Mago Silvan Trattato Di Magia Salani 2001

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Volete diventare prestigiatori?

SILVAN, uomo di spettacolo


Vi piacerebbe stupire amici di lungo corso. studioso
e parenti con giochi di prestigio appassionato di storia della
di facile esecuzione e. al tempo magia, ma soprattutto grande
stesso. di effetto straordinario? illusionista. Le sue mani sono
Potete farlo con l'aiuto di Silvan. assicurate per cinque miliardi,
il più celebre professionista cinquecento milioni a dito.
'

dell'arte magica in Italia. E l'unico prestigiatore non


Il grande prestigiatore americano a essere stato eletto

vi racconterà i suoi esordi per ben due volte Magician o(the


e le esperienze sempre year, l'equivalente dell'Oscar
mondiale, dall'Accademia
più impegnative e spettacolari
delle arti magiche di Hollywood.
che hanno incantato il pubblico
di tutto il mondo.
Alla pratica dei giochi
si aggiungono fondamentali
riferimenti storici sull'evoluzione
dell'arte magica attraverso
i secoli. il tutto grazie a una
trattazione attraente, piacevole
e soprattutto ricca di sorprese.
Ma la grande novità di questo
trattato è che per la prima volta
Silvan parla dell'aspetto
psicologico nel gioco di prestigio,
fondamentale per la sua riuscita,
cioè di quella particolare
atmosfera che permette
di catturare l'attenzione
del pubblico e di tenere in pugno Il nostro indirizzo Internet è:

la situazione. Sviluppare questa www.salani.it

abilità di dominare il reale


ha inoltre vantaggi straordinari
per la realizzazione del successo
personale in ogni campo.

In copertina: illustrazione di Serena Riqlietti,


foto di A.Canestrelli/Reporter Associati.
Silvan

TRATTATO
di
MAGIA

Illustrazioni di
Rossano Liberatore

SALANI
~ EDITORE
ISBN 88-8451-010-4

Copyright© 200 l -Adriano Salani Editore S.r.l.


C.so Italia, 13- Milano- www. salani.ir
Alla memoria di mio padre
GiovanniSavoldelio
che fin dai miei esordi
contznua a sorreggermz
. .

in modo ineguagliabile,
e a quanto di più caro
possiedo oggi:
!rene, Sara eStefano
SOMMARIO

PREMESSA: Introduzione ottimistica a un milione


di giochi . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . Il

l. LA PSICOMAGIA ......................................................l 7

* Le astuzie del prestigiatore


ovvero La potenza persuasiva della parola che modifica
la realrà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ..... . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . 17
* Fatrori psicologici usati dal prestigiatore in una
completa e rassicurante distorsione della realtà . . . . . . . . 24
* Manipolazione della verità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . 25.

2. V ENEZIA: LA MAGIA . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... . . . . .. . . . . . . 31

* Quell'incanro dei miei eso rdi .................................. 31


* Chiaroveggenza con le buste
ovvero Come si legge dentro una busta
senza aprirla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . .. . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . .. . . . . . . 33
* Venezia per sempre: «tochi, tocheti, tocheti
de p1111 . . . n ...
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
3. E ORA "PRESTIGIAMO" IN SALOT TO . . . . . . . . . . . . . . .. .39

* Gli anelli del re . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . 39


* Dagli anelli ai cartoncini: sensibilità dei
polpastrelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
* Il mistero telefonico: la telepatia corre sul filo . . . . . . . . .4 5
* La sigaretta generosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48

4. LA CARTOMAGIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . 51

* I giochi di carte al primo posto .. . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . 51


* Il segreto del vero cartomago . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
* Il miscuglio controllato delle carte . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
* Come impalmare una carta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
* La forzatura e i suoi segreti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58
* Chiaroveggenza: il ruolo della misdirection . . . . . . . . . . . . .. 62
* Kashoggi junior e le carte rosse e nere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. 66

5. CHI VUOLE TAGLIARE LA CORDA? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .71

* Orson Welles e la chiave . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . 73


* Ancora Orson e una cordicella . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76
* Il gioco della corda tagliata e aggiustata . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78
* Gli occhiali magici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86

6. SPEZZO E RICOMPONG0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91

* Le banconote strappate a zig-zag


ovvero La ricomposizione molecolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
* Inchiesta sullo stuzzicadenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97
* Il gioco superlativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . l 00
7. IL "MENTALISMO" SALOTTIER0 ....................... 105

* Dal presidente Reagan al Cardinale Sodano .......... 105


* Juliette Gréco e le vibrazioni telepatiche ............... 107
* Psicometria a tre colori ......................................... 11 O
* Il miracolo della forchetta ..................................... 112
* Le uova parlanti ........... ......................................... 116

8. SALUTIAMOCI CON LE CARTE ........ ....... ........... 121

* Incredibile! . . . . ..................... .................................. 121


* La carta della Venere Nera .................................... 123
* La carta impalata .................................................. 126
* Il gioco che piaceva a Strehler . . ............................. 129

APPENDICE ................................................................ 133

* Magie-pillole di storia ........ ................................... 133


* Al Colosseo con i fantasmi di Messer Benvenuto .. 135
* Dal serraglio di Tommaso Garzoni alla strega
buona di Reginald Scot ........................................ 137
* Anche le carte hanno una storia ............................ 139

UN MAGICO SALUTO ..... ......................................... 143

NOTA BIBLIOGRAFICA . . . ............................. ........ . . . . 147


* Per saperne di più: tutti i capolavori della storia
della magia . ................. ......................................... 147
* Tutti i libri di Silvan ............................................. 153
[imma-
gine del-
l'Autore,
accompa-
gnata da
quella del
grande
Robert-
Houdini,
nella locan-
dina di uno
dei suoi
. ' .
ptu recenti
spettacoli:
quello
denomina-
toSoirée
Fantastique
.
tn omaggto
proprio a1
celebre pré- ��
·•.;.

stidigitateur '-
il.
francese \ '
che, una
sera del
lontano e
romanttco
1850, pre-
sentò a uno
scelto pub-
blico pari-
.
gtno uno
spettacolo
di magia
teatrale
dallo stesso
titolo, evo-
catore di
una serata
davvero
fantastica.
Premessa

Introduzione ottimistica a un milione di giochi

Che cosa può spingere un lettore a scorrere le pagine di un


libro dedicato, come questo, all'arre della prestidigitazio­
ne? Prima di tutto, penso, una propria più che giustificata
curiosità: scoprire alcuni dei segreti che permettono a noi
professionisti di stupire il pubblico. Ma è anche possibile
che il lettore miri a diventare lui stesso prestigiatore, per
una certa ambizione personale e per brillare agli occhi di
amici e parenti. E anche questo è un obiettivo da apprez­
zare, perché favorisce la socievolezza e la comunicazione.
A tutto ciò mi fa piacere aggiungere una piacevole e
incoraggiante constatazione: sono esistiti ed esistono molti
prestigiatori dilettanti che dalla magia hanno avuto grandi
soddisfazioni, sia nei rapporti sociali che nella propria af­
fermazione come professionisti dello spettacolo.

11
Esiste, insomma, per chi legge queste pagine, la possi­
bilità di acquisire una sicura abilità nell'eseguire alcuni
giochi di prestigio accessibili al principiante.
Si può dire che un gioco ben eseguito può contribuire
a infondere in un ragazzino quella fiducia in se stesso
necessaria per diventare un adulto non più insicuro; e a
un uomo d'affari la presridigirazione può essere urile per
rompere il ghiaccio durante una rrarrariva non facile.
D'accordo, penserà qualcuno, ma per imparare a ese­
guire giochi davvero interessanti chissà che lunga e diffici­
le preparazione si deve affrontare . . .
Rassicuratevi. Non occorre saper far sparire un elefante
o ragliare a pezzi una ragazza. Vi basterà usare oggerri
reperibili ovunque per giochi che, sul momento, appari­
ranno al vostro pubblico aurentici miracoli.
Ve lo assicuro: resre coronare, grandi filosofi, scienziati,
studiosi hanno praticato la magia della presridigirazione
come passatempo o, come oggi si usa dire, come hobby.
Provare a farlo anche voi e la vira vi sorriderà.
Seguiremi, e vi prometto di farvi diventare non soltan­
to bravi prestigiatori dilettanti ma anche di insrillarvi la
passione e l'interesse necessari a farvi accedere un giorno,
che mi auguro vicino, alla grande famiglia dei prestigiatori
professionisti.
I giochi che descriverò sono srari da me presentati più
volre in runo il mondo: in casa di amici, durante party in
club, circoli e saloni più o meno mondani e frequentati da
personaggi più o meno illustri.
Questi stessi giochi sono srari da me personalizzari col
passare degli anni e non è detto che anche voi non possia­
te aggiungervi qualche cosa di vostro. Non a caso, le dori
che fanno grande un prestigiatore sono proprio la sua
immaginazione, la sua fantasia e la sua personale creati­
vità. Ed è opportuno ricordare che il successo di un gioco

12
dipende, nel novanta per cento dei casi, dalla sua "recipre­
sentazione"; che, per chi non l'avesse afferrato subito, è la
somma di recitazione e presentazione.
L'unica cosa di cui, in proposito, sono certo, e che vi
posso garantire in anticipo, è come ogni gioco che vi sve­
lerò può trasformarsi in un vero e autentico prodigio:
soprattutto se viene presentato nella circostanza e nel
momento più adatti.
Mi sto ripetendo? Può darsi. Ma ho un vero e proprio
"culto per la presentazione", che considero responsabile al
90% del successo di quest'arte. La pratica è altrettanto
importante; è l'unico modo per perfezionarsi in ogni tipo
di disciplina e di attività.
Tenete sempre presenti queste regole basilari. Sono
quelle che vi suggeriscono in quale ottica dovete conside­
rare i vostri giochi.
Fare il gioco in continuità, cioè sempre e dovunque, è
la miglior maniera per apprendere come va eseguito.
Non svelate mai il trucco, perché così facendo perdere­
ste immediatamente l'interesse del pubblico non soltanto
per il gioco in sé ma anche per la vostra persona.
Non ripetete mai un gioco davanti allo stesso pubblico.
Vi coglierebbero in flagrante proprio nel momento critico.
Imparate a memoria la massima secondo la quale
«conoscere un gioco è niente, saperlo fare è già qualcosa,
saperlo presentare è tutto••. È quella che apriva un mio
Manuale di molti, molti anni fa. E vale ancora.
Ma le mie raccomandazioni non finiscono qui . Devo
ricordarvi, ad esempio, anche di stare attenti a non sotto­
valutare un gioco soltanto perché il trucco su cui si basa è
molto semplice. Il solo fatto che il trucco vi appaia tale, se
non addirittura banale (ricordate l' uovo di Colombo?) ,
non deve trarvi in inganno, magari al punto da farvi esclu­
dere il gioco dal vostro repertorio.

13
Infatti, per mia personale esperienza, vi posso assicurare
che più il gioco è semplice nella realizzazione tecnica, più
il trucco risulterà incomprensibile al pubblico. Ciò vi con­
sentirà di non preoccuparvi oltre il necessario della sua
riuscita "meccanica", consentendovi anzi, al contrario, di
concentrarvi e di trasferire le vostre energie sul "come por­
gerlo", di arricchirlo cioè di una garbata presentazione ver­
bale.
Quest'ultima deve basarsi soprattutto su un atteggia­
mento sicuro ed espressivo, che privilegi sempre la teatra­
lità rispetto alla credibilità.
Dopo tanti anni di convivenza con la magia, mi sono
convinto di una cosa. Mentre sono gli attori che fanno il
teatro , i musicisti che fanno la musica, i cantanti che
fanno le canzoni, i danzatori che fanno la danza, gli scher­
midori che fanno la scherma, i calciatori che fanno il cal­
cio e così via . . . i giochi di prestigio chi li fa? Li imparano e
li fanno tutti! Capi di stato, presidenti, ministri, intellet­
tuali, magistrati, farmacisti, medici, droghieri, giornalisti,
dentisti, commercialisti, preti, poliziotti, avvocati, chirur­
ghi, commercialisti, piloti, librai, standisti, parrucchieri,
tassisti, tennisti ... Tutti, sì, perché la magia è come la pa­
stasciutta: piace a tutti!
Scherzi a parte: i giochi che vado a descrivere richiedo­
no pratica e abilità quanto basta, ma soprattutto, da parte
vostra, interesse, entusiasmo e amore per l' ane che vi
accingete ad abbracciare. Perché la magia ha, tra le proprie
colonne portanti, proprio il coinvolgimento personale
totale e una vera e propria arte della finzione. Se ancora
non siete convinti di tutto ciò, provvederà in merito il
resoconto che segue tra qualche pagina, proprio per que­
sto dedicato alla psicomagia.

14
,,,
-·­
,,,

Negli stelloncini che costellano il libro, a cominciare da


questa pagina, troverere le notizie essenziali della sroria
dell'arte magica. I suoi momenti più . . . magici e, perciò,
anche più interessanti.
La magia praricara ai giorni nostri non ha nulla di quel
contenuto sovrannaturale, arcano e iniziarico che ne ha
caratterizzato le origini lontane ma che ha roccato anche
vicende a noi vicine. Eppure il fascino della sua sroria
rimane grande, anzi grandissimo e . . . magico!
Ecco la prima notizia.

La magia culla della scienza e della storia


Oggi la magia è un'arre d'intrattenimento, ma nell'anti­
chità era ben alrro: dalla sua pratica sono nate sroria, reli­
gione e le scienze in genere, dalla medicina alla farmaco­
pea, dalla chimica a tutte le altre discipline scientifiche e
pratiche.

15
.. .

• •
..· ..
.,.
l.
La psicomagia

Le astuzie del prestigiatore


ovvero
La potenza persuasiva della parola
che modifica la realtà

Quanto contano le parole durante la pre­ Nella pagina di


fronte, una mia
sentazione di un gioco? Vi sarà certo capita­
immagine di
to di domandarvelo ed è quanto io ho il quando avevo
dovere di spiegarvi subito. Infatti, è bene diciannove anni,
che abbiate chiaro fin da principio che nel­ scattata al
Teatro Ideai di
l' arte della prestidigirazione le astuzie verba­
Torino mentre
l i percep ite dall'orecchio dello spettatore eseguo il gioco
valgono quanto le illusioni che ne inganna­ delle tre cane
no (e divertono) gli occhi. infilate dalla
spada, che sto
Così come la filologia si occupa dello
per descrivere e
studio delle parole, mi piace chiamare "filo­ commentare in
magia" la summa di tutte le astuzie che, questo stesso
quasi in ogni gioco e nella sua presentazione capitolo.

17
verbale, contribuiscono all'affermazione del
prestigiatore. Come? Quanto? Ve lo dimo­
strerò racco ntan dovi di un gioco con i l
quale ho debuttato, al tempo dei miei esor­
di, sul palcoscenico del Teatro Smeraldo di
Milano e che successivamente ho eseguito
anche al Madison Square di New York e
finalmente in televisione.
E proprio spiegandovi questo gioco vi
farò conoscere quanto tecnicamente viene
definito misdirection.
Con questo termine anglosassone, che
alla lettera significa "indicazione sbagliata",
si intende il modo in cui il p restigiatore
distrae il pubblico quel poco che basta per­
ché gli sfugga il trucco del gioco. In breve,
se il pubblico è ben misdirected (cioè, ingan­
nato) il gioco riesce senza difficoltà.
Torniamo al gioco del mio debutto mila­
nese e poi newyorchese.
Le note a lato chiariscono i punti in cui
realizzo, durante lo spettacolo, quanto amo
definire "l'essenza della mistificazione pre­
stidigitatoria".
Tenetene conto perché questi principi,
con varianti e modifiche proprie, l i appli­
cherete anche nei giochi che vi spiegherò
nel corso di questo trattato. Insomma: l'im­
portante è essere sinceri . .. sapendo di menti­
re!

Signore e signori, buona sera, grazie e benve­


nuti. Mi è stato chiesto di presentarvi, questa
sera, un gioco che da tempo non fa più parte

18
del mio repertorio. Ne sarà protagonista un Dopo la consue­
!a formula di
mazzo di carte "ancora intonso ", in quanto saluw, il mio
non è stato ancora disigillato né usato assolu­ discorso va subi-
tamente in alcun modo. 10 al dunque...
con una vcri!à
fìnizia ma
Infatti, ho preso nel frattempo un mazzo plausibile.
di carte ancora sigillato. E tenendolo tra le Quella del gioco
mani, proseguo il discorso in troduttivo. ..
rccupera!O e
"

del mazzo
che dichiaro
Il professor Ludwig Klochster dell'Uni­ "inwnso" (!er-
versità di Bultrecht nei Paesi Bassi, famosa nel .

mme mconsuew
.

mondo degli studiosi per la propria facoltà di per i più).

statistica, sostiene che l'esperimento che vi pre­ E ciò sohamo


per accrescere
senterò tra qualche istante è di estrema diffi­ l'imeresse del
coltà: riesce infatti una volta sola su sedici pubblico.
milioni e centocinquantottomila esecuzioni. Anche il prof.

Pertanto, se, malauguratamente, questa sera Klochs1er e le


sue conclusioni
non dovesse riuscire, conto sulla vostra indul­ non es1s1ono.
genza...

A questo punto, mi concentro sul mazzo


di carte, lo tolgo dall'i nvolucro di cellopha­ Il mescolamemo
ne, prova che è nuovo di zecca, ne tolgo i del mazzo è un
falso. I n realtà
sigilli e lo es traggo dal suo astuccio. Lo
eseguo dei fì mi
mescolo e infine lo dispiego agli occhi del miscugli lascian­
pubblico. E rivolgo la preghiera di prestare do inaheraw
particolare attenzione a quanto seguirà. l'ordine delle
.:anc all'interno
del mazzo.
Scendo quindi in platea e a quattro di­
versi spettatori faccio scegl iere altrettante
carte, una per ciascuno, che invito a mostra­
re a chi siede loro accanto e intorno.
Chiedo infine che ognuno di loro reinse­
risca nel mazzo la carta prescelra e, col maz-

19
Chiedo di zo interamente ricostituito, torno sul palco­
mostrare le carre
ai vicini perché
scenico. E faccio un riepilogo.
quando, più Dunque, da un mazzo di 52 carte com­
avanti, dovran­ pletamente diverse una dall'altra e accurata­
no citarne il mente mescolato sono state scelte quattro
valore, porreb­
carte, da altrettante persone diverse che in­
bero non ricor­
darselo e io... contro per la prima volta e che quindi non
farei fiasco! posso assolutamente conoscere.
Le carte da loro scelte sono state casual­
mente disperse all'interno del mazzo e nes­
suno al mondo (sottolineo, nessuno al mon­
do) può conoscere la posizione che hanno
assunto nel mazzo stesso. E mentre dico
questo eseguo alcuni altri ben visibili rime­
scolamenti.
Divido quindi il mazzo in due parti più
o meno uguali e, unendo in verticale le due
estremità dei lati corti faccio sì che le due
parti si intersechino.
E subito dopo le apro tutte insieme, for­
mando un ventaglio di grandi dimensioni.
A questo punto, inizia un lontano e sug­
gestivo rullo di timpani, .s:he accompagna il
gesto di una splendida assistente, la quale
mi porge solennemente una grande spada.
Qui il prestigia­ Sulla lama acuminata splende la luce del
tore mette m

uso "il linguag­


riflettore, che ora si restringe e si concentra
gio del silenzio". sulla mia persona . . .
Impugno solen nemente l'arma con la
mano che ho libera (l'altra è occupata dalle
carte disposte a ventaglio) . Il rullo cresce di
intensità, si fa sempre più vicino e intenso,
passa da forte a fortissimo . . . e con esso cre­
sce nel pubblico la tensione emotiva.

20
La quale giungerà al culmine quando il È quanto serve
ad atrirare l' at­
fragore dei timpani rullanti verrà sovrastato
tenzione del
da tre col p i di "piatti", che accompagneran­ pubblico sulla
no e ritmeran no l ' i nfìlzarsi di altrettan te propria abilità e
carre sulla lama da me levata verso l'alto. a predisporre il
pubblico stesso
Perché verso l'alto? Perché lassù, nel frat­
ad accetrare psi­
tempo, ho lanciato, con tutta l'energia pos­ cologicamente
sibile, il mazzo intero, rrasformandolo da quanto sta per

ventaglio in nuvola volante e quindi in un accadere.

ricadente e cartaceo getto di fontana . . .


Ed ecco che io scivolo e urto i l palco con
un ginocchio, che subito mi palpo con una
mano, mentre una smorfia di dolore appare Il dolore è fini­
sul mio viso. Inizia un applauso di incorag­ zio e fa parte di
giamento, che io fermo con un gesto, come un copione ben
preCISO.
per far capire al pubblico che, prima di con­
siderare l'esperimento riuscito, c'è ancora
qualcosa da considerare. Segue infatti un
avvertimento, che pronuncio dopo essermi
rialzato:

Signori. ho infilzato tre carte, ma ignoro se


sono quelle che voi avete scelto. .. Vogliono le tre
persone che le hanno scelte cortesemente levarsi lo so benissimo
in piedi e dirmi se le riconoscono man mano che sono uguali
a quelle scelte!
che io le tolgo dalla lama e ne annuncio il
valore?

Ed ecco la mia destra fare in modo che la


carta più vicina all'elsa della spada mostri i
propri semi e il relativo valore. Mentre la
prima persona che aveva partecipato alla
scelta si alza, io strappo la carta dalla lama e,
al tempo stesso, prego coloro che comincia-

21
Freno voluta­ no ad applaudire di rinviare il battimani a
mente l' applau­
gioco concluso.
so perché alla
fine sia...
Afferro la seconda carta, ne dichiaro il
decuplicato! valore e la libero dalla lama . . . faccio lo stesso
Infatti, l'applau­ con la terza e . . . mi inchino ringraziando il
so da me prima
pubblico dell'applauso che ora non si ferma
soffocato ora .
'

esplode! p!U.
Ma, a un tratto, mi mostro sorpreso, co­
me se fosse accaduto qualcosa di inaspetta­
to . . . Riparando mi gli occhi con una mano,
come fossi abbacinato dalle luci dei riflettori
e fingendo di aver udito una voce levarsi dal
pubblico, domando, rivolro verso la parte
della platea dove poco prima ero sceso per
far scegliere le carte, e come se parlassi a una
persona precisa:

L'indispensabile
coinvolgimento
((Scusi, signora, come dice?. . . e subito
••

del pubblico si fa proseguo, esclamando: ((Ah, sì, è vero. . . le


teatralmente
.
carte prescelte erano quattro... »
appassiOnante.

Ora il pubbl ico ammutolisce perplesso e


io devo dire, a voce alta, nel silenzio genera­
Qui si dimostra le, e simulando un certo imbarazzo:
quale potere di
.
persuasaone
abbia il camuffa­
((Ha ragione, signora. . . ha ragione... Ma. ..
mento della vede... ero talmente sicuro che lei avrebbe scel­
verità. to nel mazzo una certa carta e una soltanto...
che, prima dello spettacolo, ne ho inserita una
uguale dentro una busta, sulla quale ho scrit­
to: Premonizione. .. Non è possibile, lei dice?
Osservi attentamente!»

E così dicendo, prelevo dal tavolino una


busta già preparata con quella serina e ne

22
estraggo una carta di formato gigante. Ne
mostro il seme, esclamando ad alta voce:
'

«Et voilà! E il cinque di piccheeee! Quello


della signora!>>

Incoraggiato dall'applauso che sale dal


pubblico (che batte le mani soltanto perché
suggestionato e convinto della mia afferma­
zione) accenno un inchino di ringraziamen­
to, ma lo interrompo a metà e torno a fissa­
re la platea, avvolta per me nel buio; e, fin­
gendo ancora di aver udito una voce femmi­ Si apre ora una
nile protestare, dico: parenres1 p1ran­
«No, scusi, signora, non può essere... Come delliana, con

dice? Questa non è la carta che ha scelto?.. .»


questo discorso
.

mvenrato e
rivolto nella
Ora il pubblico è ammutolito e si avverte direzione della
u n'atmosfera di suspense. . . Mi rivolgo alla signora che ha

platea, mostrando anch'io perplessità. . . per scelto la prima


carta e che, per
riprendermi subito e rivolgermi ancora, educazione o
aprendo le braccia, all'ipotetica signora (che timidezza, non
ora, anche se i n modo i ncerto , fingo di si sognerebbe

intravedere) dicendole, con fermezza: mai di farmi


osservazioni o di
conrraddirmi.
<<Come? Non era il cinque di picche? Va Infani sta sedu­
bene. . . Allora, facciamo così: lei si concentri, ta senza fiatare.

fissi intensamente la carta che le mostro e pensi


Anche "telecine­
fortemente alla sua. Sarà spettatrice di un si" e "fenomeno
fenomeno telecinetico. Prego, signora. .. pensi telecinetico"
alla sua carta. .
. » sono espress1on1
che servono a
ottenere mag-
E mentre la signora, che ora è stata da . .

gwre anenzwne,
me davvero individuata, pensa alla carta, io come è accaduto
invito il resto del p ubblico, più che mai "'
per 1nronso .
li

23
Se il prestigiato­ attento, a seguire un fatto dawero prodigio­
re è convinto di
so: i cinque semi della mia carta si sdoppia­
quello che dice,
convincerà
no e, scivolando sulla superficie della carta
anche il pubbli­ si posizionano come dovuto venendo a for­
co. L' anenzione mare . . . un dieci di picche! Ed ecco che l' ap­
dello spenawre è
plauso del pubblico si scatena, entusiasta e
sempre llunuan­
te, non è mai anche . . . liberato rio! Io mi inchino abbassan­
costante. Per do leggermente il capo e portando la mano
mamencrla viva al cuore . . .
è necessario che
il prestigiatore si ,,,
-·­
,,,
aiuti non solo
con la gestualità
delle mani e con Il lettore che sta autocandidandosi alla pra­
il linguaggio del
tica della prestidigitazione, se desidera real­
propno corpo.
ma anche abbas­ mente capirne l'anima, ha seguito di cerro
sando la voce c attentamente la descrizione di questo gioco
modulandone il e le note che l'hanno accompagnata.
suono. Le parole
M i p e rme tto d i aggi u ngere che sarà
verranno pro­
nunCiate con meglio per lui tornare a riflettere ancora un
dizione chiara c po' su come il gioco si è svolto, attraverso le
. . .

sicura. alzando e osservaziOni seguenti.


abbassando il
wno e, all'occor­
renza, con pause Fattori psicologici
durame le quali usati dal prestigiatore
sol!an ro lo in una completa e rassicurante
sguardo deve
distorsione della realtà
..parlare.. .

