ANDREA PAZZAGLIA
Cerano notti in cui il vento tornava a muovere i fiori... e cera ancora una lunga
ferita di terra bruna aperta dalla frana che aveva graffiato la collina, segnandola per
sempre. Gli ulivi la guardavano dai lati, felici di essere scampati a quel fiume di terra
e forza e offrivano i loro rami a un vento scherzoso, che danzava tra le olive. Il sole
stanco di fine estate si riposava talvolta dietro nuvole rade, bianche e ben definite,
come disegnate da un bambino. A Leonardo quella mattina sembrava rispecchiare il
suo sentire interiore scosso ormai da venti controllabili, ma segnato dal crollo che
cinque anni prima gli aveva aperto il muro che aveva dentro e dal vuoto ridato una
vita. Guidava lentamente la sua vespa, scendendo lungo quella strada che conosceva
bene. Anche di notte, quando correva salendo ogni curva rivolto al cielo, unica fonte
di luce. Aveva un senso di prudenza, quasi temendo che la terra potesse riprendere a
scendere, a travolgere. Lerba e gli ulivi lo rassicuravano. La natura in qualche modo
aveva ripreso il controllo della collina, come lui della sua vita.
Adesso sapeva comera andata quella notte e tra pochi minuti lo avrebbe saputo
anche il commissario Forte, ma non gli avrebbe creduto. Si era ripromesso di
mantenere la calma e descrivere gli eventi con parole semplici, cercando di utilizzare
tutta la sua capacit espressiva, ma solo fili sottili legavano quei giorni e li tenevano
in luce, solo una chiave che anche lui possedeva da poco apriva la porta della verit.
Erano trascorsi quattro mesi da quando Francesco, suo amico sfumato dal tempo,
era stato trovato morto. Era una mattina come solo in Toscana esistono. Gli ulivi
gravidi rendevano al cielo la luce e un cane, in cui la vita sembrava essersi divertita a
mettere una buona dose di s, aveva iniziato ad abbaiare lontano dal padrone. Non
aveva cominciato a giocare con quel corpo riverso, forse sentendo il forte odore di
sangue o distratto da quella striscia rossa che attraversava il verde. Leonardo laveva
vista dopo quasi un mese la striscia rossa accanto al fiume, in una delle foto scattate
dalla polizia e, per un attimo, gli era parsa quasi bella. Poi una grande tristezza
laveva coperta.
La morte di Francesco era passata di bocca in bocca per pochi giorni ed era anche
apparsa sulla civetta de Il Tirreno, ma dopo il funerale era gi praticamente
dimenticata. Come tutti i morti a causa di incidente, la gente lo aveva ricordato per
qualche giorno, quasi per esorcizzare il pericolo, poi tutto era scivolato via. Non
aveva fatto niente nella sua vita per cui valesse veramente la pena ricordarlo e attorno
a s non aveva, ormai da anni, sentimenti veri. Visitava ogni giorno i suoi genitori,
incontrava tanta gente e spesso usciva a cena, ma tutto questo avveniva nei limiti del
qualunquismo delle buone creanze e conoscenze. Non aveva pi un amico vero e
anche il rapporto con la moglie era ormai vissuto pi come un contratto che per
amore.
La polizia aveva accertato che la Bmw, lanciata a una velocit anche difficilmente
immaginabile in una strada di collina stretta e contorta, aveva praticamente
dimenticato una curva, decollando davanti alle luci lontane e vive della citt e
sbattendo contro un albero che interrompeva il cielo accecato di quella notte.
Francesco, senza cintura di sicurezza, dopo lurto aveva proseguito il suo volo senza
ali fuori dalla macchina, di faccia al mondo, prima di sbatterla sullerba e scivolare
lungo il pendio quasi fino al ruscello, ormai morto.
Leonardo aveva saputo della morte alcuni giorni dopo, quando Lisa di prima
mattina gli aveva telefonato. Lisa era la moglie di Francesco e per Leonardo uno di
quei ricordi agrodolci che tutti abbiamo nel foglio delladolescenza. Il senso
dassurdo che accompagna la morte delle persone ancora sane laveva seguito tutto il
giorno, speso nella vigna in maglietta e pantaloni da lavoro, sotto un sole vivo che
pareva, dopo gli scrosci dei giorni scorsi, non volersi pi riposare. A lampi ricordava
i giorni passati con Francesco, giorni dansia soppressa, in cerca di sfogo, di libert
lontana. Era rientrato con il buio seguendo il sentiero fino a casa, senza bisogno della
torcia, sotto una luna invadente. Aveva aperto la porta scrostata e si era seduto su una
vecchia sedia di campagna la cui impagliatura si stava lentamente trasformando in
polvere, accanto al camino, nel suo angolo di riflessione. Ora pensava che il giorno
seguente ci sarebbe stato il funerale e lui sarebbe dovuto tornare in paese, vedere
persone di ieri che gli avrebbero detto le stesse cose di circostanza e chiesto della sua
vita, senza dire niente di loro. Sentiva dentro due forze che lottavano e mantenevano
in equilibrio la sua volont impedendogli una decisione definitiva. Da una parte
leducazione convenzionale radicata nella sua infanzia che gli faceva pensare quasi
irrispettosa la sua assenza, dallaltro la nuova corrente di libert che ora gli spazzava
dentro e gli faceva pensare che dovunque fosse stato in quei giorni, Francesco
avrebbe comunque in qualche modo occupato i suoi pensieri. Sua moglie si avvicin
con passo lieve.
Non so se andare, domani.
La luna che sinsinuava calda dalla finestra davanti al camino ricordandogli i
fuochi al campeggio, da ragazzo, e i fiumi di parole, sembrava aver dimenticato la
sua lontananza. Mara gli accarezz i capelli, poi lo abbracci da dietro stringendogli
il collo. La decisione spettava a lui e lei poteva solamente fargli sentire il suo
sostegno, qualunque fosse stata. Mand le braccia dietro la schiena e la cinse alla vita
rimanendo cos, con i pensieri che correvano e si ammassavano contro le tempie.
Che ne diresti di una bella bistecca con il vino rosso? Preparo io, cos fuggo per
un po da questo dubbio.
Il fuoco tirava lento e quando vi pose la griglia, lasci allaria un sapore che
Leonardo respir profondamente. Apr una nicchia nel muro in cucina, sotto le travi
calde di castagno e nestrasse una bottiglia di Chianti.
Ho preso quello buono comment, tanto il vino va bevuto, inutile lasciarlo
l.
Tir il tappo verso lalto per fare respirare anche il vino.
Era quasi un estraneo ormai, crediamo che lamico resti l ad aspettarci e di
poterlo ritrovare in ogni momento ma ogni giorno nuove cose lasciano i loro resti di
colori e polvere a otturare i vecchi canali di comunicazione per cui bastava un gesto
o uno sguardo per capirsi. Si rimane un po a combattere per cercare di trovare la
chiave, la parola, il lessico per riattivarli, poi con tristezza si capisce che restano
solo i ricordi e quel fondo di rispetto e malinconia per ci che ci siamo dati, per ci
che siamo stati. Sono quelle emozioni e frammenti lontani che ci uniscono, senza
per oggi trovare il modo di rinnovarli, scrivendo un nuovo capitolo. Lultima volta
che lho visto ceravamo salutati con il solito ci sentiamo presto e con la promessa
di un week-end insieme, poi invece i giorni sono andati e con loro la promessa.
Sentivamo che sarebbe stata una delusione, pens Leonardo.
Lo ricordava di pomeriggio a Prato salire sulla macchina blu con la camicia bianca,
il completo grigio e una cravatta molto colorata a incorniciare il viso teso e
abbronzato, mettersi la cintura di sicurezza, come sempre faceva, toccare
ripetutamente il cruscotto per sistemare i complicati congegni di quellultimo
modello e poi partire. Leonardo era rimasto sul marciapiede, non aveva pi
appuntamenti da rincorrere, aveva guardato il cielo per sincerarsi che non arrivasse la
pioggia e poi aveva iniziato a camminare, senza meta, guardando tutto ci che
attirava la sua attenzione con lo stesso spirito leggero di una gita scolastica.
Per me pronta, guarda un po, la vuoi pi cotta?
No va bene, levala che sono affamata.
Mangiarono la bistecca con avidit sorseggiando lentamente il bicchiere di vino
che ormai accompagnava tutte le loro cene, per sciogliere la lingua, alleggerire i
pensieri, liberare il sesso o conciliare il sonno.
Dopo cena le parole corsero pi leggere, accanto al fuoco, e Leonardo and a letto
con la convinzione che la mattina seguente non sarebbe andato al funerale, ma
semplicemente avrebbe pregato nella piccola chiesa dalle forme e colori morbidi,
arrampicata sul colle.
La mattina un sole gi allegro sembrava disinteressarsi della valle soffocata da uno
strato di cotone che non voleva lasciarla e Leonardo, guardando dalla finestra, pens
che la gente probabilmente si stava radunando. Pens agli abiti scuri e ai volti tristi,
veri e di circostanza, alle parole sussurrate e a Lisa vestita di nero come non laveva
mai vista. La ricordava a scuola, il profumo di pesca e i colori pastello.
Aveva sentito Mara lasciare il letto, anche dormendo percepiva ogni suo
movimento, i loro corpi oltre a sfiorarsi e riscaldarsi avevano un legame pi
profondo, quasi una simbiosi di vita.
La trov in cucina con la tazza calda di caff tra le mani, appollaiata sulla sedia pi
alta e meno scrostata. Le sedie erano tutte diverse per legno ed et e parevano una
famiglia contadina di un tempo.
Forse in passato la gente era pi bassa o il legno pi rispettato pens Leonardo
notando, per la prima volta, che laltezza delle sedie sembrava inversamente
proporzionale allet.
Sua moglie lo guard con aria sospesa, vedendolo gi vestito, e soffermandosi
meglio sullabbigliamento cap che la notte non aveva modificato la sua decisione.
Non vado, non ho proprio voglia. Preferisco ricordarlo da solo, anzi con Poldo.
Poldo era un vecchio cavallo che un tempo poteva sembrare un orgoglioso
destriero apache per il mantello chiazzato, ma che ora let e la pancia rendevano
gradito soprattutto ai bambini. Leonardo lo teneva nel campo e lo accudiva come un
figlio, prendendo fango e pioggia pur di evitare ulteriori problemi alla sua presunta
artrosi. Era il suo compagno di giochi. Giochi prudenti, vista let, ma lo spirito era
dei migliori soprattutto quando incontrava una cavalla e lodore gli ricordava il
passato.
Io esco con Nadia, andiamo a fare una passeggiata in collina.
Vedi se trovi delle castagne che si fanno le frugiate.
Nadia si present poco dopo in fuseau neri e corpetto rosa, chiamando Mara
dallaia.
Falla entrare che arrivo subito.
Era simpatica e lo metteva di buon umore, avevano un rapporto sincero basato
soprattutto sulle confidenze amoroso-sessuali di lei e sui consigli da uomo di
Leonardo. Era circa dieci anni pi grande di lui, sognava un uomo giovane e ricco, ed
era amica di Mara il che escludeva ogni possibile coinvolgimento amoroso tra i due.
