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* Tra le molte persone cui sono debitore di informazioni e osservazioni relative ai contenuti del
19 Virgilio, Eneide, Einaudi, Torino 1989, p. 53. presente studio ringrazio :ames Banker, Christopher Hughes, Thomas Martone e Harvey Stahl.
20 Servio, In Vergilii Aeneidos commentarii, VIII, 128, in Servii Grammatici quiferuntur in Ver- l Dettagli e bibliograGa in appendice, pp. r90-92. Gli studi elencati in quella sede saranno
gilii carmina commentarii, a cura di G. Thilo, Teubner, Leipzig 1881, voI. I, p. 256. richiamati in forma abbnviata.
Capitolo settimo La «Resurrezione di Cristo» di Piero della Francesca
giare sul bordo del sarcofago, senza alcuna traccia di una inclinazione 3. La veste rosso-rosa di Cristo stride in modo curioso con il colo-
compensatoria, la figura segue uno dei tanti tipi tradizionali. Qui nel re del quadro nel suo complesso. Non è un colore anomalo nella pit-
dipinto di Piero, però, l'atteggiamento si è fatto in qualche modo più tura di Piero e del suo tempo, ma in questo caso contraddice a livello
pregnante. La figura comincia a lasciar trasparire almeno due perso- locale il modellato della carne di Cristo e differisce da quello delle
ne distinte. Sul lato sinistro Cristo è una figura militante, in posizione tuniche delle due guardie in primo piano: esso cade fuori dal sistema.
eretta, ma sul lato destro è una figura seduta in maestà. Presa nel suo Potremmo tentare di spiegare la cosa ipotizzando che la veste sia fat-
complesso è una figura in tensione, quasi una figura fissile. 2 ta di un materiale diverso, riflettente, del tipo della seta o del raso, ma
la differenza è a livello pittorico, a livello del pigmento, dato che i
2. La testa e il volto di Cristo, con i suoi occhi straordinari che sem- punti di maggiore saturazione o intensità della tinta sono le ombre.
brano fissarsi su ciascuno di noi individualmente e tuttavia non lo fan-
no, dato che il loro sguardo appare rivolto leggermente al di sopra del- 4. La guardia con la barba, la terza da sinistra, quella con la lancia
la nostra altezza - forse a un gruppo di persone di cui noi occupiamo e lo scudo che porta l'iscrizione s· p[. Q' R], sembra mancare della metà
una delle prime file? - sono un forte centro di attrazione. Con tutta inferiore. È tronca dalle anche in giù, come se poggiasse sul fondo di
evidenza si tratta di una testa di tipo diverso rispetto alla due teste di una buca scav,ata nel terreno. Mezzo uomo viene spacciato per un
guardie che possiamo vedere, la cui prospettiva è accuratamente stu- uomo intero. E stupefacente che il fatto non laceri la continuità del-
diata. Accanto a essa, però, compare un elemento peculiare, una for- l'esperienza del quadro, ma si lasci riassorbire dal movimento dello
mazione a spirale disegnata dal lembo inferiore del vessillo. sguardo.
Anche quest'ultimo, senza dubbio, esercita un'attrazione. A parti-
re da un' ardita figura piana dobbiamo dedurre le tre dimensioni di 5. Il sepolcro è un ambito visivo a parte. Una delle sue facce è pre-
una superficie biforcata, flessa e fortemente scorciata. sentata da un'angolazione così frontale che i lati e la parte superiore
non si intravedono neppure: 3 dobbiamo completarlo noi. Inoltre, se
si eccettua la cornice superiore, quasi tutta la parte frontale è coperta
2 Tutti i commentatori del quadro parlano di una figura forte, ma il senso del suo effetto
dalle guardie. Dal momento che si tratta di un oggetto rettilineo e
varia in modo considerevole. Essa è l'oggetto di un magnifico passo di Roberto Longhi, dove il (vogliamo supporre) regolare, pochissime informazioni sono suffi-
richiamo alla tradizione del Cristo Pantocratore sottintende la presenza della figura seduta. Scri-
ve Longhi, Piero della Francesca (1927),1963, pp. 53-55' «Sull'alveo teneramente bruno e macu-
cienti per metterci in grado di acquisirne per proiezione una cono-
lato di una stagione di difficile trapasso, sorse il Cristo orrendamente silvano e quasi bovino; scenza esaustiva.
come un torvo manente umbro ristette, rustico, a contemplare dalla proda del Sepolcro i suoi
poderi di questo mondo. Il drizzato rigore di quell'immagine stoica, insensibile, e fatale, nella
gran dolcezza del paese, ottenne naturalmente le evocazioni che si desideravano; ed è facile che 6. Questo non è uno di quei dipinti in cui Piero elabora un'am-
anche oggi, di fronte a una simile apparizione, la memoria coltivata ricorra ai più solenni fra i bientazione prospettica coerente, ma in ogni caso esso comporta una
Pantocratores, da quello dei Santi Cosma e Damiano a quel di Monreale, all'altro del Cavallini prospettiva locale per gli oggetti. È stato fatto osservare che la pro-
a Santa Cecilia, e, attraverso lo sguardo sbarrato degli imperatori "ottoniani", fino al mitrato
Padre Eterno di Gand. Ma codeste vaghe similitudini sentimentali ed esteriori affinità iconi- spettiva delle quattro guardie e quella di Cristo con il suo sarcofago
che restano sommerse di fronte a quel diverso che sempre risiede, e qui sopratutto, nelle pecu- sono scisse. 4 Le guardie e il piano su cui esse poggiano sono rese come
liarità della forma; apparendo il Cristo di Piero per un lato più immediatamente naturale, per
l'altro più profondamente astratto di quelli. Dalla storia delle nuove circostanze sentimentali
vedesi essere involontariamente assorto a simbolo di salvazione questo accigliato colono imbal-
samato dal sole; ma dal nUovo rapporto fantastico tra il genio di Piero e le formalità visibili sor-
ge la purificazione figurativa che fa di quella rigidezza, misura ed arte, di quella testa sbarrata,
3 È stato osservato da Aronberg Lavin, Piero della Francesca, 1992, p. 108.
4 Questa considerazione risale a Giusta Nicco Fasola, e si trova nell'introduzione alla sua edi-
un coperchio orribile ma supremamente congruo ad un corpo di modulo sublime, nutrito di rara
zione del De prospectiva pingendi, Sansoni, Firenze 1942, pp. 5 l -5 2. È un motivo ricorrente nel-
polpa eburnea, pretesto nella toga certamente classica, ma intinta in un rosa novello come non
la letteratura.
si vide giammai nella pittura antica».
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Capil% ,fr'lIlmo L4 «Rcsurrc.ionc di Cristo» di Piero de/la Francesca I43
se fossero viste da un punto di osservazione molto basso, e sembre-
rebbero implicare di conseguenza una linea di orizzonte molto bassa. DISTINZIONI OBBLIGATE
Cristo è raffigurato in modo più direttamente frontale anche se si tro-
va al di sopra delle guardie. Cristo, la Parola di Dio, consegnatosi alla morte corporale per
mano dell'uomo, risorge dal sepolcro. La vittoria sulla morte e sul-
7. La guardia senza gambe regge una lancia. La lama della lancia, un l'inferno è il mistero centrale della fede cristiana. Agli occhi del-
segmento di uno dei rami dell'albero alle sue spalle e il profilo della col- l'individuo essa rinvia nel modo più diretto alla speranza della re-
lina ancora più arretrata si sovrappongono a formare una sorta di inter- denzione dal peccato originale, a una prospettiva di resurrezione
sezione dove si incontrano tre livelli di distanza (tav. 15). Se si fissa lo personale, ma anche all'eventualità di venire giudicati da Cristo in
sguardo su uno dei tre - la lama, il ramo, la cresta dei colli - diventa persona. Al di là di tutto questo, il mistero della Resurrezione era al
impossibile, almeno secondo la mia esperienza, vedere chiaramente gli centro di molte altre gravi questioni: il rapporto tra Cristo come
altri due. Si può liberamente spostare l'attenzione su ciascuno dei tre, uomo e Cristo come Dio, per esempio, oltre che il rapporto tra cor-
e allora gli altri due scompaiono dal raggio della nostra consapevolez- po e anima in generale.
za, per quanto sul piano fisico del dipinto essi cOndividano la stessa
porzione di superficie e si trovino alla stessa distanza da noi. I. Uno degli aspetti peculiari della Resurrezione, lo hanno già osser-
Sette eventi pittorici, abbiamo detto: (I) un Cristo composito, (2) vato in molti, è il fatto che nella Bibbia il momento in cui Cristo risu-
un vessillo che svia l'attenzione, (3) un rosso anomalo, (4) la guardia scita dai morti non è descritto come un episodio che si svolga in pre-
senza gambe, (5) la parte anteriore del sarcofago e le sue reticenze, (6) senza di testimoni, come sarà invece più tardi, per fare un esempio,
la prospettiva disgiunta degli oggetti, (7) un'intersezione di distanze l'Ascensione. L'evento della Resurrezione è riferito da un angelo co-
in corrispondenza della punta della lancia. Ce ne sono altri, ma que- me qualcosa che accade fuori scena, per così dire, lontano dagli occhi
sti rappresentano una gamma di tipologie. del genere umano.
Essi disegnano i contorni di quel peculiare genere di significato pit- Il più dettagliato resoconto evangelico di quanto ebbe luogo tra la
torico che il presente studio cercherà di trattare. L'esperienza del qua- sepoltura, la sera del Venerdì Santo, e il mattino di due giorni dopo
dro da parte di singoli individui può variare, non c'è dubbio; in essa (Pasqua) si legge in Matteo 27, 57 - 28, 16. Cristo è stato crocifisso di
convergono attrezzature culturali e disposizioni individuali differen- venerdì:
ti, diverse conoscenze e presupposti, diverse abitudini e abilità inter-
Venuta la sera, giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe, il quale era
pretative. I nostri eventi pittorici hanno però un supporto permanen- diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di
te nel dipinto e si attivano nel momento in cui esso viene esperito, a Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato.
qualunque livello e in qualunque forma: questo sarà il nostro assioma Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nel-
di partenza. Essi, infine, sono organizzati: anche se resta possibile la sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una grande pie-
tra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Mag-
segnalare qua e là nella rappresentazione alcune forze attive a un livel- dala e l'altra Maria.
lo locale, la definizione di ciascuna dipende da quella delle altre. Il giorno dopo, che era Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i
Il loro funzionamento è probabilmente legato al soggetto del dipin- farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era
to, in un modo o nell'altro, e allora un secondo passo preliminare con- vivo: dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al ter-
sisterà nel valutare quale genere di relazione possa intercorrere tra zo giorno perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: è
resuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima! ».
un'immagine della Resurrezione di Cristo, qualunque essa sia, e il fat- Pilato disse loro: «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete».
to della Resurrezione. Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.
