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Vinicio Busacchi ~ Giovanna Costanzo

(a cura di)

Paul Ricur
e Les Proches
Vivere e raccontare il Novecento
Presentazione di Daniella Iannotta

Commemorazione del Centenario della nascita

Volume realizzato con il contributo del Master in Gestione Etica delle Risorse umane. Philosophical Counseling e Job Performance, Dipartimento
di Civilt Antiche e Moderne Universit degli studi di Messina, e con il
contributo di Vinicio Busacchi (Universit degli studi di Cagliari).

2015 Effat Editrice


Via Tre Denti, 1
10060 Cantalupa (Torino)
Tel. 0121.35.34.52
Fax 0121.35.38.39
E-mail: info@effata.it
www.effata.it
ISBN 978-88-6929-????
Collana La filosofia e il suo altro
Grafica: Silvia Aimar, Vito Mosca
Stampa: LegoDigit Lavis (Trento)

La carta utilizzata per questo prodotto ottenuta con cellulosa proveniente da foreste gestite in maniera responsabile e altre origini controllate in conformit allo standard FSC.

III

Le parabole regali
Ricur e la metafora
nel testo teologico
Vincenzo Cicero1

Il regno dei cieli simile (oJmoiva ejstivn) al lievito che una donna
prese e mescol in tre misure di farina, finch non fu tutta lievitata.
Il regno dei cieli simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo
lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi,
e compra quel campo.
Il regno dei cieli somiglia (wJmoiwvqh) a un uomo che ha seminato del
buon seme nel suo campo.
Il regno dei cieli simile a un granello di senape ecc.
Il regno dei cieli simile anche a un mercante che va in cerca di
perle preziose.
Ancora, il regno dei cieli simile a una rete gettata nel mare ecc.

Si tratta di alcune parabole del Regno contenute in Matteo 13, le


prime due integrali (13,33 e 13,44), mentre delle altre mi sono limitato a enunciare lincipit (13,24-30.31-32.45-46.47-50). Nel discorso
che segue vorrei mostrare come la meditazione di Paul Ricur sul
fenomeno metaforico ha saputo cogliere, tra laltro, aspetti profondi
del significato teologico della formula evangelica oJmoiva ejsti;n hJ basileiva tw`n oujranw`n, il regno dei cieli simile(-a).
Lo studio storico-sistematico e onnivoro delle teorie della metafora ha impegnato Ricur soprattutto nella prima met degli anni
V. Cicero: professore aggregato di logica e filosofia della scienza, Universit
degli Studi di Messina.
1

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70 del secolo scorso, sforzo immane culminato nel 1975 nella pubblicazione dellimprescindibile La metafora viva2. La mia riflessione
non si avvarr tuttavia direttamente dei risultati di questo monumento dellermeneutica, ma attinger soprattutto a uno scritto dal
titolo Posizione e funzione della metafora nel linguaggio biblico (Stellung und Funktion der Metapher in der biblischen Sprache)3. Apparso in tedesco nel 1974, a mio avviso questo saggio costituisce una
mirabile, perspicua sintesi di due visioni ricuriane: della metafora,
sviscerata appunto nellopus maius gi citato, e della parabola, trattata pi diffusamente in un saggio del 1975 sullermeneutica biblica4.
Articoler il discorso in tre momenti:
Testo e interpretazione, in generale e in riferimento al kerygma.
Sulla referenzialit degli enunciati metaforici.
Metafora e parabola.
P. Ricur, La mtaphore vive, Seuil, Paris 1975; trad. it., La metafora viva, di
G. Grampa, 5 ed., Jaca Book, Milano [1976] 2010.
3
Pubblicato in tedesco nel volume a quattro mani del 1974, Paul Ricur Eberhard Jngel, Metapher. Zur Hermeneutik religiser Sprache, e tradotto in
italiano da Giuseppe Grampa per Queriniana con il titolo Dire Dio. Per unermeneutica del linguaggio religioso. Nel prosieguo verr citato come Posizione.
(Bibliografia essenziale: P. Ricur, Stellung und Funktion der Metapher in der biblischen Sprache, in: P. Ricur - E. Jngel, Metapher. Zur Hermeneutik religiser
Sprache, Kaiser, Mnchen 1974, pp. 45-70; trad. it., Posizione e funzione della metafora nel linguaggio biblico, in: P. Ricur - E. Jngel, Dire Dio. Per unermeneutica
del linguaggio religioso, di G. Grampa, 4 ed. Queriniana, Brescia [1978] 2005,
pp. 73-107. P. Ricur, Entre philosophie et thologie II: nommer Dieu (1977), in:
Id., Lectures 3. Aux frontires de la philosophie, Seuil, Paris 1994, pp. 281-305. P.
Ricur, Lhermneutique biblique, Cerf, Paris 2001, Deuxime section, Paraboles
et prdications, pp. 145-277. Fonti secondarie: P. Bhler - D. Frey, Paul Ricur:
un philosophe lit la Bible. A lentrecroisement des hermneutiques philosophique
et biblique, Labor et Fides, Genve 2011. G. Vincent, Metaphores, paraboles et
analogie. La reference a la theologie dans la pensee de Paul Ricur, in tudes Ricuriennes / Ricur Studies, 3, n. 2, (2012), pp. 91-109).
4
Edito in inglese: Paul Ricur on Biblical Hermeneutics, in Semeia 4
(1975), pp. 29-148; tradotto in francese nel 2001.
2

