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Tomo I
P. Bouet, La storia di Mont Saint‐Michel di Normandia.
Dalle origini all’arrivo dei Benedettini (708‐965) » 57
J.- P. Boyer, Un grande ufficiale, Giovanni de Haya († 1337),
nella predicazione del domenicano Federico Franconi
di Napoli » 73
H. Bresc, La reconstruction du Val de Mazara sous Frédéric II
et Manfred: Corleone et Regale » 91
C. Bruzelius, Visualizing the Medieval Past:
The Kingdom of Sicily, Image, Database, Project » 109
D. Caiazza, La città di Caiatia e i feudi minori del Caiatino
tra X e XIII secolo » 117
A. Cammarano, Reperti della cultura scandinava tra i
Normanni dell’Italia meridionale » 153
VII
F. Cardini, Cristianità e Islam nel pieno Medioevo.
Circolazione dei saperi, complementarità delle culture pag. 173
L. R. Cielo, Longobardi e Normanni sulla via Latina:
“Pons Sancte Anastasie” nella contea di Telese » 187
VIII
S. Fodale, Nicolò de Iamvilla: un vassallo di Roberto d'Angiò
alla corte di Pietro il Cerimonioso pag. 455
S. Gasparri, Le radici barbariche della storia d’Italia.
Il regno dei Longobardi » 469
L. Hadda, La bataille de Ras Dimas d’août 1123.
La dernière victoire des Zirides sur les Normands » 483
M. Iadanza, Per la storia della Tesoreria della Chiesa
cattedrale di Benevento. Due documenti dei secc. XIV‐XV » 501
A. Kiesewetter, L’epistolario di Maria d’Enghien.
Nuovi rinvenimenti e precisazioni » 521
G. A. Loud, The German Emperors and Southern Italy
during the tenth and eleventh Centuries » 583
L. Marino, L’opus gallicum: una tecnica costruttiva
riutilizzata in epoca normanna » 607
J.- M. Martin, Les actes du premier procès d’Adenolfo
d’Aquino, comte d’Acerra (22 novembre 1286) » 643
Tomo II
M. Montesano, La crociata e l’Italia nel Quattrocento:
fra tensioni apocalittiche e controversistica.