Ciao Nadia, come andata ieri sera?
Egocentrico e precox!
Giovane?
Diciamo il giusto. Per affascinante, brizzolato, alto. Un po bischero. Anzi
sinceramente molto.
Nadia era mora, non troppo bassa e formosa, molto formosa. Si sedette sulla prima
sedia che trov, in cucina, accavallando le gambe e afferr il budino che Leonardo
aveva appena assaggiato, sporgendosi in avanti e lasciando intravedere il seno
generoso.
Che hai, era tuo il budino? Pensavo fosse di Mara e di farle un piacere disse
senza smettere di masticare.
No, era mio, ma certamente sei pi affamata te, con tutto il sesso che fai.
Dici le solite bischerate, ma hai gli occhi tristi.
morto un mio amico. Un incidente stradale. Non lo frequentavo da anni, ma in
passato siamo stati molto vicini, abbiamo passato brutti momenti insieme e questo sai
in qualche modo unisce.
Non sar quello del giornale, il consulente. Lo sai che lo conoscevo anchio?
Te con Francesco? Non scherzare!
Pensi che tutti gli uomini me li porti a letto? E te allora?
un bianco musicale. Poldo ogni tanto mordeva qualche fusto verde che gli si parava
davanti, rafforzando il copioso spuntino di biada che aveva fatto il mattino. Ormai
vedevano chiaramente le mura del paese, quando quella pace fu interrotta da una fila
nera seguita da un tipo grasso e rosso che cercava di tenere il passo di quel serpente
imprendibile. I bambini della scuola camminavano sempre pi veloci, ordinatamente
in fila per due, cercando di seminare il maestro. Quando videro Poldo, si
sparpagliarono in venti macchie scure sul verde che avanzavano saltando gi dai
cigli, cadendo e rialzandosi tra risate e urla. Poldo, vedendo tutto quel movimento,
ebbe un moto dorgoglio e prese a trottare, beneficiando anche della salita ormai pi
dolce.
Primo! disse un ragazzino dai capelli ricci e biondi, con occhi piccoli e vivaci,
toccando Poldo sul petto.
Leonardo tir le redini, allung un braccio, Fai forza disse, e lo tir su di peso.
Gli altri interruppero la corsa tra gesti di disappunto e proseguirono di passo
permettendo al maestro di raggiungerli.
Basta signor Del Sapio con questo gioco disse il maestro appena riprese un filo
di fiato. Sudava come un maratoneta e si tamponava la faccia con un fazzoletto. I
ragazzini toccavano Poldo e gli davano lerba che strappavano con forza da terra.
Poldo avanzava lentamente con la baldanza di un condottiero tra due ali dinnocui
soldati. Leonardo era pensieroso tanto che il maestro interruppe il rimprovero.
Signor Del Sapio che c, successo qualcosa?
Ho perso un amico in questi giorni e stavo pensando a lui, ora vado in chiesa.
Quel piccolo gruppo Brancaleone prosegu fino alla porta del paese al piccolo
trotto, pass sotto larco di pietra e si trov davanti alla chiesa. Il cavaliere sollev il
bambino che continuava ad accarezzare la criniera di Poldo e lo depose tra le braccia
protese del maestro, sempre pi paonazzo. Poi scese dal cavallo e leg le redini a un
passamano.
Ciao ragazzi. Poldo fai il bravo.
Ci pensiamo noi a Poldo!
No, no ragazzi, ora riprendiamo la nostra lezione sulle piante.
Poldo! Poldo! part un coro.
Il maestro fece allora la faccia cattiva e il coro lentamente si spense. Poldo prese la
sua ultima dose daffetto, prima di restare fuori ad attendere, allungando il collo nel
vano tentativo di addentare le piante poste dal parroco nei vasi di terracotta sotto il
porticato. I bambini si allontanarono ordinati a un passo sostenibile dal maestro.
Leonardo entr nella chiesa che aveva unatmosfera calda e familiare con i colori
densi che proiettavano le piccole vetrate sul fondo della navata centrale e la forza
antica delle travi del tetto. Non si inginocchi, non lo faceva mai, neppure durante la
Messa, rimase in piedi ai lati della prima colonna, vicino alla porta, con gli occhi fissi
al marmo dellaltare.
Poldo dovette attendere circa dieci minuti prima di vedere il padrone attraversare il
cotto sconnesso del porticato con il volto leggermente pi disteso.
Coraggio Poldo, una galoppata per alleggerirsi.
Nellaia di casa trovarono Mara e Nadia sedute attorno al vecchio tavolo scrostato,
sotto la pergola di vite, intente al chiacchiericcio leggero che solo due donne sanno
tenere. Leonardo port il cavallo nel suo paddock e si diresse verso le due amiche.
Come stai? gli chiese la moglie interrompendo il chiacchiericcio e alzandosi per
andargli incontro. Luomo le pass un braccio attorno alla vita e continuarono a
camminare cos affiancati, verso il tavolo.
Meglio, Poldo, i bambini, la chiesa e la campagna mi hanno rasserenato. Non mi
sento neppure pi in difficolt per non essere andato al funerale. Poi che giornata
oggi, il sole caldo e la luce sembra spruzzata doro. Ma a voi come andata?
Castagne e anche funghi disse la donna guardandolo con occhi limpidi.
Mara aveva occhi molto belli con un taglio lungo e di un azzurro intenso e ingenuo
al tempo stesso. Leonardo non riusc a trattenere un bacio.
Nessun lupo, stai tranquillo disse Nadia alzandosi.
Neanche per la nonna?
Nadia inizi a rincorrerlo in un ondeggiare di seni, percuotendo laria pulita con un
bastone.
***
Ciao Leonardo, non sei venuto ieri... Lisa lo riport al passato da cui si era
liberato e che adesso la morte di Francesco, come un grimaldello tentatore per una
porta chiusa, sembrava volergli riaprire davanti.
No, ma non per questo non ho pensato a Francesco. Come stai?
Male, mi sento come stordita e sospesa, forse non mi rendo ancora conto.
Cominci a piangere. Leonardo rimase in silenzio, per lui questi erano i momenti
pi difficili. La sua educazione era stata tutta improntata pi al rispetto delle forme
che alla sostanza dei sentimenti e in quelle circostanze in cui una frase fuori luogo
sarebbe stata imperdonabile, si irrigidiva e non riusciva mai a trovare un buon
collegamento con il suo mondo interiore.
Il tempo ti aiuter...
Solo parole sciocche e di circostanza, nel vuoto della sua mente.
Era strano ultimamente, ma io non....
Il pianto le spezz le parole. Poi riprese.
Non avrei mai pensato che potesse finire cos!
stata una disgrazia, nessuno poteva prevederla.
Forse io si.
Silenzio. Leonardo prov a interromperlo.
Lavorava molto, sempre sotto pressione, io la conosco bene quella vita.
Singhiozzi. Leonardo continu.
Dai ora cerca di calmarti, hai bisogno di qualcosa?
Mi farebbe piacere se venissi a trovarmi.
Sperava che non glielo chiedesse. Per Leonardo era un grande sacrificio, tornare da
lei che gli ricordava lamico e quel mondo da cui lui voleva stare lontano perch
poteva riattaccarglisi addosso e trascinarlo in quel vuoto da cui dolorosamente era
riuscito a riemergere.
Va bene, guardo se uno di questi giorni passo.
Grazie Leonardo.
Rimase con la cornetta in mano, quella telefonata lo aveva toccato, ma poi lo aveva
tradito, lasciato perplesso, si era chiusa troppo improvvisamente. Aveva una strana
sensazione che solo pi tardi, mentre cercava di riparare il frullino, aveva
razionalmente definito. Lisa era una donna con unapprezzabile intelligenza razionale
e sempre inconsciamente calcolatrice. Aveva iniziato rimproverandolo, poi dolore e
smarrimento fino a ottenere la sua promessa di andarla a trovare, quindi la sua voce si
era calmata e aveva quasi avuto fretta di concludere la telefonata. Voleva essere
sicura di averlo bloccato, ma perch? Un suo interessamento amoroso lo avrebbe
lusingato, ma era impensabile visto il tempo trascorso dallultima volta che si erano
visti e il passato che sterilizzava ogni sentimento. Ma allora perch aveva notato la
sua mancanza al funerale e si era subito preoccupata di fare in modo di incontrarlo e
per di pi a casa sua?
Fu facile trovare la casa, una villetta di color mango, con un pesante cancello di
metallo scuro e una siepe a separarla dal mondo sulla strada pi prestigiosa di quella
cittadina di provincia che si atteggiava a grande rimanendo in realt sempre piccola.
Sollev la vespa sul cavalletto, guard il cielo che pareva un marmo screziato di
grigio e sorrise, rendendosi conto solo allora che indossava, insieme al suo
immancabile giubbotto Don King, i jeans Fiorucci di quando era adolescente. In
fondo sono alla moda, pens, sorridendo e confidando nelle capacit di stilista del
tempo. Suon il campanello con la speranza inconfessabile che Lisa non fosse in
casa. Una voce metallica.
Chi ?
Sono Leonardo del Sapio, la signora in casa?
Un attimo.
Lattimo dur oltre un minuto.
Mi scusi, prego si accomodi.
Sent il click della serratura che si sbloccava e il cancello cominci ad aprirsi
lentamente. Solo allora pot vedere la simmetria del verde puntellato di piccoli fiori
gialli e viola, spezzata da piante tanto armoniche nelle forme e pulite nelle foglie da
sembrare di plastica. Il viottolo di sassolini bianchi fiancheggiava una fontana.
Specchi nellacqua scura il suo viso trasandato che gli parve stonare con lordine di
quel posto. Pens di sistemarsi i capelli sconvolti dal casco, ma subito si rese conto
che era imprigionato nel giubbotto e tutto sarebbe stato inutile. Domani me li taglio
corti corti pens. Sulla porta lattendeva una giovane donna dai tratti asiatici,
probabilmente della zona pi a sud e povera. Le sorrise. Lo fece sedere su un divano
a sottili righe marroni e bianche, di fronte a un tendaggio pesante con larghi inserti
dorati.
La signora arriva subito.
Leonardo guardava fuori della finestra dove larancio sporco di un pettirosso
risaltava sul manto verde. Si avvicin al vetro per osservarlo meglio. Luccello in
quella giornata senza luce cercava qualcosa da mangiare, ma era come cercare cibo in
una mensa gi chiusa e rigovernata. Salt sul bordo della fontana, si affacci
nellacqua nera e a Leonardo parve che avesse la stessa sensazione dinadeguatezza
che aveva avuto lui. Dopo qualche guizzante sguardo intorno, il pettirosso si alz,
perdendosi oltre la siepe. Leonardo si avvicin al camino moderno, chiuso in una
specie di cristallo e perfettamente nuovo. Non cera legna nei dintorni e incuriosito
pens che sicuramente cera qualche cassetto segreto che nascondeva
quellinadeguato e sporco materiale. Si sedette di nuovo sul divano, dopo aver preso
da un vassoio dargento un cioccolatino, stupendosi ancora che non fossero quelli di
Ambrogio. Finalmente Lisa, impeccabile come sempre. Indossava un morbido
tailleur di Armani di un colore che non esiste in natura, tra il rosa e il beige, e scarpe
con un tacco non troppo alto che comunque arricchivano dindubbia eleganza la
postura. I tacchi alzano il sedere pens luomo, subito cercando le parole per
interrompere quel pensiero non certo rispettoso della circostanza. Lisa comunque
aveva sempre avuto indubbiamente un bel sedere e da donna, lo sapeva.