Se il prof. Klochner e l'Università di Bul­


rrecht non esistono, perché vengono citati?
Come avviene per certi personaggi delle
fiabe, cali denominazioni servono soltanto a
dare al discorso quel fascino misterioso e,
nel caso specifico, quell'alone di scientificità
che promana dalla citazione di un genio

24
universitario della statistica. Parlate e guardate
negli occhi la per­
Se il prestigiatore affermasse dogmatica­
sona che avete di
mente certe verità, ci sarebbe sempre l' om­ fronte, ma abbas-
. .
bra del dubbio . . . ma se, al contrario, la cita­ sate 1 vostn quan-
zione è attribuita a un genio della statistica do, mostrando il
mazzo di carte
acquista più valore . . .
dispiegato, le dire-
.
re con Sicurezza:
Manipolazione della verità «Prego, prenda
una carta!» (e non
«scelga una
Parlando di un mazzo prima "ìntonso" e poi
carta»). La perso­
"d isigil lat" faccio ricors o a e s p res s i o n i na guarderà nel
appartenenti ad altri contesti linguistici. Il punto dove voi

pubblico le accetta passivamente, convi n­ guardate, ossia...


fisserà la carta che
cendosi che il mazzo non racchiude in sé
intendete forzare!
alcun trucco. In particolare, "intonso" è un Se riuscite ad ani­
aggettivo che si utilizzava un tempo per i rare l'attenzione

libri che venivano venduti con le pagine del pubblico gra­


zie al vostro cari­
ancora unite ai margini e in alto, secondo la
sma, tutto diventa
piegatura tipografica del foglio di stampa. facile: la persona
Era la prova che si trattava di un libro pro­ prenderà la vostra

prio nuovo, ossia non ancora letto né sfo­ carta convinta di


sceglierla fra le
gliato. Proprio come il mazzo di carte da me
cinquantadue!
presentato che, per il pubblico, non è stato La tensione pro­
ancora "disigillato" in alcun modo. vocata dal rullo

In realtà non è stato fatto da me acqui­ rafforza l'impor­


tanza del momen­
stare apposta, in vista dell'esecuzione del
to, evidenziata
gioco; ma era ed è di mia proprietà nonché dalla vostra posi-
specificamente da me preparato in anticipo, zwne statuana e
. .

scartando l'involucro cellofanato che lo rac­ di profilo, con la


spada in una
chiude e sigillandolo nuovamente. Le quat­ mano e il venta­
tro carte che i quattro spettatori devono glio di carte nel­
"scegliere" in apertura, in realtà sono quelle l' altra.

che in linguaggio prestidigitatorio si dicono


"da forzare". Sono cioè disposte ad arte

25
sopra il mazzo, in modo che esse vengano
"scelte", sì, ma . . . per forza, come spiego det­
tagliatamente in un'altra parte del trattato,
riguardante proprio l'importante tema della
rorzatura"l.
uc

Inoltre, per rendere le carte "scivolose"


quanto basta onde favorire la loro disposi­
zione perfetta a ventaglio, le ho cosparse di
stearato di zinco, un prodotto usato per la
cura delle dermatiti e che quindi si trova in
qualsiasi farmacia. Ma il pubblico non Io sa.
Il mazzo ben mescolato e la carta scelta a
caso sono altre espressioni non vere, che il
pubblico accetta senza batter ciglio perché
non ha tempo di riflettere se è proprio vero
quanto il prestigiatore dice ed esegue.
Sia chiaro: esistono forme di miscuglio
simulato che, eseguite con naturalezza,
Durante questo ingannano chiunque. E anche la scelta delle
movimento s1
. .

carte è "forzata" sì, ma con una naturalezza


distrae la perso­
na rivolgendole che, come avrò occasione di dimos trare
la parola e guar­ ancora, è basilare nella tecnica prestidigita­
dandola sempre toria relativa ai giochi con le carte. E natu­
negli occhi.
ralezza deve esserci quando si dice allo spet­
tatore di "prendere" una carta dal mazzo, e
non di "sceglie da".
La mancata conoscenza, da parte mia,
delle carte scelte e il mio riepilogo di quanto è
accaduto nel momento della loro scelta sono
altrettanti falsi nella conduzione del gioco.
Infatti, le carte scelte dagli spettatori sono da
me conosciute benissimo, sia perché ne
associo il valore e i simboli grafici a numeri
telefonici che conosco a memoria sia i n

26
virtù della ben nora fo rmula mnemon ica
come quando fuori piove, la quale gioca sulle
iniziali dei nomi dei semi e li mette automa­
ticamente in sequenza così : cuori, quadri,
fiori e picche.
Quanto al riepilogo, l'autorità e la consa­
pevolezza dimostrare dal prestigiatore nel
condurlo, ne rafforzano il parere di persua­
sione. Ed egli corregge il ricordo di quanto è
avvenuto all'inizio del gioco inducendo lo
sperrarore a ricordare tale inizio in modo
diverso da come in realtà si è svolto!
Il mescolamento e llnfilzamento delle carte
nella lama sono anch'essi falsi. Le carre che
la spada infilza hanno valori identici a quelli
delle carte scelre dagli spertarori, ma non
sono le sresse. Altrettanto falso è il miscu­
glio che precede l'infìlzamento, per quanto
appaia perfetto. Infatti le carre rimangono
esattamente nella posizione iniziale.
Allorché sono state reinserite nel mazzo,
io le riporto nella loro posizione primitiva,
cioè sopra il mazzo stesso. E, nel momento
in cui lascio la plarea per far ritorno sul
palco , le faccio sparire prima nel palmo
della mano (ossia, per dirla tecnicamente, le
impalmo); quindi le faccio furtivamente sci­
volare all'interno di una piccola tasca che si
apre sulla destra dei miei calzoni. Facendo
così sono sicuro di non dare ad alcuno la
possibilità di cercarle, a gioco fin ito, tra
quelle piovute sul palco durante l'infilza­
mento. Una variante possibile è quella che
ho eseguito a New York, dove ho presentato

27
Il dolore del pre­ questo stesso gioco con tre carte firmate dai
stigiatore è una
misdirection psi­
tre spettatori (ma questa è un'altra storia) .
cologica. Serve
Il dolore al ginocchio è una delle mie pic­
per distrarre lo cole astuzie, che magari appaiono esagerate.
spettatore dal
.
Il prestigiatore che fi nge uno strappo mu­
trucco con cu1
scolare, anche se leggero, accentua la dram­
sono state infil­
zate le tre carte. maticità e la difficoltà della situazione. Il
pubblico partecipa maggiormente allo svol­
gersi del prodigio delle carte che volano e
Quello che il della lama che le infilza. Così aumenta nel
pubblico vede e pubblico la carica di simpatia nei confronti
ascolta è deter­
del prestigiatore.
minato da
quanto il presti­ Ricordate: più i l prestigiatore trasmette
giatore vuole calore e dimostra capacità sulla scena, più
che veda e immediate e intense saranno la partecipa­
ascolti, ricor­
zione e la simpatia del pubbl ico nei suoi
rendo anche in
questo caso a riguardi. E l'applauso finale non sarà soltan­
piccoli e fuor­ to di ammirazione ma anche di affettuoso
vianti sotterfugi rispetto. Pertanto, meditate: è la finalità che
psicologici.
conta, non il metodo.
La quarta carta non infilzata è anch'essa
Si è sempre da annoverare tra le mie piccole astuzie.
detto che un L'errore riconosciuto e addirittura ostentato
presng1atore
e ingigantito dal p restigiatore con la sua
deve essere
attore, ma recitazione e le sue finte domande improvvi­
anche possedere sate mira a un ribal tamento negativo del
quella particola­ giudizio del pubblico sulla sua bravura, giu­
re dote di intui­
dizio che diventa: « È bravo, sì, però qui ha
zione psicologi-
ca che gli con­ sbagliato».
sente di preve­ Ciò spinge lo spettatore a un'altalena
dere le reazioni emotiva («Ha sbagliato . . . mi dispiace . . . »)
del suo pubblico
dalla quale il prestigiatore non trae che van­
in un determi­
nato momento taggi, primo tra i quali quello di apparire
" "
ptu umano .
. ,

del gioco.

28
La premonizione in busta e il cinque di
picche che diventa dieci fanno ancora parte
delle piccole astuzie di cui sopra.
Allorché l'apertura della busta della "pre­
monizione" porta all'esibizione dell"'errato"
cinque di picche, nel pubblico può scatenar­
si addirittura una certa ilarità, interpretabile
come un sadico: ((Ha sbagliato due volte!» . . .
Che però non h a tempo d i essere goduto (o
sofferto?) perché il p restigiatore tramuta
(per "telecinesi " ! ) il cinque in dieci con
grande maestria e il pubblico torna al sorri­
so e . . . ali' applauso scrosciante e appagante!

29
Un'immagine di Silvan giovanissimo, quando si faceva
chiamare "Mago Saghibu"
2.

Venezia: la magia

Quell'incanto dei miei esordi

Mi capita spesso di recarmi nella mia città natale. E ogni


volta, appena esco dalla stazione ferroviaria e mi trovo di
fronte lo specchio d'acqua del Canal Grande, quello che
divide lo spiazzo di Santa Lucia dalle Fondamenta di San
Simeone Piccolo e di San Simeone Grande, mi manca il
fiato per la felicità. I miei occhi si riempiono di gioia scor­
gendo il convento di suore dentro il quale, quando ero
ragazzo , su invito del mio parroco, intrattenevo con qual­
che semplice giochino le sorelle, facendole esclamare,
dopo l'esecuzione: ((Ma come xe che tifa?»
Una volta portai dei rudimentali petardi, confezionati
tra amici infilando polvere da lancio detta balistite e pa­
sticche di potassio nel corpo vuoto di una chiave da porto­
ne. Poi vi infilavamo per metà un chiodo spuntato e lo

31
assicuravamo all'impugnatura della chiave con una cordi­
cella. Tenendo in mano la cordicella a cui era appesa la
chiave, la facevamo oscillare finché l'estremità con la
capocchia del chiodo non colpiva muri e pareti, provocan­
do un enorme fragore. Il rimbombo era così forte che
faceva fuggire le suore . . . con le gonne insolitamente solle­
vate ... oltre la caviglia!
Tra il baluginare dell'acqua che si infrange perenne­
mente sulla riva di marmo liscio e lucido, disseminata di
piccoli ciuffi di verde, salgo con mia moglie sul motoscafo
che ci porterà a casa. Seduto all'interno dell'imbarcazione,
mi sento piacevolmente accompagnato da un rumore a
me caro: lo sciacquio che il motoscafo lascia dietro di sé
insieme con la scia bianca e schiumosa provocata dall'eli­
ca. Percorriamo così due file di splendidi palazzi, che sem­
brano finti tanto sono di fiabesca e irreale beltà. Penso agli
immensi saloni con i tipici pavimenti a pezzetti asimme­
trici di marmo dai diversi colori , detti "alla veneziana" ;
penso all'acre odore di cera che emanano, e mi tornano
alla memoria le stupite suorine del Sestiere di Santa Cro­
ce. Là sono nato, nella casa che fu di Gaspare Gozzi, il fra­
tello di Carlo, cioè dell'autore dell'Amore delle tre me/aran­
ce, di Turandot e di tanti altri fantastici e magici racconti.
Così, immerso in questa piacevole esaltazione della fan­
tasia, mi domando perché ho cominciato così presto a
interessarmi di magia. La mia famiglia, veneziana da sem­
pre, non ha mai annoverato un prestigiatore.
Lo stesso mi accade quando perco rro il Campo di
Santa Maria Formosa, coo la sua fontana. Da ragazzo rac­
coglievo un po' d'acqua della fontana nel palmo delle
mani congiunte tramutandola "magicamente" in una nu­
vola di coriandoli che scaraventavo addosso ai miei amici,
e poi fuggivo. E loro mi rincorrevano per vendicarsi.
Mi inoltro nella calle che porta al Palazzo Querini-

32
Stampalia e mi avvicino alla chiesa dove è custodito il
"pentittico" del bergamasco (e veneziano di adozione)
Palma il Vecchio, cioè il dipinto con Santa Barbara tra i
santi An to nio Abate, Sebastiano, Vincenzo Ferreri e
Giovanni Battista.
Sotto il dolce sguardo di lrene, prendo a sfiorare (non
posso farne a meno!) il portone chiuso, sbiadito, scrostato
e consunto dal tempo, attraverso il quale si accedeva al­
l'Oratorio parrocchiale e al teatrino addobbato con pesan­
ti velluti color bordeaux, in mezzo ai quali mi esibivo. E
mi domando chissà dove è finito quel parroco che, quan­
do lessi nel suo pensiero la prima parola di una domanda
che aveva scritto e messo dentro una busta sigillata, balzò
in piedi dalla sua sedia in prima fila esclamando: ((Dio
mio, no xe posibié!))
Era un gioco che ora vi spiegherò, sperando che, grazie
al suo bellissimo effetto, serva a qualcuno tra voi, come
servì a me, per iniziare un lungo e felice cammino magico.
È un gioco che appartiene al mondo misterioso della tele­
patia. Lo intitolerò, infatti . . .

Chiaroveggenza con le buste


ovvero: Come si legge dentro una busta senza aprirla

((La chiaroveggenza)) direte in apertura, ((è la percezione di


qualcosa del presente, del passato o del futuro che si rag­
giunge senza l' uso dei sensi. E questo esperimento ve lo
dimostrerà. Vi prego di concedermi il m ass i mo della vo­
stra attenzione perché si tratta di un effetto davvero ecce­
zionale!))
Distribuire a un certo numero di spettatori una busta e
alcuni cartoncini, oppure comuni fogli di carta, tenendo
presente che più ne distribuire più l'esperimento durerà.
Pregate chi ha ricevuto tale materiale di scrivere una

33
domanda a proprio piacimento su qualcosa che dovrà
accadere in futuro, per esempio: «Che voto p renderò
domani a scuola?» oppure: «Domenica sarà una giornata
di sole?» e così via. Poi lo spettatore piegherà il foglio o il
cartoncino in quattro, lo infilerà nella busta e la sigillerà
accuratamente.
Raccogliete o fate raccogliere le buste, mescolatele fra
loro e deponetele sul vostro tavolino. Assumete un atteg­
giamento serio e pensoso e portate la prima busta alla
fronte. Mostrate una certa esitazione nel dire: «Ecco . . . sto
leggendo ... quel che è scritto in questa busta. . . ecco ... Che
vot.
.. Che voto pren-de-rò. . . do. . domani? Le onde magneti­
.

che mi hanno trasmesso questa domanda. Qualcuno tra


voi l'ha formulata?>> Certamente uno degli spettatori alzerà
la mano e, con ammirato stupore, confermerà . . .
Mentre scroscia i l primo applauso voi proseguite, por­
tate un'altra busta alla fronte, poi un'altra ancora... sempre
indovinando telepaticamente ogni domanda!
Il segreto del vostro successo e del grande stupore che il
gioco provoca sta, p rima di tutto, nel. .. compare, cioè
nella persona amica e complice con la quale avrete stabili­
to in anticipo, prima dello spettacolo, quello che lui (o lei)
dovrà scrivere! Inoltre, questa busta (e solo questa!) sarà
contrassegnata con un puntino nero, il quale vi permet­
terà di riconoscerla e di collocarla, al momento della rac­
colta, sotto le altre. Prendete d u nq u e per prima la busta
sopra il mucchietto e, portandola alla fronte, leggetene il
contenuto "con gli occhi della mente", scandendo le paro­
le che compongono la domanda nel modo più teatrale
possibile. Il compare si alzerà, come ho detto, per confer­
mare la validità della vostra affermazione. A questo punto
voi aprirete la busta, come per effettuare il controllo, e
avrete così la possibilità di scoprire la prima domanda
scritta dagli spettatori e quindi annunciarla subito dopo,

34
come se vi riuscisse di leggere nella mente dello spettatore.
E ripeterete ciò con tutte le altre buste.
Avevo quindici anni quando presentai questo gioco
all'Oratorio. Vi assicuro che allora ebbe un enorme impat­
to sul pubblico: e lo stesso avviene anche oggi.

Venezia per sempre


<< Tochi, tocheti, tocheti de pan»

Il ricordo dei miei anni verdi a Venezia non mi abbando­


na. . . Mentre scrivo non posso fare a meno di pensare a
quando timidamente alzavo lo sguardo verso le mastodon­
tiche statue dei Giganti che si levano all'ingresso della
Biblioteca Nazionale Marciana. Il suo inizio leggendario è
attribuito a Francesco Petrarca, in virtù di un suo lascito
del 1362, che in realtà non fu mai effettuato, per ragioni
nmaste Ignote.
• •

Ma la Marciana divenne realtà un secolo dopo, grazie a


un altro lascito (questa volta reale) , disposto dal cardinale
Giovanni Bessarione. E oggi è ricca di libri di ogni tempo
e di ogni materia (sì, avete indovinato, anche di arte pre­
stidigitatoria) .
Li rivedo, quei volumi da sogno, allineati sulle scaffala­
ture immense che tanto mi impressionavano . . . come mi
aveva impressionato sapere, quando ancora frequentavo
l'asilo infantile, che una città come Venezia era "fondata
sulle palafitte". Una città stupenda, con tutti i suoi ponti,
i canali, le strade, le fondamenta, i campielli che ho per­
corso giorno dopo giorno e che hanno fatto parte inte­
grante della mia adolescenza.
Una città irreale, dove Shakespeare sviluppò con la sua
genialità la tragedia di Otello e Desdemona e dove tutto
sta tra la favola e l'immaginazione, in una tavolozza quan­
to mai ricca di colori, di musica, di poesia . . . un teatro

35
mondiale del quale i veneziani erano i protagonisti.
Insomma, una realtà ben diversa da quella di oggi, con
il disordine dei canali e gli edifici scrostati, che ci vorrebbe
così poco a restituire all'originaria bellezza, con qualche
tocco di intonaco, come un velo di cipria offerto a un'a­
mante sempre e comunque seducente . . .
Eppure, Venezia, specialmente oggi, è una città non da
visitare nel senso tradizionale del termine, ma da ispezio­
nare nelle sue pieghe più nascoste, quelle che custodiscono
ancora l'essenza e lo spirito della storica Serenissima e l'a­
nima del veneziano puro.
Per questo, da prestigiatore e veneziano quale io sono,
non posso fare a meno di ricordare lo spettacolino privato
che presentai a Sua Eminenza Angelo Roncalli, quando
era Patriarca di Venezia, e a un gruppo di prelati, nel pa­
lazzo patriarcale che sorge accanto alla splendida Basilica
di San Marco.
Presentai allora diversi numeri, tra cui quello della
"palla zombie" , una sfera di metallo che, coperta da un
leggero fazzoletto di seta, volteggia a mezz'aria senza nes­
sun sostegno apparente.
Eseguii poi la manipolazione delle palline da ping­
pong, accompagnato musicalmente dal celebre Bolero di
Ravel, diffuso da un piccolo registratore di marca "Ge-
l oso, .
A un tratto, mentre il Patriarca e i prelati stavano se­
guendo con attenzione quanto stavo facendo, il registrato­
re . . . si inceppò! Turbato, ma senza perdere la calma, mi
voltai verso mio fratello Renato, il quale, appostato dietro
un paravento di damasco rosso, armeggiava con l' apparec­
chio. Accennai reverente un sorriso come di scusa verso il
mio ristretto pubblico e continuai la manipolazione . . .
quand'ecco che mio fratello, come se glielo avessi real­
mente suggerito per via telepatica, mi venne in aiuto bat-

36
tendo le dita sopra un tavolo e, proseguendo sul ritmo del
suddetto famoso Bolero, si mise a canticchiare

Tochi, tocheti, tocheti de pan...


Tochi, tocheti...
Tochi, tocheti, tocheti de pan...

naturalmente in crescendo, come il ritmo di Ravel esigeva.


E alla fine, quando ci furono applausi scroscianti, pregai
mio fratello di uscire da dietro il paravento e di presentarsi
a riceve me la parte che gli spettava . . .
La storia vuole che tra i presenti ci fosse l'allora segreta­
rio del Patriarca, ossia monsignor Loris Capovilla, l'alto
prelato che un giorno avrebbe seguito Angelo Roncalli in
Vaticano, quando salì al soglio pontificio con il nome di
Giovanni XXIII. Monsignor Capovilla oggi è arcivescovo
a Sotto il Monte, presso Bergamo (dove papa Giovanni
ebbe i natali); ricorda l'episodio e ancora mi onora della
sua amtctzta.
. . .

Perché vi ho raccontato rutto ciò? Il lettore tragga da


quanto sopra il consiglio che gli rivolgo. È quello di non
perdersi mai di coraggio quando un involontario errore
tecnico o di qualsiasi altra sorta disturbi l'esibizione di un
g10co.

Sì: mantenere la calma in ogni circostanza è una delle


regole fondamentali del buon prestigiatore che ripeto sem­
pre anche ai miei assistenti. Anche perché il pubblico non
sa e non deve mai conoscere in anticipo l'effetto che
intendere produrre!

