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CHINESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA Rachide dorsale, coste e sterno, costituiscono il telaio schele- trico della gabbia toracica, delimitata alla base da una vera e propria parete muscolare: il diaframma (fig. 46). La gabbia toracica deve assolvere al duplice compito di conte- nere e proteggere i visceri racchiusi nella sua cavita e contempo- raneamente permettere una escursione respiratoria, la pit ampia possibile. Per tali fini essa risulta un insieme di notevole resi- stenza, ma dotato anche della capacita di aumentare e ridurre tutti i suoi diametri, in una disinvolta snellezza dinamica, avvalendosi di una particolare struttura muscolo-scheletrica. Infatti da un arco costale all’altro scorrono strutture muscolari (i muscoli interco- stali) in grado di collegare funzionalmente i singoli elementi sche- letrici ed in grado di delimitare la cavita toracica in una struttura a tenuta perfetta. La possibilita di espansione toracica @ dovuta in parte al movi mento costale, ma soprattutto al movimento di quella che puod essere considerata la base inferiore del torace, cio® il diaframma. Tale organo muscolare pud da solo aumentare tutti i diametri del torace, verticale, antero-posteriore e trasverso, elevando efficace- mente la capacita volumetrica del torace (fig. 47). Larticolazione sterno-costale possiede una capacita di sposta- mento molto esigua, per cui il movimento articolare che assume maggior importanza nella dinamica respiratoria @ quello delle articolazioni costo-vertebrali, cio@ tra capo costale e corpo verte- brale e tra collo costale e processo trasverso (fig. 47). Il movimento delle articolazioni costo-vertebrali avviene attorno ad un asse passante per il collo costale il cui orientamento varia man mano che dalle prime coste si scende verso le ultime. L'aumento dei vari diametri della gabbia non é mai uniforme nelle varie parti del torace. I] diametro verticale presenta il suo massimo aumento soprattutto per opera del diaframma che si ab- bassa e del rachide dorsale che riduce la sua cifosi. Nella parte alta 78 CHINESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA del torace la variazione del diametro verticale @ resa possibile e favorita dalla disposizione delle faccette articolari costo-trasver- sarie, disposizione che permette il movimento di clevazione ed ab- bassamento delle coste attorno ad un asse quasi frontale. Nella parte bassa del torace, invece, le faccette articolari poste su di un piano tale da favorire oltre al movimento di eleva- zione ed abbassamento anche il movimento di adduzione e abdu- zione costale con conseguente variazione del diametro trasverso, movimento questo che si sviluppa attorno ad un asse quasi sagittale. Oltre alla disposizione caratteristica degli assi di rotazione, bisogna considerare la curvatura delle faccette articolari delle coste sui processi trasversi. Tali faccette sono concave da T, a Ts, per sono Fig. 46 - Il diaframma (D) & un muscolo che presenta una inserzione cen- trale in corrispondenza della cupola diaframmatica 0 centrofrenico ed ui inserzione latcrale a raggera lungo il perimetro costale (C). Divide Ia cavita toracica (C.T.) dalla cavith addominale (C.A.). Nel’ 1° tempo inspiratorio si contrae al centro, prendendo punto fisso sulle coste (1°) ¢ tale contrazione allarga ed abbassa la cupola diaframmatica come si pud notare dalla scomposizione delle forze. La contrazione centrale del 1° tempo cessa quando la pressione intraaddominale ha raggiunto valori tali da contrastare la discesa diaframmatica. A questo punto il diaframma ha trovato al centro un punto d’appoggio, ciot un punto fisso e pud contrarsi_ alla periferia sviluppando una forza che si pud scomporre in due componenti dirette in alto ed in fuori (2°). Nel 2° tempo respiratorio Ie coste sono trascinate in alto ed in fuori CHINESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACTCA BR cui il movimento delle coste corrispondenti & essenzialmente rota- torio. Tale movimento provoca, per la particolare inclinazione costale, un aumento del diametro anteroposteriore. Da T; a Tw le faccette articolate subiscono un graduale spianamento, per cui Fig. 47 - L'articolazione costovertebrale 2 orientata su, piani sempre pitt orientati in senso antero-posteriore, mano a mano che dall’apice si scende verso la base toracica. In virtit di questo diverso orientamento delle super- fici articolari, le coste ruotano sulle vertebre in modo tale che nella inspi- razione a. livello dell’apice si ha un aumento della gabbia toracica in senso anteroposteriore (a) mentre alla base si ha un aumento della gabbia toracica in senso laterale (b), Inoltre le coste oltre che a ruotare, cio’ oltre che ad eseguire un movimento angolare, realizzano uno sposta: mento translatorio che maggiora ulteriormente il diametro trasverso della gabbia toracica (c). 80 cr |NESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA, e@ Fig. 48 - Nella inspirazione, il rachide dorsale riduce la sua cifosi ed au. ménta di conseguenza in senso verticale la gabbia toracica, collaborando cosi con il diaframma che, abbassando la sua cupola, ha_gia realizzato un aumento della gabbia toracica in senso verticale. r 3° Fig. 49 - Comportamento della parete, muscolare addominale durante la respirazione: I tempo inspiratorio - L'addominale si contrae in una_con- travione isometrica in grado da bloccare le coste su cui il diaframma si jnserisee ad_offrire cosi a questo muscolo un punto d'appoggio. Inoltre con questa contrazione isometrica Ja parete addominale consente una limi- fata discesa del centro frenico ed il raggiungimento «a tempo» della oppor- tuna ipertensione addominale. 2° tempo inspiratorio - Il diaframma solleva ed abduce le coste e 'addominale si allunga in una contrazione eccentrica in grado di favorire il lavoro del diaframma e di evitare la caduta della ipeftensione addominale, caduta questa, che toglierebbe al diaframma il suo punto di appoggio centrale e di conseguenza anche il suo effetto dina: jnico. sulle coste. 3° tempo o ispirazione tranquilla - Gli, addominali si possono rilassare. Tutto ritorna alla posizione di partenza. E.F., espirazione Yorzata (Sofliare, spegnere una candela, suonare uno strumento a fiato), Gli addominali si contraggono ora in modo concentrico, abbassando le coste, aumentando la pressione addominale e quindi facendo risalire il diaframma. CHINESTOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA 81 al movimento rotatorio si aggiunge la possibilita di movimento translatorio verso I'alto e posteriormente del capo costale, il che porta di conseguenza ad una maggiore sagitalizzazione dell’asse del movimento con ulteriore possibilita di aumento del diametro trasverso. Durante la respirazione tranquilla il movimento respiratorio avviene quasi esclusivamente alle basi del torace, essendo deter- minato dallo spostamento puro del diaframma. Nel passaggio graduale ad una respirazione pitt profonda si ha l'impegno pro- gressivo dei vari muscoli respiratori che spostano in alto il gioco dinamico del torace. Inspirazione L’escursione verso il basso del diaframma porta ad una dimi- nuzione della pressione intratoracica con conseguente richiamo di aria nell’albero respiratorio ¢ ad un aumento della pressione intra-addominale (primo tempo dell’inspirazione) Durante tutto il movimento inspiratorio il diaframma @ ac- compagnato nella sua azione dal lavoro dei muscoli addominali nel primo tempo dell’inspirazione ora considerato, gli addominali si impegnano in una leggera contrazione tonica onde fissare le inserzioni costali del diaframma, ma tale da non realizzare un grave aumento di pressione intra-addominale capace di opporsi alla discesa del diaframma. Un maggiore impegno della parete addominale ed in particolare del trasverso addominale, al termine della discesa del centro frenico, permette al diaframma di impe- gnare le sue inserzioni costali, fissando il centro frenico sui visceri e sull’aumento pressorio della cavita addominale, ma tale impegno si realizza in modo tale da non opporsi allo spostamento costale. La contrazione delle inserzioni costali del diaframma provoca un sollevamento ed una abduzione delle 7-8 ultime coste (secondo tempo dell’inspirazione). Nei soggetti in cui le pareti addominali sono particolarmente ipotoniche, mancando al diaframma una controresistenza dal bas- so, questi non pud impegnarsi nella sua azione costale, per cui si ha un esaurimento dell’azione inspiratoria del primo tempo di essa, con aumento unicamente del diametro verticale del torace. All'inspirazione si nota la protrusione del ventre del soggetto ad 82 CHINESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA ogni inspirazione (respirazione addominale) ed un rientramento costale (fig. 48-49-50). Aumentando gradatamente la ventilazione polmonare (nella fatica), si impegnano gli sternocleidomastoidei, con azione di sol- levamento dell’opercolo toracico, gli scaleni ¢ tutti gli estensori Fig. 50 - Il diaframma si contrae nel 1° tempo dell'inspirazione. a) La parete addominale rilassata, cede aila pressione intraaddominale che il diaframma tenta di realizzare. Qui finisce Tato inspiratorio, con un semplice aumento del diametro toracico verticale. b) La parete addominale realizza l'oppor- tuna contropressione al diafrarnma, Questo pud allora impegnarsi a solle- vare ed abdurre le coste, pud cio& passare al 2° tempo inspiratorio. della colonna vertebrale che provocano il sollevamento e l'aper- tura a dente di pettine delle coste (fig. 51-52). Il dentato anteriore inferiore, che @ un potente muscolo ispi- ratorio in quanto provoca il sollevamento del gruppo costale su cui si trova impiantato, probabilmente i grandi ¢ piccoli_ petto- rali, anche se oggi si tende a negare la loro funzione respiratoria, CHINESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA 83 il dentato posteriore superiore, sono i muscoli che vengono impe- gnati nell’atto inspiratorio profondo. Quando T'inspirazione & mas sima, sono contratti i muscoli del laringe, gli clevatori del velo e del palato, gli elevatori dell’ala del naso e della narice, la cui con- trazione facilita anche per via riflessa la penetrazione di aria nei polmoni (riflesso_naso-bronco-diaframmatico). Fig. 51 - Muscoli inspiratori: a) sterno-cleido-mastoideo; ») scaleni; ed) gran- dee piccolo petiorale. (L'importanza di questi muscoli nel lavoro respira- torio & perd sempre meno accettata); d) dentato posteriore | superiore; e) dentato anteriore inferiore; f) erettori del tronco; g) diaframma. A questo gruppo muscolare bisogna aggiungere il gran’ dorsale in quanto pud partecipare alla inspirazione, collaborando alla estensione del rachide © puo impegnarsi_ a sollevare lé coste inferiori sulle quali si inserisce. In questa figura non vengono ricordati gli intercostali esterni e gli elevatori costali in quanto il loro compito respiratorio sembra secondario al loro principale compito di «tenuta» della gabbia toracica. 