Ciao, come stai? ancora le solite difficolt di collegamento.
La casa mi sembra cos vuota.
Anche lei non andava molto meglio, visto che Francesco, pens Leonardo, era
sistematicamente fuori per lavoro. Maledetto diavoletto. Era convinto che ci fosse
dentro di lui un diavoletto che cercava sempre di metterlo alla prova riempiendolo di
pensieri inadeguati nei momenti meno opportuni. Come quando da ragazzo in chiesa
aveva vicino qualche bella figa e pensieri lubrici lo portavano a razzare con lo
sguardo sulle parti pi nobili, sedere e seno, cercando di ridurre con il tempo di
permanenza la gravit dellatto, ma la frequenza lo fregava e si beccava lo sguardo
severo di qualche vecchia che pensava pi agli altri che al proprio pentimento. Allora
rinchiudeva il diavoletto che andandosene dava della stronza alla vecchia. Adesso il
maligno sembrava bello vispo e doveva scacciarlo subito.
Allinizio il dolore pare insopportabile, ma il tempo sar il tuo migliore amico.
Bella cazzata!
Vattene!
Combatteva con il piccolo cornuto. La donna si alz per prendere un piccolo
portacenere di cristallo.
Guardale il culo sugger il diavoletto.
Vattene per Dio!
Sei proprio uno stronzo.
Finalmente pareva essersene andato.
Posato il portacenere sul basso tavolino da fumo, Lisa si era seduta accanto a
Leonardo, aveva acceso una sigaretta, vi aveva soffiato sopra per ravvivare il punto di
combustione, e dopo averla aspirata una volta era rimasta a guardarla, fissa, nel punto
in cui rosseggiava. Luomo sentiva distintamente il suo profumo, pi amaro di un
tempo. C un odore per ogni et della nostra vita.
Non ci vedevamo pi da tanto tempo, quando accadono queste disgrazie la prima
cosa a cui si pensa al tempo perduto.
Sembrava smarrita nei suoi pensieri, quasi bambina. Le parole di Leonardo
vibrarono per un attimo nellaria, senza generare alcuna reazione, poi Lisa si volt, lo
La chiesetta era bianca, e si manteneva eretta con difficolt come una vecchia che
non ha pi nessuno al mondo. Quel piazzale assalito dagli sterpi aveva qualcosa di
tetro, ma la vista da quel punto sollevava lanima a volo duccello.
Non pose neppure un piede in terra, gir lentamente a u e riprese la discesa.
Guardava lasfalto e il bordo sinistro della strada per trovare il punto esatto, mentre
percorreva i tornanti stretti. Sul lato sinistro di una curva verso destra, a circa due
terzi della discesa, not nel verde vetri e pezzi di plastica che non lasciavano dubbi.
Esit un attimo, poi ferm la vespa poco oltre la curva. Sentiva che cera qualcosa di
ingiusto e quasi di macabro in quella sua curiosit, ma si tolse il casco e si avvi
lentamente, strizzando gli occhi verso lasfalto e accucciandosi di tanto in tanto per
cercare ogni piccola traccia. Non cera alcun segno nero e anche i pochi centimetri tra
il grigio scuro e il verde non avevano il morso disperato dei pneumatici. Vide il
cartello nero e bianco che segnalava la curva piegato sul lato destro dallimpatto con
la macchina. Salt gi dal ciglio, alto circa un metro, e si diresse verso un albero
mutilato che, lungo il pendio a oltre dieci metri dalla strada, lasciava penzolare un
grosso ramo come un braccio spezzato, tenuto insieme solo dalla carne. Lerba
stentava a risollevare la testa, premuta dagli scarponi che avevano lavorato per
rimuovere i resti della vettura, e manteneva unatmosfera mesta in quellangolo
aperto sul cielo, circondato da unesplosione daria e natura. Guard verso il basso,
pensando che comunque lultima immagine che aveva folgorato gli occhi di
Francesco dovesse essere una di quelle che vale la pena ricordare. Poi risal il ciglio
afferrando lerba con le mani per aiutarsi e, dopo essersi sincerato ancora una volta
dellassenza di segni sullasfalto, si diresse verso la vespa.
Il commissario Forte lo ricevette, nonostante non fosse parente della vittima. Era
un ometto tondo e un po unto, con baffetti sottili e ben curati, capelli neri cortissimi
e occhi reattivi. Vestiva in modo antiquato, impiccato a una cravatta di raso. Pareva
quasi compiaciuto che qualcuno sinteressasse a quel caso.
Lei quindi era amico della vittima, poveretto, bisogna guidare piano, lo dico
sempre ai miei figli. Ma cosa vorrebbe sapere?
Sono stato solo oggi sul luogo dellincidente, sa io vivo un po fuori e non facile
rintracciarmi.
Nomade?
No, contadino.
Non mi pareva, lo avrei fatto pi nomade con quel giubbotto. O dove lha
trovato?
Mi scusi ma fra tutti e due, meglio lasciar perdere!
Ha ragione, sa mia moglie... Dunque cosa vuole sapere disse riprendendo un
tono pi professionale e irrigidendo la schiena.
Le dicevo che sono stato sul luogo dellincidente e ci sono un paio di cose un po
strane.
Le premetto che il fatto della frenata, labbiamo gi detto alla moglie, aveva un
po stupito anche noi, ma abbiamo fatto tutte le indagini necessarie. La curva dove
Una volta mi disse che talvolta provava il desiderio di non essere mai nato o di
svanire, tagliando per tutto quello che aveva fatto dal film del mondo. Forse non
amava la vita, e certamente non rispettava se stesso, non si concedeva niente che non
fosse rispondente a ci che gli altri si aspettavano da lui. Figlio e marito ricco e di
successo, ma era anche un competitivo nato. Io lo conoscevo bene, i successi
alimentavano le sue ansie, la paura che un giorno avrebbe fallito, ma anche le sue
false sicurezze. Ecco, un grande insuccesso sul lavoro. Questo potrebbe averlo
portato a tanto.
Pu darsi, ma ora mangia, la pappa quasi fredda. Leonardo cominci a
mangiare e naturalmente a bere vino rosso. Quella conclusione gli pareva sempre pi
vera.
La notte in sogno scopr di sapersi librare in aria, annullare il peso e alzarsi,
sfiorare il soffitto, uscire dalla finestra e planare leggero sopra il mondo. Era bello.
Ma quando aveva cercato di farlo in pubblico, presenti i suoi genitori, per avere il
riconoscimento di quella sua capacit unica, un ramo era spuntato dalla terra, gli si
era avvinghiato alla gamba e lo aveva serrato al suolo. Gridava contro quel ramo, ma
gli altri non lo vedevano o non volevano vederlo e sorridevano, ridevano,
sghignazzavano, felici del suo fallimento. Anche i suoi genitori, tra mille facce
sconosciute, parevano soddisfatti.
* * *
Il sabato era vendemmia e il venerd sera lo raggiunsero Sandro e Luca. Erano suoi
compagni duniversit che abitavano a Milano e per questo erano sempre entusiasti di
passare due giorni allaria aperta in Toscana, anche se avrebbero dovuto lavorare
duramente. Poi la sera piovevano ricordi e col vino si scioglievano le idee e
nascevano intuizioni curiose.
Sandro arriv alle sette con la sua station vagon insieme alla moglie Paola e alla
figlia, scatenata sul sedile posteriore nel tentativo di farsi vedere da Poldo. Era
sempre affidabile e puntuale, lopposto di Luca che aveva fatto del ritardo una
ragione di vita. Quando si ritrovavano per studiare insieme, Sandro anticipava a Luca
lora di ritrovo, ma lamico arrivava ugualmente in ritardo e lui dava di matto.
Lo so, si inizia a preparare quando io arrivo qui. Mi fa incazzare come una bestia
schiumava rabbia. Poi Luca arrivava col viso disteso e rasato e assorbiva tutti i
rimproveri e le minacce con una passivit disarmante.
La bambina schizz subito verso Poldo che lattese allo steccato. Sapeva bene che
a quellora non cera pericolo di passeggiate e quellesserino piccolo e pieno di gioia
lo incuriosiva parecchio.
Che ora gli hai detto? chiese Sandro, appena sceso dalla macchina, dopo aver
scrutato attentamente laia gi certo di non trovare la macchina di Luca.
Alle sette rispose il padrone di casa, avvicinandosi a Paola per salutarla.
Nellattesa ebbero tutto il tempo per bersi quasi una bottiglia di Chianti e mangiare
non laccendo quasi mai. Guarda lho accesa laltra sera, mentre aspettavo che
rientrasse lei. Cerano solo quiz, tutti con lo stesso messaggio. Il presentatore era
sempre di una bruttezza evidente, ma curata e mascherata in qualcosa di
caratteristico, non pareva n colto n tanto meno intelligente. Uno poi aveva una
giacca surreale, aderentissima, piena di strass neri e strabuzzava sempre gli occhi
come a dire vedete non so niente come voi; mentre un altro era ossessionato dai
pochi capelli, tanto che pareva modificare la posizione del capo per non spostarli e li
sistemava continuamente. Invece le ragazze erano quasi nude e tutte ovviamente
bellissime. Sognate e desiderate perch loro non sono migliori di voi e guardate dove
sono arrivati! Famosi, ricchi e circondati da belle ragazze, molto pi giovani e
bisognose della loro benevolenza. Seguite i loro consigli, loro s che ci sanno fare!
Perfetto per vendere yogurt senza grassi o macchine.
Tette e culi giovani in primo piano intervenne Luca con voce suadente ragazze
giuste per tutti, senza idee n parola. Le fai ballare figure idiote, guardando in
maniera provocante in camera, e crei il bisogno e contemporaneamente lo frustri,
perch lo spettatore le desidera, ma rinchiuso in casa davanti a una scatola di vetro.
Il bisogno per ora attivato e urla, domani torner a prendere la sua dose. C solo il
rischio dellassuefazione, infatti vedete i vestiti sono sempre pi corti e il richiamo
sessuale sempre pi evidente. Ma c un limite in televisione, e allora servono altri
canali. E via con calendari, video, riviste.
Ma allora queste trasmissioni sono anche un surrogato della prostituzione:
ragazze belle, giovani e senza parola, ma disponibili a tutto e, comunque, accessibili a
tutti! sbott Sandro con lo stomaco ormai naufragato nel Chianti e il viso paonazzo.
Non so, ma mi ha sempre fatto imbestialire la scusa della gente che vuole
rilassarsi e non pensare perch, vedi, chi organizza questi carrozzoni pensa e sa bene
come comunicare e attivare un bisogno. Tutto questo non serve per rilassare e non far
pensare, ma per vendere bisogni, modelli di vita e idee, per arricchirsi e comandare,
perch la gente debole e frustrata, non pensa, si conforma e serve. Spegniamo tutti la
televisione e guardiamo il mondo vero. LAfrica una colpa che grava su tutti noi
concluse Leonardo.
