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Jacques Le gof

Titolo Originale La nassaince du Purgatoire


© 1981 Edition Gallimard, Paris
© 1982 e 1996 Giulio Einaudi editore s.p.a, Torino

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Progetto storiografico
Il proposito del libro è chiaro fin dalle prime pagine : studiare la
formazione secolare di quel “terzo luogo” a partire dal giudeo-
cristianesimo e, di mostrarne la nascita nell’Occidente medioevale nella
seconda metà del secolo XII, e il rapido successo nel corso del secolo
seguente. Studiare la storia di una credenza significa metterne in rilievo i
possibili aspetti di continuità con il passato (presenti soprattutto nella
tradizione giudaica, egizia, e in misura minore nella cultura pagana), ma
anche comprenderne la specificità . L’emergere e il costituirsi attraverso i
secoli della credenza nel Purgatorio presuppone e comporta una modifica
sostanziale dei quadri spazio-temporali dell’immaginario cristiano. In una
società intrisa di religiosità come quella medioevale, scegliere fra lasciare
vagare o far riposare i morti significa optare per due modi alternativi di
vita. È dunque necessario analizzare anche le dinamiche sociali
soggiacenti, spiegare come mai il secolo XII sia stato il vero creatore del
Purgatorio. Bisogna sottolineare come Le Goff rimanga fedele a quel suo
credo metodologico espresso insieme con Toubert riguardo alla funzione
del documento/monumento. Nell’articolo “È possibile una storia totale del
Medioevo?” si sottolineava come il lettore non dovesse essere posto
davanti a fredde conclusioni, frutto della ricerca dello storico, ma come
dovesse anch’egli penetrare le tensioni esistenti nello studio, in modo
tale da comprendere quali fossero le difficoltà presenti nel confermare (o
smentire) un’ipotesi, e quale indirizzo lo studioso aveva voluto dare alla
sua ricerca. Date queste premesse, e visto la grande padronanza della
scrittura da parte dell’autore, il libro è avvincente, mai noioso, mai
propenso alla ricostruzione delle sole idee riguardanti il Purgatorio, ma
sempre attento nel mettere in relazione il contributo della speculazione di
grandi monaci e teologi, con quello “dell’immaginario collettivo” che
anima un’idea e rende possibile una sua accettazione a livello sociale.
D’altronde non furono univoche le soluzioni proposte e il risultato finale

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non può essere spiegato attraverso la sola storia delle idee del
Purgatorio, ma si rende necessario una contestualizzazione del discorso
che comprenda tanto il ruolo politico-teologico svolto dalla Chiesa quanto
la rappresentazione che la gente comune aveva dell’aldilà (gli exempla
monastici, straordinari mezzi di propaganda del Purgatorio, si basavano il
più delle volte su racconti popolari e tradizioni folkloriche). Storia delle
mentalità dunque, dove la funzione del Purgatorio non è solo di aggiunta
ad un sistema di dogmi, ma è piuttosto il paradigma di come la morte
fosse rappresentata nell’Occidente cristiano. Credere nell’esistenza del
Purgatorio significa innanzitutto credere in un giudizio sulle anime dei
morti (cosa piuttosto diffusa in qualsiasi tipo di religione), ma tale
giudizio è di tipo particolare : non definitivo, ma momentaneo, fino al
momento in cui non ci sarà il definitivo trapasso verso il Paradiso. In
sostanza all’alternativa tra salvezza o dannazione si insinua quel “terzo
luogo” che tante controversie genererà prima con la chiesa orientale poi
con quella protestante, entrambe unite nel contestare la mancanza di
riferimento nelle Scritture. La Chiesa, quando sancirà dogmaticamente la
nascita del Purgatorio nel Tridentino, sarà comunque attenta a non
presentare descrizioni troppo particolareggiate : il Purgatorio sarà uno
stato, non un luogo. Troppe ineffetti erano state le controversie all’interno
della stessa cristianità sulla geografia del Purgatorio : dove si situava ?
Era un luogo terrestre o meno ? Era di tipo infernale oppure la sua natura
era quella di essere piuttosto un Paradiso mancato ? Che tipo di
proporzionalità vigeva tra pene commesse quaggiù e tempo trascorso a
purificarsi ? Dopo il capitolo riguardante la sistemazione scolastica e la
nascita di quella “contabilità del Purgatorio” che sarà alla base del
fenomeno delle indulgenze, il libro termina con l’analisi della seconda
cantica della Divina Commedia ; la scelta è quasi obbligata poiché Dante
fu sicuramente il più grosso teologo del Purgatorio dato che raccolse tutti
gli elementi precedentemente proposti e offrì un modello esaustivo che
rispondeva a tutte le domande sopracitate.

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Esiste ancora uno spazio per il Purgatorio ?
La risposta va trovata nell’evoluzione intercorsa tra il Medioevo e i
nostri giorni. Il Purgatorio nacque in una società fortemente comunitaria,
in cui la morte e il peccato non erano questioni individuali riguardanti
l’uomo e Dio, ma coinvolgevano una pluralità di rapporti difficilmente
immaginabili per noi moderni. L’apparizione di un defunto che richiedeva
suffragi veniva puntualmente raccolta e trascritta da qualche
ecclesiastico colto per essere inserita in quadro di rapporti sociali che non
coinvolgevano mai due persone, ma sempre, e almeno, tre : il morto,
colui che riceve la visione, l’intermediario che la trascrive. Ci si può
chiedere, nella nostra prospettiva, se quei meccanismi fossero soltanto
funzionali a mettere in giro una credenza, ma quello di cui bisogna tener
conto è che difficilmente un alto ecclesiastico, persona colta e
difficilmente “credulona”, “inventava” apparizioni, visioni, ma, anzi, si
premurava di trascrivere soltanto ciò che aveva potuto accertare
personalmente. Tutta la società spingeva a credere che dovesse esistere
un luogo in cui il peccatore poteva redimersi, in cui il peccato non
coincidesse tragicamente con la dannazione dell’anima. Noi viviamo dopo
l’Illuminismo ed è da qui bisogna partire. Tutto l’apparato di credenze
elaborato dal Medioevo è stato considerato pura superstizione che la
Ragione poteva facilmente comprendere e criticare, in prospettiva della
costruzione di una società basata su rapporti razionali. Certo c’era già
stata la Riforma Protestante che aveva considerato il Purgatorio non
conforme alla Scrittura e quindi solo invenzione umana, tanto più
deprecabile perché alimentava il fenomeno delle indulgenze, e ancor
prima il Rinascimento, che aveva elaborato una nuova visione dell’uomo
(secondo la classica interpretazione burckardiana). Ma è soltanto nell’Età
dei Lumi che elités intellettuali cercano nuovi paradigmi per comprendere
il mondo circostante : il primo scossone al “sistema Purgatorio” è avviato.
A metà dell’Ottocento poi inizia la Rivoluzione Industriale che cambierà
definitivamente il modo di vivere degli uomini. La fabbrica con le sue

