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BIFLOW Bilingualism in
Il De regimine principum
Egidio Romano (m. 1316) stato uno dei principali teologi agostiniani a cavallo tra
Due e Trecento. Gli anni Settanta lo videro a Parigi, dove fino al 1272 fu allievo di
Tommaso dAquino e successivamente pot dedicarsi al commento
delle Sententiae di Pietro Lombardo e di un buon numero di opere aristoteliche. Lo
stesso decennio, tuttavia, vide anche il venir meno della sua fortuna nellambiente
parigino quando, seppur in misura circoscritta (circa 50 proposizioni del commento
alle Sententiae), venne coinvolto nella condanna del vescovo tienne Tempier. Non ci
giunta notizia degli anni tra la condanna e il 1281, che segna il ritorno in Italia, ma
deve essere in questo lasso di tempo che va situata la redazione del De regimine
principum (dora in poi DRP), lopera che ci interessa.
Dedicato al futuro re Filippo IV (il Bello), il trattato rientra nel genere degli specula
principum, opere dedicate alleducazione del buon sovrano. Egidio suddivide il lavoro
in tre sezioni: etica (il governo di s), economica (il governo della famiglia) e politica (il
governo del regno). Nella sua argomentazione Egidio si premura di mantenere
Aristotele come autorit di riferimento (guardando principalmente aEtica Nicomachea,
Politica e Retorica), anche se succede abbastanza di rado che i concetti espressi
siano effettivamente riconducibili direttamente allo Stagirita; il pi delle volte, infatti, il
pensiero aristotelico filtrato attraverso quello di Tommaso, sicch nel solco delle
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opere di questo che va collocato il drp. Il trattato ebbe unenorme diffusione, tanto che
rimangono circa 350 manoscritti del solo testo latino, cui vanno aggiunti i numerosi
volgarizzamenti nelle principali lingue europee (francese, italiano, inglese, tedesco,
portoghese e castigliano). Il primo italiano del quale si abbia notizia il Livro del
governamento dei re e dei principi, trdito da 9 manoscritti il pi affidabile dei quali di
area senese (BNCF II.IV.129), datato al 1288. Il volgarizzamento non di prima mano,
ma si rif a un volgarizzamento francese immediatamente successivo alloriginale di
Egidio, redatto da Henri de Gauchi nel 1282 col titoloLivre du gouvernement des rois
et des princes e commissionato dal padre stesso di Filippo il Bello, lallora re Filippo III.
Un cos immediato successo di qua dalle Alpi pu destare qualche perplessit,
soprattutto se si considera che Egidio, nel terzo libro, si proponeva di dimostrare che
la monarchia il miglior sistema politico possibile. Si nota allora che il
volgarizzamento appare depurato di alcune considerazioni politiche che potevano
risultare pi indigeste al lettore italiano; si veda il caso del tiranno, centrale gi nel
pensiero aristotelico dove oggetto del v libro della Politica.Secondo Aristotele (e, a
cascata, Tommaso ed Egidio) caratteristica del tiranno quella di perseguire
esclusivamente la propria convenienza personale, laddove invece il buon governante
dovrebbe anteporvi lattenzione al popolo e al bene comune; il rovesciamento non
interessa solo il singolo, ma si estende poi allintera struttura governativa:
lopposizione tra il re e il tiranno si riflette in quella tra buono e cattivo regno.
