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Questo lavoro nasce da un interesse maturato durante il mio percorso di studi verso il
popolo armeno, e più in generale per quella zona geografica che comprende il
Caucaso ed il Medio Oriente. Il tema che viene affrontato però è quello della
presenza armena a Roma al giorno d'oggi; impostare una ricerca sull'Armenia sarebbe
stato di indubbio interesse, ma la mia scelta è ricaduta su una realtà più vicina alla
mia quotidianità per una serie di ragioni. In primo luogo ho avuto modo di
approcciare lo studio della lingua armena antica, il grabar, e durante il corso di questo
studio di conoscere una signora armena, Nevart Cricorian, che mi ha affascinato,
nelle seppur brevi conversazioni che abbiamo avuto, al tema che poi ho deciso di
trattare. Gli armeni sono un popolo estremamente interessante sotto più versanti, per
la loro lunga e travagliata storia, per la bellissima terra che popolano, perché vittime
ancora non risarcite di un genocidio che alcuni negano tutt'oggi.
In questo lavoro ho voluto prendere in considerazione come si relaziona, si organizza,
si autorappresenta e si immagina la comunità diasporica armena di Roma. Come dirò
in seguito, la lingua armena ha due termini per designare l'emigrazione dalla propria
terra: gałut, che significa colonia, e sp'iwrk'1, che significa dispersione ed è
traducibile con il nostro termine diaspora. Il primo identifica gli stanziamenti creatisi
nel corso del tempo, per ragioni che vanno dalla emigrazione forzosa a quella
economica, creando insediamenti stabili e durevoli con proprie strutture sul territorio.
Il secondo nasce in epoca più moderna per delineare la dispersione senza possibilità
di ritorno, realizzatasi dopo i massacri subiti prima sotto il regno del sultano rosso
(Habdul Hamid II) e poi sotto il regime dei giovani turchi (vedi cap. 1).
Mi è sembrato interessante andare a vedere come da una situazione di dispersione,
1 Ho preso questa informazione da: Uluhogian, Gabriella, Gli Armeni, Bologna, il Mulino, 2009.
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iniziata oramai da più di un secolo2, si sia adesso arrivati ad una condizione di
relativa stabilità. Stabilità presente nei rapporti tra armeni ed italiani, o tra armeni e
Stato Italiano, ma che viene a mancare all'interno della comunità stessa.
Questa caratteristica mi è subito sembrata estremamente interessante, non per un
vizio feticistico, ma perché era decisamente strano che una comunità dalla storia così
travagliata si trovasse in condizione di conflitto. Sono dunque andato ad approfondire
quali potessero essere le cause di tale tensione, ricercandole più nel latente che nel
manifesto delle autorappresentazioni.
In questa operazione ho usufruito ampiamente del web, vera miniera di informazioni,
non potendo fare una ricerca sul campo vera e propria. Per cercare di dare maggiore
solidità ai dati che ho trovato in rete, ho comunque cercato di entrare in contatto con
la comunità armena, partendo dalla mia ispiratrice e informatrice primaria Nevart. I
dati raccolti di persona, nelle conoscenze che ho fatto, negli incontri che ho avuto,
non sono riportati se non a margine, non potendo avere essi valore euristico tale da
essere citati. Questi tentativi di approccio alla ricerca sul campo mi hanno dato una
dimensione della complessità che soggiace a codesto lavoro, ma nell'incompletezza e
incertezza del mio procedere ho cominciato a familiarizzare con certe pratiche e a
vestire, seppure dismessamente, i panni dell'etnografo.
L'analisi che propongo si articola in diversi punti e si può così schematizzare: una
prima parte di stampo prettamente descrittivo, in cui trovano spazio la storia degli
armeni e dell'Armenia, una breve storia degli armeni a Roma ed una rassegna delle
istituzioni dell'armenità; una seconda parte in cui viene presentata una prospettiva
delle questioni del dissenso, le quali vengono poi analizzate nel tentativo di dare una
risposta ai problemi di costruzione identitaria.
Ho ritenuto importante partire dalla storia dell'Armenia e degli armeni non solo
perché sarebbe assolutamente infruttuoso trattare della religione o della lingua, senza
2in realtà da molto prima, se si considera il fatto che l'Armenia è stata sempre al centro delle contese dei principali
imperi, in quanto crocevia tra oriente ed occidente, ma tratterò approfonditamente di questo nel cap. 1.
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un approfondimento della loro genesi e dei loro mutamenti nel corso della storia, ma
anche perché la storia millenaria di questo popolo è importante per la legittimazione
ad essere considerati armeni (vedi cap. 5). Naturalmente, per questioni di spazio, non
è presente una storia completa; tuttavia ho cercato di inserire gli eventi di maggior
importanza, cercando di non decontestualizzarli troppo, per tentare di rendere al
meglio le dinamiche storiche e non lasciare sganciati i singoli momenti.
Da questa si passa ad una breve panoramica sulla storia degli armeni a Roma, in cui
puntualizzo come e quando si siano create certe istituzioni tutt'ora esistenti, e cerco di
mostrare quali siano state le principali dinamiche che ha vissuto la comunità armena
romana. Giungo infine a presentare la attuale situazione che vede il conflitto ruotare
attorno a due poli: da una parte il Consiglio per la Comunità Armena di Roma,
dall'altro (principalmente) l'Associazione Zatik, e l'Associazione per la Comunità
Armena a Roma e nel Lazio.
Il terzo capitolo, dedicato alle istituzioni dell'armenità a Roma, ha un carattere
maggiormente etnografico. Ho cercato di riportare in esso una rassegna degli edifici,
delle associazioni, dei mezzi di comunicazione (televisione, radio, siti internet), degli
eventi e delle persone che fossero designabili con il termine istituzione, cercando di
verificare, intrecciando dati raccolti “sul campo” con dati presi dal web, la loro
effettiva valenza.