I44 Capitolo settimo La «Resurrezione di Cristo» di Piero della Francesca I45
Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l'al- l'uno o nell' altro caso. Un modo di concepire questa differenza è affer-
tra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un grande terremoto: mare che l'immagine e il testo verbale sono vincolati a media che
un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere impongono sistemi di distinzione differenti. 7
su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve.
Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l'angelo dis- Per fare un esempio, le lingue indoeuropee come il greco, il latino,
se alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. l'italiano e in misura minore l'inglese esigono una distinzione estre-
È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, anda- mamente esplicita del tempo cronologico e del tempo verbale (in cor-
te a dire ai suoi discepoli: è risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo sivo nel testo):
vedrete. Ecco, io ve l'ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e
gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi d~s~epoli.. Ed.ec.co Ges.ù ~en: Venuta la sera, giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe, il quale era
ne loro incontro dicendo: «Salute a voi!». Ed esse, aVVIcmatesI, glI cmsero I pIedI diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di
e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato.
fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno». Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nel·
Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai la sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia [...).
sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e
deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati" dicendo: «Dichiarate: i Imperfetto, passato remoto, piuccheperfetto: la rappresentazione
suoi discepoli sono venuti di notte e lo hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se visiva non impone di continuo una simile struttura, e in alcuni casi
mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo
da ogni noia». Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così
non è neppure in grado di renderla in modo elegante. I tempi verbali
questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino a oggi. - così come i modi (ordinò che gli/asse consegnato), la concatenazione
Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea [.. .].5 delle frasi (quando ... , il quale... , la qual cosa...), la distinzione tra so-
stantivo e aggettivo (uomo/ricco, lenzuolo/candido, tomba/nuova) -
Dei quattro evangelisti Matteo è il solo a menzionare la decisione non esigono di essere rappresentati in pittura.
di inviare delle guardie a sorvegliare il sepolcro per impedire ai disce- La rappresentazione pittorica, d'altro canto, esige altri complessi di
poli di trafugare il corpo di Cristo, e la critica storica più recente ten- distinzioni che la rappresentazione verbale non reclama. La maggior
de a interpretare la vicenda delle guardie come un'interpolazione rela- parte delle raffigurazioni comporta un centro e dei bordi, per esem-
tivamente tarda, ideata per mettere a tacere le voci che accusavano i pio, una sinistra e una destra, un sopra e un sotto, certe relazioni spa-
discepoli di aver fatto precisamente questo. 6 Anche Matteo, però, ziali e perfino un angolo di visuale di qualche genere, e ancora altri e
comincia il racconto soltanto con le due Marie (due Marie in Matteo, più interessanti tipi di specificità che risultano dalla somma dei pre-
tre in Marco, un numero di donne non meglio precisato in Luca e la cedenti. Al tempo di Piero della Francesca la raffigurazione esigeva
sola Maria Maddalena in Giovanni) che giungono al sepolcro all'alba inoltre un certo grado di chiarezza relativamente alla scala e alla di-
del terzo giorno e trovano la pietra rimossa dall'ingresso e l'angelo (un stanza, al volume e all'angolazione. L'idioletto pittorico dello stesso Pie-
angelo in Matteo e Marco, 4ue in Luca e Giovanni) seduto su di essa. ro, inoltre, comportava determinate scelte, per esempio in relazione
L'angelo dice: «Non è qui. E risorto, come aveva detto», mostra loro alla disposizione dei volumi, che nella stessa epoca altri dipinti non
il sepolcro vuoto e ordina loro di portare la notizia ai discepoli. implicavano. Alcune delle distinzioni obbligate che ritroviamo in Pie-
ro erano un obbligo autoimposto, e lo stile di un pittore può essere
2. Un certo tipo di divergenza tra la resa pittorica di un fatto e la
resa verbale dello stesso fatto è implicita negli strumenti impiegati nel- 7 Il concetto di «distinzione obbligata» (enforced discrimination) è preso in prestito dalla lino
guistica tradizionale. Ne ho trattato con maggiore diffusione in M. Baxandall, Pictorially Enfor-
La Bibbia. Testo integrale CEI, Piemme, Casale Monferrato 1995, p. 106 3.
5 ced 5ignification. 5t Antoninus, Fra Angelico and the Annunciation, in A. Beyer, V. Lampugnani
G. Liidemann, Die Auferstehung Jesu. Historie, Er/ahrung, Theologie, Vandenhoeck unti
6 e G. Schweikhart (a cura di), Hulle und Fulle. Festschrift fur Tilmann Buddensieg, VDG, Alfter
Ruprecht, Gottingen 1994, su Matteo in particolare le pp. 121-3 6 . '993, pp. 3 1-39.
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I4 8 Capitolo settimo La «Resurrezione di Cristo» di Piero della Francesca I49
della devozione ordinaria espressa dalle omelie e dagli opuscoli all' e- sentazione con il quale Piero si confronta - Cristo risuscitato in pro-
poca di Piero della Francesca, La grana è radicalmente verbale: tanto cinto di risorgere, o nell'atto di risorgere da un sarcofago di fronte al
per cominciare analizz~ illir:guaggio in d~versi ;nodi, a,lcuni de~ ~ua~i quale, o intorno al quale si trovano alcune guardie - finisce per impor-
giocosi e basati su dOPPl senSl, sul passagglO dali uno alI altro del slgm- si definitivamente (tav. 20). A dispetto di un'ampia diffusione nel-
ficati di una parola; inoltre elabora livelli e tipi di metafora. Non ha l'Europa del Nord nel corso del XIII secolo, in Italia esso non si affer-
nulla a che spartire con la grana delle immagini. ma come un soggetto corrente fino al XIV secolo inoltrato (tavv. 2 I,
22a), vale a dire dopo l'epoca di Giotto e Duccio, e non molto più di
4, Ma poi, chi lo sa, è possibile che il testo vero e proprio d.i cui Pie- un secolo prima dello stesso Piero. 12
ro forniva un'esegesi pittorica nel suo dipinto fossero meno 11 Vange- Il frutto di questa evoluzione era una trasposizione visiva della
lo di Matteo o gli scritti dei teologi che non piuttosto un testo pitto- Resurrezione che aveva desunto le guardie dalle antiche raffigurazioni
rico, o la tradizione visiva della Resurrezione. Quest'ultima ha una paleocristiane e non sembrava del tutto sicura sul modo di utilizzarle.
9
storia complessa che è stata studiata nel dettaglio. • • •• Il loro atteggiamento appare spesso instabile, oscillante tra la sorpresa
Un mistero di tale entità non poteva restare pnvo dI una ratifica e il sonno (abbiamo visto in Matteo che la sorpresa, che lascia le guar-
visiva di qualche genere, ma la reticenza dei Vangeli sembra avere sco- die «tramortite», è la conseguenza della visione di un angelo, non di
raggiato il ricorso a quel tipo di rappresentazione narrativa diretta che Cristo; quanto al sonno, è in un secondo momento che i sacerdoti
altri episodi della vita di Cristo sollecitano o anche solo con~ento~o, impongono alle guardie di fingere di essere stati addormentati nel
In un primo momento, si crede, la raffigurazione era stata slr~bohca momento in cui Cristo risorgeva). Questo genere di immagine della
piuttosto che scenica. In particolare i cristiani del IV s~colo sviluppa- Resurrezione, tuttavia, è meno semplicemente la resa di una storia di
rono un tipo di decorazione a rilievo per i loro sarcofag:, nel qu~le una quanto possa sembrare in un primo momento. Le guardie non si sono
croce recante il monogramma di Cristo, coronata, era fianchegglata da ancora del tutto scrollate di dosso il loro passato di semiattributi paleo-
guardie. lO La croce con il monogramma e la coro?a .simboleggiavano la cristiani della Resurrezione piuttosto che di attori presenti sulla scena.
resurrezione, e le guardie non erano tanto atton dl un dramma sa~ro, Coerentemente con tale trascendimento del dato narrativo, il solo
quanto una sorta di attributo identificativo, o un'etichetta che dlce- elemento materiale che Matteo poteva fornire all'ambientazione pit-
va: «Resurrezione». torica dell'evento - la tomba si trovava all'interno di una grotta sigil-
Per un millennio, in Occidente, la Resurrezione di Cristo rimase un lata con una grossa pietra - viene spesso del tutto ignorato. Le ecce-
soggetto che opponeva resistenza a un approccio di tipo narrativo. La zioni tendono a ridursi a piccoli pannelli di rilievo secondario inseriti
Chiesa d'Oriente sviluppò una tipologia dell'Anastasis che rappresen- in sequenze narrative nelle predelle delle pale d'altare (tav. 24). Nel-
tava Cristo nell' atto di lasciare il sepolcro e di richiamare alla vita la sua Resurrezione Piero scelse di ignorarlo.
Adamo e altri peccatori confinati all'inferno, un tipo imparentato
almeno in parte con il motivo occidentale ~ella Discesa al,timbo: Il 5. Troviamo così che la pittura da un lato e l'esegesi teologica dal-
Nella Chiesa d'Occidente, però, non incontnamo molte raffigurazlO- l'altro sono discorsi incommensurabili e divergenti. Sono incommen-
ni di Cristo nell'istante preciso in cui sorge dal sepolcro fino al XII surabili nella misura in cui gli elementi e le strutture necessari all'una
secolo, il momento in cui quello specifico genere o specie di rapprc- e all'altra non sono in condizione di conformarsi reciprocamente.
Sono divergenti perché i rispettivi media impongono, e in senso sto-
9Vedi in particolare Schrade, Ikonographie der christlichen Kunst, 1932, ancora utile. .
lO J. Villette, La Résurrection du Christ dans l'art chrétien du
If au Vlf siècle, Laurens, l'un,
12 Schrade, Ikonographie der christlichen Kunst, 1932, in particolare le pp. 133-59, e G. Schil-
1957, cap. 2, con un elenco di esempi pertinenti alle pp. 120-,21, nota 21:. ).
11 A. D. Kartsonis, Anastasis. The Making 0/ an Image, Pnnceton Umverslty Press, l [1\1<'<' ler, Ikonographie der christlichen Kunst, voI. 3: Die Au/erstehung und Erhohung Christi, Mohn,
Giitersloh 1971.
ton (NJ) 1986, in particolare capp. I, 2 e 4·
'1" La «Resurrezione di Cristo" di Piero della Francesca 1.51.
-.",:.