84 CHINESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA Espirazione La espirazione tranquilla non @ che il ritorno passivo alla situazione di partenza del diaframma, del polmone e delle for- mazioni osteo-articolari del torace. Nella espirazione forzata e profonda & soprattutto il trasverso addominale che provoca con la sua contrazione l'aumento progres- sivo della pressione intra-addominale, forzando in tal modo la risalita del diaframma nella cavita toracica. Ma anche i retti ¢ gli obliqui agiscono da espiratori abbassando in un primo tempo le coste e realizzando poi una cifosi. Pertanto gli addominali nella fase espiratoria intervengono in tre tempi successivi 1) aumento della pressione intra-addominale con conseguen- te risalita del diaframma; 2) abbassamento delle coste e del piatto sternale; 3) cifosi del tronco e di conseguenza atteggiamento espira- torio della gabbia toracica (fig. 53-54-55). Gli altri muscoli che intervengono nella espirazione forzata in quanto svolgono un’azione di depressione sulle coste, sono Fig. 52 - Il percorso delle fibre muscolari del gran dentato fa supporre tnd funzione espiratoria per la parte superiore ed inspiratoria per la parte Wxore in netta contrapposizione con il dentato posteriore superiore ed inferiore. CHINESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA 85 il dentato anteriore superiore, il dentato posteriore inferiore e il lunghissimo del dorso. Da quanto @ stato detto appare evidente come il gruppo mu- scolare degli addominali non sia importante solo per la statica ¢ dinamica del tronco (come gia abbiamo visto nello studio del ra- chide), ma anche per V'importante lavoro respiratorio che essi sono in grado di sviluppare. Ci sembra pertanto opportuno puntualizzare tale argomento ponendo in risalto come e quando la parete addominale inter- Fig. 53 - Muscoli espiratori: a) dentato anteriore superiore; b) demtato osteriore inferiore; c) retto addominale ede’) obliqui’ addominali; fy lunghissimo del dorso. A questi muscoli dovremmo aggiungere l'azione del muscolo trasverso del torace, degli intercostali interni e dei sotto- costali, ma attualmente esistono molte perplessiti sul Toro reale lavoro espiratorio € si tende ad aflidare a questo gruppo muscolare, un prevalente lavoro «di tenuta», 86 CHINESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA viene nell’atto respiratorio, dando ad esse la possibilita di realiz- zarsi in modo completo, raggiungendo cosi la massima cfficacia in un meccanismo estremamente redditizio. Abbiamo visto come I'atto respiratorio, quando si svolge se- condo gli schemi fisiologici, si realizza attraverso le seguenti fasi: 1° tempo: I] diaframma, contraendosi centralmente, abbassa in senso caudale il centro frenico, con conseguente aumento del diametro verticale della gabbia toracica. 2 tempo: Il diaframma, contraendosi alla periferia, solleva le coste sulle quali si inserisce, con conseguente aumento del dia- metro antero-posteriore e trasverso. 3° tempo: Se l’inspirazione & forzata oltre al diaframma si contraggono gli altri muscoli inspiratori della gabbia toracica. fevio della eavitn addominale ‘con conseguente spinta verso I'alto del dia- framma. I trasverso pero non esaurisce la sua azione nel variare la pres sione intraaddominale, ma é in grado di agire direttamente come espira- tore abbassando e adducendo il complesso costale su cui si inserisce a fascia. CHINESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA 87 Nella espirazion 1° Rilassamento del diaframma e degli altri muscoli inspira- tori con ritorno passivo della gabbia toracica alle condizioni di rtenza in virti del suo elevato patrimonio clastico. 2 Se lespirazione @ forzata entrano in azione i muscoli espi- ratori compresi gli addominali. Ma gli addominali in realta non intervengono solo nell’espira- zione forzata, comportandosi da potente apparato espiratore. In- fatti molto preciso e particolareggiato é il loro compito respira- torio che inizia gid con la prima fase inspiratoria in un intimo colloquio funzionale con il diaframma. Fig. 55 - Gli addominali eseguono un lavoro espiratorio syolto in tre fasi. A) Posizione di partenza al termine dell'inspirazione. B) Contrazione della parete addominale, aumento della pressione intraaddominale, risalita dei visceri e di conseguenza del diaframma che riduce la cavita’ toracica nel suo diametro verticale. C) Ulteriore accorciamento degli addominali con abbassamento delle coste ed ulteriore riduzione della cavita toracica nei suoi diametri trasverso ed antero posteriore. D) Ulteriore contrazione degli addominali con conseguente cifosi del rachide ed ulteriore riduzione del diametro verticale della gabbia. 88 CHINESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA Infatti se il diaframma si contraesse e di conseguenza abbas- sasse la sua cupola senza che la parete addominale intervenisse con una opportuna contrazione, si avrebbe un eccessivo appiatti- mento della cupola diaframmatica dovuta da un lato all’abbassa- mento del centro frenico ¢ dall’altro ad un modico e contempo- raneo innalzamento delle coste sulle quali il diaframma si inse- risce in una fusione dei due tempi respiratori (fig. 56). ‘Al contrario nel primo tempo inspiratorio la parete addomi- nale entra in una dosata contrazione che impedisce da un lato lo spostamento dei visceri in seguito all'azione premente del dia- framma, consente dall'altro lato di realizzare un aumento della Fig, 56 - Se il diaframma nella sua dinamica non & adeguatamente sorretto da'un ottimale lavoro addominale, accade che la discesa del centro. frenico superi i valori ottimali del ie tempo ed il 2° tempo della inspirazione av- con una contrazione diaframmatica diretta in alto ed in, dentro e non in alto ed in fuori come era accaduto nella figura 46. pressione intra-addominale ed infine fissa le coste su cui il dia- framma si inserisce in modo da offrire un punto fisso per l’ab- bassamento del centro frenico. Il mancato spostamento dei visceri e V'aumento della pressione intraaddominale sono i due fattori che frenano e limitano la discesa del centro frenico e consentono al diaframma di conser vare il suo atteggiamento a cupola con lopportuna obliquita arcuata delle sue fibre muscolari soprattutto nei distretti peri- ferici costali. CHINESIOLOGTA DELLA GABBIA TORACICA 89 L’orientamento arcuato del diaframma sara la indispensabile premessa per realizzare nel secondo tempo inspiratorio il solleva- mento costale (fig. 57-58-59-60). La parete addominale nel secondo tempo inspiratorio continua a collaborare con il diaframma. Infatti tutti i muscoli addominali, sempre conservando il giusto tono, si allungano attivamente al fine di consentire il sollevamento costale da un lato e conservare dall’altro l’opportuna pressione intra-addominale. Infatti se gli addominali non si allungassero, in virti: della potenza di cui sono — i SL Fig. 57 - Gli_archi costali si sollevano nella inspirazione fino a raggiungere Vasse del disco intervertebrale da cui partono. In questo solievamento i diameiro antero posteriore (d) della gabbia toracica awmenta (i =incre- mento). Se nella inspirazione il rachide riduce la sua cifosi, lincremento sara maggiore di quanto si avrebbe se il rachide mantenesse la sua cifosi (’). La riduzione della cifosi dorsale porta quindi non solo ad un aumento del diametro verticale della gabbia toracica (vedi fig. 60) ma anche ad un aumento del diametro antero posteriore. 