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DIPARTIMENTO GIURIDICO
EDITRICE
Questa pubblicazione è stata realizzata da
EDITRICE
by
Comitato scientifico
Orazio Abbamonte
Onorato Bucci
Rocco Favale
Stefano Fiore
Lucio Francario
Gianmaria Palmieri
Marco Parisi
Andrea Rallo
Giovanni Varanese
Comitato di redazione
Carmelo D’Oro
Giorgio Palmieri
ISBN 978-88-88102-97-9
ALBERTO VESPAZIANI
*
Questo scritto è destinato al Liber amicorum per Carlo Amirante, in corso di pubbli-
cazione.
1
Cfr. Ran Hirschl, Towards Juristocracy, Cambridge, MA, 2004; Larry Kramer, The Peo-
ple Themselves, Oxford, 2004.
971
Alberto Vespaziani
2
Ran Hirschl, The Realist Turn in Comparative Constitutional Politics, Political Rese-
arch Quarterly, volume 62, number 4, December 2009, 827: “the realist approach identifies
a set of concrete political vectors, interests, and incentives that affect the interplay betwe-
en political and constitutional actors and institutions. A quest for legitimacy, or for lowe-
ring risks or costs, is a major determinant of both judicial empowerment and correspon-
ding judicial behavior”. V. anche The Rise of Comparative Constitutional Law, 31 Indiana Jour-
nal of Constitutional Law 2008: “There are […] reasons for the limited focus on causality
inference, and explanation in comparative constitutional law. These include traditional doc-
trinal boundaries; trajectories of academic training; lack of established tradition of anony-
mous peer review in most law reviews; and the different epistemologies of social and le-
gal inquiry. The traditional ‘case law’ method of instruction – commonly drawn upon in
legal academia – is geared toward studying the legal forest through a detailed examina-
tion of its individual trees. Because this method is aimed to teach students to ‘think like
lawyers, it is quite effective in conveying the significance of subtle distinctions between the
facts and language of cases and judicial opinions. Unfortunately, however, this approach
does not lend itself easily to thinking about comparative inquiry in order to establish cau-
sality or to expose extra-judicial factors that may shape legal outcomes”.
3
Quraishi, The Separation of Powers in the Tradition of Muslim Governments, , in Rainer Gro-
te & Tilmann Röder (eds.), Constitutionalism in Islamic Countries, Oxford, 2012, p. 63
4
Ran Hirschl, The Rise of Constitutional Theocracy, Harvard International Law Jour-
nal, volume 49-October 16, 2008, p.73.
972
La teaocrazia costituzionale: una nuova forma di stato?
5
Ivi, 74.
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Alberto Vespaziani
6
Ran Hirschl, Constitutional Theocracy, Harvard University Press, Massachusetts, 2010,
pp. 2-3
974
La teaocrazia costituzionale: una nuova forma di stato?
l’esito finale dell’imperituro gioco di tiro alla fune tra due dei più impor-
tanti complessi di principi e convinzioni del nostro tempo.7
Così come il regno animale non è composto esclusivamente da mam-
miferi o da rettili, o così come la tavola periodica degli elementi ne clas-
sifica molti di più che del solo oro o ferro, così l’attuale paradigma dei
rapporti tra stato e religione non si limita al semplice modello della net-
ta separazione delle rispettive sfere di influenza, ma contempla ulterio-
ri dinamiche ed evoluzioni ancora poco approfondite e indagate.
La teocrazia costituzionale si colloca nel punto di intersezione tra il
generale e il contestuale, tra l’universale e il particolare: può essere defi-
nita come la versione costituzionale di quella che anche Ran Hirschl chia-
ma “glocalization”, ossia il processo per mezzo del quale ciò che è globale
e ciò che appartiene alla sfera del locale si fondono e si incorporano in una
nuova, straordinaria, e già perfetta sintesi.8 La teocrazia costituzionale è
un laboratorio vivente e in continua evoluzione, una rara combinazione
tra un ordine apparentemente passato e istituzioni proiettate al futuro, una
congiuntura di aspirazioni ideologiche e considerazioni strategiche. La teo-
crazia costituzionale si presenta in una forma non ancora del tutto defini-
ta, come il riflesso di un’intrigante affinità concettuale tra costituzione e
religione, ognuno con i suoi testi di riferimento, con le proprie gerarchie
interpretative, la propria moralità mista ad interessi terreni.