1'• • •,,-IilIlIIIlIIIlIiilliiìiiiii..,
21 D. Herlihye Ch. Klapisch-Zuber, Tuscans and their Families. A Study 01the Fiorentine Cata-
~~ Il testo ?el documento è in Battisti, Piero della Francesca (1971), 1992. val. 2, p. 48 3,
sto 01 I427, Vale University Press, New Haven - London 1985, capp. 2 e 4. Per la prtma volta In Bombe, Zur Genesis des Aulerstehungslreskos, 1909. pp. 33 1 -3 2 .
·. ·········_··· .. -- .. __••••.. • .. ···~~·.. ·~T."'T""1".. """!!.".,"',.,'" ....
torico che è la Resurrezione, ineludibilmentc, hll flltto del lato in chiave è data dalla presenza di tre teste sullo stendardo). A Sansepol-
ombra del Redentore il Giudice. 27 Esso era sempre stato implicito nel cro Piero rappresenta il tradizionale vessillo a coda di rondine, segno
tipo figurativo: dopo averlo visto qui, in effetti, cominciamo a ren- di vittoria, che ritroviamo in forma più semplice nella Resurrezione di
derci conto di quello che si nascondeva in altri dipinti del primo Rina- Andrea del Castagno (tav. 25), combinando un piano in flessione con
scimento e che Piero ha portato allo scoperto. uno schema decorativo fortemente scorciato (tav. II). La fuga di orli
È la scansione visiva a produrre questo effetto, dando importanza serpeggianti resta affascinante anche dopo averla scomposta e analiz-
all'area circoscritta di una messa a fuoco momentanea. La nostra riten- zata, perché essa nasconde una sorta di intoppo: ci sembra di non otte-
zione immediata tra le successive fissazioni dell'occhio ha una capa- nere mai un possesso ottico definitivo, che valga una volta per tutte.
cità estremamente ridotta. 28 La fissazione di un determinato momen- Si tratta in parte della tortuosità delle continuazioni fuorvianti, indi~
to non è del tutto vincolata dalla somma delle percezioni ricavate da cate con le lettere x e y in figura }. La fuga prospettica va scomposta
fissazioni precedenti. A volte vediamo il Redentore che trionfa sul- e analizzata ogni volta daccapo.
l'inferno, a volte il Giudice che incombe su di noi, a volte un essere La reciprocità che si instaura tra lo stendardo e la testa dipende
in tensione che racchiude entrambi. dalla loro differenza. Lo stendardo attira l'attenzione in virtù delle
sue ingenti richieste percettive. La testa di Cristo attira l'attenzio-
ne perché è una testa, perché è la testa di Cristo e perché ricerchia-
2. Il vessillo che devia l'attenzione mo o rifuggiamo il suo sguardo; a livello percettivo, tuttavia, la testa
si presenta come un piano frontale che pone esigenze percettive
Che cosa vediamo nella figura di Cristo dipende non soltanto da modeste. Lo stendardo è innanzitutto una costruzione fatta di bor-
dove guardiamo - alla parte sinistra o a quella destra - ma anche dal di lineari desunti per via inferenziale: la testa di Cristo, invece, pre-
modo in cui guardiamo o prestiamo attenzione, e una delle condizioni senta un marcato schema tonale, non tanto nel modellato quanto nel
di ciò sembra consistere nel rapporto con il diversivo rappresentato dal- tono delle superfici: capelli e occhi più scuri contro un incarnato più
lo stendardo (tav. II). chiaro.
Piero aveva accumulato una certa esperienza in fatto di bandiere inte- Sorge così il problema della visione periferica. La visione centra-
ressanti con le sue grandi scene di battaglia ad Arezzo (un esempio è il le, foveale, trasmette alla mente visiva una combinazione di rilievi
vessillo con la testa di moro (tav. 16), lacerato in modo da lasciare intra- precisi e dettagliati e di rilievi grossolani e generalizzanti, entrambi
vedere un invitante ritaglio di quello che, come possiamo ipotizzare, era necessari per una buona percezione degli oggetti. Allontanandosi dal
un disegno analogo sull'altro lato, anche se è difficile identificarlo. La centro, la rilevazione parafoveale e periferica diventa via via più
imprecisa e incapace di percepire i valori cromatici. Alcune proprietà
27 È Aronberg Lavin, Piero della Francesca, 1992, p. 110, a osservare che la figura ha l'aspetto
visive sopravvivono meglio di altre in questa percezione esclusiva-
di un giudice.
28 Alcuni studi affermano che tendiamo a basarci soprattutto sulla fissazione immediata- mente grossolana: in particolare le forme costruite per campiture
mente presente e sul presupposto che il mondo sia stabile e coerente; una rappresentazione men- tonali sopravvivono meglio delle forme lineari (fig. 4). Si potrebbe
tale portata avanti cumulativamente di fissazione in fissazione non sarebbe che una descrizione
molto generale e astratta (vedi D. E. lrwin, Visual Memory within and across Fixations, in Ray- dire, in alternativa, che la struttura cellulare delle aree parafoveali,
ner [a cura di], Eye Movements and Visual Cognition ciL, pp. 146-65 e Id., Memory /or Sl'atial non tuttavia quella della fovea centrale stessa, privilegia le aree di
Position across Saccadic Eye Movements, in G. d'Ydewalle e J. van Rensbergen [a cura di], Per- tono contrastante rispetto alle aree a rilevazione lineare. 29
ception and Cognition. Advances in Eye Movement Research, North Holland, Amsterdam 1993,
pp. 3 2 3-32). Altri ipotizzano una memoria operativa a breve termine distinta dalla memoria visi-
va a più lunga scadenza e più limitata: per esempio A. Baddeley, Working Memory, Clarendon
Press, Oxford 1986, in particolare cap. 6; tutta una serie di ricerche svolte in questo frequen- 29 G. Menzer eJ. Thurmond, Form Identification in Peripheral Vision, in «Perception and Psy-
tatissimo ambito di studio è analizzata in N. Cowan, Attention and Memory. An Integrated Fra- chophysics», 8, 1970, pp. 205-09;J. Braun e D. Sagi, Vision Outside the Focus o/ Attention, ivi, 48,
mework, Clarendon Press, Oxford 1995, capp. 2-3· 1990, pp. 45'58. Le implicazioni della visione parafoveale per la percezione di dipinti sono ridi-
La «Resurrezione di Cristo» di Piero della Francesca
Dall' altra parte si potrebbe obiettare che la veste doveva pur avere Per quanto mi riguarda, scelgo di unirmi a quegli abitanti di San-
un colore di qualche tipo, essendo lo stesso mezzo pittorico a imporre sepolcro - molto pochi, forse - che avrebbero deciso di attivare Isaia,
tale distinzione. Questo tipo di rosso, miscelato più o meno allo stes- 63, 1-4 e l'allusione a Cristo nel tino, una citazione ortodossa celata
so modo, è un colore spesso utilizzato da Piero della Francesca, ma nel simbolismo del rosso. 33 Essa articola concettualmente quello che
anche da Domenico Veneziano e da altri pittori dell'epoca, per super- sembra essere un elemento di severità del dipinto e presenta la veste
fici di un certo prestigio. Anche il pittore senese dell'immagine che come un indumento bianco macchiato di rosso, cosa che si addice al
può avere funto da prototipo (tav. 23), per giunta, si era servito di un suo aspetto. Lo stesso Piero poteva non essere tra quelli che avevano
colore simile. Può darsi che la tunica sia rossa per ragioni niente affat- in mente Isaia come riferimento specifico e attivo (la scelta di consi-
to simboliche di equilibro pittorico o accentuazione. Il fatto che la derare il simbolismo «intenzionale» o meno dipende dal significato
veste di solito sia bianca può essere spiegato con molte altre ragioni. che si dà alla parola).
L'interpretazione simbolica, per la sensibilità di alcuni, è eccessiva-
mente esplicita e poco raffinata.
Neppure questa spiegazione, però, riesce a rassicurarci del tutto. 4. La guardia senza gambe
Il pittore e il suo pubblico avevano senz'altro una certa familiarità
con il simbolismo dei colori, in fin dei conti, fosse stato soltanto per La guardia barbuta con la lancia è la più scandalosa delle quattro,
via della sua applicazione agli abiti liturgici: non potrebbe darsi che, dal momento che le sue insolenze hanno luogo a mezza via tra la super-
sebbene il pittore non avesse assegnato riflessivamente a quel colo-
ficie lineare del dipinto e le tre dimensioni, vale a dire in un ambito
re una funzione simbolica, il codice fosse latente nella sua sensibilità
specificamente pittorico. Soltanto lei, sul piano bidimensionale del
e quindi nella sua intenzione, e dunque che un osservatore, anche
dipinto, intralcia la figura di Cristo, con la testa. Sempre sulle due di-
se la lettura simbolica non era obbligatoria, avrebbe potuto legit-
mensioni, inoltre, essa chiude gli occhi davanti alla ferita sul piede di
timamente attivarla, se lo desiderava? Si può essere certi che alcuni
Cristo. In un contesto del genere possiamo interpretare l'orlo dell'el-
osservatori avrebbero agito così. Cose come queste devono accade-
metto come un'aggressiva parodia dell'aureola di Cristo, che è sicura-
re in una cultura dotata di un sistema di significati metaforici ricco
come quello del cristianesimo medievale. Per noi, che non ne fac- mente meno interessante dal punto di vista visivo. E poi è priva del-
la metà inferiore.
ciamo parte, è in gioco una questione di tatto più che un vero e pro-
prio dilemma. Lo status di questa carenza è stato messo in discussione di recente
Non sembrano esserci ragioni probanti per insistere sul Sacrificio da un'interessante lettura della guardia nerboruta alla sua destra, in
e sulla Passione come significato deliberato del rosso della veste. Que- abiti marroni. È stato sostenuto in modo convincente che l'ombra
sto tipo di interpretazione, d'altra parte, era inscritto a livello siste- proiettata dalla sua testa sulla cornice, al centro, è troppo lontana per-
matico nei circuiti di quella civiltà, e a Sansepolcro c'era sicuramente ché la schiena posa poggiare sulla tomba; la guardia in marrone, in
qualcuno in grado di intraprenderla. Alcuni di questi (persone come realtà, è appoggiata al suo scudo, l'oggetto di scorcio che si intravede
Francesco, il fratello di Piero, monaco camaldolese presso la locale alla sua destra, con la cinghia incurvata 34 (tav. 9). A questo punto
abbazia)32 disponevano anche dell'attrezzatura e dei titoli per andare possiamo ipotizzare che la guardia con la barba disponesse di spazio
oltre e richiamarsi al pensiero teologico che faceva da supporto al sim-
bolismo cromatico. 33 Cfr. Durand de Mende, Rationale divinorum officiorum, III, XVIII, De quatuor coloribus
cit., p. 50a.