Una nota storico‐storiografica » 659
G. Muollo, Appunti per una storia dell’architettura religiosa
nell’Irpinia Medievale » 675
P. Oldfield, Representations of the City in the Chronicles
of the Norman Conquest of Southern Italy » 705
M. Pacifico, Templari e Ospedalieri al tempo di Federico II,
1209‐1250 » 719
S. Palladino, Il contratto di commenda.
Il dibattito storiografico e le evidenze documentarie » 753
IX
F. Panero, Un tributo bassomedievale gravante su servi e
liberi: la “taglia” in Savoia e in Piemonte (secoli XII‐XV) pag. 783
T. Pecout, Des lieutenances en Provence, 1278‐1328 » 799
A. Pellettieri, “… potendosi dire Tempio fabricato di
Miracoli”. La chiesa di San Francesco di Potenza » 845
A. Penet, Peuplement et habitat rural dans les Péloritains,
XIIe‐XVe siècles » 857
X
D. Santoro, Abbellire Palermo.
La fondazione dell'ospedale grande e nuovo nei capitoli
del 1431 pag. 1077
P. Sardina, Le Clarisse di Palermo nei secoli XIV e XV » 1097
L. Sciascia, Dagli Appennini al Canale di Sicilia.
Molisani a Trapani, 1210‐1255 » 1117
G. Sergi, Dall’ordinamento ottoniano allo sviluppo signorile
fra Liguria e Piemonte: concetti e metodi » 1125
A. Spiezia, Pellegrini inglesi a Roma “Causa peregrinatione”
(1300, 1350) » 1135
H. Takayama, L’amministrazione di Ruggero I
fondamento del sistema amministrativo normanno » 1151
A. Thomas, Les réseaux de l’immigration normande
en Italie méridionale. Autour de Saint‐Evroult d’Ouche » 1167
M. Tieri, La leggenda medievale dell’ “uomo‐ pesce” » 1177
F. P. Tocco, La Sicilia medievale: poco cavalleresca isola
ricca di cavalli e cavalieri » 1187
K. Toomaspoeg, La frontière terrestre du Royaume de Sicile
à l’époque normande: questions ouvertes et hypothèses » 1205
M. Vagnoni, Imperator Romanorum.
L’iconografia di Federico II di Svevia » 1225
B. Vetere, Lecce.
Immagini della città da un Registro contabile
quattrocentesco » 1251
M. Villani, Ritratto di uno studioso da giovane. Ugo Balzani
tra Londra, Roma e Montecassino in una lettera a
Ruggero Bonghi » 1313
XI
F. Zannini, The Bible in the Qur’an » 1329
O. Zecchino, Giustizia e misericordia nella Costituzione
di Federico II » 1343
XII
La produzione di armi in Castel Capuano nel primo
periodo angioino
Giovanni AMATUCCIO
1
Sappiamo, ad esempio, che nel Tardo impero operavano una serie di fabricae ognuna spe-
cializzata in un determinato tipo di arma (arcuaria, sagittaria, spataria ecc.). Per una re-
cente sintesi sulle fabricae di armi nel tardo impero, si veda: P. Letki, The state factories
(fabricae) during the time of tetrarchy, in Classical Studies, cur. J. Rostropowicz, Opole
2009, vol. V, pp. 63-78.
2
Ph. Contamine, La guerra nel Medioevo, Bologna 1986 (ed. or., Paris 1980), p. 263; Id.,
Consommation et demande militaire en France et en Angleterre, XIIIe‐XVe siècles, in Do‐
manda e consumi. Livelli e strutture nei secoli XIII‐XVIII, (Prato, 27 aprile - 3 maggio 1974),
cur. V. Barbagli Bagnoli, Firenze 1978, pp. 409-428.
3
Di recente lo studioso statunitense David Bachrach ha intrapreso un lavoro in tal senso
relativo all’Inghilterra dei secoli XII-XIII, incentrato soprattutto sulla produzione delle ba-
lestre che, come vedremo, rivela notevoli analogie con i dati da noi analizzati per il Regno
di Sicilia. Dei suoi numerosi articoli sull'argomento mi limito a citare uno degli ultimi, dal
quale ricavare la precedente bibliografia: D. S. Bachrach, Crossobow for the King part II.
The Crossobow during the Reign of Edward I of England, «Technology and Culture», 47
(2006), pp. 81-90.
23
Giovanni AMATUCCIO
4
Le armi portatili fornite dalla Curia alle truppe e agli equipaggi andavano di solito resti-
tuite al termine della missione, come si evince da una lettera di Carlo del 1275 cfr. C. Mi-
nieri Riccio, Il Regno di Carlo I d'Angiò dal 2 Gennaio 1273 al 31 Dicembre 1283, «Archivio
Storico Italiano», 24 (1876), p. 50.
5
I rispettivi termini riferiti all’officina e al suo direttore sono innumerevoli nei Registri
Angioini e li citerò man mano. Più in generale cfr. C. du Cange, Glossarium mediae et infi‐
mae latinitatis, éd. augm., Niort 1883-1887, ad vocem “ARTILLATOR", t.1, col. 413a.
6
Il termine compare, con la stessa accezione, in un ordine, forse del 1271, di invio di armi
in Albania, quando si ordina di procurare «competenti vectura … pro portandis artiliariis
et aliis eorum armis». Più o meno allo stesso periodo risale, invece, un ordine a un certo
Pietro de Aczeron di Amalfi di trasportare «balistas et acciliariam qui sunt in Amalfia» (B.
Mazzoleni, Gli atti perduti della Cancelleria Angioina transuntati da Carlo de Lellis. Il Regno
di Carlo I, Roma 1939-1943, (Regesta Chartarum Italiae, 17-31), vol. 2, doc. 31, p. 9.