Le presunte supposizioni per cui costituzionalismo e religione sono
sfere d’azione diametralmente opposte, oppure non legate da rapporti
di interdipendenza o correlazione, è altamente discutibile: queste due au-
torità sono per molti aspetti analoghi sistemi simbolici che cercano di isti-
tuire, consolidare e conservare la propria egemonia e le proprie prospet-
tive. A ben vedere, quasi nessun ordinamento costituzionale del mondo
contemporaneo può essere del tutto separato dalla religione: il costitu-
zionalismo presenta delle sfaccettature di natura religiosa, e in molti pae-
si costituzione e legge sacra coesistono, coabitano sulla base di rappor-
ti tesi o che preludono ad aperte ostilità. La vocazione religiosa dei testi
costituzionali, perciò, può costituire una valida ed efficace alternativa al
complesso di testi sacri religiosi: in questo senso il costituzionalismo può
imporsi, o forse si è già imposto, come il futuro “oppio delle masse”.9
Muovendo dalla teoria alla fenomenologia costituzionale, Hirschl
7
Ivi, pp. 15-19
8
Ivi, pp. 245-249
9
Ran Hirschl, Costitutional Theocracy, Harvard University Press, Massachusetts, 2010,
pp.245-249
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Alberto Vespaziani
nota come a partire dai primi anni settanta del XX secolo fino ai giorni
nostri, decine di paesi musulmani, dall’Egitto al Pakistan, passando per
l’Afghanistan e l’Iraq, hanno incluso la Shari’a nei rispettivi testi costitu-
zionali, proclamandola solennemente quale unica fonte di diritto. Le co-
stituzioni di recente emanazione come quelle dell’Afghanistan ( 2004) o del-
l’Iraq (2005) documentano in maniera inequivocabile il marchio distinti-
vo di una teocrazia costituzionale, ossia la presenza di un duplice richia-
mo sia dei dettami e degli imperativi morali della Shari’a o di altra legge
religiosa, sia dei principi costituzionali e democratici, più vicini e maggior-
mente comprensibili alla cultura e alla sensibilità occidentale.10
La Costituzione irachena, ad esempio, non può considerarsi una Co-
stituzione liberale di tipo classico, anche se appartiene a pieno titolo alla
tradizione costituzionale: nella Costituzione irachena i diritti fondamen-
tali, infatti, sono posti sotto la tutela dell’Islam, considerato religione di
Stato. Posto che l’Islam è la religione ufficiale dello Stato e fonte vitale
dell’intera legislazione, nessuna legge che contraddica i principi islami-
ci può essere promulgata; solo dopo aver stabilito tale principio, si proi-
bisce la promulgazione di leggi che contraddicono l’essenza della demo-
crazia e dei diritti fondamentali. La presenza nella Costituzione irache-
na e della Shari’a e di una forma di tutela dei diritti e delle libertà fon-
damentali, va comunque vista alla luce del particolare rapporto esisten-
te nella cultura islamica tra religione, politica e spirito nazionale.