90 CHINFSIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA dotati, impedirebbero il sollevamento delle coste sulle quali si inseriscono e se, d’altra parte, abbandonassero la loro opportuna tensione il diaframma perderebbe il punto di appoggio centrale in virtii del quale si pud efficacemente impegnare nel suo lavoro periferico costale. Il punto fisso del diaframma nel 2° tempo inspiratorio & rap- presentato infatti dal centro frenico che si appoggia sui visceri, si appoggia su di una giusta pressione intra-addominale. Solo durante l’espirazione tranquilla la parete addominale si pud rilasciare in quanto la gabbia toracica ritcrna al suo naturale stato di riposo per entrare in contrazione solo se l’espirazione diviene forzata. Fig. 58 - Incremento del diametro laterale ottenuto con la elevazione costale. Durante tale fase, dell’espirazione forzata, gli addominali lavo- rano attraverso tre meccanismi diversi: a) l'aumento ulteriore della pressione intra-addominale e la risalita in senso craniale dei visceri porta ad un sollevamento del diaframma nella cavita toracica; b) abbassamento dello sterno ¢ delle coste nelle quali i mu- scoli addominali si inseriscono; CHINESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA o1 Fig, 59 - Gli addominali contraendosi (come nell’atto. di basculare indietro in bacino) sviluppano sulle coste una forza diretta in basso ed in dentro secondo le componenti rappresentate nella figura, imponendo un abbas- samento delle ali costali, imponendo cosi una espirazione. ig. 60 - Movimento ad «ala» degli archi costali con conseguente modifica- zione dei piano trasverso della base toracica. Perché questo aumento sia massimo il rachide deve ridurre la sua cifosi (vedi fig. 57). a) espirazione; b)inspirazione. 92 CE-NESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA, c) cifosi del rachide con conseguente collasso della gabbia toracica per l'obliquita delle coste e Ia riduzione degli spazi intra- costali: situazioni queste realizzate dall’eccessivo atteggiamento del rachide in cifosi (fig. 60). Da quanto é stato detto appare evidente come i muscoli addo- minali partecipano all'atto respiratorio in una multiforme gamma di interventi, appare evidente come la parete addominale debba sempre svolgere il ruolo di vigile sorvegliante dell’atto respira- torio ed infine appare evidente come la normofunzionalita dei muscoli addo-inali condizioni il corretto svolgersi dell’atto re- spiratorio. Al contrario I’attivita respiratoria della parete addominale & troppo spesso considerata nella sua pitt grossolana immagine, tanto che di frequente vengono ad essere considerati sinonimi la respirazione diaframmatica e la respirazione addominale. E bene quindi ribadire il concetto che la respirazione addomi- nale, caratterizzata dalla protrusione e dal rientramento del ventre rispettivamente nella in-espirazione, @ sempre una_respirazione antifisiologica, innaturale e poco redditizia. Infatti nella respirazione addominale si realizza un eccessivo abbassamento del centro frenico, ma cid porta alla impossibilita da parte del diaframma di agire come elevatore costale. In questo caso quindi il 1° tempo si fa esuberante a scapito del 2° tempo inspiratorio. Nella respirazione addominale manca la pit importante fase inspiratoria rappresentata dal sollevamento costale ad opera del diaframma. Al contrario la respirazione diaframmatica prevede proprio la realizzazione completa del secondo tempo inspiratorio, prevede il massimo impegno del diaframma nel suo principale compito, quel- lo di elevatore costale. Respirazione addominale e respirazione diaframmatica quindi sono due stili respiratori non sovrapponibili ma assolutamente diversi dotati di una fisionomia specifica, dotati di un meccanismo assolutamente capovolto. Per concludere I'argomento vogliamo ricordare come il dia- framma per svolgere il suo compito principale di elevatore costale chiede ai muscoli addominali un costante lavoro di appoggio in virtt. del quale V’abbassamento del centro frenico non assume CHINESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA 93 tanto un significato inspiratorio, ma rappresenta un mezzo attra- verso il quale il diaframma ricerca un punto di appoggio centrale per poter agire, alla periferia, sulle coste. Gli addominali, quindi, non sono solo degli espiratori, ma pos- sono essere considerati sotto questo aspetto anche degli inspira- tori, per I'attento lavoro di appoggio che essi svolgono nei con- fronti del grande protagonista dell’ispirazione, cioé il diaframma. Abbiamo volutamente parlato degli addominali nel loro com- plesso, puntualizzando soltanto le loro multiformi espressioni funzionali nelle varie fasi respiratorie, in quanto molto difficile risulta l’attribuire ai singoli elementi anatomici, retti, obliqui, trasversi addominali, una funzionalita respiratoria specifica. i, in genere, si tende a considerare il muscolo trasverso addominale come l’antagonista di elezione del diaframma, come il grande muscolo espiratorio. In effetti il muscolo trasverso addominale puo realizzare un efficace atto espiratorio, abbassan- do le coste sulle quali si inserisce, aumentando Ia pressione intra- addominale e spostando in senso craniale i visceri addominali, ma anche i muscoli obliqui esterni ed interni, se entrano in con- trazione in modo contemporaneo, possono realizzare la stessa situazione espiratoria, e cosi dicasi per i retti addominali. Cid che da al trasverso il giusto attributo di principale ele- mento espiratorio rispetto agli altri muscoli addominali, non & quindi da ricercarsi nelle sue specifiche prestazioni funzionali che non si distinguono in modo particolare da quelle degli altri elementi addominali. La caratteristica espiratoria del muscolo trasverso consiste nel fatto che tale muscolo pud agire da potente espiratore in qualunque momento indipendentemente dall’atteggiamento statico ¢ dinamico che il tronco assume. Se per esempio il tronco esegue alternate flesso-estensioni, tor- sioni verso destra e verso sinistra, i muscoli retti ed obliqui sono altamente impegnati nello svolgere il loro compito dinamico nei confronti del tronco, mentre il muscolo trasverso si trova libero di svolgere il suo lavoro respiratorio restando indifferente al modificarsi degli atteggiamenti del tronco. Il trasverso quindi assume il significato di muscolo espiratore principale, non tanto perché @ in grado di realizzare una funzio- nalit& respiratoria particolare rispetto agli altri muscoli addomi- nali, ma perché in virti dell’orientamento anatomico delle sue 94 CHINESIOLOGIA DELLA GABBIA TORACICA fibre, in virtt: della sua particolare topografia, pud preoccuparsi in qualunque momento di svolgere il suo compito respiratorio, essendo libero da ogni altro impegno statico e dinamico. Queste notizie sulla attivita respiratoria degli addominali deb- bono essere tenute presenti quando si vuole sottoporre l'individuo ad un trattamento di ginnastica, non solo respiratoria, ma di ginnastica generale a scopo profilattico, migliorativo 0 terapeutico al fine di non correre il rischio di sovvertire gli schemi ideali che Y'atto respiratorio deve ricalcare, schemi che la natura da dettato e che sarebbe illogico sovvertire e sostituire con s chemi innatu- rali ed artificiosi in grado solo di impoverire l’atto respiratorio della sua ottimale efficacia. CHINESIOLOGIA DEL CINGOLO PELVICO Il bacino puo essere considerato un «blocco scheletrico», dove i vari elementi sacro-ileo-ischio e pube, si sono fusi in un tutt'uno anatomico e funzionale. Infatti, anche se in condizioni fisiologiche (tipo la gravidanza) © patologiche si realizzano alcuni movimenti fra sacro ed ileo (ruotazione e€ controruotazione del sacro fig. 61) questi sono estre- mamente ridotti e svolgono la funzione di migliorare la elasti- cita del bacino nella trasmissione del carico o nelle eventuali sollecitazioni traumatiche. Sono cio’ piccoli movimenti orientati ad attenuare le oscillazioni, al fine di ridurre al minimo gli effetti traumatici nei confronti dei visceri e degli arti inferiori. Quindi la dinamica e la statica del bacino devono essere con- siderate nel loro complesso. Il bacino riceve sulla sua «piattaforma sacrale», tutto il peso del capo e del tronco e degli arti superiori e lo trasmette agli arti inferiori in posizione eretta 0 lo trasmette al piano di appoggio nella posizione seduta. Il massiccio pelvico svolge quindi un gravoso compito statico nel reggere ben due terzi del peso totale del corpo umano, peso che tende costantemente ad imporre al bacino un movimento ro- tatorio sulle coxo/femorali, un movimento di basculamento in senso anteroposteriore ¢ laterale, peso che in una parola sollecita inesorabilmente verso la «caduta» gravitaria. Il cingolo pelvico si oppone a questa caduta in virtii di un prezioso e poderoso siste- ma muscolare: addominali, masse lombari, glutei, ileopsoas, pic- coli muscoli del pavimento pelvico, muscoli della coscia. Il bacino mantiene o modifica i] suo atteggiamento utilizzando come fulcro articolare ora il rachide lombare (soprattutto L4 - L5), ora le coxo-femorali contemporaneamente ora una sola coxo- femorale (fig. 61). Consideriamo ora il cingolo pelvico nel suo atteggiamento ot- timale in stazione eretta (fig. 62). L'equilibrio del bacino sarebbe 6 CHINESTOLOGIA DEL CINGOLO PELVICO estremamente precario, in quanto il peso del tronco realizzerebbe un basculamento anteriore slittando sulle anche, seguendo la linea di gravita che cade su L5 (fig. 62) ed ogni modificazione posturale del tronco tenderebbe a capovolgere il basculamento. Provvedono a mantenere tale equilibrio i seguenti muscoli: masse lombari, ileopsas, addominali, glutei, muscoli anteriori e posteriori della coscia (fig. 67). Per quanto riguarda la dinamica del bacino dobbiamo conside- rare i movimenti del bacino sulle «anche» (fig. 63-64): basculamento anteriore (fig. 61); basculamento posteriore (fig. 61); lateralita su di un’anca ({ig. 63). E Fig. 61 - a) Muscolatura che presiede alla statica e dinamica anteroposteriore del bacino: A - masse paravertebrali lombari + guadrato dei lombi; B - ad- dominali; C - glutei; D - ileo psoas; E - muscoli posteriori coscia; F - mu- Scoli_anteriori coscia. b) Muscoli che realizzano l'anteropulsione © contra- stano la retropulsione: A - masse paravertebrali; D - ileo psoas; F - muscoli Anterior coscia, ¢) Muscoli che realizzano Ia retropulsione ¢ contrastano la anteropulsione del bacino: C - glutei; B - addominali; E - muscoli poste- Tiori Coscia. CHINESIOLOGIA DEL CINGOLO PELVICO 97 Fig. 