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C’è qualcosa che non quadra nel mondo, tutto ciò che
sappiamo o crediamo di sapere non riesce a dirci chi siamo,
cosa siamo e soprattutto cosa ci facciamo qui. Una vita vissuta
senza il perché, senza scopo, inseguendo bisogni indotti e
traguardi effimeri. In questo caos, i frammenti di una
conoscenza antica di millenni, gridano ad un’umanità
refrattaria: “UOMO CONOSCI TE STESSO, entra in contatto con
la tua individualità, pratica raccoglimento e contemplazione,
godi della bellezza della natura, rispettala, coltiva il tuo cibo in
maniera naturale. La conquista di sé stessi è la più grande
delle vittorie.
Popoli di tutto il mondo, ascoltate: miliardi di persone
vivono nella completa ignoranza.
L’uomo moderno è soggetto ad una schiavitù di fondo
raramente percepita e vista. Questa nube di non
conoscenza relega molti degli esseri viventi fuori dalla realtà
e li destina ad una sofferenza morale priva di scopo imposta
ad essi dallo stesso sistema in cui vivono dalla nascita e che
gli presenta l’ordine delle cose come naturale ed
insovvertibile. Questo avviene in seguito a meccanismi
inconsci sviluppati e depositati nei primi anni dell’infanzia
ed a causa delle influenze ricevute da chi ci sta intorno il
quale, ignorando a sua volta di averle subite, non ha potuto
che produrre lo stesso tipo di condizionamento.
Viviamo in un sistema disumano basato sulla competizione,
la lotta, l’ambizione, in cui l’uomo compete con i suoi simili
per il raggiungimento di una posizione di prestigio al fine di
guadagnare più potere, più denaro, spinto di fatto
dall’istinto animale al quale ha ceduto il suo potere.
La nostra economia enormemente produttiva richiede che
facciamo del consumo il nostro stile di vita, che convertiamo
l’acquisto e l’uso di merci in rituali e status sociali, che
cerchiamo la nostra soddisfazione spirituale, le nostre
soddisfazioni egoistiche, nei consumi. In questo modo la
natura umana viene destrutturata e gli uomini sostituiti con
un pulviscolo di atomi senza identità e spessore culturale,
illimitatamente manipolabili dalla pubblicità. Il tecno
capitalismo tende a livellare la società facendone un unico
impianto di produzione e di scambio, un ordine sempre più
desolato di entità uniformi. Non vuole vedere uomini e
donne ma il nuovo profilo dell’individuo unisex, manipolato,
perfettamente interscambiabile. Utilizza come principio di
legittimazione quello della tolleranza e del rispetto
proponendo come uguaglianza una forma perversa di
uguaglianza che è l’indifferenziazione, mentre la vera forma
di uguaglianza non è quella che sopprime le differenze ma
quella che fa sì che nonostante le differenze si abbia pari
dignità. Il nuovo ordine mondiale classista non tollera stati
nazionali democratici e famiglie, lingue nazionali e culture,
identità e comunità solidali, visioni del mondo plurali e
prospettive critiche, moti contestativi verticali e coscienza
critica di classe. Esso aspira a vedere ovunque il medesimo,
il piano liscio del mercato globale, con protagonisti assoluti i
flussi della finanza e la circolazione delle merci. “Un solo
gregge, nessun pastore, tutti vogliono e pensano le stesse
cose e chiunque osi pensare altrimenti va da sé al
manicomio” (Nietzsche).