Innanzitutto va ricordato il fatto che la scrittura per i musulmani ha
un significato del tutto peculiare, in quanto non si esaurisce nell’essere
semplice mezzo di comunicazione, bensì rappresenta il concretizzarsi del-
la presenza di Dio nel mondo; le pagine del Corano, per i musulmani,
sono sacre in se stesse, non solo per il loro contenuto, per cui ogni scrit-
tura rimanda in ultima analisi alla struttura originaria, alle pagine del li-
bro sacro dove si realizza la presenza divina nel mondo. Ragion per cui,
laddove si procede alla messa per iscritto di un principio, non si può che
ritornare alla fonte che legittima l’atto stesso dello scrivere, ossia il Co-
rano. Inoltre, quando si parla di diritti fondamentali, dal punto di vista
islamico, non si sta parlando di diritti indipendenti dalla verità religio-
sa: la dignità dell’uomo è in qualche modo vincolata alla volontà divi-
na, che tutto domina incontrastata. L’Islam è la religione naturale dell’uo-
mo, e le varie scuole islamiche si differenziano solo nel modo di inter-
pretare il Corano, senza che nessuna di loro metta in discussione il testo
sacro: nell’ambito della civiltà islamica non viene riconosciuta l’esisten-
10
Ivi, p.4.
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La teaocrazia costituzionale: una nuova forma di stato?
za di uno spazio neutrale rispetto alla rivelazione. Segue così che nell’Islam,
la legittimazione delle decisioni giuridiche e politiche ha avuto per se-
coli, e continua ad avere, una matrice religiosa: chi è chiamato ad eser-
citare l’autorità politica assume decisioni legittimate sulla base dell’in-
terpretazione che i dotti religiosi danno della legge sacra. Si forma così
un corpus giuridico- teologico che costituisce la base delle successive de-
cisioni dell’autorità “laica”.11
D’altronde, nessun testo costituzionale al mondo trascura, rimane
silente o si astiene dal richiamare precetti di natura religiosa: e l’ascesa
della forma di stato che abbiamo nominato teocrazia costituzionale testimo-
nia proprio l’onnipresenza della religione, questo punto di tangenza nel-
la politica pubblica del mondo contemporaneo. L’incontenibile ritorno del-
la religione sulla scena politica moderna è un aspetto che accomuna tan-
to l’Islam politico e le sue aspirazioni religiose, tanto il mondo liberale e
occidentale, destinato ormai ad uscire dalla presunzione westfaliana e dal
paradigma della secolarizzazione e neutralizzazione della religione, per
abbracciare una concezione sostanziale e realistica della sua presenza nel-
l’ambito pubblico. L’abitudine, perciò, di immaginare l’occidente come roc-
caforte del principio di separazione tra religione e politica e, esattamente
agli antipodi, l’oriente come l’ambito prediletto dove invece questi due si-
stemi sono aggrovigliati, concatenati in un reticolo di rapporti intricati, e
mai indipendenti l’uno dall’altro, non è più valido.
11
cfr Abou El Fadl, The Centrality of Shari’ah to Government and Constitutionalism in
Islam, in Rainer Grote & Tilmann Röder (eds.), Constitutionalism in Islamic Countries, Ox-
ford, 2012, p. 55: “Any constitutional practice must come to terms with the centrality of Sha-
ri’ah to the conception of government in Islam. In many ways, in an Islamic system, so-
vereignty belongs to the Shari’ah, and not to the people”.
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Ran Hirschl, Constitutional Theocracy, Harvard University Press, Massachusetts,
2010, p.26
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La teaocrazia costituzionale: una nuova forma di stato?
giose, filosofiche e culturali, e come tale garante della loro pari dignità
e assenza di privilegi e/o discriminazioni, e nemmeno quello di uno Sta-
to apertamente antireligioso, ma quello di un’autorità statale che fa del-
la laicità l’elemento fondante della nazione e della sua identità colletti-
va. E’ una forma di secolarismo strettamente legata al profilo identita-
rio della comunità sociale, che si accompagna ad un esplicito approccio
assimilazionista nei confronti dei canoni di cittadinanza e nazionalità.13
In Francia, infatti, il laicismo è stato segnato dal giacobinismo rivoluzio-
nario, ed è imparentato con la tradizione statalista, democratico-autori-
taria dello Stato repubblicano francese, e con una concezione forte del-
l’unità e della sovranità stessa della nazione. Il laicismo francese ha com-
battuto le istanze ecclesiastiche in nome di filosofie e visioni del mondo
che intendevano soppiantare e sostituire il cattolicesimo a vantaggio di
una concorrente egemonia culturale sulla nazione.
