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Quella sera ero andata a dormire con in mente il pensiero di un colloquio per me importante che

avrei dovuto affrontare il giorno seguente. Non ero preoccupata, solo emozionata e fiduciosa.

Mi sono stesa a letto, supina, ho chiuso gli occhi e mi sono sentita subito molto rilassata, ma ancora
perfettamente sveglia. Immediatamente ho avvertito una strana sensazione in tutto il corpo. Ho
sentito chiaramente che stavo fuoriuscendo dal fisico ed ho avvertito anche una specie di attrito, più
o meno come la resistenza che si percepisce quando ci si muove in acqua.

Ho capito subito che stava succedendo qualcosa di non ordinario e mi sentivo un po’ contrariata,
perché la mia mente era fissa sul colloquio del giorno dopo e non volevo vivere nient’altro che mi
distraesse. In seguito ho ripensato a questo e ne ho tratto un insegnamento. Ho capito l’importanza di
vivere ogni circostanza della vita quotidiana senza aspettative. Se fossi morta quella sera, invece di
godermi il mio nuovo stato me ne sarei andata seccata, non serena, col rimpianto di non aver vissuto
il mio “prezioso” colloquio. Ho capito quanto sia meglio vivere ogni cosa con il giusto distacco
emotivo, in modo rilassato e senza aggrapparsi a nulla. Ogni attaccamento, anche per le più piccole
cose, crea una tensione che si ripercuote sulla capacità di vivere il momento presente una volta usciti
dal corpo (e anche quando siamo nel corpo).

Ad ogni modo, in un attimo mi sono ritrovata a galleggiare al di sopra delle case, a guardare le
distese dei tetti! Anche se era una sera di novembre, non percepivo nessuna temperatura, mi sentivo
solo bene. Era molto piacevole e comodo non sentire né il freddo né l’umidità della foschia notturna.

A quel punto ho riflettuto che, siccome il corpo non può volare, era chiaro che dovevo essere lì con
qualcosa di diverso dal fisico. E così mi sono guardata. Non vedevo niente di me se non una vaga
nebulosità, ma la cosa sul momento non mi ha turbata. Ho alzato le mani davanti al viso, e mentre lo
facevo ho avuto l’impressione che queste prendessero forma solo per il fatto che mi aspettavo di
vederle. Ed eccole lì, erano trasparenti, ci vedevo attraverso, ma erano proprio le mie mani, ne
riconoscevo la sagoma. Le ho avvicinate per toccarmi il viso… ed invece mi sono ritrovata con le
mani che mi attraversano la faccia arrivando fin dietro la testa! A quel punto sono entrata in
agitazione. Ho cercato convulsamente di afferrare altre parti del corpo, le gambe, il tronco… Niente,
le braccia attraversavano furiosamente il vuoto, il nulla!

È stato allora che mi sono sentita invasa da un profondo senso di smarrimento. Non era paura, era
più confusione e un grande disagio per non riuscire a toccarmi. Ricordo di aver pensato: “Non ci
sono, eppure esisto!”

Mentre continuavo ad agitare vorticosamente le braccia nel tentativo di “afferrarmi” e in preda allo
sgomento, ho fatto automaticamente una cosa che faccio normalmente nella vita fisica. Quando mi
sento molto agitata per qualcosa, sono abituata a richiamarmi all’attenzione dicendo a me stessa:
“Anna, calma! Rifletti…”, e da lì in poi cerco di valutare obiettivamente la situazione.

Ebbene, in quel frangente ho fatto lo stesso. Mi sono richiamata come sopra sull’attenti e mi sono
detta: “…è perché ti sei abituata a stare in un corpo fisico che ora ti senti così smarrita, ma tu non sei
il tuo corpo, lo hai sempre saputo”. L’avevo sempre saputo? Più avanti mi sono stupita di essermi
detta questo. È evidente che nello stato incorporeo emergono consapevolezze che nella coscienza
ordinaria rimangono sotto la superficie.