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rigide regole, i suoi pesanti vincoli, il suo lavoro ripetitivo, in cui l’operaio
fa parte di un complesso processo che non riesce a capire, chiudono
definitivamente le porte ad una società comunitaria e danno il via ad un
modo di vita prettamente individualistico. È chiaro che questa può
sembrare un ricostruzione piuttosto semplicistica (ed ineffetti lo è), ma
mi sembra che le due tappe che abbiano contribuito maggiormente a
segnare il declino del Purgatorio siano state l’Illuminismo e la Rivoluzione
Industriale : la prima ha distrutto un apparato di credenze, la seconda ha
cambiato profondamente il modo di vita che alimentava.
Il nostro secolo che si sta concludendo poi ha visto per molti la
materializzazione dell’Inferno sulla Terra : le due Guerre Mondiali, il
genocidio di Ebrei e Zingari, l’età delle divisione del mondo in due
blocchi, prima Est-Ovest, adesso Nord-Sud, la bomba atomica, simbolo
del male incarnato, ci hanno rimandati in una prospettiva dualistica,
Inferno-Paradiso, cancellando quella ternalizzazione dei rapporti che era
nata nel Basso Medioevo.
Mi sembra dunque che alla domanda “ancora il Purgatorio ?” si possa
rispondere negativamente. D’altronde la mia esperienza personale di
fronte alla lettura della seconda cantica della Divina Commedia mi fa
pensare di come ormai ci muoviamo in un quadro concettuale totalmente
diverso in cui il Purgatorio non può più svolgere quei compiti per il quale
era nato. Il 2 Novembre non è più il giorno in cui si celebrano messe per
affrettare la fuoriuscita delle anime dal luogo di transizione, ma è il
giorno del ricordo dei propri cari : segno evidente che il rapporto uomo-
Dio è diventato troppo individualistico per il Purgatorio.

Le Visioni Antiche

Il Purgatorio medioevale riutilizza elementi molto antichi (tenebre, fuoco, torture,


ponte, montagna, fiume), mentre ha rifiutato elementi che stava per accogliere
(pascoli, erranza), o che aveva rifiutato sin dall’inizio (metempsicosi, reincarnazione).

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Sicuramente è stata la religione egiziana tra quelle antiche ad aver oferto più
spunti per la costruzione dell’immagine dell’aldilà. Il motivo è duplice : sia il grosso
materiale descrittivo che gli egizi avevano elaborato a proposito del loro aldilà, sia,
soprattutto, perché questo materiale era sicuramente presenti ai padri alessandrini
(tra tutti Origene) quando si accingevano a parlare di pene purgatorie.
Il contributo dell’antichità greca e romana sembra risiedere più che su motivi
particolari in due costruzioni intellettuali. Nella dottrina platonica riveste un ruolo
centrale la sorte delle anime dopo la morte e soprattutto la credenza nella
metempsicosi che permette una gradazione delle pene. Tale tendenza si ritrova
nell’orfismo i cui rapporti con il cristianesimo sono spesso stati sottolineati. Poiché
nell’ebraismo antico non c’era nessuna credenza su d’uno stadio intermedio tra
beatitudine e dannazione, e poiché la prefigurazione del Purgatorio è nata nel
cristianesimo greco, si è ipotizzato che l’idea “cristiana” del Purgatorio derivi
dall’ellenismo pagano, in particolare dalle dottrine orfiche. Nell’ Eneide e in particolare
nella discesa di Enea negli Inferi si ritroveranno temi che caratterizzeranno la
formazione del Purgatorio : mescolanza di dolore e gioia, vista velata delle stelle,
contesto carcerario.
Tra il secolo II a.c. e II d.C. un complesso di testi elaborati in Palestina e in Egitto,
hanno apportato un arricchimento decisivo alle concezioni rappresentanti l’aldilà. La
maggior parte di questi testi non è stata accolta dalle diverse chiese ufficiali tra i
documenti riconosciuti come autentici della dottrina della fede. Tale carattere apocrifo
fu fissato soltanto o alla fine del IV sec. d.C. nel Concilio di Cartagine o alla fine del XVI
sec. dal Concilio di Trento e quindi questi scritti hanno avuto modo di esercitare la
propria influenza nel Medioevo. Eccezionale fu il caso dell’Apocalisse di Giovanni che
dopo molte discussioni fu accolta nel canone e che non diferisce sostanzialmente
dagli scritti dello stesso genere. Di questa specie di testi essenziale per la genesi del
Purgatorio è il motivo dei viaggi e delle visioni dell’aldilà, che in qualche modo si
richiamano alla credenza di una discesa di Gesù negli Inferi. Le apocalissi cristiane
mostrano motivi di continuità e rottura rispetto a quelle ebraiche. Continuità in quanto
nascono nello stesso contesto, rottura poiché essenziale è la figura sia il Cristo e sia la
speranza escatologica. Tra le più importanti due meritano di essere citate :
 Apocalisse di Pietro. Il libro, composto nella comunità alessandrina, figura nel
canone fino a prima del Concilio di Cartagine. In esso vengono descritti con
insistenza i castighi infernali e soprattutto si ritrova in la tendenza ad inserire
nell’aldilà i grandi di questo mondo.
 Apocalisse di Paolo. Si tratta del testo che ha più influenzato la letteratura
medioevale sull’aldilà in generale. È significativo che quest’opera abbia avuto un

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così largo successo nel Medioevo, mentre era stata condannata severamente da
Agostino in quanto contraddiceva la seconda epistola di San Paolo ai Corinzi
laddove si sosteneva “ E so che quest’uomo, se col corpo o senza corpo non lo so,
lo sa Dio, fu rapito in paradiso e udì parole inefabili, che non è dato a nessuno
proferire”. La conclusione del vescovo d’Ippona era logica : come può lo scritto
parlare di cose a cui nessuno è dato proferire ?. Nella V redazione si parla di due
inferni, l’uno inferiore e l’altro superiore e in quest’ultimo attendono “le anime di
coloro che aspettano la misericordia di Dio”. Vi si avverte soprattutto nella
distinzione dell’ inferno e nell’idea di un riposo sabbatico infernale, l’esigenza di
mitigare le pene dell’aldilà.

Il Purgatorio cristiano esiste in germe nella Scrittura ?