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esto e interpretazione,
in generale e in riferimento al kerygma
Se questo saggio ha per sottotitolo Ricur e la metafora nel
testo teologico, perch il pensatore francese inserisce da subito
esplicitamente lindagine sulla metafora nella prospettiva di una teoria del discorso, in generale, e del discorso nel suo farsi-testo(-e-farsi-opera), in particolare.
lui stesso a enumerare i cinque caratteri discorsivi che patiscono alterazione nel passaggio dalloralit alla scrittura, dalla parola al testo. Li elenco qui rapidamente in maniera ipomnematica,
per richiamare alla memoria del lettore nozioni ricuriane note:
il discorso un evento reale, mentre la lingua un sistema di
segni dallesistenza solo virtuale;
il discorso latto di un soggetto indirizzato a un altro soggetto;
latto del discorso ha una struttura propria, la frase (enunciazione), fondata sulla predicazione;
loperazione predicativa ha come correlato oggettivo la proposizione (enunciato) la dialettica di enunciazione ed enunciato
allorigine del problema della scrittura;
solo il discorso ha insieme senso e referenza dove senso (il Sinn
di Frege) la costituzione discorsiva interna, il rapporto tra predicati e soggetti, il contenuto ideale oggettivo delle proposizioni,
mentre referenza (la Bedeutung fregiana, o denotazione o significato) il rapporto con la realt esterna e veicola la pretesa di verit
del discorso.
Ora, nel passaggio dalloralit alla scrittura, la varia alterazione
di questi caratteri garantisce ogni volta quel distanziamento (lequivalente della Verfremdung di Gadamer) che preimpronta strutturalmente linterpretazione testuale, rivelandosi come sua condizione di
possibilit.
Innanzitutto, si ha distanziamento per lautonomia del testo rispetto alle intuizioni dellautore.

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Un distanziamento pi profondo si attua a livello referenziale.