Dopo essermi detta così, mi sono calmata all’istante. Se un attimo prima ero nell’agitazione più
totale, un attimo dopo ero la più tranquilla e beata delle creature. Adesso era tutto chiaro e semplice.
Ero sempre io, solo che senza corpo, e tutto andava bene.
Vorrei far notare come nella dimensione incorporea i pensieri abbiano una qualità diversa rispetto
alla dimensione fisica. Sono molto più intensi ed assoluti. Se ad es. si prova paura, sarà una paura
totale, indiscutibile, la paura nella sua forma più pura. Se si prova gioia, si diventa l’essenza stessa
della gioia, senza mezzi termini, senza incertezze, la perfezione della gioia. Lo stesso vale per ogni
altra emozione, sentimento, reazione. Non credo di aver mai provato nella dimensione fisica un
simile vigore emozionale, così amplificato e definito.

Inoltre, la mia salvezza è stata il richiamarmi all’attenzione così come sono abituata a fare nella vita
fisica. Se non lo avessi fatto, chissà per quanto tempo sarei rimasta intrappolata in preda
all’agitazione. Non sempre è facile in astrale governare le proprie emozioni, proprio a causa
dell’estrema intensità emotiva che risulta difficile da gestire consapevolmente.

Perciò esorto tutti ad abituarsi nella vita quotidiana ad osservare le proprie reazioni emotive, a non
viverle passivamente, ma ad esercitarsi a padroneggiarle rimanendo presenti a sé stessi. Ciò tornerà
molto utile nello stato non-fisico.

A quel punto, non so perché ho pensato ai miei genitori (all’epoca mi trovavo in Umbria e loro in
Veneto), ed istantaneamente mi sono ritrovata fuori casa loro! Osservavo la casa che si ergeva sulla
collina dalla strada più in basso, a circa 500 metri di distanza. Ho visto la finestra del salotto
illuminata, e ho capito che uno dei due era appena andato in cucina quando ho visto la sua luce che
veniva accesa. Non ho sentito il desiderio di avvicinarmi ulteriormente, e così me ne sono andata
altrove.

Vorrei soffermarmi qui sul potere del pensiero. Spesso si legge e si sente dire che in astrale basta
pensare ad un luogo o ad una persona per ritrovarsi subito lì. Ma forse non capiamo veramente cosa
questo significhi. In effetti, non è che si pensa ad es. ad un posto, e in un batter d’occhio si è in quel
posto. La cosa avviene molto più rapidamente che in un batter d’occhio. Non appena SI INIZIA a
pensare ad un luogo, ISTANTANEAMENTE si è già lì. Non si fà nemmeno in tempo a rendersi
conto di che cosa si è appena pensato. Una volta innescato il pensiero, l’effetto si è già realizzato,
non c’è più tempo per rimangiarsi l’idea. Inoltre voglio sottolineare che io non avevo desiderato di
vedere i miei genitori. Mi erano semplicemente venuti per un attimo in mente, e ciò è bastato per
trovarmi all’istante proiettata da loro!

Da qui si capisce l’importanza di esercitarsi a padroneggiare anche i propri pensieri, di coltivare


pensieri disciplinati, positivi, costruttivi, dato che nella dimensione non-fisica, la manifestazione
attraverso il pensiero si realizza contemporaneamente al pensiero stesso. È chiaro che se siamo
abituati a rivolgere i pensieri alle preoccupazioni, alle negatività, alle paure, ai rancori, alle critiche,
ai bassi desideri, ciò che in astrale manifesteremo sarà in linea con i pensieri che ci siamo abituati ad
emanare nella vita fisica.

Ora, ciò che è avvenuto subito dopo è coerente con un mio vecchio desiderio fisso. Fin da bambina
ho sempre desiderato ardentemente di volare. Ma non come una farfallina. Bensì sprizzare a tutta
velocità nell’aria come fanno certi uccelli quando scendono in picchiata! Mi lasciavo andare molto
spesso a questa fantasia. Ed ecco che senza volerlo coscientemente, ma in maniera automatica e
coerentemente con ciò che ero abituata a desiderare e a fantasticare nella vita fisica, ho iniziato a
volare a velocità supersonica.

