un gruppo di studenti per avere tesserini degli
autobus come è documentato nel film “La notte delle matite spezzate” di Hector Olivera.) o
essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, magari solo a prendere un caffè da un vicino
sospettato di sovversione .
Questa è la strategia del terrore sia che siano bombe in mezzo alla gente sia che siano arresti e
dolore e sparizione sistematica.
Tanto funzionò la strategia dei militari argentini che i desaparecidos morirono più volte.
Una fisicamente, due senza dare il conforto di un corpo sui cui piangere, tre condannando
all'isolamento la famiglia circondata da un muro di paura e di diffidenza da parte degli “altri”
coloro non colpiti dalla casualità del terrore e che pensavano che se li avevano presi qualcosa
dovevano aver pure fatto.
La forza morale che può avere una madre che gira in tondo a Plaza de Mayo ogni martedì che
dio manda in terra, con il capo coperto da un fazzoletto bianco , una foto del figlio scomparso
nella mano, sotto le manganellate e gli insulti della “policia”, per chiedere giustizia; l' amore
delle nonne alla ricerca organizzata dei nipoti partoriti in carcere e dati in adozione spesso agli
aguzzini dei figli (si stima che circa 500 bambini abbiano avuto questa sorte), hanno fatto
sperare che al terrore, all'orrore , ci sia una cura, una resistenza.
Tutto ciò in Argentina non sarebbe mai stato possibile se non ci fossero state grosse complicità a
livello internazionale tanto che fino alla guerra delle Malvinas o Falkand che dir si voglia, il
dramma argentino rimase ben chiuso nei suoi confini, con qualche squarcio dovuto ai tantissimi
esiliati e al gesto coraggioso degli olandesi che ai Mondiali del 1978 , semifinalisti contro i
padroni di casa argentini, si rifiutarono di stringere le mani insanguinate alle autorità militari.
In quel Mondiale, la Nazionale Italiana di Bearzot perse per 2 a 1 la finale per il 3° posto con il
Brasile ma meglio andrà ai tanti imprenditori italiani che fecero affari con la Giunta militare,
come il Gruppo Rizzoli che in quegli anni ebbe la concessione dell'intero mercato editoriale
argentino.
Forse qualcuno che sta leggendo ricorderà il volto barbuto e un po' spaesato di Angelo Rizzoli,
finito in bancarotta e travolto dalla sua appartenenza alla Loggia massonica P2 così come il suo
AD dell'epoca, Tassan Din e tanti suoi giornalisti.
Quella loggia segreta che annoverava tra i suoi componenti anche l' ammiraglio Massera,
membro della triade militare che governava l'argentina dell'epoca. Quel Massera che dopo il
golpe militare si scriveva con Licio Gelli esprimendo “ la mia sincera allegria per come tutto si
fosse sviluppato secondo i piani prestabiliti e auguro un governo forte e fermo sulle sue posizioni
e nei suoi propositi che sappia soffocare l'insurrezione dei dilaganti movimenti di ispirazione
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marxista"
Proprio quel Licio Gelli lì che nel 1974 procurò l'aereo che riportò Peron in Argentina (con un
certo Stefano dalla Chiaie, inquisito per la strage della bomba di Piazza Fontana come body
guard), quel Licio Gelli condannato a 10 anni per calunnia aggravata dalla finalità di
terrorismo per aver tentato di depistare le indagini sulla strage alla Stazione di Bologna
Quel Licio Gelli e la sua loggia massonica P2 che aveva tra i suoi iscritti anche il capogruppo
del partito attualmente al Governo (tessera 2232 sottoscritta il 12/12/1980, esattamente 11 anni
dopo la Strage di Piazza Fontana) nonché l' attuale Presidente del Governo in questione allora
imprenditore rampante (tessera 1816 sottoscritta il 26/1/78).
Quel Governo che, 30 anni dopo la più grande carneficina di civile dovuta ad un ordigno
esplosivo in tempi di pace, decide di non mandare alcun suo rappresentante alla celebrazione.
Tanto sarebbero stati fischiati dice qualche suo lacchè.
Come sono stati fischiati , aggiungo io, tutti i rappresentanti di tutti i governi che si sono
presentati in quella Piazza indelebilmente sporca di sangue innocente a dire le loro parole
incongrue a vittime e loro familiari che attendevano ancora, dopo anni, i risarcimenti dovuti o
“promettere” da trent'anni , l' imminente abolizione del Segreto di Stato facendo finalmente
completa giustizia completa sul 2 Agosto , su Ustica (81 morti) e tanto altro.
Hanno fatto bene a non presentarsi quest'anno, perché il 2 Agosto è una storia nostra.
Della Società Civile.