7
In un documento del 1298, rivolto al provisor castrorum di Puglia, gli accilatores sono
menzionati tra gli addetti ai castelli assieme a castellani, servientes ecc. (Codice diplomati‐
co dei Saraceni di Lucera, ed. P. Egidi, Napoli 1917, doc. 222, p. 87). Notizie di tali “artiglie-
rie” si ritrovano a Messina, al tempo della calata di Corradino, cfr. I registri della Cancelle‐
ria Angioina ricostruiti da Riccardo Filangieri con la collaborazione degli Archivisti napole‐
tani, Napoli 1950-2010, (Accademia Pontaniana, 50 - voll.), (d’ora in poi RA), vol. 2, doc.
423, p. 112. Nell’aprile del 1270 si nota un “artigliere” Roberto, castellano di un non meglio
identificato “castello di Dovinina”, (RA, vol. 5, 120, p. 26). A Trani, nel 1271, risultano aver
24
La produzione di armi in Castel Capuano
lavorato nell’attilleria del castello di Trani, tre addetti: Guglielmo Ysparano, Nicola e Pietro
Mattafullo (Syllabus membranarum ad regiae Siclae archivum pertinentium, edd. A. A.
Scotti, A. de Aprea, Napoli 1824-1845, I, 8, p. 51). Nell’ottobre del 1272, compare un Guillel‐
mus attillator del castello di Trani (RA, vol. 9, 66, p. 88). Potrebbe essere lo stesso «mae-
stro delle artiglierie», presente in un ordine del 6 settembre 1274, secondo il quale egli de-
ve far riporre le balestre e le altre armi che, ratione attellarie, impiegate per l’assedio della
torre di “Amata” (Minieri Riccio, Il regno, «Archivio Storico Italiano», 23 (1876), p. 424).
Nell’ottobre del 1279, viene inviato al castello di Durazzo uno Stefano de Alcherra ultra‐
montanis accillator, il quale deve occuparsi dell’accillaria del castello (RA, vol. 23, 52, p.
82). Nel maggio del 1280, un Perroctus del castello di Brindisi, deve consegnare le armi alle
navi in partenza per la Romània (RA, vol. 23, 131, p. 286). Un Petrus, compare quale artilla‐
tor dell'Ostello regio nel 1275, forse sempre il d’Angincourt; e un Robertus, castellano di
una piazzaforte nel 1270, cfr. P. Durrieu, Les archives angevines de Naples. Etude sur les
er
registres du roi Charles I (1265‐1285), Paris 1886-1887, II, p. 275. Nel maggio del 1294, nel
definire le misure per il rafforzamento del castello di San Nicola delle Isole Tremiti, si spe-
cificava che nel detto castello ci fosse un attillator «cum omnibus opportunis pro reparan-
dis et muniendis balistis», (RA, vol. 50, 147, pp. 42-43).
8
La funzione di deposito di armi prodotte in altre località ed acquistate dalla Curia è con-
fermata da un documento del 26 marzo 1282, nel quale un mercante pisano promette al re
di far consegnare a Guillotto Atilliatore, 2.500 pavesi già muniti per un importo di 238 on-
ce (RA, vol. 25, 119, p. 167).
9
Il Castel Capuano di Napoli fu costruito lungo il perimetro delle antiche mura cittadine
verso il lato orientale, in epoca Normanna, probabilmente da Guglielmo I il Malo, ma fu
portato a termine sotto Federico II da un architetto fiorentino, Fuccio. Con l’avvento di
Carlo I esso fu restaurato dallo stesso re, con lavori che continuarono fino al 1284, cfr. L. Di
Lernia - V. Barrella, Castel Capuano: memoria storica di un monumento da fortilizio a tri‐
bunale, Napoli 1993, passim.
10
RA, vol. 2, 59, p. 20; G. M. Fusco, Dell'argenteo imbusto al primo patrono S. Gennaro, Na-
poli 1861, p. 105, che cita un documento delle Arche dal quale si desume che nel 1271 «si
attendesse … a fabbricarvi le artiglierie».