Accendo la televisione? chiese Luca con sorriso beffardo, prima di essere
colpito da una raffica di tovaglioli.
Atto terzo: ricordi.
Quando iniziava lultimo atto e il livello alcolico favoriva facili entusiasmi, risate
incontrollate e commossi rimpianti, le donne saggiamente andavano a letto e
lasciavano quel gruppo di nostalgici commilitoni a raccontarsi quelle storie che
avevano ripetuto, arricchendole ogni volta di particolari diversamente colorati nella
nebbia degli anni, mille volte, seduti davanti al fuoco, col bicchiere di vin santo in
una mano e il cantuccio da inzuppare nellaltra.
Te lo ricordi il filtrato?
Il filtrato era il bidello responsabile del piano terra dellUniversit, soprannominato
da Sandro in quel modo perch viveva sempre con la sigaretta in bocca.
Oh comera, non riesco a ricordarmelo, quanti anni aveva? Leonardo cercava di
snebbiare la mente, ormai immersa dal vino in un mattino umido dinverno in pianura
padana.
Ne dimostrava cinquanta, ma di testa ne aveva diciassette. Dai, grassoccio,
trascurato, molto trascurato!
Si vero, ora me lo ricordo. E il fenomeno ve lo ricordate?
Il fenomeno era uno studente giovanissimo, dimostrava quindici anni, senza un
pelo di barba. Su di lui circolavano voci incontrollate, si diceva che preparasse due
esami di giorno e tre di notte, che corresse i 100 metri sotto i 10 secondi e che avesse
tre emisferi celebrali. Si cibava di Il sole 24 ore e bilanci.
Vi ricordate quando Luca cercava di rimorchiare la cavallona a statistica e
aveva accanto il fenomeno? intervenne Sandro suscitando unimprovvisa e
incontrollata risata collettiva.
Ti guardava come una merda continu Leonardo, rivolto allamico.
Dai non si capiva un cavolo e io finivo sempre accanto a quel pirla!
Venivi una volta su tre e arrivavi sempre in ritardo precis Sandro.
Veramente il fenomeno capiva tutto e faceva anche domande lo provoc
Leonardo.
Per me diceva delle cazzate! chios Luca.
I tuoi appunti parevano la battaglia navale: estimatore uno affondato! intervenne
Sandro.
Erano la battaglia navale!
Chiss che fine avr fatto... Leonardo parve toccato dal ricordo.
O un top manager o si attaccato alla canna del gas. Dammi un po di vin santo,
vai! concluse Sandro mostrando il bicchiere vuoto.
Oh la Paganini?
La Paganini era la docente di diritto commerciale, un mito.
Il maniaco mantiene ancora la famiglia con lavori umili aspettando per laurearsi
che la Paganini vada in pensione o sotto un tram! Luca non perdeva un colpo.
La sapevo da Dio e mi tir dietro un diciotto! Butt fuori anche un docente!
ricord Sandro.
Quella era una favola! precis Leonardo.
No, no, me lo disse il maniaco.
Diceva talmente tante balle che non le distingueva pi dalla realt e finiva per
crederci. Vi ricordate quando venne allesercitazione di programmazione e controllo
con la radiolina?
Risate.
Questa non era una favola. Il maniaco, che aveva lo stesso rapporto simbiotico
con La gazzetta dello sport che il fenomeno aveva con Il sole 24 ore, si era
presentato quel pomeriggio con una radiolina rossa. Aveva lottato come una tigre per
il posto dietro la colonna e aveva sofferto per tutta la lezione. Alla fine era sudato
come le mutande di Ferrara, ma lUnder 21 aveva perso 3 a 2.
Si, per sentire lUnder 21! Poi per allesame il professore gli disse lei quello
della radiolina e gli foder il culo! precis Sandro.
Comunque si produceva come bestie ricord Leonardo.
Soprattutto te!
Sandro aveva ragione. Leonardo aveva vissuto male quel periodo della sua vita con
lidea di dover ottenere il massimo, di dover sempre rendere conto alla famiglia e a se
stesso. Ora solo quei momenti con gli amici, quelle risate, quelle storie gli parevano
aver dato qualche valore a quegli anni.
Comunque cerano dei tipi fuori come terrazzi disse Leonardo cercando di
allontanare quel pensiero.
Ti ricordi quello che si era fatto i capelli come Benetton? lo aiut Luca.
Che bel bischero! O il segretario?
Il segretario aveva un look molto simile a quello di Berlusconi con la sola
differenza che quello di Berlusconi pi sobrio.
Era talmente tirato che le matricole quando lo incontravano lo salutavano con
deferenza, qualcuno del sud si inginocchiava e gli baciava la mano disse Luca.
Sandro comunque aveva un gran culo, agli esami gli toccava sempre un dolce
aggiunse.
Ma che dici, mi tocc la crosta vera: il dottorino!
Il dottorino era un assistente di strategia aziendale con la faccia antipatica, i
capelli neri e unti e il riso proibito. Sandro lo aveva individuato subito sentenziando
se mi tocca il dottorino mi mette a novanta gradi. Gli era toccato, era andato subito
nel panico, imbastendo una discussione sterile su un caso aziendale e lo aveva
castigato.
Ragazzi per si era forti, con il mitico Renault 14 canna da zucchero, con la
vernice mangiata dallo smog! sterz Leonardo.
Grande mezzo! sottoline Luca.
O quando si andava a studiare in biblioteca dopo cena e si finiva per chiacchierare
dei nostri problemi con le donne fino a notte... Sandro cerc di mantenere aperto il
cassetto dei ricordi.
Che ore si fatta? Luca pareva stanco.
Sono le due e domattina la sveglia alle sette precis Leonardo.
Trattiamo Luca non era certo uno che si alzava presto.
No! intervenne deciso Sandro.
Va bene, togliamo le tende!
Quando Leonardo chiuse gli scuri la notte aveva ingoiato il mondo. Lavandosi i
denti vide il suo viso nello specchio e pens che durante tutta la sera non aveva
accennato alla morte dellamico. Si port un po di tristezza nel letto dove Mara
dormiva e laria era ispessita dal calore del suo corpo. Lalcol ebbe presto il
sopravvento e il sonno cancell i suoi pensieri.
La mattina il sole era rinchiuso da un muro di nubi e una luce torva tagliava le
colline. Leonardo prepar la colazione per gli amici che giunsero alla spicciolata.
Ultimo arriv Luca. I postumi della serata e le poche ore di sonno rendevano lento il
risveglio dello spirito e la conversazione stagn su gusti, biscotti e cappuccini.
Quando uscirono la vigna in lontananza pareva avere cancellato i suoi colori e laria
era ferma, smarrita in un silenzio spesso. Camminarono senza parlare fino alla vigna,
respirando profondamente, rispettando quella pace. Lavorarono duramente fino alle
undici, quando la raccolta fu interrotta da Mara che apparve sorridente portando con
s tre panini con il prosciutto toscano, quello salato, che a Leonardo piaceva tanto e
una bottiglia di vino.
Rifornimento! disse, quando fu vicina a Sandro che sudava accanto a una pianta
di rose posta al termine del filare. Luca part dallaltro lato del rettangolo, saltando
come un bambino, mentre Leonardo, pi saggio, avanzava lentamente.
Ha telefonato Lisa, le ho detto che eri nella vigna e mi ha detto se la potevi
richiamare quando facevi una pausa, ma senza fretta, non era urgente.
Leonardo appoggi il panino senza addentarlo e si avvi verso casa.
Vai, vai, al tuo panino ci pensiamo noi!
Rispose Lisa e la cosa lo sorprese un po.
Ciao Lisa come stai?
Insomma. Ho saputo che sei andato dal commissario Forte.
S passavo di l e ho voluto sentire cosa pensava la polizia. stato un incidente.
Non prendermi in giro, per favore.
No, quella del commissario solo unipotesi, io continuo a voler pensare che sia
stato un incidente. Francesco era mio amico.
Senti, io non riesco neppure a provare a superare questa tragedia con questo
dubbio, devi aiutarmi. Io non ci capisco niente in queste carte, e i suoi collaboratori
sono dei mezzettoni. Lui non li considerava molto. Gli servivano solamente per
andare a prendere tempo dai clienti. E poi non li conosco, non so di chi fidarmi. Te
eri suo amico, fallo per Francesco se non vuoi farlo per me.
Sapeva bene che Leonardo lo avrebbe fatto solamente per lei. Scoprire perch si
era ucciso non avrebbe certo aiutato Francesco, n il suo ricordo, visto che il
commissario Forte aveva rispettosamente archiviato il caso come incidente.
Non posso e non servirebbe a nulla.
Servirebbe a me! url Lisa scoppiando a piangere.
Dai smetti di piangere, va bene ci penso.
Grazie, sapevo di poter contare ancora su di te.
Non ti garantisco niente eh?
Va bene. Un bacio, ciao.
Leonardo appoggi la cornetta con dentro un misto di tristezza, dolcezza e rabbia
che gli confondeva le idee e i sentimenti. Sentiva che la sofferenza di Lisa era
profonda e reale anche se gli pareva pi generata dal come che dalla morte in s.
Quella donna era legata alla sua adolescenza, ai suoi primi baci e stava usando la
debolezza che tutti abbiamo per coloro che hanno diviso con noi quei momenti, anche
se tanto tempo passato e niente rimasto, per convincerlo a guardare quel mondo
che aveva tanto faticosamente e dolorosamente lasciato. E un animaletto curioso e
presuntuoso aveva cominciato a rodere quel muro che aveva eretto contro quel
mondo. Un animaletto che lo lusingava dicendogli che davvero lui era il solo che
poteva capire quelle carte e aiutare la ragazzina, a cui in un tempo lontano aveva
voluto bene, a ricominciare a vivere. Un animaletto indifferente alla rabbia con cui il
suo io si scagliava contro i buchi nel muro per ricoprirli e che anzi pareva nutrirsi di
Ciao Manuel, come stai? anche Mara aveva riconosciuto la voce dalla dispensa
dove stava prendendo gli ingredienti per la cena.
Bene, grazie. Sento un buon profumo.
Pos sul tavolo una cartella di fogli da disegno e si avvicin sorridendo. Aveva
laspetto trasandato, ma affascinante ed elegante, di chi ha locchio abituato al bello.
Mara lo intercett, spuntando dalla porta della dispensa, prima che raggiungesse gli
altri alzatisi per le presentazioni.
Ciao Mara, non ti chiedo neppure come stai, basta guardarti.
Sempre galante. Resti a cena con noi, vero?
Va bene. Ho una cosa per te.
Prese la cartella sul tavolo, sciolse il nodo e inizi a girare con delicatezza i fogli
cercando quello giusto. Lo estrasse e lo porse alla donna con un sorriso compiaciuto,
in attesa.
Ma bellissimo, guarda rivolgendosi al marito.
Leonardo si avvicin con la gioia di un bambino negli occhi. Manuel doveva
essere rimasto in alto sulla collina, mentre il vento stendeva le mani a strappare le
foglie pi deboli dagli alberi. La vigna, cinque corpi piegati dal vento, un viso
accennato avvolto dai capelli neri che parevano ribellarsi, e un altro fuori del ritmo,
rapito. Lo percorse con lo sguardo assaporandone ogni granello di carbone.
