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(a cura di)
Paul Ricur
e Les Proches
Vivere e raccontare il Novecento
Presentazione di Daniella Iannotta
Volume realizzato con il contributo del Master in Gestione Etica delle Risorse umane. Philosophical Counseling e Job Performance, Dipartimento
di Civilt Antiche e Moderne Universit degli studi di Messina, e con il
contributo di Vinicio Busacchi (Universit degli studi di Cagliari).
La carta utilizzata per questo prodotto ottenuta con cellulosa proveniente da foreste gestite in maniera responsabile e altre origini controllate in conformit allo standard FSC.
III
Le parabole regali
Ricur e la metafora
nel testo teologico
Vincenzo Cicero1
Il regno dei cieli simile (oJmoiva ejstivn) al lievito che una donna
prese e mescol in tre misure di farina, finch non fu tutta lievitata.
Il regno dei cieli simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo
lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi,
e compra quel campo.
Il regno dei cieli somiglia (wJmoiwvqh) a un uomo che ha seminato del
buon seme nel suo campo.
Il regno dei cieli simile a un granello di senape ecc.
Il regno dei cieli simile anche a un mercante che va in cerca di
perle preziose.
Ancora, il regno dei cieli simile a una rete gettata nel mare ecc.
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70 del secolo scorso, sforzo immane culminato nel 1975 nella pubblicazione dellimprescindibile La metafora viva2. La mia riflessione
non si avvarr tuttavia direttamente dei risultati di questo monumento dellermeneutica, ma attinger soprattutto a uno scritto dal
titolo Posizione e funzione della metafora nel linguaggio biblico (Stellung und Funktion der Metapher in der biblischen Sprache)3. Apparso in tedesco nel 1974, a mio avviso questo saggio costituisce una
mirabile, perspicua sintesi di due visioni ricuriane: della metafora,
sviscerata appunto nellopus maius gi citato, e della parabola, trattata pi diffusamente in un saggio del 1975 sullermeneutica biblica4.
Articoler il discorso in tre momenti:
Testo e interpretazione, in generale e in riferimento al kerygma.
Sulla referenzialit degli enunciati metaforici.
Metafora e parabola.
P. Ricur, La mtaphore vive, Seuil, Paris 1975; trad. it., La metafora viva, di
G. Grampa, 5 ed., Jaca Book, Milano [1976] 2010.
3
Pubblicato in tedesco nel volume a quattro mani del 1974, Paul Ricur Eberhard Jngel, Metapher. Zur Hermeneutik religiser Sprache, e tradotto in
italiano da Giuseppe Grampa per Queriniana con il titolo Dire Dio. Per unermeneutica del linguaggio religioso. Nel prosieguo verr citato come Posizione.
(Bibliografia essenziale: P. Ricur, Stellung und Funktion der Metapher in der biblischen Sprache, in: P. Ricur - E. Jngel, Metapher. Zur Hermeneutik religiser
Sprache, Kaiser, Mnchen 1974, pp. 45-70; trad. it., Posizione e funzione della metafora nel linguaggio biblico, in: P. Ricur - E. Jngel, Dire Dio. Per unermeneutica
del linguaggio religioso, di G. Grampa, 4 ed. Queriniana, Brescia [1978] 2005,
pp. 73-107. P. Ricur, Entre philosophie et thologie II: nommer Dieu (1977), in:
Id., Lectures 3. Aux frontires de la philosophie, Seuil, Paris 1994, pp. 281-305. P.
Ricur, Lhermneutique biblique, Cerf, Paris 2001, Deuxime section, Paraboles
et prdications, pp. 145-277. Fonti secondarie: P. Bhler - D. Frey, Paul Ricur:
un philosophe lit la Bible. A lentrecroisement des hermneutiques philosophique
et biblique, Labor et Fides, Genve 2011. G. Vincent, Metaphores, paraboles et
analogie. La reference a la theologie dans la pensee de Paul Ricur, in tudes Ricuriennes / Ricur Studies, 3, n. 2, (2012), pp. 91-109).