La dottrina cristiana del Purgatorio è stata dogmatizzata - nella forma cattolica, in quanto i protestanti e gli
ortodossil’hanno rifiutata - nel Concilio di Trento. Un solo passo dell’Antico Testamento, tratto dal secondo
libro dei Maccabei, che ebrei e protestanti non considerano canonico, è stato accolto dalla teologia cattolica
come prova dell’esistenza di una credenza nel Purgatorio. In esso, dopo una battaglia durante la quale gli ebrei
che vi furono uccisi si macchiarono di una colpa misteriosa, Giuda Maccabeo ordina loro :

Allora, benedicendo le cose azioni del Signore, giusto giudice, che rende manifeste le
cose occulte, si misero a supplicare, chiedendo che fosse completamente cancellato il
peccato commesso. [...] egli fece compiere un sacrificio espiatorio per i morti, perché
fossero liberati dal loro peccato

Sia gli specialisti dell’ebraismo antico sia gli esegeti della Bibbia non sono d’accordo sull’interpretazione di
questo difficile testo. Per i Padri della Chiesa e i cristiani del Medioevo questo testo è stato essenziale per due
motivi : da un lato vi vedevano confermate le loro ipotesi su un luogo mediano, da un altro questo luogo aveva
le sue radici nell’Antico Testamento, secondo quel simbolismo che individua nella Bibbia una struttura a
rimando verso il Vangelo.
Cosa c’è dunque nel Nuovo Testamento ? Tre testi hanno avuto un particolare rilievo :

1. Vangelo di Matteo “Perciò vi dico : ogni peccato e bestemmia saranno perdonati agli
uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito Santo non sarà perdonata. E chiunque dirà una parola contro
il Figlio dell’Uomo gli sarà perdonata, ma chi la dirà contro lo Spirito Santo non gli sarà perdonata né in
questo secolo, né nel futuro” (12.31-32).

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2. Vangelo di Luca “[...] Or avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno
d'Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Trovandosi questi nell’Ade fra i tormenti, alzati gli occhi
vide da lontano Abramo e Lazzaro nel suo seno. Allora alzata la voce disse : Padre Adamo abbi pietà di
me. Manda Lazzaro, affinché intinga nell’acqua l’estremità del suo dito per refrigerarmi la lingua,
perché spasimo in questa fiamma. Ma Abramo gli rispose : Figlio ricordati che nella tua vita hai ricevuto
dei beni e similmente Lazzaro dei mali, adesso egli è consolato e tu sei negli spasimi. E per di più, tra noi
e voi è stato posto un grande abisso, in modo che coloro che volessero passare di qui a voi no possono, né
quelli di costì se volessero passare a noi (16.19-26).”
3. Epistola di San Paolo ai Corinzi “Nessuno, infatti, può porre altro fondamento che quello
che è stato posto, cioè Gesù Cristo. Ora, se uno costruisce sopra questo fondamento con oro, argento,
pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno si renderà manifesta, perché si rivelerà nel fuoco e
il fuoco proverà quel che vale l’opera di ciascuno. Se l’opera che ha costruito rimarrà, egli ne riceverà la
ricompensa, se l’opera di qualcuno sarà invece consumata col fuoco n'avrà danno, però si salverà, ma
come attraverso il fuoco (3.11-15) ”

Indubbiamente, fra i tre testi, quello che maggiormente ha influenzato il pensiero medioevale, è l’ultimo. In
tutti emerge la proporzionalità delle pene dell’aldilà e soprattutto nella lettera di Paolo entra in scena il tema
del Fuoco. A partire dall’epoca della patristica, opinioni diverse s'interrogano sulla natura del Fuoco : è
punitivo, purificatore o probatorio ? La teologia cattolica odierna distingue un fuoco infernale punitivo, e uno
purgatorio atto all’espiazione. Nel Medioevo tutti questi fuochi sono più o meno confusi : il fuoco Purgatorio è
fratello di quello infernale, tuttavia non essendo eterno è meno cocente anche se risulta infliggere pene molto
superiori a qualsiasi dolore terrestre.
Altro tema fondamentale che avrà largo seguito nel Medioevo sarà la discesa di Cristo negli Inferi. Essa si
fonda su tre testi neotestamentari (Matteo, Atti degli Apostoli, Paolo) e verrà volgarizzata dal vangelo apocrifo
di Niccodemo. Cristo, durante una discesa negli Inferi, ne ha tratto una parte di coloro che vi erano rinchiusi, i
giusti non battezzati anteriori alla sua venuta, essenzialmente i patriarchi e i profeti. Chiude per l’eternità
l’Inferno con i sette sigilli. Quest’episodio per la prospettiva del Purgatorio riveste una duplice importanza : la
possibilità di addolcire lo stato di taluni dopo la morte, ma esclude da tale possibilità l’Inferno ; crea il limbo.
Un ultimo aspetto è costituito dalle preghiere per i morti. L’epigrafia cristiana fin dalla sua primissima
comparsa si differenziava nettamente da quella pagana per diverse aspetti : innanzitutto regnava la speranza
escatologica pressoché assente nel mondo pagano, in secondo luogo mentre i pagani “pregavano i morti, i
cristiani pregavano per i morti”.

La visione di Perpetua

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Nel corso della sua detenzione Perpetua fece un sogno e vide il fratellino defunto, Dinocrate. Iniziò una
preghiera in suo favore e la notte seguente lo vide comparire dalle tenebre, sporco e coperto di stracci. Nel
luogo in cui si trovava vi era una vasca piena d’acqua con un parapetto troppo alto per un bambino. La
visione indicava che il fratello stava subendo una prova. Perpetua pregò tutti i giorni e in seguito le apparve il
fratello, pulito, con l’acqua della vasca che si era abbassata fino al suo ombelico. Allora comprese che la pena
era finita.
Non si tratta qui del Purgatorio in senso proprio, ma il testo fu utilizzato da Agostino in poi soprattutto per
giustificare un armamento concettuale indicante un luogo diverso dallo sheol ebraico, dall’Ade e dal Seno di
Abramo in cui il peccatore soffre la sete, sofferenza tipica dei peccati dell’aldilà e che viene salvato grazie alla
preghiera di qualcuno.