34 Th. Martone, SpatialGames in the Art ofPiero della Francesca andJan van Eyck, in M. Dalai
32 Su Francesco vedi J. R. Banker, Piero della Francesca, ilfratello Don Francesco di Benedet- Emiliani e V. Curzi (a cura di), Piero della Francesca tra arte e scienza (Atti del convegno, Arez-
to e Francesco del Borgo, in «Prospettiva», 68, I992, pp. 54-56. zo, I992), Marsilio, Venezia I996, pp. 95-I09, nello specifico p. ro6.
I68 (.'apUII/11 "m",a La «Resurrezione di Cristo» di Piero della Francesca
sufficiente per distendere le gambe dietro ,U, lIuardia in marrone. " Un aspetto che richiama molto meno l'attenzione rispetto al gruppo
Ammettiamo pure questa congettura come un argomento razionale centrale e al dettaglio minuto è il livello medio di organizzazione com-
fondato sulla logica dell'ombra e dello scudo, ma ammettiamo altres1 preso tra i due, vale a dire il singolo corpo umano composto di parti.
che resta possibile percepire occasionalmente la guardia come priva di Le descrizioni che costruiamo a partire dalle nostre fissazioni oculari
gambe. Il problema diventa una questione di circostanze e di effetto, dispongono gerarchicamente i loro elementi di analisi, e anche i corpi
oltre che del senso del gruppo come un tutto. umani sono integrati come ordini di volumi e di elementi costitutivi:
A quale livello di organizzazione le guardie esigono una percezione certi resoconti odierni di questo fenomeno, in verità, assomigliano
articolata? Come gruppo, indubbiamente, un gruppo che Roberto straordinariamente a quanto Alberti scrive nel De pictura (§§ 35-39) sui-
Longhi ha descritto con eleganza «come i quattro spicchi di un frut- la formazione dei corpi per mezzo dell'assemblaggio di membra. Il
tO».36 Il colore è generalizzato, una gamma di due o tre qualità di mar- nostro sapere e le nostre attese, chiaramente, contribuiscono in modo
rone terra, un verde ricorrente, un blu appena diversificato sulla destra. decisivo alla nostra percezione: ci aspettiamo che le guardie abbiano
Le mani e i piedi sono distribuiti con parsimonia: su quattro persone le gambe. Un leggero incoraggiamento dall'alto, dettato dalle nostre
abbiamo tre mani, forse un piede e tre piedi incompleti ammassati al aspettative, può indurci a compiere salti illeciti. 38
centro. C'è inoltre una notevole continuità di tinta e di tono, special- A un certo punto non resta che mettere a confronto le rispettive espe-
mente al centro, e i contorni sfumano gli uni negli altri. Tutto questo rienze. La mia esperienza è quella di non riuscire a mettere d'accordo la
istituisce sulla superficie del dipinto un regime alternativo, se non addi- testa, le spalle e le braccia della guardia che porta la barba con una metà
rittura opposto, alla rappresentazione nel suo complesso. Non è assur- inferiore costituita da gambe distese nello spazio dietro la guardia vesti-
do percepire qualche affinità tra questo modulo di superficie e l'arabe- ta di marrone. La sua pastura non sembra suggerirlo, e nemmeno per-
sco delle guardie nello smalto di Klosterneuburg (tav. 20). metterlo, e qualunque idea ci si possa fare della presenza o assenza di spa-
Le guardie richiamano l'attenzione anche a un livello molto inferio- zio sufficiente è intellettuale, non visiva. Ho tentato di immaginarla in
re: i connotati delle due teste visibili modellate in prospettiva, natural- ginocchio, accosciata o seduta sui calcagni, ma non ci sono riuscito.
mente, ma in modo assi più problematico anche la lavorazione detta- Quando la mia attenzione è rivolta altrove, d'altra parte, mi sor-
gliata delle armature di cuoio e di metallo. L'ornamentazione delle prendo ad assecondare un tipo di percezione ancora più perverso, una
tessere a scaglia che ricoprono gli spallacci dell'uniforme (applicati su doppia attribuzione di gambe: mi sembra che la mezza guardia con le
una cotta di maglia, appena visibile sotto il braccio della figura a sini- maniche verdi prenda in prestito o condivida il piede destro calzato di
stra) ha più di un motivo per risultare insolita e inquietante dal punto verde, e forse anche la gamba sinistra dello stesso colore che appar-
di vista ottico (tav. 13). Essa esige un'alta frequenza spaziale di visio- tiene propriamente alla guardia di tre quarti in primo piano a destra
ne/l sintonizzata sulle minime differenze, un tipo di risposta che si (tav. 9). L'impulso che ci spinge a percepire oggetti è forte.
addice ben poco al dipinto nel suo complesso; le singole unità intrat- Qual è dunque (o per essere pignolo: quale sarebbe) l'effetto otte-
tengono spesso un curioso rapporto planare con le membra sottostanti; nuto da una mezza guardia perfettamente finita? Uno degli effetti è
il disegno ripetitivo sovrapposto a piani sempre differenti, l'accenno che quattro persone sono indicate con la massa sensibile di tre perso-
minuzioso a una tattilità di piccola scala che per un verso stona, attira, ne e mezza. Nell'equilibrio interno del dipinto la circostanza potreb-
e per l'altro forse respinge. A certe distanze lo si vede, ad altre non più.
38 La più diffusa descrizione della percezione gerarchica della figura umana risale a D. Marr,
Thomas Martone ha sostenuto questa possibilità nel corso di una conversazione privata
35 Vision. Computational Investigation into tbe Human Representation and Processing o/Visual In/or-
con l'autore. mation, Freeman, New York 1982, capp. 4-5. Sul rapporto tra scansione e percezione erronea
36 Longhi, Piero della Francesca (r927), 1963, p. 54· vedi M. De Mey, Eye Movements and tbe Perception o/ Impossible Figures, in d'Ydewalle e van
37 In R. L. De Valois e K. K. De Valois, Spatial Vision, Oxford University Press, New York - Rensbergen (a cura di), Perception and Cognition cit., pp. 105-14, con dimostrazioni basate su
Oxford 1990, capp. 5 e 7 si possono esplorare diverse implicazioni stranianti di questo aspetto. varianti del tridente eli Penrose.
Capi/% ~t'ttJ"w
La« Resurrezione di CristO» di Piero de/la Francesca
I7°
be compensare il fatto che le guardie sono più vicine Il noi di Cristo,
e che di conseguenza, nella lingua scrupolosa di Piero, devono essere
lievemente più grandi sul piano dell'immagine. Nei dipinti comples-
si, tuttavia, gli effetti semplici risultano improbabili, e in Piero ~n
altro prodotto di tale artificio consiste nello stimolare un'energla
cognitiva generalizzata che possiamo poi proie.ttare ~ulla rappresenta-
4J1
zione, o nella rappres~nta~ione (un ~aso paradlgmatlCO ~d,Arezzo, ~ul
quale possiamo esercltarcl a perceplre quest~ effett?, e l assegnazlO- Figura 6
Le parti visibili del sepolcro (cornice omessa).
ne di quasi tre metri di spazio verticale alle cmque flgure nella tavola
17 e la vita irrequieta che questo espediente presta loro).
prendente quanti pochi elementi (tav. 9 e fig. 6) ci bastino per dedurre
il tutto con sicurezza. Se supponiamo che essa sia regolare, siamo in gra-
5. Il sarcofago do di ricostruire centimetro per centimetro la modanatura, compresi i
due elementi di suddivisione. Ecco la nostra ri-creazione (dobbiamo
Molto a proposito è stato osservato che il punto di vista .rigorosa- osservare, in ogni caso, che da sola la figura 6 sarebbe fuorviante, dato
mente frontale, negandoci ogni accesso visivo alla parte supenore della che sopprime un elemento di informazione, e cioè il fatto che la visua-
tomba consente a Piero di evitare l'errore di raffigurare la tomba come le è occlusa da alcune guardie aventi una certa forma).
se foss~ stata aperta. J9 Una figura di Cristo nell'atto di emergere da un La cornice superiore, a sua volta, presentandoci sia una visuale fronta-
coperchio chiuso sarebbe indubbiamente infelice dal punto di vista pit- le ombreggiata della modanatura e una sezione di profilo della stessa all'e-
torico, e generalmente i pittori scoperchiano la tomba (tavv. 21- 2 5). In stremità sinistra (tav. 14) diventa una guida per trasformare l'ombreg-
questo modo, però, si negava un miracolo di Cristo (e al tempo stesso giatura locale in forma, e non solo per quanto riguarda la tomba stessa,
un'allegoria della nascita da una vergine). . ma anche nel caso della veste di Cristo. Essa è una chiave del modellato.
Qualunque fosse la sua motivazione originaria, la parte antenore d~l La parte anteriore del sarcofago marca sul piano il netto confine di
sarcofago finisce per trasformarsi in una vigorosa componente del dl- un transitus visivo, un passaggio dal mondo volgare delle guardie al
pinto che commenta gli eventi con la sua retic~nza. Il sarcofago è l~r: regno di Cristo. Il suo carattere visivo, però, ha tutta l'aria di giocare
gamente sottratto alla nostra vista dalle guardle, .ma la ~u~ forma Cl e un ruolo molto più complesso. La Resurrezione, dopotutto, è la pro-
perfettamente nota perché anche. il poco c~e ve~la.mo Cl ~lce che ess? va del fuoco della fede, la prova che san Tommaso trovò tanto diffi-
è rettilineo e regolare. 40 La cormce supenore Cl Sl offre m tutta eVl- cile, il punto da cui tutto il resto della dottrina cristiana dipende -l'ar-
denza, ma non appena scendiamo al di sotto del livello delle spalle del- gomento della non evidenza (Pietro Lombardo).41 C'è poi la luce che
le guardie e prendiamo in considerazione il corpo della tomba, è sor- ci consente di leggere le modanature della tomba. Partendo da qui si
potrebbe sviluppare tutta una teologia.