25
Giovanni AMATUCCIO
to maestro Adam, a partire dal 127011. Di certo l'attillaria del castello era in pie-
na attività nel 1271, come si ricava da un documento del 15 giugno di quell'an-
no, nel quale si dispone la stesura di un elenco dettagliato dei “fabbri” che «ab-
sidue laborasse in artilleria costituta in Castro Capuano»12. Non sappiamo se
Adam si possa identificare con il maestro Ade che nel 1272 è nominato da Carlo
artigliere a Palermo: «Ade Accillatori custodiam committit sacri Palatii sui in
Panormo» e che Dourriez indica quale magister Adam, castellano del palazzo
reale di Palermo, nel 127913. L’8 febbraio del 1278, è menzionato quale custode
del palazzo reale di Palermo, con alle sue dipendenze, oltre a vari preposti, an-
che altri due “attillatores”14. Il seguente 8 luglio viene citato un certo «Buccar-
dus filius quondam magistri Ade attilliatoris familiaris …»15. Probabilmente
Adam fu trasferito a Palermo, mentre nella direzione della artiglieria napole-
tana gli successe, tra il 1272 e il 1273, un Giovanni Armeno16. Costui morì prima
del 9 agosto del 1276, quando un documento lo dice già deceduto e attesta che
il nuovo castellano di Castel Capuano è Guillottus Accillator.17
Costui, viene definito nei documenti a volte con i nomi di Guilloctus o di
Guillelmus, sempre seguiti dall’appellativo di Accillator o Attillator, che a volte
11
Il 18 febraio 1269, Adam risulta essere castellano di Capuana (RA, vol. 2, 20, p. 20). Il 20
maggio del 1269 viene ordinato a un «magister Ade artillatori» di Castel Capuano di inviare
20.000 quadrelli all’assedio di Lucera (RA, vol. 2, 251, p. 71; 256, p. 73). E sempre Adam, ri-
sulta essere castellano, nonché direttore dei lavori di rifacimento del Castel Capuano, tra il
1269 e il 1270 (RA, vol. 2, 380, p. 103; RA, vol. 3, 334, p. 165-66). In data 5 febbraio 1270, viene
ricompensato per i lavori di ristrutturazione di Castel Capuano e il 30 novembre 1270, ri-
sulta essere artigliere dello stesso (RA, vol. 1, 349, p. 280; C. Minieri Riccio, Alcuni fatti ri‐
guardanti Carlo I. di Angiò dal 6 di Agosto 1252 al 30 di Dicembre 1270 tratti dall'archivio
Angioino di Napoli, Napoli 1874, p. 139).
12
Syllabus membranarum, vol. I, doc. 7, p. 67.
13
RA, vol. 8, 318, p. 154; vol. 9, 39, p. 78.
14
H. W. Schulz, Denkmäler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresda 1860, vol. IV,
p. 56.
15
A. Angelucci ˗ A. Cerquetti, Agli errori del Vocabolario della Crusca (quinta impressione ‐
lettere A e C) notati dal professore Alfonso Cerquetti, Torino 1879, p. 95.
16
Infatti, nell’aprile del 1273, il castellano di Castel Capuano risulta essere Iohannes Her‐
mus, Herms o Ermenus (quindi “Armeno”) al quale vengono assegnate 400 once per la co-
struzione di balestre e quadrelli (RA, vol. 10, 191, p. 54) e 18 somari carichi di ferro, legno,
pelle e altro materiale per la costruzione di balestre (RA, vol. 10, 236, p. 63). In altro docu-
mento (8 ottobre 1272) troviamo «Iohannes Hermino, falimiares et attilatori nostro ac Ca-
stellano castri nostri Capuane de Neapoli», al quale vengono concesse 30 once per spese
necessarie (RA, vol. 10, 175, p. 248). A Giovanni Armeno vengono richiesti alcuni istrumenti
bellici per il castellano del San Salvatore (RA, 30, 349, p. 107). L’8 ottobre 1274, Giovanni
Armeno castellano di Castel Capuano, deve far costruire pavesi, balestre de fusto, quadrel-
li, lance, iectarolis, e altre cose per armare alcune teride (RA, vol. 12, 45, p. 173).
