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Andrews Clark Library di Los Angeles, gli studi qui raccolti segnano un
fondamentale nell'esplorazione di questo orizzonte culturale.
Popkin, pp. xiv-238; vol. II Catholic Millenarianism: from Savonarola to the Abb Grgo
K. A. Kottman, pp. xiv-108; vol. III The Millenarian Tum: Millenanan Contexts of
Politics and Everyday Anglo-American Life in the Seventeenth and Eighteenth Centuries, e
Force and R. H. Popkin, pp. xiv-190; vol. IV Continental Millenanans: Protestants, Cat
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Grgoire assai interessato, nella sua fase finale, post-rivoluzionaria, alla storia del
millenarismo (con una particolare insistenza sul tema della conversione degli ebrei)
e all'esegesi figurale tipica del movimento giansenista. L'articolo di Jos Maia
Neto (Vieira's epistemology of history, pp. 79-89) offre uno squarcio affasci
nante sul pensiero politico, religioso e storico di questo gesuita portoghese (nato
nel 1608) che vide nell'impero lusitano la quinta monarchia millenaria che avreb
be abbracciato l'intero mondo, realizzando cos una delle decisive profezie sugli
ultimi tempi. E soprattutto al suo singolare tentativo di elaborare una historia do
futuro che il saggio di Maia Neto dedicato. Il tentativo di applicare le procedu
re controllate dello storico al contenuto suggestivo delle profezie produce un sin
golare intreccio di considerazioni razionali e di ispirazione religiose, intreccio in
cui rivivono tutte le aporie del pirronismo storico, portate all'ennesima potenza.
La naivet con cui Vieira passa circolarmente dall'interpretazione dei fatti (assunti
come verifica delle profezie) all'interpretazione delle medesime (interpretazioni
che a loro volta potrebbero essere differenti a seconda dei fatti cui vengono rap
portate) non sminuisce l'interesse di questa figura, posta singolarmente sul crinale
tra riflessione epistemologica (sia pure di una scienza incerta al massimo, come
quella del passato e del futuro) e attese escatologiche.
Con il terzo volume (curato daj. Force e R. H. Popkin) l'ambiente inglese e il
rapporto con la nuova scienza sono al centro dell'attenzione. Nell'impossibilit di
dar conto di tutti i contributi, converr anche in questo caso segnalare piuttosto le
novit emergenti: innanzitutto una chiara messa in guardia di metodo e di termi
nologia, quella di Reiner Smolinski, che sfata il pregiudizio storiografico secondo
il quale la frontiera tra premillenaristi e postmillenaristi (fissata a seconda che la
venuta di Cristo in terra fosse collocata all'inizio alla fine del millennio) marche
rebbe anche il confine tra visioni pessimistiche (tipiche dei primi) e ottomistiche,
progressive, proscientifiche, caratteristiche dei secondi (whiggish postmillennia
lism). Nel suo Caveat emptor: Pre- and postmillennialism in the late Reforma
tion period (pp. 145-69) Smolinski, attraverso l'analisi di un ampio ventaglio di
posizioni (da Alsted a Mede, da Calvino a Thomas Brightman e Cotton Mather)
avverte che le distinzioni moderne troppo nette fra premillenaristi e postmille
naristi, tra cupi letteralisti e allegoristi fiduciosi, tra attesa passiva del millennio e
attiva partecipazione rivolta ad attuare l'et dell'oro nella storia umana, non rie
scono a rendere giustizia ai diversi divergenti sistemi che alla fine vennero solidi
ficandosi nei due tipi dominanti. Molti altri saggi qui riuniti costituiscono un'ef
ficace smentita di altrettanti luoghi comuni che hanno infestato la storia delle idee
millenaristiche: cos il paper davvero esemplare (The Appropriation of Joseph
Mede: Millenarianism in the 1640s, pp. 1-14) in cui Sarah Hutton mostra che,
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Sulla base di nuove evidenze ricavate da un manoscritto finora non esaminato e
dedicato al problema della conversione degli ebrei (uno dei segni decisivi del mil
lennio), Wojcik dimostra che Boyle non ragionava tuttavia nei termini di un'im
minente avvento del Messia e anzi, in contrasto con le fervide attese di un Newton,
si collocava piuttosto nell'orizzonte del postmillenarismo, avvalorandolo con la
sua riflessione sui limiti della conoscenza umana: Boyle includeva la conoscenza
della fine del presente assetto del mondo tra le cose non chiaramente rivelate
nella Scrittura. L'altra grande figura che si staglia sul panorama delineato in que
sto volume ovviamente quella di Isaac Newton, a cui sono dedicati due specifici
studi, fra loro abbastanza diversi: quello dijames Force (The Virgin, the Dyna
mo, and Newton's Prophtie History, pp. 67-94) e quello di Stephen Snobelen
("The Mystery ofThis Restitution of AH Things": Isaac Newton on the Return
of the Jews, pp. 95-118). Il primo, instaurando una forte polemica contro le
tendenze 'schizofreniche' del nostro tempo (inaugurate da Hume) a separare reli
gione e scienza, insiste sull'unit dell'opera di Newton, teologo-scienziato a un
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va, superba veduta che non sostituisce come un palinsesto quelle precedenti, ma
le integra come in un dittico affiancando alla storia dei dubbi scettici quella, pa
rallela in concordia discorde, delle attese profetiche.
Gianni Paganini
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