I PADRI DEL PURGATORIO

La vera storia del Purgatorio inizia con un doppio paradosso. Coloro che sono stati definiti fondatori del
terzo luogo sono alcuni teologi greci, le cui concezioni non hanno avuto eco nel cristianesimo greco e, anzi,
sono state uno dei pomi della discordia tra cattolici e greci. Inoltre le dottrine proposte risultano essere
francamente eretiche alla luce dello stesso cristianesimo greco.
Sia Origene che Clemente Alessandrino vivono in un contesto culturale particolare : Alessandria d’Egitto.
Particolare perché è il luogo in cui tradizione cristiana ed ellenica si incontrano con maggiore fecondità (valga
come esempio la traduzione della Bibbia detta dei Settanta riconosciuta ufficiale dal cristianesimo cattolico).
Entrambi mediano il contenuto della propria fede attingendo da quel grosso bagaglio culturale che è la
tradizione greca. Riemerge con forza l’idea platonica che i castighi inflitti dagli dei non sono punizioni ma
mezzi di educazione e di salvezza e costituiscono un processo di purificazione. Nell’interpretazione della
lettera ai Corinzi di San Paolo Origene si esprime in questi termini “Penso che tutti noi dobbiamo
necessariamente pervenire a quel fuoco. Sia che siamo Paolo o Pietro, noi perveniamo a quel fuoco... come
davanti al mar Rosso, se siamo egizi, saremo inghiottiti in quel fiume o in quel lago di fuoco poiché in noi
saranno trovati dei peccati... oppure entreremo sì nel fiume del fuoco, ma, così come per gli ebrei l’acqua
formò un muro a destra e a sinistra, allo stesso modo il fuoco formerà un muro per noi... e noi seguiremo la
colonna di fuoco e la colonna di fumo”. In sostanza la peculiare concezione di Origene, quella che ne fa di lui
un eretico, è che non esiste peccatore tanto cattivo, tanto incallito e irriducibile per principio da non potersi
infine purificare completamente e andare in Paradiso. Emerge così la teoria del progressivo purificarsi
dell’anima : riprendendo la distinzione di Clemente tra castigo educativo, per i peccatori emendabili, e castigo
punitivo, per gli irriducibili, sostiene che dopo la resurrezione fino al momento del Giudizio finale, le anime
sono sotto la prova del fuoco. Con Origene è apparsa per la prima volta l’idea precisa di una purificazione
dell’aldilà e, inoltre, i peccatori vengono distinti in tre categorie : i giusti, che non fanno che attraversare il
fuoco e poi vanno in Paradiso ; i peccatori lievi, che soggiornano solo per un certo periodo nel fuoco ; i
peccatori mortali che vi rimangono molto a lungo. Numerosi elementi mancano per la formazione di un vero e

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proprio Purgatorio. Il tempo non è ben definito, in quanto si confonde con il Giudizio finale. Nessun
Purgatorio si è distinto dall’Inferno (al limite sono la stessa cosa) e infine non esiste il luogo purgatorio.

Agostino

La posizione del vescovo d’Ippona non solo è cambiata nel tempo, ma a partire dal 413 è notevolmente
mutata in rapporto a due specifici eventi : la caduta pressoché inevitabile dell’Impero romano d’Occidente e la
lotta contro i cosiddetti “misericordiosi”.
La presa di Roma da parte d’Alarico metteva fine all’invulnerabilità di Roma e il tentativo d’Agostino era
quello di sottrarre il destino del mondo cristiano dalla caducità di quello terreno, ribadendo come il primo
oltrepassava la precarietà del secondo.
Nella Città di Dio sono indicate chiaramente le categorie che saranno successivamente messe alla prova del
fuoco purgatorio : i non del tutto buoni e i non del tutto cattivi. La distinzione è importante perché innanzitutto
si contrappone alle tesi dei “misericordiosi”, che Agostino fa discendere da Origene, i quali sostenevano (con
varie sfumature) che tutti alla fine dei tempi saranno salvati e, poi, perché mette in risalto come non esisteva
quella “ternalizzazione” delle categorie di peccatori indispensabile per poter costruire un sistema dall’aldilà in
cui ci fosse posto per il terzo luogo.
Precisa, inoltre, come il fuoco purgatoriale possa giovare ai non del tutto buoni (per gli altri è lecito sperare
un inferno più tollerabile per via dei suffragi), ma in definitiva la sua tendenza è quella di spostare il
Purgatorio quaggiù, secondo l’idea di una “tribolazione terrestre”.
Dunque i contributi maggiori che Agostino diede alla nascita del Purgatorio furono essenzialmente quattro :
 si applicherà ad un numero limitato di fedeli
 sarà molto doloroso (Agostino è fra i maggiori responsabili dell’infernalizzazione del Purgatorio)
 costituirà una sorta di Inferno temporaneo
 ribadisce il ruolo del fuoco, che sotto la sua autorità diverrà elemento onnipresente per qualsiasi
riflessione sul Purgatorio
Altrettanto importante è sottolineare come definisca il tempo del Purgatorio (dalla morte fino al Giudizio
Universale), ma non il luogo né il contenuto concreto, perché altrimenti avrebbe dovuto adottare credenze
“popolari”, sorrette proprio da quella tradizione apocalittica e apocrifa che lui, aristocratico colto, disprezza.

Storie di Purgatorio in terra : Gregorio Magno

Gregorio appartiene ad una grande famiglia aristocratica romana. Il suo papato é contraddistinto da
terribili eventi, quali una forte epidemia di peste, la piena del Tevere che rischiava di distruggere gran parte
della città. Sarà, soprattutto, un “pastore di anime” preoccupato di salvare il popolo cristiano. Nei Dialoghi,

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Gregorio comprende le due esigenze fondamentali della psicologia collettiva dei fedeli :la necessità di avere
testimonianze autentiche, sostenute da testimoni degni di fede, ed il bisogno di avere indicazioni circa la
localizzazione delle pene purgatorie.
Per quanto riguarda il primo punto, i suoi racconti hanno una trama avvincente con la quale la Chiesa
diffonderà, nel XIII secolo, la credenza del Purgatorio.
La seconda peculiarità consiste nell’aver collocato, in due storie su tre, il luogo di espiazione in terra, e,
precisamente, nelle terme. Questo esponente dell’antica aristocrazia romana trasforma, un luogo che
nell’antichità era centro di rapporti sociali, nonché di igiene, in un “Purgatorio terreno”.
Sceglie un luogo nel quale l’alternarsi di cure fredde a calde corrisponde alla struttura dei luoghi purgatori
tramandati al cristianesimo dalle religioni antiche.
Paradossalmente l’idea che il luogo di espiazione si collochi laddove si è peccato sarà, o rifiutata, o
considerata una curiosità del passato ( Tommaso d’Aquino, Jacopone da Varazze).

L’ALTO MEDIOEVO

Tra Gregorio Magno e il XII sec. l’abbozzo del Purgatorio non fa progressi. Il fuoco però permane e, se dal
punto di vista teorico non ci sono novità, nel quadro delle visioni e di viaggi immaginari dell’aldilà si delinea
uno spazio per il fuoco purgatorio e le relazioni tra i vivi e i morti diventano più strette.