62 - Dinamica antero-posteriore con fulcro coxo-femorale. Tl bacino pud utilizzare anche il fulcro lombare. L - L! Fig. 63 - Dinamica laterale nel bacino sul fulcro coxofemorale. Il bascu- lamento é realizzato dal piccolo e medio gluteo (BC) ¢ tensore fascia lata (A). Il bacino pud anche in questo caso utilizzare il fulcro lombare 98 cnt IOLOGIA DEL CINGOLO PELVICO Rotazione: realizzata da tutti i muscoli rotatori dell’anca, quan- do usano il femore come punto Consideriamo ora i movimenti del bacino con fulero Ly - Ls: basculamento anteriore (sacro-spinale 0 masse lombari); basculamento posteriore (addominali); lateralita; rotazione con fulcro Ly - Ls. a YY Fig. 64 - Nell'appoggio monolaterale di un arto, piccolo e¢ medio gluteo ed il tensore della fascia lata (3) impediscono la caduta del bacino’ sotto il peso del tronco. Il quadrato dei lombi (2) ed i parayertebrali del mede- simo lato agganciano il tronco ali’emibacino in appoggio. CHINESIOLOGIA DEL CENGOLO PELVICO » II cingolo pelvico inevitabilmente coinvolge il rachide, e soprat- tutto il tratto lombare, nella sua dinamica e ne condiziona I’at- teggiamento posturale rapportandolo al proprio. Per questo motivo in chinesiterapia la chinesiologia del bacino assume una importanza determinante, in quanto, influendo sul bacino, & possibile realizzare opportuni atteggiamenti del rachide, correggere i cosi frequenti errori statici della colonna vertebrale. Fig. 65 - I principali muscoli che presiedono alla flesso-estensione dell'anca ed al suo equilibrio antero-posteriore (a questi elencati occorre aggiungere le fibre anteriori ¢ posteriori del piccolo ¢ medio gluteo, il pettinco, gli adduttori ¢ retto interno). @) Flessori: A ileo psoas; flessore del femore sul bacino ed antero pulsore del bacino sul femore. 'Provvede ad evitare la caduta indietro del bacino sotto l'azione del peso ed é rotatore esterno del femore ed adduttore. B tensore della fascia lata: flessore del femore sul bacino ed ‘anteropulsore del bacino. Per la sua_posizione lateralizzata provvede all’equilibrio anteroposteriore. D sartorio: rotatore esterno, flessore ed adduttore. b) Estensori E grande gluteo (cui si associa nella azione la parte posteriore del medio ¢ piccolo gluteo anche rotatore esterno, (pud fagire come adduttore). F bicipite femorale (adduttore). G '% tendinoso addutiore. H 4 membranoso adduttore. 100 CHINESIOLOGIA DEL CINGOLO PELVICO Infatti, basculando posteriormente il bacino, in virtti di una sinergica contrazione degli addominali, glutei e muscoli posteriori della coscia, riduciamo una eventuale iperlordosi lombare, causa frequente di lombalgie. Al contrario, basculando anteriormente il bacino, in virtii di una sinergica contrazione delle masse lombari, ileo-psoas, retto femorale (e tutti i muscoli anteriori della coscia) si accentuera la lordosi lombare e questo potra essere utile nelle cifosi lombari patologiche (fig. 65). Cosi pure, basculando lateralmente il bacino, possiamo otte- nere una scoliosi del rachide lombare a convessita omolaterale al disassamento del bacino. Tale scoliosi naturalmente potra avere un significato terapeutico se viene realizzata al fine di capovolgere un orientamento scoliotico spontaneo di base. CHINESIOLOGIA DELL’ANCA L'eanca» @ la prima vera articolazione che incontriamo nella chinesiologia del corpo umano; i suoi capi articolari sono rappre- sentati da una sfera piena (testa femorale) che si inserisce in una sfera cava rappresentata dall’acetabolo. Questa articolazione, con- siderata nei suoi requisiti scheletrici, ¢ in grado di offrire ampie possibilita dinamiche, pud svolgere movimenti in ogni direzione. Ma, essendo la sua posizione anatomica quanto mai precaria dal punto di vista statico, tale liberta scheletrica viene notevolmente limitata da una serie numerosa di ligamenti, che la bendano fino a ridurne le risorse dinamiche, realizzando un «blocco elastico». Al bendaggio ligamentoso si aggiunge un'ulteriore fasciatura muscolare, formata da numerosi muscoli brevi che avvolgono Varticolazione, adagiandosi su di essa, ed in grado di sviluppare con le loro contrazioni componenti statiche di tenuta articolare. Sembra quasi che la natura abbia avuto un ripensamento nel do- nare a questa articolazione un'eccessiva liberta dinamica. Infatti, quando l’uomo assume la posizione eretta, su ogni anca viene trasmesso meta del peso del tronco, e nel cammino, in ogni fase di appoggio monolaterale l’anca subisce tutto il peso del tronco. La sua tenuta quindi deve essere quanto mai sicura e non affidata esclusivamente al contatto scheletrico, poiché la verticalizzazione della cavita acetabolare, soprattutto se resa im- perfetta da un piccolo errore morfologico (tetto acetabolare sfug- gente o incompleto), consentirebbe lo slittamento della testa femo- rale e la discesa del bacino secondo la linea della gravita. E noto infatti come nella lussazione congenita dell’anca il massiccio pel- vico sotto l'azione del peso, non essendo ancorato alle teste femo- rali, slitta verso il basso e queste salgono in alto e in dietro. In questa grave situazione dismorfica scheletrica gli unici ad opporsi, e validamente, all'evolvere patologico sono i ligamenti ed i muscoli che tentano di salvare la precaria situazione statica e dinamica e, se opportunamente impegnati in epoca precoce, pos- 102 cHINESIOLOGIA DELL'ANCA sono migliorare il disagio funzionale che il dismorfismo schele- trico ha condizionato. I muscoli profondi ¢ brevi, tipo il piriforme, gli otturatori interni ed esterni, i gemelli, il piramidale, sono da considerare muscoli orientati prevalentemente alla tenuta artico- lare, poiché il loro valore dinamico 2 nettamente inferiore alla loro efficacia statica, essendo dotati di scarso braccio di leva e di scarso effetto dinamico. Alla dinamica articolare provvedono im- portanti masse muscolari dotate di grande potenza, in grado con questa di sopperire allo svantaggio che la leva articolare loro offre. Fig. 66 - I muscoli che partecipano alla flesso estensione realizzano anche un movimento rotatorio importante. A - ileo psoas: oltreché flessore € rotatore esterno del femore ed adduttore secondo Ja direzione (A’); B - tensore della fascia lata: oltre che abduttore ¢ flessore @ rotatore interno (B’); C-D - piccolo € medio gluteo abduttori dell'anca, partecipano allequilibrio laterale dell’anca e del bacino; E - grande gluteo che oltre ad essere un estensore dell’anca ed un extrarotatore pud com Ie sue fibre superiori partecipare all’abduzione e con le sue fibre inferior all'adduzione. Bilancio della rotazione: nella rotazione esterna oltre ad ileo psoas ¢. sar torio partecipano: piramidale, lotturatore esterno. ed interno, il. pettineo, il grande gluteo, le fibre posteriori del medio © piccolo gluteo. Nella rota- zione interna oltre al tensore della fascia lata, le fibre anteriori del piccolo e medio gluteo. CHINESIOLOGIA DELL’ANCA 103 Tnoltre la dinamica della coxo/femorale @ contrastata dai liga- genti periarticolari che si premurano di donare all’articolazione che avvolgono la massima stabilita e la pitt alta soglia di etenuta articolare». Per migliorare le risorse dinamiche di questa articola- zione interviene il collo femorale che con la sua obliquita, orien- tata in alto in dentro ed in avanti, offre ai muscoli che presiedono alla dinamica di questa articolazione un maggiore braccio di leva, una piu verticalizzata inserzione sull'asse e di conseguenza un mi- gliorato atteggiamento funzionale. L’obliquita del collo femorale inoltre traduce la pressione che il bacino esercita sul femore da una «pressione» ad un effetto in «flessione». Il peso del tronco tende a flettere il femore, ma questi non & che un «tubo cavo» che mentre mal tollererebbe una pressione diretta e si lascerebbe fa- 01 67 - Rappresentazione schematica della multiforme funzion: colo e medio glutco che oltre ad agire come abduttori e stabilizzatori della coxo femorale (C), sono, con le fibre anteriori, dei flessori del- Yanca e dei rotatori interni (A-A’) e ‘con le fibre posteriori, degli es € rotatori esterni (B-B’). Nell'abduzione il piccolo © medio gluteo 2 aiutato Galle fibre superior del grande gluteo dal TEL. ed il profondo. muscolo piramidale, si dispone sul femore come il Beirecc6 sull’omero, colla- borando attivamente nell'abduzione, 104 CHINESIOLOGIA. DELL'ANCA cilmente deformare, schiacciare ¢ al contrario in grado di offrire notevole resistenza alla flessione prima di raggiungere il limite di rottura. In questo modo con la sua obliquita il collo femorale mi- gliora le condizioni di lavoro di questo livello articolare, favorendo in egual misura la dinamica ¢ Ja statica della coxo/femorale. Per la flessione, 0 anteropulsione, ricordiamo: Ileo-psoas, ten- sore della fascia lata, retto femorale, sartorio (fig. 65-66). Ognuno di questi muscoli, che insieme realizzano la flessione, si inseriscono sul femore in modo tale da poter realizzare contem- poraneamente alla flessione una rotazione dell’anca (fig. 66). Lileo-psoas se agisse da solo, svilupperebbe un movimento composto di flessione e rotazione esterna e cosi pure il sartorio, oltre alla flessione, realizzerebbe anch’esso una rotazione esterna. Tl tensore della fascia lata invece svilupperebbe un movimento composto di flessione ¢ rotazione interna. Fig. 68 - Gli adduttori dell’anca: A - pettineo; B-C-D - piccolo, medio e grande adduttore; E - retto interno, Alla loro azione si aggiungono i muscoli posteriori della coscia, le fibre inferiori del grande gluteo che possono realizzare l'adduzione. (CHINESIOLOGIA DELL'ANCA 105 Questi muscoli quindi, pur essendo concordi nella flessione, sono discordi nella rotazione, con inevitabile