4
Edito in inglese: Paul Ricur on Biblical Hermeneutics, in Semeia 4
(1975), pp. 29-148; tradotto in francese nel 2001.
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esto e interpretazione,
in generale e in riferimento al kerygma
Se questo saggio ha per sottotitolo Ricur e la metafora nel
testo teologico, perch il pensatore francese inserisce da subito
esplicitamente lindagine sulla metafora nella prospettiva di una teoria del discorso, in generale, e del discorso nel suo farsi-testo(-e-farsi-opera), in particolare.
lui stesso a enumerare i cinque caratteri discorsivi che patiscono alterazione nel passaggio dalloralit alla scrittura, dalla parola al testo. Li elenco qui rapidamente in maniera ipomnematica,
per richiamare alla memoria del lettore nozioni ricuriane note:
il discorso un evento reale, mentre la lingua un sistema di
segni dallesistenza solo virtuale;
il discorso latto di un soggetto indirizzato a un altro soggetto;
latto del discorso ha una struttura propria, la frase (enunciazione), fondata sulla predicazione;
loperazione predicativa ha come correlato oggettivo la proposizione (enunciato) la dialettica di enunciazione ed enunciato
allorigine del problema della scrittura;
solo il discorso ha insieme senso e referenza dove senso (il Sinn
di Frege) la costituzione discorsiva interna, il rapporto tra predicati e soggetti, il contenuto ideale oggettivo delle proposizioni,
mentre referenza (la Bedeutung fregiana, o denotazione o significato) il rapporto con la realt esterna e veicola la pretesa di verit
del discorso.
Ora, nel passaggio dalloralit alla scrittura, la varia alterazione
di questi caratteri garantisce ogni volta quel distanziamento (lequivalente della Verfremdung di Gadamer) che preimpronta strutturalmente linterpretazione testuale, rivelandosi come sua condizione di
possibilit.
Innanzitutto, si ha distanziamento per lautonomia del testo rispetto alle intuizioni dellautore.
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zione comprensione attraverso la distanza, comprensione a distanza. Il che conferma che a tutti i livelli il distanziamento condizione
della interpretazione del testo.
Il rapporto parola-scrittura costitutivo anche e proprio del
kerygma, centro dellannuncio cristico e nucleo della fede cristiana.
La specificit della parola e della scrittura biblica sta nella cosa (o
mondo) del testo che la categoria centrale sia per lermeneutica filosofica sia per la teologica: il mondo che il testo dispiega davanti a se stesso e al soggetto-lettore, il quale vede cos la possibilit di
trasformare il proprio s. A partire dal testo, simpone loggettivit
dellessere nuovo (tre nouveau) che il testo progetta. Dice allora
Ricur: La Bibbia rivelata nella misura in cui lessere nuovo di
cui si tratta , a sua volta, rivelante nei riguardi del mondo, della realt tuttintera: la rivelazione un tratto del mondo biblico8. Anche
questo mondo, come i mondi della finzione e della poesia, mediato
dalle strutture del testo-opera, non affatto immediatamente portato da intenzioni psicologiche. Viene cos aperta nella realt quotidiana, unaltra realt, la realt del possibile9.
Ecco perch la confessione di fede espressa nei documenti
biblici inseparabile dalle forme del discorso. Non dunque possibile interpretare i significati prima di occuparsi della spiegazione
strutturale delle forme. La fede stessa costituita dallessere-nuovo
che la cosa del testo. Il primo luogo di formazione di questo
essere-nuovo limmaginazione: Il testo parla in primo luogo alla
mia immaginazione, proponendole le figurazioni della mia liberazione10. E la forma strutturale parabolica, grazie al processo metaforico di cui si serve, si rivela uno strumento privilegiato di quella
trasformazione dellimmaginazione ch essenziale alla conversione
della fede.
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Metafora e parabola
Ricur fornisce inizialmente questa definizione provvisoria: la parabola la modalit discorsiva che applica un processo metaforico a
una forma narrativa, cos che la narrazione nel suo insieme diviene
una finzione capace di ridescrivere la vita, la realt.
