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17/06/2008
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Definizione
Siamo un’associazione di ricerca antropologica al servizio della trasformazione culturale e
sociale, ma anche della sua interpretazione.
Realizziamo consulenze, valutazioni, attività di ricerca in ambito urbano per enti pubblici e
soggetti interessati a elaborare percorsi di narrazione della memoria locale e individuare le
trame del tessuto urbano.
La flessibilità è uno dei nostri punti di forza.
Spiegazione
1) Di quante trame è fatta una città, un paese, un territorio? Quali sono le vie che uniscono
culture, modi di fare e di pensare? In che modo è possibile custodire la memoria e i suoi segni
sul territorio?
Vie per lo più sotterranee, che non balzano subito all’occhio, ma sentieri profondi, trame fitte e
pervasive come radici, che è indispensabile imparare a conoscere e trattare se si vogliono
individuare le direzioni verso cui tendono le trasformazioni della città e del territorio
contemporanei. Mettere a nudo queste trame, evidenziarne le origini e dar voce e forma a ciò
che innerva una realtà sociale, attraverso indagini sulla memoria delle persone, sulle loro
narrazioni, sui sedimenti e sulle tracce della loro vita concreta: è questa la nostra missione.
Una missione al servizio degli obiettivi di trasformazione positiva perseguiti dai nostri
interlocutori e sensibile ai temi della tutela attiva del patrimonio ambientale e culturale.
2) Cosa fanno le persone quando sono al centro di un processo di trasformazione? Quali sono i
loro sentimenti, quali meccanismi difensivi o proattivi mettono in atto? Quali sono le
conseguenze a livello dell’identità sociale?
Conservare e interpretare il passato e i luoghi in funzione della costruzione del futuro, è questo
il nostro obiettivo.
3) Di cosa hanno bisogno un’amministrazione, un ente territoriale per affrontare i processi di
cambiamento culturale legati ai fenomeni di trasformazione sociale e urbana? Qual è
l’interlocutore ideale per analizzare e gestire la complessità di questi processi di cambiamento?
Una struttura agile e collegata a una rete di collaboratori altamente specializzati, che operano
all’interno o in connessione con centri universitari dove la ricerca di nuovi strumenti e di nuove
modalità di indagine è viva e sempre rinnovata.
01/04/2008
The Eco-source concept, for an epistemological and practical renewal of
Ecomuseology and Anthropology
Nous avons décidé de lui donner une place sur notre site, pour présenter ses idées et celles qui
naîtront de l'échange entre les membres du Panel. Nous avons donc créé une nouvelle
rubrique qui sera ouverte à Pr. Bertocchi et à ses collègues, ainsi qu'aux visiteurs de notre site,
pour traiter ce sujet.
As part of the preparation on the 16th Congress of the International Union of Anthropological
and Ethnological Sciences (UIAES) which will be held in July 2008 in Kunming (Yunnan,
China), Prof. Antonia Bertocchi, of Florence University (International Institute for the Study of
Man), is gathering a panel of experts who will discuss the relationship, in theory and practice,
between a new approach of Anthropology and Ecomuseology.
We have decided to offer Prof Bertocchi a special space on our site, in order to enable her to
share her ideas with our members and visitors. We have therefore created a new section called
"Anthropology and Ecomuseology" which will be opened to her, to her colleagues, members of
the Panel created for the Kunming Congress, and to our visitors, for contributions to this theme.