La Turchia fornisce un ulteriore esempio di questa tipologia di laici-
tà dogmatica e militante. La secolarizzazione della società turca prevalen-
temente religiosa, condotta da Mustafa Kemal Ataturk, probabilmente è
il caso più noto di riformismo separazionista del ventesimo secolo. Dopo
il collasso dell’Impero ottomano il gruppo nazionalista guidato da Kemal
negò la cultura e la legge islamica in cambio di un riformismo e di un mo-
dernismo, rimuovendo parallelamente dalla Costituzione del 1928 l’espres-
sione “la religione dello Stato turco è l’Islam”; al contrario, nella successi-
va carta costituzionale del 1937 vennero inseriti concetti quali repubblica-
no, popolare, ateista, laico e riformista proprio per mettere in chiaro il fat-
to che la moderna Turchia aderisce strettamente al modello separazioni-
sta tra stato e religione. Entrambe le successive due Costituzioni del 1961
e del 1982 istituirono un’ufficiale politica pubblica laica.
In altri paesi in cui vige una separazione formale tra Stato e Chie-
sa, esiste un terzo modello meno dogmatico di laicità, più incline a fa-
vorire un profilo di neutralità che esalta l’imparzialità dell’autorità sta-
tale, il suo essere al di sopra delle parti nei confronti delle varie tradizio-
ni religiose. Sebbene la religione abbia rappresentato, e continui a rap-
presentare, un elemento fortemente identificativo della cultura e della so-
cietà americana, la costituzione degli USA prevede al primo emendamen-
to che “ Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or
prohibiting the free exercise thereof ”, cioè il divieto per il Congresso di pro-
mulgare leggi che favoriscano qualsiasi religione, o che ne proibiscano
la libera professione; l’ Establishment Clause si accompagna poi alla Free
13
Ivi, p.27
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Alberto Vespaziani
Exercise Clause, ovvero alla clausola del libero esercizio, in base alla qua-
le il governo non può né controllare né proibire il libero esercizio della
religione da parte dei suoi cittadini. Come si evince, entrambe le clauso-
le garantiscono la terzietà della legge rispetto al culto, e il suo libero eser-
cizio. Allo stesso tempo, però, il popolo americano è tra i più religiosi al
mondo, tant’è che ricorre spesso nel gergo linguistico quotidiano
l’espressione “In God We Trust”, un modo di dire che evidenzia come gli
americani si affidino e ricorrano alla dimensione più privata ed intima
della fede per le scelte di vita di tutti i giorni: il Paese simbolo della mo-
dernità, del trionfo della scienza e della tecnologia, nel suo piccolo, fa dei
dettami e dei principi della moralità religiosa i criteri guida della propria
condotta privata e pubblica.14
Ci sono poi i sistemi sociali costituiti dalla presenza di un alto tas-
so di popolazione immigrata, come il Canada o il Sud Africa post-apar-
theid, dove emerge una versione meno rigorosa, più soft, del modello di
divisione tra Stato e Chiesa, il quale si accompagna però ad un riferimen-
to realistico alla dimensione della diversità e del multiculturalismo che
lo caratterizza. Stato e Chiesa sono separati, ma il concetto di cittadinan-
za non è strettamente connesso a quello della neutralità o della laicità;
la categoria della cittadinanza deriva piuttosto da un’applicazione pra-
tica dei principi liberali al campo della politica, e perciò più in generale
tesa a favorire il rispetto per i valori e le tradizioni comuni dello stato e
della nazione, oltre che il riconoscimento delle differenze che intercor-
rono tra i cittadini in merito alla dimensione linguistica, culturale o re-
ligiosa. La Carta canadese dei diritti e delle libertà, infatti, tutela la liber-
tà di culto e di fede, e individua nel multiculturalismo e nella multiraz-
zialità uno dei pilastri costituzionali, tant’è che il Canada prevede uno
status costituzionale di bilinguismo.