37
o
3.
E ora "prestigiamo" in salotto

Gli anelli del re

Atene, la culla della civiltà. Non lontano dal Partenone, il


m itico tempio dedicato, come d ice il nome, alla dea
Athena Parthenos (cioè vergine) , mi è capitato due volte
d i esibirmi per un mese consecutivo , in un rinomato
music hall di Piazza Sidarma, il Copacabana, di fronte al
centralissimo Hotel Hilton.
Avevo avuto anche l'occasione di intrattenere privata­
mente personaggi illustri, in un salotto frequentato dall'al­
ta borghesia e da rappresentanti del mondo politico e cul­
turale. Era il salotto dei Papastratos, i famosi industriali
produttori delle omonime sigarette.
Ed ecco che, una sera, mi raggiunse nel mio camerino
un signore molto distinto, in abito scuro e con cravatta in­
tonatissima su camicia bianca inamidata. Mi domandò se

39
non avevo nulla in contrario a esibirmi davanti a sua mae­
stà il re Costantino di Grecia, allora sul trono ellenico.
«Ne sarei onoratissimo)) risposi, accettando l'invito.
Qualche giorno dopo, una lussuosa macchina nera mi
portò a trascorrere un pomeriggio nella suntuosa dimora
reale, in un ampio salone, arredato con gran gusto, tra
preziosi oggetti d'antiquariato e finestre aperte su un vasto
prato all'inglese, ombreggiato da palme gigantesche. Una
trentina di persone elegantissime, che si esprimevano per­
fettamente in francese o in i nglese, erano riunite per
festeggiare il compleanno della promessa sposa del re, Ma­
ria Grazia di Danimarca.
Alla fine del mio ben accolto intrattenimento ufficiale,
fui fatto accomodare in un salotto dove gustai un buon tè,
lasciando agli altri il piacere di bere una gran varietà di li­
quori. E, come c'era da aspettarsi, eseguii alcuni giochini
"improvvisati" grazie al materiale che, come sempre, avevo
con me e che anche voi dovete abituarvi a tenere a portata
di mano, fedeli al motto latino che ripeteva spesso mio
padre: estote parati, che significa «siate sempre pronti)).
Cominciai mostrando tre anelli di cartone, ognuno di
colore diverso: uno giallo, uno azzurro e il terzo rosso. In­
vitai la festeggiata, che è una nobildonna davvero simpati­
ca, oltre che colta e intelligente, a infilare gli anelli con
una cordicella di cotone bianco che le porgevo, pregando­
la quindi di renerne i due capi, uno per mano. Come feci
notare ai presenti, non era assolutamente possibile liberare
i cerchi dalla cordicella, se non con un colpo di forbici
oppure strappandoli.
Pregai re Costantino di indicarmi, scegliendo un co­
lore, uno dei tre anelli e quando lui me lo indicò, chiesi in
prestito a uno degli ospiti un fazzoletto. Lo distesi sopra i
tre anelli, tra cui quello prescelto dal sovrano.
A quel punto chiesi l'attenzione generale, quindi misi

40
Fig. 1

Fig. 2 / \

Fig. 3

\'
'

\ l
l
/
�� '

l
\ '
\ __

--

41
le mani sotto il fazzoletto e, pian piano, ne cavai l'anello. . .
ovviamente . . . intatto!
((Ma come ha fatto?» esclamò felice e divertita la princi­
pessa, mentre le consegnavo l'anello con un inchino e un
augurio. Naturalmente la sua domanda non ha avuto
risposta, perché la principessa aspirava a diventare regina e
non prestigiatrice . . . come voi. E per voi, invece, ecco subi­
to la spiegazione.
Tenete pronte due serie di anelli, una perfettamente
uguale all'altra. La prima va tenuta nella tasca destra dei
vostri pantaloni, la seconda in quella sinistra. Attenzione:
le due serie di anelli devono anche essere in uguale se­
quenza rispetto al colore, sia nell'una che nell'altra tasca.
Dalla tasca di sinistra estraete quelli che vanno conse­
gnati allo spettatore incaricato di infìlarli nella cordicella e
di impugnarne e tenderne i capi (Fig. l ) .
Chiedete ora un fazzoletto ai presenti e coprite gli anel­
li raccolti al centro della cordicella. Domandate di quale
colore dev'essere l'anello da liberare; e, nel dire ciò, mette­
te con disinvoltura le mani in tasca e impalmate l'anello
del colore richiesto (che troverete facilmente grazie alla
sequenza dei colori che avete memorizzato) . Cavando la
mano di tasca, trattenete l'anello con il pollice della mano
destra e copritelo con le restanti quattro dita (Fig. 2 ) .
Quindi infilate entrambe le mani sotto il fazzoletto.
A questo punto, attenzione: mentre le mani sono co­
perte dalla stoffa, spezzate l'anello richiesto (Fig. 3), piega­
telo e infìlatelo sotto il cinturino del vostro orologio da
polso, che il polsino della camicia terrà ben coperto.
Ora potete togliere le mani da sotto il fazzoletto: dopo
aver mostrato l'anello intero, consegnatelo ai vostri ospiti
invitandoli a constatare che . . . l'avete fatto uscire dalla cor­
dicella senza romperlo!

42
• Bibbia e magia •
• Il primo riferimento biblico al mondo della magia è •
• •
quello dell'interpretazione che Giuseppe, prigioniero in •

• Egitto, dà ai sogni del Faraone, ottenendone in premio •
• la carica di vicerè. Ma più noto e più vicino ai temi di •
• •
questo trattato è il gesto con cui Mosè (anche lui sotto •

• gli occhi del Faraone) trasforma il bastone da pastore di •
• suo fratello Aronne in un serpente. Con quel che segue: •
• •
anche gli indovini e i maghi di corte egizi dimostrarono •

• di saper fare lo stesso con i propri bastoni. Solo che i l •
• serpente creato da Mosè . . . divorò tutti i serpenti creati •
• •
da loro! •

• Anche i sovrani d'Israele si servivano di maghi e incan­ •
• tatori, il cui potere, di conseguenza, fu davvero inaudito. •
• •
* * ** * ********** * ** * ** * ******

Dagli anelli ai cartoncini: sensibilità dei polpastrelli

L'esperimento che sto per eseguire davanti a voi, spiegan­


dovene al tempo stesso lo svolgimento, richiede tre spille
del tipo detto "da balia". Devono essere piuttosto grandi,
dal momento che bisogna infilarle in un cartoncino colo­
rato ben visibile. Occorre inoltre un'adeguata presentazio­
ne che, in questo caso, determina al settantacinque per
cento la buona riuscita del gioco. Ricordate che è impor­
tante credere in ciò che dite e che fate affinché l'esperi­
mento risulti . . . incredibile!
Non credo di dovervi spiegare altro del cartoncino, che
potete trovare in qualsiasi cartoleria. I tre pezzetti, di colo­
re diverso, devono essere grandi 5 x 7,5 centimetri.
Mentre forse avete qualche dubbio sulle spille da balia,
visto che di balie . . . non si sente più parlare.

43
A Come vi mostra l'il­
l ustrazione, dovete pre­
sentarvi al vostro pubbli­
co con le tre spille già
infilate nei tre cartoncini
colorati, dichiarando su­
bito che intendete pre-
sen tare u n esperimento

basato su una proprietà


telepatica dei colori . . . E
dopo aver consegnato a
B tre spettatori una spilla
per ciascuno, a caso, vol­
tate loro le spalle e prega­
teli d i scambiarsele t ra
loro. Fate inoltre in mo­
do che, i n tanto, si dif­
fonda nell' ambiente u n
co m m e n to mus icale d i
.<

particolare suggestione.
« Co m e vedete)) d i ­
rete al pubblico, sempre
senza vo ltarvi, « io non
posso sapere quale dei tre
spettatori ha l'una o l'al­
t r a s p i l l a . E p p u re , i n
questo momento, sono
p ro n t o a i n d ovi n are i l
c o l o re d e l c a r t o n c i n o
racchiuso nella spilla che,
. .
a s u o p t ac t m e n t o , u n
altro tra gli spettatori mi
c '
.

p o rt e r a e m 1 m e t t e r a
'

n e l l e m an i , che c o n t i -

44
nuerò a tenere dietro la schiena».
Allorché avrete tra una mano e l'altra la spilla e il relati­
vo cartoncino, procedete con la vostra presentazione, di­
cendo, con convinzione e in tono sincero, quanto segue:
«Esiste, come saprete, una teoria secondo la quale, stro­
finando contro qualcosa di metallico un materiale ricco di
fibre vegetali (il cartoncino ne contiene molte) , si produce
un'energia statica capace di trasmettere vibrazioni più o
meno intense. Sono quelle che io cercherò di percepire
attraverso la sensibilità dei miei polpastrelli al colore.
Silenzio, per favore!»
E nel silenzio voi scioglierete il mistero.
Infatti, appena ricevuta tra le mani la spilla e il relativo
cartoncino, vi volterete verso il pubblico e, tra la sorpresa
generale, senza esitazioni direte qual è il colore percepito e
fino a quel momento misterioso.
Come è possibile?
È presto spiegato. Tornare al disegno delle spille e ve­
drete che ognuna di esse ha un proprio inconfondibile
segno di riconoscimento, che le vostre mani individueran­
no subito, sempre restando dietro la schiena.
Guardando negli occhi lo spettatore . . . direte che si trat­
ta del cartoncino di colore A se sentirete che la spilla pun­
ge; se invece, aprendo la relativa spilla (e subito dopo ri­
chiudendola) avvertirete che le manca la punta, direte che
è il cartoncino di colore B; mentre affermerete che è il C
se la spilla non si apre, grazie alla colla a presa istantanea
con cui avrete fissato la punta nel suo alloggio.

Il mistero telefonico: la telepatia corre sul filo

Fin dai tempi dell'antica Roma Fregene è il centro balnea­


re del Lazio preferito dai professionisti della capitale, sia
perché si trova, come si diceva una volta, "a un tiro di

45
schio p po" dal posto di lavoro, sia perché tanto l'abitato
quanto la pineta che lo circonda costituiscono un delizio­
so luogo di ritrovo.
Anch'io vi abito d'estate e trascorro felici periodi di
vacanza con la mia famiglia. Sono spesso invitato a cena in
casa di amici e, se l'atmosfera è quella giusta, non esito ad
accettare l'immancabile invito a eseguire qualche interes­
sante gioco da salotto, come questo.
Già dal titolo si capisce che è un emozionante tuffo nel
mistero. . .

I..: e sperimento comincia con la scelta e l'elencazione di


dieci oggetti reperibili nel posto dove si trovano pubblico
e illusionista, sia esso il salotto o la sala da pranzo o un al­
tro locale. Ricordando che, come ho già spiegato, la pre­
sentazione è l'anima del gioco, inizierete con un convinto
discorso che abbia, più o meno, questo contenuto:
«Laltra settimana)) direte, «ho conosciuto un sensitivo
straordinario, un signore con il potere davvero incredibile
di comunicare a distanza. Ricordo anche il suo numero di
telefono: 06. 580.688 . . . Se volete, possiamo provare a fare
con lui un esperimento molto interessante. Voi scegliete
dieci oggetti o mobili che si trovano in questo salotto, uno
di voi chiama al telefono il sensitivo, pensa intensamente a
uno degli oggetti e lui, senza nessun preavviso e trovando­
si a chilometri e chilometri di distanza, leggerà nel pensie­
ro di chi gl i sta telefonando e dirà il nome dell'oggetto.
Farete tutto da voi. Personalmente non dirò né farò nien-
te)) .
Detto ciò, pregate i presenti di operare la scelta tra le
cose più comuni che li circondano (un divano, una sedia,
una bottiglia, un lampadario, un quadro, un bicchiere e
cosl via) . Terminata l'elencazione degli oggetti, sceglietene
uno, di comune accordo.
A questo punto, pregate una delle persone che vi stan-

46
no di fronte di comporre il numero sul telefono fisso della
famiglia che vi ospita o anche sul telefonino di uno dei
presenti, tanto per rendere l'esperimento ancora più coin­
volgente e attuale.
La telefonata ha inizio e colui che ha effettuato la chia­
mata, dopo essersi presentato, dirà all'interlocutore: «Sia­
mo qui con Silvan, che ci ha proposto di chiamarla, per
effettuare un esperimento di telepatia. Siamo riuniti in un
salotto e abbiamo scelto un oggetto . . . ))

Al che il sensitivo risponderà: D'accordo . . . Con pia­


<<

cere. . . La prego di concentrarsi e di pensare intensamente


all'oggetto! Grazie . . . )) Qualche istante di trepidazione . . .
poi, ecco la voce del sensitivo che annuncia solennemente:
«L oggetto da lei pensato è . . . )) E infatti, l'oggetto è proprio
quello scelto in partenza!
Come ha potuto l'interlocutore telefonico leggere nel
pensiero del vostro pubblico? Voi non avete detto una pa­
rola, nessuno ha usato ultrasuoni o trasmettitori elettroni­
ci o sistemi d'altro genere, eppure . . .
Il trucco c'è, ed è semplicissimo. Nel dare il numero
telefonico per la chiamata rivelatrice, direte che a tale
numero, già annunciato prima dell'esperimento, rispon­
derà il ragionier Tomasutti, oppure dottor Tomasutti,
oppure avvocato Tomasutti, oppure architetto Tomasutti e
così via, unendo sempre un titolo al cognome del. . . vostro
compare o familiare.
Il quale sa già che se viene chiamato ragioniere deve
dire che l'oggetto pensato da chi lo chiama al telefono è
un divano; se viene chiamato dottore, l'oggetto è una
sedia, se l'appellativo è avvocato l'oggetto è una bottiglia. . .
e così via, secondo una lista da voi preparata in precedenza
e che il compare tiene accanto al telefono. Per maggior
chiarezza ve ne propongo un esempio completo:

47
ragionier Tomasuni -
-
divano
donor Tomasuni -
-
sedia
avvocato Tomasuni -
boniglia
architeno Tomasutti -
-
lampadario
ingegner Tomasuni -
-
quadro
commendator Tomasuni -
-
orologio
professar Tomasutti -
-
tappeto
onorevole Tomasuni -
bicchiere
signor Tomasutti vaSSOIO
o

-
-

maestro Tomasuni -
-
statuena

Credo che in questa versione il gioco non sia mai stato


presentato. L' idea mi è venuta dal fatto che in Italia si
usano più titoli collegabili ai cognomi di quanto avvenga
altrove. Non è forse vero?

La sigaretta generosa

Questo è un gioco di estrema anualità perché tocca un ar­


gomento di cui si sta discutendo molto in questi ultimi

� I magi: re o maghi? �
� I tre Re Magi che, secondo il Vangelo di Matreo, visita­ �
. �
no prima re Erode e poi la capanna di Betlemme, gui­ .

• dati dalla cometa, erano esponenti di una casta politi­ •
• co-sacerdotale dedita allo studio degli astri. Secondo •
� .
un'interpretazione altomedievale, i doni che deposero .

• davanti a Gesù Bambino avevano precisi significati sim­ •
• bolici: l'oro indicava la regalità di Cristo, l'incenso ne •
. �
• celebrava la divinità e la mirra il mistero della sua pas- •
s10ne. •
o


� - - - --- �

* * * * * * * ** * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

48
tempi. Il perché lo capirete a gioco spiegato. Intanto ve­
diamo come va presentato.
Si comincia con l'estrarre una sigaretta (del tipo con il
filtro) dal pacchetto. La si mostra al pubblico e poi, a sor­
presa, la si immerge in un bicchiere colmo d'acqua.
L'immersione dura pochi secondi, cioè quanto basta a
dimostrare che la sigaretta si è ben intrisa d'acqua. Dopo
di che il prestigiatore la chiude tra i palmi dell'una e del­
l' altra mano e inizia a sfregarla velocemente, per il tempo
necessario ad aumentare curiosità e arresa nel pubblico.
La conclusione del gioco sarà davvero sorprendente: in­
farti alla fine dello sfregamento tra le mani del prestigiato­
re non ci sarà più la sigaretta ma . . . una banconota da mille
lire!
Non c'è bisogno di dirvi che l'occorrente per il gioco
sono un pacchetto di sigarette e una banconota da mille
lire. Si deve soltanto aggiungere un po' di colla liquida.
Bisogna inoltre preparare la banconota, arrotolandola
su se stessa più strettamente possibile: al punto, cioè, di
porerla infilare nella cartina della sigaretta dopo aver svuo­
tato quest'ultima di rutto il tabacco. Un piccolo quantira­
rivo di tabacco deve essere però conservato e applicato alla
sigaretta, all'estremità opposta all'imboccatura, con una
goccia di colla liquida, in modo che sembri proprio una
sigaretta come le altre del pacchetto da cui viene estratta
all'inizio del gioco.
È chiaro che lo sfregamento della sigaretta tra le mani
serve a disintegrarne a poco a poco la carta bagnara. In­
farri, quando sentirete che la banconota si è liberata del­
l'involucro cartaceo , vi basterà, per suscitare l'applauso,
buttare sul tavolo il filtro e quindi aprire, tra le due mani,
le mille lire. . . prodotte per magia, sulle quali avrete scritto:
«Sim, Sala Bim! Mille lire di meno . . . in fumo, mille lire
guadagnare . . . in salute!»

49
4.
La cartomagia

I giochi di carte al primo posto

Parlando di cartomagia mi riferisco semplicemente alle


carte da gioco, quei piccoli rettangoli di cartoncino con
segni e figure che, in mazzi da quaranta o da cinquanta­
due carre (quelle da poker) , servono per giocare tra amici
e conoscenti.

A me permettono invece (e lo permetteranno presto


anche a voi) di fare giochi di prestigio più o meno facili,
ma sempre affascinanti. Per questo i prestigiatori li chia­
mano giochi di cartomagia.
Si è inventata così una parola che cerchereste invano
nei vocabolari italiani, anche in quelli più prestigiosi. Non
è riportata, ad esempio, la voce carromagia, mentre c'è
quella di cartomanzia, che, come tutti sanno, è ben altra
cosa, cioè un metodo di divinazione o di previsione del

51
futuro attraverso la lettura di carte da gioco comuni o di
tipo speciale, come i tarocchi.
La cartomagia, dunque, ha un suo campo specifico:
comprende tutti i giochi che si possono fare con un sem­
p lice e comunissimo mazzo di carte. E questi giochi
sono . . . migliaia! Più numerosi di tutti gli altri giochi di
prestigio, comprese le cosiddette grandi illusioni. E sapete
perché?
Ve lo dico subito, e nel vostro interesse: perché oggi è
molto più facile, per i prestigiatori in genere, essere chia­
mati a eseguire tra la gente giochi di carte e di micromagia
piuttosto che a presentare quelli che chiamo "gioconi" da
palcoscenico, i quali esigono una presentazione coreografi­
ca particolarmente costosa nonché un esecutore credibile e
soprattutto dotato di esperienza, personalità e respiro tea­
trale, ciò che in America viene definito showmanship. Un
esempio? Houdini era un uomo dotato di grande show­
manship, perché riusciva a teatralizzare e a rendere interes­
sante tutto ciò che faceva.
Insomma: oggi per il prestigiatore è up to date, cioè di
moda, essere un cardician (da card e magician) , ovvero un
mago particolarmente versato nei giochi con le carte. Che
sono poi quelli che si eseguono davanti a un pubblico
ristretto e stando dietro un tavolino sopra il quale si depo­
ne quanto occorre per praticare il dose up, ossia la micro­
magia vista da vicino.
Negli Stati Uniti, tanto per fare un esempio concreto,
tale specializzazione, che sta facendo molti adepti anche in
Europa, fornisce una fonte non indifferente di guadagno
ai prestigiatori di professione, grazie alla crescente richiesta
da parte dei proprietari di bar, ristoranti e ritrovi in gene­
re, nonché nelle cosiddette convention o riunioni di lavo­
ro di professionisti di ogni tipo. In tali circostanze può ca­
pitare di vedere all'opera, e in contemporanea, addirittura

52
una dozzina di prestigiatori, tutti intenti a intrattenere
ospiti e clienti con operazioni carromagiche!
Nella carromagia e sulla micromagia si sta concentran­
do, dunque, la massa dei futuri prestigiatori? Non è del
rutto vero, ma in gran parre sì, anche perché l'attrezzatura
necessaria a esercitare tali magie è alla portata di tutte le
. . .

tasche. Infatti, chi non ha in casa un mazzo di carre?

Il segreto del vero cartomago

In carromagia la tecnica del gioco è imporrante ma conta


di più l'impressione favorevole che il prestigiatore deve
suscitare negli spettatori attraverso la propria correttezza
formale, il tono garbato e la cura per il vestire e per l'a­
spetto.
Pertanto, quando vi presentate in pubblico dovere cer­
care di emanare un cerro charme. Intendiamoci: potete
essere grassi o magrolini, alti o bassi. Il fisico non ha im­
portanza. Quel che imporra è risultare gradevoli alla vista
e all'udito dello spettatore.
Il segreto dei giochi contenuti in questo trattato non è
particolarmente determinante, anche perché la maggior
parre di essi, una volta che se ne è imparato il trucco, pos­
sono essere eseguiti da qualsiasi persona. In altre parole:
non è il trucco che conta ma il modo in cui saprete ren­
derlo veramente suggestivo.
A volte il problema sta nel farro che il prestigiatore ama
la magia in se stessa, per soddisfare una propria passione.
Niente di male, naturalmente, in tale atteggiamento, che
d'altra parre è fondamentale. Però . . . il pericolo sta nell'o­
stinarsi a presentare giochi con carre per ore intere, con il
risultato di rendersi monotoni e quindi di annoiare, inve­
ce che interessare e divenire il pubblico.
Quel che imporra è alternare i giochi, e anche disrin-

53
guere quelli adatti a un pubblico di colleghi da quelli per
un pubblico normale. Si tratta, com'è facile intuire, di at­
teggiamenti e risultati psicologici completamente diversi.
Il pubblico normale cerca l'intrattenimento, lo stupore,
l'atmosfera che soltanto l'esecutore può creare, valendosi
di infinite sfumature nel presentare il gioco. È un po'
come scegliere un gelato come dessert. Non lo si ordina
soltanto per goderne la freschezza ma anche per gustarne
sapore, dolcezza, colori e tutto il resto.
E il pubblico, non dimenticatelo, va sempre acconten­
tato e mai annoiato, specialmente se ha acquistato un bi­
glietto. A un bravo prestigiatore dilettante non serve cono­
scere centinaia di giochi. Ne bastano anche tre o quattro,
purché siano presentati come si deve.
Lo conferma un aneddoto molto divertente e istrutti­
vo, che riguarda David Devant. Il celebre prestigiatore in­
glese del primo Novecento, si trovava un giorno nel pro­
prio camerino, quando gli si presentò un giovane mago
dilettante, il quale, di botto e senza esitazione alcuna, gli
domandò: ((Egregio Maestro, io so fare trecento giochi
con le carte! E lei . . . quanti?)) Devant non batté ciglio.
Calmo e sorridente, fissò lo sguardo negli occhi balenanti
del principiante e rispose: ((Soltanto otto . . . ma so farli
bene)).

Il miscuglio controllato delle carte

Ritengo che i tempi siano maturi per insegnarvi questa


tecnica e le altre che seguono, tutte basilari.
l: espressione "finto miscuglio", comune in cartomagia,
è applicabile a una infinità di tecniche. Esistono diversi
"finti miscugli" . Quello che vi descrivo è finalizzato al
"controllo" di una o più carte, perciò può essere anche
definito "miscuglio controllato".

54
Si tratta di una pratica che crea, in chi vi osserva men­
tre state mescolando un mazzo di carte, l'impressione che
stiate cambiando posto a ogni carta all'interno del mazzo.
Gli stessi movimenti che voi fate in successione ritmica
confermano tale impressione. I n realtà la prima carta
posta sopra il mazzo manterrà (anche alla fine del miscu­
glio) la stessa posizione di partenza, pronta per essere
"impalmata" o "forzata".
Con il finto miscuglio il prestigiatore controlla una o
più carte. Per creare tale suggestione visiva è necessario un
po' di esercizio da parte vostra. Cominciate dunque subi­
to, prendendo in mano un mazzo di carte e seguendo
attentamente le istruzioni che seguono.
Trattenete il mazzo per il senso della sua lunghezza
nella mano destra, serrandone i lati corti tra il pollice da
una parte e il medio e l'anulare dall'altra.
Ora entra in funzione la sinistra, la quale infila sotto il
mazzo le quattro dita che aderiscono e premono contro il
dorso dell'ultima carta, mentre il pollice preme contro le
prime. Così mostra la figura l , nella pagina successiva.
A questo punto, la mano destra sfilerà verso l'alto il
mazzo di carte, facendo in modo che la prima e l'ultima
siano trattenute e fatte ben unire insieme dalle dita della
mano sinistra (Fig. 2).
Fatto ciò, la destra abbasserà il mazzo tra il pollice della
sinistra che si sarà scostato e la prima carta, alzandosi e
abbassandosi rimicamente, consentendo al pollice della
mano sinistra di far scivolare una carta, cinque carte o pic­
coli mazzetti alla volta, sulla porzione di carte sottostante.
Proseguendo questo miscuglio regolarmente, veloce­
mente e senza discontinuità, alla fine la carta prescelta
sopra il mazzo sarà rimasta nella stessa posizione iniziale.
Quando sarete ben allenati potrete controllare (perché
l'avrete adocchiata all'inizio del gioco che intendete effet-

55
'

Fig. l Fig. 2 -

tuare) anche una seconda carta, cioè quella posta sotto il


mazzo. In tal modo avrete la possibilità di eseguire giochi
più complessi.
Accettate il mio consiglio: esercitatevi con costanza e
constaterete voi stessi le diverse applicazioni pratiche di
questo miscuglio che diventerà patrimonio esclusivo della
vostra abilità prestidigitatoria!

Come impalmare una carta

Per noi prestigiatori impalmare non vuol dire soltanto,


come pretendono alcuni dizionari di italiano, congiungere
il palmo della mano al palmo di un'altra persona, quale
segno di promessa solenne (tra cui quella di matrimonio) .
E, ancora, quello che noi cartomaghi chiam iamo impal­
matura è ben diverso da quello che la linguistica imperan­
te assegna, in esclusiva, alla marina e alla meccanica quale
definizione di un particolare annodamento di cavi.