Antonia Bertocchi has proposed the paper on "The "Eco-source” concept, for
an epistemological renewal of Eco-Museum Anthropology", to the XV°
ICAES1[1] 2K3 under the central theme “Humankind nature interaction - Past,
present and future”2[2] University of Florence (Italy), July 5-12, 2003. She has
also presented as a follow-up the paper ”Il concetto di Ecofonte, come
contributo ala rifunzionalizzazione della tradizione popolare nel contesto attuale
e alla innovazione delle politiche comunicative eco-museali”, to the X°
AISEA3[3] Congress "Antropologia e territorio” (July 1-3 2004 Università La
Sapienza –Roma). It was published in Italian in: “Etnoantropologia” Rivista on-
07/02/2010
L'Ecomuseo delle Acque del Gemonese, con la collaborazione del Centro Socio Culturale di
Godo, il patrocinio del Comune di Gemona del Friuli e il sostegno finanziario della Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia (L.R. 10/2006), ha avviato un progetto di conoscenza e studio
del territorio del borgo di Godo attraverso la partecipazione attiva dei suoi abitanti. Le comunità
locali infatti rappresentano, nella logica dell'ecomuseo e del suo modo di operare, i riferimenti
irrinunciabili per ogni azione di salvaguardia, trasmissione e conservazione del patrimonio dei
luoghi. Agli abitanti di Godo è stato proposto di partecipare a un laboratorio per costruire una
mappa di comunità, che consente agli anziani e ai giovani del paese di descrivere ilproprio
ambiente di vita, attribuendo valore alle sue memorie e alle sue trasformazioni. La mappa
rappresenta uno strumento concreto con cui la comunità può indicare quali sono i caratteri
distintivi del territorio in cui opera (paesaggi, alberi, case, strade, acque, personaggi, saperi,
storie, animali...), perché sono significativi, cosa non esiste più ma va ricordato, cosa c'è ancora
che vale la pena conservare e valorizzare, cosa invece va migliorato e cambiato. Per realizzare
la mappa sono stati raccolti disegni, testi, foto, interviste, testimonianze scritte. A partire dalla
primavera del 2009 sono stati organizzati decine di incontri, presso la sede del Centro Socio
Culturale e nelle abitazioni, che hanno affrontato temi diversi: i personaggi e le famiglie, i nomi
dei luoghi, il cibo, le feste e le cerimonie, i lavori nei campi, i giochi, le favole e i racconti.
Nell'ambito del progetto sono state promosse iniziative importanti: la presentazione del libro di
Igor Londero che descrive l'esperienza della tendopoli di Godo nel Friuli terremotato, la
manifestazione Scarpe & Cervello in collaborazione con Legambiente, il conferimento del
Premio Paesaggio ad Antonino Lepore, la visita studio all'Ecomuseo dei Terrazzamenti e della
Vite di Cortemilia (Cuneo), l'apertura del sito internet ww.mappadicomunita.it a disposizione di
studiosi e ricercatori. Ma il progetto Una mappa per Godo non si è ancora concluso: richiede
tempo, pazienza e collaborazioni. Una selezione dei materiali raccolti in questo primo anno di
lavoro e una parte degli elaborati redatti verranno presentati a Godo in occasione della Festa di
San Valentino, grazie alla disponibilità del Centro Socio Culturale. martedì 9 febbraio, ore 21.00
- Godo di Gemona - sede del Centro socio culturale - presentazione dello stato di avanzamento
della mappa di comunità del borgo di God
24/04/2009
Il video diventava verifica di ciò che gli studenti avevano appreso e dava a me la possibilità di
instaurare un rapporto nuovo con i ragazzi, gli insegnanti e le scuole. I ragazzi si erano
avventurati con i loro insegnanti nelle problematiche poste dall’Agenda 21 e cominciavano a
domandarsi che tipo di responsabilità nuova fosse opportuna e a sentire la necessità che i loro
nuovi comportamenti, seguiti alle loro nuove consapevolezze, dovevano moltiplicarsi e
diversificarsi. Come? Individuata la «testimonianza» come categoria d’uso per quel tipo di
intervento, gli studenti della Scuola Media Locatelli e successivamente quelli della Buzzati e
della Colombo, sentirono la necessità di utilizzare la televisione e/o internet. Con i ragazzi della
Scuola Media Locatelli si pose il problema di estendere le competenze che stavano acquisendo
in campo video e informatico agli studenti di altre scuole, per cui si poneva l’esigenza di avere a
disposizione una rete per testimonianze su tre versanti: - il sapere scientifico - il fare - il sapere
tecnologico. Ne conseguì la necessità di fare alfabetizzazione e formazione videotelematica per
formare gruppi di produzione specializzati nei vari momenti della telematica: - produzione di
audiovisivi - archiviazione dati - creazione di testi multimediali - gestione di un sito telematico.