Ora, poich la base del processo metaforico della parabola lintreccio, ossia la struttura drammatica del narrativo, ci significa che
il portatore del processo metaforico lintreccio stesso, non uno dei
suoi elementi. Es.: se il Regno dei cieli simile a qualcosa, se -coscome questo qualcosa, allora non come-luomo, come-il-granello, come-il-lievito ecc., ma il Regno -come-ci-che-succede nel racconto: il Regno dei cieli non come-colui che semina o come-colei
che impasta il lievito o come-quella rete gettata nel mare ecc., ma
come-quando (la circostanza illustrata al meglio nella parabola di
Matteo 20,1-16, il cui incipit suona: Il regno dei cieli simile a un
padrone di casa che usc allalba per prendere a giornata lavoratori
per la sua vigna). Lesistenza devessere ridescritta secondo i movimenti fondamentali dellintreccio e della sua temporalit specifica.
P. Ricur - E. Jngel, Posizione, cit., p. 86.
Il senso del parlare in parabole (ejn parabolai`~ lalei`n), cos come questo
senso viene esplicato dallo stesso Cristo ai discepoli in Matteo 13, 11-17, coerente con linterpretazione che Ricur d dell metaforico in quanto non- e
-come. La prima parabola, quella del seminatore (13,3-9) di per s eccentrica,
lunica del capitolo non introdotta dalla formula il regno dei cieli simile a ,
parabola della parabola. La parabola, genere eminentemente allocutorio, rivela
e occulta a seconda della disposizione ad accoglierla in cui si trovano i suoi destinatari. A tutti il Regno viene annunciato, non a tutti sono rivelati i suoi misteri.
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Dalla metafora alla parabola vi una specie di trasferimento tensionale questa in definitiva la tesi di Ricur. Ci che funziona in
modo metaforico nella parabola il narrativo preso in modalit scenica: la tensione non tra letterale e metaforico, ma tra la scena (la
funzione figurativa assunta dal narrativo come tale) e la realt della
vita quotidiana tra lintuizione offerta dalla finzione e il nostro
modo ordinario di guardare le cose.
Da qui la conclusione: La metafora accede nella forma pi stretta alla funzione euristica quando il processo metaforico veicolato
da una forma narrativa di finzione. Allora essa svolge la stessa capacit di finzione connettiva e di ridescrizione19.
Ai due tratti fondamentali del significato delle parabole la forma
narrativa e il processo metaforico se ne aggiunge un terzo non
meno essenziale: lintenzionalit regale (il trattarsi di parabole
del Regno) intenzionalit che le parabole condividono con i detti
profetico-escatologici e con quelli proverbiali. Queste tre modalit parabolica, escatologica, sapienziale hanno in comune delle
espressioni-limite, ossia procedure come lintensificazione, la trasgressione, lo spingersi al limite. In tal senso, il linguaggio religioso
si caratterizza non tanto per lessere strutturato metaforicamente,
quanto per una determinata intensificazione della funzione metaforica. Queste modalit costituiscono la trasgressione grazie a cui il
discorso religioso, al di l del suo significato immediato, indica il
totalmente Altro: il Regno dei cieli, il Regno di Dio.
La funzione delle espressioni-limite in generale quella di una
strategia insolita che, attraverso il disorientamento, mira a un nuovo
orientamento dellesistenza. Nei detti escatologici lintensificazione
mira a sconvolgere la temporalit letterale (p.es.: Luca 11,20: Se io
scaccio demni con il dito di Dio, dunque arrivato per voi il Regno
di Dio); nei detti proverbiali connessa alliperbole e al paradosso (p.es. Luca 17,33: Chi cercher di preservare la sua vita la per19
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Come nella metafora templare di I Corinzi 6,19: Non sapete che il vostro
corpo tempio dello Spirito Santo che in voi e che avete da Dio, e che non
appartenete a voi stessi?.
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