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In.ll
DISCORSI
DEL
SENATORE GIALD-INI
PRONUNCIA IN SENATO
--.o)014>4>
FIRENZE
c0rn E COMP. 'npoonnfx DEL SENATO max. REGNO
1870.
I. -.|f)"l':
TORNATA DEL 3 AGOSTO 1870
Signori Senatori!
V i,
7
forse di far rivivere qualche cosa del passato, o di
e chi
sostituire nuove forme di governo alla Monarchia co
stituzionale ed unitaria. Evidentemente vi una coa
PI'O
lizione di interessi offesi, di speranze deluse, di vecchie
"C 0
idee, di utopie nuove, di nemici antichi e moderni, di
malcontenti, e mestatori di ogni genere e di ogni na
l pre tura, i quali si preoccupano poco delle economie che
ere? il Governo possa fare, ma si preoccupano invece, e
MI, 0 moltissimo delle forze di cui pu disporre il Ministero.
primi Quindi con sagace e sicuro istinto gridano e strepitano,
dei si agitano e si adoperano in ogni guisa per far si che
l'esercito sia considerevolmente ridotto, che la forza
)idl pubblica sia grandemente scemata; con altre parole,
ione per far si clie il Governo rimanga indebolito, e se fosse
inte possibile, inerme ed impotente.
;e 0f' Ci si comprende: la condotta di costoro e logica.
~ozio, Ma non fu logica del pari la condotta del Ministero,
tlti e e riesciva doloroso a vedersi che nell'intendimanto
muti probabile di blandire i contribuenti, di calmare qual
fOe che ira o qualche dispetto, di accarezzare qualche
il010 gruppo politico, esso venisse in sostanza ad associarsi
in quest'opera di distruzione a tutti i nemici dello
Stato.
(Pro/onda sensazione.)
Tale era, 0 Signori, la nostra situatione interna nei
primi mesi dell'anno, ed era facile prevedere che si
sarebbe aggravata pi tardi in forza delle nuove tasse,
in forza dell'aumento delle tasse antiche, che avrebbero
cresciuto il numero dei malcontenti, ed i motivi ed i
pretesti per tumultuare.
Parve allora ad uomini prudenti e pratici di pub
blici negozi misura pericolosa ed incauta di ridurre a
di scontentare l'esercito, diminuendo cosi la forza e
l'autorit del Governo. E consigli e preghiere di per
sone devota, disinteressate ed amiche non maucarono
al Ministero onde desistesse dalla intrapresa via. Ma il
Ministero fu inamovibile, e preso della febbre, dal]a
8
vertigine delle economie su larga scala, non ristette
da'suoi propositi. Ed anzi vi port molta ostentazione
e volle far pompa di coraggio. Ed infatti nell'annun
ziare al Parlamento ed al paese le progettate riduzioni
il Ministero non seppe difendersi da un palese senti
mento di compiacenza e di vanit.
Il nostro programma, diceva il Ministero, e molto
audace; si esige molto coraggio negli amici che inten
dono seguirci. S, o Signori, il coraggio del Ministero
fu grande, ma io non lo lodo certamente. Io lodo, am
miro e plaudo soltanto al coraggio che torna veramente
ed incontestabilmente utile allo Stato. Ma biasimo e
condanno il coraggio di chi giuoca sopra di un dado
l'esistenza della famiglia e la vita de'suoi gli. Bia
simo e condanno il coraggio di coloro che si fanno
eunuchi per fanatismo di economie, per vanit di
plauso, o per delirio di setta. Condanno il coraggio di
quel coscritto che si strappa i denti, e si taglia le
dita per sottrarsi ignobilmente al militare servizio.
Biasimo e condanno il coraggio di Erostrato che
brucia il tempio di Diana d'Efeso per farsi applau
dire da qualche amico, da qualche gruppo politico, e
fors'anche per venderne le ceneri e per risparmiare
allo Stato le spese del rito e lo stipendio dei sacer
doti. (Segni di approvazione.)