Ogni unità produttiva così intesa avrebbe potuto essere in grado di ricercare, produrre e
ordinare immagini, dati, testimonianze, costruire sequenze e proporre narrazioni al fine di
comunicare, testimoniare, fare memoria della propria realtà sociale. Di fatto era nato il progetto
delle Web tv degli studenti. Le difficoltà per realizzarlo non tardarono ad emergere, soprattutto
per la mancanza di strumenti. Le scuole non erano attrezzate per la produzione video e a dire il
vero non lo sono tuttora: mancano telecamere digitali e computer dotati di adeguate schede
video, nonostante i costi si siano notevolmente abbassati.. Grazie al sostegno di alcune
aziende, come Apple, Canon e Fuji, le quali hanno fornito attrezzature, e alla collaborazione
con dirigenti scolastici e insegnanti, è comunque stato possibile realizzare laboratori in diverse
scuole di ogni ordine e grado, realizzando video che spaziavano dal documentario alla fiaba
animata, dal videoclip musicale, alla news, alle videolettere, alla videoinchiesta, alla
documentazione di eventi come spettacoli teatrali e musicali, convegni. Sul sito www.baite.tv è
possibile vedere parte dei lavori realizzati nella prima fase. Attraverso la sperimentazione e
l’incontro con diverse realtà il progetto è andato via via maturando. Il materiale prodotto ha
destato l’interesse di numerosi «addetti ai lavori» ed è così nata in Valtellina un’associazione,
«Baite», che si occupa ora dello sviluppo del progetto. Il materiale archiviato è ormai prossimo a
toccare le 1000 ore di girato. I ragazzi coinvolti nel progetto hanno partecipato e ripreso oltre a
numerosi eventi organizzati per lo più da associazioni, un numero molto elevato di convegni su
tematiche sociali, ambientali, economiche, sviluppando capacità tecniche, critiche e progettuali
notevoli. Attualmente la maggior parte del materiale rielaborato viene fatta circolare in
videocassetta e/o cd o dvd, in attesa che diminuiscano i costi dei server e che le linee di
interconnessione vengano potenziate e sia realmente possibile l’interattività attraverso il
linguaggio televisivo e/o multimediale.. Cinque sono i principi a cui si ispira il progetto: -
cooperazione - sviluppo sostenibile - partecipazione attiva di tutte le componenti sociali -
valorizzazione delle periferie - rete.
11/02/2010
Corso di Ecomuseologia - Ecomuseology Course
Chapeau Hugues de Varine: The first course in Ecomuseology in a University will start on Feb.
18 at the University of Bergamo (Lombardy, Italy). Here are the details about it and a link to its
programme. Le premier cours d'écomuséologie dans une université commencera le 18 février à
l'Université de Bergame (Lombardie, Italie). Voir ci-dessus quelques détails sur ce cours et un
lien vers le programme du cours.
31/11/2009
Ma turismo non significa solo promozione e marketing. Come sottolineato da molte ricerche
recenti , se la domanda turistica è inferiore alle potenzialità, non dipende dal fatto che il nostro
Paese non sia abbastanza conosciuto. Sono piuttosto i problemi dal lato dell’offerta che lo
condizionano: apparato legislativo frammentato, carenze infrastrutturali soprattutto nei trasporti,
rapporto qualità/prezzo inadeguato. Occupandosi di migliorare la qualità dei propri territori, gli
ecomusei possono quindi offrire non solo un contributo più adatto alla loro natura, ma anche più
utile al turismo nazionale. Come può tradursi in modo concreto il concetto di “qualità dei
territorio”? Dal punto di vista degli ecomusei vi sono almeno 4 profili interessanti: identità,
paesaggio, cucina e accoglienza, sicurezza ambientale. Gli ecomusei attuano già molte
pratiche innovative in queste quattro direzioni (vedi schede buone pratiche) e se
opportunamente aiutati dalle politiche pubbliche, potrebbero fare molto di più. Dal punto di vista
degli ecomusei , un territorio è di qualità se: 1. ha un carattere definito e originale, sentito dagli
abitanti, non basato su cliché inventati a tavolino o conosciuto solo dagli esperti 2. offre