Quanto detto fin ora è la riprova del fatto che nell’ambito di quel-
lo che abbiamo ipotizzato essere il mondo liberal-democratico, sussisto-
no importanti varianti e declinazioni del più ampio e generico modello
della separazione tra Stato e Chiesa. In altre zone del mondo stanno in-
vece emergendo interessanti varianti di tale prototipo, che in taluni casi
si caratterizzano per l’essere in totale divergenza rispetto ad esso: am-
pliando gli orizzonti dello studio comparativo, la realtà che si apre di fron-
te ai nostri occhi è fatta di altrettanti diversi modelli costituzionali, uti-
li per delineare la natura dei rapporti tra religione e stato, e indispensa-
14
cfr. Pamela Beth Harris, Interpretazioni della libertà religiosa negli stati americani plu-
ralisti, in Nomos, 2-2001
980
La teaocrazia costituzionale: una nuova forma di stato?
981
Alberto Vespaziani
terminati ambiti del diritto. Lo Stato si professa laico, ma allo stesso tem-
po riconosce un certo grado di autonomia giurisdizionale alle varie co-
munità religiose, specie nelle materie attinenti l’educazione e lo status per-
sonale. In India, Kenya e Israele, le comunità religiose godono di un mar-
gine di autonomia che consente loro di rispettare e seguire le proprie ri-
spettive tradizioni, soprattutto nell’ambito del diritto di famiglia. I sen-
timenti di affiliazione, le convinzioni, le scelte maturate nell’ambito per-
sonale come quella della conversione verso un diverso credo, sono sot-
toposte al giudizio di istituzioni religiose che al tempo stesso devono ob-
bligatoriamente attenersi al rispetto del diritto amministrativo e costitu-
zionale. In questo modo anche le minoranze religiose, e le rispettive cor-
ti religiose, godono di uno spazio di autonomia giurisdizionale dispo-
nibile: in gran parte dei Paesi fedeli a tale modello, si realizza così una
stretta correlazione tra religione, etnia e nazionalità, ciascuna delle qua-
li trae beneficio e forza dall’altra.15
Esiste poi un altro modello, che Ran Hirschl definisce come religious
jurisdictional enclaves in cui gran parte del diritto ha una natura essenzial-
mente religiosa, salvo poi esonerare da tale impronta religiosa alcuni set-
tori ed ambiti ben definiti, come il diritto economico. Si può pensare a
tal riguardo all’Arabia Saudita. E’ certamente uno dei Paesi dichiarata-
mente a vocazione islamica, il cui sistema giuridico è tenacemente basa-
to sul fiqh (la giurisprudenza islamica), che applica la Shari’a e conside-
ra come propria costituzione “the Good’s Book and the Sunnah of His Pro-
fhet”; ma è costretto a smussare questo profilo marcatamente religioso e
a conciliarlo con le esigenze dell’economia, della finanza e del commer-
cio internazionale, che mal tollerano le restrizioni sciaritiche previste in
ogni campo dell’attività umana. E così, un intero capitolo della Legge fon-
damentale del 1993, intitolato “Principi Economici”, contempla forma di
tutela della libertà privata e meccanismi di protezione contro l’eventua-
lità di confische di beni e patrimoni, esonerando l’intero sistema banca-
rio, economico e finanziario dai rigori della legge sacra. In questo modo,
mentre tutte le corti saudite fanno riferimento alla Sharia’a per dirimere
l’intera gamma di controversie civili, matrimoniali o riferite allo status
personale del cittadino, un decreto regio del 1965, in un apposito artico-
lo (232), istituiva una speciale commissione incaricata del compito di ap-
pianare le eventuali intese e accordi commerciali. Una discrepanza che
si rispecchia anche nel processo di nomina dei vari giudici: da una par-
15
Ran Hirschl, Constituional Theocracy, Harvard University Press, Massachusetts, 2010,
pp.28-33.