Tra passato e presente ... 30 anni dopo


NADiRinforma partecipa alla commemorazione solidarietà con le
vittime e i loro famigliari coinvolti nella terribile strage alla stazione di
Bologna del 2 agosto 1980.
30 anni fa la città venne ferita a morte da un attentato tanto vile quanto
straziante: 85 morti, 200 feriti ed un numero imprecisato di persone a
loro care pagarono un prezzo troppo alto a rappresentazione di un
sistema sociale incapace.
Traffici loschi, intrecci politici, ragioni senza ragione.
L'irragionevole inganno del potere, qualunque sia il suo obiettivo, si trasforma in violenza e,
come tale, altro non sa che annientare anche le possibili "ragioni",
A 30 anni di distanza la gente si domanda ancora chi abbia orchestrato, perché lo abbia fatto
A 30 anni di distanza il sapore acre della menzogna spegne la speranza
A 30 anni di distanza persino le Istituzioni nella loro forma più rappresentativa si negano
nascondendosi dietro una ipotetica "piazza strumentalizzata", una piazza "fischiante"
A 30 anni di distanza pare che le domande di chi altro non può che fischiare dissenso, paura,
impotenza, continuino a non essere ascoltate da chi invece sarebbe deputato a farlo.
Nel frattempo la nostra città non riesce a non piangere quando sente il fischio del treno delle
10:25 del 2 agosto di ... quell'agosto e di tutti gli altri a seguire.>>>> http://www.mediconadir.it/?
q=node/50
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Accendiamo il cervello