Nella parte di discussione teorica ho voluto, per prima cosa, cercare di enucleare gli
elementi alla base del dissenso, tentando di ponderare accuratamente il loro valore;
in seguito ho passato in rassegna gli elementi evidenziati, tentando di impostare un
discorso omogeneo riguardo l'identità armena nella diaspora romana.
Il filo conduttore che attraversa tutto questo scritto è la ricerca degli elementi cardine
su cui si gioca la negoziazione dell'identità armena, sulla loro nascita, sul loro
sviluppo e le loro attuali trasformazioni. Mentre per la storia di questi elementi ho
potuto fare affidamento sulla ricerca bibliografica, per quanto riguarda le attuali
3
trasformazioni e negoziazioni ho analizzarle a partire da una vasta documentazione
presente in rete sul sito Zatik.com, dove si trova un archivio contenente gli scambi
epistolari tra membri dei gruppi contendenti a partire dal 2002. Nel capitolo 4 ho
cercato di mettere in luce, oltre agli elementi di frattura, anche le strategie retoriche
adottate dagli scriventi per legittimare le proprie posizioni.
La situazione si è rivelata di non facile definizione, in quanto gli obiettivi delle
associazioni presenti sul territorio combaciano in larga parte e gli elementi su cui si
fondano le discordie sembrano più che altro essere appigli funzionali alla
differenziazione, che effettive causa di discordia.
La condizione che vivono gli armeni a Roma è decisamente particolare, la Capitale
italiana è il luogo dove ha forte prevalenza la chiesa cattolica di rito armeno sulla
chiesa apostolica (quella legata storicamente al popolo armeno), ribaltando la
condizione diffusa a livello mondiale, nella diaspora e nella madrepatria, che vede la
chiesa apostolica rappresentare la maggioranza degli armeni. La presenza di due
tipologie di Chiese crea una possibilità di differenziazione che si è ritorta contro i
propri attori, malgrado storicamente li abbia aiutati a rappresentare un caso virtuoso
di integrazione socio culturale3.
Per tornare al titolo di questa tesi ci si può domandare, cosa vuol dire essere armeni a
Roma? La risposta non può essere univoca, e non so neanche se ci sia una risposta a
questo quesito, perché la “pluridimensionalità” e la “polivalenza”4dell'identità armena
prevedono una possibilità di variazione molto ampia. È vero anche che l'identità
armena è da sempre legata al cristianesimo, al punto che Zekiyan parla di “nascita di
una chiesa etnica”5; basti ricordare le parole di Ełišė nella narrazione della battaglia
3 A questo proposito cfr. Zekiyan, Boghos, Levon, Hrant Nazariantz. Gli armeni e l'Italia. Da una vicenda
interculturale verso una nuova tipologia di confronto etnoculturale, in annali di Ca' Foscari, rivista della facoltà di
lingue e letterature straniere dell'università di Venezia, estratto XXIX, 3, 1990,Venezia, Editoriale Programma, pag
135150
4 Zekiyan, Boghos, Levon, “Armenian way to modernity: armenian identity between tradition and innovation,
Specificity ancd Universality”, in Eurasiatica. Quaderni del dipartimento di studi Eurasiatici, Università degli Studi Ca'
Foscari di Venezia, n 49, Venezia, Supernova Editrice, 1997, pp. 82, 8889.
5 Zekiyan, Boghos, Levon, I Processi Formativi dell'Identità dell'Armenia Cristiana e l'Emerge di una Chiesa Etnica,
in “Atti dei Convegni Lincei” 201 – convegno internazionale La Persia e Bisanzio) Estratto, Roma, Accademia
4
di Avarayr (vedi cap. 1): “Colui che pensava che tenessimo la nostra fede cristiana a
mo' di vestito, ora sa che non può mutarla, come il colore della pelle, e non potrà farlo
fino alla fine”6. Questa comunione con il credo cristiano è una costante nella storia
armena, si ricorda anche che, nell'800, i massoni armeni entrarono in conflitto con il
Grande Oriente di Francia perché non volevano rinunciare alla loro fede7.
Se la fede cristiana poteva definire un armeno, caratterizzandone l'identità e
permettendo di distinguerlo, oggi sembra che non ne sia più in grado: questo non
perché abbia perso importanza il valore della religione, tutt'altro, bensì perché sono
state necessarie nuove strategie di negoziazione identitaria che hanno allargato le
fonti a cui attingere per immaginare e costruire l'ethnos armeno. Questo punto di
interesse è al centro del capitolo 5, il quale verte proprio sull'esame critico delle
strategie di differenziazione, inserendole in una dinamica che si è venuta
determinando tra maggioranza e minoranza, tipica dell'era postmoderna. Nell'analisi
evidenzio come questa dinamica nasca all'interno dello statonazione, ma anche come
la comunità armena, per sue proprie caratteristiche, sia riuscita ad eluderla; il
problema che ho ravvisato è che gli armeni sono finiti, nell'eludere detta dinamica,
col ricrearla all'interno della propria comunità, attivando un moto disgregatore a
spirale. La necessità di riaffermare la propria identità e di legittimarla li porta ad
ampliare lo iato esistente tra le due fazioni sempre più; ciò rientra a mio dire nella
necessità di dare stabilità all'identità e di proporla in maniera univoca.
Nazionale dei Lincei, 2004.
6 Ho preso la traduzione di questo celebre passaggio da: Uluhogian, op. cit., p.1, pp. 30.
7 Zekiyan, Armenian way..., cit. p. 5.