I viaggi nell’aldilà

Questa letteratura è fortemente influenzata dai trattati dell’apocalittica giudaico-cristiana e in particolare


dall’Apocalisse di Paolo e quella di Pietro : reca però il segno di altre due tradizioni distinte, quella celtica e
quella germanica. La valutazione dell’apporto di tali culture è abbastanza difficile, poiché presuppone che
siano risolti due problemi estremamente complessi. Si tratta innanzitutto di un problema di datazione. I testi
scritti risalgono intorno al XII sec, ma quanto è espresso in queste opere risale a periodi anteriori. Di quanto?
In secondo luogo questa letteratura è un prodotto abbastanza complesso in cui la distinzione fra “colto” e
“popolare” è priva di significato. Le fonti orali sono essenzialmente colte e, all’epoca in cui esse sono redatte
in volgare, la tradizione “barbara” è entrata da lungo tempo in contatto con la cultura ecclesiastica, dotta,
cristiana. Come discernere la vera eredità “barbara” ?
La visione di Drythelm narra della vicenda di un eroe laico resuscitato che racconta ciò che ha visto nel
momento del trapasso. È stato condotto in una valle molto larga e profonda, circondata a sinistra da fiamme
spaventose e a destra da terribili rovesci di grandine. Quando alcuni demoni sembrano catturarlo compare

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improvvisamente una luce abbagliante che lo conduce verso luoghi luminosi. Giunge ad un muro di larghezza
e altezza tale che i suoi occhi non possono abbracciarlo interamente. In seguito un uomo vestito di bianco gli
spiega il significato della sua visione : l’orrenda valle piena di fiamme ardenti e di freddo glaciale è il luogo in
cui vengono esaminate e punite le anime di coloro che hanno tardato a confessare i propri peccati. Un grande
aiuto per loro sono le preghiere per i vivi, le elemosine e soprattutto la celebrazione delle messe. Il luogo
fiorito, precedente al muro, è la sede di coloro che, pur essendo stati retti in vita, non hanno raggiunto una
perfezione tale da meritarsi il Paradiso.
Questo testo sarebbe stato di importanza fondamentale per la genesi del Purgatorio se non contenesse due
lacune essenziali :
 manca la parola purgazione e ogni riferimento ad un’area semantica simile
 la visione ha un carattere binario : un muro invalicabile separa un inferno eterno e uno temporaneo da
un paradiso di eternità e un paradiso di attesa. Perché ci sia un Purgatorio sarà necessario arrivare ad un
sistema ternario, bisognerà abbattere quel muro.

Per quanto riguarda la liturgia altomedioevale sono necessarie due osservazioni :


1. Dio è ora volentieri rappresentato come un Giudice. La coscienza dei peccati del defunto, che
non compariva nell’antica liturgia, si esprime con manifestazione di timore e con un “principio di
riflessione sull’aldilà.
2. Durante tutto l’altomedioevo, la liturgia insiste sull’idea di una prima resurrezione, e di
conseguenza inserisce le preghiere per i morti in un ambito millenaristico. Ciò lascia supporre che i rituali
gallicano o gelasiani non fossero lontani dal supporre un luogo intermedio dopo la morte, in cui fosse
desiderabile e invidiabile regnare mille anni con Cristo. Tale luogo è o il Seno di Abramo o la prateria
abitata dalle anime vestite di bianco della visione di Drythelm. In questa concezione però nulla lascia
intravedere quella purificazione dovuta ai peccati già perdonati collegabile all’idea di un Purgatorio.

Tappa decisiva nella formazione di una liturgia precisa sui morti è data dalla nascita del monastero di
Cluny, il quale istituisce il 2 Novembre il giorno della commemorazione dei defunti. Ormai i morti, e in
particolare coloro che hanno bisogno di suffragi, hanno il loro giorno nel calendario della Chiesa. Hanno anche
un luogo : una montagna che emette fuoco (identificata dapprincipio con l’Etna).

IL SECOLO XII : LA NASCITA DEL PURGATORIO

Fino alla metà del secolo XII, il fuoco non evocava soltanto un luogo, ma incarnava nello spazio la fase di
purgazione che taluni defunti attraversavano. Ciò però non era sufficiente ad individuare un luogo preciso
nell’aldilà. Se attraverso le parole esprimiamo determinati concetti, allora il Purgatorio nasce tra il
decennio 1170-80, quando Pietro Comestore probabilmente utilizza per primo il sostantivo purgatorium. Un
elemento sembra accreditare questa ipotesi : sul finire della sua esistenza ha avuto un ruolo centrale

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nell’intelligenza parigina, ambiente in cui è nato il Purgatorio, approfondendo i problemi posti da Pier
Lombardo. Ciò che è significativo notare è come alcune volte il Purgatorio sia una regione spaziale definita,
altre volte invece si faccia riferimento al fuoco purgatorio nell’accezione classica del termine : evidentemente
siamo di fronte ad un periodo di passaggio.
Due testi pongono particolari problemi. Il primo è stato attribuito a san Pier Damiani, il celebre eremita e
cardinale italiano della prima metà del secolo XI : tale insostenibile paternità è stata ritenuta falsa da indagini
recenti. Il secondo è un sermone attribuito a San Bernardo, ma che Le Goff considera essere di un altro autore.
Confrontando i due testi si evince che una delle principali differenze è l’utilizzazione di loca purgatoria da
parte dello pseudo-Pier Damiani e di purgatorium da parte dello pseudo-Bernardo. Gli specialisti di Pier
Damiani hanno espresso l’ipotesi che esso sia in realtà un falso di Nicola di Chiaravalle, segretario di san
Bernardo.
Se i due sermoni non sono attribuibili ai due santi, essi rappresentano comunque eccellenti testimonianze
sulla nascita del Purgatorio e sul formarsi di un triplice sistema dell’aldilà. Per un’ironia della storia, san
Bernardo, padre putativo del Purgatorio, figura come primo beneficiario individuale della credenza nel luogo
nuovo. In una lettera indirizzata a Pietro di Celle si afferma che san Bernardo avrebbe compiuto un piccolo
“benigno” passaggio attraverso il Purgatorio. Perché ? Probabilmente la risposta è da cercare nell’ostilità del
santo verso la nozione dell’Immacolata Concezione della Vergine, benchè molto devoto a Maria.
L’affermazione del Purgatorio non fu prima di conflitti all’interno della cristianità. Gli eretici del XII e XIII
secolo sono convinti dell’inutilità dei suffragi per i morti, e di conseguenza come l’anima sia posta di fronte a
soluzioni rigidamente alternative : Inferno o Paradiso. Catari e Valdesi negano il Purgatorio, ma esso agli inizi
del 1200 si insedia ufficialmente. La prova è un documento papala di Innocenzo III in cui menziona i tre tipi di
Chiesa : quella celeste, trionfante in cielo, quella militante sulla Terra, e quella “che dimora del Purgatorio”. È
un testo straordinario che fornisce, sotto una tradizionale forma simbolica, la più chiara e meglio strutturata
visione della Chiesa comprendente l’umanità intera dall’inizio sino alla fine dei tempi.