Passiamo, o Signori, all'esame della situazione gene
rale di Europa.
Il Ministero dichiarava esplicitamente in Parlamento
che tutto volgeva alla pace, che la pace non era mai
stata tanto assicurata quanto sembrava di esserlo og
gidi: doversi quindi approttare di si favorevole con
giuntura per ridurre grandemente le nostre forze mi
litari, per dimenticare le fortezze, le armi, i polve
rici, gli arsenali e i magazzini, giacch per 3 anni
secondo l'uno, per 5 secondo l' altro, per 10 secondo
un terzo non avremmo bisogno dell'esercito, n del
nostro sistema generale di difesa delle Stato.
9
istetto Signori, la ducia cieca, illimitata del Ministero
azione nella pace europea potrebbe oggi farci sorridere, se
nnun' per le sue gravi ed irreparabili conseguenze, non
unioni avesse potuto esporci a piangere pi tardi.
senti Pensi il Senato in quali deplorabili condizioni si
sarebbe trovata l'ltalia, se gli attuali avvenimenti ci
molto avessero colto tra un paio di anni, vale a dire quan
do il sacriiizio dell'esercito e della flotta fosse stato
inten
consumato ! Ma come mai poteva il Ministero asserire,
istero
come mai lusingarsi di far credere che la pace era
), am
tanto assicurata in questi tempi? Come poteva dirlo,
menta
quando bastava la morte di un uomo solo, di un solo
lino 3
Sovrano, per mettere l'Europa in armi? Quando Podio
dado
inestinguibile lasciato dai Prussiani in Francia nel 1815,
Bia
e dimenticato per mezzo secolo , era risorto gigante e
fanno
feroce dopo i casi del 1866? Quando in questi ultimi
[ di
anni la Francia si dibatteva aifannosa fra il deside
{3
{io le rio indomabile del primate militare, cdi prodromi di
una nuova rivoluzione ? Quando la Prussia seguendo
viti!) il fato che la guida, spiava chetamente il modo e
che l'ora di compiere lopera della sua nazionalit? Quando
dai! l'Europa cosi fermidabilmente armata da poter mo
e, 0 bilizznre in pochi mesi 4 o 5 milioni, di combattenti.
mia" e riunirne un milione in poche settimane su qualsiasi ,
ice!" teatro di guerra? Quando la questione sociale in Europa
si agita, si stende, si svolge, ingigautisce e minacciosa
m6 batter fra poco alle nostre porte! Quando una guerra.
una rivoluzione, un cambio di dinastia o di indirizzo
mio porterebbe seco spostamenti di interessi e di alleanze,
mai creerebbe nuovi centri di gravit politica. nuove leggi
0" di equilibrio europeo. nuove teorie di territoriali com
011' pensi I .
mi D'altronde poi le ambizioso aspirazioni dell'Egitto,
ve - le irrequieta condizioni della Grecia, del Monte
un negro. della Bosnia. dei Principati Danubiani, -
l'eterno ammalato di Costantinopoli che, n muore n
n10
161 guarisce. illestamentodi Pietro il Grande, che la Russia
a!
10
non dimentica, - l'istinto centrifugo e dissolvente
delle varie razze nell'Impero Austriaco, - la situa
zione anormale della Spagna, che pure richiede una
soluzione denitiva, erano altrettante materie prepa
rate e pronte per vastissimo incendio, e che una scin
tilla, una sola fortuita scintilla poteva accendere e
sviluppare.
Non era dunque in simili momenti, a parer mio,
ne era in queste condizioni generali dell'Europa. che
il Ministero poteva trovare argomenti che l'autorizzas
sero a dichiarare in Parlamento che la pace fosse ras
sicurata pi che mai, e soprattutto che l'autorizzassero
ad indebolire, a ridurre, a scontenlare cosi profonda
mente l'esercito, sulla forza e sulla fede del quale ri
posa in massima parte il nostro edicio politico, ri
posa ogni ducia presente, ogni speranza futura.