56
Nel gergo del prestigiatore "impalmare", e l'altrettanto
usatissimo " impalmaggio" (altro termine introvabile nei
dizionari che ho consultato) significano entrambi « na­
scondere una o più carte nel palmo di una mano)). Non
basta: la prestidigitazione ne prevede l' uso anche al di
fuori della cartomagia, ossia nei giochi con palline, mone­
te, sigarette e altro, che il palmo della vostra mano può
celare aila vista altrui e permetterne, quindi, la "sparizio­
ne", senza che lo spettatore si accorga di nulla.
Ma non perdiamoci in inutili equilibrismi con le paro­
le, tanto più che queste pagine sono dedicate ai princi­
pianti, cui preme soprattutto imparare a . . . (si potrà dire?)
prestidigitare. Ecco perché offriamo al lettore una spiega­
zione dell' impalmaggio soprattu tto visiva, attraverso i
disegni del nostro Rossano Liberatore, il quale ha disegna­
to le mie mani in azione e che di mani disegnate e dipinte
si intende davvero: è lui, intmi, che ha eseguito il prezioso
pannello che, in occasione del "Giubileo degli Artigiani",
è stato offerto a Papa Giovanni Paolo Il, come simbolo
dell'opera di restauro in corso nel mondo intero. Nel pan­
nello sono raffigurate, con la tecnica dell'affresco, niente­
meno che le mani del Creatore e quelle di Adamo, ispirate
agli affreschi di Michelangelo Buonarroti nella Cappella
Sistina.
Torniamo dunque a noi. Supponiamo che la vostra in­
tenzione sia quella di impadronirvi della carta che appli­
cando il falso miscuglio avrete posizionato sopra il mazzo,
perché è quella che il pubblico ha scelro. Ve ne dovete
impadronire, per ritrovarla poi, in cento maniere diverse
(quelle che la vostra immaginazione vi aiuterà a inventare)
man mano che acquisirete la pratica necessaria. Tenendo il
mazzo nella mano sinistra a dorso in su, si appoggia il
palmo della destra sopra il mazzo stesso per compattarlo e
squadrar! o bene. Intanto si parla con il pubblico o con l'e-

57
ventuale interlocutore di retto, mentre le nostre seconde
falangi del medio e dell'anulare e le prime dell'indice e del
mignolo spingono in avanti, e quindi in fuori, il lato corto
esterno della carta (Fig. 1 ) . Questa viene cioè inclinata,
ovvero spinta verso il basso, e ciò fa sollevare il lato oppo­
sto della carta. La quale, trovandosi premuta contro le fa­
langi, aderirà perfettamente al palmo della vostra mano,
che voi curverete leggermente per favorire tale adesione.
A questo punto la carta può già dirsi impalmata nella
mano destra.
Afferrate il mazzo con il pollice e l'indice della mano
destra come mostra la figura 2. In questo modo la mano
assumerà una posizione naturale, mantenendo la quale
consegnerete il mazzo allo spettatore.
lnvitatelo a cercare la carta scelta e ad apporvi la pro­
pria firma con il pennarello che state per fornirgli. Infatti,
mentre dite tutto ciò (con la massima naturalezza possibi­
le, m i raccomando!) portate la mano alla tasca interna
della vostra giacca e deponetevi la carta impalmata, estra­
endo subito dopo un pennarello indelebile che avrete po­
sto in precedenza nella stessa tasca. Lo spettatore, tuttavia,
non troverà la carta all'interno del mazzo. A quel punto la
estrarrete dalla vostra tasca dicendogli, sorridendo: ((Forse
è meglio che apponga io la firma!))
Non dubitate: appena avrete appreso la tecn ica di
impalmaggio sarete i n grado di eseguire moltissimi altri
interessanti giochi con le carte, oltre a quelli che queste
pagme VI propongono.
. .

La forzatura e i suoi segreti

Ora che devo insegnarvi a "forzare" una carta, devo ag­


giungere che anche questa espressione è ignorata dal voca­
bolario nel suo significato prestidigitatorio.

58
Fig. l

Fig. 2
.._---:-·
--
l

Nella terminologia prestidigitatoria, avviene una forza­


tura quando il prestigiatore obbliga uno spettatore a fare
una determinata scelta o azione !asciandogli l'illusione di
agire in piena libertà. Quel che importa, infatti, è che lo
spettatore non sospetti che "c'è sotto qualcosà', qu�unque
sia l'oggetto che viene forzato.

59
Restiamo dunque nel ·settore cartomagico e convincia­
moci che è assolutamente indispensabile apprendere come
si forza una carta. La ragione vi è ormai certamente chiara:
si tratta di far proprio il segreto per eseguire un'infinità di
giochi. Infatti state per apprendere un sistem� di forzatura
grazie al quale, ovunque vi troverete con u n mazzo d i
carte a disposizione, vi sarà consentito d i eseguire giochi
di cartomagia che vi renderanno prestigiatori autentici. E
potrete anche sviluppare tutte le divertenti variazioni che
vi suggerirà la fantasia e, come dicevo poc' anzi, la vostra
immaginazione, entrambe sorrette da passione autentica.
Mi auguro che quest'arte vi trasmetterà ciò che trasmi­
se al sottoscritto nella sua adolescenza.
Cominciate facendo sì che lo spettatore da voi invitato
a collaborare scelga una carta di cui voi già conoscete il
valore e che quindi potrete facilmente " indovinare" in
mille maniere diverse: tra cui quella (tanto per fare un
esempio) di chiamare sul telefonino un amico già a cono­
scenza della carta che voi forzerete, pregandolo di annun­
ciarne il valore.

Fig. l carta da
adocchiare

'
Sfogliando il mazzo con una scusa qualsiasi, per esem­
pio quella di eliminare i jolly, adocchiate la prima carta
(Fig. 1 ) .
E passate all'azione. Tenete il mazzo di carte nel palmo
della vostra mano sinistra come mostra la figura 2: cioè
con il pollice all'altezza dell'angolo sinistro superiore del
mazzo e l'indice piegato sotto lo stesso. Servirà quale con­
trappeso e sostegno al mazzo mentre farete scorrere dall'al­
to in basso il pollice, premendo sull'angolo delle carte.
Prima di eseguire tale movimento pregate lo spettatore
di ordinarvi uno ((Stop!" a suo piacere. A tale ordine, arre­
state il pollice dove è venuto a trovarsi. (Ancora Fig. 2, qui
sotto)

Fig. 2

Fig. 3
Ed ecco il momento cruciale, quello che vi richiederà
di eseguire simultaneamente ben due mosse velocissime.
Premete leggermente sul dorso della prima carta del
mazzo con le ultime tre dita della mano sinistra (Fig. 3) e
contemporaneamente prendere rapidamente con la destra
la parte di mazzo superiore facendo scivolare la prima
carta sulla parte di mazzo sottosrante.
Ora, allontanate la mano destra e porgete allo spettato­
re il mazzetta che tenete nella mano sinistra, pregando lo
stesso di prendere la carta «che sta nel punto)), gli direte,
«dov'era il pollice quando lei ha detto stop!))
E il gioco è farro, perché lui, in realtà, prenderà la prima
carta del mazzo, quella che voi già conoscere avendola
adocchiata all'inizio, quando avere sfogliato il mazzo con
la scusa di togliere i jolly. . .

Chiaroveggenza: il ruolo della misdirection

Tenete pronto un foglio di carta su cui scriverete la previ­


sione del gioco che segue.
Uno degli spettatori da voi chiamato a collaborare ta­
glia, su vostra richiesta, dividendolo in due parti, un
mazzo di carre. I presenti devono sapere che il mazzo non
è truccato in alcun modo, cioè è regolarmente costituito
dalle consuete cinquantadue carre ben diverse una dall'al-:­
rra. Lo spettatore prescelto preleva liberamente, come tutti
gli spettatori possono controllare, una carta dal mazzo.
Incredibile ma vero: la carta ha esattamente il valore che
voi avete scritto sul foglio prima che il gioco cominciasse.
Come è stato possibile?
Tutto comincia con una vostra scusa iniziale: prima di
dare il via al gioco, proponete di togliere i jolly. Sarà l' oc­
casione, per voi, di sbirciare la prima carta che sta in cima
al mazzo. Eseguite un finto miscuglio trattenendo sempre

62
Fig. l

(come ho spiegato nel paragrafo precedente) la carta adoc­


chiata sopra il mazzo. Ora posate quest'ultimo sul tavolo e
dite a chi vi sta di fronte che intendete effettuare un espe­
rimento di chiaroveggenza, «la quale» direte, «è la facoltà,
già sfruttata da Caldei e Assiri, di prevedere eventi futuri,
ecc. ecc.»
Scrivete ora su un foglietto il valore della carta che
avete sbirciato, piegatelo in quattro e posatelo sotto un
bicchiere capovolto, dicendo: «Ecco: così nessuno potrà
pensare che il foglietto con la mia relativa previsione possa
essere scambiato o manomesso» . Chiedete quindi allo
spettatore di tagliare il mazzo in due parti, ossia di solleva­
re una certa quantità di carte dal mazzo e di posarla accan­
to alla porzione rimanente (Fig. 1 ) .
Ora, guardando bene in viso la persona che avete di
fron te, fatele cordialmente notare, con tutta la vostra
capacità di persuasione, che ha tagljato il mazzo dove ha
voluto e che avrebbe potuto tagliarlo qualche carta più al
di sopra o più al di sotto. «Quindi» concludete, « nessuno
al mondo può conoscere il valore della sua carta».
Posate ora, sempre con la massima disinvoltura, il maz-

63
La manipolazione: un'arte anche per i Romani
Ai tempi dell'Impero Romano, l'arte del prestigiatore è
stata particolarmente apprezzata come forma di spettaco­
lo. Il numero preferito era quello che ancora oggi si chia­
ma "gioco dei bussolotti" , caro anche al mondo greco.
Consisteva nel far sparire e riapparire sassolini bianchi
arrotondati. I.:evoluzione di questo gioco è diventata, al
giorno d'oggi, più spettacolare e difficile, perché i presti­
giatori che lo hanno in repertorio, nel finale, fanno appa­
rire limoni, palle da tennis o addirittura pulcini vivi!

zetto B sopra quello A (vedi figura 2, nella pagina a fron­


te) capovolgendo la realtà dei fatti attraverso il processo
della misdirection.
Il mago deve cioè far credere allo spettatore, con le
parole, quanto gli preme che lo spettatore creda, distraen­
dolo da quanto avviene realmente. In questo caso la carta
A è la prima del mazzo, che voi avete già sbirciato, e non
la prima del mazzerto "ragliato" dallo spettatore.
Ed ecco quindi giunto il momento di dire allo spettato­
re: «La prego, prenda visione della carta che sta sorto il

� La prestidigitazione come Magia Nera �


� Alla caduta dell'I mpero Romano seguì un buio periodo �
� �
� per l'arte e per la cultura, ma anche per i giochi di pre­ �
� stigio. Ciò bastò a favorire un inarrestabile diffondersi, �
� specialmente a livello popolare, della cosiddetta Magia

� �
� Nera. �
.

** **************************

64
mazzetta che pro­ Fig. 2
prio lei ha taglia­
to di sua libera e
s p o n ta n e a v o ­
lontà». (Fig. 3)
Ormai ne siete
certi anche voi: il
valore della carta
s a r à i n evi t a b i l ­
mente quello che
la vostra "facol tà
"
precogn i t iva , o
c h i a r o v e gg e n z a
che dir s i vogl ia,
.

avevano previsto,
permettendovi di
scriverlo sul fa­
moso foglietto!

Fig. 3
Gli inizi della magia
È impossibile stabilire come e quando l'arte magica ha
avuto inizio. Unica certezza è che, nella più remota anti­
chità, mentre in una parte del mondo la magia coincide­
va con la religione, in un'altra era pratica quotidiana fra
la gente comune; e in un'altra ancora venivano affidate a
soluzioni magiche tanto le vicende delle singole famiglie
quanto le più ampie relazioni sociali.

Kashoggi junior e le carte rosse e nere

((Ciao, Silvan! Il famoso armatore Kashoggi mi ha chiesto


se sei disponibile, il prossimo l O gennaio, per uno spetta­
colo all'Hotel Flora di Genova . . . »
Così anni or sono mi telefonò da Montecarlo una gen­
tile nobildonna di mia conoscenza, la principessa Co­
lonna. E subito aggiunse:
((Le condizioni vanno benissimo. La segretaria di Adam
Kashoggi ti telefonerà per ulteriori accordi » . . .

Fu così che, insieme con tutto il mio "gruppo magico"


(più casse, bauli, armadio per il taglio della donna in quat­
tro pezzi e così via) arrivai al suddetto elegantissimo hotel
genovese per intrattenere uno degli uomini più ricchi del
mondo e i suoi amici.
La sala grande, pronta ad accogliere dalle trecento alle
quattrocento persone, era davvero uno splendore. I suoi
lampadari riflettevano la gioia che brillava negli occhi del
personale, intento ad appendere silenziosamente l'ultima
fila di lampioncini di carta raffiguranti rigonfie e luminose
teste di clown e allegri festoni multicolori al di sopra dei
tavoli, i quali erano ricoperti di tovaglie di pizzo bianco e

66
vistosamente imbanditi con prezioso e ricercato vasellame
Richard Ginori. E intorno ai tavoli era tutto un andirivie­
ni di maìtre, chef e camerieri.
�� Sarà una festa meravigliosa» pensai, �� e per chissà
quanta gente! . . . »
A mezzogiorno il direttore dell'albergo, che cortese­
mente mi era venuto incontro all'arrivo per salutarmi, mi
confermò che gli ospiti sarebbero arrivati entro un'o retta.
Pensai che lo spettacolo sarebbe cominciato alle tre del
pomeriggio e verso le due iniziai i preparativi, nei cameri­
ni a noi riservati. Ma poiché verso le quattro non si vedeva
nessuno, chiesi notizie al direttore. Ed ebbi la sorprenden­
te risposta che il signor Kashoggi e i suoi ospiti stavano
prendendo l'aereo privato a Nizza e che quindi sarebbero
arrivati . . . «entro qualche minuto»!
Cominciai a temere che si potesse trattare di uno scher­
zo, ma al tempo stesso ricordai che ore prima avevo visto
con i miei occhi il personale intento all'addobbo della sala
e anche della pedana sulla quale avrei dovuto esibirmi.
Pertanto, continuai l'attesa . . .
Per non prolungare la vostra, vi dirò che cominciai lo
spettacolo alle sette della sera e con un pubblico compo­
sto . . . immaginate un po' da quante persone? Soltanto tre
bambini! Uno era figlio di Kashoggi, ed era il festeggiato;
gli altri erano due suoi coetanei!
Né io né i miei collaboratori facemmo, come si suoi
dire, una piega e professionalmente lavorammo esatta­
mente con lo stesso fervore e lo stesso impegno di quando
il nostro pubblico, nelle conven tion, conta addirittura
migliaia di persone. Dopo lo spettacolo, fui invitato da
Kashoggi e gentile consorte alla degustazione di una torta
d i compleanno e a una piacevole conversazione sulla
magia. In una suite lussuosissima parlammo delle illusioni
dei maghi dell'Antico Oriente ed eseguii, su richiesta,

67
alcuni giochi di micromagia, uno dei quali entusiasmò
particolarmente il giovanissimo festeggiato. Eccolo. È un
gioco semplice ma di grande effetto, tra quelli che si fanno
m cartomag1a.
• •

Se dovessi scegliere un titolo per questo gioco, lo chia­


merei, in modo un po' sibillino, "Rosse e non nere . . . nere
e non rosse . . . " Vediamo perché.
Non giudicatemi uno spendaccione soltanto perché co­
mincio la spiegazione del gioco chiedendovi di bucare,
con uno spillo ben appuntito, tutte le carte con i semi ne­
ri, cioè quelle di picche e di fiori dell'intero mazzo.
«Un mazzo di carte cosÌ» mi direte, «non può più essere
usato per giocare a poker o a ramino. Dunque è come
buttarlo via . . . >>

È vero, ma il gioco di prestigio che sto per insegnarvi è


così bello . . . che il mazzo vi servirà per rifare il gioco chissà
quante altre volte. Pertanto vale la pena di forare tutte le
carte di seme nero.
E aggiungo subito il "perché" del foro: esso dovrà essere
"riconosciuto" da voi al tatto, cioè grazie al pizzicorino che
il bordo del foro, per quanto picccolissimo, farà sentire ai
vostri polpasrrelli. Perché il gioco consiste proprio in que­
sto: nel riconoscere, anche a occhi bendati e con il mazzo
dietro la schiena, il "colore" di ogni carta!
Comincerete, naturalmente, con il mescolamento del
mazzo, che potete fare voi o, meglio ancora, far fare a una
persona del pubblico.
Porterete quindi il mazzo dietro la schiena e, dopo aver
invitato gli spettatori ad aiutare la vostra concentrazione
osservando un perfetto silenzio, iniziate il prelievo. Portate
la prima carta davanti a voi, in modo che il pubblico ne
veda la "faccia". E se il polpasrrello non vi ha dato alcuna
sensazione dite, con sicurezza:
«Rossa!»

68
Passare alla seconda, alla terza, alla quarta . . . e così via,
esclamando ogni volta, con sempre maggior sicurezza,
quello che il polpasrrello vi comunica, ossia, se ha avverti­
to oppure no il pizzicorino:
«Nera . . . Rossa. . . Rossa . . . Nera . . »
.

Sarà un trionfo, come lo fu per me, quando sentii non


solo le mani di Kashoggi juriior e dei suoi due amichetti
battere un indimenticabile applauso ma vidi anche i volti
sbigottiti dei genitori e dei loro amici presenti.

69
Silvan , i n una delle sue innumerevoli apparizioni televisive, con Sheeba,
,
un pachiderma di 40 quintali, poco prima della sua ((sparizione , .
5.
Chi vuole tagliare la corda?

Come avete avuto modo di leggere nei capitoli precedenti,


durante il mio peregrinare per il mondo ho avuto il privi­
legio di esibirmi davanti a grandi personaggi. Vi raccon­
terò ancora alcuni di questi incontri, per rendere più pia­
cevole e scorrevole un trattato altrimenti troppo tecnico.
I l primo di questi perso naggi mi onorò del proprio
applauso quando avevo ancora i calzoni corti. Si tratta di
un attore e regista americano tra i più imporranti della
storia dello spettacolo, e del cinema in particolare: Orson
Welles.
Ero, come ho detto, ancora ragazzino, a Venezia. Quel
giorno tornavo da una festa di compleanno, in cui mi ero
esibito in alcuni giochi di prestigio (mi chiamavano "il
maghetto") . Avviandomi verso il cen tro insieme a un

71
gruppetto di miei coetanei, mi imbattei in una piccola
folla che stava assistendo, incuriosita, alle riprese di un
film in costume, avvenimento abbastanza usuale in quella
magica città. Il direttore di produzione conosceva mio
padre e mi invitò, offrendo il gelato a me e ai miei amici,
a esibirmi, dopo avermi presentato quale giovanissimo
prestigiatore a un signore corpulento e dai grandi occhi
tondi. Doveva essere un personaggio importante (un atto­
re o forse il regista) del film. Quel signore mi applaudì,
insieme a tutta la troupe e alla piccola folla che ormai si
era raccolta intorno a me, quando eseguii un paio dei gio­
chi con i quali ero solito stupire i miei compagni. Feci
prima magicamente sparire una chiave per poi farla riap­
parire nella tasca di uno dei presenti. Quindi, alla richiesta
di un bis, presentai subito, e con uguale successo, un
gioco con una cordicella che viene tagliata e subito dopo
magicamente ricomposta. Il bello è che seppi soltanto
trent'anni dopo che quel personaggio era il grande Orso n
Welles!
Infatti, anni or sono, la rivista americana di magia Top
mi dedicò la copertina di un suo numero e, all'interno,
un'intervista. E proprio l'intervistatore, Geoffrey Hansen,
mi disse che il grande Orson Welles, suo vicino di casa, gli
aveva un giorno raccontato che molti, molti anni prima,
trovandosi a Roma per lavoro in attesa di firmare un con­
tratto con un produttore cinematografico, in un mese
aveva avuto un'unica occasione di divertimento: l'assistere
a quattro puntate di uno show televisivo intitolato "Sim
Sala Bim" , presentato, aggiunse, «da un mago eccezionale:
Silvan)). Hansen gli disse allora che mi conosceva, che ero
veneziano e che presentavo ancora spettacoli in televisione
e in teatro . . . «Vuoi vedere che . . . )) esclamò Welles; e prose­
guì raccontando come, trovandosi anni prima a Venezia
per girare l' Oteflo, avesse incontrato un ragazzino che l'a-

72
veva stupito con la sua abilità di prestigiatore. Figuratevi
come rimase quando seppe che quel ragazzino era cresciu­
to ed era diventato . . . il protagonista della serie "Sim Sala
B Im
. " .l
A questo punto, immagino che vi farebbe piacere sape­
re come si può stupire ed entusiasmare con la semplice
sparizione di una chiave un genio come Orson Welles, il
quale, non dimenticatelo, giunse anche a esibirsi quale
prestigiatore professionista.
Eccovi accontentati, con la spiegazione dei due giochi
che ho eseguito il giorno del nostro lontano incontro a
Venezia . . .

Orson Welles e la chiave

A dire il vero, protagonista di questo effetto magico non è


di solito una chiave bensì una moneta. Ma in quest'ultima
bisognerebbe praticare un foro, e non tutti ci riescono:
ecco perché, fin da ragazzo, alla moneta ho preferito la
chiave, o meglio il tipo ormai comune di chiave con la
testa forata.
Prima di eseguire il gioco scegliete la persona adatta e,
senza che se ne accorga, infìlatele nella tasca esterna della
giacca una chiave uguale a quella che userete per. . . strabi­
liarla.
Una valida strategia o misdirection per raggiungere que­
sto risultato è quella di mettersi di fronte alla persona pre­
scelra, di roccarle con la vosua mano sinistra la spalla sini­
stra, dicendole: ••Mi sembra che questa sua spalla sia più
bassa dell'altra)). La persona volterà il capo verso la spalla
da voi indicata, come per accertarsi di quello che state
sostenendo; e voi, intanto, con tocco leggero, le infilerete
la prima chiave in una tasca della giacca, dalla parte oppo­
sta.

73
Fig. l

• A bis

---- . '

Fig.2
Alla seconda chiave avrete annodato un elastico, con
l'altra estremità fissata a una spilla da balia (Fig. l -B ) .
Avrete quindi fissato il tutto, grazie alla spilla stessa, all'in­
terno della manica destra della vostra giacca, come mostra
la figura 1 -A.
Lazione comincia facendo in modo che, senza che chi
vi sta davanti se ne accorga, mettendo per un attimo le
mani dietro la schiena, l'indice e il pollice della vostra
mano sinistra prelevino la chiave che pende all'interno
della manica destra e la passino in presa sicura a pollice,
indice e medio della mano destra. Questa ora trattiene la
chiave, coprendone il foro e facendo scorrere l'elastico in
modo che resti nascosto sotto il polso (fig. 2) .
A questo punto posate la chiave sul palmo della mano
sinistra, di cui richiudete pian piano le dita . . . e contempo­
raneamente liberate la chiave dalla stretta delle dita della
destra, permettendole così di rientrare non vista - e velo­
cemente, grazie alla tensione dell'elastico - all' interno
della manica destra.
Tenendo il pugno sinistro chiuso all'insù, non vi resta,
ormai, che aprire lentamente il mignolo, poi l'anulare, il
medio, l'indice e il pollice della mano sinistra e poi della
destra, a dimostrazione che la chiave si è proprio . . . volati­
lizzata!
Non c'è dubbio: infatti state ora mostrando entrambe
le mani vuote e proclamando che la chiave è "trasmigrata"
nella tasca di qualcuno dei presenti.
Questi, condizionati dalla sicurezza della vostra affer­
mazione, metteranno le mani in tasca, chi dei pantaloni e
chi della giacca.
Voi guardate sempre dalla parte opposta a quella dove
si trova la persona che ha la chiave. E quando sentite una
voce che esclama: «Eccola!)) stupitevi a vostra volta e gode­
tevi l'applauso generale!

75
Fig. l

Ancora O rson e una cordicella

Ed ecco il secondo inverosimile e straordinario gioco.


Protagonista, una semplice cordicella. .
Prima di tutto è necessario che abbiate predisposto un
altro elastico e un'altra spilla all'interno dell'"altra" manica
della vostra giacca (vedi Fig. 1 -A bis di pag. 74) .
Nell' occasionale incontro con il grande Orso n, la mia
giacca era infatti già predisposta a risolvere con una mani­
ca il gioco della chiave e con l'altra quello della cordicella
perché, come già ho accennato, il caso volle che stessi tor­
nando da un'esibizione tra amici .

76
Tu tto i n iz i a , d u n q u e ,
con la presentazione di una
cord i cell a al p u b b l i c o , i l
q u a l e è a n c h e i n v i ta t o a
e s a m i n a r n e l u n gh ez z a e
consistenza. La cordicella
viene quindi da voi tagliata
a metà e subito ''riaggiusta­
ta" . E il gioco è fatto.
S i tratta i n fa t t i d i u n
tagl i o sol tanto apparente l . t .
! ...
perché la cordicella tagliata Fig.2
è u n' a l t ra . (( P i zzicate" l a
cordicella, cioè stringetela
al cen tro c o n d u e d i t a e
mettetela sul palmo della
mano sinistra, che intanto
rimane rivolta verso di voi
(Fig. 2) .
Successivamente, con la
mano destra prelevate dalla
manica sinistra il cappio di
una cordicella uguale, lega­
to a l l ' el a s t i co ( F i g . 3 ) , e
portatelo alla som mità del
pugno.
Ora prendete le forbici e
tagliate al centro il cappio
che i l pubbl ico pensa
appartenga al centro della
cordicella "vera" . Invitate
q u i n d i d u e p e rs o n e a d
afferrare un'estremità della
cordicella per ciascuna. Fig.3

77
Passate la mano sul cappio tagliato, pronunciando la for­
mula magica "Sim . . . Sala . . . Bim!" e, subito dopo, chiedete
alle due persone quello che chiesi a due macchinisti della
troupe di Welles: di tirare le due estremità. Al tempo stes­
so, aprii la mano e i due si ritrovarono con la corda intera
tesa davanti ai loro occhi, stupiti quanto quelli dell'intera
troupe e quasi quanto quelli di Orson, che apparirono più
grandi e più rotondi che mai!
Il segreto sta tutto . . . nella manica e nel pezzo di cordi­
cella a cappio legato all'elastico. Come spiegano le figure,
è questo il cappio a cui darete il fatale colpo di forbici e
che sparirà di botto nella vostra manica!