Il Purgatorio tra Sicilia ed Irlanda

Al tempo in cui San Patrizio evangelizzava senza grande successo i recalcitranti irlandesi, cercando di
convertirli al cristianesimo con la paura dell’Inferno, Gesù gli mostrò in un luogo deserto una fossa oscura, e
gli disse che se qualcuno fosse stato animato da vero spirito di penitenza e di fede, e vi avesse trascorso una
notte, sarebbe stato mondato dai suoi peccati. Il santo si affrettò a costruire una chiesa con monaci regolari e il
luogo venne chiamato Purgatorio di San Patrizio. L’usanza voleva che i pentiti fossero dapprima sconsigliati
dal vescovo ella diocesi, poi dal priore della chiesa : se entrambi i tentativi fossero falliti, il credente riceveva
l’autorizzazione a trascorrere una notte nella cavità. Una processione lo accompagnava fino alla porta,
rammentandogli la presenza di demoni ed altri spiriti. Il priore, quindi, richiudeva la porta e benediva il
candidato ; il giorno dopo sarebbe ritornato : se il penitente usciva, dopo altri quindici giorni di preghiera,
poteva far ritorno a casa, altrimenti lo si dava per morto e la processione si ritirava.

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Nel 1153, secondo l’autore H. Saltrey, un cavaliere di nome Owein, oberato da gravi peccati, entra nella
cavità dopo aver superato con fiducia i preliminari : in fondo si tratta solo di una nuova avventura. Gli viene
spiegata la prova : sarà circondato da demoni e spiriti, che cercheranno di spaventarlo e di farlo ritornare sui
propri passi. Se cede alla paura è perduto anima e corpo.
Tra visioni spaventose intraviste nelle tenebre illuminate soltanto dalle fiamme e da supplizi, tra fetidi odori
e clamori stridenti, Owein uscirà vittorioso da ciascuna delle prove a cui sarà sottoposto invocando il nome di
Gesù. Prima della fine della sua epopea gli viene spiegato il senso di ciò che ha visto : le torture inflitte sono
puù o meno lunghe a seconda delle nostre colpe. Tutti costoro che ha visto saranno salvati, ma nessuno può
stabilire quando.
Anche qui come in altre tipologie di racconti il significato è chiaro : mostrare ad un cavaliere, quindi ad una
classe sociale che si contraddistingueva per l’uso della violenza, quali fossero le pene purgatorie che si
sarebbero subito nell’aldilà. Unito a ciò, c’è un motivo più squisitamente celebrativo : Owein prima di uscire
accetterà felice di diventare un monaco “perché nell’aldilà non ho visto nessun ordine in tanta gloria come
quello cistercense”.
Il Purgatorio di San Patrizio raccoglie molte temi sparsi nella letteratura tradizionale, a partire
dall’Apocalisse di Paolo, e anticipa quelli delle visioni successive, e in particolare della Divina Commedia. È
però un’iconografia più infernale che specifica. Alcuni temi mancano del tutto : il fuoco ha ormai
definitivamente scacciato il freddo, mentre la coppia ardente glaciale era caratteristica sin dall’antichità. Nella
visione di freddo si parla soltanto a proposito del vento glaciale che spira sulla montagna situata all’estremità
del Purgatorio. La nascita del Purgatorio dà il colpo di grazia al refrigerium e annuncia la scomparsa del Seno
di Abramo.
Dante ha conosciuto da vicino il trattato di Saltrey, la cui fama non si estingue nel Medioevo, bensì
continua ad interessare autori quali Ariosto, Rabelais, Shakespeare e Calderon. Essenziale, oltre al culto e alla
sua diffusione, è però il fatto che ormai esiste, sotto il suo nome, una trattazione specifica sul nuovo luogo
dell’aldilà. Inoltre tale localizzazione non si inserisce maldestramente, ma individua una bocca dal Purgatorio.
Che cosa può esservi di più conforme alle credenze e alle mentalità di un’epoca in cui la balbettante
cartografia localizza il Paradiso (terrestre) in continuità con il mondo dei vivi ? Man mano che la credenza in
un terzo luogo si diffonde, si avvia un processo di individuazione delle sue entrate : se prima le sue bocche
sono più o meno confuse con quelle dell’Inferno, la topografia del Purgatorio rivolgerà la sua attenzione a
grotte, caverne. Una di questa sarà l’entrata del Purgatorio di San Patrizio.
Dunque, il cristianesimo anglo-irlandese si apprestava forse a imporre senza concorrenza il suo
Purgatorio ? All’altro capo del mondo cristiano, sulle rive del Mediterraneo, era abbozzato già da tempo un
nuovo luogo.
Gervasio di Tilbury racconta :“ Vi è in Sicilia una montagna, l’Etna, ardente di fuoco sulfureo, vicino alla
città di Catania... , egli abitanti della regione raccontano che, sui suoi fianchi è apparso il grande Artù.”
Tilbury ignora il Purgatorio e sembra collocare Artù piuttosto nel meraviglioso pagano. Il testo costituisce un
documento straordinario innanzitutto perché è un punto di incontro tra tradizioni celtiche e italiane, poi perché
evidenzia uno dei rischi principali della localizzazione del Purgatorio.

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La Sicilia e l’Irlanda non saranno per il Purgatorio una localizzazione duratura. Esiste, sin dall’antichità,
nei vulcani delle Lipari, come nell’Etna, una tradizione che ne faceva l’entrate per luoghi infernali. Per molto
tempo i purgatori cristiani saranno vicini all’Inferno, e a volte ne costituiranno una parte. Quando però nasce il
Purgatorio, anche se le pene che vi si subiscono temporaneamente sono infernali, è necessario assicurarne
l’autonomia, prima di tutto topografica. In Irlanda il Purgatorio, benché infernale, non è oscurato dall’Inferno,
in Sicilia la grande tradizione infernale non gli ha permesso di sbocciare. L’antico inferno ha sbarrato le vie al
giovane Purgatorio.