(Benissimo)
Nell'udire queste mie parole, non vogliate supporre,
o Signori, che io qui sorga campione di vieta idee,
contrarie al progresso de'tempi in cui viviamo, con
trarie ai voti della losoa e della libert. Io non
vengo apostolo fanatico della forza, n della prevalenza
militare. n mi atteggio ad avversario implacabile di
coloro che vogliono soppressi o ridotti gli eserciti per
manenti. Io non discuto n combatto quella grande
questione; l'abbandono al tempo, e forse ai posteri.
Mi limito soltanto a dire: no a che l'Europa,
no a che tutte le ' altre Potenze conservano e miglio
rano i loro formidabili eserciti, la pi volgare pru
denza consiglia noi di mantenere e di perfezionare il
nostro. E poich siamo d'accordo, mi pare, nel rico
noscere che sino a quando esisteranno gli altri eserciti
europei, converr all'Italia di conservare il suo, mi
pare che debbasi trovar modo onde gl'interessi di que
sto esercito riconosciuto necessario abbiano posto e
possano adagiarsi, senza attrito doloroso, fra gli inte
ressi generali dello Stato.
ll
Facciasi in modo che questo esercito indispensabile
sia soddisfatto e contento, sia disciplinato, istruito e
munito di tutto quanto gli occorre. Facciasi in modo
che questo esercito, dente nell'amorevolezza cittadina
e nelle sollecitudini del Governo, viva all'amore della
patria, al culto della gloria, alla fede intemerata del
giuramento.
Si cessi dunque di oenderlo e di nmiliarlo gior
nalmente; si cessi di rinfacciargli il pane che mangia,
si cessi dal presentarlo come un vampiro che divora
le sostanze dell'erario, come una spesa insopportabile
ed improduttiva, (il che falso, giacch l'esercito
produce ordine, forza ed autorit) (Bravo). Si cessi
soprattutto dall'ignobile commedia di oltraggiare l'eser
cito, quando si crede di non averne bisogno, e di fare
il solito appello alla sua abnegazione, alla sua virt
appena sorga una nube sull'orizzonte.
L'abnegazione e le virt dell'esercito sono grandi;
il Governo ed il paese lo sanno. L'esercilo disposto
e sar lieto di darne nuove e pi solenni testimo
nianze; ma l'abnegazione e le virt, come tutte le
umane cose, hanno un conne che la saggezza del
Governo non dovrebbe oltrepassare. La buona politica
non deve fare assegnameuto esclusivo sulla devozione
e sulle qualit eccezionali degli uomini; la buona e
saggia politica si fonda sugli interessi.
Ma non bastava al Ministero di scatenarsi sopra l'e
sercito; il Ministero voleva ridurre, ed in una scala
assai pi vasta, anche la nostra armata navale.
Signori! Vi sono coincidenze strane, vi sono fatti
diversi e opposti, il di cui confronto crudele e spie
tato sembra scherno di beffardo destino, e getta la
disperazione nell'animo di chi vi pensa e riette.
Il genio di un francese, il genio di un grand'uomo,
tagliando l' Istmo di Suez, apriva nuova via ai commer
ci del mondo, e compieva un' opera gigantesca degna
della potenza romana, e vagheggiata indarno nei pri
12
echi tempi della civilt e della grandezza egizia. Eb
bene! si sceglie proprio quel solenne momento, e per
far che? Forse per accrescere, forse per migliorare la
nostra otta? Oib! si coglie quella opportunit, si
afferra quella circostanza per ridurre, per annientare
moralmente e materialmente la nostra otta.