Grazie Manuel stupendo. Mara questo lo mettiamo in camera.
Lo port nellaltra stanza, tenendolo con la delicatezza di chi trasporta un vaso
prezioso di cristallo, mentre Mara faceva le presentazioni.
Manuel era un pittore, senza fama n riconoscimenti, ma era un artista vero nel
senso che donava la sua vita allarte senza curarsi dellinteresse e dei traffici del
mondo. Era sempre senza un soldo e spesso girava per i campi a cercare lispirazione
in quellattimo che cercava di fissare col carboncino. Aveva girato tutto il mondo per
conoscerlo, facendo mille lavori e acquisendo una cultura vera, profonda. Parlava
sottile, a voce bassa, con la musicalit dei sudamericani. La cena scivol via
piacevole e rilassante, cullata dai racconti di Manuel, tanto che anche Sandro e Luca
non ebbero occasione di beccarsi.
Ora si balla disse Mara dopo aver posato il limoncello sul tavolo, guardando
Leonardo con un sorriso ironico.
Scherzi, gi sono negato, poi con tutto quello che ho mangiato e bevuto!
Niente scuse, quando hai bevuto sei pi sciolto. Salsa!
Manuel non si fece pregare e inizi a ballare, muovendosi lentamente a tempo e
invitando tutti ad alzarsi. Seppur impigriti dalla cena e stanchi per i due giorni di
lavoro, nessuno si sottrasse allinvito e inizi uno strano circo dove un domatore
esperto ed elegante cercava di addestrare tre cani a ballare. Uno in particolare pareva
non riuscire assolutamente a dimenticare la sua natura. Nonostante lalcol gli avesse
quasi annullato i freni inibitori, o forse proprio a causa di quello, Leonardo si
dimenava e sudava nel vano tentativo di muovere il bacino.
Sembri un palo, sei proprio negato affond Sandro.
Perch te sei John Travolta.
Manuel pazientemente cercava di spiegare i segreti della sua musica, ma ormai
quei tre si erano lasciati andare e travolgevano ogni senso del ritmo e della
musicalit. Paola mostrava una discreta conoscenza dei passi per la lunga
frequentazione delle piste da ballo, antecedente naturalmente allincontro con il
marito. Aveva uno sguardo nostalgico, come se gli stessero passando davanti i
pomeriggi e le serate vivaci, ormai lontane. Mara si difendeva con la grazia della sua
femminilit. I tre imperversavano, mentre Manuel cercava di difendere la sua musica
da quello scempio.
Guarda, ho trovato il passo annunci Leonardo.
Quello quasi merengue precis Manuel.
Non sottilizzare, che ci sono!
A me sembri un frodo intervenne Sandro.
Senti chi parla, Frengo Stop.
Finalmente lalcol e la stanchezza fiaccarono quei tre scamiciati che caddero uno
dopo laltro sulle sedie.
La notte scivol via, spazzata dal vento.
* * *
Il giorno dopo incontr Pippo, il postino, che si arrampicava lungo la strada
tortuosa che conduceva a casa sua. Era rosso e sudato, pedalava come un ossesso nel
tentativo di tenere in equilibrio il Ciao che, per la bassa velocit, sbandava
disegnando ampie curve. Leonardo aveva salutato i suoi amici e aveva deciso di fare
un giro in vespa, soddisfatto del buon lavoro svolto nel fine settimana. Pippo inizi a
sbracciarsi e dimenarsi.
Ciao, c qualcosa per me? chiese Leonardo.
Maledizione, sono distrutto rispose il postino, respirando rumorosamente
perch non metti la posta elettronica?
Lo sai, ho buttato il computer e il cellulare nellArno.
Se mi dici dove te li vado a ripescare, rischio meno che a venire quass. Un
giorno mi viene un infarto.
Dai che ti fa bene, sei sempre seduto su quel motorino o sulla sedia al bar.
Sono sempre a pedalare, porco mondo. Maledette zone collinari. Saranno anche
belle, ma non per me. Tutti questi sali scendi, porca miseria. Mi faccio trasferire nella
pianura padana.
Con quel nebbione?
vero porco mondo, ma anche gi stamani non scherza. In effetti la collina
cercava aria sopra una nebbia densa che copriva la valle.
Tieni, firma qui.
Pippo gli pass un pacco avvolto nella carta ocra. Leonardo prendendolo in mano
ebbe la sensazione di qualcosa di familiare, nel peso, nella forma, nella consistenza.
Lo gett nel bauletto anteriore della vespa.
Ti offro un bicchiere su, al bar, ma forse non puoi, sei in servizio sorridendo.
Certo che posso, porco mondo, ma non su, gi. Non ne posso pi pi di questo
calvario. Andiamo al circolo, tanto incontrandoti ho guadagnato una mezzoretta,
Giunto sul ponte si era seduto sul marciapiede con la borsa tra i piedi. La Basilica
di San Miniato al Monte era sospesa a met della strada che conduceva al cielo, e la
notte pareva decisa a scorrere lenta al ritmo dellacqua. Rimase seduto alcuni minuti,
mentre lidea si sedimentava e si rafforzava. Sentiva dentro il fiume che lo tentava,
portando terra a rafforzare lidea di alzarsi, raggiungere il parapetto e buttarla. Era
finire o ricominciare, era non essere pi cos.
Si alz con un sorriso divenuto incerto sulle labbra, raggiunse il parapetto e guard
gi a incrociare le luci specchiate e le macchie nere dei pesci grandi e malati che
risalivano la corrente. Un uomo si era fermato a guardarlo. Leonardo adesso sentiva i
suoi occhi attenti addosso, probabilmente pensava a qualcosa di diverso dallidea che
ormai scorrazzava vincitrice nel campo di battaglia della sua testa. Lo sent
avvicinarsi, tendere i muscoli e le corde vocali pronto ad arginare il suo gesto
disperato; ma lui si pieg, prese la borsa la fece oscillare nel vuoto e, senza
assaporare quellattimo sospeso, sent la mano aprirsi e il cuoio scivolare verso il
basso, centimetro dopo centimetro, sul palmo. Gli occhi fissarono il salto sulla
superficie verde-marrone, gli schizzi di luce e lo scomparire in un attimo, appena
varcata la superficie.
LArno inghiott tutto, compreso il computer con tutti i suoi preziosi file, e si port
sul fondo un pezzo della sua vita.
Adesso stava risalendo il lungofiume pi leggero, senza cravatta, a tratti correndo,
saltando.
Non era stato facile abituarsi ai nuovi ritmi. Spesso lansia riaffiorava e riattivava i
meccanismi che gli erano stati inculcati, simpadroniva del suo petto, del suo respiro,
del suo cuore, lo portava fuori controllo, in preda a unagitazione che riusciva a
placare solamente nella fatica fisica. Iniziava a lavorare nei campi, senza tregua,
sfidando il suo cuore a battere ancora pi forte, ma per un motivo per Dio, fino a
quando gli arti iniziavano a tremare sotto le scosse dei muscoli carichi dacido lattico.
La sensazione dinadeguatezza, di tradimento di ci che doveva essere, in quelle
scosse, sferrava gli ultimi morsi al suo sistema nervoso; poi quel residuo vischioso
che sentiva dentro iniziava ad aprirsi verso deboli spiragli di pace. I mostri
allentavano la presa, si ritiravano, non trovando pi, in quel deserto di forze, energie
sottili da logorare. Solo il week-end era al riparo da quella marea che non saliva, mai.
Lagenda laveva ritrovata Mara nella sua giacca, mentre preparava le cose per il
trasloco, quando ormai il compromesso per quella casa solitaria era firmato e largine
dei suoi nuovi sogni pareva reggere. Francesco se nera impossessato lunica volta in
cui era andato a vedere la loro nuova casa, ancora soffocata dagli sterpi, aggrappati al
rosso scrostato. Quel rosso antico era piaciuto subito a Leonardo che lo aveva
conservato, imprecando con i muratori, come un affresco prezioso. Dopo aver
maledetto il fango che, dispettoso, si era aggrappato alle sue scarpe nere di vernice,
ed evidentemente a disagio in quella breve pausa tra un appuntamento di lavoro e
laltro, Francesco laveva presa, senza incontrare resistenza.
Questa la tengo io finch non ti stufi di questo posto e torni tra noi gli aveva
detto.
Leonardo lo aveva trafitto con uno sguardo di sfida, anche alla sua trachea che, in
un attimo, si era ristretta a bloccargli laria.
Tagli i rapporti con loro per levare nuova linfa alla sua ansia, cerc nuove
amicizie con persone che allinizio aveva difficolt a capire e accettare nel loro
semplice vivere senza dover essere qualcuno. Poi a mano a mano che lansia perdeva
i contatti con le sue sorgenti di nutrimento e il suo io scavava alla ricerca dei palpiti
veri, cominci a trovare i ritmi, laria, i volti. Talvolta dopo qualche bicchiere di vino
sotto il pergolato, con lo sguardo ai grossi grappoli gialli pendenti tra i raggi pi arditi
del sole, aveva avuto la sensazione che in fondo quella fosse per tutti gli uomini la
vita vera. Ed era in quei giorni che aveva cominciato a odiare la televisione. Ogni
volta che laccendeva sentiva allentarsi i legami con lio faticosamente riconquistato
e la sua ansia crescere. Aveva troppa conoscenza del marketing per non arrabbiarsi
sapendo che proprio quei meccanismi che lui combatteva erano la bestia che chi
pensa la pubblicit o i programmi cerca di nutrire con quiz che promettono soldi e
alludono a una nuova vita da ricco, donne giovani e ammiccanti, litigi e rapporti
nevrotici di coppia o familiari e quella continua istigazione al possesso come mezzo
despressione della persona che poi riempie i centri commerciali nei giorni di festa.
Laveva allontanata dalla sua vita cercando, anche nei momenti di noia, di non
accenderla alla ricerca di un estraniarsi dal mondo, che finisce per essere soltanto un
porsi passivamente ad assorbire spazzatura e nevrosi. Aveva finito per toglierla dalle
zone di convivio, confinandola in unanta chiusa dellarmadio. Una volta, durante
una cena ben annaffiata, aveva anche enunciato la teoria che il malessere della
persona fosse direttamente proporzionale al numero dore che passava davanti alla
televisione.
In fondo vera, ma troppo generica, dovrei precisarla meglio aveva pensato al
mattino, davanti al suo viso un po pi gonfio e molle.