982
La teaocrazia costituzionale: una nuova forma di stato?
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Alberto Vespaziani
16
Ran Hirschl, Constitutional Theocracy, Harvard University Press, Massachusetts, 2010, p.35
984
La teaocrazia costituzionale: una nuova forma di stato?
17
Ran Hirschl, Constitutional Theocracy, Harvard University Press, Massachusetts, 2010,
pp.35-36
18
Ibidem.
19
Ran Hirschl, Constitutional Theocracy, Harvard University Press, Massachusetts, 2010,
pp.36-37. In tal senso v. Pejman Abdolmohammadi, La Repubblica Islamica dell’Iran: il pen-
siero politico dell’Ayatollah Khomeini, De Ferrari, Genova, 2009, p.247: “il modello politico teoriz-
zato dall’Ayatollah Khomeini e poi realizzato sotto forma di ‘Repubblica Islamica’ è una
forma di governo del tutto originale nella storia costituzionale mondiale […]. Alla luce di
tutto questo , si deve tendere ad escludere la democraticità del modello proposto dall’Ay-
atollah Khomeini, ma non si può nemmeno parlare di una teocrazia assoluta, per cui ‘teocrazia
rappresentativa’ appare il nomen iuris più adatto. ‘Teocrazia’, perché è il ‘Teos’ che legifera,
governa e rende giustizia; rappresentativa, perché questa autorità naturale di Dio deve es-
sere accettata dai credenti tramite un voto popolare”.
985
Alberto Vespaziani
20
Ran Hirschl, Constitutional Theocracy, Harvard University Press, Massachusetts, 2010,
pp. 13-14
986
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21
Ivi, pp.57-59
22
Ivi, p.159
988
La teaocrazia costituzionale: una nuova forma di stato?
23
Ivi, p.103
24
Per una critica del ruolo secolarizzante delle corti costituzionali v. Pamela Beth Har-
ris, The Politics of Judicial Public Reason: Secular Interests and Religious Rights, in Philosophia
(2012) 40:271-283.
989
Alberto Vespaziani
25
Larry Catá Backer, God(s) Over Constitutions: International and Religious Transnatio-
nal Constitutionalism in the 21st Century, 27 MISS.C.L.REV 11 (2008) e Theocratic Constitu-
tionalism: An Introduction to a New Global Ordering, Indiana Journal of Global Legal Studies,
Vol.16:1, 2009, 101.
26
Carlo Amirante, Dalla forma stato alla forma mercato, Torino, Giappichelli, 2008.
27
v. Noah Feldman, Imposed Constitutionalism, 37 CONN.L.REV. 857, 2005; dello stes-
so A. v. anche The Fall and Rise of the Islamic State, Princeton University Press, Princeton &
Oxford, 2008.
990
La teaocrazia costituzionale: una nuova forma di stato?
991
Alberto Vespaziani
28
S.A. Arjomand, Kingdom of Jurists, in R. Grote & T.Röder (eds), Constitutionalism
in Islamic Countries, Oxford, 2012, 147.
29
in Politique étrangère n.2, 1987, 52e année pp.327-338.
992
La teaocrazia costituzionale: una nuova forma di stato?