La logica del Purgatorio

In una società cristiana, soprattutto quella medioevale, il tempo non aveva un semplice valore cronologico,
ma soprattutto escatologico. Naturale e sovrannaturale, quaggiù e aldilà, sono i fili di una medesima trama in
cui la Chiesa è sempre presente, con il suo ruolo ambiguo : controllare e salvare, giustificare e contestare
l’ordine stabilito. Con lo svilupparsi della cristianità, tra la fine del XI e del XIII, le cose diventano più
complesse : il tempo e lo spazio si frantumano per ricomporsi in modo diverso. La comunicazione tra uomo e
Dio diventa più sofisticata, si riempie di tappe intermedie, si sostanzializza con parametri e misure diverse. La
riforma Gregoriana è la risposta del mondo ecclesiastico ala sfida delle nuove strutture sociali : Innocenzo III
ha ristabilito il potere della chiesa sulla nuova società non con l’opposizione, ma con l’adattamento.
La riflessione dei vivi sull’aldilà è animata più da un bisogno di giustizia che dall’aspirazione alla
salvezza : l’aldilà deve correggere le disuguaglianze e le ingiustizie di quaggiù. La nascita del Purgatorio pone
problematiche nuove riguardo al tempo che un eletto (perché le anime purgatorie sono comunque state salvate)
debba trascorrervi, e se sia possibile averne un’approssimazione, ben sapendo che il giudizio divino rimane
insondabile. Il XII è un secolo di grande giustizia : come ideale e come pratica. Mentre i signori feudali
costruiscono le loro signorie territoriali di banno, rivendicano la giustizia come diritto, strumento di dominio
sui membri del feudo : gli ecclesiastici rafforzano il loro ascendente sulle aspirazioni collettive approfondendo
la concezione cristiana della giustizia, sviluppando l’attività dei tribunali episcopali, e soprattutto creando un
nuovo tipo di diritto, quello canonico. Da parte dei detentori dell’autorità pubblica, il secolo XII è
caratterizzato dall’aumento degli interventi nel settore giudiziario e dalla più pressante invocazione di
un’ideale di giustizia.
Fondamentale diventa la distinzione tra colpa e pena, dove la prima concerne il disprezzo di Dio e si può
rimediare attraverso la contrizione e la confessione, la seconda è cancellata dal castigo riparatorio previsto
dalla chiesa. Tutto ciò trova una sua naturale conclusione con il IV Concilio Laterano che rende obbligatoria
per tutti i fedeli la confessione annuale : il conteggio delle pene (veniali o mortali) prepara e sostanzia il
Purgatorio. Per sapere come popolare il “terzo luogo”, nel momento in cui nasce e si estende, bisogna dunque
considerare le categorie di uomini. Si arriva dunque ad analizzare i quadri mentali di una determinata epoca.

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Alla fine del XII secolo le cose sono relativamente semplici, ma si scontrano con una difficoltà. Da una parte
ci sono le quattro categorie di uomini teorizzate da Agostino, riprese dal decreto Graziano, dall’altra si
presentano oramai tre luoghi distinti. Il Paradiso terrestre è ormai solo più popolato da Enoch ed Elia, il Seno
di Abramo anch’esso sul punto di scomparire, così come i due limbi. Questi ultimi non hanno lo stesso
statuto : dalla discesa di Cristo agli Inferi il Limbo dei Patriarchi è vuoto, mentre il Limbo dei bambini, che
ancora molteplici discussioni genererà, non è sullo stesso piano dei tre luoghi dell’aldilà. Il problema dunque
appare semplice :si tratta di far corrispondere uno schema quaternario ad una spazializzazione ternaria.
Ragionando al di fuori di qualsiasi fatto storico concreto, o il gruppo di tre si allarga a quattro, o viceversa. A
questo punto intervengono due elementi. Il primo è che in realtà Agostino, creatore del gruppo dei quattro
destini, ha saputo definire la sorte soltanto di tre di essi : il settore dei “non del tutto cattivi” è infatti destinato
ad un’ipotetica “dannazione più tollerabile”.
Il secondo elemento che favorì tale evoluzione verso una triade di categorie di peccatori, in accordo con la
triade dell’aldilà, fu la complessiva trasformazione degli schemi logici del secolo. Passare da due a quattro non
aveva niente di rivoluzionario. Passare da quattro a tre si. Il mutamento si è compiuto in due fasi,
cronologicamente molto vicine. Laddove Agostino parlava di totalmente buoni o cattivi, si è parlato di
mediocremente buoni o cattivi, e le due categorie intermedie si sono riavvicinate. Il momento decisivo è stato
quello della fusione delle due categorie in una sola, quella dei mediocremente buoni e cattivi. Tale spostamento
ha suscitato l’indignazione di qualcuno : l’audacia grammaticale e ideologica era notevole. Resta da analizzare
lo sviluppo di questo schema nella realtà storica concreta.
L’alto Medioevo coordinava il proprio pensiero in termini duali : Cielo e Terra, religioso e laico, potens e
pauper. Nel secolo XII la principale tendenza è quella di sostituire schemi binari con schemi ternari. Viene
riproposto l’antico schema sociale di derivazione patristica, oratores, bellatores e laboratores. Lo schema
ternario da cui è nato il Purgatorio consiste nell’insinuare una categoria intermedia tra due poli. Ma esso non
dista egualmente da questi ma ha il suo baricentro spostato verso la frontiera più cupa. Se la realtà del
Paradiso continua a rimanere evanescente, i tormenti dell’Inferno sono vividi nell’immagine comune. Nel suo
insediarsi il Purgatorio verrà scambiato per una sorta di Inferno Superiore o di Inferno “più tollerabile”, segno
che le nere visione dell’Alto Medioevo non erano stato abbandonate. Qual è la realtà storica di questo
modello ? La società medioevale subisce una profonda trasformazione a causa dell’incremento urbano,
differente e molto eterogeneo, ma comunque rilevabile : tra i grandi (laici ed ecclesiastici) e i piccoli (lavoratori
urbani e contadini) è nata una nuova categoria : la “borghesia”. L’ipotesi proposta come lettura per la nascita
del Purgatorio mette in relazione le trasformazioni della cristianità feudale, una delle cui espressioni principali
è stata la creazione di una categoria intermedia. Un modello solidamente ancorato a strutture socio-
economiche, in cui fondamentale rimane la mediazione delle strutture mentali. Di tale sistema il Purgatorio non
è un prodotto, ma un elemento.
Tre cambiamenti, in particolare, devono essere tenuti presenti :
 l’affievolirsi del contemptus mundi di fronte ai valori terreni dell’epoca.
 l’umanità cristiana si è insediata sulla Terra. Sino ad allora non valeva la pena riflettere troppo sul
breve istante che precedeva la risurrezione : la coppia Paradiso-Inferno non basta più a rispondere agli
interrogativi della società. Tra i fanatici dell’escatologia, coloro che predicano l’ultimo Giorno, e chi, al
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contrario, si insedia su questa terra e di conseguenza si interessa al suo appendice, la Chiesa sceglierà
questi ultimi. Non mancheranno coloro che predicheranno veementemente la Parusia (Gioacchino da Fiore,
gli Spirituali, i Flagellanti), ma i tempi non sono più ricettivi. L’Apocalisse, che soltanto un secolo
precedente era stato il libro più commentato, viene messa in secondo piano dal Cantico dei Cantici,
infuocato dall’ardore terreno : il chiostro non è più il mondo, ma il mondo deve diventare chiostro.
 muta l’iconografia. Scrive ad esempio Emile Male “ A partire dal secolo XII, un nuovo modo di
comprendere la scena del giudizio si sostituì... a quello antico. Appaiono magnifiche composizioni che
non devono più nulla all’Apocalisse, ma si ispirano al Vangelo di san Matteo. [...] Dio non è più
l’enorme gemma di cui non si può sopportare lo splendore : è il figlio dell’Uomo ; compare sul suo trono
così come era in Terra ; le genti riconoscono il suo viso.[...]”