Adesso Leonardo aveva di nuovo in mano lagenda, rinnovata nel suo interno di
carta, ma morbida e piacevole al tatto come allora. La curiosit una brutta bestia che
talvolta bene tenere legata. Tir il cordoncino che tagliava lo spessore e lapr. A
destra cera una pagina bianca, mentre a sinistra una C maiuscola e una stella
attrassero la sua attenzione. 16.00, C e stella. Che cazzo pens. Quella simbologia la
conosceva bene, laveva inventata lui. Dimpulso si diresse verso il telefono, lo prese,
ma si ferm. Chiamare Lisa non era una buona idea, era una donna scaltra che sapeva
dove toccarlo. Lo avrebbe adulato, e avrebbe iniziato delicatamente a far scivolare via
dai suoi nervi la corteccia. Ora avevano unincisione che li metteva a nudo e li
stimolava delicatamente, senza irritarli, richiamandoli per, come la sirena Ulisse, a
ricercare sensazioni lontane. Che senso ha pens posando la cornetta Francesco
chiude un contratto alle sedici e dopo poche ore si uccide. Non solo, ma prima si
preoccupa di aggiungere la stella. Buon contratto quindi. Francesco che assume un
incarico verso un nuovo cliente sapendo di non rispettarlo. Strano. La sua ultima
sfida a ci che aveva deciso di lasciare? Sfogli a ritroso lagenda e lesse Incontro
con Bill per contratto. OK. Continu a sfogliare sempre pi confuso. Non aveva mai
staccare la punta dal foglio. Pareva proprio la grafia dellamico e anche linchiostro si
ripeteva in ogni pagina, sempre uguale, stesso colore e ampiezza di tratto. Senza
dubbio la stessa penna. Forse non si fidava pi della signora Perelli e aveva iniziato a
usare il suo codice? Quella ficcanaso non perdeva certo occasione di esplorare
quellagenda. Mara entr nella stanza e lo vide appoggiato al tavolo con la mano
ancora sulla cornetta del telefono, perso in se stesso. La luce tagliava in due la stanza
e li separava, andando a spegnersi sul muro di pietra. Le bastava guardarlo per capire
quali onde attraversavano i suoi nervi, positive o negative.
Che c?
Niente. Lisa mi ha mandato la mia vecchia agenda.
E allora?
Sai che Francesco ha firmato un nuovo contratto proprio quel giorno?
Lo guard perplessa.
Te lo immagini Francesco che firma un contratto, si compiace di registrarlo
sullagenda con una stella e poi la sera si uccide? aggiunse Leonardo.
Non capisco dove vuoi arrivare.
Adesso era preoccupata, lo capiva bene dove voleva arrivare. E non sbagliava.
La sera durante la cena Leonardo parl poco e Mara cerc invano di aprire quel
velo opaco che gli aveva coperto il viso. Finito di mangiare Leonardo si alz da
tavola, silenzioso. Si tuff nella notte della campagna. Il vento muoveva le chiome
degli ulivi, le colline erano onde di luci, i campanili delle chiese, illuminati a giallo,
parevano alberi di navi ammiraglie stampati contro lo stesso angolo di cielo
attraversato in volo.
Il giorno seguente cerc di togliere quel dubbio dalla sua mente, di cancellarlo nel
lavoro e nella vita, ma pi lo stringeva in un angolo pi rimbalzava fuori
allimprovviso. Nonostante i suoi maltrattamenti, il segno storto che incideva i suoi
pensieri, non fuggiva, rimaneva l a fissarlo, ironico. E i suoi neuroni riprendevano a
seguirlo, a fiutare, come cani da caccia, costruendo ipotesi e congetture senza sbocco,
senza trovare una soluzione che lo potesse far svanire. E nel petto sentiva crescere
lansia, vedeva stendersi lombra, la stessa che lo aveva sempre accompagnato, a ogni
esame e a ogni prova che sempre doveva dare a se stesso e agli altri delle sue
capacit.
Lo trov in cantina che cercava, come un topo, i propri vestiti riposti da anni
allumido. Seduto in terra si guardava intorno disorientato, con occhi divenuti fissi e
piccoli. Certamente quellambiente senza luce era pi adatto a conservare il vino dei
vestiti e quando Mara, con irritata comprensione, gli indic un mucchio ricoperto di
cellofan, Leonardo ci affond le mani con compiaciuta soddisfazione.
Ma a che ti servono? Sei gi chiuso in te stesso come un riccio.
Quel contratto deve avere a che fare con quello che accaduto quella sera. Voglio
passare dallufficio di Francesco e poi incontrare quel nuovo cliente. Ma non posso
presentarmi cos.
Ecco, questa va bene aggiunse, estraendo dal mucchio una giacca verde-grigia.
Dove sono i pantaloni? nervoso cercava di avvicinare alla poca luce che filtrava
i pezzi di stoffa per distinguerne il colore.
Eccoli disse Mara rassegnata.
Grazie, devo stirarli.
Chiese perdono con lo sguardo e si avvi alla porta con quel misero trofeo.
Si present alla moglie, che dal pergolato seguiva silenziosa i passi lenti di Poldo
nel paddock. Pareva pi sereno.
Che ne dici, sono presentabile?
Aveva ricominciato, rispondendo alla chiamata, e questo gli aveva abbassato
lansia. Mara gir lo sguardo, un po irritata, ma, vedendolo sullattenti come un
bravo soldatino che aveva sistemato la divisa, non ebbe il coraggio di infierire.
Si va bene. Torni per pranzo?
Non lo so, ti chiamo.
Va bene.
Ciao.
Ciao.
Torn a guardare Poldo. Leonardo sent il senso di colpa affogargli il cuore. Si
volt, per fuggirlo. Con che cosa vado pens, vedendo la vespa appoggiata allo
steccato con la testa di Poldo dolcemente appisolata sul sedile. La vespa non era certo
consona, anche per le scarse condizioni digiene. Il cavallo era laltro mezzo di
trasporto immediatamente disponibile, e neanche tanto, visto il torpore in cui
galleggiavano gli occhi rilassati dellequino. Restava solamente la sua vecchia
macchina. Era chiusa nel fienile perch veniva usata raramente per i viaggi o per
portare carichi pesanti ma da qualche giorno non pareva pi disponibile a mettersi in
moto.
Mi dai una mano con la macchina?
Ancora una volta Mara lo guard di taglio, poi si alz e si mise al posto di guida.
Leonardo inizi a spingere il maggiolino fuori dal fienile e poi gi, verso valle. Poldo
volt lentamente la testa, seguendolo con lo sguardo, senza spostarla dal morbido
sostegno. Leonardo spinse per oltre un chilometro, correndo e sudando, mentre la
moglie cercava invano di avviarla. Ormai era quasi a valle, quando incroci Pippo
con il suo motorino.
Pippo dammi una mano.
Sono in servizio, non posso...
Non dire cazzate, fermati.
Il postino si ferm, ma rimase a guardarlo, sorridendo, senza fare un passo.
Va bene, ho capito, se mi aiuti ti offro da bere al bar, ma cinque minuti, ho da
fare.
Okay, ti far questo favore.
Pigramente scese dal motorino e raggiunse Leonardo, ormai sudato come una
bestia. Con la spinta dei due uomini la macchina finalmente si mise in moto.
Accompagno Mara a casa. Ci vediamo al bar tra cinque minuti.
sollevato, nello spirito giusto per festeggiare quel piccolo successo. Pens di
comprare della pasta fresca, la pi buona del posto. Raggiunse il negozio ed entr.
Cerano quattro signore prima di lui, odiava aspettare, ma decise che ne valeva la
pena, anche Mara sarebbe stata contenta. Quando stavano servendo la signora prima
di lui, nel negozio entr la topa doro. Si accanita con me pens il diavoletto,
preparandosi alla guerra. La donna super la fila e fece un cenno alla commessa che
stava servendo dei delicatissimi ravioli di zucca. Il titolare con un sorriso mellifluo
usc dal laboratorio da dove probabilmente controllava il lavoro delle addette al
banco.
Buongiorno signora, quasi pronta, mi dia un minuto, spar nel laboratorio.
Era il suo turno e Leonardo chiese due etti di ravioli di zucca, quelli per la gente
comune, gi preparati. Il diavoletto dava enorme lentezza ai suoi gesti, quasi a
sottolineare il trascorrere del tempo. Leonardo prese il pacchetto, pag e, mentre
stava uscendo, guard la topa doro frustrata nella sua presunta superiorit e invasa
da un fiume dirritazione e ansia che le scuoteva il tanga firmato. Proprio una
giornata positiva pens Leonardo ricordando i tanti ingiusti scavalcamenti subiti.
Decise di non chiamare subito la Decocarta, ma di godersi quel piccolo successo a
pranzo.
Conserv il successo vicino per tutto il pomeriggio. Teneva il filo sottile con le
mani per la paura che tirandolo si sarebbe spezzato lasciando lontano da s il piccolo
mistero che sentiva appeso, in fondo. Come un pescatore dilettante che sente
qualcosa agganciato alla lenza e con un sorriso di speranza si chiede quale colore,
forma, baller sulla scia del mare. Poi, quando Mara usc per andare alla bottega del
paese per comprare qualcosa per la cena, si sent abbastanza sicuro e prese il telefono.
Percep un sottile disagio nel suo cercare una solitudine che non aveva niente da
nascondere. Ma mentre batteva i numeri allontan da s lincertezza per pulire la
voce dallinutile senso di colpa.
Buonasera la Decocarta Srl? Sono Il dottor Del Sapio, posso parlare con il
titolare?
Mi pu ripetere il suo nome?
Dottor Del Sapio, sono un collega del dottor Revati.
Un attimo prego.
Era una voce femminile, giovane e molto sincera. Leonardo si sent a suo agio, la
nebbia svanita.
Pronto?
Buongiorno, mi chiamo Del Sapio e sono un collega del dottor Revati.
Buongiorno.
Laccento era toscano, nella voce ferma e sicura non aveva percepito alcuna
sorpresa a sentire quel nome. La sua convinzione si rafforz, continu, prov.
So che aveva firmato un contratto con il dottor Revati, sa vero della disgrazia?
S, lho letto sui giornali, stavo aspettando che qualcuno si facesse vivo. Io
conoscevo solo il dottor Revati e neanche troppo bene, lavevo visto solo due volte.
Quindi in pratica non avevate ancora iniziato a lavorare.
No, ma, come spero sappia, aveva voluto che lo pagassi in anticipo. Ancora
qualche giorno e avrei chiamato io. Seguir lei i clienti del dottor Revati?
Si sent a disagio.
No.
La voce si era alterata, era sgradevole, la moder subito.
Non credo, io ero un suo amico e sinceramente sto solamente cercando... di capire
cosa possibile fare.
Mi fa sapere qualcosa lei o mi dica chi devo chiamare.
No, le faccio sapere io.
Mi ripete il suo nome?
Dottor Del Sapio.
Grazie, allora aspetto una sua chiamata.
S, grazie a lei, buongiorno.
* * *
Il Campetto non pareva poi cos piccolo. Era strappato alla collina che saliva da un
lato, ripida, mentre sullaltro una rete alta sbarrava la strada ai piedi storti. Sotto cera
un verde pieno, gonfio, disordinato. I tetti rossi si scorgevano solo percorrendo la
striscia di nuvole al galoppo verso sinistra, oblique. I due uomini guardavano in basso
ad ammirare il tuffo nel verde, in pancia alla valle, per superare limbarazzo.