Il gioco della corda tagliata e aggiustata

La corda è un oggetto molto familiare e importante per


l'uomo. Lo testimoniano diversi modi di dire in uso da se­
coli, dal ben noto «tenere qualcuno sulla corda)) al comu­
nissimo «tagliare la corda)) e così via.
Esiste un'infinità di giochi con le corde. E dozzine di
effetti spettacolari si possono trarre da una corda sola.
Quello che state per apprendere è il gioco più semplice e
immediato ma anche dall'effetto più straordinario, perché
viene eseguito come impromptu ( termine molto usato
dagli anglosassoni per indicare un gioco eseguito come se
fosse improvvisato) con una corda non truccata o prepara­
ta precedentemente. Non vorrei peccare di presunzione
ma ritengo che questa spiegazione del gioco della corda
tagliata e aggiustata sia la più completa mai pubblicata. Il
mio compito è quello di cercare realmente di insegnarvi i
giochi, utilizzando illustrazioni p i ù chiare possibili. In
questo caso ne sono servite addirittura quindici .
Come sempre, preparatevi un discorso d i apertura a­
datto. Per esempio, potete esordire così :

78
« Questa sera vorre i p ro p r i o . . . ragli are l a cord a . . . No ,
non fra i nten d etem i . . . non sto di cen d o c h e vorre i fuggi re

d a q uesto be l sal otto ralleg rato d a tante p ersone attente e


i n teressate, bensì c h e . . . vogli o p ro p r i o . . . zac ! . . . tagli are i n
d ue una corda vera come q uesta e p o i . . . ri aggi ustarl a , c io è
far l a tornare t u t ta d ' u n p ezzo . . . No n c i cre d ete ? O ra l o
ve d rete ! »

••A p ro p os i t o , q u a l c u n o v u o l e esam i n a r l a ? Ecco l a . È


stato un m i o am i co i n di ano, di nome Tatomac i ak , c h e m i

h a r i ve l ato ge n t il m e n t e il seg reto d e l gi o c o , seg reto ch e


n o n p o s s o asso l u t a m e n te sve l are a n e s s u n o . . . n e a n c h e

p er. . . cento m ili on i! Ci manc h ere bbe a l tro ! Si tratta di u n


se g reto di fam igli a , p er Tatomac i a k . . . Pensate: suo nonno

era ca p ace di fa r sa li re u n b am bi no su una cord a c h e l u i

l anc i ava i n ar i a facen d o l a ri manere d r i tta e so lid a come


'
una s b arra d acc i ai o . . . M a vo i , p er il momento, acconten­

tatev i di q uesta . . . »

E ven i amo a l gi oco. Passo c io è a s pi egarvene l' esecuzi o­


ne p u n to per p u n t o , a i utan d om i , o l tre c h e con l e p aro l e ,

anc h e c o n l e i m m agi n i .

Pe r c o m i n c i are, l a c o rd a c h e d ovete p roc u rarv i d eve


m is u rare al meno un metro e mezzo e d eve avere un di a­

metro di a l meno serre m illi metr i . Mi es ibi vo a bi tua l mente

i n q uesto gi oco a i m i e i esordi , e c o n t i n uo a farl o tuttora


con de ll e vari a n t i .

M a il p u n to fo n d a m e n t al e d a t e n e r b e n p rese n t e è
q u e s t o : i m p arate u n o p e r vo l t a o g n i mov i m e n to e n o n
passate al successivo p ri m a di aver p er fetramente memo­
r izzato q ue ll o c h e l o p rece de .

N on b asta: per i m p arare bene il gioco, d op o ogn i p as­


saggi o è cons igli abil e r i com i nc i are sem p re da l p r i mo. C osì

facen d o non so l o sarete s i c u ri di non com m ettere error i ,


ma ac q u i sterete anc h e l a necessar i a natura l ezza nel maneg­

gi are l a corda .

79
Ecco lo svolgimento del gioco, spiegato in ogni passag­
gio attraverso le i mmagini che seguono, con le relative
didascalie.

Fig. l - Mostrate al
pubblico la corda in
tutta la sua lunghez­
za, tenendola fra il
pollice e l'indice a 4
o 5 cm dalle s u e
estremità.

Fig. 2 È op portuno
-

anche far verificare a


qualcuno del pubbli­
co l'integrit à della
corda.
Fg. 3 Mentre ringraziate chi ha fatto tale verifica , inserite, da sotto , il
-

pollice, l'indice e il medio della mano destra dentro l'ansa.

f
Fig. 4 - Nello stesso tempo , afferrate parte della corda più vicina a venti
centimetri dalla sua estremità.

Fig. 5 - Fare passare tale estremità sotto r ansa.

\
Fig. 6 Create
x
-

cosl, con atten-


. )

ztone, un ansa
più pi ccola,
facendo i n modo
che le dita della
mano stntstra
coprano l'acca­
vallamento della
corda. Estraete le
forbici dalla
tasca destra della
.

vostra gtacca e , con


un colpo netto e deciso,
tagliate la piccola an a
contrassegnata dalla X . Tenete
le due estremità ragliate dell'ansa
lasciando cadere il rimanente della
corda. I l pubblico non ha dubbi:
avere senz' altro tagliato la corda in due parti!

Fig. 7 - Il pubblico
vede ora la corda e
le ue "due'' estre­
mità penzolanti.
Ed ecco come i nve­
ce stanno le co e ,
. .

grazte a un parnco-
lare che voi oltan­
r o vedere e tenere
orro controllo.
Fig. 8 - Ora, coprendo con le dita di entrambe le mani l'ansa del pezzerto
di corda (che fa da ponte alla corda-base) , annodate i due capi del pezzetto
stesso. Dovete avvolgerli proprio con1e questa immagine e la seguente indi­
cano chiaramente in sequenza. E il pubblico sarà convinto che si tratti del­
l'annodamento della vera corda tagliata.

1 . �
/ . r' j

\
l

. f
l

'l l

l• /
/


l
l
-'

\ \

\J
'

/
"
Fig. 9 - Al termine dell'operazione (di cui, qua sotto, vedete le due fasi
finali) al centro di quel che si vede tra le vostre mani c'è un "finto" nodo,
che in realtà è una specie groviglio.

/
Fig. l O Alzate la sinistra, portando il finto nodo all'altezza del vostro
-

viso. Con le forbici nella destra tagliate via completamente i due capi
sporgenti (vedi figura al centro) e fateli cadere in modo visibile per terra
ai vostri piedi .

....-·· ·-···----

--
- .

Fig. I l Soffiate sopra il groviglio e pronunciate solennemente la formu­


-

la magica «Sim . . . Sala . . . Bim!» Ora allargate le braccia di colpo, tirando


verso l'esterno i due estremi della corda. Lo strattone che date alla corda
tirandola verso r esterno con entrambe le mani fa saltar via il groviglio . ..

et voilà! La corda è tornata intera!

Cristianesimo e magia
Intorno al 300 d . C . il cristianesimo diventò la religione
ufficiale dell' I m pero Romano. Si p ensò che la fi ne del
paganesimo p ortasse anche alla scomparsa del culto degli
spiriti e degli esseri demoniaci. In effetti, la Il!agia perse

terreno rispetto alla religione. Ma continuò ugualmente a


essere p raticata p resso tutti i popoli dell'impero.

85
Importanza della magia nell'epoca romana.
Si chiamava Spurinna ed era etrusco il mago-indovino
che, come riporta Svetonio, avvertì Giulio Cesare con
la famosa frase: �<Guardati dalle idi di marzo!•• Questa
frase si usa ancora oggi come consiglio a un amico o a
un conoscente affi nché eviti un fatto increscioso che
potrebbe capitargli.
Si chiamava "idi" (in latino idus) il giorno 1 5 di vari
mesi dell'anno, tra cui, appunto, marzo. E il 1 5 marzo
del 44 a.C. , Cesare, incurante dell'avvertimento, uscì di
casa e si recò i n Senato. E là fu assassinato.
Analoga fine toccò ad Agrippina Minore, madre di Ne­
rone, il quale, seccato per le sue intromissioni nella pro­
pria attività di governo, la fece assassinare. Poi si rivolse
a certi maghi perché gliela facessero apparire, in modo
da poterne implorare il perdono.

Gli occhiali magici

A conferma delle possibilità e quindi della fortuna che ha


la corda nei giochi di prestigio, non dimentichiamo che ci
sono bravissimi e illustri colleghi i quali eseguono un
"numero" di circa quindici minuti tutto basato sui giochi
con le corde. Eccovene uno che, dal titolo, in verità non si
direbbe . . . legato alla corda. E invece . . . seguite le immagini
e vi convincerete del contrario. Nei numeri prestidigitatori
è un abbellimento gradevole che il pubbl ico apprezza
molto, soprattutto se viene eseguito dopo un gioco "serio"
come quello della corda tagliata appena svelato.
Affinché lo spettacolo abbia successo, cercate di realizzare
il tutto nel più breve tempo possibile. Avrete applausi
scroscianti!

86
Fig. l - Piegare in due una corda lunga circa
un metro e mezzo. (\
C> A,�l
""' '
1.' >

Fig. 2 - Sistematela tra le due mani


come indica la figura.

Fig. 3 - Vol tate la mano sinistra verso voi stessi e afferrate l'estremità
della corda che emerge al di sopra del pollice destro.
Fig. 4 Fate passare tale estremità attraverso l'ansa della corda, creando
-

così una seconda ansa.

'\
l
<_

Fig. 5 Fate in modo che la prima ansa abbia la possibilità di attraversa­


-

re la seconda.
Fig. 6 A questo punto formate due occhielli circolari che restringerete
-

con studiata lentezza finché non avranno raggiunto la misura di un paio


di occhiali, che potete indossare facendo passare le due estremità libere
della corda dietro le vostre orecchie!

Il gioco è fatto, ma potete sorprendere il pubblico con


un finale diverso. Sistemate le due estremità della corda in
due nodi scorsoi, infilate i pollici nei nodi, allargate le
mani e le "lenti" si restringeranno!

Aladino e la lampada magica


Che cosa può avere a che fare la magia fiabesca della
vicenda di Aladino con la magia reale di cui s i occupa
questo trattato? È una vicenda che proviene dalle Mille
e una notte, un'opera fondamentale della letteratura
mondiale, la quale testimonia l'importanza che il magi­
co ha sempre avuto nell'umana società. Infatti la lam­
pada sta, come ricorderete, al centro della Terra. Ala­
dino, figlio del povero Mustafà, guidato da un mago, se
ne impossessa e grazie a essa passa dalla miseria alla ric­
chezza, al punto da poter sposare la figlia del Sultano!

89
Le mani sono il simbolo della destrezza e dell'abilità manipolatoria,
che è poi l'essenza della presridigitazione. Per questo motivo, in dagli
anni Settanta, l'Autore le utilizza come proprio ((marchio,, per manifesti,
biglietti da visita o carta da lettera (Illustrazione di Casaro) .
6.
Spezzo e ricompongo

Le banconote strappate a zig-zag


ovvero La ricomposizione molecolare

Sono stato a lungo perplesso sull'opportunità di includere


nel trattato anche questo straordinario esperimento che
ancora oggi eseguo stupendo i pubbl ici più disparati,
anche perché rivelarlo vuoi dire per me richiamare un
ricordo tra i più cari della mia carriera. L'ho eseguito in­
farri in casa mia, in occasione della visita di cui mi onora­
rono una trentina di co ll eghi americani, rutti molto quali­
ficati. Erano il fior fiore della magia degli anni Ottanta, in
passaggio da Roma per recarsi a Losanna, in Svizzera, dove
si teneva un Congresso Mondiale di Prestidigitazione. Tra
loro c'erano Dai Vernon e Bill Larsen, personaggi ormai
leggendari nel mondo dell'arte magica. Alla serata parte­
cipò anche un gruppo di prestigiatori italiani.

91
Il gioco - ma è meglio definirlo esperimento - comin­
cia con la richiesta di un prestito di due banconote. Agli
amici americani avevo chiesto naturalmente dei dollari.
Voi potete far tutto con due banconote da diecimila lire.
Dopo averle ricevute ne promettete la restituzione, ma
intanto le sovrapponete una sull'altra e, con gesto deciso,
le strappare al centro. Sì, le strappate! E a chi ve le ha pre­
state restituire metà dell'una e metà dell'altra . . . E ora la
magia si compie, perché, una volta fatte sparire misteriosa­
mente le altre due metà . . . farete ritrovare le banconote
dentro buste sigillare!
Seguite attentamente la spiegazione, che non è sempli­
ce, ma procurerà grandissime soddisfazioni, ve lo assicuro,
Prima di presentare il gioco prendete una banconota da
diecimila lire e, facendo lavorare opportunamente le vo­
stre dita, spezzatela al centro, a zig-zag, in due parti. Inse­
rirete in una busta, che sigillerete vistosamente con la cera­
lacca. Quindi inserite questa busta in un'altra leggermente
più grande, che sigillerete, altrettanto vistosamente, con
un po' di nastro adesivo rosso disposto rutto intorno e
anche, naturalmente, sull'apertura. Quel che importa è
che non resti alcuna fessura (Fig. 1) .
Ora la presentazione al pubblico può cominciare. Pro­
nunciate un breve ma convincente discorsetto sull' esperi­
mento, rivolgendovi, in particolare, ai due ospiti ai quali
state per chiedere le banconote. Gli stessi, su vostro invito,
saranno disposti uno alla vostra destra e l'altro alla vostra
sinistra, il più distante possibile tra loro. Vedremo tra po­
co il perché.
Accennate, con la dovuta serietà, che l'esperimento è
legato nientemeno che ad alcuni aspetti scientifici della
cosiddetta "ricomposizione molecolare" , oggetto della ri­
cerca scientifica soprattutto nei laboratori spaziali del
Kennedy Space Center di Cape Canaveral, in Florida . . .

92
Fig. l

111\}?- .

•.

' '
·--

l
l

t:</) ·---------·· --- �

Ottenute dai due ospiti le due banconote da diecimila


lire, sovrapponetele visibilmente e con cura; e altrettanto
·visibilmente strappatele centralmente a zig-zag. Perché a
zig-zag? Perché, alla fine, il combaciarsi delle due parti
risulterà più sorprendente ed eclatante che mai.
A questo punto vi trovate con due mezze-banconote
11ella destra e altre due nella sinistra. Capovolgete i due
frammenti che reggete con la destra, e con noncuranza

93
collocateli sotto
i due frammenti
che tenete nella
m a n o s i n i s tra
(Fig. 2) .
Continuando
a conversare con
il p ubbl ico per
distrarne l' atten­
z�one dalle vo­
stre mosse, con­
segnate la prima
mezza bancono­
ta ( q u e l l a c h e
sta sopra il muc­
chietto) all' ospi­
te che avete co­
involto e che si
i - -.
trova alla vostra
Fig.2 sinistra (Fig. 3);
subito dopo, con-
,
segnate l' ultima
mezza banconota (ovvero quella che sta sotto il mucchiet­
to) all'ospite che è invece alla vostra destra.
Così facendo avrete consegnato loro due frammenti
della medesima banconota, ma questo fatto sfuggirà ai
due ospiti, anche perché, come ho detto sopra, li avete
tenuti a debita distanza tra loro. Inoltre avrete anche detto
a entrambi, allegramente e senza esitazione alcuna: «Ecco
a lei metà della sua banconota ... e metà della sua anche a
l et. .' . ..
»

Dalla tasca interna della vostra giacca estraete ora la


busta sigillata e un pennarello che porgete ad alcuni dei
presenti pregandoli di apporre la propria firma sulla busta.

94
« Co s Ì » s p i eg h e -
'
.
rete, «sara Impos-
sibile che questa
b u s ta v e n ga s o ­ ;

stituita con un'al­ l


i
tra . . . »
�l
\
\
Ora con la bu­
s t a fi r m a t a b e n
i m p u g nata nella '
\' \
\

vostra mano de­


stra e i frammenti Fig. 3
res t a n t i d i b a n ­
conota nella sini-
s tra, po rtate en­
t r a m b e le m a n i
dietro la schiena.
Più rap idamente l
\
\
che potete, piega­
te l e due m ezze
banconote e infi­
latele sotto il cin­
turino del vostro
orologio (il quale, Fig.4
naturalmente,
deve essere nascosto dal polsino della camicia) (Fig. 4) . In­
tanto chiudete gli occhi, levate leggermente il mento verso
l'alto i n modo che sia ben visibile i l movimento delle
vostre labbra che fingono di mormorare parole o formule
magiche misteriose.
La sceneggiata è fi nita. Tornate con le mani davanti;
entrambe reggono ormai soltanto la busta. Fate verificare
le firme e invitate qualcuno ad aprire con attenzione la
busta su uno dei lati usando un comune paio di forbiéi.
Estraete dalla prima la seconda busta e fatela aprire con

95
un taglio analogo . . .
A questo punto devo rinnovare al lettore l'invito alla
massima attenzione. Siamo al momento decisivo.
Prelevate dalla seconda busta una sola metà della ban­
conota da diecimila lire da voi strappata e, rivolgendovi
all'ospite che sta alla vostra sinistra, ditegli: «Vediamo se
questa metà combacia con la sua metà Così dicendo
...»

prendete la mezza banconota che ha in mano, portatela


accanto alla vostra, cercate di farla combaciare e, non riu­
scendoci, dite: «No, non combacia, deve essere la metà
della banconota dell'altro signore alla mia destra . . . ,,

Guardando quello a sinistra ben fisso negli occhi (onde


ottenere la già citata misdirection dello sguardo e della
parola) consegnategli la vostra metà, trattenendo per voi la
sua. Eseguito lo scambio rivolgetevi all'ospite di destra e,
sorridendo con la sicurezza che cancella ogni dubbio, dite­
gli: «Allora, è la sua! '' Infatti lo è perché le due metà
...

combaciano perfettamente!
Tornate a rivolgervi all'ospite alla vostra sinistra (ma
anche al pubblico) e, con un pizzico di teatralità in più,
ditegli: <Nuole estrarre lei stesso l'altra metà della banco-

Antichità e prestidigitazione
Anche nell'amichirà l'arre Jei giocolieri e dei prestigia­
tori era un settore della magia separato da quello della
divinazione e della negromanzia, che si occupa della
comun icazione con l'aldilà. I prestigiatori erano consi­
derati gente di spettacolo e di i n rratte n i m e nto, m a
anche la loro abilità era ritenuta una qualità sovranna­
turale.

96
nota che è all'interno della busta e che nessuno, ripeto
nessuno, ha mai toccato? Prego!» Il signore estrae il fram­
mento, il quale combaL perfettamente con la metà che
· ·

voi avere in mano! I l pubblico resterà attonito a guardarvi,


come se aveste compiuto un miracolo, e poi esploderà nel
suo applauso più scrosciante.
Se qualcuno, a fine spettacolo, vi chiedesse le buste in
regalo e per ricordo, accontentatelo pure. Anche se le sot­
toporrà all'ispezione più punt igliosa, non ne caverà assolu­
tamente nulla che comprometta i vostri segreti!

Inchiesta sullo stuzzicadenti

Nel film sulla vita di Cristo di Damiano Damiani, L1n­


chiesta, fui chiamato a interpretare il ruolo di un sacerdote
siriano, con tanto di barba e baffi. Non ero alla mia prima
esperienza cinematografica - in passato avevo partecipato
ad altri film, tra i quali Modesty Blaise di Joseph Losey -
ma mai si era formata nella troupe un'atmosfera familiare
così straordinaria. Tant'è vero che ci fu un susseguirsi di
inviti reciproci per pantagrueliche spaghettate. Ciò avven­
ne forse anche perché giravamo, oltre che a Tunisi e nel
Deserto del Sale, i n posti desertici e leggendari, come
quello dove si conservano il tappeto volante e altre cose
appartenute, si dice, al favoloso Aladino! Da Kairouan a
Maknassy, da Monastir a Djcrba, fu rutto un susseguirsi di
indimenticabili incontri.
Dopo la visita alla casa di Aladino, formammo un'al­
legra tavolata in un ristorante arabo. Con me c'erano i due
straordinari interpreti del film, i miei amici Harvey Keitel
e Keith Carradine, il figlio del mirico John. Proprio loro
rimasero colpiti dal gioco che ora vi descrivo e che si basa
semplicemente su due stuzzicadenti , di quelli usati nel
ristorante dove pranzammo: cioè in legno e confezionati

97
Fig. l artigianalmente.
Vi assicuro che, nonostante
. . . . .

1 suot protagonisti stano cost


t
i
.
l .
modesti, questo gioco è tut­
f
(.
l .
·,
'
,,.� .
.. t'altro che banale. Anche se
è p i u ttosto facile produce
un effetto di grande sorpre­
L-------_;::.� � sa. E ciò avverrà specialmen-
te se il gioco sarà da voi ese­
guito in modo che sembri
assolutamente improvvisato.
Per esempio, quando ci si
trova con gli ta mici al risto-
rante.
In che cosa consiste il gioco?
Fig.2 ,
E presto detto: nel far spez-
zare a uno degli spettatori
uno stuzzicadenti all'interno
di un tovagliolo ripiegato, e
q u i n d i fargl i e l o r i trovare
intero, a tovagliolo ridisteso.
La procedura? È quella che
segue. Come mostra la figu-
ra l , il tovagliolo deve avere
già uno stuzzicadenti nasco­
sto nell'orlo e perciò invisi­
bile per chi vi circonda.
Dopo aver disteso il tovagliolo sul tavolo, pregate lo
spettatore di deporvi, al centro, lo stuzzicadenti da spezza­
re. Quindi ripiegate intorno allo stuzzicadenti i quattro
angoli del quadrato di stoffa, come mostr� la figura 2 , e
porgete il tovagliolo a uno spettatore chiedendogli di rom­
pere lo stuzzicadenti coperto dalla stoffa.
Riaprite il tovagliolo e fate in modo che tutti possano

98
Fig. 3

l
l

l
\
.

constatare che lo stuzzicadenti è effettivamente rotto.


Quindi toglietelo e dite: «Bene, ora fate tutti attenzione,
perché ripeteremo l'esperimento>>.
Ed ecco il momento decisivo, quello della ripetizione
del gioco. Prima di tutto fate deporre un altro stuzzica­
denti al centro del tovagliolo. Ripiegate quest'ultimo e im­
p ugnatelo in modo da offrire allo spettatore (Fig. 3) -

onde possa tastarlo e quindi spezzarlo - l"'altro" stuzzica­


denti, mi raccomando, quello nascosto nell'orlo. Quello
nuovo depositato al centro, naturalmente, resta celato e
ben protetto dalla vostra mano, all'interno del tovagliolo
ripiegato (ancora Fig. 3).
Raccomandate al pubblico concentrazione e soprattut­
to silenzio; poi dite: « O ra, attenzione! Questa volta vi
dimostrerò il mio potere di annullare la capacità distrutti­
va che ognuno di noi possiede . . . Ecco . . . la prego . . . rompa
.lo stuzzicadenti »
. . .

Fate in modo che lo spettatore e possibilmente altri tra


:i presenti avvertano il tac.' e dite: «Bravo! È convinto che è
�;pezzato? Facciamolo toccare anche agli altri amici. Bene:

99
ora mi concentrerò, cercherò di andare indietro nel tempo
e di cancellare il secondo in cui lei ha rotto lo stuzzicaden­
ti. Non ci crede?))
Fate una pausa d'effetto, fingendo concentrazione e
passando una mano aperta sopra la stoffa, come compien­
do un gesto magico. Quindi invitate lo spettatore a verifi­
care direttamente: «La prego, apra il tovagliolo!))
E, a tovagliolo dischiuso, offrite allo sguardo sbigottito
dei presenti lo stuzzicadenti intatto; e . . . godetevi il loro
applauso convinto!

� Merlino e Stonehenge �
. �
• Come tutti sanno, il Mago Merlino prestò la propria •
. opera alla corte di re Artù. A lui si fa riferimento allor­ �
• •
ché si cerca di tracciare la storia del famoso, immenso
• •
. monumento chiamato Stonehenge, eretto dai Sassoni �
• dopo la loro conquista dell'Inghilterra. La storia della •
• •
magia vuole che Merlino lo abbia trasferito - magica­
• •
• mente, si capisce - dall'Irlanda alla piana di Salisbury, •
� dove ora sorge. .
« .. . . �
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * ** * **

Il gioco superlativo

Eccovi un gioco che non esito a definire superlativo.