modalità e punti di vista innovativi, divertenti e non banali di esplorazione del paesaggio e della
cultura locale 3. offre accoglienza e alimentazione basate sulla produzione locale, controllabili
nella filiera e con trasparenza dei prezzi e della qualità, garantite da una rete di produttori vitale
e innovativa 4. è sicuro per chi lo visita come per chi lo abita perché i suoi potenziali pericoli
sono conosciuti; è sicuro dall’impatto di chi lo visita e chi lo abita, grazie all’adozione di stili di
vita il più possibile vicini alla sostenibilità Queste attività non risolvono tutti i problemi del turismo
italiano, tuttavia la molteplicità dei territori italiani, con la loro diversità culturale e paesaggistica,
visibilmente segnata dalla varietà di cucine locali, di architetture, di costumi, linguaggi e stili di
vita costituisce al tempo stesso un’offerta turistica originale e un elemento chiave per la qualità
della vita dei residenti (anche se non sono coinvolti nella filiera turistica). Migliorare la qualità
dei territori (nel senso appena definito) aiuta il turismo e arricchisce la vita delle comunità
residenti. CARATTERE DEFINITO E ORIGINALE L’Italia è ricca come nessun altro paese di
una moltitudine di territori con una ben definita identità. E’ un valore cruciale per la competitività
di destinazione turistica (specie se non dispone di eccezionali emergenze artistiche o
ambientali), ma prima ancora per la qualità della vita delle comunità residenti. Se un luogo ha
un carattere paesaggistico equilibrato e coerente, è più piacevole risiedervi (per qualche giorno
come turista o per tutta la vita come abitante). La coerenza dei mille segni (architettonici,
ambientali, agronomici, di cucina, eccetera) che caratterizzano i territori è minacciata da
fenomeni omologanti che tendono invece a far assomigliare fra loro i luoghi. La fabbricazione di
identità artificiali e “clonate” non fa che accrescere, paradossalmente, questo fenomeno di
riduzione della diversità culturale. Anche le riscoperte storicamente fondate ma appannaggio
dei soli studiosi hanno poco effetto: se l’identità di un territorio non è sentita dagli abitanti, non si
può pretendere che l’avvertano i turisti. Gli ecomusei promuovono processi partecipati e dal
basso di riscoperta dei caratteri dei luoghi. Sono processi più lenti delle campagne pubblicitarie,
ma lavorano nel profondo: Mappe di comunità, inventari partecipati del patrimonio, passeggiate
di scoperta sono metodi che scoprono specificità dei luoghi in modo non ripetitivo e col
sostegno delle comunità residenti. La Mappa di comunità di Raggiolo (Ecomuseo del
Casentino, provincia di Arezzo). Nove mesi di lavoro di una quarantina di abitanti coordinati dal
responsabile dell’ecomuseo, per una mappa delle specificità della cultura locale Pochi soldi e
molto lavoro volontario recuperano sentieri, fonti d’acqua, architetture tradizionali. La borgata è
oggi più viva, gli esercizi commerciali non si sono trasferiti e anzi ha aperto un nuovo ristorante.
Il senso di appartenenza degli abitanti ai luoghi si è rafforzato e non è più una “cosa da vecchi”.
Molte altre mappe sono state sviluppate, con metodi e finalità simili: Ecomuseo di Argenta (FE),
Ecomuseo di Botrugno (LE), Ecomuseo Paesaggio Orvietano (TR), Ecomuseo di Parabiago
(MI), Ecomuseo Valle Elvo (BI), Ecomuseo Valle Germanasca (TO), Ecomuseo del Vanoi (TN),
Ecomuseo Val Taleggio (Bg). Altre buone pratiche sono riportate nelle ESPLORAZIONE DEL
PAESAGGIO E DELLA CULTURA LOCALE. I schede allegate. territori che non dispongono
di eccezionali e specifici capolavori d’arte o della natura, mettono in mostra soprattutto un
insieme paesaggistico coerente, fatto di mille piccole cose in relazione fra loro. Apprezzare
queste relazioni rende più ricca l’esperienza sia per un visitatore temporaneo che per un
abitante, ma richiede modalità di osservazione particolari. L’Italia è piena di percorsi che
collegano fra loro castelli, architetture rurali, punti di interesse paesaggistico e così via. Si tratta