17
RA, vol. 14, 243, pp. 48-49.
26
La produzione di armi in Castel Capuano
27
Giovanni AMATUCCIO
23
F. Campanile, Dell'armi, ovvero insegne de i nobili. Scritte dal signor Filiberto Campanile
ove sono i discorsi d'alcune famiglie, così spente, come vive del regno di Napoli, Napoli 1680,
p. 54.
24
Syllabus membranarum, II-2, p. 130.
25
Un documento, purtroppo non trascritto integralmente da Minieri Riccio, ma solo rias-
sunto, attesterebbe l’ordine di uscita, nel 1269, addirittura di 30.000 balestre (RA, vol. 2, 59,
p. 20). Questa cifra sembra alquanto esagerata e forse frutto di un errore di trascrizione,
ma in altri mandati sono attestati in maniera inequivocabile ordini di centinaia di balestre
destinate all’armamento della flotta o dei castelli. Ad esempio il 12 luglio 1282, dal castella-
no vengono consegnate circa 560 balestre per l’armamento della flotta (Codice diplomatico
salernitano, pp. 111-112). All’artigliere Guillotto (sempre il summenzionato Guillelmus) il 24
giugno del 1278, il re in persona ordina di presentarsi al suo cospetto a Benevento portan-
do con sé quattro di quelle che riteneva le migliori balestre prodotte nelle officine del ca-
stello (RA, vol. 18, 373, p. 173).
26
RA, vol. 23, 92, p. 202. Da un documento del 12 gennaio 1277, si distinguono con chiarez-
za i vari tipi di balestre: «Baliste tam lignee quam cornee sive ad tornum vel ad levam; seu
ad duo pedes vel ad streugam». Le espressioni ad tornum e ad levam indicano due metodi
di caricamento per balestre grosse; mentre ad duo pedes e ad streugam, si riferiscono alle
balestre piccole. È da notare che l’espressione ad streugam sostituisce qui il più comune ad
unum pedem, cfr. Minieri Riccio, Il Regno, «Archivio Storico Italiano», 26 (1877), p. 5.
28
La produzione di armi in Castel Capuano
tali; e infatti le balestre “composite” erano indicate nelle fonti come balistae de
cornu27. Questa innovazione, derivante probabilmente da modelli arabi, dava
la possibilità di montare sull’arma degli archi più corti, rendendola quindi più
maneggevole, ma al tempo stesso più forte e potente. Nel secondo caso, la dif-
ferenza tipologica era data dalle dimensioni complessive dell’arma e dal siste-
ma di caricamento, che la distinguevano in tre tipi fondamentali: ad unum pe‐
dem, ad duos pedes, de torno; le prime due erano a caricamento manuale, men-
tre la terza era un’arma dalle dimensioni più grosse che per essere caricata ave-
va bisogno di un particolare congegno detto turnum o torno (v. Fig. 1)28.
Tra gli accessori indispensabili all’equipaggiamento delle balestre, vi erano
naturalmente le corde. Queste erano per lo più confezionate con filato di ca-
napa, preferita al lino29.
Il proiettile usato con le balestre era detto “quadrello” (quarellum o carel‐
lum), perché la sua punta, a differenza di quella delle frecce da arco dette sagit‐
tae, era in genere a sezione esagonale o quadrata: più corto e più tozzo, in
quanto doveva resistere a una spinta di forza maggiore di quella dell’arco a
mano. Alle diverse tipologie di balestre corrispondeva, evidentemente, un di-
verso tipo di munizionamento: vi erano i quadrelli ad turnum, ad duos pedes e
ad unum pedem, dalle dimensioni proporzionate alla potenza dell’arma. Lo
stralcio di uno statutum quarellorum del 1306-1307 attesta che con ogni cantaio
di ferro “grosso” si forgiavano 1.200 punte per quadrelli a 1 piede e 9.060 a 2
piedi30. Come vedremo, i dati relativi alla produzione dei quadrelli rispecchia-
27
H. Richter, Die Hornbogenarmbrust: Geschichte und Technik, Ludwigshafen 2006, pp. 1-
3.