Sembravano due figurine uscite da un vecchio album Panini. Magliette strette,
fascianti direbbe uno stilista alla moda, a sottolineare fisici non pi tonici, di cotone
pesante, opaco. Falso Brasile per Pippo, numero 5 come Falcao, e la seconda vecchia
maglia della Fiorentina per Leonardo, stinta nei polsini fino ai gomiti. Pantaloncini
bianchi tipo mutanda e scarpe con sei tacchetti, talmente imbarcate da sembrare
ciabatte indiane. La pelle non vedeva la luce da anni. Gli giravano attorno,
guardandoli con curiosit, giovani poco pi che ventenni con magliette lucide, dai
colori vivi e scintillanti che si passavano un pallone dorato. Dallaltra parte del
campo correvano e facevano esercizi, affiatati come ballerini, su scarpette rosse
affusolate e leggere, otto calciatori in divisa Ajax mostrando, con tracotanza,
freschezza atletica ed energie in esubero. I due alieni si voltarono verso il campo
proprio mentre passava un numero dieci con la pelle scura e i capelli lunghi, mossi,
neri. Palleggiava con un pallone finalmente bianco, senza staccare lo sguardo dalle
scarpe, finalmente nere, senza far toccare mai terra alla palla.
Possiamo giocare? chiese Leonardo a quel tipo umano.
Ora sento senza guardarli.
Meglio cos pens Pippo.
Il numero dieci si allontan. Pass accanto a cinque o sei calciatori, borbott loro
qualcosa, poi torn dai due amici.
Va bene, siete con noi, nel resto del mondo. Io sono Marco.
Ciao, Leonardo e Pippo.
Fecero un po di corsetta che fece capire a Leonardo che let una brutta bestia.
Le gambe non parevano pi ricordarsi niente di quello che un tempo sapevano fare e i
muscoli erano come bagnati nel gesso. Pippo schiumava come un cavallo da palio.
Leonardo fu arretrato a centrocampo, lui vecchio marpione dellarea di rigore, per
lasciare spazio al centravanti titolare e al 10 che partiva da dietro. Pippo doveva fare
il libero alla Scirea.
Non passa nessuno, rassicur i compagni trotterellando pesante verso larea di
rigore.
Il calcio di inizio spett allAiax che subito lanci il pallone in profondit,
sperando di cogliere la difesa avversaria ancora non assestata. E cos fu, per loro
disgrazia. I difensori infatti non avevano ancora stretto sugli attaccanti e il numero
11, un biondo dal passo possente, si trov oltre la linea difensiva in netto anticipo
sulla palla. Pippo arriv con la foga di un mezzosangue finalmente uscito dai canapi,
la potenza di un bisonte e la mancanza di coordinazione di un cucciolo. Il biondo
accarezz unultima volta la palla dorata prima che le sue gambe perdessero
definitivamente il contatto con il suolo. Silenzio, poi un tonfo, profondo. Si accese un
parapiglia con Pippo disorientato che spingeva i corpi accalcati nel tentativo di
rialzarsi come un toro infilzato dal banderilleros. Torn la calma per portare il biondo
a braccia alla macchina e poi definitivamente in doccia.
Ora siamo dieci contro dieci disse Marco dando la mano a Pippo per aiutarlo a
rialzarsi.
Non passato.
Neanche il primo minuto disse Leonardo dando una pacca amichevole sulle
spalle dellamico.
Il rigore, netto, fu calciato con grande precisione e il marcatore esult a lungo in
faccia al resto del mondo. Dopo una lunga trattativa che port a evitare lespulsione
di Pippo, per ristabilire la parit numerica, ma che lo vide relegato a centrocampo, la
partita riprese. Verso il decimo minuto sul risultato di uno a zero per lAiax, Pippo,
rimasto fuori dalle trame di gioco dopo il primo deciso intervento, arpion un pallone
a circa trenta metri dalla porta. Alz la testa e prima che i centrocampisti avversari
potessero sottrargli la palla, pieg il cosciotto scaricando la forza cinetica di quaranta
chili sul dorato. La palla schizz via per ridurre al minimo quel pericoloso contatto.
Il portiere, in netto ritardo, si tuff senza speranza sulla sua destra, alzando plastico il
braccio sinistro a proteggere inutilmente una parte maggiore di rete. Ma lurlo si
strozz in gola ai due alieni, fermi a pochi metri luno dallaltro. La traversa risped il
pallone una quindicina di metri pi avanti. Pippo scatt sollevando una pesante zolla
derba, ma stavolta i centrocampisti avversari lo anticiparono spedendo il pallone
lontano.
Grande cosa Pippo comment Leonardo.
Incrociandosi i due alieni si scambiarono un cinque basso. Il resto del mondo si
batteva bene e anche Leonardo pareva abbastanza integrato nel proprio ruolo che
eseguiva disciplinatamente senza strafare. Mario sosteneva lazione con continuit e
rincuorava i compagni, quando sbagliavano. Leonardo ebbe il suo momento di gloria
attorno alla mezzora quando, ormai pi tranquillo, ricord, os e con una finta
super due avversari. Aveva solo il portiere davanti e lo vedeva avanzare verso di s,
giunto ormai sullangolo destro dellarea di rigore. Ma il cuore era salito nellesofago
Vuol dire che Francesco non voleva far sapere niente allo studio di questo
contratto. E forse neanche a Lisa.
Perch dici che non voleva farlo sapere a Lisa? Mara sentiva crescerle dentro
una strana agitazione, stava assecondandolo, stava facendosi prendere per mano per
seguirlo nel suo mondo lontano, lontano da quella vigna.
Perch ha voluto un pagamento anticipato di cui Lisa non sa niente.
Anchio non so niente dei tuoi incassi.
Ora c poco da sapere.
Si avvicin e le mise un braccio attorno alle spalle, stringendola a s.
Mara si sent trascinare via.
* * *
Amava il farro, lo sentiva cos ruvido e resistente, come la vita di cento anni fa in
quelle terre di olivi, viti e castagni. Lo segnava con un cerchio giallo dolio prima di
affondarci il cucchiaio e accompagnarlo in bocca con espressione soddisfatta.
Quellespressione faceva sorridere Mara perch il viso gli si gonfiava, locchio si
piegava verso il basso in un tentativo vano di congiunzione con la bocca che prima
dellapertura, per un attimo, tirava forte ai lati verso lalto.
Bono il farro commentava sempre, dopo il terzo boccone divorato senza
respirare, mentre versava il vino nel bicchiere. Leonardo mangi fino ad avere la
pancia pesante come una balla di patate, poi rimase fermo, quasi stordito da tanto
lavoro di mascella. Anche la moglie aveva esagerato e si guardavano, come giocatori
di scacchi in attesa della prima mossa. Cera da rigovernare.
Tocca a te anticip Leonardo, rassegnato alla sconfitta.
Sapeva bene che in quei giorni aveva contribuito davvero poco ai lavori domestici.
Mara si alz lentamente e gli porse il grembiule, in silenzio.
Se non ci fossi io in questa casa, lultimo guizzo del pesce nella rete, lo scossone
alla scacchiera del bimbo dispettoso.
Era meticoloso e ben organizzato nel lavare i piatti. La cucina aveva due vasche di
pietra impreziosite dal tempo e una piattaia di legno sopra un rubinetto stanco e
ossidato. Leonardo chiudeva gli scarichi delle due buche, poi ne riempiva
pazientemente una dacqua calda, vi versava il detersivo e vi poneva le cose da
rigovernare in ordine decrescente di sporco. Escludeva le pentole troppo unte che
avrebbero subito compromesso lefficacia del detersivo. Quelle erano le ultime. Poi
iniziava a strofinare e sciacquare, partendo dai piatti che avevano meno bisogno di
permanenza in acqua. Mara gli fece compagnia e convers con lui per distrarlo da
quellimpegno che giudicava incredibilmente noioso. Leonardo oper accaldato dal
vino, con puntigliosa meticolosit. Ogni tanto alzava la testa e con invidia e un po di
rabbia guardava Poldo che dormiva in piedi, vicino ai castagni, al centro di un ampio
spicchio di sole.
Il titolare della Decocarta, gli era stato simpatico di primo impatto, poi qualcosa
fumo denso in faccia al rettangolo verde dove due bambini correvano incerti attorno a
uno scivolo sgangherato. Leonardo si sedette su una panchina verde, scrostata e si
chiuse il giaccone. Rimase alcuni minuti cos, a guardare lentusiasmo di quei piccoli
uomini per un vecchio ferro, la semplice gioia di una breve discesa che poi
ricominciava, una, cento volte. Il sole ogni tanto infilandosi tra le gambe delle nuvole
faceva brillare il metallo e lo sparava dritto negli occhi di Leonardo che, chiudendoli,
si godeva il calore metallico, la mente svuotata.
Giorgio!
Improvvisamente spalanc gli occhi in faccia al sole interrompendo, senza
esitazione, quel piacevole intervallo.
Il dottor Giorgio Vernini rimase sorpreso nel vedersi davanti Leonardo in giacca e
cravatta e unagenda di coccodrillo in mano. Lultima volta che lo aveva intravisto
sembrava proprio un contadino con la camicia a quadri, i pantaloni di fustagno
marrone e due scarponi enormi, confuso nella massa colorata di un corteo per la pace.
Giorgio era rimasto chiuso nella sua Lancia ferma a due passi da un vigile che, a
braccia aperte, gli voltava le spalle. Avrebbe voluto salutarlo, ma poi aveva prevalso
il timore che qualcuno lo vedesse, o che, peggio ancora, una delle tante telecamere lo
inquadrasse. Il contadino era presto sparito tra le spire gioiose del serpente colorato,
lasciandogli addosso il peso di una meschina vilt.
Ciao Giorgio.
Ciao Leonardo, mi fa piacere vederti. Le parole suonarono fragili, come vetri
contro pietra.
Leonardo si chiedeva i motivi di quellimbarazzo, mentre lo seguiva nei corridoi
della banca verso lufficio del direttore. Non lo aveva visto chiuso in macchina,
mentre sfilava verso la piazza di Quarrata. Adesso era certo meno interessante per
Giorgio, pensava, ora che non era pi un professionista in grado di portargli
potenziali clienti, ma forse temeva che volesse chiedergli qualche favore.
Non c bisogno di andare nel tuo ufficio, devo solo chiederti una semplice
informazione.
Giorgio si ferm sulla scala, pareva rassicurato.
Lo prese a braccetto. Scherzi, non ti vedo da tanto tempo disse.
Lufficio di Giorgio era come la sua vita: rispettabile. Sistem le due cornici
dargento con le foto della moglie e delle due figlie sulla scrivania, si sbotton la
giacca per evitare che si stropicciasse e si sedette sporgendosi immediatamente in
avanti.
Sentiamo cosa mi deve chiedere il Del Sapio. Pareva pi a suo agio sulla sua
poltrona, con il ventre lasso nascosto da una cravatta gialla, i radi capelli rossastri,
una mano sullagenda di pelle della banca e la foto della sede centrale dietro le spalle
a far da santo protettore.
Riguarda Francesco. Non so se puoi aiutarmi, ma eri suo amico e se avesse avuto
bisogno penso che sarebbe venuto da te.