prevalenza della rotazione esterna. Tale apparente squilibrio muscolare a favore della rotazione esterna @ dettato dal fatto che I'articolazione coxo-femorale per la sua struttura scheletrica tende naturalmente ad intraruotare il femore, senza bisogno di particolari interventi muscolari; anzi la posizione intraruotata @ la posizione di riposo e di massima stabilita articolare. E quindi logico che il muscolo si premuri di rimuovere I’anca dal suo atteggiamento statico preferito, per inse- rirla in una attivita fasica (come il cammino) dove é indispensa- bile una modica extrarotazione in grado di meglio orientare l'arto e di conseguenza il piede sul piano di appoggio. Ricordiamo altri muscoli flessori: pettineo, adduttore medio, retto interno e fibre anteriori del piccolo e medio gluteo. Per la estensione, o retropulsione, ricordiamo: grande gluteo e muscoli posteriori della coscia (fig. 65). Il grande gluteo non partecipa alla estensione di modica entita e di scarso impegno, mentre interviene validamente solo quando questa deve realizzarsi sotto forti resistenze (salire le scale, cam- minare in salita, salto, corsa, rialzare il tronco flesso in avanti come nell’atto di sollevare un peso). I muscoli posteriori della coscia al contrario presiedono ai piccoli impegni estensori del- Varto inferiore, come nel cammino normale (fig. 69). Il grande gluteo, oltre ad essere un estensore, realizza pure una rotazione esterna dell’anca; in quest’ultimo movimento quindi 2% un muscolo sinergico dell’ileo-psoas, col quale era in antago- nismo nella flesso estensione. Anche i muscoli posteriori della coscia sono degli extrarotatori dell’anca, ma di impegno inferiore. Si accentua cosi l'utile squilibrio in extrarotazione del bilancio fasico muscolare, utile ai fini di controbilanciare la naturale ten- denza del femore ad intraruota Per l'abduzione (fig. 66-67 L’abduzione dell’'anca, o lateropulsione, @ realizzata dal piccolo e medio gluteo. Con questo gruppo muscolare collaborano muscoli che gia abbiamo incontrato sia nella flessione che nella estensione: grande gluteo, tensore della fascia lata. Il movimento di lateropulsione dell’arto inferiore in condizioni 106 CHINESIOLOGIA DELL" Fig. 69 - Il grande gluteo (5) interviene nel realizzare Vestensione dell’anca © estendendo il femore o imponendo una retropulsione del bacino solo quando questo movimento si sviluppa in decubiti antigravitari. Cosi dal- Yatteggiamento in anteropulsione del tronco al passaggio alla posizione eretta (come nell’atto di raccogliere un peso), contrazione del grande gluteo assistito dai paravertebrali per il tronco (1-3), da muscoli posteriori della coscia e della gamba (3-4). Per conservare invece il semplice equilibrio in anteropulsione del bacino non occorre Tintervento del grande gluteo ‘ma basteranno 1: cuuNestoLocra peLL'anca 107 fisiologiche si realizza non in modo puro, ma associato ad una extrarotazione, per un predominio funzionale dato sia dal grande gluteo o dalle fibre posteriori del piccolo e medio gluteo (fig. 67), sia nella messa in tensione dell’ileo-psoas che attua la sua extra- rotazione. Questa extrarotazione @ solo in parte frenata dalle fibre anteriori del piccolo e medio gluteo (fig. 66-67) e dal tensore della fascia lata. Si realizza di nuovo la situazione gia ricordata a pro- posito della flesso-estensione. E opportuno fin da ora ricordare come nella chinesiologia dell’anca sia indispensabile considerare alla pari la dinamica del femore sul bacino con quella del bacino sul femore, realizzata dai muscoli che abbiamo fin qui ricordato. . 68) L’adduzione dell’anca é assicurata da un gruppo muscolare estremamente importante dal punto di vista anatomico. Gli ad- duttori sono grossi e numerosi ¢ tale abbondanza non pare ad un primo esame giustificata dalla funzione che questi muscoli sem- brano svolgere. Infatti il movimento di adduzione viene raramente realizzato in modo puro nella dinamica quotidiana. Tali muscoli vengono sollecitati ad entrare in funzione nell'andare a cavallo, pattinare, sciare, arrampicarsi su di un tronco ed in numerose attivit2 sportive, ma in una dinamica normale gli adduttori parte- cipano alla flesso-estensione dell’arto quando questo parte da posizioni estreme. Presumibilmente il grosso complesso degli ad- duttori mentre era indispensabile nello svolgere le attivita del I'uomo primitive & oggi divenuto un po’ fuori moda. Cio® a flessione completa del femore gli adduttori possono agire da estensori, ad arto inferiore esteso, invece, si comportano da flessori. Nella dinamica normale quindi gli adduttori agiscono non solo nella adduzione, ma partecipano alla flesso-estensione, invertendo Ja loro azione muscolare a seconda della po: di partenza dell’articolazione. Per Uadduzione (fi CHINESIOLOGIA DEL GINOCCHIO Il ginocchio deve svolgere un compito statico e dinamico di uguale importanza deve cioé reggere il peso totale del corpo nella deambulazione o una meta nella normale stazione bipede, ma deve anche presiedere alla dinamica dell’arto inferiore nel movimento di flesso-estensione e di rotazione della gamba sul femore e del femore sulla gamba. Dobbiamo sottolineare infatti quest’ultimo movimento molto richiesto dalle sollecitazioni ambientali che rappresenta un lavo- ro molto gravoso dove il ginocchio @ costretto a svolgere una dinamica sotto il peso del tronco (alzarsi, sedersi, fare le scale, ecc.). La fisionomia anatomica del ginocchio @ la seguente: il ginocchio @ un fulcro articolare dove esiste un’articolazione prin- cipale rappresentata dai condili femorali e dalla piattaforma tibiale ed unarticolazione secondaria rappresentata dai condi femorali ¢ dalla rotula. Il piatto tibiale consentirebbe ai condili ampi slittamenti, se non intervenissero i menischi a migliorare Ja sua capacita di tenuta; essi, in virtti delle connessioni anato- miche con il gruppo dei flesso-estensori, si portano in avanti nella estensione, indietro nella flessione, ruotano in dentro nella rota- zione interna, in fuori nella esterna (fig. 70). Potremmo consi derare i menischi delle piattaforme mobili che non si limitano a seguire gli spostamenti dei condili, ma quasi li anticipano in virtti delle informazioni che ricevono tramite le propaggini musco- lari che li raggiungono (fig. 70-71). Nell’articolazione principale del ginocchio, cioé Varticolazione tibio-femorale, abbiamo la possibilita dello sviluppo dei movimenti di flesso-estensione e rotazione con ampie escursioni dinamiche. Questa articolazione, che & costretta a lavorare quasi sempre sotto un forte peso ed é dotata di nessuna stabilita, & irrobustita da un opportuno sistema ligamentoso rappresentato dai ligamenti crociati (fig. 72) e dai ligamenti collaterali (fig. 73) che, quando il ginocchio si trova in posizione estesa vengono a trovarsi nella 110 CHINESIOLOGIA DEL GINOCCHTO posizione di massimo st movimento rotator amento. In questo atteggiamento ogni » del ginocchio & impedito proprio da questo apparato ligamentoso. Infatti, quando il ginocchio & esteso, deve reggere efficacemente il peso del corpo senza potersi concedere pericolosi disassamenti. Il movimento di rotazione potra soltanto avvenire quando il ginocchio si pone in una modica flessione con contemporanco rilassamento di queste strutture ligamentose. Nella flessione la faccia posteriore della gamba tocca la faccia posteriore della coscia sviluppando un movimento di un valore goniometrico cor- rispondente a 135° circa. Tale flessione si sviluppa in funzione di 70 - Menisco e suoi rapporti con la frange muscolari del quadricipite e del_semimembranoso, a) Nella flesso estensione i muscoli contraendosi sollecitano il menisco a slittare sul piatto tibiale e a rimanere perfetta- mente solidale con i condili femoral. b) Nella estensione del ginocchio sotto carico (alzarsi_ da chinati) il menisco non pud eseguire lo slitta- mento in avanti ed & ligamentosa permette di scomporre questa forza di due componenti di cui la componente statica o longitudinale si preoccupa di dare stabi- lita alla volta A - flessori dorsali del piede: a) forza muscolare dei flessori dorsali del piede; d) sua componente dinamica in grado di realizzare la flessione dorsale del piede; s) sua componente statica o longitudinale che «tampona» la tenuta della volta; B -tricipite surale: b) sua forza muscolar d) sua componente dinamica che realizza la estensione plantare; s) sua componente statica orientata a proteggere la volta. Qe, oS B Fig. & ; A) La volta plantare ha ceduto all'azione del peso, B) I! contatto del_piede al suolo @ totale e lemivolta «sfondatay (piede piatto). Non esistono ora i meccanismi ammortizzatori in grado di adidoleire il contatto piede suolo. CHINESTOLOGIA DEL PIEDE 125 ricordati, ma un opportuno apparato ligamentoso li fascia in modo tale da farli scorrere adagiati per un certo tratto sulla impalcatura scheletrica della volta plantare. Questa obliquita di percorso comporta un aumento della gran- dezza della loro componente statica. Infatti scomponendo I’azio- ne delle forze muscolari riguardanti I'azione del tricipite e degli estensori delle dita, vediamo come in virtii di questa massima obliquita di inserzione, la componente longitudinale, che noi chia- miamo statica, venga ad essere notevolmente ingrandita e venga Og La volta plantare che nelle figure precedenti era considerata nel suo orientamento antero posteriore deve essere anche considerata nel suo orientamento trasversale. A) Tibia e perone poggiano su di un piano in semisospensione, B) La cui volta plantare ha ceduto trasversalmente e si ha lo slittamento dei segmenti scheletrici verso una caduta del margine interno, Al cedimento_dell’emivolia in senso trasversale si oppongono i ligamenti anulari del piede ed i seguenti muscoli: c) tibiale posteriore; b) flessori delle dita; a) tibiale anteriore, In c) vediamo quindi che mentre il tibiale anteriore ‘tendeva ad appoggiare T'appiattimento antero posteriore della volia, In protegge perd nel suo orientamento trasverso. 