39 Aronberg Lavin, Piero della Francesca, 1992, p. 108 fa notare c?e l.a visione f~ont~e con-
sente di evitare l'errore comune che consiste nel raffigurare un COperChlO nmosso: etlsto e asceso È giunto il momento di fermarsi. Gli eventi pittorici si sono pre-
miracolosamente da una tomba chiusa. Vedi anche Schrade, Ikonographie der christlichen Kunst,
193 2 . Sulla romba aperta come negazione dell'allegoria della nascita da una vergine, vedi Jacopo sentati come depositari di significati individuali o come strumenti
da Varazze, Legenda aurea, LIV, Einaudi, Torino 1995, p. 297·
40 Buona parte della letteratura insiste sulla rassomiglianza tra il sarcofago e l'altare p.roget-
41 Tutto ciò che so sull' argomento deriva da I.-c. Schmitt, La croyance au Moyen Àge e Id.,
taro da Alberti negli anni cinquanta o sessanta del Quattrocento per la Cappella Rucel!al.1n San
Pancrazio a Firenze, dove peraltro si trova una replica del Santo Sepolcro. VedI Battlstl, PIero Du bon usage du «Credo», entrambi in Id., Le corps, les rites, les reves, le temps. Essais d'anthropo-
logie médiévale, Gallimard, Paris 2001, pp. 77- 126; su Pietro Lombardo vedi in particolare p. 98.
della Francesca (1971), 1992, val. I, p. 222 e val. 2, pp. 381-82, nota 3 I t.
La «Resurrezione di Cristo» di Piero della Francesca I73
locali per introdurre enfasi. La doppia fiKlIril di Cristo ribadiva le due distanzaY L'insolita accessibilità di entrambi i lati della testa di Cri-
facce della Resurrezione, la Redenzione e il Giudizio; lo stendardo, sto - è questa a conferirgli quella certa aria da pipistrello - può esse-
distraendo lo sguardo, imponeva alcune visuali accentuate di Cristo; re spiegata molto più facilmente con un qualche tipo di proiezione
il rosso sorprendentemente anomalo poteva essere o non essere un parallela, una tecnica che non apparteneva affatto al repertorio pub-
simbolo esplicito; la guardia senza gambe si può intendere in parte blico di Piero della Francesca pittore. Nelle procedure cui Piero ricor-
come una correzione dell'equilibrio complessivo. Le cose sembrano reva per studiare oggetti irregolari, tuttavia, c'era uno stadio prelimi-
stare cos1. Adesso, però, il sarcofago è in procinto di trasformarsi in nare nel quale gli oggetti venivano disegnati nelle quattro elevazioni
un'allegoria della fede, e questo ci sembra un po' facile. Assegnare sta- - frontale, laterale, dal basso e dall'alto (tav. 18) - prima di stabilire
bilmente quel significato sarebbe una cristallizzazione prematura, che i punti dai quali bisognava tracciare i raggi visivi, o linee di visione,
esso sia davvero un'allegoria oppure no (in un senso o nell'altro). Il per ottenere i diversi punti di vista. Le teste sono «in propria for-
pericolo è quello di scivolare in un universo di metafore visive, di alle- ma»,43 senza prospettiva. Può risultare indubbiamente difficile pen-
goria pittorica, nel campo dell'illustrativo ecc. Tale scelta potrebbe sare che Piero potesse impiegare una testa del genere in un dipinto,
accreditare in qualche modo l'idea che un'immagine non è soltanto un specialmente per una figura di Cristo. Non possiamo escludere la pos-
surrogato di ciò che essa raffigura, e neppure una mera prelibatezza sibilità che la sua immaginazione risentisse di una simile procedura nel
estetica o una curiosità percettiva. Il problema è che in questo modo, momento in cui si trattava di dipingere un'entità non soggetta agli
assegnando significati qua e là, un pezzo alla volta, mandiamo in cor- accidenti del mondo materiale e visibile. Una delle conseguenze sulla
tocircuito la forza sistemica dell'immagine al cui interno gli elementi figura è ovvia, e sarebbe addirittura opportuno farne l'esperienza
singolarmente descritti interagiscono. In questo modo ostacoliamo un inclinando la tavola IO da un lato. Ovunque ci troviamo, Cristo con-
possibile superevento pittorico capace di trascenderli. tinua a rivolgersi a noi e a imporci la sua presenza, non solo con gli
Lasceremo aperto il problema del sarcofago. Un'ultima cosa da occhi ma con tutto il corpo.
aggiungere, però, è che esso resiste alle nostre indagini. Non c'è asso- Ci sarebbero forse state cose urgenti da dire sulla trabeazione dipin-
lutamente nulla che possiamo fare per confermare o infirmare l'infe- ta, sulla cornice fittizia della Resurrezione (tav. 9), dal momento che
renza in base alla quale siamo convinti che esso abbia quattro lati e essa rappresenta al di là di ogni dubbio una parte non trascurabile del-
una parte superiore. l'opera, e offre un ancoraggio per le ortogonali. Come la maggior par-
te delle cornici essa contribuisce a confermare l'orientamento del qua-
dro nel suo proporsi al riguardante e la nostra impressione che il suo
6. Le prospettive disgiuntive regime sia dotato di un centro e di una periferia. Come molte cornici
fittizie la sua natura di artificio complica, pur senza comprometterla,
Osservare che le guardie e Cristo sono costrUIti 10 prospettive la nostra percezione dell' altra finzione pittorica, quella che essa finge
diverse e presuppongono punti di vista situati a livelli differenti è cor- di racchiudere. 44 L'effetto più specifico della sua prospettiva implici-
retto, ma può darsi che non sia sufficiente. La prospettiva locale del-
le guardie e il piano di base sul quale esse poggiano suggeriscono sen- 42 Altri hanno espresso in vari modi la stessa idea. La descrizione che fa emergere nel modo
za dubbio un punto di vista ipotetico piuttosto basso, ma Cristo e la più chiaro questo aspetto è J. White, The Birth and Rebirth 0/ Pictorial Space, Faber & Faber,
London 1957, pp. 196-97 [trad. it. Nascita e rinascita dello spazio pittorico, Il Saggiatore, Mila-
sua tomba, nonostante siano raffigurati frontalmente, non presup- no 197 1 , pp. 260-62]. Vedi anche J. V. Field, The Invention o/Infinity. Mathematics and Art in
pongono alcun punto di vista del genere. In realtà nessun carattere the ~enaiS5a~ce, Ox~ord University Press, Oxford 1997, cap. 5, in particolare p. 10 9.
44 [AllUSIOne a PIero della Francesca, De prospectiva pingendi cit., III, VIII, p. 173].
intrinseco di Cristo e della sua tomba autorizza in alcun modo a sup- . Su!I'~ffetto d~lIe false c~rnici vedi Podro, Depiction cit., pp. 16-17. Sul caso esemplare del-
porre che essi siano costruiti in una prospettiva fondata sul punto di la Tnmta dI Masacao, vedI Fleld, The Invention o/Infinity cit., cap. 3. Un riepilogo sulla teoria
CapillJ/II JI'JJ/",rl La «Resurrezione di Cristo» di Piero della Francesca
ta, tuttavia, è il fatto che essa stabilisce llutonomamente le proprie po delle immagini, che non conoscono la parallasse o la stereoscopia,
altezze, senza tentare in alcun modo di sciogliere le contraddizioni ma i seguenti elementi figurano tutti nell'opera di Piero, anche se non
spaziali della rappresentazione che essa contiene. Il rapporto tra la tutti compaiono nella Resurrezione:
base della colonna sulla destra e il piano di base delle guardie è parti- (A) frapposizione: un oggetto nasconde una parte di un altro oggetto
colarmente difficile da gestire. Se un rapporto di questo tipo ci comu- familiare
nica qualcosa sullo spazio del dipinto, si tratta dell'invito a non ten- (B) scorcio: un oggetto familiare forma un angolo rispetto al piano del-
tare di farlo quadrare. l'immagine
Piero della Francesca era l'autore del De prospectiva pingendi e del- (c) il piano di base recede visibilmente: «gradiente di densità micro-
la Flagellazione di Urbino, uno straordinario pezzo di bravura in mate- strutturale»
ria di ottagonali convergenti, ma era anche un pittore di indole prati- (D) altezza in relazione a un orizzonte: più alto equivale a più lontano
ca che aveva indubbiamente avuto modo di riflettere sul rapporto tra (E) le dimensioni note di un oggetto si riducono all'aumentare della
il punto di vista postulato dal nuovo metodo e la realtà circostante. Ad distanza
Arezzo, in una cappella larga sette metri e mezzo, si era trovato a dover (F) diminuzione relativa delle dimensioni di oggetti simili all'aumentare
dipingere tre ordini di figure di oltre tre metri di altezza ciascuno, e della distanza
la linea difondo dell'ordine superiore si trovava a qualcosa come die- (G) le ombre portate aventi un rapporto discernibile con l'oggetto che le
ci metri dal livello del suolo; la visuale normale dall'esterno della cap- proietta
pella, inoltre, comportava un angolo laterale acuto. (H) la modellazione dei volumi per mezzo dell' ombreggiatura e delle
A Sansepolcro, problema leggermente diverso, la grande sala era ombre proprie
probabilmente utilizzata per riunioni e cerimonie: era ovvio che la (I) degradazione della nitidezza o del colore (acuità ridotta)
gente si sarebbe spostata da una parte all'altra, occupando posizioni (:r) degradazione della nitidezza o del colore (atmosfera)
tutt' altro che frontali. Chi studia questi problemi si rende ben conto In qualunque dipinto questi indizi di profondità possono tendere a
del fatto che non abbiamo alcuna sensibilità per il punto di vista «cor- presentarsi in una certa parte del dipinto piuttosto che in un'altra,
retto» di dipinti costruiti secondo una prospettiva che ne presuppone alcuni compaiono più spesso in primo piano, altri sulla distanza; nella
uno. Continuiamo a vederli senza sforzo da angolazioni e distanze che Resurrezione, però, i casi sono due: o i diversi tipi di indizi di profon-
la prospettiva non prevede. O siamo estremamente rapidi nel trasfe- dità sono ripartiti in zone differenziali chiaramente marcate, oppure
rirci mentalmente in un punto di vista predestinato, compensando le (come è forse più probabile) nell'effetto generale c'è qualcosa che ci
distorsioni dovute alla nostra posizione fisica, oppure il nostro senso mette in guardia e ci rende consapevoli di questa differenziazione.
dello spazio è piuttosto vago. 45 Nel primo piano occupato dalle guardie l'indizio più importante è
In ogni caso la percezione della profondità riconosce la distanza da la frapposizione (A): le guardie si coprono parzialmente le une le altre.
una dozzina di indizi o poco più. 46 Non tutti sono utilizzabili nel cam- C'è un accenno di scorcio (B), come nella diagonalità della figura sul-
la destra, e ci sono ombre (G) proiettate da una fonte di luce alla nostra
della cornice in generale si trova in n. Puttfarken, The Discovery ofPictorial Composition. Theo- sinistra, il che contribuisce se non altro all' effetto di realtà e all'inte-
ries of Visual Order in Painting, I4oo-I8oo, Vale University Press, New Haven - London 2000, resse della composizione; da questi tre generi di indizi ricaviamo !'im-
cap. 1. pressione secondaria di un piano di base (c). Esso si presenta come
45 Per la prima possibilità vedi M. Kubovy, The Psychology ofPerspective and Renaissance Art,
Cambridge University Press, Cambridge 1988 [trad. it. La freccia nell'occhio. Psicologia della una zona di percezione immediata secondo i canoni del senso comu-
prospettiva e arte rinascimentale, Muzzio, Padova 1992]. Per la seconda, P. Maynard, Perspecti- ne (e ciò rende ancora più sconcertante il fatto che tale percezione sia
ve's Places, in «Journal of Aesthetics and Art Criticismo>, 54, I, 1996, pp. 23-40, in particolare tradita dalla guardia senza gambe).
pp. 33-36 .