Nell’insediamento sulla terra e nel nuovo dominio del tempo, nel prolungamento della vita nell’aldilà del
Purgatorio è presente soprattutto un pensiero : quello dei morti. Non che la morte sia riflessione di per se
stessa, ma in quanto coinvolge il futuro dei vivi. Il secolo XII assiste all’arricchimento della memoria, di cui
beneficiarie sono le grandi famiglie territoriali che nel tentativo di consolidare una signoria ormai acquisita,
inventano genealogie per legittimare meglio i propri domini. Anche se le nuove solidarietà tra vivi e morti
rafforzano i legami familiari e corporativi, il Purgatorio favorisce in realtà l’individualismo, focalizzando
l’interesse sulla morte individuale. Storici delle istituzioni hanno affermato che, nel periodo a cavallo fra il
‘Cento e il Duecento, emerge la figura del cittadino. La comparsa dell’individuo si manifesta anche nei
rapporti con l’aldilà : nasce il cittadino del Purgatorio.

IL TRIONFO DEL PURGATORIO

La Sistemazione Scolastica

Il vocabolo scolastica venne coniato dagli umanisti in senso dispregiativo per indicare le correnti
medioevali di pensiero. Fu un movimento medioevale fiorito tra il 1200 e il 1500 che dava grande importanza
al tentativo di sistematizzare e definire in maniera razionale le idee religiose. Non una nuovo insieme di
credenze, dunque, ma un certo modo di organizzare la teologia. La scolastica, a differenza dell’umanesimo, fu
un movimento universitario, e perciò è all’interno di quel mondo che anche la dottrina del Purgatorio subì un
generale processo di sistematizzazione. Tuttavia per i teologi dell’epoca, domenicani o francescani, non era un
argomento avvincente : si riprendono e commentano le proposizioni di Pier Lombardo, più nel tentativo di
conferire ordine al sistema, che per suggerire o proporre nuove argomentazioni. È dunque un trionfo, ma
attenuato e sfumato : innanzitutto il successo del Purgatorio non è uniforme. Gli eretici valdesi e catari, i greci,
la cui effimera unione del Concilio di Lione nel 1274 durerà ben poco, rifiutano la loro credenza : non è

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documentata nelle Scritture, ma è un’invenzione umana. Gli stessi intellettuali latini, il cui ruolo va
aumentando nella curia romana, provano una certa diffidenza di fronte a tale novità. Rilevarla è documentarla
è difficile, ma affiora nelle loro opere. È una duplice diffidenza verso una credenza così poco radicata nella
Scrittura, e il timore che scada nella pietà volgare e nella superstizione.
Due furono le definizioni pontificali che il Terzo luogo ebbe :
 1254 il Papa, giudicando che ci fossero abbastanza punti in comune fra greci e latini, lasciando da
parte la questione spinosa del passaggio delle anime attraverso il fuoco purgatorio, chiede che i greci
sottoscrivano una definizione di Purgatorio
 Secondo Concilio di Lione 1274. Situazione politica che si era creata all’indomani della riconquista di
Costantinopoli (1261) portò ad un tentativo di riconciliazione tra le due parti. Il testo che emerse fu un
ripiegamento rispetto alla lettera di Innocenzo IV. Non si parla né di purgatorium, né di fuoco, né di luogo.
Il passo indietro si deve soltanto all’ostilità dei greci o deriva forse dalle reticenze di alcuni ambienti teologi
occidentali ?
In realtà da queste discussioni emerge un elemento fondamentale che separa nettamente mentalità latina e
mentalità greca: l’insufficienza della contrapposizione tra geenna (Inferno) e seno di Abramo (luogo in cui
riposano i giusti). Il bisogno di un’ultima peripezia tra la morte e la resurrezione è diventato un’esigenza di
massa.

Il trionfo sociale: la pratica pastorale e il Purgatorio


Nel secolo XIII il Purgatorio trionfa a livello teologico e dogmatico e, finalmente, la nuova credenza si
radica tra i fedeli attraverso gli exempla pastorali, recitati dai nuovo ordini Mendicanti nelle città.
L’affermazione del Purgatorio, si è già detto, concorre a modificare profondamente il rapporto del comune
uomo medioevale con il tempo, inserendosi i tra una concezione escatologia ed una lineare, nella quale si
moltiplicano i segnali di conteggio delle ore.
L’aspetto più rilevante del tempo purgatoriale è la sua estensione. Il defunto può ragionevolmente aspettarsi
di lasciare il Terzo Luogo primo del Giorno del Giudizio, più o meno rapidamente a seconda dei suffragi
elargiti dai vivi e a seconda delle pene che gli rimangono da scontare. Proprio il primo ambito diventa di
fondamentale importanza perché si avvia una vera e propria disciplina di calcolo del rapporto tra suffragio
e tempo d’espiazione che condurrà direttamente al fenomeno delle indulgenze.
Nel 1300 Bonifacio VIII proclama il Giubileo, in ricordo della legge mosaica enunciata nel capitolo XXV
del Levitico. Si tratta di una sorta di anno super-sabbatico destinato alla espiazione delle pene. Il pontefice,
in lotta con Filippo il Bello, accorda ai pellegrini che giungono a Roma l’indulgenza plenaria, cioè la totale
remissione di tutti i peccati. Un episodio strettamente politico s’intreccia con la definitiva sanzione a livello
d’immaginario collettivo delle nuova credenza.

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