assodato infatti che la lingua, in quanto sistema onomatico, non ha
rapporto diretto con la realt; solo il discorso si applica alla realt,
esprime il mondo. Ma: e quando il discorso diviene testo scritto,
quando diviene opera? Che ne allora della referenza?5. Nella finzione in genere (mito, teatro, racconto, romanzo ecc.), ma anche nella letteratura cosiddetta poetica, viene senzaltro meno la funzione
referenziale del discorso ordinario; prendiamo p.es. dei versi famosi
di Baudelaire, dalle Correspondances: Ci sono profumi che cantano i rapimenti dello spirito e dei sensi (Il est des parfurms Qui
chantent les transport de lesprit et des sens). per proprio in tale
contesto che Ricur propone la sua tesi pi interessante: Labolizione di una referenza a un primo livello [i profumi non cantano]
questa abolizione operata dalla finzione e dalla poesia la condizione di possibilit perch sia liberata una referenza a un secondo
livello [certi profumi intonano melodie sublimi, superiori a qualsiasi
canto umano, e sono in grado di suscitare estasi sensuali e spirituali] []. Tale secondo livello Husserl lo designava con lespressione
Lebenswelt e Heidegger con in-der-Welt-sein. [] Finzione e poesia
hanno di mira lessere, ma non pi secondo la modalit dellessere-dato, bens quella del poter-essere. [] La finzione rappresenta
il cammino privilegiato per ridescrivere, e il linguaggio poetico
quello che per eccellenza opera la mmesis della realt6. E qui
Ricur si riferisce alla lezione di Aristotele, per il quale la mmesis
(inadeguatamente tradotta spesso con imitazione) lattivit del
ri-creare e ri-configurare ci che viene mimato7.
Il testo infine per Ricur la mediazione attraverso cui noi comprendiamo noi stessi (lAneignung di Gadamer). E con ci, alla soggettivit dellautore, subentra la soggettivit del lettore. LappropriaP. Ricur - E. Jngel, Posizione, cit., p. 53.
Ibidem, p. 54 sg.
7
Per questultimo aspetto rinvio al mio Parole come gemme. Studi su filosofia
e metafora, il prato, Padova 2012, p. 120 e sgg.
5
6

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zione comprensione attraverso la distanza, comprensione a distanza. Il che conferma che a tutti i livelli il distanziamento condizione
della interpretazione del testo.
Il rapporto parola-scrittura costitutivo anche e proprio del
kerygma, centro dellannuncio cristico e nucleo della fede cristiana.
La specificit della parola e della scrittura biblica sta nella cosa (o
mondo) del testo che la categoria centrale sia per lermeneutica filosofica sia per la teologica: il mondo che il testo dispiega davanti a se stesso e al soggetto-lettore, il quale vede cos la possibilit di
trasformare il proprio s. A partire dal testo, simpone loggettivit
dellessere nuovo (tre nouveau) che il testo progetta. Dice allora
Ricur: La Bibbia rivelata nella misura in cui lessere nuovo di
cui si tratta , a sua volta, rivelante nei riguardi del mondo, della realt tuttintera: la rivelazione un tratto del mondo biblico8. Anche
questo mondo, come i mondi della finzione e della poesia, mediato
dalle strutture del testo-opera, non affatto immediatamente portato da intenzioni psicologiche. Viene cos aperta nella realt quotidiana, unaltra realt, la realt del possibile9.
Ecco perch la confessione di fede espressa nei documenti
biblici inseparabile dalle forme del discorso. Non dunque possibile interpretare i significati prima di occuparsi della spiegazione
strutturale delle forme. La fede stessa costituita dallessere-nuovo
che la cosa del testo. Il primo luogo di formazione di questo
essere-nuovo limmaginazione: Il testo parla in primo luogo alla
mia immaginazione, proponendole le figurazioni della mia liberazione10. E la forma strutturale parabolica, grazie al processo metaforico di cui si serve, si rivela uno strumento privilegiato di quella
trasformazione dellimmaginazione ch essenziale alla conversione
della fede.

P. Ricur - E. Jngel, Posizione, cit., p. 66.


Ibidem, p. 67.
10
Ibidem, p. 72.
8
9

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Sulla referenzialit degli enunciati metaforici