126 CHINESIOLOGIA DEL PIEDE ad agire nel senso opportuno per dare alla volta plantare una per- fetta stabilita, a scapito della componente motoria, efficace, la cosiddetta componente dinamica (fig. 85-86). Fig. 86 - Piede visto dall’alto. 1) Margine interno del piede. E) Margine esterno del piede: a) asse attorno al quale si sviluppa la flesso estensione a livello del’articolazione tibio astragalica. I muscoli che si inseriscono anteriormente a questo asse sono dei flessori dorsali: 1) estensore dell’allue ce, 2) tibiale anteriore, 10) estensore dita, 9) peroneo anteriore. I muscoli che si_ inseriscono posteriormente a questo asse sono degli estensori plantari, 3) tibiale posteriore, 4) flessore lingo dell'alluce, 5) flessore lungo delle dita, 6) Uricipite surale, 7-8) peronei posteriori; appare evidente la predominanza degli estensori plantari sul gruppo dei flessori dorsali_ e questo @ naturale se si_pensa che la estensione plantare del picde ciot Yandare sulle punte @ il momento determinante la marcia, il salto, la corsa, ¢ tale gesto & estremamente faticoso in quanto nella estensione la volta’ plantare deve sollevare il peso di tutto il corpo; b) asse attorno al quale si svolgono i movimenti di pronosupinazione a fivello, dell’astragalo- calcaneare. I muscoli che si inscriscono all’esterno (E) dell’asse sono dei pronatori (cio? sollevano il margine esterno ed abbassano il margine interno) € sono i 10) estensore dita, 9) peroneo anteriore, 87) peronci posteriori. I muscoli che si trovano all'interno (1) dell’asse’ b) sono dei supinatori © sono:_l estensore alluce, 2 tibiale anteriore, 3 tibiale posteriore, 4 flessore alluce, 5 flessore dita, 6 tricipite surale. Appare evidente perd che la sem- plice abduzione (spostamento verso I'esterno (E) dell'avampiede) compren- derebbe lo scavalcamento dell’asse b) da parte di 1, estensore alluce, il quale invertirebbe cosi la sua azione supinante in azione pronante. CHINESIOLOGIA DEL PIEDE 127 In conclusione, i gruppi muscolari che trovano il loro punto d'inserzione in corrispondenza della concavita della volta plantare realizzano sempre un effetto positivo nei confronti della stabilita della volta plantare, mentre i muscoli che trovano il loro punto di inserzione in corrispondenza della convessita della volta plantare sviluppano due effetti tra di loro contrastanti: un effetto dinamico che tenderebbe ad appiattire la volta se non fosse controbilanciato dalla componente statica che si preoccupa di proteggere la cupola plantare. Fie 87 Fic. 88 Fig. 87 - Percorso ed azione del tibiale anteriore (visto dal lato interno): flessore dorsale del piede, supinatore ed adduttore, svolgono inoltre un lavoro di tenuta deli’emivolta plantare sul piano trasverso. Fig. 88 - Percorso ed azione degli altri flessori dorsali del _piede (lato peroneale o esterno): 1) estensore Iungo delfalluce; 2) estensore lungo delle dita; 3) peroneo anteriore. Sono flessori dorsali, pronatori ed abduttori del piede; scarso il loro lavoro di tenuta della volta sviluppato solo dalla comp. statica. 128 CHINESIOLOGIA DEL PrEDE In questo modo I’effetto dinamico deformante viene neutra- lizzato in parte dall’effetto statico e in parte dal lavoro dei mu- scoli e dei ligamenti sistemati nella concavita della volta plan- tare, in modo tale che a livello del piede l’azione di ogni elemento muscolare converge verso un unico scopo, quello cio? di assicu- rare alla volta plantare la sua ideale convessita contro i continui attentati alla sua integrita che il peso realizza. Per assicurare ulteriormente alla volta plantare una tenuta perfetta intervengono importanti apparati ligamentosi: ricordiamo soprattutto il ligamento plantare (fig. 81), ed i muscoli plantari Fic. 89 Fic. 90 Fig. 89 - Estensori plantari del piede dal lato interno o tibiale: 1) tricipite surale; 2) tibiale posteriore; 3) flessore lungo delle dita. Sono estensori plantari, supinatori ed addutiori. 23 sono anche ottimi’ protettori della Volta. piantare. 23 sviluppano un lavoro. tipo carrucola, percorrendo ed aggirando il malleolo interno. Fig. 90 - Estensori plantari del piede visti dal lato esterno o peroneale: De sempre il ticipite, surale; 2-3) peroneo posteriore breve e lungo che lavorano_ utilizzando la_carrucola malleolare e sono estensori plantari, pronatori ed abduttori. Il peroneo lungo assicura inoltre la stabilita delle volta plantare in senso trasversale. CHINESIOLOGIA DEL PIEDE 129 che legano fra di loro pitt fulcri articolari (calcagno ¢ metatarso) in modo tale da consentire la persistenza dei reciproci rapporti ed impedire un loro sfiancamento pericoloso nel senso del plat- tismo, Se consideriamo infatti una situazione in cui esiste una costi- tuzionale insufficienza muscolo-ligamentosa, il complesso artico- lare si viene a trovare privo della sua protezione ed inevitabil- mente cede all’azione deformante del peso, senza reagire nel- Videale molleggiamento che un valido sistema muscolo-ligamen- toso & al contrario in grado di realizzare. Cosi il peso appiattisce la volta e si trasmette al suolo «a tim- bro» con grave insulto alle strutture anatomiche non solo del piede, ma anche sovrastanti (fig. 84-85). Fig. 91 - Il tricipite surale 2 gid stato osservato dal lato interno (fig 89) e dal lato esterno (fig. 90). Qra lo osserviamo frontalmente ed evidenziamo come tale muscolo presenti elementi poliarticolari (1, i gemelli) che si jnseriscono nel femore ed una importante struttura muscolare che si inse- risce sulla tibia e perone (2, soleo). Tale muscolo oltre ad essere anche ‘un estensore plantare, é supinatore del piede e pud essere anche un flessore del ginocchio. Abbiamo gia all'inizio esaminato come ¢ quando tale impor- tante muscolo lavori. 130 CHINESTOLOGIA DEL PIEDE Il piede pud compiere un movimento di flesso estensione rispetto alla gamba facendo fulcro principale a livello della tibio- astragalica (fig. 86a), pud compiere inoltre dei movimenti di pro- no-supinazione, facendo fulcro questa volta principalmente a livello dell’articolazione astragalo-caleaneale (fig. 86b). Il movimento di flessione (rappresentato dall'avvicinamento del dorso del picde alla faccia anteriore della gamba) viene effettuato a mezzo dei se- guenti muscoli: tibiale anteriore, peroneo anteriore (estensori lun- ghi delle dita, estensore lungo del primo dito). La estensione del JH dl Lt Fig. 92 - Se la flesso estensione del piede 2 un movimento determinante Ia spinta in avanti del corpo nell'amblente il movimento di_ pronoabduzione di supino-abduzione € determinante per un corretto ritorno del piede al suolo. Il terreno infatti pud essere in salita od in discesa, ed in questo caso con la flesso estensione possiamo regolare V'atteggiamento con cui il piede dovra impattarsi al suolo (modesta estensione nella discesa, modesta flessione nella salita). CHINESIOLOGIA DEL PIEDE 131 a b Fig. 93 - Il terreno pero pud presentarsi inclinato secondo piani diversi. ‘A) il piede in questo caso dovra raggiungere il suolo in un pre-atteggia mento pronoabdotto; B) il terreno si sviluppa secondo piani inclinati in senso opposto. In questo caso il piede si prepara ad «atterrare» gia supi- nato ed addotto. piede che corrisponde all’allontanamento del derso del piede dalla faccia anteriore della gamba é eseguito dai seguenti muscoli iricipite surale, tibiale posteriore, peronei posteriori 0 laterali (brevi e lunghi) (flessori lunghi delle dita, flessore lungo del primo dito). Perone e tibia nel movimento di flesso-estensione si avvici- nano e si allontanano fra loro in quanto la sup. articolare del- Yastragalo si allarga anteriormente e si restringe posteriormente. Questo allargamento anteriore comporta un arresto del movimento di flessione, una protezione meccanica al peso, per questo motivo la caviglia si assottiglia se calziamo calzature con tacco alto, in quanto il piede & posto in estensione ed il rapporto perone+ibia @ pit avvicinato per la riduzione della superficie di scorrimento astragalica (fig. 87-88-89-90-91). Gli stessi muscoli che abbiamo ora ricordato per la flesso-esten- sione provvedono anche a compiere il movimento di prono-supi- nazione (fig. 92-93-94). La supinazione, cio’ il movimento che porta il margine interno del piede verso l’alto ¢ la pronazione (fig. 92-93-9495) cio® il 132 CHINESIOLOGIA DEL PIEDE movimento che porta il margine interno del piede verso il basso, sono accompagnate contemporaneamente da movimenti di addu- zione ed abduzione del picde. In pratica dunque questi: movi- menti di prono-supinazione sono dei movimenti complessi. La supi nazione & assicurata dai seguenti muscoli: tibiale anieriore, tibiale e muscolo tricipite surale. La pronazione al contrario é assicurata dal peroneo anteriore, peronei laterali (lungo e¢ breve), estensori lunghi delle dita, esten- sore lungo dell'alluce. Come si vede il movimento di flesso-esten- sione e di prono-supinazione @ assicurato dai medesimi muscoli. Per questo motivo quando vogliamo ottencre un movimento di flessione 0 un movimento di estensione puro cio? senza deviazione né in senso pronante né in senso supinante del piede, bisogna ricorrere alla contrazione contemporanea e sinergica di tutti i gruppi muscolari proposti alla estensione e alla flessione; infatti se eseguissimo la estensione del piede usando esclusivamente il grosso muscolo tricipite surale, noi avremmo si la estensione