PRIMA PAGINA I nuovi equilibri
PREPARARE IL FUTURO
DOPO I SOVRANISMI
Che di un passaggio depoca si tratti,
per Europa e Occidente, e non di
una crisi congiunturale, tutti pur
indistintamente lo avvertiamo.
Ma quali saranno le forze che
sapranno governarlo, che sapranno
uscire da questo stato di indecisione,
auspicando che lesito si svolga non al
prezzo di violente catastrofi, nessuno
oggi in grado di prevederlo con
qualche fondatezza.
Possiamo forse questo soltanto
azzardare: in quali forme non si uscir
dalla crisi, quali soggetti non potranno
essere quelli costituenti della nuova
fase. Insomma, una sorta di teologia
politica negativa, in attesa che
lattuale disordine generi il Principe
futuro. Questi non sar lerede delle
culture politiche protagoniste
delleroico trentennio
socialdemocratico, vissuto
sul compromesso storico tra forze
di origine e tradizione socialiste e i
principi personalistici e solidaristici
propri non solo del cattolicesimo
popolare. Questo compromesso si
fondava su una composizione sociale
e su un contesto economico
internazionale che finito per sempre
trentanni fa. LUlivo in Italia visse di
quella nostalgia e di essa peri, ben
prima della nascita del PDR, Partito
Democratico di Renzi. In che direzione
premono i cosidetti populismi? Poich
sta nella loro vera comune essenza
considerare il popolo come una
moltitudine di individui (ciascuno oggi
con un pc a disposizione attraverso cui
partecipare), essi costituiscono il pi
Forse, sul breve, le destre xenofobe
prevarranno. La sfida vera, per,
gestire la futura societ meticcia
24 9 luglio 2017 LEspresso
formidabile fattore di crescita del
bisogno di autorit. Greggi senza
pastori vanno al suicidio. Soltanto
societ costituite da solidi corpi
intermedi, vere autonomie locali,
opinioni pubbliche che si esprimono
coscientemente attraverso
organizzazioni di interessi, sindacati
e partiti, possono dar vita a efficaci
forme di autogoverno e controllo. La
moltitudine alla fine reclama potere e
autorit dallalto. Questo lesito che
i vari populismi necessariamente
preparano. Che se ne dimostrino
del tutto inconsapevoli non li rende
innocenti. Dunque, i populisti
annunciano soluzioni che essi mai
rappresenteranno di per s. LEuropa e
lOccidente non saranno mai governati
dai Grillo, n dai Podemos, ma
potrebbero esserlo, per eterogenesi
dei fini, proprio da coloro che essi oggi
sembrano pi aspramente combattere
in nome di fantastiche democrazie
dirette.
Sar allora a destra il nostro futuro?
Anche qui necessario sgombrare il
campo da una serie di ipotesi, che si
fondano ancora sullantica geografia
politica europea. Il vastissimo
territorio della destra storica andava
da correnti liberali, contigue a quella
cultura alto borghese, fisiologicamente
cosmopolita, nientaffatto aliena
da intese con lo stesso movimento
operaio, ma duramente contrarie
a ogni interventismo statale, fino
a posizioni esplicitamente
antagonistiche alla civilizzazione
moderna, sostenitrici di una visione
MASSIMO CACCIARI
comunitario-organicistica, su base
etnica, della societ. Differenza
radicale tra una destra progressista
e una apertamente reazionaria,pi che
conservatrice. Nel mezzo innumeri
varianti e osmosi. Nessuna per di tipo
apertamente autoritario: tutte,anzi,
direi, fisiologicamente opposte a
qualsiasi Fuehrer-prinzip. I totalitarismi
del secolo tragico (assai pi che
breve), con il loro culto del mito dello
Stato, col primato della Politica,
espressioni di una volont di potenza
tutta millenaristico-infuturante,
rappresentano un fenomeno storico-
spirituale irriducibile alla destra
politica. Poco importa ormai: nessuna
delle correnti indicate, in nessuna
delle loro possibili combinazioni, sar
in grado di formare lOrdine che, prima
o poi, per necessit, dovr seguire
allattuale, globale disordine.
Lo sar una destra capace di
rispondere alla domanda di sicurezza,
che il sovrano stato di emergenza
quotidianamente moltiplica,
promettendo il ritorno nel grembo delle
antiche patrie, la difesa dei loro sacri
confini, dellidentit del proprio ethos?
Nel medio periodo possibile, ma solo
se sapr combinarsi alle ragioni del
libero scambio, dellapertura dei
mercati, agli interessi vitali delle
potenze economiche, finanziarie,
tecniche dellepoca. Qui sta il
dilemma. Fino ad oggi le due
prospettive sono apparse inconciliabili.
Anzi, la destra sovranista ha avuto
buon gioco nellaccusare lantica
sinistra di intese col nemico