In Posizione e funzione della metafora nel linguaggio biblico, dicevo
allinizio, Ricur offre una sintesi mirabile della sua teoria della metafora. In sede preliminare mette in evidenza quattro fatti, a rimarcare la distinzione tra funzione poetica e funzione retorica. Infatti la
metafora:
implica una innovazione semantica, attestando la virt creativa
del discorso;
contiene anche una dimensione denotativa, referenziale, e poich
cos designa la realt, cio dischiude alla lingua nuovi ambiti di
esperienza del mondo, possibile parlare di verit metaforica;
appare anche nel linguaggio biblico come la duplice facolt di
creazione di senso e di ridescrizione dellesistenza;
adempie in questo modo alla sua funzione poetica, contrapposta
alla funzione puramente retorica di configurare il discorso solo a
fini persuasivi.
Con Ricur si rafforza la linea teorica, proposta da Ivor Richards negli anni 30, secondo cui non bisogna parlare di parole
usate metaforicamente, ma di asserzioni metaforiche: La metafora origina dalla tensione tra tutti i termini dellenunciato metaforico11.
Lenunciato metaforico acquista il suo senso attraverso la strategia discorsiva della incompatibilit semantica dellassurdit di
unassurdit che si rivela tale a uninterpretazione letterale. Linterpretazione metaforica, che presuppone linterpretazione letterale
autodistruggentesi, consiste nel trasformare una contraddizione assurda in una contraddizione ricca di senso. Lenunciato metaforico
acquista il suo senso grazie a una torsione del senso letterale, come
in questo esempio classico (i primi quattro versi di Correspondences
di Baudelaire):
11

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P. Ricur - E. Jngel, Posizione, cit., p. 77.

La Natura un tempio ove colonne viventi


Lasciano a volte uscire confusi vocaboli;
Luomo passa attraverso foreste di simboli
Che losservano con sguardi condiscendenti12.

Lenunciato metaforico fa emergere unaffinit l dove la visione


abituale non coglierebbe alcuna concordanza. Le migliori metafore,
pi che esprimere somiglianza, la generano.
Ecco allora una conclusione definitoria di Ricur: La metafora
una creazione che vive nellistante, una innovazione semantica che
non ha un posto proprio nella lingua ordinaria, ma consiste soltanto
nellattribuzione incoerente di un predicato non comune. La metafora quindi [] la soluzione di una dissonanza semantica13.
Da qui il pensatore francese trae due conseguenze. La prima: le
vere metafore sono intraducibili, sono imparafrasabili, nel senso che
la loro parafrasi infinita e non esaurisce mai la nuova introduzione
di senso. La seconda: le metafore comportano nuova informazione,
dischiudono nuovi campi semantici, dicono qualcosa di nuovo sulla
realt.
senzaltro una tra le proposte teoretiche pi interessanti di Ricur quella di estendere la distinzione tra senso e referenza di un
enunciato dalla sfera logica, a cui lha originariamente applicata e
limitata Frege, allattuazione del discorso in tutta la sua estensione,
dal discorso ordinario al poetico, dal discorso scientifico al teologico. In tale prospettiva si precisa la concezione ricuriana secondo
cui lenunciato metaforico pu avanzare una pretesa di verit, cio
avere vocazione referenziale, intrattenere, instaurare un certo rapporto con la realt.
La tesi, gi accennata sopra, afferma precisamente che nel linguaggio poetico leliminazione della referenzialit del linguaggio
La Nature est un temple o de vivants piliers/ Laissent parfois sortir de confuses paroles;/ Lhomme y passe travers des forts de symboles/ Qui lobservent
avec des regards familiars.
13
P. Ricur - E. Jngel, Posizione, cit., p. 79.
12

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comune non significa lannientamento di ogni referenzialit, ma al


contrario la condizione negativa affinch vengano dischiuse unaltra
dimensione referenziale della lingua e unaltra dimensione della realt stessa14. Lavvicinamento tra significati dapprima estranei luno
allaltro (allotri scrive Aristotele , alieni) questo avvicinamento
prodotto dal senso metaforico fa dunque scaturire una nuova visione della realt, un secondo piano referenziale pi elevato, al quale
si oppone il modo comune di vedere legato alluso letterale della
lingua corrente.
Non c dubbio per Ricur che anche la lingua poetica parla
della realt, ma su un piano diverso da quello della lingua scientifica.
Essa non indica un mondo gi esistente, dischiude unaltra capacit di dire il mondo: ma a un altro, pi alto grado della realt. La
metafora la strategia discorsiva con cui la lingua si libera della sua
funzione abituale per porsi al servizio della funzione straordinaria
della nuova descrizione15.
La verit metaforica pu dunque intendersi come la pretesa di
raggiungere la realt che propria della capacit ridescrittiva del
discorso poetico. Spiega Ricur:
Se il poeta dice: la Natura un tempio ove colonne viventi, il verbo
non si limita a unire il predicato tempio con il soggetto natura; la
copula non soltanto relazionale; essa piuttosto fa s che questa relazione, in certo modo, descriva di nuovo ci che ; essa dice che la cosa
sta realmente cos16.