quasi sempre di “sentieri passivi”, cliché ripetitivi che collegano fra loro determinati elementi di
pregio di un paesaggio senza permettere di percepirne i legami profondi, le dinamiche che li
hanno creati e che ancora li animano. Gli ecomusei offrono la possibilità di capire e non solo
ammirare i paesaggi: come si sono formati o perché si stanno modificando, le cose positive e
negative che sottendono, aspetti e sfumature che una visita superficiale, tesa solo a vedere
“cosa c’è di bello”, non riescono a cogliere. Il sentiero etnografico (Ecomuseo del Vanoi,
provincia di Trento). Il sentiero di montagna permette di capire le trasformazioni anche negative
del paesaggio. Esempio: un mirino permette di vedere il confine fra bosco e pascolo in diverse
epoche, dall’Ottocento a oggi, sottolineando l’avanzamento del bosco e quindi l’abbandono dei
versanti. Il sentiero è bello di per sé, ma fa anche capire. Scopriminiera (Ecomuseo Valle
Germanasca, provincia di Torino): un percorso in una miniera recuperata, con il concorso degli
ex minatori diventati guide, gestori del punto ristoro e operatori del museo (oltre 20.000 visitatori
annui); la valle è visitabile anche lungo un sentiero etnografico, nato dalla mappa di comunità
realizzata dai ragazzi delle scuole locali. Altre buone pratiche sono riportate nelle schede
allegate. ACCOGLIENZA E ALIMENTAZIONE. Diversità e qualità della cucina sono due punti
forti del territorio italiano. Ogni luogo, ogni valle, ogni centro urbano offre qualcosa di particolare
sia in termini di prodotti sia in termini di ricette. Per molte aree periferiche sono un elemento
irrinunciabile che definisce la qualità del territorio. Anche la disponibilità architetture tradizionali,
sia urbane che rurali, è un punto di forza del territorio italiano: centri storici, baite e altre
costruzioni vernacolari La semplice promozione dei prodotti causa aumento dei prezzi e stimola
fenomeni imitativi; questo spinge a sua volta ad adottare tecniche produttive di minore qualità
ed espelle i prodotti dalla cucina locale, sostituendoli con altri meno cari e magari importati,
mentre quelli originali vengono esportati. Il risultato finale è poco sostenibile. Anche la semplice
promozione del territorio come destinazione turistica non garantisce ricadute positive per il
locale. Se contemporaneamente non si crea una società locale capace di gestire i valori del
territorio (anche come imprenditori), fatalmente questi saranno gestiti da soggetti esterni con
offerte lavorative per i residenti scarse e sia numericamente sia in qualità. Gli ecomusei mentre
promuovono la riscoperta della cultura locale, fanno crescere anche le capacità gestionali e
imprenditoriali dei residenti: promuovono i prodotti ma anche i produttori, incoraggiano i locali
ad assumere iniziative perché sviluppino da sé stessi ciò che il territorio offre, mettono a
disposizione esempi di valore emblematico che chiunque può seguire. Il paniere dei
terrazzamenti (Ecomuseo dei Terrazzamenti, provincia di Cuneo): circuito di 17 aziende
agricole che offrono un paniere con disciplinare di qualità/quantità concordato e trasparenza dei
prezzi, possibilità di visita e verifica della qualità della filiera produttiva, opportunità di conoscere
i produttori. L’Ecomuseo gestisce per tutti un campo catalogo delle varietà. Baita & Breakfast
(Ecomuseo del paesaggio della Valtaleggio, provincia di Bergamo): ristrutturazione di una baita
tradizionale ad uso residenziale turistico gestita da residenti. La prospettiva è di recuperarne
altre, gestendole con le risorse locali in modo da assicurare sia il recupero architettonico che
opportunità di lavoro (qualificato) per i giovani del luogo. Altre buone pratiche sono riportate
nelle schede allegate. SICUREZZA PER L’UOMO E PER L’AMBIENTE. Quanti turisti muoiono
ogni anno perché non hanno familiarità con il territorio e con i pericoli che presenta? Quanti
fanno indirettamente un danno all’ambiente perché ne ignorano le capacità di sopportazione?