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Alberto Vespaziani
994
INDICI
Indice generale
Presentazione 3
ONORATO BUCCI
Primato del Vescovo di Roma e Assemblee conciliari (a
cinquant’anni dal Concilio ecumenico Vaticano II) 99
GIOVANNI CARMELLINO
La protezione anticipata delle trattative in materia di accordi
di ristrutturazione 119
GIANFEDERICO CECANESE
Le sommarie informazioni assunte dalle persone diverse
dall’indagato 147
MICHELE CERIMELE
The concept of laesio enormis in the unidroit principles and in the
draft common frame of reference- a comparative study 163
GIOVANNI COCOZZA
La disciplina delle città metropolitane 207
MICHELINA COMEGNA
Il precedente giurisprudenziale in common law e nell’ordinamento
italiano 221
LUISA CORAZZA
Reti di imprese e nozione di datore di lavoro 249
AGOSTINO DE CARO
La ragionevole durata del processo penale e il sistema di
garanzie: la necessaria rivisitazione dell’avviso di conclusione
delle indagini e dell’udienza preliminare 267
Indice generale
CORINNA DE CARO
Revocazione della confisca ex art. 28 Codice delle leggi antimafia:
regime intertemporale ed applicabilità alle confische disposte
prima dell’entrata in vigore del testo unico. 293
FRANCESCO RAFFAELLO DE MARTINO
Buona governance locale e Costituzione italiana 313
MICHELE DELLA MORTE
Partecipazione politica e iniziativa popolare nell’esperienza
costituzionale spagnola 321
ALFREDO DURANTE MANGONI
Giappone: la “Yakuza“ un anno dopo l’executive order di blocco dei
beni da parte americana 331
MASSIMO FABIANI
La questione “fattibilità” del concordato preventivo tra lemmi
isolati e novità legislative 343
ELENA A. FERIOLI
Un dominio sempre meno riservato. L’impatto della tutela
sovranazionale dei diritti umani sulla competenza statale in
materia di accesso alla cittadinanza 365
ANTONIO FICI
Profili civilistici dell’attività erogativa delle fondazioni 387
FIORE FONTANAROSA
Il regime patrimoniale legale in diritto comparato 441
LUCIO FRANCARIO
In ordine alla disciplina dei creditori irreperibili all’esito del
concordato ex art. 214 nella l.c.a. delle società cooperative 459
WALTER GHIA
Naturaleza y religión en el antimaquiavelismo de Juan Ginés de
Sepúlveda 489
MARIA ANTONELLA GLIATTA
Il referendum deliberativo: la rinascita di un istituto dimenticato 501
FABIO IACOBONE
Il patto di prova 515
Indice generale
ILARIA KUTUFÀ
Note in tema di effetti del fallimento sulle obbligazioni solidali 531
GIANMARIA PALMIERI
Principio di proporzionalità, diritti particolari dei soci e
autonomia statutaria nella s.r.l. 585
LORENZA PAOLONI
La “sottrazione” delle terre coltivabili ed il fenomeno del land
grabbing 617
MARCO PARISI
Atti politici del Governo e diniego di intesa con le organizzazioni
confessionali 631
FEDERICO PERNAZZA
La regolazione delle agenzie di rating in Usa ed in UE: dalla
contrapposizione all’equivalenza? 649
FRANCESCO PETRILLO
Giuliano Crifò. La “notazione” scientifica su Emilio Betti per
l’ermeneutica giuridica contemporanea 685
VALENTINO PETRUCCI
Renan à Rome: paroles d’un incroyant 699
VINCENZO PINTO
Obbligazione solidale e fallimento di un coobbligato 705
PAOLO PIZZUTI
- La compensazione nel rapporto di lavoro 715
- Le nuove regole sui licenziamenti 721
ANDREA RALLO
Ordinaria diligenza e risarcimento del danno nel processo
amministrativo 737
Indice generale
GIUSEPPE REALE
La responsabilità del vettore per perdità e avaria nel trasporto
stradale nazionale di cose 751
GIUSEPPE SACCONE
Il giusto processo alla luce del contraddittorio e all’ombra
delle sue deroghe 789
ANDREINA SCOGNAMIGLIO