di Aldo Gagliano [30 set 2010] - tratto da: Cronache Laiche

Da un paio di mesi è attiva un’iniziativa molto interessante nel web


denominata “(cattiva) Scienza in TV”. Si tratta di un folto gruppo di
blogger, giovani di ogni età, scienziati, giornalisti ed opinionisti che si
sono dati un obiettivo specifico: smascherare chi in tv o su giornali,
riviste e siti internet cerca di utilizzare la credulità popolare. E’ forse sotto gli occhi (anzi
orecchie) di tutti il preoccupante degrado scientifico che si è raggiunto in alcuni programmi
televisivi: fine del mondo nel 2012, civiltà antiche formate dagli extraterrestri, alieni che
rapiscono umani per controllarne il cervello; insomma, si vede di tutto e di più. Per non parlare
di maghi e maghette che “si sacrificano” per il bene del prossimo, salvo che bisogna firmare loro
qualche cospicuo assegno a fronte del servizio reso. Si sa bene che in una società diciamo così
“evoluta”, è abbastanza comune una cattiva informazione mirata a scopi non sempre del tutto
legittimi; il punto è che in questi ultimi anni pare ci sia stata una grande evoluzione del
fenomeno, vuoi per la grande diffusione dei media, vuoi per la sete di notizie ed informazioni alla
quale ciascuno di noi non può più sottrarsi.
Finché la notizia scorretta rimaneva relegata ad una veloce lettura di una piccola minoranza di
persone, pur non essendo giustificabile, poteva far parte di quella “accettazione” silenziosa di un
male comune. Ma si è oggi arrivati ad un vero e proprio sproloquio quasi giornaliero, con effetti
anche non del tutto innocui, soprattutto nei giovani e giovanissimi fruitori della televisione.
La “bufala” può essere di nessun pericolo, in certi casi anche divertente, ma può diventare un
problema a secondo la personalità, cultura e sensibilità della persona che la recepisce. Ad
esempio, la stupidaggine della fine del mondo nel 2012 può far sorridere la maggioranza di noi,
può anche ispirare pubblicità divertenti come quella della Fiat che invitata all’acquisto di una
nuova autovettura pagandola dal 2012, ma può generare in una mente in formazione (per
esempio in un bambino) delle leggere angosce magari non del tutto manifeste che minano la sua
educazione.
Naturalmente per nostra fortuna esistono i “filtri” (genitori, insegnanti, scelta dei canali
televisivi) che possono limitare i danni, ma verrebbe da chiedersi: perché limitare i danni e non
cercare invece di non crearli proprio? L’interesse economico non cammina sulle punte dei piedi,
ma vendere più libri o avere un alto share televisivo può giustificare qualsiasi mezzo per arrivare
al fine? Pare proprio di sì
Il gruppo “(cattiva) Scienza in TV” vuole combattere l’ignoranza scientifica e la credulità in
modo spiritoso e senza salire in cattedra, semplicemente spiegando che i “fenomeni inspiegabili”
nel 99% dei casi sono spiegabili ed i misteri irrisolvibili quasi sempre (ma potremmo dire sempre)
sono bufale o credenze popolari da baraccone. Tra le firme di questo intelligente blog si possono
già notare personaggi di una certa fama, quali Margherita Hack, Tommaso Maccacaro,
Piergiogio Odifreddi, Fabrizio Bignami e moltissimi altri esponenti della scienza, della cultura e
della divulgazione scientifica.
Inoltre il gruppo vuole coinvolgere in prima persona i ragazzi premiandoli con un gioco,
“Accendiamo il cervello”: si tratta di segnalare le bufale e le frasi scientificamente scorrette
all’interno delle trasmissioni tv, fornendo una breve descrizione della spiegazione corretta. Tutto
all’impronta dell’ironia e del divertimento. Le segnalazioni più ironiche e qualitativamente
interessanti saranno premiate. Sono invitati a partecipare anche le scuole e le classi di qualsiasi
Istituto in Italia.
Certamente chiunque potrà continuare a credere a quegli spassosi alieni che perdono tempo,
denaro (avranno in uso il denaro?), fatica e mezzi nel costruire sul nostro pianeta i cerchi di
grano, o che non siamo mai sbarcati sulla Luna o ancora a quei magoni che curano il tumore
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passando le mani sul corpo; chi vuole potrà sempre decidere se andare ad operarsi in clinica
consultando prima l’oroscopo, ma forse è dovere di una società intelligente (e saggia) almeno
avvisare per tempo a cosa si va incontro se si cade nella disinformazione e nella superstizione
mediatica; per l’appunto, “accendiamo il cervello”.
Aldo Gagliano

Leopolodo Benacchio a RadioBue.mpg


Leopoldo Benacchio, ordinario dell'Istituto Nazionale di Astrofisica
all'Osservatorio di Padova, è ospite del programma Buco Nero, programma di
scienza di RadioBue.it.
Parla di "Cattiva Scienza in TV" un gruppo facebook per svelare le bufale scientifiche e
astronomiche trasmesse dalla tv!

l'incubo di Esteban: “l'insetto”


Sara Luccarini

Cadi in profondi terrori scavati, dalla forza di credere in un ignota esistenza.


Il figlio di Adamo ancor puro e, inconsapevole della potenza che poteva avere quel
piccolo insetto su di lui, si appallottolò e, cercando di chetare i pensieri maligni. si
addormentò.
Sognando il giorno seguente, pieno di avventure, il punto interrogativo
interpellato dall’insetto si accese come una lampadina; come quella blu con disegni di farfalle
nere posizionata sul suo comodino. Gliela aveva regalata la zia Josephina, ma a lui faceva paura
e non la accendeva quasi mai. Concentrava la sua mente sul fatto che le farfalle gli sarebbero
state amiche e avrebbero sconfitto l‘insetto.

-Muovetevi – ripeteva sottovoce per non svegliare l'insetto – insomma


svolazzate, accecatelo –
e vibrandosi in aria come colibrì tutte insieme sconfissero il malvagio insetto
riportando la pace in Esteban .
L'insetto di Esteban era scomparso o non era mai esistito se non quale frutto della paura goffa
ed infantile supportata dall'innocenza di una mente fragile, quale era quella del nostro eroe che,
risvegliandosi, percepì solo quella sensazione di gioia che nasce da una vittoria.
Tutto era vero nella mente di Esteban e nemmeno per un momento la remota possibilità che
fosse il frutto di un sogno lo sfiorò, troppo forte era il desiderio di avere superato una paura.

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