28
Nel Mezzogiorno d’Italia tale tipologia si ritrova in uso già nella prima metà del ‘200, ai
tempi di Federico II (Historia diplomatica Friderici II sive constitutiones, privilegia, manda‐
ta, instrumenta quae supersunt istius imperatoris et filiorum eius, 6 voll., cur. J. L. A. Huil-
lard-Bréholles, Paris 1852-1861, vol. 4/1, p. 253; vol. 5/1, p. 586; vol. 5/II, p. 1063). Non ci è
dato di sapere come il congegno detto turnum fosse realmente fatto e come funzionasse,
ma sappiamo che costituiva una parte indipendente, che poteva essere applicata a varie
balestre. Infatti nei documenti essi vengono elencati a parte, in alcuni casi specificando
che trattavasi di oggetti in legno (de ligno), con meno chiare definizioni quali «cum cordis
eius, cum pedibus, sine pede, sine cruce, guarnitum, non guarnitum». Sotto il regno di Ro-
berto, l'accillator Giovanni di Acon, viene pagato per aver costruito 6 “torni” per le armate
regie, cfr. R. Bevere, Notizie storiche tratte dai documenti conosciuti col nome di Arche in
carta bambagina, «Archivio Storico per le Province Napoletane» 25 (1900), pp. 241-275,
389-407: 394.
29
Le corde delle balestre venivano costruite da appositi magistri cordarii come attesta un
documento del 2 agosto 1281, dove essi vengono reclutati in Terra d’Otranto per essere in-
viati al castello di Valona (Acta et diplomata res Albaniae mediae aetatis illustrantia, 2 voll.,
cur. L. L. Thallóczy, K. J. Jirecek, Milan-Wien 1913-1918, 457, p. 136).
30
RA, vol. 31, 46, p. 86.
29
Giovanni AMATUCCIO
no, grosso modo, le stesse proporzioni percentuali indicate per le armi31. Inuti-
le elencare le ingenti quantità di quadrelli che venivano prodotti a Castel Ca-
puano così come in altre località del Regno. Basti menzionare il totale impres-
sionante di circa un milione messi in produzione in tutte le province del Regno
nel 128132. L’officina di Castel Capuano era in prima linea nella costruzione dei
quadrelli e, come si vedrà, disponeva di un équipe permanente di artigiani ad-
detti alla loro lavorazione. Tra i quantitativi di quadrelli prodotti si segnalano
18.000 nel luglio del 128033.
L’industria della produzione di quadrelli necessitava di grandi quantità di
materie prime, che venivano acquistate in ogni angolo del Regno e trasportate
alle officine regie. Fondamentali erano le penne per l’impennaggio: si preferi-
vano le ali e le code di grandi uccelli quali avvoltoi, aquile e in generale grossi
rapaci, ma erano utilizzate anche le penne d’oca34. In alcuni casi, alla mancan-
za di penne adatte all’impennaggio dei quadrelli, si suppliva utilizzando carta
di papiro35. Tuttavia, l’artiglieria regia non bastava da sola, soprattutto nei pe-
31
C. Minieri-Riccio, Il Regno di Carlo I d'Angiò dal 2 Gennaio 1273 al 31 Dicembre 1283, «Ar-
chivio Storico Italiano», anno IV, ser. IV, n. 12, n. 114, VI, pp. 349-360, p. 353, doc. del 29
luglio 1281. La differenza della qualità dei quadrelli si può evincere, ad esempio, da un do-
cumento del 1284, nel quale si ordina di acquistare 185.000 quadrelli a un piede e 24.000 a
due piedi: i primi al prezzo di 17 tarì e 5 grani al migliaio; i secondi al prezzo di 18 tarì e 15
grana (Minieri Riccio, Memorie, p. 526).