46 Li si trova ripetuti in qualunque manuale. Per esempio, V. Bruce e P. Green, Visual Per- Cristo e il sarcofago, al di fuori di questa zona, dipendono in modo
ception. Physiology, Psychology and Ecology, Erlbaum, Hove-London 1990" pp. 155-59. più esclusivo da una percezione della forma mediata dall'ombreggia-
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tura locale (H): l'ombreggiatura del panneggio, della carne e del mar- In che modo? Certo, si tratta di un particolare localizzato in una
mo. A un certo punto si ha un climax: appena al di sotto dello sten: regione periferica del dipinto, una rima imperfetta semplificata che
dardo il braccio sollevato di Cristo (tav. IO) è modellato per mezzo dI fa eco al braccio di Cristo attraversato dall'asta dello stendardo.
tutti e tre i tipi di ombra (ombre incidenti, ombre proprie e ombre por- Nonostante tutto, però, essa ha a che fare con la coerenza tra il pri-
tate) e anche da una forte luce riflessa proveniente dal corpo di Cristo. mo piano, il secondo piano, lo sfondo e il piano dell'immagine: in quel
Su un piano intermedio a distanza alle spalle di C:is.to troviam~ punto essi si fondono e si disgiungono in modo esemplare. Essa segna-
(tenuto conto dell'attuale stato di conservazione del dIpmto) oggettl la, e al tempo stesso ci impone, un certo equilibrio tra senso e cogni-
simili di dimensioni decrescenti (F) - i tronchi degli alberi - e inoltre, zione, tra colore fisico e oggetti, tra schema formale e mondo. Essa è
a mano a mano che il paesaggio recede, oggetti familiari di dimensio-
senza dubbio una componente dell'intelaiatura d'ordine alla quale
ni ridotte (E): alberi e torri. Dato che le colline si snodano su due piani
stiamo prendendo parte, e tale intelaiatura deve contenere elementi
in due curve a S brusche e contrapposte, l'indicazione dell'altezza in
liberi e discordanti. Un esempio molto semplice di tale attrito potreb-
relazione all' orizzonte (n) è precaria: l'albero più lontano sulla sinistra
be essere la relazione parodistica tra il corpetto di cuoio indossato dal-
intrattiene un rapporto bizzarro con le torri sulla destra. Forse alcuni
la guardia in marrone e la muscolatura del torace di Cristo: la grosso-
dei dettagli a secco perduti avrebbero meglio chiarito questo punto~
ma allo stato attuale delle cose il mondo che si estende alle spalle dI lanità del primo può incitare al confronto, forse a una riflessione sul
corporeo e lo spirituale, o forse su altro ancora.
Cristo è uno spazio irrequieto.
Nel cielo o nei cieli, Piero sceglie di non definire piani digradanti Un esempio meno frivolo: c'è indubbiamente qualcosa di instabile
per mezzo cÙ nuvole via via più piccole, una tecnica che sapeva impie- e goffo nelle serie di alberi sullo sfondo. A sinistra due lecci e sulla
gare quando lo desiderava. destra tre cipressi 47 suggeriscono linee di pendenza che arretrano ver-
so l'orizzonte e - in una certa misura e in direzioni differenti - verso
l'alto. Il grado di inclinazione e di pendenza sembra piuttosto incer-
7. La punta della lancia to, ma continuare l'una o l'altra serie avrebbe portato senz'altro al di
là della cornice.
A questo punto - mentre la parte anteriore del sarcofago e ora. fo:- Mentre lo spazio prospettico della pittura può convalidare punti di
se anche le zone di profondità ci invitano ad assegnare loro un sIgm- vista non autorizzati anche fortemente obliqui, come abbiamo conve-
ficato - una delle virtù della lama della lancia è il fatto di respingere nuto, ciò che da tali punti di vista cambia è il modo in cui alcuni tipi
qualunque semplice allegorizzazione. Com~ abbi~m~ già osse~vato (r) di oggetti e di posizioni di oggetti risultano allineati al piano dell'im-
la lama (2) una sezione del ramo e (3) la lmea dI onzzonte disegnata magine stesso. Se modifichiamo il nostro punto di vista, cioè, per un
dalla c~llina si incontrano in una intersezione dove le tre distanze si verso manteniamo la stessa illusione di una organizzazione tridimen-
incrociano (tav. r5), e se concentriamo l'attenzione su una delle tre sionale del dipinto, dall'altro la nostra percezione della relazione ango-
non saremo in grado di vedere chiaramente le altre due. Possiamo allo- lare di alcuni elementi, se pure non di tutti, rispetto al piano dell'im-
ra provare a concentrarci con decisione sul piano del~'immagine, i~te magine - della cui esistenza siamo consapevoli - può risultare alterata
so come una superficie fisica situata a una certa dIstanza da nOI, o
come del colore depositato secondo un certo schema, e il tutto torna
47 L'identificazione degli alberi segue Apa, La« Resurrezione di Cristo », 1980, p. 52, nota 43.
a combaciare. È impossibile interpretare questa intersezione come se Nella letteratura meno recente si trovano speculazioni sul simbolismo degli alberi, soprattutto
essa volesse significare qualcosa di diverso da ciò che essa è - una in relazione al contrasto tra gli alberi morti (sinistra) e quelli vivi (destra), figure del Vecchio e
lama, un albero, una linea di orizzonte -, eppure essa riveste un ruo- del Nuovo Testamento, ma interpretazioni di questo tipo sono attualmente scoraggiate dalla sco-
perta del fatto che l'albero sulla sinistra aveva originariamente delle foglie dipinte a secco che
lo importante nel sistema del dipinto. si sono successivamente scrostate, come nella Morte di Adamo ad Arezzo.
--------- .. ~~~.~.. "",, ....
~
spettico si rivolga a noi, potrebbe essere un tipo di energia pittorica.
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l 4
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'O
° 1~
"o 48 La figura è tratta da]. Hochberg, The Perception of Pictures and Pictorial Art, in M. P.
Friedman ed E. C. Carterette (a cura di), Cognitive Ecology, Academic Press, San Diego 1996',
p. I69, fig. 5, ispirata a E. B. Goldstein, Spatial Layout, Orientation Relative to the Observer, and
Perceived Proiection in Pictures Viewed at an Angle, in «]ournal of Experimental Psychology.
Ò D Human Perception and Performance», 13, 1987, pp. 256-66.
49 Le fonti di questo effetto sono esaminate da Kubovy, La freccia nell'occhio cit., nello spe-
Figura 8
L'effetto illustrato in figura 7 proiettato sulle file di alberi nella Resurrezione (non in sca- cifico pp. 74-76 e IOl-03. Vedi anche]. E. Cutting, Rigidity in Cinema Seenfrom the Front Row,
la): 1-2 e 3-4 mantengono la loro posizione percepita nell'organizzazione spaziale, ma il Side Aisle, in «Journal of Experimental Psychology. Human Perception and Performance», 13,
rapporto percepito di ciascuno di essi con il piano dell'immagine subisce una variazione. 19 8 7, pp. 323-34·
,Hm.,? 'i.
iiiillll,i.:.'
zare qualcosa consiste in buona parte nel conservare oppure rigettare ciò posterior glacialis anterior glacialis
che semplicemente si è verificato, traendone eventualmente un inse-
gnamento. Piero della Francesca, però, ha lasciato tracce scritte di una
concezione della visione, e dopo tutto il gran parlare di fatti visivi che
ci ha tenuti occupati fino a qui è necessario renderle i giusti onori.
In un passo del De prospectiva pingendi, che per il resto non è un libro
discorsivo, Piero si preoccupa di sostenere che le distorsioni che si pre-
sentano in primo piano ai margini estremi delle proiezioni ottenute con
nervusopticus
il suo metodo prospettico non hanno importanza, poiché il nostro cam-
po visivo, che è di soli 90 gradi, è sufficientemente ridotto da tagliar-
le fuori. Incalzato dall'urgenza di sviluppare l'argomentazione, a quan-
to pare, si lascia andare a una dichiarazione insolitamente ampia:
[L']occhio dico essere tondo, et da la intersegatione de dai nervicini che se incro-
ciano vene la virtù visiva al cintro de l'umore cristallino, et da quello se partano i foramen uve
raggi et stendonse derictamente, devidendo la quarta parte del circulo de l'occhio; Figura 9
sicommo o posto fanno nel dntro angolo recto. 50 L'occhio secondo John Pecham, Perspectiva communis, Biblioteca Vaticana, Cod. Vat. Lat.
59 6 3, fol. I6r. Mentre tutti gli elementi sferici o parzialmente sferici hanno il loro centro sul-
l'asse.oriz~~tale,.rumore ?lac~~e è eccentrico in relazione ad altri elementi, e la sua parte
È stato fatto notare che almeno due particolari in questo passo, i antenore dIVIene il luogo di un Importante rifrazione. Tratto da fohn Pecham and the Scien-
«doi nervicini» e l' «angolo recto», derivano presumibilmente dalla ce o/ Ot:tics. «Perspectiva communis », edizione, introduzione, traduzione e note a cura di
D. C. Lindberg, University of Wisconsin Press, Madison (Wisc.) 1970, p. 115, fig. 14.
Perspectiva communis di John Pecham, la più semplice e diffusa tra le
introduzioni all'ottica del XIII secolo derivate da Alhazen,51 l'ottica
dominante in Europa fino a Keplero e alla grande trasformazione del- va concepire la visione fisica. 52 I numeri tra parentesi quadre si riferi-
la materia che ebbe luogo nel XVII secolo. scono alle proposizioni della Perspectiva communis, libro 1. 53
In generale il passo è denso - dal punto di vista dell'ottica è il perio- (I) L'occhio (fig. 9) era concepito come una successione di «umori»
do più interessante del libro - e implica le seguenti proposizioni: (I) o fluidi racchiusi in «tuniche» o membrane - «secondo lo Scienziato
l'occhio è «tondo» (sferico); (2) il nervo ottico che collega l'occhio e la [Al~azen] tre ~mori e quattro tuniche» [31]. Questa composizione
mente fa capo all'umore cristallino; (3) dalla mente all'occhio corre una vemva schematlzzata sulla base di un principio sferico soggiacente [29-
forza visiva che è successivamente proiettata all'esterno sull'oggetto 3 0 ], uno schema composto da sfere e segmenti di sfera sia concentrici
della visione; (4) dall'umore cristallino in poi l'agente o strumento del- sia eccentrici. Il punto essenziale è che i centri degli elementi eccen-
trici giacciono su un unico asse centrale [33-34].
la visione assume la forma di raggi rettilinei; (5) l'immagine visiva si
riferisce a un settore determinato dall'apertura dell'occhio. Postillan- . 52 Si tratta di un'umile proposta. Lorenzo Ghiberti, più anziano di Piero di una generazione
ms~nsce. nel terzo dei suoi Commenfarii lunghi e perfettamente motivati estratti da tutti e quat:
do queste proposizioni sulla base di Pecham possiamo farci un'idea del tro 1 testI fondamentali di. ottica accademica; quello dello stesso Albazen, o Ibn a1-Haytham, il cui
quadro di riferimento all'interno del quale Piero della Francesca pote- grande trattato fu probabilmente composto al Cairo intorno all'anno 1000 e tradotto verso il 1200
come De.aspectibus, e quelli p~ù tardi dei tre alhazenisti, Ruggero Bacone, Witelo e John Pecham,
composti nel XIll secolo. VedI K. Bergolt, Der dntte Kommenfar Lorenzo Ghibertis. NatU1wissen-
schafJen und Medizin in der Kunsttheorie de.r Frnhrenaissance, VCH, Weinheim 19 88 .