Un territorio è sicuro quando esiste un buon equilibrio fra i luoghi e i suoi utilizzatori. In
entrambe le direzioni: chi usa il territorio deve conoscerne le insidie, ma deve anche rispettarne
i limiti, per non degradarlo. Sicurezza ambientale significa non farsi male col territorio e non
fargli male con i propri comportamenti. Garantire questo doppio equilibrio, rende un territorio più
pregiato: un valore per l’abitante come per il turista. Non farsi male col territorio: un territorio
non si può “mettere a norma” come si fa con gli edifici. Bisogna agire sui suoi frequentatori,
sono loro che devono essere “ a norma”, cioè informati. Non fare male al territorio: l’educazione
ambientale deve diventare una pratica quotidiana e divertente (che può anche far risparmiare
soldi), non un obbligo. Gli ecomusei propongono un atteggiamento di rispetto verso il territorio
in tutti i sensi: conoscere le insidie dei luoghi ma anche i pericoli che certi nostri stili di vita
sbagliati possono costituire per i luoghi stessi. Inoltre propongono l’educazione ambientale
come esperienza divertente e didattica insieme. Con l’attività sul campo e le esperienze dirette,
coinvolgono persone di tutti i livelli formativi e di tutte le età. Nelle gole del Raganello
(Ecomuseo della valle del Raganello, provincia di Cosenza): un corso di torrentismo particolare,
che non solo permette una visita sicura del territorio, ma insegna ad affrontare (o ad evitare di
affrontare, in certi casi) i canyon, i torrenti e le altre difficoltà ambientali di questa valle o di altre
simili: un’esperienza divertente ma anche di sicurezza preventiva. Lezioni in ambiente
(Ecomuseo delle Acque del Gemonese, provincia di Udine): iniziative di educazione alla
conoscenza e al rispetto dei luoghi rivolte alle scolaresche che frequentano l’area ecomuseale
ma anche proposte innovative di visita al territorio, per residenti e turisti, accompagnati da una
guida locale che sa trasmettere il carattere dei luoghi facendo osservare, toccare, gustare. Altre
buone pratiche sono riportate nelle schede allegate. __________________________ LA RETE
ECOMUSEI DI LOMBARDIA La Rete Ecomusei Lombardia (REL) è un network nato nel 2008
tra gli ecomusei lombardi (attualmente 28) che intende valorizzare e promuovere il patrimonio
socio-culturale dei territori ecomuseali. La Rete Ecomusei Lombardia ha l’obiettivo di sviluppare
relazioni tra gli ecomusei per attuare programmi condivisi di crescita socio-economica basati sul
concetto di sviluppo sostenibile e sul principio di sussidiarietà. Una sorta di “distretto culturale
ecomuseale” diffuso sul territorio regionale, capace di valorizzare e promuovere il patrimonio
culturale ed umano dei territori ecomuseali in stretta collaborazione con la Regione Lombardia e
con altri soggetti privati e pubblici. E’ un’istituzione viva che svolge azioni di formazione, anche
universitaria, e ricerca. La volontà degli ecomusei aderenti alla Rete è quella di scambiarsi
“buone pratiche” e accrescere la consapevolezza, la partecipazione e la cooperazione delle
comunità locali, che hanno profondamente segnato l’economia e la vita dei territori e delle realtà
socio-culturali lombarde e che oggi rischiano di veder disperdere la propria identità.
Quest’azione è svolta in modo coordinato ed organizzata dalla rete degli ecomusei ed è
sviluppata anche a livello nazionale ed internazionale per favorire. (www.ecomuseilombardia.it)
______________________________ MONDI LOCALI Mondi locali è una comunità di pratica
che riunisce dal 2004 un gruppo di oltre 30 ecomusei italiani ed europei. E’ unita dal desiderio
dei suoi partecipanti di mettere in circolazione iniziative innovative (di promozione del
patrimonio locale e del paesaggio, partecipative e mirate ad accrescere il benessere delle
comunità residenti), di condividerle con altri allo scopo di diffonderle ma anche di verificarne
l’efficacia. Partita da una iniziativa dell'Ires Piemonte e della Provincia di Trento nel 2004, con il
workshop europeo di Sardagna (TN), durante il quale venne siglata la Dichiarazione d'Intenti
comune, Mondi locali sostiene e diffonde una idea di museologia basata sul rispetto delle
comunità residenti verso il paesaggio e il patrimonio culturale, ma anche delle diversità entro e
fra le comunità. Per questo motivo mantiene contatti con altre iniziative della Nuova museologia
e con il MINOM (Mouvement international pour la nouvelle muséologie) , organismo affiliato
all'ICOM (Consiglio internazionale dei musei). Fra le attività ricorrenti di tipo transnazionale vi
sono lo scambio e la formazione reciproca attraverso il metodo learning journey, la gestione di
un sito internet europeo (www.localworlds.eu) e uno italiano (www.mondilocali.eu), la creazione
di gruppi di lavoro con obiettivi specifici e su incarico della rete, l’incontro in un ecomuseo di tutti
i partecipanti almeno una volta all’anno. Questi workshop sono caratterizzati da una marcata
informalità e mirati a visitare i luoghi che li ospitano, a incontrarsi con le comunità residenti, ad
affrontare con spirito pratico problemi di carattere generale (di rete) e che riguardano
l’ecomuseo ospitante, facendo in modo che questo si avvantaggi dell’aiuto e della presenza di
studiosi e operatori provenienti da tante altre regioni d’Europa. Finora sono stati realizzati
workshop internazionali in Italia, Svezia, Repubblica Ceca.
16.06.2009