Livro del
Livre dou
De regimine principum, governamento dei re
gouvernement des
III, II, 10 (1278-1280) e dei principi, III, II,
rois, III, II, 10 (1282)
10 (1288)
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In seguito alla battaglia di Montaperti (1260), che aveva visto Siena (ghibellina)
trionfare sulla rivale Firenze (guelfa), il papa aveva in risposta scomunicato la prima
provocando una grave crisi commerciale; per questo, il pontefice cerc di arginare il
danno stilando una lista di famiglie senesi di parte guelfa, mettendole poi al sicuro a
Radicofani. La conseguenza fu di spezzare in due la classe dirigente senese,
creando un conflitto clandestino dagli effetti drammatici; il ceto nobiliare vide
progressivamente diminuire la propria influenza politica interna, fenomeno a cui fece
da contraltare lascesa della classe mercantile. Il culmine del processo fu listituzione
del Governo dei Nove, con cui fu stabilito che a ricoprire cariche pubbliche dovessero
essere appartenenti al ceto mercantile o notarile. Durante il Governo dei Nove (1287-
1355, straordinariamente longevo per lepoca) Siena visse il proprio periodo pi
prosperoso dal punto di vista politico, economico, sociale e culturale; nei primi
decenni del Trecento, infatti, che Duccio di Buoninsegna e Ambrogio Lorenzetti furono
operanti in citt, e proprio questultimo ci permette ora di riallacciarci al nostro
volgarizzamento. Se ormai, infatti, dovrebbe essere chiaro quanto poco interesse (se
non proprio ostilit) avrebbe potuto suscitare un elogio della monarchia assoluta in un
contesto mercantile quale quello senese, qualcuno avrebbe potuto imputare il lavoro
di taglio dellanonimo volgarizzatore ad altre circostanze. Lautore per non si limita a
cassare le sezioni di scarso interesse politico, ma talvolta ne inserisce anche di
originali, come quella notata da Nicolai Rubinstein (Political Ideas in Sienese Art: The
Frescoes by Ambrogio Lorenzetti and Taddeo di Bartolo in the Palazzo Pubblico, in
Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, XXI (1958), n. 3/4, pp. 179-207)
sulla giustizia distributiva:
E cos come ellino [i.e. i governanti] debbono dare ei beni e gli onori ai buoni,
cosi debbono dare le pene e i mali ai malvagi (Livro del governamento dei re e
dei principi, I,II, 11)
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Il Defensor pacis
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del popolo, cui viene attribuita quasi una proto-sovranit; inevitabile che una simile
opera dovesse risultare invisa a Giovanni XXII, che infatti la condann nel 1327. Il testo
per circolava, e nei decenni seguenti vennero approntati un volgarizzamento in
francese (anchesso poi condannato nel 1375 da Gregorio XI) e uno fiorentino,
il Difenditore della pacie. Di anonimo, e tramandato da un unico manoscritto (BML, Pl.
44, 26), la sua lettura suggerisce che probabilmente lautore dovesse appartenere al
ceto mercantile o militare, e che in ogni caso non avesse grande competenza
letteraria. Come nel caso precedente, anche qui si tratta di una traduzione del
volgarizzamento francese, tanto che lautore talvolta riporta interi brani in francese che
evidentemente non aveva compreso. In aggiunta, la traduzione spesso cos
scadente da diventare inintelligibile, e talvolta vengono direttamente lasciati degli spazi
bianchi; dallo studio delleditore moderno, si sa che lanonimo fiorentino sbaglia
costantemente a leggere alcune parole, mentre ce ne sono altre che non riesce a
decifrare e si limita a ricopiare i segni che vede; oltre allutilizzo di calchi, spesso
impiega il termine originale francese, perch incapace di tradurlo (Tromboni,Filosofia
politica cit., p. 90) come si vede nel seguente esempio:
II, XVI, 10: Ideoque dicendum, sic II, XVI, 10: E per elli addire cos i
sanctos locutos fuisse non propter santi [i.e. apostoli] avere parlato non
potestatem aliquam a Christo super punto per alquna possanza di Gies
apostolos sibi datam immediate, Cristo sulli appostoli allui data sanza
sed fortasse quia etate senior, [] moiano [i.e. mezzo], ma per avventura
aut quia cum Christo conversatus et per chelli era il pi anziano det, []
frequencius vocatus in consiliis et o per chelli fu conversato eppi
