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A SPASSO CON lF40

Non basterebbero tre pagine per descriverne la genesi; e altre tre per
comprendere tutta la storia della leggendaria Ferrari F40, una delle pi belle
mai uscite dagli stabilimenti di via Abetone. Tuttavia riteniamo doveroso fornire
almeno un assaggio in queste brevi righe (lo spazio sempre il nostro incubo),
di quello che effettivamente su strada questa straordinaria otto cilindri.
Nata dalla 288 GTO Evoluzione, vettura di transizione fra GTO e F40, celebr il
quarantesimo compleanno della Casa, aggiudicandosi il primato di vettura pi
estrema di tutto il listino automobilistico. Un gioiello che oggi pu valere sino
ad un milione e duecentomila Euro.
Non ci soffermeremo ulteriormente sulla scheda tecnica, sul suo motore tremila
a otto cilindri a V con due turbocompressori IHI 163 capace di erogare quasi
cinquecento cavalli a settemila giri. Non la tireremo per le lunghe con i suoi
risaputi 324 KM/H e la sua accelerazione di 3.8 secondi per passare da 0 a 100.
Vorremmo per condividere lestrema facilit di marcia se usata sotto i 3500
4000 giri, al punto di recarci a comprare il vino, percorrendo con essa le
languide curve delle colline pavesi.
La vettura si presenta bassissima, forse troppo, ma se ci si dovesse soffermare
a fare due conti, nulla stato affidato al caso nella sua progettazione. Le
prestazioni sono esasperate davvero, ed una buona aderenza dobbligo, oltre
alla portanza aerodinamica.
Considerando che fu la versione stradale di una vettura progettata per le
competizioni Gr. B (la 288 GTO Evoluzione), la linea risulta essere fin troppo
bella. Ulteriori Chicche sono le prese daria sulle fiancate, sul cofano, gli
sfoghi di dispersione del calore dei freni a ridosso delle ruote anteriori e, non
per ultimo il vetro posteriore in plexiglass che la fanno somigliare ad una vera
opera di alta orologeria. Sedendosi, affondiamo incastrati nei sedili Recaro, con
una posizione delle gambe totalmente orizzontali. Sembra di essere seduti per
terra, mentre dagli specchietti laterali comprendiamo bene le misure piuttosto
imponenti in larghezza. Proprio osservando dagli specchietti il resto della
carrozzeria, con le mani gi strette sul piccolo e largo volante in pelle che per
un attimo ci chiediamo: Ma un sogno?
Giriamo la chiave e premiamo il magico pulsantino rosso, ed
immediatamente sentiamo uno sferragliare meccanico che fa sottofondo ad un
borbottio infernale, con tanti piccoli scoppiettii, nemmeno avessimo dietro una
pentola di castagne sul fuoco. La sensazione quella.
Innestiamo la prima e percepiamo leccessiva resistenza di una frizione
ultrasportiva. In caso di lunghi viaggi attenzione alla suola della scarpa sinistra,
si rischia letteralmente di limarla.
Il borbottio, dapprima diventa una sonoro rumore cupo, per poi armonizzarsi
man mano che i giri si fanno pi alti.
Sorpresa delle sorprese, mentre avanziamo con le marce, scopriamo che la
vettura guidabilissima, e grazie al suo otto cilindri ha una magnifica coppia.
Un poco faticosa, dallo sterzo durissimo e ultradiretto, ma eccezionalmente
agile. Non immaginavamo poi che in futuro questa Ferrarona avesse una
doppia personalit. Proseguiamo col nostro viaggio, stando sempre attenti ad
ogni curva allingombro, e nelle salite il motore muore un poco, ma raggiunti i
4000 giri ha una sorprendente ripresa.
Le curve scivolano senza problemi sotto di noi, sembra di stare sui binari, il
motore canta, e le marmitte si fanno sempre pi calde, donandole quel sound
inimitabile, ma le castagne quelle non smettono mai, anzi scoppiettano di
pi. Attenzione alle decelerazioni, la macchina si impunta, risulta essere molto
ruvida e reattiva, per cui stiamo allocchio. Nei paesini la gente ci guarda, il
colore dei mattoni al tramonto conferisce al rosso della vettura un che di
demoniaco. Sacro e profano che si fondono al calar della luce, e come ogni
peccato la gente ne attratta. Il calore nellabitacolo si fa sempre pi intenso,
decidiamo pertanto di abbassare i finestrini, e quando laria fresca carezza il
nostro volto, scambiandoci un segno di intesa decidiamo di superare i 4000
giri. Guardiamo lo spartano cruscotto in velluto, come ad assicurarci che sia
tutto a posto, sapendo che dopo quella curva ci aspetta un immenso rettilineo
sopra le vigne. Dopo la curva scaliamo dalla quarta alla terza, acceleriamo, e li,
proprio li oltre i 4000, un siblilo posteriore spegne il fuoco alle castagne: la
macchina non scoppietta pi, ma urla e fischia! Laccelerazione spaziale e
schiacciati contro i sedili ci rendiamo conto che il retrotreno sta cominciando
andare dalla parte opposta dello sterzo. Deceleriamo prima che sia troppo
tardi. Spaventati riprendiamo la guida, molto allegra ma stando altrettanto
attenti e lF40 diventa impegnativa almeno il doppio di quando sotto i 3500 non
lavoravano le turbine. Le reazioni sono raddoppiate e non si fatica per nulla in
curva a trovarci in testacoda in caso di decelerata, scalata o accelerazione
inappropriata.
La temperatura interna un forno crematorio, ed i materiali non aiutano di
certo. Una spia si accesa da poco e ci viene detto che in quel caso la
macchina sta dando un consiglio: fermarsi visto che le marmitte sono troppo
calde. Roventi, come una mitraglietta dopo averle scaricato tre caricatori. Meno
male che la casa vinicola del proprietario rimane oltre la vicina discesa. Una
volta fermatisi a motore ancora acceso cerchiamo di aprire la portiera, priva di
ogni fronzolo elettrico, ma non trovando la maniglia deduciamo che la sua
funzione adempita da una corda rossa semipenzolante. Tiriamo la corda e
scatta la serratura: una vera sportiva, nuda e cruda.
Compiaciuto il proprietario spegne il motore e tira via la chiave, vedendoci
visibilmente eccitati chiede se ci piaciuta: Entusiasmante e brutale
rispondiamo noi, ma leccitazione non era dovuta tanto alla macchina, quella
era gi passata alla prima scodata, quanto al fatto che per comprare tre casse
di vino non avevamo dove metterle. Lezione imparata: mai andare in F40 a
comprare nulla, non esiste bagagliaio; eppure si guida cos bene, senza
esagerazioni

Mauro Modena

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