Provate a eseguirlo e il vostro pubblico resterà davvero a
bocca aperta. Scusate l'enfasi con cui inizio a parlarvene,
ma descrivendo questo e altri giochi di altrettanto effetto e
rivelandone il segreto è come se mi privassi di qualche
cosa di strettamente personale, che è appartenuto al mio
modo di essere per tanto tempo. È un gioco che ancora

100
oggi eseguo con modifiche e ripensamenti vari . Pochi
giorni prima di scriverne, come ora faccio, l'ho eseguito
nel bar annesso al Salone Margherita, il celebre locale di
via Due Macelli, a Roma, pieno zeppo di gente e di amici,
quelli con cui ho condiviso sei sabati sera televisivi e che,
alla fine, continuavano a esclamare «Non è possibile!)), « È
incredibile!)) e, in romanesco, « Questo lo vojo raccontà!))
Ecco che cosa ha provocato tanta meraviglia.
Si comincia richiedendo al barista una scatoletta di
gomma da masticare, di una marca comune. Si apre la
confezione e se ne estrae o, meglio ancora, se ne fa estrarre
a uno dei presenti nientemeno che . . . una banconota da
l 00.000 lire!
Seguiremi attentamente e il procedimento di questo
gioco straordinario sarà vostro, anche senza ricorrere
all'aiuto dell'illustratore! Prima dell'esecuzione dovere pro­
curarvi una confezione di chewing-gum del tipo che
intendere chiedere al bar. Disigillarela con cura, staccando
la lingueua di cellophane. Aprire la scatoletta (che ha la
dimensione di mezzo paccheuo di sigarette) e inseritevi
una banconota da 1 00.000 lire, ben piegata. Richiudere la
scaroletta, rimeuendo a posto il cellophane, e riponerela
nella tasca destra dei pantaloni.
Siete già pronti per l'azione. Dopo aver preso il caffè,
guardatevi intorno come chi cerca qualcosa tra la merce
esposta e chiedere al barista se per caso dispone di chew­
ing-gum della marca che vi interessa. Lui ve la indicherà e
voi, avvicinandovi all'espositore chiedete, interessarissimo:
«Scusi . . . posso vedere anche quelle dietro?)) Prendere in
mano due o tre scatolene, osservarele anentamente e, con
calma, come incerti, sceglierene una. . . Il barista, intanto,
vi osserverà incuriosito, come se foste un marziano. E voi
aumenterete la sua anenzione e la sua meraviglia dicendo­
gli: «Scusi . . . ma il telegiornale di oggi - lo ha visto? - ha

101
detto che la ditta produttrice, la TOT, ha stampato sulla
confezione del proprio chewing-gum un segno di identifi­
cazione che doveva invece rimanere nascosto, perché riser­
vato a certi pacchetti che contengono un regalo a sorpre­
sa)).
Alzate la voce in modo che vi sentano anche i vicini;
anzi, coinvolgendo chi vi è accanto, aggiungete: «Si tratta
di un errore di confezionamento. Sono sicuro che questo è
il segno rosso sfumato di cui si è parlato al telegiornale . . .
Lo vede?))
E mentre sembrerete sempre p i ù un marziano agli
occhi del barista e degli altri avventori, direte al barista,
tenendo nella destra il pacchetto da voi scelto: <<Quanto
costa? Tremila lire? Bene ... Aspetti . . . Devo avere diecimila
lire da qualche parte . . . )) E così dicendo, infilate contempo­
raneamente entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni e
poi, ancora contemporaneamente, estraetele.
Ora, con la sinistra sventolate la banconota da diecimi­
la lire che avevate preparato nella tasca sinistra, mentre,
con la destra, impugnate il pacchetto di chewing-gum
preparato in precedenza e che avete sostituito celermente
con quello or ora acquistato (che quindi da questo mo­
mento giace in fondo alla tasca destra) .
«Ecco le diecimila lire)) direte al barista mentre posate il
p acchetto di chewing-gum sul banco bene in vista. E
quando lui vi avrà dato il resto, riprendete il pacchetto,
domandandogli: ccL'ho pagato . . . dunque è proprio mio,
non è vero?)) Subito dopo canticchiate a voce sempre più
alta: «Ho vinto! . . . Sono sicuro che ho vinto!)) E mentre
tutti, ormai, vi guardano, liberate il pacchetto dall'involu­
cro, aprite la scatolina e . . . estraete le vostre l 00.000 lire!
Ammutoliti dalla sorpresa, tutti i presenti non avranno
occhi che per voi e ricorderanno la vostra immagine per
chissà quanto tempo! Intanto, alcuni di loro si saranno

102
anche lanciati ad acquistare pacchetti su pacchetti di
chewing-gum e, in gara con il titolare e i suoi baristi, apri­
ranno scatolina dopo scatolina in cerca di altre, introvabili
banconote da centomila!

1 0.1
7.
Il "mentalismo" salottiero

Dal presidente Reagan al Cardinale Sodano

Molti anni or sono ricevetti dal Dipartimento della Cul­


tura e dello Spenacolo francese l'entusiasmante invito di
intrarrenere a Versailles, nel prestigioso castello che per
secoli fu il tempio francese della sovranità e della cultura, i
celebri sette "grandi" del nostro tempo: nientemeno che
François Mi tterand, il canadese Pierre El liot Trudeau ,
Helmut Schmidt, il nostro Giovanni Spadolini, Zenko
Suzuky, Margaret Tharcher e Ronald Reagan.
Lusingato, comunicai la mia accettazione. Ma al mio
arrivo a Versailles fui oggetto, da parre di ben quattro
agenti dei servizi segreti, di inaspettati, minuziosi controlli
e ispezioni. I quattro smontarono ciò che avevo preparato
per le mie illusioni, pezzo per pezzo, davanti agli occhi
srrabuzzati dei miei assistenti, sottoponendo ogn i panico-

105
lare a un accertamento minuziosissimo. Evidentemente
volevano esstr certi che non vi si celasse alcun ordigno
potenzialmente pericoloso per la sicurezza dei sette perso­
naggi della politica mondiale.
Durante quella serata indimenticabile presentai varie
grandi illusioni veramente impegnative e alcune manipo­
lazioni, ma soprattutto indovinai . . . quanti soldi aveva in
tasca il Presidente degli Stati Uniti d'America! Quando
svelai che aveva con sé soltanto venti dollari, Ronald Rea­
gan rimase sbigottito! La stessa signora Thatcher si lasciò
sfuggire, ad alta voce, un eloquente «ft's amazing! (È sor­
prendente!))), mentre l'onorevole Spadolini sorrideva com­
piaciuto, forse pensando che era molto significativo vedere
un italiano stupire l'uomo più potente del mondo . . .
Quando lo spettacolo giunse al termine ricevetti gene­
rose congratulazioni ufficiali; e poco dopo, mentre ero già
in camerino, si aggiunse l'inaspettata visita del segretario
privato e personale di Reagan, il quale mi chiese il mio re­
capito. La ragione? Il Presidente voleva invitarmi alla Casa
Bianca!
Ripetei lo stesso "esperimento" nel 1 998 in Vaticano,
quando fui invitato con la mia famiglia al completo, al
pranzo di compleanno di monsignor Pietro Principe.
Tra gli alt ri invitati c'erano alti esponenti della gerar­
chia ecclesiastica, una ventina di personaggi del mondo
laico e Sua Eminenza il cardi nale Angelo Sodano, Segre­
tario di Stato del Vaticano. Proprio a lui rivolsi la parola,
chiedendogli il permesso di indovinare quanto denaro
aveva con sé. Me lo concesse sorridendo. Ma quando rive­
lai l'esatto ammontare di quanto aveva in tasca, l'alto pre­
lato manifestò addirittura un certo spavento . . . Esclamò
infatti, piuttosto scosso: «Ma lei ... è il diavolo!))
In effetti, constatare che il prestigiatore indovina qual­
che cosa che, fino a qualche istante prima, si ignorava è

106
molto intrigante per il pubblico. Ve ne accorgerete anche
voi, quando proverete a eseguire i giochi contenuti in que­
sto trattato.
A proposito: immagino che qualcuno di voi si aspetti
che io spieghi il gioco che mi ha permesso di stupire
Reagan e il Cardinale Sodano. Sono desolato, ma non ve
ne rivelerò lo svolgimento perché soddisferei semplice­
mente una curiosità: si tratta infatti di un gioco non ese­
guibile se non dopo una lunga esperienza nel campo della
prestidigitazione. Sarebbe come chiedere a un ginnasta
esordiente di eseguire agli anelli i difficili esercizi di so­
spensione ed equilibrio richiesti dal programma olimpico.
Non me ne vogliate, perché sono certo che gli altri gio­
chi che già vi ho svelato e che ancora intendo svelarvi
potrete eseguirli benissimo.

Juliette Gréco e le vibrazioni telepatiche

Quanto sto per proporvi è un genere di gioco che io amo


definire di "mentalismo" salottiero. Agli inizi della mia
carriera l'ho presentato, infatti, con enorme impatto sui
presenti , nel salotto dell'affascinante cantante e attrice
francese Juliette Gréco, la quale fu, per un mese, vedette
del teatro A.B.C. di Parigi, presso il quale anch'io lavora­
vo. Affollavano il salotto splendide signore e numerosi
personaggi della élite culturale e artistica parigina di quel
tempo. Ricordo che Mare Chagall, quella sera, esegul uno
schizzo che rappresentava un prestigiatore e me ne fece
dono.
Il gioco si apre con la distribuzione di quattro libri,
che, ve lo dico subito, vi converrà scegliere tra i tascabili di
tipo economico. Sì, perché . . . dopo averli acquistati dovre­
te segretamente manometterli per preparare il gioco.
Il trucco è questo: le quattro copertine differiscono tra

107
loro per autore e titolo, ma l'interno . . . è sempre quello di
uno dei quattro (figura nella pagina a fronte) .
Pertanto dovete acquistare quattro copie uguali di un'o­
pera, poniamo, di Shakespeare e tre di autori diversi, per
esempio una di Cechov, una di Goldoni e una di Piran­
dello. Private questi ultimi tre delle rispettive copertine e
con esse ricopertinare le tre copie di Shakespeare alle quali
avrete tolto le copertine originali. Inoltre tenete pronti in
tasca un paio di dadi.
Ora il gioco può cominciare. Dopo aver mostrato ai
presenti quattro libri completamente diversi uno dall'altro
(in realtà tre sono truccati, come ho appena detto) invitate
qualcuno a scegliere uno dei titoli.
A questo punto cavare dalla tasca due dadi.
Invitate lo spettatore a buttarli sul tavolo più volte e a
constatare che non sono truccati, cioè che non danno
sempre lo stesso punteggio.
Dimostrato ciò, ordinate un' ultima gettata. Suppo­
niamo che uno dei dadi si fermi sul 5 e l'altro sul 4. I due
numeri affiancati formano dunque un 54.
Chiedere allo spettatore di allontanarsi da voi e di apri­
re il libro che è nelle sue mani, proprio alla pagina 54. Al
tempo stesso, fare notare che sommando 5 e 4 si ottiene 9 .
Allora pregatelo di andare alla riga 9 (ossia la nona) di pa­
gina 54 e di leggere mentalmente la prima parola di quella
riga. A questo punto, impugnare un grande block-notes e
invitate lo spettatore a rrasmettervi, senza parlare, ma . . .
«con le vibrazioni del suo pensiero)), le singole lettere che,
una dopo l'altra, formano tale parola. E voi, in contempo­
ranea, trascrivere le nell'ordi ne, formando esattamente
quella parola!
Come potete leggere nel pensiero? Per prima cosa ricor­
datevi che i quattro libri racchiudono sotto le loro coperti­
ne esattamente le stesse pagine. Seconda annotazione:

108
quando i due dadi che rotolano sul tavolo si fermano,
ponete a sinistra quello con il punteggio più alto e a destra
quello con il punteggio più basso e formate un numero di
due cifre. Con questo procedimento si possono formare
soltanto 2 1 combinazioni e generare quindi, senza ombra
di dubbio, unicamente i numeri seguenti: 1 1 , 2 1 , 3 1 , 4 1 ,
5 1 , 6 1 , 22, 32, 42, 52, 62, 33, 43, 53, 63, 44, 54, 64, 5 5 ,
65, 66.
Terza annotazione: tali numeri saranno stati da voi pre­
cedentemente trascritti - insieme con la parola corrispon­
dente del libro - su un foglietto posato sopra il vostro

109
, . --
11 .... t4 ,...�.
,• S1
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k ...- '�-­
� ­
...
. , .... ..,. t< -
,1 '""'• " -

tavolino accanto al block-notes (figura qui sopra) , in mo­


do da poterlo sbirciare. Per esempio: accanto al numero
53 avrete scritto la parola con cui inizia, nel libro, l'ottava
riga di pagina 53, perché 5+3 8. Accanto al 64, la prima
=

parola sarà quella della decima riga di pagina 64 (6+4 =

l O) . . . e cosl via.
Quarta annotazione: allorché avete il block-notes in
mano e fingete di captare le "vibrazioni telepatiche'' dello
spettatore, scrivete sul block-notes, lettera per lettera, la
parola da voi sbirciata, con l'atteggiamento serioso di chi
possiede veramente doti paranormali. Ad esempio, potre­
ste dire: «Sto ricevendo l'impressione di una C ma l'im­
magine non è molto nitida . . . prego, si concentri!. . . Ah!
ecco . . è una G! Ora si concentri sulla lettera che viene
.

dopo. . .»

Infine, mostrate la parola da voi scritta agli spettatori e


l'esperimento potrà dirsi trionfalmente concluso. Fate tea­
tralmente un respiro profondo e ringraziate.

Psicometria a tre colori

[esperimento che vi attende ora è di una semplicità, ma


anche di un effetto, davvero sconvolgenti!
Lo presentai come gioco apparentemente improvvisato
a Frank Sinatra. Accadde molti anni or sono, quando mi

110
esibii in un suo spettacolo a San Francisco, in California.
Ho sorpreso con lo stesso gioco anche Raffaella Carrà,
Anna Falchi, Gerry Scotti e, recentemente, Fabio Fazio,
nei camerini della RAI a Milano, mentre attendevamo di
andare in onda con una puntata di Quelli che il calcio. . .
Ecco la descrizione del gioco.
«Sapete certamente dell'esistenza della teoria psicome­
trica, secondo la quale alcuni oggetti inanimati hanno la
facoltà di impregnarsi della personalità di chi li possiede e,
attraverso determinate vibrazioni, possono rivelarci a chi
sono appartenuti in passato. È quanto ha asserito e dimo­
strato il famoso sensitivo Croiset. ..»
Sono queste, più o meno, le parole adatte per creare il
clima di attesa adatto tra i vostri spettatori.
L'esperimento inizia con la consegna di tre foglietti di
carta velina (grandi più o meno l Ox l O cm) , uno bianco,
uno rosso e uno verde, a uno dei presenti. Inviterete quin­
di questa persona ad accartocciare i foglietti che ha ricevu­
to e a comprimerli, riducendoli a palline ben compattate.
Raccomandate poi di tenere una pallina alla volta, ben
chiusa nel pugno, chiudendo gli occhi per alcuni istanti e
concentrandosi sul colore «onde imprimerle•• direte, «la
vostra energia psichica . . . ••
Esrraete e mostrate al pubblico la fodera di una delle
tasche dei vostri pantaloni, facendola pendere visibilmente
verso l'esterno e dimostrando così che la tasca è completa­
mente vuota. Rimessa a posto la tasca, voltate le spalle al
pubblico, portate le mani dietro la schiena e invitate lo
spettatore a consegnarvi le palline da lui confezionate,
deponendole nelle vostre man i. Ringraziate e in filate
quindi le tre palline nella tasca che tutti sanno essere
vuota.
Pregate la persona che ha compattato le palline di avvi­
cinarsi a voi e posando la vosrra mano nella sua, «per ren-

111
dere possibile)) direte, «la trasmissione delle onde psicome­
triche colorate)), chiedetele quale colore preferisce rivedere,
tra il bianco, il rosso e il verde delle tre palline che ora
tenete in tasca. E quando ne sceglierà uno, voi portate la
mano alla tasca e tirare fuori . . . la pallina del colore ri­
chiesto! Porrete addirittura ripetere la cosa ancora una
volta.
Come avere fatto a non sbagliare? Nella sua estrema
semplicità risulterà incomprensibile: quando portate la
mano alla tasca non scendere fino sul fondo dove giaccio­
no le tre palline, bensì nel cavo superiore della tasca. Lì
avete messo in ordine di colore altre tre palline da voi
prima accartocciare e sistemare a dovere. Tutto il resto . . . è
teatro!

Il miracolo della forchetta

Mi capita spesso di essere invitato con mia moglie a cock­


tail e inaugurazioni di mostre d'arte o d'altro genere.
Recentemente, dopo aver assistito all'anteprima di un
film, fummo invitati a una cena particolarmente elegante
in una splendida villa romana sulla via Appia Antica.
I tavoli erano sparsi nel giardino ricco di palme e festo­
samente illuminato. Una grande piscina ovale completava
la scenografia. Tra gli invitati c'erano numerosi personaggi
del mondo della politica, della cultura e dell'arte.
Durante la cena, il discorso cadde, quasi inevitabilmen­
te, sui vari aspetti del paranormale e in particolare sulla
moltitudine di statue che piangono . . .
Non mancai di far notare, allora, che anche una sem­
plice forchetta o un altrettanto semplice coltello porrebbe­
ro manifestare simili prodigi. Perché, spiegai, strofinando
gli aromi e le molecole di questi oggetti si riesce a farli tra­
sudare (e, a volte, addirittura lacrimare!) soprattutto se tali

112
Fig. l

\
·'

oggetti finiscono tra le mani di persone molto emotive.


A questo punto , notando il crescere dell'attenzione sui
volti dei commensali che seguivano il mio discorso, chiesi
in prestito una forchetta e pregai gli astanti di osservare il
massimo silenzio.
Con due dita strofinai quindi la forchetta per tutta la
sua lunghezza. Poi , come per riscaldarla ulteriormente, la
passai e ripassai sulla manica della giacca, all'altezza del
gomito (figura l , qua sopra) . Ne strinsi i nfi ne l'impugna­
tura tra due dita della destra e, tenendola sospesa all'ingiù
sopra i l tavolo, la fissai con intensita, eseguendo movi­
menti vari con la mano sinistra, dal l'alto in basso e tutt'in­
torno alla forchetta . . .
Ed ecco che qualcuno gridò al m iracolo!
La forchetta faceva infatti fuoriuscire miracolosamente

113
dalle sue punte, una dopo l'altra, una serie di gocce d' ac­
qua, che cadevano in successione sul tavolo, frantumando­
si in spettacolari e rapidi schizzi!
Miracolo o gioco? Avete qualche dubbio in proposito?
Leggete la spiegazione che segue e saprete la verità!
Quando impugnate verticalmente la forchetta per farla
lacrimare dovete aver già sistemato dietro il padiglione
dell'orecchio sinistro (Fig. 2) un piccolo batuffolo di coto­
ne idrofilo leggermente impregnato d'acqua. Natural­
mente il batuffolo deve essere invisibile al pubblico. E voi
(altro particolare importante!) farete in modo di eseguire il
gioco stando seduto a un tavolo, sul quale appoggerete il

\\ '
't

Fig.2

114
gom1to s1n1stro, tenen- Fig. 3
• • •

do l'avambraccio verti­
cale.
Prendete la forchetta
con la destra e strofina­
te le sue punte contro
l'avambraccio sinistro,
molte volte (anche po­
sandola ogni tanto sul
tavolo - fingendo che
si stia surriscaldando -
e r i p re n d e n d o l a p o i
con la mano sinistra
per passarla alla destra,
con la quale ricomince-
rete lo strofinamento sull'avambraccio) . Grazie a questa
misdirection il pubblico si distrarrà dal passaggio finale.
Lasciate nuovamente cadere la forchetta e raccoglietela
con la destra, prendendola dalle punte. Nel contempo,
con le dita della mano sinistra (che è vicinissima all' orec­
chio sinistro, data la posizione verticale dell'avambraccio)
preleverete di nascosto il batuffolo impregnato d'acqua e,
afferrando la forchetta, lo nasconderete dietro l'impugna­
tura, come mostra la figura n. 3.
Premete leggermente sul batuffolo, quanto basta per far
scendere l'acqua che contiene fino alle punte e . . . farla
sgocciolare!
Terminato l'esperimento posate la forchetta sul tavolo.
Tutti si precipiteranno a esaminarla perché, direte, "trasu­
dà' ancora. Intanto trattenete il batuffolo di cotone nel
palmo della mano, alla radice del medio e dell'anulare, tra
l'uno e l'altro dito. Approfittate ancora della misdirection
per sbarazzarvene, mettendolo in tasca, mentre l' attenzio­
ne degli ospiti sarà rivolta alla forchetta piangente.

115
Le uova parlanti

Quello che sto per rivelarvi è un gioco che sicuramente


entusiasmerà il pubbl ico che avrete invi tato nel vostro
salotto. Esso ha come protagonisti cinque bicchieri da
champagne, quelli comunemente detti Jlutes.
Utilizzerete questo tipo di bicchiere perché ognuno dei
cinque calici deve reggere . . . un uovo, ben ritto! Un bic­
chiere diverso, dall'apertura più larga, non andrebbe bene.
Coprotagoniste del gioco sono dunque cinque uova,
una delle quali riuscirà addirittura . . . a comunicare con
voi! Lo crediate o no, ciò avverrà grazie a un chicco di
caffè in fondo a ogni bicchiere. Ma anche le astuzie verbali
del vostro discorso di presentazione contribuiranno a dar
vita all'illusione. Il pubblico, come abbiamo detto all'ini­
zio dell'introduzione "psicomagica", accetta la manipola-

Lo '$costumatissimo" Bartolomeo Bosco


Tra i p restigiatori dell'Ottocento si è conquistato u n
posto d i primo piano i l torinese Bartolomeo Bosco, d i
cui si narra che, ferito da un cosacco nella battaglia di
Borodino, si finse morto mentre questi gli svuotava le
tasche; e lui . . . fece lo stesso al cosacco, senza che questi
si accorgesse di nulla. Ma l'episodio saliente della sua
vita di prestigiatore fu una sua visita al Re di Napoli.
Era in ritardo di venti minuti, ma quando il re glieli rin­
facciò, definendolo "scostumatissimo malo lazzaro", lui
lo pregò di consultare gli orologi del palazzo: tutti, com­
preso quello personale del sovrano, segnavano esatta­
mente l'ora dell'appuntamento!

116
' ....

' ... . .
!
,.

l
,J ' •

..

117
zione della verità come verosimile se presentata dall' esecu-
,. . .
tore con un InterpretaziOne convmcente.
Direte, dunque, in apertura del gioco: «Sto per presen­
tarvi un esperimento legato a recentissime scoperte scien­
tifiche nel settore delle proteine, a opera di esperti del­
l'Università di Denver, nel Colorado. Come vedete, ogni
bicchiere contiene, sul fondo, un chicco di caffè di una
qualità proveniente dal Portorico (Fig. 1). Caroma che il
chicco emana giungerà fino alle cellule più interne del­
l'uovo che sta sopra il bicchiere, facendogli emettere un
suono, che io percepirò . . . Ora io vi volterò le spalle e uno
di voi, gentili spettatori, potrà segretamente scegliere un
uovo, custodirlo tra le mani chiuse a secchiello, per circa
trenta secondi, quindi posarlo di nuovo sullo stesso bic­
chiere dal quale l'ha sollevato. I bicchieri potranno anche
essere cambiati di posizione, io cercherò . . . e spero di riu­
scirei, se osserverete il silenzio più assoluto . . . di individua­
re quell'uovo, grazie alla sua voce . . . ))

Trascorso il mezw minuto da voi richiesto, vi volterete


verso il pubblico, solleverete uno alla volta i bicchieri por­
tandoli vicino al vostro orecchio, come se foste attratti da
un certo loro fruscio.
Dopo di che, allineati di nuovo i bicchieri, passerete
più volte, con grande teatralità, le mani sulle uova poste
sopra i bicchieri. Vi concentrerete infine su uno solo dei
jlutes e s o l leverete l ' uovo che c i s t a p o s a t o s o p r a .
Prenderete in mano, cioè, proprio l'uovo scelto dallo spet­
tatore. Capplauso che riceverete lo testimonierà!
Che cosa vi ha "detto" l'uovo, per permettervi di sce­
glierlo tra cinque identici, posati sui rispettivi bicchieri?
Nulla! Sarà un altro protagonista del gioco a darvi la mi­
steriosa comunicazione: un fine capello biondo!
Sl, prima della presentazione avrete sistemato, tra ogni
uovo e l'orlo del rispettivo bicchiere (sul retro) , un pezze t-

118
to di capello chiaro e sottilissimo (Fig.2). Allorché, a metà
del gioco, vi volterete verso il pubblico, dalla vostra posi­
zione sarà facile notare quale bicchiere non ha più il pez­
zetto di capello sull'orlo. Perché? È semplice: nel momen­
to in cui lo sperratore ha sollevato l'uovo, il pezzetto di ca­
pello è certamente caduto!
Il chicco di caffè, le proteine e gli altri derragli sono il
solito corredo indispensabile della presentazione, la quale
è l'essenza dell'arte del prestigiatore.