Qui Ricur individua tre tipi di tensione ( quella che io chiamo


la sua concezione multitensionale della metafora): a) tra le parole
(natura e tempio); b) tra i due modi di interpretazione (enunciato
letterale ed enunciato metaforico); c) allinterno del verbo essere dellenunciato metaforico, precisamente tra il non- letterale

P. Ricur - E. Jngel, Posizione, cit., p. 82.


Ibidem, p. 86.
16
Ivi.
14
15

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e l-come metaforico (Presa letteralmente, la natura non un


tempio; ma la metafora ci insegna a vederla come un tempio. Lontologia dellenunciato metaforico contenuta interamente in questa
tensione tra il non- e l-come17)18.

Metafora e parabola
Ricur fornisce inizialmente questa definizione provvisoria: la parabola la modalit discorsiva che applica un processo metaforico a
una forma narrativa, cos che la narrazione nel suo insieme diviene
una finzione capace di ridescrivere la vita, la realt.
Ora, poich la base del processo metaforico della parabola lintreccio, ossia la struttura drammatica del narrativo, ci significa che
il portatore del processo metaforico lintreccio stesso, non uno dei
suoi elementi. Es.: se il Regno dei cieli simile a qualcosa, se -coscome questo qualcosa, allora non come-luomo, come-il-granello, come-il-lievito ecc., ma il Regno -come-ci-che-succede nel racconto: il Regno dei cieli non come-colui che semina o come-colei
che impasta il lievito o come-quella rete gettata nel mare ecc., ma
come-quando (la circostanza illustrata al meglio nella parabola di
Matteo 20,1-16, il cui incipit suona: Il regno dei cieli simile a un
padrone di casa che usc allalba per prendere a giornata lavoratori
per la sua vigna). Lesistenza devessere ridescritta secondo i movimenti fondamentali dellintreccio e della sua temporalit specifica.
P. Ricur - E. Jngel, Posizione, cit., p. 86.
Il senso del parlare in parabole (ejn parabolai`~ lalei`n), cos come questo
senso viene esplicato dallo stesso Cristo ai discepoli in Matteo 13, 11-17, coerente con linterpretazione che Ricur d dell metaforico in quanto non- e
-come. La prima parabola, quella del seminatore (13,3-9) di per s eccentrica,
lunica del capitolo non introdotta dalla formula il regno dei cieli simile a ,
parabola della parabola. La parabola, genere eminentemente allocutorio, rivela
e occulta a seconda della disposizione ad accoglierla in cui si trovano i suoi destinatari. A tutti il Regno viene annunciato, non a tutti sono rivelati i suoi misteri.
17