Fig. 94 - La possibilit’ di adattamento del piede alle varie superfici 2 evi- denziabile dalla prensilita del piede sulla sfera. Gli indigeni abbracciano con il picde il tronco dell’albero su cui salgono. Presumibilmente se l'uomo esercitasse _maggiormente 1a possibilita dinamica del piede questi sarebbe in grado di elevare Ja sua funzionalita in virtii dei rallinati presupposti morfologici che presenta. CHINESIOLOGIA DEL PIEDE 133 del picde ma accompagnata da una inevitabile supinazione del piede stesso; al contrario se il tricipite si contrae in alleanza con i peronei laterali posteriori, veniamo ad avere una estensione pura del piede in quanto l'azione pronante dei peronei neutralizza Y'azione supinante del tricipite surale. Cosi dicasi per Ia flessione pura del piede dove I'azione supi- nante del tibiale anteriore viene neutralizzata dall'azione pronante del peronco anteriore e cosi via per tutti gli altri movimenti se li vogliamo ottenere allo stato puro. Fig. 95 - Mentre nella figura precedente veniva evidenziata, la capacita prensile del piede ¢ la sua ricerca di contatto con il piano d'appoggio, in Questa immagine evidenziamo come il piede cerchi di fuggire il contatto on un suolo accidentato in grado di evocare sollecitazioni dolorose. I piede aumenta la sua emivolta e riduce al minimo la linea di apposgio ‘al suolo, cerca cost di ridurre al minimo il rapporto piede-suolo. Consideriamo ora la dinamica delle dita del piede, anche se dal punto di vista funzionale questa non appare di particolare importanza. Non chiediamo infatti alle dita del piede delle espres- sioni dinamiche molto specializzate, ma un compito importante per quel che riguarda la stabilita dell’appoggio al terreno: i fles- sori delle dita, infatti, entrando in azione, aumentano la presa di contatto al suolo, aumentano J'attrito, evitando slittamenti (fig. 96-97). Il piede quindi presenta una funzione prensile al piano di appoggio anche se grossolana rispetto alla prensione manuale. La estensione delle prime falangi, cio’ delle falangi prossimali, & affidata prevalentemente al muscolo estensore breve delle dita e del I dito. Questo gruppo muscolare estende la prima falange e si interessa poco delle altre falangi ciot delle falangi distali, La 134 CHINESIOLOGIA DEL PIEDE flessione, al contrario, delle prime falangi & assicurata dal flessore breve del I dito e dai muscoli lombricali che si impiantano a livello delle terminazioni tendince dei flessori delle dita ¢ raggiun- gono le espressioni tendinee dei muscoli estensori lunghi delle dita stesse. (Rimandiamo alle illustrazioni della mano). Fig. 96 - In questa immagine rappresentiamo come e dove Ia linea di gravita raggiunge il suolo. 4) Il peso si scarica automaticamente alla tibio- tarsica ¢ ienderebbe a far cadere in avanti il corpo se non intervenissero gli estensori plantari del piede che utilizzando V'avampiede come punto fisso, estendono indictro la gamba, trascinando in retropulsione il tronco controbilanciando cosi la gravita. b) II peso, in atteggiamento hanché. si scarica solo sul picde di Ds. c) In atteggiamento bipede, il peso si_ scarica per meta a Dx ¢ per Valtra meta a Sn. La forza di gravita raggiunge il suolo obliquamente in modo tale da poter essere scomposta in V pressione esercitata dal corpo sul suolo ed in T componente che tende. a far slit i piedi verso Vesterno. A tale componente T si oppongono gli_attriti pied suolo, aumentati dalla presa che i flessori delle dita esercitano e dagli adduttori dell’anca. Se mancano gli attriti_piede-suolo come nel cammino sul ghiaccio € pitt facile slittare. CHINESIOLOGIA DEL PIEDE 135 La loro azione quindi in senso flessorio sulla falange prossi- male delle ultime quattro dita agisce anche in senso estensorio sulle ultime due falangi; in pratica, cioe, i muscoli lombricali flettono Ia falange prossimale ed estendono le altre falangi di- stali. La flessione della seconda falange & assicurata dai muscoli flessori brevi i quali agiscono debolmente in senso flessorio anche sulla prima falange che abbiamo precedentemente ricordato. La estensione, al contrario, della seconda falange & sotto il dominio degli estensori lunghi delle dita 0 estensori comuni delle dita ed estensore lungo del I dito i quali agiscono prevalentemente sulla ultima falange e, di conseguenza, anche sulla seconda che noi in questo momento consideriamo. v v Fig, 97 - Consideriamo alcuni rapporti piede-suolo. a) Il piede poggia sulavampiede ed il tronco & stato spinto in avanti dalla «catapulta» del tricipite. I peso @ orientato in basso ed indietro ¢ sviluppa una componente (To tangente) che lo sollecita a slittare indietro se non intervenissero gli attriti piede-stolo. b) Piede appoggiato in toto e peso che cade vertical mente. In questo caso non vengono evocate componenti in grado di provo- care lo slittamento: @ questa la posizione di massima stabilita. c) Il piede € portato in avanti e poggia sul tallone. I peso viene cosi scomposto ¢ realizza la componente 'T in virtit della quale il piede & sollecitato a slittare in avanti se non intervenissero gli attriti piedesuolo (buccia di banana, perdita degli attriti, caduta). La flessione dell’ultima falange o della falange distale & assi- curata dai flessori lunghi delle dita e del I dito, i quali agiscono prevalentemente sull’ultima falange, per la loro azione si riflette anche sulla seconda e sulla prima falange fino cioé a flettere totalmente le tre falangi sul metatarso. Per quanto riguarda la estensione dell’ultima falange o falange distale questa é affidata 136 CHINESIOLOGIA DEL PIEDE all’estensore comune delle dita o estensore lungo delle dita ¢ del I dito, i quali agiscono prevalentemente sull'ultima falange, perd la loro azione si riflette anche sulla seconda ¢ sulla prima falange fino cioé a flettere totalmente le tre falangi sul metatarso. Per quanto riguarda la estensione dell’ultima falange o fa- lange distale questa é affidata all’estensore comune delle dita o estensore lungo delle dita e del I dito il quale interviene, come gia abbiamo ricordato, anche nella estensione della seconda falange. Da quanto abbiamo detto si nota come i movimenti di flessione ed estensione del primo dito e dell’alluce, sono affidati ad un gruppo muscolare specifico. Consideriamo ora i movimenti di adduzione e di abduzione delle dita. Il movimento di abduzione @ affidato ai due muscoli abduttori propri dell’alluce e del V dito. In pitt si aggiungono nel- Vazione di abduzione anche i muscoli interossei ed in particolare gli interossei dorsali che sono degli abduttori che agiscono perd anche in un’azione flessoria della prima falange sul metatarso. Per quanto riguarda la adduzione dobbiamo ricordare I'adduttore proprio dell’alluce alla cui azione si associano gli interossei plan- tari nella loro azione sulle altre 4 dia. CHINESIOLOGIA DEL CINGOLO SCAPOLARE Il cingolo scapolare & formato dalla scapola e dalla clavicola che reciprocamente si articolano e la clavicola a sua volta si ag- gancia al manubrio sternale e si fissa ad esso. Il cingolo scapo- lare & dotato di una estrema mobilita intrinseca, al contrario di quanto abbiamo visto a livello del cingolo pelvico. Le due scapole infatti non stabiliscono fra di loro dei diretti rapporti ma si appoggiano sulla parete toracica posteriore formando con questa una vera e propria articolazione (articolazione scapolo- toracica) il cui scorrimento sul piano toracico é assicurato da un ricco tessuto adiposo capace di permettere alla scapola ampi spo- stamenti in alto, in basso e movimenti di lateralita e rotazione, movimenti realizzati da un'imponente apparato muscolare, che pitt avanti illustreremo. La clavicola segue docilmente i movimenti della scapola e cautamente li smorza e¢ li limita in virti del vincolo sternale, ma @ dotata anche di una dinamica sua propria, pud abbassarsi ed in- nalzarsi, pud spostarsi anche sul piano trasverso trascinando la scapola alla quale & legata. La estrema mobilita del cingolo sca- polare ha un importante significato funzionale in quanto con- sente all’arto superiore pitt ampi schemi motori e non esiste alcun impegno statico e dinamico dell’arto superiore, senza che inter- venga una importante quota di partecipazione del cingolo scapo- lare (fig. 98). Inolire i labili rapporti che il cingolo scapolare instaura con la gabbia toracica, consente a questa una libera dinamica priva di costrizioni che la metterebbero a disagio nella sua importante funzione respiratoria. Quando parliamo della Chinesiologia del cingolo scapolare, ci riferiamo innanzitutto alla dinamica della scapola: — adduzione quando il margine vertebrale della scapola si avvicina al rachide toracico (fig. 99); 138 CHINESIOLOGIA DEL CL GOLO SCAPOLARE — abduzione quando il suo margine vertebrale si allontana dal rachide (fig. 100-101); — elevazione e depressione quando vi @ un innalzamento ed un abbassamento della scapola; — ed infine abbiamo la rotazione verso lalto e la rotazione verso il basso quando l'angolo inf. della scapola si porta verso l'esterno, oppure verso il basso e verso l'interno (fig. 105). ELA = 4 Wy eS Sn 14 ¢ Fig. 98 - Il cingolo scapolare, formato dalle clavicole e dalle scapole pre- senta tre livelli articolari per lato: 1) articolazione sterno-claveare fra lo sterno ¢ la clavicola; 2) articolazione clavico-acromiale fra la clavicola ed il Processo acromiale ‘della scapola; 3) articolazione scapolo-toracica fra la Taccia profonda della scapola e la parete posteriore del torace. La scapola pud escguire ampi spostamenti, a) slittando sulla superfice toracica avvi- cinandosi_o allontanandosi dalla colonna vertebrale (adduzione cd abdu- zione), translazione orizzontale