La tutela risarcitoria dei diritti soggettivi nelle materie di
giurisdizione esclusiva 815
FRANCESCA SCUDIERO
Il controverso tema delle modifiche mediate delle fattispecie
incriminatrici 829
ALFONSO TAGLIAMONTE
L’intervento del fondo di garanzia nel tfr 889
MASSIMO TITA
Note brevi sulle libertà commerciali a Napoli tra antico e nuovo
regime 905
LOREDANA TULLIO
Gli incerti confini della soluti retentio 915
GIOVANNI VARANESE
Brevi riflessioni sul rapporto tra libertà economiche e diritti
fondamentali nel diritto europeo 947
ALBERTO VESPAZIANI
La teocrazia costituzionale: una nuova forma di stato? 971
Indice dei nomi
ONORATO BUCCI
Ordinario di Diritto Romano e diritti dell’Antichità
Università del Molise
GIOVANNI CARMELLINO
Dottorando di ricerca
Università del Molise
GIANFEDERICO CECANESE
Ricercatore di Diritto Processuale Penale
Università del Molise
MICHELE CERIMELE
Dottorando di ricerca
Università del Molise
GIOVANNI COCOZZA
Dottore di ricerca
Università di Napoli “Federico II”
MICHELINA COMEGNA
Cultore della materia (Diritto Privato Comparato)
Università del Molise
LUISA CORAZZA
Associato di Diritto del Lavoro
Università del Molise
AGOSTINO DE CARO
Ordinario di Diritto Processuale Penale
Università del Molise
CORINNA DE CARO
Cultore della materia (Diritto Processuale Penale)
Università del Molise
Indice dei nomi
MASSIMO FABIANI
Associato di Diritto Processuale Civile
Università del Molise
ELENA A. FERIOLI
Associato di Istituzioni di Diritto Pubblico
Università del Molise
ANTONIO FICI
Associato di Diritto Privato
Università del Molise
FIORE FONTANAROSA
Docente a contratto di Comparazione giuridica ed uniformazione del diritto
Università del Molise
LUCIO FRANCARIO
Ordinario di Diritto Privato
Università del Molise
WALTER GHIA
Associato di Storia delle dottrine politiche
Università del Molise
FABIO IACOBONE
Tecnico laureato presso il Dipartimento Giuridico
Università del Molise
ILARIA KUTUFÀ
Ricercatore di Diritto Commerciale
Università di Pisa
Indice dei nomi
GIANMARIA PALMIERI
Ordinario di Diritto Commerciale
Università del Molise
LORENZA PAOLONI
Associato di Diritto Agrario
Università del Molise
MARCO PARISI
Associato di Diritto Canonico ed Ecclesiastico
Università del Molise
FEDERICO PERNAZZA
Associato di Diritto Privato Comparato
Università del Molise
FRANCESCO PETRILLO
Associato di Filosofia del diritto
Università del Molise
VALENTINO PETRUCCI
Ordinario di Sociologia giuridica, della devianza e del mutamento sociale
Università del Molise
VINCENZO PINTO
Associato di Diritto Commerciale
Università di Pisa
PAOLO PIZZUTI
Associato di Diritto del Lavoro
Università del Molise
ANDREA RALLO
Ordinario di Diritto Amministrativo
Università del Molise
GIUSEPPE REALE
Ricercatore di Diritto della Navigazione
Università del Molise
GIUSEPPE SACCONE
Ricercatore di Diritto Processuale Penale
Università telematica Pegaso
Indice dei nomi
ANDREINA SCOGNAMIGLIO
Associato di Diritto Amministrativo
Università del Molise
FRANCESCA SCUDIERO
Dottorando di ricerca
Università del Molise
ALFONSO TAGLIAMONTE
Docente a contratto di Diritto della Previdenza Sociale
Università del Molise
MASSIMO TITA
Ricercatore di Storia del Diritto Medievale e Moderno
Seconda Università di Napoli
LOREDANA TULLIO
Associato di Diritto Privato
Università del Molise
GIOVANNI VARANESE
Associato di Diritto Privato Comparato
Università del Molise
ALBERTO VESPAZIANI
Associato di Diritto Pubblico Comparato
Università del Molise
Finito di stampare
Ottobre 2012
Arti Grafiche la Regione srl
Ripalimosani (CB)
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