32
Ricordiamo qualche altro significativo ordine di costruzione di quadrelli: nell’aprile del
1284, al giustiziere di Terra di Lavoro si commissionano 300 casse con 300.000 quadrelli
(RA, vol. 27/1, 25, p. 101); nel maggio successivo, si ordina di sollecitare la costruzione di
120.000 quadrelli «qui necessari sunt pro instanti nostro passagio contra rebellem Sicilie
insulam» (cfr. RA, vol. 27/2, 574, p. 452); a luglio, si ordina ai giustizieri di preparare
185.000 quadrelli a un piede e 24.000 a due piedi, con descrizione delle caratteristiche e dei
costi (RA, vol. 27/2, 7, p. 491).
33
RA, vol. 22, 54, p. 113.
34
Numerosi sono gli ordini di approvvigionamento di ali e penne di uccelli per impennare
i quadrelli, attraverso o l'acquisto o direttamente con la caccia: RA, vol. 25, 146, p. 118; RA,
vol. 13, 77, p. 213. Nel giugno del 1277, il re ordina ai giustizieri di Capitanata e Basilicata di
comprare dai cacciatori le ali e code di avvoltoi e aquile, in ragione di 10 grani per ogni pa-
io e di mandarle a Guglielmo maestro delle artiglierie nel Castel Capuano (RA, vol. 14, 281-
282, p. 181). In un mandato del settembre 1281 sono menzionati i luoghi dove è facile trovar
penne di avvoltoi per impennare i quadrelli, tra cui: Avellino, Bisaccia, Carbonara, Guardia
de’ Lombardi, Lacedonia, Montevergine, Nusco (RA, vol. 25, 30, p. 96). In un documento
del 1284, già citato (Minieri Riccio, Memorie, p. 526), tuttavia, si precisa di utilizzare per la
costruzione dei quadrelli le penne di avvoltoi e altri grandi uccelli, tranne quelle delle a-
quile che non erano adatte allo scopo. Le penne d’oca (anserum) sono nominate in una
pergamena del 1305 (Syllabus membranarum, II, 2, p. 130).
35
«Quarrellus de cartis papiri [in defectu pennarum avium] impennati sive incartati [sicut
consuetum est quarrellos ipsos ex cartis huismodi impennari]», cfr. R. Bevere, Ordigni ed
utensili per l'esercizio di arti ed industrie. Mezzi di trasporto ed armi in uso nelle province
30
La produzione di armi in Castel Capuano
31
Giovanni AMATUCCIO
sull’uso del secondo al posto del primo39. A Napoli si riscontrano ordinativi sia
dell’uno sia dell’altro tipo, anche se evidentemente, a differenza della Repub-
blica Veneta, nel Regno, era più difficile trovare quello di stambecco, che dove-
va avere alti costi dovuti all’importazione40. Nei vari ordinativi si riscontrano
grandi quantità di colla: tre e venti libbre di colla di pesce, dieci libbre di colla
di cuoio, con relativa «patellam ad fundendum collam», 200 libbre di colla non
meglio specificata41. La colla animale serviva per varie fasi della produzione sia
delle balestre sia dei quadrelli: si incollavano i diversi pezzi di legno tra di loro,
il legno con il corno; si “tendinava” l’arco, cioè si compattava e incollava sulla
base di legno dell’arco la massa di fili ottenuta dalla campitura dei tendini; si
incollavano le penne sui quadrelli. La colla era di due tipi fondamentali: di pe-
sce o di bue, la prima era in genere ottenuta dalla vescica natatoria dei pesci; la
seconda dalla pelle, dagli zoccoli e dai tendini di bue.