o laterale; b) allontanando od ayvicinando alla parete toracica il margine interno (basculamento) o rotazione della scapola a banderuola; ¢) slittamento verso l'alto ¢ verso il basso 0 movie mento translatorio verticale (fare le spallucce), fig. 101; d) movimento di rotazione a disco attorno al centro del piatto scapolare, rotazione esterna verso Talto (angolo interno della scapola va verso l'esterno ¢ verso Malto). Rotazione interna (Vangolo inferiore della scapola va verso l'interno ¢ verso Yalto). La clavicola € in grado di seguire docilmente tutti gli spostamenti primitivi gia elencati delle scapole: alzarsi, abbassarsi, spostarsi in avanti ed indictro, E in grado inoltre di trasmettere alle scapole dei suoi movi- menti primitivi. Muscoli che realizzano tale dinamica. I movimento transla- torio laterale det cingolo con allontanamento delle scapole dalla colonna vertebrale € realizzato da E gran pettorale, F piccolo pettorale, I ramo coracoideo del bicipite, coraco branchiale (se Varto superiore @ fissato) G dentato anteriore. II movimento translatorio con avvicinamento del mar- gine interno della scapola alla colonna vertebrate @ realizzato da A-B-D T tre rami del trapezio, LM romboidei, C gran dorsale. Il movimento a banderuola della scapola che consente lallontanamento © Vavvicinamento della sua faccia interna alla parete toracica & realizzato da G (dentato anteriore e da L-M romboidei + A-B-D trapezio, per Vavvicinamento, men- tre Tallontamento avviene meccanicamente per la curvatura stessa’ della parete toracica costale, CHINESIOLOGIA DEL CINGOLO SCAPOLARE 139 Fic. 99 Fic. 100 Fig. 99 un avvi Il cingolo scapolare va in retropulsione ¢ Ie scapole realizzano amento alla colonna, vertebrale. Al fine di completare il movi- mento gli arti superiori devono extraruotare ed estendersi, Fig, 100 - La scapola ruota verso 'esterno quando Vangolo inferiore si porta jin alto ed all'esterno come nell’atto di abdurre gli arti superior . 101 - La translazione laterale in avanti della scapola (e di conseguenza cingolo) realizzata dai seguenti muscoli: A) dentato anteriore; B) bicipite; C) coraco_brachiale; D) piccolo pettorale e grande pettorale © gli arti superiori si adducono ¢ si flettono. Fig. 102 - La translazione posteriore in dietro della scapola (retropulsione del cingolo), e realizzata da G) trapezi, H) romboidei, F) gran dorsale. Il gran dorsale (F) ed il gran pettorale (E) realizzano ia antero retropul- sione agendo indirettamente sul cingolo attraverso l'arto superiore. Fie. 103 Fic. 104 Fig. 103 - Per chiarire la complessa dinamica del cingolo scapolare & oppor- tuno analizzare in modo particolareggiato il percorso e la funzione dei vari_muscoli che gli ay no. A-A-A Trapezio superiore medio ed inferiore. B Angolare della scapola. Il trapezio & gia noto come estensore del capo e del rachide cervicale quando usa la sua inserzione sulla sca- pola come punto fisso. Ora se consideriamo il trapezio superiore che utilizza come punto fisso il capo, egli agisce sulla scapola elevandola ruotandola in alto. Se il trapezio superiore medio ed inferiore agiscono insieme, realizzano una adduzione e rotazione della scapola verso I'alto. Se l'angolare della scapola si inserisce nella dinamica del trapezio, blocca la rotazione della scapola. Se il trapezio superiore agisce con, il medio € l'inferiore il superiore e 'inferiore escludono reciprocamente l’elevazione e la depressione ma collaborano nella rotazione verso I'alto e nell’adduzione. Fig. 104 - Se l'angolare della scapola (1) agisce isolatamente, eleva e ruota verso I'interno l'angolo inferiore della scapola, aiutato dai romboidei (N-O). Se T'arto superiore € fissato anche i muscoli delle spalle possono realizzare Ia rotazione interna dell’angolo inferiore della scapola: Q) deltoide, P) sotto- spinoso, L) tricipite, M) gran dorsale. CHINESIOLOGIA DEL CINGOLO SCAPOLARE 141 I muscoli che presiedono a questi movimenti della scapola sono: per l'adduzione, il trapezio nelle sue tre porzioni, i rom- boidei, il gran dorsale in via indiretta. Gran dentato e gran petto- rale (quest'ultimo in via indiretta) per l'abduzione. Per l'elevazione, il trapezio superiore e medio, I’elevatore della scapola ed i rom- boidi; per la depressione della scapola (0 per il suo abbassamento) dobbiamo ricordare il trapezio inferiore e il piccolo pettorale il quale agendo sulla clavicola la pud abbassare e con labbassa- mento clavicolare abbiamo anche un abbassamento della scapola per i legami ricordati fra queste due formazioni scheletriche ed infine il dentato anteriore, il gran pettorale e il gran dorsale. Fig. 105 - Il trapezio, con i suoi tre rami E realizza la rotazione esterna dell’angolo inferiore della scapola aiutato da H) dentato anteriore, ‘A) sottospinoso, B) infrascapolare, C-D) piccolo e grande rotondo. Fig. 106 - A) sottoclaveare 0 costo claveare, B) piccolo pettorale, C) coraco brachiale. Questa triade muscolare oltre ad agire come anteropulsori del golo (vedi fig. 101), sono in grado di realizzare una depressione del cingolo, cioe un movimento translatorio verso il basso, movimento cio® che in 'posizione eretta & naturalmente realizzato dalla gravita, ma in altri decubiti & realizzato da questi. muscoli. (Per esempio in posizione supina © prona, cereare di raggiungere con la mano il piede). In. questo. movimento sono aiuitati dal gran dorsale, gran pettorale e dal trapezio inferiore. Questa triade muscolare realizza inoltre una rotazione verso interno della scapola insieme all'angolare della scapola e romboidei, trasmettendo il loro efletto dinamico a mezzo della clavicola. APOLARE, 142 JOLOGIA DEL CLNGOLO Fic. 108 Fig. 107 - C) Romboidei (adduttori della scapola, rotatori verso Vinterno, elevaiori della scapola). D-E-F) sottoscapolare, gran rotondo, gran dorsalé (adduttori © rotatori in. dell’omero). Nel gesto di unire le mani dietro la schiena lavorano in. stretto sinergismo. Fig. 108 - C) Romboidei. E) sottospinoso e piccolo rotondo (rotatori_ est. dell’omero). Nel gesto di «porgere indiero un oggetto», lavorano insieme in un nuovo sinergismo. Fig. 109 - A) Deltoide. B) sovraspinoso (abduttori dell’omero). C) romboidei D) Gran dentato. I romboidei sono rappresentati come facessero parte integrante del gran dentato. Infatti essiappoggiano 'azione. inspiratoria del “gran dentato fissando il lato mediale della scapola ed ancorandolo al rachide. CHINESIOLOGIA DEL CINGOLO SCAPOLARE 143 Per la rotazione in alto abbiamo il dentato anteriore, il trapezio nel suo complesso. Per la rotazione in basso dobbiamo ricordare i romboidei, l'angolare della scapola, il piccolo pettorale, e gran dorsale. (Vedi fig. 100 a 109). La chinesiologia del cingolo scapolare @ come accade per il cingolo pelvico al servizio dell’'arto ed in questo caso dell'arto supe- riore e verra completata quindi quando parleremo della chinesiolo- gia della spalla, in quanto i due argomenti non possono venire scissi dal punto di vista chinesiologico senza alterare la vera immagine funzionale di tale sistema articolare. CHINESIOLOGIA DELLA SPALLA Quando si parla della spalla ci si riferisce all’articolazione scapolo-omerale. Ma questa articolazione non si presenta di una assoluta semplicita, in quanto nella spalla in pratica vediamo rap- presentate due espressioni articolari: la scapolo-omerale dove lo scorrimento @ assicurato da cartilagini articolari sinovia e sino- viale ed una seconda articolazione fra la testa dell’omero «incuf- fiata» nei muscoli rotatori e abduttori € la volta acromion-del- toidea, volta muscolo-scheletrica, dove lo scorrimento @ assicurato da borse mucose (fig. 110). A questa duplice rappresentazione arti- colare compete in modo specifico l'esecuzione del movimento per Yarto superiore solo per i suoi primi gradi, mentre la completa escursione sara affidata a livelli articolari sovra e sottostanti. one (0 articolazione scapolo-omerale); 6) 2* articola Fig. 110 - a) 1° articola ‘c) volta della 2* articolazione (deltoide ed acromiom), zione (omero-deltoidea’ 146 CHINESIOLOGIA DELLA SPALLA Per questo motivo il trattamento chinesiterapico non deve mai imporre movimenti che superano i valori propri delle articolazioni della spalla senza sconfinare verso livelli che non solo non neces- sitano di trattamento, ma al contrario necessitano di una rigorosa esclusione funzionale per abituarli fin dall’inizio nella dinamica dell’arto superiore in esagerati compensi. Le strutture capsulo-ligamentose della spalla anche se numeri- camente ben rappresentate sono dotate di una estrema lassita ed elasticita al fine di consentire all’arto superiore disinvolte risposte alle svariate sollecitazioni funzionali. Le possibilita statiche della spalla sono molto precarie in quanto le strutture scheletriche che la compongono non offrono limiti rigorosi al movimento. Questa mancata presenza di strut- ture di sicurezza statica @ pid che giustificata in quanto la spalla & posta al servizio della funzionalita della mano, ¢ la spalla non é una struttura portante, ma ha quasi esclusivamente compiti di- namici, la struttura della spalla deve quindi 2deguarsi alle neces- sita dinamiche della mano, alla necesita di ampi e rapidi sposta- menti dell’arto superiore. Fig. 111 - F) Il bicipite come muscolo poliarticolare oltre a flettere omero sulla spalla con la sua contrazione sviluppa una componente statica (1) che «lusserebbe» superiormente Vomero, se il muscolo stesso con il suo per- corso (2) non abbracciasse la testa omerale per inserirsi sulla scapol: Il percorso del muscolo protegge Tarticolazione dagli_ insulti_ traumatici che la sua stessa contrazione realizzerebbe.

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