secretis spesso chiamato ne consilgli essegreti
Sorge quindi spontaneo chiedersi perch mai un individuo che non ne aveva
competenza prese la decisione di volgarizzare un testo di notevole spessore
intellettuale. In diverse carte del codice si trovano segni di rimando ad
una tabula andata perduta: dallanalisi di detti segni si pu ipotizzare che lantigrafo
dovesse contenere un elenco di 41 passi particolarmente interessanti per lanonimo
volgarizzatore, inerenti alla ii dictio del dp. I passi riguardano personaggi storici di
facile individuazione, la confutazione del primato papale, lautorit del concilio
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generale, i limiti dellautorit del pontefice, la plenitudo potestatis e la gestione dei beni
materiali allinterno della Chiesa. Allo stesso modo, si nota una totale mancanza di
riferimenti alla i dictio, di elevato tenore filosofico e pi difficilmente assimilabile da un
lettore come lanonimo fiorentino, che invece era pi a suo agio con le dottrine
esposte nella seconda dictio, pi radicate storicamente e facilmente applicabili anche
alla realt cittadina di Firenze (Ivi, p. 97). Si pu quindi ipotizzare come autore una
figura mercantile che avesse rapporti frequenti con la realt francese, dove avrebbe
trovato il testo e avrebbe deciso di diffonderlo a Firenze, nonostante i limiti imposti
dalla propria educazione. Questo aiuterebbe a spiegare anche laltra grande
perplessit che pu sorgere, ossia perch un volgarizzatore avrebbe deciso di
occuparsi del dppiuttosto che della Monarchia: proprio per essercisi imbattuto durante
una trasferta commerciale, unitamente alla dignit attribuita dal trattato al ceto basso
e al fatto che i concetti di difesa della pace e della tranquillit, come si visto, erano
fondamentali nella Firenze del Trecento, aspetto che sottolineano anche i cronachisti
dellepoca (Matteo Villani, Marchionne di Coppo Stefani) e che persiste fino al
cancellierato di Coluccio Salutati.
Prologo I, 1
I, 54 II, vii
I, 55 II, iv
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I, 64 II, ix
I, 118 II, IV
La Monarchia
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1/12/2017 Volgarizzare come atto politico. Su Monarchia, Defensor Pacis e De Regimine principum tra latino, francese e toscano. BIFLOW Bilingualism in
Dante Alighieri, per patria celeste, per abitazione fiorentino, di stirpe angelico, in
professione philosopho poetico, bench non parlassi in lingua grecha con quel sacro
padre de philosophi interpetre della verit, Platone, nentedimeno inn-ispirito parl in
modo con lui che di molte sententie platoniche adorn e libri suoi; [] Tre regni
troviamo scripti dal nostro rettissimo duce Platone: uno de beati, laltro de miseri, el
terzo de peregrini. [] Questo hordine platonico prima segu Virgilio; questo sequ
Dante dipoi, col vaso di Vergilio beendo alle platoniche fonti. Et per el regnio de beati
et de miseri et de peregrini di questa vita passati nelle sue Commedie
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1/12/2017 Volgarizzare come atto politico. Su Monarchia, Defensor Pacis e De Regimine principum tra latino, francese e toscano. BIFLOW Bilingualism in
eleghantemente tract; et del regnio de peregrini viventi nel libro da lui chiamato
Monarchia.
Ficino
Dante
Che la presente materia nonn-
solamente civile, ma fonte di
civilt, et principalmente
alloperatione ordinata, Capitolo III Est ergo sciendum quod quedam
[II] da sapere che alcune cose sunt que, nostre potestati
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1/12/2017 Volgarizzare come atto politico. Su Monarchia, Defensor Pacis e De Regimine principum tra latino, francese e toscano. BIFLOW Bilingualism in
lontani dalle intenzioni dantesche. Nel complesso, per, pare che lintenzione ficiniana
non fosse tanto quella di piegare la Monarchia ai propri scopi, quanto piuttosto quella
di recuperarla in chiave politica, a giustificare lascesa medicea e il bisogno, a
Firenze, di una figura autoritaria che desse stabilit; e non un caso che lo stesso
Ficino, un anno prima di morire, nellApologia contra Savonarolam si riferisse allanti-
mediceo domenicano come lAnticristo.
<stefano.pezze@unive.it
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