119
120
8.
Salutiamoci con le carte

Incredibile!

Capita a tutti di ritrovarsi in un club o in un circolo riser­


vato a persone di un certo tipo, sportivi, letterati, golfisti e
così via. E in ogni caso è facile incontrarvi persone deside­
rose di giocare a carte tra loro ma anche di gustare qualche
gioco di prestigio con le carte. Quello che sto per inse­
gnarvi avrà un impatto tremendo specialmente sui gioca­
tori abituali di poker.
Per eseguire questo gioco basta un tavolo solo, ma i
mazzi devono essere due. Il prestigiatore si siede da una
parte del tavolo e lo spettatore volontario di fronte a lui. I
mazzi vanno suddivisi: uno al volontario, l'altro al presti­
giatore, che sta per stupire tutti i presenti.
Dite al volontario che da quel momen to in avanti
dovrà fare esattamente quel che farete voi!

121
Cominciate il gioco mescolando entrambi le carte e
deponendole davanti a voi sul tavolo.
Pregate lo spettatore che vi sta di fronte di "tagliare" il
proprio mazzo, e voi fate lo stesso. Come sapete, tagliare
le carte non significa prendere l'accetta e dividere in due il
mazzo, bensì separare una metà del mazzo dall'altra metà
e quindi ricomporlo, ponendo sopra la parte che prima
era sotto.
Ora scambiatevi i mazzi, ma prima di consegnare il
vostro allo spettatore sbirciate e memo rizzate l'ultima
carta. Supponiamo, a titolo di esempio, che sia il tre di
cuori : sarà la vostra "carta-chiave" e dovete ricordarlo
bene. Capirete presto il perché . . .
Eseguite un altro taglio del mazzo e mettete da parte la
metà tagliata. Lo spettatore farà lo stesso.
Ora, prendete entrambi la carta che sta sopra il mazzo
restante e guardatela. Lo spettatore dovrà ricordarsela bene
mentre voi dimenticate la vostra (è una simulazione strate­
gica che capirete più avanti) . Deponete la carta sopra il
mazzetto e rimetteteci sopra la parte di mazzetta prima
eliminata. Lo spettatore che vi sta di fronte esegue esatta­
mente le stesse mosse e viene da voi invitato a ricordare
bene la carta appena vista .
A questo punto scambiatevi ancora i mazzi e sottopo­
neteli a un nuovo taglio. Chiedete allo spettatore di cerca­
re all'interno del proprio mazzo la carta vista poco fa e di
collocarla sopra il mazzo.
Voi farete lo stesso, o meglio . . . cercherete nel mazzo il
tre di cuori, cioè la vostra carta-chiave adocchiata inizial­
mente. Prenderete la carta che nell'ordine la precede e
quindi la poserete, sempre a faccia in giù, sopra il vostro
mazzo.
A questo punto annunciate solennemente che sta per
essere dimostrato che le vostre sfere psichiche viaggiano

122
alle stesse lunghezze d'onda. Basterà che voi pronunciate
la formula magica «Sim . . . Sala . . . Bim!)) e che al Bim capo­
volgiate entrambi la carta che sta sopra i vostri rispettivi
mazzi.

Incredibile: le due carte voltate risulteranno uguali!

Le prime testimonianze scritte


Non c'è paese né epoca che non abbiano avuto maghi e
stregoni. E da più fonti emergono notizie di vario teno­
re. C'è chi sostiene che Macbeth, re di Scozia, riuscisse
a provocare visioni e apparizioni. E si dice addirittura
che vari papi del Decimo secolo fossero in grado di
operare am magiCI.
.

La carta della Venere Nera

Il gioco che sto per descrivervi ha fatto parte del mio re­
pertorio di micromagia per molto tempo.
A Las Vegas, la bella città del Nevada, negli Stati Uniti,
famosa per i suoi megahotel, le sue case da gioco e i suoi
lussuosi spettacoli di rivista, mi esibii al Tropicana Hotel
con le celebri Folies Bergères per dodici mesi consecutivi.
Ben presto, in tutta Las Vegas non ci fu un bar o un risto­
rante in cui io fossi entrato che non po rtasse la mia
"fi rma" proprio g raz ie a questo gioco. Ho infatti presenta­
to il gioco che ora vi spiegherò, ovunque mi si porgesse un
mazzo di carte e mi si chiedesse di esibirmi.
Poco tempo dopo fui per la seconda volta nel tempio
del music-hall, I'Olympia di Parigi , in occasione degli
Adieux, lo spettacolo con cui Josephine Baker lasciò le
scene. Ogni volta che la celebre "Venere Nera" riceveva nel

123
suo camerino amici e ospiti, mi chiedeva (tra una pizza e
l'altra, di cui era ghiottissima) di ripetere il gioco: per que­
sto ho pensato di dargli il suo mitico soprannome.
Aggiungo, per la cronaca, che il soffitto del suo cameri­
no finì per essere tappezzato di carre. Perché? Ecco la spie-
gaztone.

Una carta scelta da una persona viene rimessa dentro il


mazzo, che è quindi mescolato dalla stessa persona. Que­
sta lo consegna, infine, al prestigiatore. E lui, di botto,
lancia il mazzo contro il soffitto. Ben cinquantun carre
scendono a pioggia sul pavimento. E la cinquantaduesi­
ma? Resta magicamente attaccata al soffitto ... ed è proprio
quella che la persona ha scelto!
Il segreto sta in un pezzettino di nastro trasparente bia­
desivo che custodirete all'interno di una tasca, leggermen­
te scollato in un angolo affinché possiate staccarlo al mo­
mento in cui ne avrete bisogno. Un pezzettino di chew­
ing-gum o di "pongo" possono sostituire l'adesivo. Natu­
ralmente vi occorrerà fare più di una prova per essere sicu­
ri dell'efficacia dell'adesivo.
Cominciate, come ho detto, facendo scegliere una carta
al vostro interlocutore. Fategliela firmare sulla ((faccia)) ,
porratela sopra il mazzo e impalmatela, nascondendola
nel palmo della mano, applicando le tecniche che vi ho
insegnato nel capitolo relativo alla carromagia. I n fi ne,
riconsegnare il mazzo, invitando chi lo riceve a mescolar­
lo. Intrattenete i vostri amici con osservazioni divertenti
sul loro modo di mescolare le carre e, intanto, sprofondate
le mani in tasca rilassati, mentre di nascosto fate in modo
di applicare il pezzettino di adesivo già pronto sopra il
dorso della carta. Allorché ricevete il mazzo di ritorno,
estraete dalla tasca la mano con la carta impalmata e pone­
tela sopra il mazzo, con disinvoltura e senza guardarla.
Quindi collocate il mazzo sopra il palmo dell'altra mano,

124
/
..
l

'

n
r,

fl
. l
i

125
a faccia in giù, ossia con le carte che mostrano il dorso.
Ed ecco il momento di lanciare il mazzo verso l'alto,
con tutta la forza di cui disponete. Statene certi: la carta
scelta all'inizio sarà l'unica che, quale permanente ricordo,
resterà appiccicata al soffitto, come mostra la figura nella
pagina precedente. Ve lo assicuro: tutti i presenti, sorpresi,
rimarranno per un po' con il naso all'insù!

La carta impalata

Immagino che piacerebbe anche a voi trafiggere con un


colpo di spada una carta scelta da altri, come faccio io
nella fotografia di pag. 16. Ma non sapete dove trovare
una spada? È vero, anche le armi da taglio, come quelle da
fuoco, non sono alla portata di tutti. Non preoccupatevi:
per trafiggere la carta potete usare anche semplici arnesi
casalinghi, come un coltello da cucina o addirittura un
paio di forbici. Come?
Ecco quel che dovete fare per produrre questo incredi­
bile e straordinario effetto magico.
Procuratevi un sacchetto di carta leggera, che ceda

� Gli antesignani della moderna magia


• •
• Chi ha portato la magia fuori dall'oscurità del medioe­ •
� vo? l p r i m i nomi d i spicco che la storia rivela sono �
. quelli di tre italiani: Jonas, Andoletti e Antonio Car­ �
• •
• lotti. Ma il primo libro che segna la nascita della magia •
• come oggi la intendiamo sembra sia il citato Discovery •
• of Witchcraft (ovvero La sco erta della stre oneria) di •
• p g •
• Reginald Scot, un trattato in lingua inglese pubblicato •
• nel 1 584. •
. �
***** **************** *******

126
facilmente alle punte di un paio di forbici o alla lama di
un coltello.
Fate scegliere una carta a uno spettatore e fategliela
anche firmare, posandola poi sopra il mazzo. Mescolatelo
facendo però in modo che la carta rimanga sempre dove è
stata posata, cioè sopra il mazzo , applicando il "falso
miscuglio" già spiegato p i ù di una volta. Controllatela
senza che lo spettatore se ne renda conto.
Riponete tutto il mazzo nel suo astuccio, facendo in
modo che la carta prescelta venga a trovarsi tra la parete
dell'astuccio e la linguetta ripiegata della chiusura (Fig. 1 ) .
Ora, mentre inserite l'astuccio nel sacchetto, con il pol­
lice e il medio della mano destra estraete di nascosto dal­
l' astuccio la carta prescelta, che manterrete poi ferma den­
tro il sacchetto, tenendola saldamente serrata dall'esterno
con le dita della mano sinistra, come mostra la figura 2.
A questo punto,
mettendo la vostra
mano destra den- Fig. l
t ro i l s a c c h e t t o ,
a n n u n c i at e c h e
aprirete l'astuccio e
sparpaglierete le
carte nel sacchetto.
Procedete i n t a l
s e n s o e agitate i l
sacchetto p e r far
s e n t i re i l r u m o re
delle carte sparpa­
gliate. Intanto trat­
tenete sempre dal­
l ' es t e r n o , c o n l a
mano s i n istra, l a
c a r t a p re s c e l t a e Fig.2

127
.Il

firmata. È quella che infilzerete tra poco.


Infatti è giunto il momento in cui potete brandire con
la destra le forbici o il coltello, vibrare il colpo di punta
contro il sacchetto là dove sapete trovarsi la carta e quindi,
con una decisa mossa del braccio destro verso l'alto, strap­
pare la parte superiore del sacchetto.
Ed ecco la carta contrassegnata apparire al pubblico
stupefatto, trafitta in piena regola!

128
Il gioco che piaceva a Strehler

Ci fu un periodo in cui, ·rovandomi a Londra per la sta­


gione al teatro Palladium e vivendo quasi stabilmente in
Inghilterra, alcune proposte televisive mi costrinsero a me­
ditare su un possibile rientro in Italia. A queste si aggiun­
geva una proposta di Federico Fellini che in una sua lette­
ra mi chiedeva di partecipare al film Il viaggio di G.
Mastorna. Il film poi non si fece, ma io conservo gelosa­
mente la lettera del "Maestro".
Fu comunque allora che, con mia moglie lrene e la
nostra piccola Sara, decisi, come si suol dire, di rizzare la
tenda a Roma, città per me straordinaria e magica quanto
e come la mia nativa Venezia, e non solo per il fascino
della sua storia.
Negli anni Settanta, prima di iniziare quella che sareb­
be stata, in seguito, la mia fortunata carriera televisiva, mi
fu offerto di prestare le mie mani per esercizi di destrezza
in alcuni film con noti personaggi della cinematografia in­
ternazionale, da Vittorio Gassman a Marcello Mastroian­
ni. Inoltre, più avanti, firmai alcune consulenze magiche
per il grande teatro, come per il Filottete di Sofocle diretto
da Glauco Mauri, l giganti della montagna di Pirandello e
La grande magia di Eduardo De Filippo.
Furono queste ultime collaborazioni che mi misero in
contattu con Giorgio Strehler e il suo Piccolo Teatro di
Milano, nel quale debuttai successivamente con il mio Su­
permagic Show. Proprio Suehler, durante una pausa delle
prove, mi chiese di eseguire, per gli attori e per lui, qual­
che gioco. Uno di questi , come poi mi confessò, «lo fece
tmpazztre».
. .

Ancora oggi è uno dei preferiti di mio figlio Stefano.


Il gioco sbalorditivo che sto per spiegarvi richiede un
trucco preventivo: quattro carte devono essere tolte a caso

129
dal mazzo e nascoste in una tasca della giacca o dei panta­
loni. Non occorre memorizzarne valori né colori.
Con le quattro carte qualunque ormai al sicuro in tasca
dare il mazzo da mescolare a uno spettatore. Appena ve lo
restituisce, stendere sul tavolino le carre a faccia in giù,
allineandole, come si dice in gergo prestidigiratorio, "a
nastro": cioè in fila, una accanto all'altra.
Ora chiedere allo spettatore di estrarre ci nque carte
spingendole fuori una dopo l'altra con l'indice della mano
destra e di lasci arie a faccia in giù. Quando l'avrà fatto,
raccoglierete il resto del mazzo mettendolo da parre.
Ora voltare le spalle allo spettatore e chiedetegli di sce­
gliere una delle cinque carre, di mosrrarne la faccia al pub­
blico e quindi di rimetterla tra le altre quattro, di mesco­
larle e posarle di nuovo in fila sul tavolino, a faccia in giù.
Ora, nemmeno lui sa qual è la carta prescelta.
A questo punto, potere voltarvi e riprendere in mano le
carte. Apritele a ventaglio con le facce verso di voi e me­
morizzare la posizione e il valore di ciascuna, dalla prima
alla quinta. Esempio: se le cinque carte fossero, da sinistra

• La divinazione nel mondo antico •


• Divinare ha sempre signi ficato prevedere per grazia •
. �
• della divinità o degli astri. I..: inrerrogazione rivolra agli •
� dèi perché permettessero di prevedere questo o quello .
• aveva come pratica principale l'esplorazione dei visceri •
• •
• degli animali, da parte dei cosiddetti aruspici, greci e •
. romani. Al tre previsioni erano fatte dagli àuguri, che �
• •
i n terpretavano, per esem p i o , i l canto degl i ucce l l i . •

. Anche Cicerone fu àugure e non esitò a prendere deci­ �
• sioni secondo sue i nterpretazioni del volo degli uccelli. •
• •
****************************

130
a destra, il sette di quadri, la donna di cuori, l'asso di fiori,
il sei di picche e il tre di quadri, dovreste memorizzare,
nell'ordine: 7, D, l , 6, 3. È consigliabile ripetere mental­
mente la combinazione per tre o quattro volte per ricor­
darne l'esatta successione.
Ora non vi resta che infilare le cinque carte nella tasca,
in cui avete già nascosto le prime quattro. Tenendo la ma­
no in tasca dire allo spettatore di concentrarsi sulla propria
carta, sul suo valore e sul seme, e di cercare di trametterve­
la mentalmente. Fingete di cercarla nella vostra tasca e ...
tirate fuori, una alla volta, le quattro carte nascoste inizial­
mente, disponendole sul tavolino a faccia in giù. Agli
occhi di tutti, ne avete lasciata in tasca una.
<<Per cortesia, vuole dirmi a quale carta sta pensando?»
chiederete ora allo spettatore; e quando lui ve lo rivelerà
aggiungere te: «<nfatti ho recepito il suo pensiero. In tasca
me ne rimane soltanto una!)) E così dicendo, scoprite le
quattro carte che stanno sul tavolino rovesciandole a faccia
in su. Quella pensata dallo spettatore non c'è e lui non si
renderà conto che non sono le stesse di prima, perché
delle cinque aveva visto soltanto la propria.
Adesso voi prelevate velocemente tra le carte che avete
in tasca e che avete memorizzato quella giusta.
Non vi resta che tirarla fuori con un gesto solenne e
spettacolare e un allegro «Et voilà!))

131
Silvan, oltre che illusionista di fama mondiale, è a nche studioso di ' arte magican.
Lo testimonia la foto qui sopra, scartata nel suo studio durante la stesura di questo trattato.
Lo circondano migliaia dj volumi, alcuni dei quali d i inestimabile valore bibliografico.
Appendice

Magie-pillole di storia

Per quanto impegnative io consideri le pagine di questo


trattato, non le ritengo la sede ideale per una vera e pro­
pria storia della magia, anche sommaria. Ciò richiedereb­
be un approfondimento forse eccessivo, rispetto ai propo­
siti divulgativi che mi prefiggo.
D'altra parte, su tale argomento esiste già una mia ope­
ra di ampio respiro. Si tratta di quell'Arte Magica edita da
Rusco n i nel 1977, che mi costò anni di fatiche, per altro
rimaste piacevolissime nel mio ricordo, perché io amo
molto tuffarmi e vagare in apnea dentro libri e libroni che
trattano la materia che sta tanto a cuore a me e a voi.
Anche se questo trattato è rivolto principalmente agli
aspiranti prestigiatori (di qualsiasi età) , mi pare giusto che

133
il lettore possa gustare, ogni tanto, una "pillola" di storia
della magia. Ciò resta vero anche se il terzo millennio si
presenta permeato da uno spirito altamente tecnologico. I
computer sono sempre più sofisticati e l'ingegneria geneti­
ca, con la clonazione e i cibi transgenici, genera inquietan-
t1 mterroganvt.
• • • •

Il fascino della magia (sempre intesa, sia chiaro, quale


sinonimo di prestidigitazione) è dato in primo luogo dalla
sua veneranda antichità. Nella storia dell'essere umano, e
addirittura anche nella sua preistoria, compaiono espo­
nenti di quella casta magico-sacerdotale che si dicevano
depositari di un sapere non accessibile ai comuni mortali.
I loro poteri si esplicavano attraverso pratiche arcane e
incomprensibili, grazie anche all'appoggio che veniva loro
concesso e garantito dalle autorità, da re, imperatori e
capipopolo, a ogni latitudine.
Ripercorriamo qualche suggestivo spicchio di storia
senza entrare troppo nei dettagli. Sono certo che anche il
profano troverà questo percorso affascinante.
Ecco: fingiamo per un momento di essere ospiti di una
trasmissione televisiva in cui bisogna rispondere a una
domanda: qual è il primo prestigiatore di cui la storia ha
conservato il nome? Risposta: è un certo Tettetà di Tat­
rusenerefu, il quale, quasi 5000 anni fa, a ben centodieci
anni d'età (eh, sì, i prestigiatori sono longevi . . . ) si esibì di
fro n te al faraone Cheope. Eseguì allora un gioco curioso,
riattaccare a un'oca la testa appena mozzata. La storia
vuole che il gioco sia stato ripreso da altri prestigiatori
secoli e millenni dopo, con una cruenta e incredibile
variante, forse già nota anche a Tettetà. Eccola.
Le oche erano due, una bianca e una nera. Le loro teste
mozzate si scambiavano proprietaria, in modo che l'oca
nera prendeva a starnazzare in scena con la testa bianca,
mentre il prestigiatore teneva in braccio quella bianca con

134
la testa nera . . . Il trucco di questo gioco si perde nella notte
dei tempi, così come l'origine della parola mago.
A questo punto spero di aver sollecitato al massimo la
vostra curiosità. Troviamo la parola imga presso i Sumeri,
con il significato di sacerdote. Per gli Assiri, il maga era un
sacerdote-stregone, mentre analogo significato era attri­
buito, presso i Babilonesi, alla parola rag-mag. Tra i Per­
siani lo stregone si chiamava magush, mentre per i Greci
era magos e, per i Latini, magus. E per Enzo Tortora? Egli
fu il primo a presentarmi in televisione molti anni fa. Mi
'

annunciò dicendo: ((E un giovane di Venezia che non so


come definire: giocoliere . . . prestu . . . presta . . . Bo h? Ve lo
dirà lui stesso!»
Mi soffermerò ancora per qualche pagina sulla storia
"seria" della magia e sui testi che ne costituiscono il fonda­
mento.

Al Colosseo con i fantasmi di Messer Benvenuto

Anche la lettura può essere "magica" . O meglio: si diventa


prima e più facilmente maghi se non si trascura lo studio
delle opere di magia del passato. Altrettanto opportuno è
l'approfondimento delle vicende che hanno reso celebri i
grandi maghi e certe personalità dell'arte e della scienza
che, di secolo in secolo, hanno conquistato posizioni di
rilievo nella storia del sapere e talvolta anche in quella del
.

mistero.
Al c u n i esempi s o n o Apo l l o n i a di Tiana, P i tago ra,
Virgilio, Archimede, Pico della Mirandola, Nostradamus,
Gerolamo Cardano, Cagliostro, Pinetti, Mesmer, Bosco,
Houdini e si porrebbe ancora continuare.
L'ho sperimentato io stesso: studi del genere mi sono
stati sempre di grande aiuto, ora per definire particolari di
un certo esperimento ora per organizzare un determinato

135
Prestidigitazione: una storia di parole
L'abilità nell'uso delle mani per ingannare l'occhio dello
spettatore ha tre aspetti sostanziali: far apparire un ogget­
to, fa rlo s parire o scam b iarlo con un altro oggetto.
Destrezza e prestidigitazione sono, in tal senso, sinonimi.
In particolare, prestidigitazione deriva da una combinazio­
ne latina che significava "muovere presto le dita". In ingle­
se, nel termine legerdemain è stata fusa l'espressione fran­
cese leger de main, rraducibile in italiano come "leggero di
mano" oppure "dal tocco leggero" .

programma, come quello teatrale su Roberr-Houdini; ma,


soprattutto, mi hanno permesso di acquisire quell' elemen­
to in più che, se fosse mancato, avrebbe impedito all' espe­
rimento e al programma di diventare un rutto armonica­
mente gradevole e convincente.
Sono convinto che agli eventi magici (come !evirazioni,
sparizioni, vivisezioni, trasformazioni, divinazioni o mani­
polazioni) accada qualcosa di simile a ciò che capita alle
pierruzze del caleidoscopio, le quali sono sempre le stesse,
è vero, ma a ogni rocco il loro agglomerarsi assume un
aspetto completamente nuovo e suggestivamente diverso.
Altrettanto certo è che un aspirante mago , affrontando
la magia nelle sue molteplici sfaccerrarure, non deve di­
menticare che per riuscire bisogna anche essere artisti ,
ossia sentire in sé una naturale disposizione per il palco­
scenico, ovviamente nel senso più nobile, cioè restando
pronti al sacrificio e al continuo superamento di sé attra­
verso lo studio e l'esercizio.
Facciamo dunque un deciso tuffo nel passato.
E che passato! Cesemplare cultore di magia che vi pro-

136
pongo si chiama, infatti, Benvenuto Cellini. Sì, è proprio
lui, il grande fiorentino vissuto tra il 3 novembre 1 500 e il
1 3 febbraio 1 57 1 . Suo padre, che era muratore, ne voleva
fare un musicista ma ben presto finì per accettare la sua
vocazione per il disegno e l'oreficeria mettendolo a botte­
ga presso un orafo fiorentino.
Vi risparmio altri particolari, peraltro interessantissimi,
della vita di Benvenuto, il quale passò anni e anni in car­
cere per risse e sparatorie, alternandoli a brevi, fecondi
periodi creativi presso corti italiane e straniere e finì poi,
purtroppo, in miseria e solitudine! Ma, per nostra fortuna,
scrisse rime e soprattutto le pagine della Vita, la sua famo­
sa autobiografia, da cui si apprende il suo grande desiderio
di imparare «l'arte avvincente e meravigliosa dei prestigi»
nonché quella del negromante, che è poi la capacità di
evocare le anime dei defunti e di conversare con loro. E il
Cellini scrive di aver fatto ciò partecipando a notturne e
sinistre sedute magico-negromantiche a Roma, nel bel
mezzo del Colosseo, dove gli sarebbe capitato di incontra­
re «gigantesche figure di demoni)) .
Sarà vero? Non sarà vero? A me viene il sospetto che si
sia trattato di un gioco di specchi e forse addirittura di
un'anticipazione del principio della lanterna magica, dive­
nuta realtà, come è noto, proprio tra Cinquecento e Sei­
cento . . .