A quel punto il mio essere si è trasformato in una piccola sfera di energia che io sentivo molto
concentrata, grossa quanto un pugno. Partivo dai tetti delle case, dalla cima delle grondaie, e mi
tuffavo fulminea rasentando i muri ed il suolo per poi risalire veloce come una meteora.
Questo è ciò che ho continuato a fare per tutto il resto di quell’esperienza fuori dal corpo: sfrecciare
in maniera forsennata! Alla fine mi sono sentita stanca e anche non tanto soddisfatta. Mi sono resa
conto che il mio desiderio di volare era più che altro legato ad un’eccitazione fisica. Volare in astrale
è bello sì, è entusiasmante e anche molto comodo per spostarsi. Ma nel mio caso ciò che ricercavo
nel volo era l’ebbrezza delle sensazioni fisiche: il vento che ti sferza il viso, l’alta velocità che ti fà
mancare il respiro, l’adrenalina nel corpo, lo stomaco che ti sale in gola… Volare fuori dal corpo è
assolutamente meraviglioso, ma è anche del tutto naturale, normale, come invece non può essere con
il corpo fisico.

Anche in altre uscite astrali mi è capitato di trascorrere l’intera esperienza sfrecciando a tutta
velocità senza neanche volerlo coscientemente, anche quando all’inizio ero partita con l’idea di fare
tutt’altro. Questo mi ha fatto capire che i desideri insoddisfatti, legati alla sfera fisica e alimentati
ripetutamente, nello stato incorporeo ce li ritroviamo appiccicati addosso e ne subiamo volenti o
nolenti le conseguenze, senza peraltro riuscire a soddisfarli appieno dato che non siamo più provvisti
di corpo.

In seguito a questa constatazione, ho consapevolmente eliminato dalla mia vita quel desiderio
alimentato assurdamente per così tanto tempo, perché mi sono accorta che mi impediva di vivere con
più padronanza le mie esperienze astrali. Da allora i miei viaggi astrali sono radicalmente cambiati.
Non sono più stata costretta a sperimentare ripetutamente sempre lo stesso scenario; scenario che io
stessa avevo costruito sulla Terra tramite le mie fantasticherie.

Quindi, se avete desideri fisici di cui non potete proprio fare a meno (legittimi beninteso, che non
siano nocivi per gli altri), o riuscite a liberarvene, oppure il mio suggerimento è di soddisfarli finché
siete sulla Terra, in modo da “saziarvene” ed esaurirli nella vita fisica (anche perché siamo qui per
sperimentare la materia). In questo modo non diventeranno una specie di palla al piede quando
lascerete il corpo, sarete più liberi e potrete passare a vivere esperienze più evolute e produttive.

Un’ultima riflessione. Durante quell’esperienza, ho appreso quanto peso ha nella nostra vita il timore
della morte e del morire. È una paura subdola e nascosta, perché agisce inconsciamente governando
molte delle nostre scelte ed esperienze, anche quando ci sembra che alla morte non ci pensiamo mai.
Quel viaggio astrale mi ha mostrato che il passaggio della morte, in quanto fuoriuscita dal corpo
fisico, è il fenomeno più semplice ed elementare che possa esistere. La morte non deve far paura.
Semmai sono i preliminari della morte che possono costituire una fase poco piacevole (malattia,
sofferenza), non certo la morte in sé.

Quindi liberiamoci da paure inutili in merito a quel che ci succede al momento della morte. Succede
che si esce dal corpo con la stessa facilità con cui si entra in un’altra stanza, ve l’assicuro. E il
resto… è continuare a vivere in un altro piano di realtà. Vorrei che tutti sperimentassero almeno
un’OBE consapevole nella vita, solo per constatare lucidamente l’estrema facilità e naturalezza
dell’uscita dal corpo.

Ad ogni modo mi sento decisamente di sconsigliare di tentare di sperimentare volontariamente


l’OBE alle personalità immature (chi cerca solo di vivere qualcosa di sensazionale da poter
raccontare), poco radicate, con la testa fra le nuvole, in fuga da una realtà che non le soddisfa,
problematiche, depresse, insicure, ecc. Prima è meglio occuparsi di fare un buon lavoro di equilibrio
emotivo e di maturità interiore, per non rischiare esperienze alquanto negative (esistono anche
quelle) che una volta tornati nel fisico rafforzerebbero ancora di più le paure che stanno alla base di
ogni disagio interiore.

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