E ci deve succedere nel paese in cui ebbero vita Cri
stol"oro Colombo, Amerigo Vespucci, Marco Polo e
Flavio Gioia? ove ebbero vita i sapienti ed audaci na
vigatori, onde a buon diritto vanno superbe Venezia,
Genova, Amalli e Pisa? E ci deve succedere in un
paese peninsulare, che conta scio sette mila chilometri
di coste, che ha molte ragguardevolissime. citt sul mare,
esposte quindiallassalto di navi nemiche? E ci deve
succedere in un paese che conta non pochi e buoni
porti, ed altri suscettibili di divenirlo, come per sempio
Siracusa, Augusta e Brindisi? E ci deve succederein
un paeseche possiede la Sicilia, la Sardegna e lElba, che
possiede il Golfo della Spezia nel Mediterraneo, Golfo
di Taranto nel Ionio e la laguna di Venezia nell'Adriatico?
E ci deve succedere in un paese che deve essere
inevitabilmente potenza marittima e commerciale per
giacitura, per congurazione, per tradizione, per indole
e genio de'suoi abitanti? Si, 0 Signori, la natura stessa
vietandoci con una cerchia di Alpi altissime la vista
del continente, sembra invitarci a rivolgere gli occhi
nostri al mare che ne circonda, ed a quelle lontane
prode dell'inesausto oriente, che furono amiche ospi
tali e fedeli ai nostri antenati, ai loro commerci ed
alle loro repubblicane bandiere.
Vorrei dirig re qualche speciale parola all'onorevole
Ministro della Guerra. (Segni d'atlenzz'one.) Ma che
potr mai dirgli che a lui non torni spiacevole d' in
tendere dal labbro mio?
-" Amo credere per ch'egli non si pasca dillusioni e
sia persuaso che non pu rimanere al posto che oc
cupa; che non pu sostenere pi oltre il Ministero
i3
della guerra, nell'esercizio del quale non sorretto
per
dalle benedizioni, n dall'affetto, n dalla ducia del
3 la
l'esercito! (Viva sensazione.)
si Ministro delle Finanze. Questo un vero pro
31"6
nunciamento in Senato.
mili
|ergi
9 Ti
m0,
enatore Gialdtnt. Non ho potuto seguire compiu
.e.
tamente la risposta dell'onorevole Ministro Sella, ri
ne
spondo quin ti alle poche cose che sono giunte ai miei
orecchi.
io
iia L'opinione da me enunciata intorno al programma
del Ministero e il biasimo da me espresso intorno alla
il sua politica, non sono cose postume, non sono idee del
l'indomani, non sono tardi giudizi di fatti compiuti.
L'onorevole Presidente del Consiglio non avr forse
dimenticato uno scambio di lettere private che ebbe
luogo fra lui e me. Ebbene, in quelle lettere scritte,
se non erro, cinque mesi 01' sono in modo affatto di
versoe naturalmente succinto, io esprimeva dal pi al
meno la stessa disapprovazione del programma e della
politica ministeriale.
Niuno, e l'onorevolc Sella meno di qualsiasi altro,
potrebbe accusarmi di essere contrario alle economie.
La questione stava nei limiti delle economie. Egli ri
corder di averne lungamente parlato meco in un
20
circostanza nella quale certamente egli non mi pag
di cortesia. Allora andammo d'accordo in quanto alla
loro cifra.
La necessit di colmare il disavanzo e di raggiun
gere il pareggio era cosa sentita da tutti, era incontra
stata. Ma parecchi valentuomini, che hanno in tal
materia la competenza e l'autorit che mi mancano,
pensano che solo si debba e si possa farlo per gradi;
pensano che il volervi arrivare violentemente e ad
ogni costo in un breve periodo di tempo ecceda i li
miti pratici dell'utile e dell'opportuno, prepari danni
ed inconvenienti d'altra natura e di gran lunga mag
giori, e serbi per ultimo risultato nuovi disinganni,
nuove delusioni, nuovo e pi grave sgomento nel cre
dito e nel paese.
