e in ogni parte del mondo un ruolo fondamentale nella crescita dei giovani. Risveglia, infatti, la creatività, aguzza l’ingegno e forma il carattere di una persona, insegnando ad accettare le vittorie ma anche sconfitte e a prendersi le proprie responsabilità. Lo sport richiede serietà e diligenza: non è un semplice svago ma un vero e proprio impegno nella vita delle persone.
Alcuni affermano che da sempre lo sport è
stato favorito dalle dittature in quanto obnubila e rimbecillisce le masse, ma in realtà ha aiutato molti giovani, dando loro una seconda possibilità di vita, permettendo loro di rialzarsi dopo un incidente o di uscire da un pessima condizione di vita. Le Paralimpiadi, ad esempio, danno la possibilità a persone affette da disabilità di non farsi fermare o bloccare dalla propria condizione fisica, permettendo di non sentirsi diversi o emarginati dalla società. Persone come Alex Zanardi o Francesca Porcellato hanno colto questa opportunità, decidendo di mettersi in gioco: dopo un incidente non hanno mollato e hanno ripreso a fare sport, capendo che non era tutto finito, ma che la vita va avanti e può continuare al meglio. Un altro importante esempio è Eleonora Lo Bianco che proprio nella pallavolo ha trovato la forza di rialzarsi dopo aver avuto un tumore al seno. Ogni ambiente sportivo è caratterizzato da parole come “sconfitta”, “nemici” o “avversari” che apparentemente sono tratti negativi dello sport. in realtà è grazie alle sconfitte che si comprendono i propri punti deboli e si riesce con l’allenamento a migliorare e a imparare dai propri errori per non commetterli più nelle gare successive. La rivalità e l’errore sono proprio ciò che forma anche il carattere della persona, essendo infatti uno stimolo a dare sempre il meglio di sé, a non mollare mai. A questo proposito è significativo l’esempio di un allenamento della squadra femminile giapponese di pallavolo: l’allenatore ha costretto una giocatrice a prendere tutti i palloni lanciati ogni volta agli antipodi del campo di gioco, portandola fino al totale stremo delle proprie forze. Nonostante l’esempio sia un caso limite, un’esagerazione, rende l’idea di come lo sport stimoli nelle persone l’impegno e la serietà, che viene poi riportata in ogni ambito della vita. Lo sport insegna anche il saper rispettare un’autorità, capacità più che mai necessaria nel mondo del lavoro. Prendiamo ancora come esempio la pallavolo giapponese: nonostante sia molto rigido nelle regole e nel metodo di insegnamento, gli allenatori godono di un rispetto totale da parte di tutti i componenti della squadra, nonostante a volte esagerino con atteggiamenti che mortificano i giocatori. Questi allenatori organizzano allenamenti duri che richiedono il massimo dell’impegno ed esigono il massimo rispetto da parte di tutti i giocatori e giocatrici. Manuela Leggeri, ex giocatrice della nazionale italiana, racconta di un “camp” di circa 20 giorni svolto in Giappone con la sua squadra: “Le regole sono rigide in tutte le fasi della preparazione delle ragazze, dall’alimentazione al riscaldamento prima della partita. Le ore di allenamento sono circa otto al giorno e possono aumentare se si contraddicono le scelte dell’allenatore. Le giocatrici vengono costantemente controllate per quanto riguarda il peso corporeo, che non può aumentare”. Viene riportato inoltre l’esempio di una giocatrice che, dopo essersi fatta male ad una caviglia, ha dovuto continuare l’allenamento fino a quando l’allenatore non le ha dato il permesso di farsi visitare dal fisioterapista. Si tratta quindi di regole molto dure, che aiutano però le giocatrici a crescere sia tecnicamente che caratterialmente. Infatti pur essendo costantemente messe a dura prova, imparano a non mollare e continuare a lottare, diventando una delle squadre più forti del mondo. Lo sport obbliga anche a saper far parte di un gruppo, una squadra e collaborare con i propri compagni. La collaborazione è fondamentale, in quanto ogni ruolo è importante e nessun giocatore può raggiungere la vittoria da solo. L’appoggio e l’aiuto della propria squadra serve spesso anche a superare i momenti di difficoltà. Eleonora Lo Bianco infatti afferma di non essere mai stata sola nella sua lotta contro il tumore: “Ho avvertito intorno a me un affetto e una solidarietà inimmaginabili. La mia famiglia, papà, mamma, mio fratello, sono stati ovviamente un tutt'uno con me. Ma non soltanto loro: compagne di squadra, società, amiche, amici, giornalisti, tifosi, compresi quelli di squadre avversarie”. Dunque anche questo aiuto da parte della squadra l’ha aiutata sia a non mollare sia a tornare in campo una volta sconfitto il tumore. Lo sport dunque non è da guardare solo per ciò che avviene nel campo da gioco, anzi l’importante è quello che avviene durante la preparazione. È proprio questa parte, infatti, che permette ad una persona di crescere come giocatrice ma ancor più come persona.