Dal serraglio di Tommaso Garzoni


alla strega buona di Reginald Scot

Appena qualche decennio dopo gli esperimenti del Cd­


lini, ecco quelli fatti da Tommaso Garzoni ( 1 549- 1 5 89) .
Questo incontentabile ricercatore di dati e curiosità di
ogni genere in realtà si chiamava Ottaviano; ma lui si scel­
se il nome di Tommaso allorché, nel 1 566, dopo aver stu-

137
diato legge a Ferrara e a Siena, entrò, quale religioso, nella
Congregazione Lateranense a Roma.
La scelta del nuovo nome è legata al mito dell"'incre­
dulità" dell'apostolo Tommaso, che, come è noto, volle
toccar con mano le piaghe di Cristo per poter credere alla
sua resurrezione. Un uomo spinto da tanta curiosità come
il Garzoni poteva non occuparsi di magia?
Infatti ci ha lasciato memoria di «stupendi prestigi gio­
colatori senza l'operazione del demonio» nonché una cita­
zione davvero importante: quella dell'attività prestidigita­
toria dell'ingegnere e matematico ebreo Abramo Colorni
di Mantova, che fu al servizio dei Gonzaga. Nella sua
opera Il serraglio de gli stupori del mondo (di cui possiedo
una copia pubblicata a Venezia nel 1 6 1 3) il Garzoni lo
ricorda come abile prestigiatore nei giochi con le carte.
Altri giochi citati dal Garzoni sono quello dell'uovo che

Magia e religione
Lo splendore del sole e il precipitare della pioggia hanno
stupiro l'uomo primitivo quanro l'alternarsi del giorno e
della notte e il manifestarsi di ogni alrro fenomeno natu­
rale. Da tale stupore, fattosi ora esulranza ora timore e
ora speranza, sarebbero nati prima un vago "timor magi­
co", poi l'idea che dietro ogni manifestazione della natu­
ra si celasse la volonrà di un essere sovrannaturale insie­
me alla certezza dell'efficacia della preghiera e del riro
per modificare tale volonrà. Era nata la religione. E chi
al rito sapeva dare l'intonazione giusta per convincere la
narura e i suoi invisibili dominatori aveva in pugno il
potere.

138
diventa di carbone, quello dell'uovo che, posto sotto un
cappello, scompare, e quello della moneta che balla sotto
il bicchiere.
Chiudo questo sguardo all'epoca rinascimentale citan­
do un altro illustre cinquecentista, quel Reginald (o Rey­
nold) Scot, dotto inglese del Kent, il quale divise i propri
studi tra il mistero e il giardinaggio. Sua è l'opera The
Discovery of Witchcraft (La scoperta della stregoneria) ,
scritta nel 1 5 84. Scot, volendo veder chiaro in un processo
contro una certa Margaret Simons, cacciata appunto di
stregoneria, raccolse notizie su vari "prodigi" con l'aiuto di
un prestigiatore francese, certo Giovanni Caureres. Riuscl
così a dimostrare che il demonio non c'entrava per niente
e che si trattava di semplici artifici.
A distanza di ol tre quattro secoli anch'io e altri più
bravi di me cerchiamo, fuori dal contesto teatrale, di di­
mostrare la stessa cosa, sostenendo che in tutto ciò che
trascende i fenomeni naturali un buon 99% spetta all'a­
stuzia e al trucco. Ma c'è ancora chi pensa il contrario.
La ragione di tale convinzione sta nel fatto che nella
profondità dell'animo umano è troppo fortemente radica­
to il bisogno del miracoloso.

Anche le carte hanno una storia

Non è facile riassumere la storia dei giochi di carte, dei


loro misteri, tipi, formati e impieghi.
Questi ultim i , ad esempio, vanno dal passatempo in
famiglia ai rischi dell'azzardo, dalla divinazione alla profe­
zia, oltre che ai giochi di prestigio.
E poi ci sono le combinazioni a cui possono essere sot­
toposte le carte, che sono praticamente senza fine.
I soli Arcani Maggiori dei Tarocchi, che sono in tutto
vemidue, possono combinarsi tra loro miliardi di volte.

139
Il fatto che le risposte dei cartomanti, cioè di chi inda­
ga sul futuro attraverso le carte, possano essere, in pratica,
infinite, fa sì che ognuno di noi abbia a chiedersi, per
curiosità ma anche per cultura, da quando le carte accom­
pagnano l'evoluzione della cultura e dello spirito umano.
E da quanto tempo, vi verrà anche voglia di chiedermi,
a questo punto, le carte imperano nel mondo della presti­
digitazione?
Impossibile dare una risposta anche approssimativa.
Ma ricorrendo a Reginald Scot, si sa per ceno che nel 1 584,
l'anno della pubblicazione della sua Discovery ofWitchcraft,
oltre ai giochi con i bussolotti e con le monete esistevano
da tempo giochi con le carte.
Non è da trascurare la notizia che, nel Seicento, l'ingle­
se lsaac Hawkes riusciva a soffiare su un sette di quadri e a
trasformarlo in un fante o in una regina.
Insomma, a quale epoca può essere fatta risalire l'inven­
zione delle carte da gioco?
Turto cominciò, pare, in Cina, intorno all'anno Mille.
La loro prima citazione storica è contenuta in un'opera

La magia paura natura


Al tempo di Cellini e di Sco t l'arte magica aveva rag­
giunto un punto particolare: ormai erano stati superati
gli aspetti originari della magia, che s i era basata per
secoli sull'i nespicabile e sul misterioso ed era stata il
mezzo con cui l'uomo si ribellava all'inesorabilità della
morte e a quanto di incomprensibile l'opprimeva. Già
nel tardo medioevo maghi e illusionisti potevano ricon­
d u rre gli avve n i m e n t i p i ù cont urbanti per l ' a n i m o
umano a fatti e a cose naturali.

140
cinese del Duecento, il secolo in cui apparvero anche in
Europa, da dove poi si diffusero in tutto il mondo. Per i
Cinesi il mazzo si componeva di trenta strisce di piccole
immagini di imperatori, imperatrici e personaggi di corte,
mentre i semi erano costituiti da monete raffigurate in
file. E si arrivò a mazzi composti da ben 1 42 carte.
Ma c'è chi considera le carte un'invenzione araba, o
saracena, come si diceva nel medioevo, quando si chiama­
va Saracina la parte del mondo di popolazione araba. Ecco
perché si pensa che le carte siano state introdotte in Eu­
ropa dai Saraceni che dominarono la Sicilia nel secolo IX.
Comunque, cuori, quadri, fiori e picche sono nati in
Francia e da seicento anni fanno concorrenza a coppe,
denari, bastoni e spade, cioè alle immagini delle ben note
carte di origine regionale.
La stragrande varietà di tipi che ormai le carte da gioco
possono vantare anche nel formato (esistono addirittura
carte da gioco rotonde) ha favorito la nascita e lo sviluppo
di un collezionismo al quale anch'io non ho saputo né
voluto resistere. Possiedo infatti una collezione che conta
oltre settecento mazzi e che comprende carte da gioco
d'uso comune ma anche numerosi esemplari di mazzi che
appartennero a famosi prestigiatori del presente e del pas­
sato.

141
.

- l"· c

, ..... ... \
'.;. 4 . ..
..

In senso orario, dal­


l'alto a sinistra: Silvan
con Rossella
Giannelli, Milly
Carlucci, Maria
Grazia Cucinona,
Valeria Marini e
Anna Falchi.
Un magico saluto

In conclusione di questo trattato sento un dovere che è


più forte di ogni norma editoriale: l'omaggio alle mie col­
laboratrici. Fra poco ne elencherò i nomi e le funzioni e
capirete perché non potevo chiudere meglio il libro.
Ho amato e amo il mio mestiere appassionatamente.
Non l'ho mai barattato né contaminato con altre ambizio­
ni, perché la magia è stata, per me, una vera vocazione.
Che io l'abbia praticata bene oppure male, non tocca a me
dirlo; ma è cerro che fin da bambino non ho mai concepi­
to il proposito di fare, da grande, qualcosa di diverso dal­
l' illusionista.
Tant'è vero che ho farro di questa professione, che non
esito a definire la più bella del mondo, quel che si fa di un
abito che non passa mai di moda: non ho mai pensato di
cambiarlo proprio perché è sempre di perfetta attualità.
Lo dimostrano le rrentotto copertine a me dedicate dalle
più importanti riviste italiane, le migliaia di spettacoli rea-

143
trali e televisivi che ho tenuto dall'inizio della mia carriera:
dalle innumerevoli serie in prima serata dei miei "Sim Sala
Bim", passando a "special" e serate d'onore del sabato sera
fino alle più recenti esibizioni in prima serata, che hanno
ottenuto indici di ascolto pari a quelle delle rockstar.
Inoltre, mi piace ricordare la mia attività di "testimo­
niai" in numerosi spot pubblicitari televisivi che mi vedo­
no in azione con divertenti attività prestidigitatorie!
Ma la domanda di apertura di questo magico saluto è:
sapete che cosa accomuna famose attrici come Carroll
Baker (la famosa interprete di Baby Do/{) , Senta Berger,
lngrid Bergman, Marlene Dietrich, Anita Ekberg e Rita
Hayworth? Sono state fatte sparire, )evitare e addirittura
sono state sottoposte a vivisezione . . . dai loro partner! Sì,
perché, ognuna di loro, all' inizio della propria carriera, è
stata compagna di lavoro di un noto illusionista!
Ecco perché mi sento in dovere di chiudere in gloria
questo trattato rendendo omaggio ad alcune splendide e
straordinarie creature che, collaborando con me, hanno
contribuito a far apprezzare la mia arte al grande pubbli­
co, alcune come mie assistenti, altre quali mie collabora­
trici a questo o quel gioco, altre ancora quali presentatrici
o compagne di spettacolo e di trasmissione.
Le elenco in ordine alfabetico. Cavalleria mi impone,
infatti, di non farvi pensare a un ordine diverso, cioè di
bravura, di bellezza o, peggio che mai . . . di età!
Faccio una sola eccezione, citando prima di ogni altra
l'insostituibile Rossella Giannelli (che, lasciatemelo dire, è
quella che ho assoggettato più a lungo ai miei "magheg­
gi"). E ora continuo l'albo d'oro delle impareggiabili e bel­
lissime mie "aiutami", esprimendo un grato pensiero per
Chelo Alonso, Ursula Andress, Priscilla Anselmo, Monica
Altieri, Isabella Biagini, Benedicta Boccoli, Clarissa Bure,
Gabriella e Milly Caducei, Raffael la Carrà, Marlene

144
Charrel, Maria Grazia Cucinona, Emma Danieli, Giada
Desideri, Anna Falchi, Scilla Gabel, Loretta Gaggi, Evelyn
Hanack, Yvonne Harlow, Sylva Koscina, Gina LoBo­
brigida, Beba Loncar, Ketty Marazova, Valeria Marini,
Tina M arquand, Alessandra Martinez, M i ra Medic i ,
Omelia Muri, Lucia Nardell i, Sydney Rome, Carmen
Russo, Maria Teresa Rura, Susanne Walden.
A tutte loro un bel grazie, e a voi . . . un magico saluto!

145
Alcuni a nni or sono, S ilvan ricevette una telefo nata: « Pronto, sono Copperfield,
vorrei conoscere i l Maestro . Nacque cosl l ' i ncontro fra i due g rand i i llusionisti,
. . »

qui ri tratti nello studio romano di S i lvan, al G ian icolo, accanto al


" Presti giatore", u n automa del 1 830 attribuito a Robert- Houdi n.
Nota bibliografica

Per saperne di più: tutti i capolavori


della storia della magia

Avrei potuto concludere questo trattato con una stermina­


ta bibliografia, elencando opere su opere fra le innumere­
voli che sono state dedicate, nei secoli, all'arte magica. Ma
così non avrei fatto altro che un elenco di scarsa utilità per
chi si accosta a tale arte per la prima volta e vuole praticar­
la, oltre che sondarne il passato.
Ma non posso non citare le fonti principali alle quali io
stesso ho attinto, allorché ho fatto riferimento a personag­
gi e circostanze storiche della prestidigitazione. Gli autori
che elenco rappresentano veramente il fondamento di
ogni conoscenza in materia, ed è doveroso per me farveli
conoscere, anche se rimane il problema che le loro opere
non sono state tradotte in italiano. Per questo, ai dati bi­
bliografici fondamentali faccio seguire un brevissimo
cenno sul loro contenuto. Alla fine, vi rinvio a un'altra

147
mia opera dedicata alla storia della magia e che potrete
consultare in biblioteca, dato che in libreria è esaurita da
an m .
.

I primi "classici" di storia dell'arte magica sono: The


Old and New Magie di Henry Ridgely Evans (Chicago,
The Open Court Publishing Company, 1 909) e Higher
Magie di Oscar S. Teale (New York, Adam Press, 1 920) .
Al libro di Evans dobbiamo rivelazioni e scoperte quan­
to mai suggestive: si va dall'origine della parola "magia"
alla descrizione di congegni come quelli degli antichi altari
egizi, grazie ai quali, accendendo il fuoco, si provocava l'e­
bollizione dell'acqua, il cui vapore metteva in azione altri
meccanismi. Importanti sono anche gli accenni di Evans
alla grandezza del nostro Giuseppe Merci da Orbetello, in
arte Pinetti, massimo rappresentante della prestidigitazio­
ne settecentesca.
Higher Magie di Teale, iniziato nel 1 9 1 2, oltre a un' effi­
cace storia dell'arte magica, contiene alcuni spunti e rive­
lazioni di particolare suggestione. Parla ad esempio di
Virgilio come «mago e gran matematico» e afferma che «la
magia applicata è un'arte e una delle più affascinanti e
sublimi forme di divertimento». Oltre ai numerosi giochi
svelati, propone immagini interessantissime dal punto di
vista storico, dalla fotografia dell'autore alla tavola di Paul
Gustave Ooré, che illustra il biblico "miracolo" della verga
t ras fo r m a t a da Mosè in serpente.
Con gli anni Trenta arriva Story of Magie di John
Mulholland (New Yo rk, Cornwall Press e Loring and
Mussey, 1 93 5 ) . È un testo davvero eccellente, scritto da
uno dei prestigiatori più competenti dell'inizio del No­
vecento. Notevole è anche la sezione illustrata, che contie­
ne foto inedite di grandi prestigiatori, quali Harry Keller,
Goldin, Thurston, Houdini e Cardini, oltre che dell'auro­
re stesso.

148
Ben sette volumi compongono l'opera dell'americano
Harlan Tarbell ( 1 890- 1 960). Si intitola The Tarbell Course
of Magie e ha avuto più editori. I primi cinque volumi
furono pubblicati a New York dalla Tarbell System tra il
1 927 e il 1 942, con continui aggiornamenti. Il sesto volu­
me, curato da Bruce Elliott, ha visto la luce nelle edizioni
di Louis Tannen di New York, come anche il settimo, che
è stato scritto da Harry Lorayne e illustrato da Ed Mishell.
Attualmente è in corso di aggiornamento l'ottavo volume,
sempre con pieno rispetto dell'impostazione che, fin dal­
l'inizio, Tarbell aveva dato al proprio lavoro di ricerca e di
spiegazione dei giochi. È un vero e proprio trattato sulla
prestidigitazione dalla A alla Z. Infatti, inizia con lo studio
della magia degli stregoni delle foreste africane, dei sacer­
doti-maghi dell'antico Egitto e dei custodi-maghi dei tem­
pli del paganesimo. Il tutto descritto da una penna davve­
ro straordinaria e fondato su una cultura specialistica
Immensa.

Al tra opera fondamen tale sull'arre del prestigiatore,


nonché sulla sua storia, resta certamente l' Histoire de la
prestidigitation di Max Dif (Limoges, Lathière et Pecher,
1 97 1 - 1 974) . Anche se menzionando il contributo dei
grandi prestigiatori ali' arte magica tratta con particolare
riguardo quelli francesi, quest'opera colossale va conside­
rata forse come la p i ù completa e aggiornata di ogni
tempo. Inizialmente è stata pubbl icata a dispense, e in
seguito raccolta in tre volumi di 450 pagine ciascuno, con
oltre 700 illustrazioni, comprese quelle fotografiche.
Quasi contemporaneamente all'opera di Max Dif, nel
1 973 usciva, presso la Thomas Y. Crowell Company di
New York, The lllustrated Histo ry of Magie di Milbourne
Christopher. È il più completo testo illustrato di storia
della magia. I n copertina è riprodotta una scultura i n
legno dell'italiano Antonio Grasso, intitolata Il prestigiato-

149
re e raffigurante un mago intento a eseguire il cosiddetto
"gioco dei bussolotti". Quest'opera di Christopher è un
testo fondamentale per la rievocazione della storia della
magia dal 1 700 a.C. alla fine degli anni Sessanta.
Per lo studioso che volesse approfondire qual è stato il
contributo della magia allo sviluppo della cultura filosofi­
ca e la storia degli eventi prodigiosi attraverso i secoli,
consiglio di leggere l' Histoire de la Magie et de ses Dogmes
d i Louis Chochod, edito nel 1 9 4 9 e successivamente
ristampato dalla Payot di Parigi nel 1 97 1 . Non parla dei
prestigiatori nel senso corrente della parola, bensì dei per­
sonaggi che hanno praticato la magia nella sua globalità, e
si basa su approfondite ed esaurienti ricerche bibliografi­
che e storiche. Infatti tra gli argomenti trattati figurano la
magia nella Bibbia, la magia e la scienza dei Caldei, le dot­
trine segrete dell'antico Egitto e dell'Estremo Oriente, la
magia in Grecia e a Roma, quella medioevale e dei tempi
moderni in Europa.
Infine, il lettore che voglia ripercorrere la cultura magi­
ca in tutte le sue ramificazioni e ritrovarla sviscerata nei
giudizi dei personaggi storici che l'hanno praticata, può
accostarsi alle opere che seguono e che dell'arte magica
costituiscono il sommario più ricco e documentato.
Si può cominciare con i fohn Booth Classics del 1 9 4 1 ,
e proseguire con Psychic Paradoxes (New York, Prometeus
Book, 1 984) in cui si incontrano i più noti "mentalisti"
stat u n i te n s i , come Anneman , D u n n i nger, Kuda B ux,
Mardoni, Tom e Liz Tuckers, Uri Geller e altri. L aspirante
prestigiatore si troverà di fronte alla fenomenologia dello
spiritismo e ai prodigi psichici effettuati dai più celebri
medium d'America.
I sopra citati Classici di John Booth, autore che recente­
mente mi ha chiesto di scrivere la prefazione alla sua pros­
sima opera, comprendono la trilogia A Conjurer's Re-

150
minescences, Forcing Ahead in Magie, Marvel of Mistery,
ristampati tra il 1 944 e il 1 9 5 3 da S u p reme Magie,
Bideford, Devon, in Inghilterra, Wonder Magie del 1 986,
Dramatic Magie del 1 988, Creative World of Conjuring del
1 990, Conjurians' Discoveries del 1 992, The Fine Art of
Hocus Pocus del 1 996 e Keys to Magic's lnner World, edito a
Water Town, nel Massachusetts, nel 1 999. Alcune di que­
ste opere sono ancora disponibili presso la Ridgeway
Press, di Las Alamiros, 1 2032 Monteciro Road, Cali­
fornia, u . S . A .
Sono tutte opere grazie alle quali ci si può immergere
in un bagno di cultura davvero rivitalizzante, grazie alla
prosa colta ma estremamente chiara di un grande scrittore
come John Boorh, il quale vi prende per mano e vi ac­
compagna attraverso ogni branca della magia. L'aurore
spiega rutto ciò che è accaduto nel mondo della prestidigi­
tazione attraverso l'attività dei suoi principali protagonisti,
compresa la spiegazione di vari giochi. Per la freschezza
della testimonianza sulla storia della magia dal 1 940 a
oggi vissuta in prima persona e non tratta da resti altrui,
Boorh è considerato il più grande scrittore conrempora-
neo m marena.
• o

Un consiglio per chi non può superare le difficoltà di


una lingua diversa dalla nostra e vuole comunque affron­
tare la storia e prepararsi al gioco di prestigio in generale:
procuratevi o consultate in biblioteca le opere che ora
citerò e che hanno avuto un aurore di alta specializzazio­
ne. Carlo Rossetti, i n torno alla metà del Novecento, ha
racco lto in vo lume le proprie esperie nze magich e , a
cominciare da quelle di canomagia, nel fondamentale
Magia delle carte (Milano, Hoepli, 1 943). Ancora Rossetti
ha scritto, sulla presridigirazione in generale, Il trucco c'è
ma non si vede, della stessa casa editrice. Si tratta di opere
già citate e commentate in ogni bibliografia che si rispetti,

151
perché costituiscono il meglio di quanto la nostra lettera­
tura magica ha prodotto fino ai giorni nostri.
Per chi vuole approfondire il tema storico dell'arre che
lo appassiona, ricordo ancora che è possibile trovarne un
esauriente svolgimento nel mio illustratissimo Arte magica
(Milano, Rusconi, 1 977) , il cui sottotitolo Illusionisti,
trucchi e magie di tutti i tempi ne annuncia chiaramente gli
intenti storiografici.
Vorrei infine ricordare alcuni autori contemporanei ita­
l iani che in questi ultimi anni hanno pubblicato, per
diversi editori o in proprio, libri di impostazione manuali­
stica, cioè destinati al pubblico "profano" e non ai profes­
sionisti della magia. Si tratta di autori degni di tutta la
mia stima e del mio rispetto: Alexander, Tony Binarelli,
Marco Casellato, Alfredo Castelli, Salvatore Cimò, Carlo
Faggi, Stefano Macri Masi, Vito Maggi, Martin, Dario
Moda, Carmelo Picco l i , Massimo Polidoro, Vi n icio
Raimond i , Jean Xueref, Fernando Riccardi, Riccardo
Romagnoli, Sales, Zelpy.
Chiudo citando l'Università Italiana di Magia immeri­
tatamente intitolata al sottoscritto, la Silvan Magie Aca­
demy, di cui fanno parte, in numero chiuso, venti allievi.
Questi partecipano a due stage annuali tenuti da famosi
maghi italiani e stranieri. Lindirizzo è il seguente: Pro­
fessor Attilio Rampazzo, Via Risorgimento, 40 - 3 5030
Selvazzano Dentro (Padova) .
Per chi naviga in Internet, segnalo il mio sito:
www.silvanmagic.com

152
Tutti i libri di Silvan

I..:Autore di questo Trattato ha tenuto, per ben diciotto an­


ni consecutivi, una rubrica di magia sull'autorevole e ben
noto periodico italiano di prestidigitazione del C . M . ! . ,
Magia Moderna. Inoltre, ha pubblicato le opere librarie
che seguono:
Giochi di Prestigio - Silvan vi svela i suoi segreti, Milano,
Mondadori, 1 97 1 .
Manuale di Silvan, Milano, Mondadori, 1 974.
Arte Magica - Illusionisti, trucchi e magie di tutti i tempi,
Milano, Rusco n i, 1 977.
I miei giochi più belli, Milano, Sperling & Kupfer, 1 977.
Supermagic, Milano, Mondadori, 1 984.
Giochi di carte di un grande mago, Milano, Mondadori,
1 986.
Giochi di prestigio di un grande mago, Milano, Mondadori,
1 986.
Il grande Silvan. Speciale Magia (Quattro vol u m i ) -
Milano, Walt Disney, 1 992.
Il mondo dell'occulto, Milano, Sperling & Kupfer, 1 994.
!! libro magico di Silvan, Milano, De Agostini, 1 99 5 .

Le fotografie di questo libro sono di: Elisabetta Catalano,


Giovanni Cozzi, Rino Petrosino, Bruno Oliviero, Rino
Bari/lari, Sandro Canestre/li, Michele Rutiliano, La Malfa­
Tramontano, Franco Giamporcari, Auliano, Gino Valentino,
Palladium Print, Reporter Associati.

153
J.K. Rowling
HARRY POTTER
E LA PIETRA FILOSOFALE

Harry Potter è un predestinato: porta in fronte


una cicatrice a forma di saetta e provoca strani fe­
nomeni, come quello di farsi ricrescere in una not­
te i capelli inesorabilmente tagliati dai perfidi zii.
Tuttavia al suo undicesimo compleanno il mondo
. . . . . . . .
m1stenoso cm appartenevano 1 su01 gemton, ucci-
si da un essere malefico, comincia a rivelarsi: vola­
no gufi nel cielo, uomini avvolti in mantelli confa­
bulano tra loro, donne-gatto attendono alla sua
porta, piogge di lettere lo inseguono fin su un'iso­
la deserta. Un gigante improvvisamente apparso
gli svela la sua natura e il suo destino, e Harry Pot­
ter si appresta a frequentare una prestigiosa scuo­
la di magia. Qui l'inventiva dell'autrice si scatena:
ogni cosa nel fantastico mondo scolastico è preci­
sa, particolareggiata, eppure inaspettata, la magia
si presenta come la vera vita, e strega anche il let­
tore allontanandolo dal nostro mondo che gli ap­
parve ora monotono e privo di sorprese. Il risve­
glio dalla lettura lo lascerà pieno di nostalgia, ma
ancora illuminato dai riflessi di questo lussureg­
giante fuoco d'artificio.

MISTERO, MAGIA, UN CAST SPETTACOLARE


E UNA TRAMA PERFETI'A: IL DEBUTI'O DI UNA
MERAVIGLIOSA SCRITTRICE E NARRATRICE.
BooK TRUST

'----- SAL.ANI �EDITORE --------./


Finito di stampare
nel mese di gennaio 200 l
per conto della Adriano S al ani Editore s.r. l .
da G . Canale & C . S . p . A .
Borgaro T. se (Torino)
Printed in Italy

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