18

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Dalla metafora alla parabola vi una specie di trasferimento tensionale questa in definitiva la tesi di Ricur. Ci che funziona in
modo metaforico nella parabola il narrativo preso in modalit scenica: la tensione non tra letterale e metaforico, ma tra la scena (la
funzione figurativa assunta dal narrativo come tale) e la realt della
vita quotidiana tra lintuizione offerta dalla finzione e il nostro
modo ordinario di guardare le cose.
Da qui la conclusione: La metafora accede nella forma pi stretta alla funzione euristica quando il processo metaforico veicolato
da una forma narrativa di finzione. Allora essa svolge la stessa capacit di finzione connettiva e di ridescrizione19.
Ai due tratti fondamentali del significato delle parabole la forma
narrativa e il processo metaforico se ne aggiunge un terzo non
meno essenziale: lintenzionalit regale (il trattarsi di parabole
del Regno) intenzionalit che le parabole condividono con i detti
profetico-escatologici e con quelli proverbiali. Queste tre modalit parabolica, escatologica, sapienziale hanno in comune delle
espressioni-limite, ossia procedure come lintensificazione, la trasgressione, lo spingersi al limite. In tal senso, il linguaggio religioso
si caratterizza non tanto per lessere strutturato metaforicamente,
quanto per una determinata intensificazione della funzione metaforica. Queste modalit costituiscono la trasgressione grazie a cui il
discorso religioso, al di l del suo significato immediato, indica il
totalmente Altro: il Regno dei cieli, il Regno di Dio.
La funzione delle espressioni-limite in generale quella di una
strategia insolita che, attraverso il disorientamento, mira a un nuovo
orientamento dellesistenza. Nei detti escatologici lintensificazione
mira a sconvolgere la temporalit letterale (p.es.: Luca 11,20: Se io
scaccio demni con il dito di Dio, dunque arrivato per voi il Regno
di Dio); nei detti proverbiali connessa alliperbole e al paradosso (p.es. Luca 17,33: Chi cercher di preservare la sua vita la per19

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P. Ricur - E. Jngel, Posizione, cit., pp. 100-101.

der, chi invece dar la propria vita la conserver); nelle parabole


lintensificazione si collega al carattere della stravaganza.
Nelle parabole il fattore della stravaganza interviene a livello
dellintreccio, dove appunto vanno cercati i segni della metaforicit,
e caratterizza la situazione di crisi e il suo esito. Proprio perch
nellintrigo, la stravaganza mira al di l dellintreccio: il Regno dei
cieli simile a . Che cosa significa dunque la formula il Regno
dei cieli simile (hJ basileiva tw`n oujranw`n oJmoiva ejstin)? In che
modo il Regno dei cieli funziona come referente della parabola?
Grazie al fatto che si tratta di una espressione-limite in grado di
modificare decisivamente sia le diverse forme di discorso religioso,
le quali cos convergono su questo punto estremo che diviene il loro
comune punto di incontro, sia le rappresentazioni abituali dei destinatari del discorso stesso.
In tal modo la parabola, coordinata compiutamente al Regno dei
cieli, in cui si incontra con il discorso escatologico e con quello sapienziale, la parabola dice Ricur apre una breccia nel corso
della vita ordinaria grazie alla finzione sommata al paradosso. []
una para-doxa nel senso proprio della parola, un modo di pensare
estraneo alla comprensione ordinaria20.
Questa breccia, questa apertura al mondo altro dice Ricur
non va intesa in senso puramente morale. Con la loro unione di finzione e ridescrizione, le metafore regali in quanto espressioni-limite si rivolgono innanzitutto alla nostra immaginazione, e solo in
un secondo momento alla nostra volont. La conclusione (del testo
esaminato) di Ricur la seguente: La metnoia [la conversione di
fede] prodotta dalle metafore-limite significa in primissimo luogo
una trasformazione dellimmaginazione. In questo modo ogni etica
che si rivolge alla volont per spingerla a una decisione devessere
subordinata a una poetica che dischiude nuove dimensioni alla nostra immaginazione21.
20
21

P. Ricur - E. Jngel, Posizione, cit., p. 106.


Ibidem, p. 107.

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Io concludo osservando che la nozione di metafora-limite e gli


esempi delle parabole regali retroagiscono anche sulla nozione di
verit metaforica, arricchendola. Si infatti autorizzati a pensare che
nel discorso religioso ogni verit teologica viene affermata a partire da una torsione semantica paradossale, torsione che ridescrive la
realt ed esige un ri-orientamento dellintera esistenza ci che accade p.es. quando il corpo umano viene pensato come tempio dello
Spirito Santo22. Ogni verit teologica reca tracce indelebili di una
verit metaforica intensificata allestremo.

Come nella metafora templare di I Corinzi 6,19: Non sapete che il vostro
corpo tempio dello Spirito Santo che in voi e che avete da Dio, e che non
appartenete a voi stessi?.
22

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