50 Piero della Francesca, De prospectiva pingendi cit., I, xxx, p. 98.
]. Pecha~,. Pers~ectzva co.mmunts, m fohn Pecham and the Science o/Optics. «Perspecfiva
51 J. V. Field, Piero della Francesca's Treatment o/ Edge Distortion, in «Journal of the Warburg co~mums», edIZione, mtroduzlOne, tradUZIOne e note a cura di D. C. Lindberg, University of
and Courtauld Institutes», 49, 1986, pp. 66-99, in particolare pp. 81-82. WlSconsm Press, Madison (Wisc.) 197 0 .
Capitolo settimo La «Resurrezione di Cristo» di Piero della Francesca r83
(2) Il luogo della sensazione nell'occhio non è la retina, come per pienamente distinta [35]. Questo non significa affermare che la visio-
noi, ma l' «umore glaciale [nei termini di Piero: «cristallino»] anterio- ne periferica non gioca alcun ruolo. La cornea può rifrangere perfino
re», vale a dire la parte anteriore convessa di quello che oggi si chia- raggi sghembi non perpendicolari per assorbirli nell'immagine visiva,
ma lente cristallina [36; fig. 9]. Successivamente l'immagine è passa- sebbene anche questi risultino indeboliti [42].
ta in consegna al nervo ottico e di qui, per mezzo di uno strumento Ne consegue che se vogliamo percepire distintamente una cosa dob-
immateriale o spirituale immune da leggi fisiche come la riflessione e biamo spostare 1'occhio su tutta la sua superficie, in modo da riceve-
la rifrazione, arriva alla mente. La frase sulla «intersegatione de doi re (o emettere) una serie di raggi centrali non rifratti per ciascuna del-
nervicini che se incrociano» è un'allusione al chiasma ottico, che all'e- le sue parti. Questo processo, detto «certificatio», corrisponde alla
poca era detto «nervo comune» e combinava le informazioni fornite nostra «scansione» e ha luogo nel tempo. Scrive Pecham nella Per-
dai due occhi [3 I - 3 2 ]. spectiva communis (I, 38):
(3) Se la visione sia la funzione di una forza emessa dall'occhio a La «certificazione» di un oggetto visibile si ottiene facendo ruotare l'occhio su tut-
investire l'oggetto oppure di una forza che l'occhio riceve dall'oggetto ta la superficie della cosa che forma la base della piramide. Anche se l'intera pira-
_ dilemma annoso - è uno dei temi accademici di cui Alberti si sba- mide fosse perpendicolare al centro dell'occhio, vale a dire all'umore glaciale ante-
riore, essa non sarebbe perpendicolare all'occhio nel suo complesso. Per questo
razza senza complimenti nel De pictura (§ 5) come di un problema non
soltanto quella perpendicolare che prende il nome di asse, quella che non viene
indispensabile per il pittore, un suggerimento che seguiremo anche noi. rifratta, rappresenta la cosa in modo efficace, insieme agli altri raggi che le sono più
Bisogna però notare che Piero parla soltanto di estromissione, mentre vicini, e la cui rappresentazione è pertanto più intensa e nitida. Questo è il motivo
in generale, anche se non solo, Pecham parla di intromissione. per cui l'occhio ruota su se stesso in modo che l'oggetto che si trova tutto intero
alla base della piramide venga percepito efficacemente presentandosi un poco alla
(4) I raggi della luce e del colore sono ricevuti dall'occhio - oppure volta, successivamente, sotto questa perpendicolare. L'autore del libro De visu [Eu-
proiettati, per estromissione - tramite un'apertura circolare la cui for- clide, Optica, prop. r] dice che nessun oggetto visibile può essere visto nella sua inte-
ma ricorda quella di una piramide o di un cono. Essi si imbattono però rezza in una sola volta, ma solo modificando l'orientamento della piramide. 54
nella decisiva interfaccia situata tra l'umore glaciale sensibile e l'umor
vitreo, che è più denso dell'umore glaciale e trova il suo centro in un In Alhazen e Ruggero Bacone, anche se non in Pecham, questa
punto diverso dell' asse centrale [3 Il Ne risulta una rifrazione decisi- nozione è sviluppata fino a dare vita a un sistema esplicito di abboz-
va di tutti i raggi, con la sola eccezione del raggio centrale. Tale rifra- zo preventivo ed esame minuzioso. 55 Qualunque siano le differenze
zione devia i raggi, in modo che essi non convergano alla fine in un rispetto a ciò che la fisica e la fisiologia odierne hanno da dire sull'e-
vertice, ma conservino l'immagine, esattamente come essa si presen- stromissione e sul sito della sensazione, un'ottica come questa sapreb-
ta e non invertita o rovesciata come la nostra immagine retinica (e be rendere conto senza troppi problemi degli eventi pittorici descrit-
quella di Keplero). Questo significa però che tutti i raggi tranne quel- ti in questo studio. Nelle funzioni visive che questi mobilitano, Piero
della Francesca avrebbe trovato ben poco di nuovo.
lo centrale risultano indeboliti, a causa della rifrazione.
Verso la fine della sua Perspectiva Bacone, il più fantasioso tra gli
(5) Pecham e le sue fonti, insomma, avevano un'idea forte della cen-
autori coinvolti nel revival duecentesco di Alhazen e in molti casi la
tralizzazione dell' acuità nel campo visivo, persuasi che questa non fos- fonte immediata di Pecham, si era proposto di giustificare lo studio
se dovuta alla distribuzione differenziale dei ricettori sulla retina - il dell'ottica mostrando come i fatti della visione parlino in senso allego-
nostro principio - ma alla rifrazione. Soltanto un raggio per volta
incontra l'occhio - o se ne diparte - sul suo asse centrale, e solo que-
54 Ibid., pp. 122- 2 3.
sto raggio percorre l'asse senza venire rifratto, e per ciò stesso indebo- 55 Vedi Th. Frangenberg, Tbe Image and tbe Moving Eye. Jean Pélerin (Viator) to Guidobaldo
lito dall'interfaccia situata tra l'umor vitreo e l'umore glaciale. Sol- de/Monte, in «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», 49,1986, pp. 15°-71, inpar-
tan~o l'asse centrale e il suo raggio centrale procurano una sensazione ticolare pp. 150-59.
La «Resurrezione di Cristo» di Piero della Francesca
Capitolo settimo
conoscenza aggiungeva l'esperienza di stati precedenti della luce e del
colore, consentendo di riconoscere e distinguere particolari e universa-
li: un uomo, per esempio, ma anche un certo uomo specifico di cui ci
ricordiamo. La visione ottenuta per sillogismo, invece, è attivamente
costruttiva, e assomiglia a quella che verrà chiamata più tardi «inferen-
za». Bacone fa l'esempio della percezione delle distanze «in virtù della
successione di corpi sensibili frapposti tra l'occhio e l'oggetto lontano».58
Secondo Bacone questi tre tipi di visione hanno una controparte allego-
rica in termini di «visione spirituale». Essi diventano rispettivamente ciò
che sappiamo per via dei soli sensi, quello che impariamo da chi è più sag-
gio di noi e quello che riceviamo dall'illuminazione divina. 59
Ciò che conta qui non è lo specifico insieme di significati che Baco-
ne ricava dall'allegoria, e che noi non siamo interessati a fare nostri,
ma semplicemente la predisposizione a credere che i diversi tipi di per-
cezione abbiano ciascuno un significato. I tipi di visione sono, e al
tempo stesso rappresentano, tipi di conoscenza. 60
9. Historia
ottenuta per «sillogismo».57 La visione puramente se~st.btle altro non era ges, sviluppa nel suo De oculo morali, un testo di ampia circolazione ancora nel xv secolo (fig. IO).
Sul libro vedi soprattutto R. Newhauser, Der« Tractatus moralis de oculo» des Petrus von Limo-
che la percezione accurata della luce e del colore. La VlSlone ottenuta per ges und seine exempla, in W. Haug e B. Wachinger (a cura di), Exempel und Exempelsammlun-
gen, Niemeyer, Tiibingen 1991, pp. 95-II3, sull'autore in particolare le pp. 99-101. Vedi anche
D. Raynaud, L'Hypothèse d'Ox/ord. Essai sur les origines de la perspective, PUF, Paris 1998, pp.
56 R. Bacon, Perspectiva, III, III, I, a cura di D. C. Lindberg,. in Roger Bacon and the,Origins
309-II e 317; per l'attinenza con Piero della Francesca cfr. il mio Painting and Experience in Fil-
01 «Perspectiva)' in the Middle Ages. A CriticaI Edition and Engltsh Translatton 01 Bacon s «Per- teenth Century Italy. A Primer in the Social History 01 PictorialStyle, Oxford University Press,
spectiva» with Introduction and Notes, Clarendon Press, Oxford 199 6 , pp. 3 24- 25. Oxford 19882, pp. 103-09.