Io non ho indicato come consiglio n desiderio mio
la inevitabile modicazione del Ministero, che seqopdo
me indicata dall'apprezzamento della qualit egua
tura del voto di ducia che fu concesso al Ministero,
sul quale, senza offendere il Parlamento, e dato e con
cesso di ragionare. Altre cose del discorso dell'ono
revole Sella in questo momento io non ricordo o non
intesi; ma esaminando il rendiconto della seduta,
qualora mi sembri conveniente e opportuno il farlo, vi
risponderti certamente.
lo ho biasimato la politica e il programma del Mi
nistero, ed era in diritto di farlo. Delle intenzioni e
delle persone non ho parlato, ed a queste certamente
non ho diretto n inteso dirigere la bench minima
o'esa.
i pag
oalh TORNATA DEL 4 AGOSTO 1870
:giaa- _
antra
'a tal
cm, Parole detta per un l'atto personale.
radi;
: ad
|_' Senatore Cialdini. Signori Senatori; dopo la se
IIH" data di ieri fui informato da amici miei che l'onore
mi! vole Sella, rispondendo al mio discorso, erasi servito
noi, a mio riguardo di espressioni e di parole che ecce
:re' dono i limiti di una giusta e naturale difesa. Quelle
espressioni e quelle parole sfuggirono al mio udito ed
1i0 alla mia attenzione, altrimenti vi avrei risposto ieri
do quando risposi agli altri appunti che udii. Per quanto
a- acre e violento possa essere sembrato all' onorevole
o, Sella il mio discorso, il fatto sta, e me ne appello al
1:- Senato, che, pur censurando il programma e la poli
tica del Ministero, e soprattutto la sua ducia illi
n mitata nella pace europea, io non pronunziai una pa
rola, una sola parola che potesse recare otl'esa al
{ carattere e all'onest pubblica e privata degli onore
voli Ministri.
Cos essendo, non so comprendere come l'onorevole
Sella siasi permesso di protlerire al mio indirizzo l'in
sidiosa parola di pronunciamento.
lo crederci di avvilirmi troppo, se discendessi a
rispondere, a protestare contro simile insinuazione,
se raccogliessi quel dardo avvelenato per rimandarlo
a chi lo scagli
Tutta la mia vita, la mia lunga carriera, l'allonta
namento stesso dal campo politico, che mi venne rim
proverato sovente , rispondono e protestano abba
tallla.
o
- , \ a,;_ ' m
9
fa
22
Ma non posso lasciare senza risposta e senza pro
testa una teoria singolare, che l'onorevole Sella vor
rebbe stabilire merc cui un Senatore, il quale abbia
la disgrazia di essere Generale, non potrebbe censu
rare l'opera, n la condotta politica e militare del
Ministro della Guerra.
Signori, nel regime costituzionale la libera parola
scevra di triviali ingiurie, uno sfogo opportuno e
salutare; quel vapore che uscendo dalla valvola im
pedisce lo scoppio della caldaia. lo auguro all' Italia
che sia lungamente, eternamente rispettata la libert
della parola. Auguro all'Italia che non abbia mai altri
pronunciamenti fuorch la libera parola ela indipen
dente coscienza dei suoi Deputati, dei suoi Senatori.
L'onorevole Sella disse che io voleva sostituirmi alla
Corona, fare e disfare Ministeri e Ministri. L'origina
lit di simile accusa, la fa cadere da se.
Come gi dissi, io vivo lontano dal campo politico;
talvolta in qualche crisi, per devozione alla Corona,
per affetto al paese, ho prestato volentieri l'opera
mia, disinteressata e senza viste personali, e la pre
stai sempre in un senso amichevole e conciliante.
Alcuni Ministri che furono, molti amici miei, e. lo
stesso onorevole Presidente del Consiglio, potrebbero
forse ricordarlo.
L'onorevole Sella, torturando il senso delle mie pa
role e cercandovi un'intenzione arcano, volle scorgere
una minaccia la dove io dissi, che l'abnegazione e la
virt dell'esercito, come tutte le umane cose, hanno
un conne.
No, 0 Signori, non in minaccia. Non furono pa
role glie dell'ira, ma furono dettate da un senti
mento di grandissima pena.
lo temo che seguendo per questa via giunga un
giorno in cui il Governo abbia improvviso ed urgente
bisogno di un esercito forte, vigoroso, pieno di slancio,
I