Altro componente essenziale nella costruzione delle balestre composite e-
rano i “nervi” o tendini animali. Ne troviamo elencate grandi quantità (“mille
nervi di bestie” e poi altre 40 libbre) da “carpire.” Per “carpitura” si deve inten-
dere il processo mediante il quale i nervi venivano sminuzzati e ridotti in fila-
menti; successivamente, impregnati di colla, venivano applicati sull’arco dove,
indurendosi, formavano un corpo unico estremamente elastico e resistente. In
un rendiconto fatto nel 1267 dal credenziere di Manfredi, risulta che il maestro
Sandalo della Chazena di Lucera (il luogo dove si assemblavano gli archi com-
positi ed altre armi ai tempi di Federico II e Manfredi), aveva fatto acquistare
1.981 nervi di bue. In un altro rendiconto dello stesso anno, si assegna al mae-
stro Leone una somma per l’acquisto di 4.000 “corde” di daini e cervi, per la
Camera reale42. Nel 1278, l’artigliere Guillotto castellano di Castel Capuano
chiede che gli siano forniti, tra gli altri materiali per la costruzione di balestre,
2.000 nervi di bue. Strumenti indispensabili che sono documentati per la car-
pitura del tendine, erano le mazzole per batterlo e sfibrarlo, così come raspe e
lime, che servivano per la rifinitura, oltre, naturalmente, per lavorare il legno e
il corno delle balestre.
39
I capitolari delle arti veneziane sotto poste alla guistizia e poi alla giustizia vecchia dalle
origini al MCCCXXX, cur. G. Monticolo, Roma 1896-1914, vol. I, pp. 171-172.
40
Il 22 settembre 1275, Carlo ordina al maestro delle massarie di Basilicata di procurare 25
corni di buoi da mandare a Lucera, che evidentemente servivano per la produzione di ar-
chi compositi (Schulz, Denkmäler, 118, p. 47).
41
Per l’utilizzo di analoghi grandi quantitativi di colla nelle attillarie inglesi, si veda Ba-
chrach, Crossobow for the King. The Crossbow during the Reigns of John and Henry III of
England, «Technology and Culture», 45 (2004), pp. 102-119: 109.
42
Minieri Riccio, Il Regno, «Archivio Storico Italiano», 25/1(1877), p. 25. In un caso, si ritro-
va la denominazione de nervis, sia per le balestre sia per gli archi («arcum ad manum de
nervis», «balistas de uno pede de nervis») ad indicare la loro natura composita (RA, vol. 16,
372, p. 108).
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La produzione di armi in Castel Capuano
43
RA, vol. 25, 74, p. 135; Codice diplomatico del regno di Carlo I e II d'Angio, cur. G. Del Giu-
dice, Napoli 1902, p. 12; Minieri Riccio, Saggio di codice diplomatico formato sulle antiche
scritture dell'Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1878-1882, I, doc. XXXIV, p. 40.
44
RA, vol. 23, 104, p. 275; A. M. Boldrini, Guglielmo Boccanegra, Carlo d’Angiò e i conti di
Ventimiglia (1257‐1262), «Atti della Società ligure di storia patria», 3/I (1963), pp. 139-200:
189.
45
Minieri Riccio, Il Regno, «Archivio Storico Italiano», 25/1 (1877), p. 25.
46
RA, vol. 3, 334, p. 165; Minieri Riccio, Alcuni fatti, p. 139.
33
Giovanni AMATUCCIO
47
N. Barone, La Ratio Thesaurariorum della Cancelleria Angioina, «Archivio Storico per le
Provincie Napoletane», 10 (1885), pp. 413-434, p. 427; RA, vol. 18, 220, p. 115. In altro docu-
mento in francese del 29 ottobre 1278, i nomi dei lavoranti riportati sono: «Mirolant o Gor-
ge son fil, Phelippe d’Acre, Gorge Flegier, et Aymeri de Acre» (RA, vol. 21, 22, p. 201).
48
RA, vol. 25, 34, p. 182.
49
Ibid., vol. 27/2, 6. p. 468.
50
Ad esso viene ordinato di rifornire il castello di Vico Equense con una balestra di torno e
60 quadrelli (RA, vol. 30, 3, p. 13).
51
Ibid., vol. 32, 362, p. 202.
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La produzione di armi in Castel Capuano
Fig. 1 - Rappresentazione di una balestra “de torno”, tratta da un manoscritto arabo del XIV sec.
(Arnbugha az−Zarda Kach, Kitab al‐aniq fi al‐manjaniq, MS Topkapı Sarayi, Ahmet III, 3469).
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