57 Bacon, Perspectiva cit., I, x, 3, pp. 154-59; II, III, 1-9, pp. 194- 251.
III
to. Se rivolgiamo lo sguardo su un oggetto il nostro comportamento guardia senza gambe è una figura impossibile che ostinatamente tor-
visivo è quello che serve a percepire un certo genere di cose, ed è sen- na ad animarsi di una vita plausibile ogni volta che cessiamo di oppor-
sibile ad alcune delle loro caratteristiche. re resistenza. La tomba dipende dalla nostra attività, esperienza e
Dal momento che la Resurrezione di Piero è un dipinto, però, abbia- immaginazione, e si rifiuta di confermare la nostra interpretazione,
mo un certo gioco, una tensione elastica tra i segni tracciati sul muro e ma sembra stare al suo posto una volta che l'abbiamo formulata. Dati
gli oggetti tridimensionali che siamo invitati a scorgere in essi. Il nostro i vincoli imposti dal fatto che ci troviamo in presenza di un'immagi-
sistema visivo è mosso da un impulso che lo induce a percepire oggetti, ne della Resurrezione, il modo in cui guardiamo a essa è parte del suo
in esso è inscritto fin dall'inizio un atteggiamento collaborativo nei con- significato.
fronti dell'impresa pittorica, e questo consente alcune libertà. I segni Questi oggetti si sono offerti alla nostra attenzione come entità
possono essere selettivi o tendenziosi, coerenti o fantastici in relazione localizzate nello spazio e altri - il diversivo del vessillo e la prospetti-
al comportamento visivo ~he essi richiedono e all'esperienza che tale va disgiuntiva - hanno agito come accenti o modificatori locali, con-
comportamento fornisce. E probabile che questa circostanza comunichi tribuendo alla caratterizzazione e all'equilibrio. Altri ancora, però, ci
una colorazione particolare alla nostra percezione degli oggetti rappre- sono apparsi come elementi primari di un ambiente visivo più gene-
sentati, come pure alle divagazioni che compiamo in compagnia del rale. Le file di alberi con le loro oscillazioni, per esempio, o l'incrocio
dipinto, si tratti di riflessioni o di fantasticherie. in corrispondenza della punta della lancia, non sono schegge di visua-
La Resurrezione è un «affresco»,61 e di conseguenza è austeramen- lità assoluta, ma non rispondono neppure a un impegno locale-tema-
te specializzata quanto allo specifico dialetto pittorico impiegato. Il tico. E poi, ancora una volta, c'è la parte anteriore del sarcofago, che
fascino e l'eleganza degli effetti pittorici sono modesti. Non ci sono assomma un po' tutti e tre i caratteri: segno, indicatore, cornice.
sfoggi di destrezza o superfici tormentate dalle tracce del pennello, Osservare il dipinto nella sua interezza, tuttavia, è stato anche par-
tali da aggiungere significato alle forme con il loro gesto, come in tecipare per qualche tempo a un'organizzazione totale, al dialogo o
Tiziano, o con il loro controsistema, come in Cézanne, o perfino per all'interrelazione di una pluralità di rapporti. Alcuni di questi hanno
ribadire la presenza di un piano dell'immagine. 62 Il piano dell'imma- un'immediata funzione rappresentativa: per esempio delle mani che
gine è affermato dall'interno, da particolari come il richiamo dello impugnano un'asta. Altri sono semplici rime formali, come l'accenno
schema di superficie ad arabesco sull'armatura delle guardie e la nostra di un' allitterazione in scala tra il torace e la gola della guardia con il
esperienza dell'incrocio in corrispondenza della punta della lancia. La corsaletto di cuoio. Alcuni dipendono da un'affinità del tipo di sup-
Resurrezione è un dipinto percettualista. porto cognitivo: le pieghe della veste di Cristo e le scanalature della
La nostra impressione degli oggetti rappresentati può essere senti- cornice. In altri è questione di un insieme stabilito di intervalli di
ta almeno in parte come locale. Cristo è un oggetto nel quale siamo superficie privilegiati: per esempio nell' area determinata dal polso in
indotti a distinguere due forze dissimili, lasciando poi che si fondano larghezza e dalla testa in altezza tre o quattro intervalli di superficie,
di nuovo a formare un'unità in tensione, per poi dividersi ancora. La annunciati dallo schema della bandiera, con la sua croce, ricorrono
continuamente. Alcuni sono il risultato della turbolenta intrusione di
61 Applicato a Piero della Francesca, come a molti altri pittori del xv secolo, il termine pone alcune cose nel campo di altre, come quando le file oscillanti di albe-
dei problemi, dal momento che nelle sue opere su muro Piero sembra essersi servito di tecniche ri tentano di strappare la tomba alla sua quadratura puramente fron-
miste o successive - intonaco tenuto fresco con l'aiuto di panni bagnati (in genere una giornata
per figura), aggiunte a secco e pigmenti diluiti con l'olio, ° tempera grassa, soprattutto per gli
tale. Questa esperienza ordinata può essere in se stessa vivificante o
sfondi. Il dosaggio di queste tecniche si può dedurre dal diagramma dato in G. Centauro, Dipin- sedativa, ma può anche indurre a vedere il soggetto del dipinto in una
ti murali di Piero della Francesca. La basilica di San Francesco ad Arezzo. Indagini su sette secoli, particolare disposizione d'animo.
Electa, Milano 1990, pp. 108-09, tav. XII.
62 Su questi temi vedi Podro, Depiction eit., in particolare l'analisi delle diverse infiessioni
È vero, un' esperienza come la deduzione ipotetica della totalità
del «piano dell'immagine» svolta nel cap. 2. di un oggetto rettilineo quadrangolare a partire da qualche ritaglio di
Capitolo settimo La «Resurrezione di Cristo» di Piero della Francesca r89
r88
modanatura visibile da un solo lato non è un dato che si possa ricer- mente con molti altri elementi: non solo altre variabili dottrinali ma
care in un dizionario. Il fatto che l'oggetto sia il sepolcro di Cristo abiti culturali e abilità visive che il suo pubblico condivideva cod lui
risorto, tuttavia, vincola in partenza le reazioni possibili, e impone un e cui il pittore poteva attingere intuitivamente in caso di bisogno. Tut~
determinato livello di serietà. La potenza del dipinto deriva almeno te queste componenti si sarebbero fuse e amalgamate nel lavoro del
in parte dalla coincidenza tra il fatto che la visione pittorica dipende creatore, governato dall'esigenza primaria di realizzare l'ordinamen-
in misura tanto significativa da ciò che uno sa e il fatto che la Resur- to pittorico della Resurrezione capace di soddisfarlo.
rezione di Cristo solleva un problema di fede che possiede all'incirca Tutto ciò presuppone un individuo dotato di eccezionali abilità
la stessa struttura. Tra una raffigurazione riflessiva e una fede rifles- organizzative, capace di interiorizzare diversi materiali interessanti
siva sussiste un'affinità formale. Sarebbe un peccato ridurre questo nel corso della sua esperienza (non tutti visivi, certo) in modo che i
universo pittorico, che vibra per simpatia in armonia con la Resurre- suoi ordinamenti pittorici ne risultassero completamente impregnati.
zione di Cristo, allivello di domande come: quella tal cosa significa- Che un buon pittore sia un individuo di tale natura non solleva ai miei
va o no quell' altra cosa? sì oppure no? occhi la minima difficoltà. Semplicemente, dal momento che la strut-
Il fatto che il dipinto sia stato realizzato da qualcuno diventa allo- tura del dipinto non è e non può essere omologa a questi materiali
ra un elemento chiave. La critica d'arte del Rinascimento aveva ragio- interessanti o alla loro struttura, non possiamo sperare di leggerli in
ne a servirsi di vocaboli desunti dall'ambito del comportamento socia- esso a chiare lettere. Non è possibile descrivere direttamente il signi-
le per caratterizzare le opere d'arte, in parte perché il fatto di sapere ficato pittorico, e non c'è niente di male in questo se solo ne siamo
che un dipinto è stato realizzato da una certa persona guidata da cer- consapevoli.
te intenzioni è un ingrediente fondamentale della nostra esperienza
della pittura. Non è necessario, a questo riguardo, essere informati su Il poco che ci è dato scorgere qua e là del vero Piero della Francesca
chi esattamente sia stato l'autore: è sufficiente sapere che l'immagine figlio di una certa civiltà - «Petrus de Burgo», come tendeva a firmarsi
è stata dipinta da qualcuno perché altri la guardassero. Essa può ave- - è pressoché accidentale: alcuni soggetti sono dotati di un'estensione
re addirittura un certo contegno. visiva o pittorica che autorizza a connettere il dipinto con lo sfondo
Il processo creativo che ha portato al dipinto non è qualcosa che culturale generale, ecco tutto. 6} Nella Resurrezione, per così dire, ritro-
possiamo recuperare, lo si ammetterà. Su un piano generale, tuttavia, viamo un garbato invito a mescolare la paura (fonte di saggezza) alla
dobbiamo supporre che nel corso della sua realizzazione il soggetto gioia, anche se non potremo mai sapere quanto forte e personale fosse
della Resurrezione di Cristo sia stato un elemento costante dell'at- questo invito, piuttosto che dettato dalle istituzioni; un abito mentale
mosfera in cui il pittore era immerso, non nel senso che questi fosse che oscillava in modo piuttosto sistematico tra «propria forma» e for-
indotto a pensarci in continuazione - invece di preoccuparsi dell'in- ma fenomenica; un'esperienza intellettuale della regolarità tenuta in
tonaco che si stava di nuovO seccando troppo presto o di apprezzare gran conto e fatta oggetto di un investimento affettivo, un' esperienza
la ragionevolezza del nuovo modo di tracciare i confini dei terreni per in cui sarcofagi a forma di cisterna e tini a forma di sarcofago erano
mezzo di siepi divisorie entrato in uso di recente nell'Italia centrale qualcosa su cui la mente si era esercitata, geometricamente parlando;
(come nella collina sullo sfondo, a destra) - ma perché questa era sta- il testo di Isaia 63, 1-4, oppure la qualità che esso esprime; molto pro-
ta la cornice e la premessa logica dell'opera all'inizio e dall'inizio dei babilmente un sobrio rigetto dei fiorentini; una pronta ricettività per
lavori, ed era ora implicita in ogni situazione in sviluppo presente forme di differenza o transizione che potremmo chiamare transitus,
in essa, per quanto la si potesse considerare in qualunque momento in
una chiave secolare e materiale. Se nella mente del pittore si fossero 63 Mentre scrivo queste righe l'uscita di J. R. Banker, Tbe Culture o/ San Sepolcro during tbe
trovate associazioni precise tra il sillogismo visivo e una fede fonda- Youtb o/Piero della Francesca per i tipi della University of Michigan Press (Ann Arbor) è annun-
ta, poniamo, in corso d'opera queste si sarebbero fuse irrimediabil- ciata come imminente. [Il volume di Banker è stato pubblicato nel 2003].
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