Mentre pronunciava lultima parola, Leonardo alz gli occhi, fino ad allora bassi, e
fiss il direttore di banca mantenendo una posizione dimessa con le mani sotto la
scrivania e le spalle curve. Giorgio si appoggi allo schienale, inclin la testa e
rimase in silenzio, pesante ed enigmatico come una sfinge. Con gli occhi fissi nei
suoi e un leggero movimento del capo, Leonardo gli conferm la sua tacita
complicit, a qualcosa che non sapeva ancora.
Pens di passare la prima mossa per non commettere errori, ma il bancario non era
intenzionato a lasciare lo schienale e afferrare il pedone. Il silenzio ispessiva laria
minacciando il varco aperto dal primo inutile successo, doveva provare. Leonardo
scelse le parole con la cautela e lintuito di un artificiere.
Non si riesce a rintracciare un assegno della Decocarta a favore di Francesco.
Giorgio non poteva mettere in dubbio la sua correttezza n lamicizia con Lisa
chiedendo chi si nascondesse effettivamente dietro il noi e il nome della ditta era
prova della completa conoscenza della circostanza.
Prima emise un sospiro sottile e lento a buttare fuori tutta laria. Poi si alz e
chiuse la porta. Lentamente torn alla sua poltrona di pelle nera con passo da papera
gravida. Cerc lo sguardo di Leonardo, rimasto fisso nel vuoto, per un ultimo assenso
a condividere quel peso.
Quellassegno stato un casino. Voleva che glielo cambiassi. La banca era
chiusa, maledetta la mia abitudine di restare fino a tardi. Come facevo a dirgli di no,
mi disse che non poteva aspettare. stato un casino, ma come facevo a prevedere
quello che sarebbe successo?
Quanto gli desti?
Ventimila euro.
Cos dicendo strinse i denti spingendo la testa in avanti. Il ciuffo rado oscill
scomposto.
Ti disse a cosa gli servivano?
Non mi disse niente.
Lo hai detto al commissario Forte, potrebbe essere importante.
Scherzi? Per sistemare la cosa ho dovuto anche chiedere un favore a uno stronzo
di cassiere che ora mi guarda come un coglione e non fa pi un cazzo.
Gir lo sguardo verso la finestra, rabbioso.
Ricordi dove mise i soldi Francesco?
Giorgio ritrov la stanza e un po di calma.
Ma che ne so. Mi pare nella valigetta... S, li chiuse nella valigetta e quando
andammo a prendere un caff al bar qui sotto la gett nella bauliera della macchina.
Francesco era un tipo prudente. Mica un coglione come me.
Lo so... accidenti al diavoletto!
No volevo dire, lo so che Francesco era prudente.
Giorgio lo guard perplesso.
Per non dire a nessuno di questa cosa, anche per Francesco.
Far del mio meglio. Grazie Giorgio.
Il direttore esit un attimo prima di stringergli la mano con laria seria di chi teme
una disgrazia.
Leonardo, attraversando latrio sotto luci anonime, guard i cassieri e gli parve di
individuare lo stronzo in un giovane con i capelli neri, lisci e lucidi, attaccati alla testa
che sistemava pacioso alcune carte dietro il vetro, mentre i clienti in coda oscillavano
nervosamente da un piede allaltro e unanziana mordeva il freno dietro la riga gialla.
Uscendo vide lanziana raggiungere, con dolente accentuata zoppia, lo sportello
vicino a quello del presunto stronzo che, incurante, sollevava una carta alla volta
nella vana ricerca della cucitrice.
Sabato ci ha invitato a cena Manuel disse con un sorriso Mara.
Bene. Ma domenica ho la partita.
Che partita?
Al campo qui sopra, spero di aver risolto i problemi muscolari.
Ma se cammini come se avessi una scopa nel sedere...
Sono gli adduttori. Ma posso venire, tanto Manuel non beve.
E te non scopi. Questa la settimana bianca?
Vieni sopra, femmina!
Leonardo inizi a salire le scale muovendo la lingua da un lato allaltro della bocca
e sculettando per mostrare unambigua scioltezza muscolare.
Mara lo segu, ridendo.
Ho una fame pazzesca. Leonardo, di nuovo in tenuta da agricolo, girava per la
cucina sgranando gli occhi dentro il frigo e la dispensa. Infine afferr la spalla salata
e ne tagli una fetta alta quasi mezzo centimetro. Aggiunse pane e vino al tavolo.
Allora Sherlock Holmes che hai scoperto? disse Mara sedendosi accanto.
Una bionda di ventanni.
Poldo non aveva avuto i suoi stessi problemi di fame ed era bello pasciuto
nellangolo pi lontano del paddock. Cavolo Poldo, sei grasso come una scrofa.
Lanimale non accettava la provocazione e cercava lultima luce di un sole ormai
arreso. Mentre Leonardo si avvicinava, il cavallo lo marc, sempre pi preoccupato,
finch non scorse una spazzola e cap che fortunatamente il suo peso se lo sarebbe
portato almeno fino al mattino. Luomo fin di togliere pelo che era una macchia pi
nera del buio.
Hai saputo? Hanno ucciso un albanese che lavorava in unazienda, cliente di
Francesco.
La voce di Lisa non era certo pi preoccupata che frenetica.
Non so assolutamente niente, ho finito ora in cantina... con il vino novo.
Leonardo ansimava, scontroso. Aveva fatto una corsa per raggiungere il telefono,
era scivolato sulle scale battendo uno stinco, ma, artigliandosi al legno, aveva salvato
la sua integrit fisica per la partita di domenica. Ora, preoccupato, controllava la
solidit dellosso.
E poi come avrei potuto saperlo?
Pensavo che la signora Perelli te lo avesse detto.
Pausa.
Comunque lhanno trovato ieri mattina in un vicolo con la testa spaccata. Hai
visto che avevo ragione io. Ora cosa facciamo? continu Lisa.
Losso pareva a posto.
E che ne so. Prima di tutto vado a farmi una doccia, gessata.
Che cosa?
Niente ti chiamo pi tardi.
Va bene, ma non ti scordare.
Me lo scrivo sul gesso.
Cosa? Ti sei fatto male?
No, scherzavo. A dopo.
Dalla finestra del bagno vide che il cielo era coperto da una scivolata di nuvole che
andavano a soffocare i rami degli ulivi affamati daria, oltre il limite ultimo della
collina. Una luce senza respiro bloccava il paesaggio in unistantanea sottoesposta. Si
asciug il petto fissando, oltre il vetro opaco, la stasi demozioni, mentre lansia
affiorava infliggendo pesanti sconfitte alla ragione.
Mara lo vide uscire dal bagno con passo veloce e i capelli lucidi dacqua e afferrare
il telefono, senza una parola.
Lisa gli spieg che era stata la signora Perelli ad avvertirla. Poi era stato il
telegiornale a precisare di Roma, della notte prima. Kledi Nakoli aveva ventiquattro
anni e in un vicolo buio e senza luna qualcuno gli aveva aperto la testa con un oggetto
non ancora ritrovato. Era stato trovato il mattino dagli operai di un cantiere nello
stesso posto dove, si pensava, avesse respirato per lultima volta. Da un biglietto
ritrovato nelle sue tasche, gli inquirenti avevano saputo che era arrivato a Roma il
pomeriggio con un treno proveniente da Bologna dove viveva e lavorava come
magazziniere della Elettroren Spa, azienda di distribuzione di materiale elettrico.
Kledi conosceva Roma dove tre anni prima era stato fermato due volte: durante
larresto di uno spacciatore in un parco e durante una rissa con due albanesi, in
seguito finiti in carcere per sfruttamento della prostituzione. In entrambi i casi, dopo
il fermo, era stato per liberato per mancanza di prove nei suoi confronti. Un
regolamento di conti nellambiente dello spaccio o dello sfruttamento della
prostituzione pareva, dal servizio del telegiornale, la pista investigativa che gli
inquirenti stavano seguendo.
Leonardo aveva ascoltato il racconto senza fiatare, cercando un capo in quel
groviglio dinformazioni cui aggrapparsi per legarlo ai ventimila euro di Giorgio. Ora
la donna taceva, ma lui non aveva niente in mano.
Non vedo cosa possa entrarci Francesco con lo spaccio e lo sfruttamento della
prostituzione. E poi Kledi era un magazziniere, probabilmente Francesco non lo ha
neanche mai visto.
Lisa tacque.
Ora devo andare parole vuote, contro il silenzio.
Vuoi vedere i documenti della Elettroren Spa?
Era solo un corso di formazione, gli aveva garantito. Cos Lisa aveva vinto le sue
infine sellarlo con molte pacche sul culo. Ritrovarono serenit. La terra era umida e il
bosco profumava dautunno.
Uno scroscio di pioggia ribelle al vento che stava ripulendo il cielo li aveva
sorpresi e quando Mara li vide apparire davanti al grande fico che tratteneva largine
della strada fangosa avevano il capo basso come fiori recisi. Quando Leonardo
raggiunse la moglie in cucina la pioggia gli aveva ripulito i pensieri e si sentiva
leggero, liberato dal fango e dalle foglie.
Ho finito ora nella serra, questanno lho curata, vedrai che risultati! disse Mara.
Ci sono stato stamani e volevo farti i complimenti!
E a me niente?
Nadia non pareva proprio uscita dai campi con i jeans strappati da teen-ager e una
felpa rosa, il colore della prossima primavera, come aveva spiegato a Mara. Si era
assentata un attimo per rimettersi le unghie finte color sangue di piccione.
Ciao Nadia, ti posso offrire un bel bicchiere di vino che fa pendant con le
unghie?
Ora te le ficco nel collo queste unghie.
Ti sei buttata sul sadomaso?
Macch sadomaso, casomai sul sociale. Ieri sera al Dea uno si pisciato
addosso.
Leonardo e Mara trattennero a stento il riso, vedendola realmente contrita.
Ultimamente hanno abbassato le luci, penso per piet. Quel tipo dalla voce mi
pareva pi giovane. Poi lavevo visto allontanarsi da una che avr avuto s e no
trentacinque anni.
Avr avuto problemi di prostata, poveraccio.
Mara allung la mano, restando seduta, per aprire la porta improvvisamente
percossa da ossuti colpi ritmati.
Lisa spezz quella storia buffa e amara annegando la cucina nel silenzio, laria nel
suo profumo e gli sguardi negli occhi corsari.
Buongiorno, scusate lirruzione.
Leonardo riemerse dal silenzio.
Ciao Lisa.
Un impercettibile rossore le attravers le guance, con la leggerezza di unala di
gabbiano. Lisa non pareva proprio uscita di casa in tutta fretta, cos comera. Due
ricci biondi assecondavano i movimenti della testa, accarezzando il collo nellincavo
pi profumato, dietro le orecchie. Il rosso opaco delle labbra era contenuto da una
linea leggermente pi scura e gli occhi allungati nel rimmel strappavano tutta la luce
al viso. Rimase ferma sulla porta, con la luce residua che gareggiava con la stoffa
preziosa e pallida ad accarezzarle i fianchi.
Dai entra, Mara la conosci, lei Nadia.
Ci conosciamo? chiese Nadia.
Non mi pare.
Nadia rimase con unespressione ottusa persa, dietro occhi stropicciati, a frugare
lontano mentre lo sguardo di Lisa gi cercava Mara.
Certe volte davvero difficile essere uomo pensava Leonardo, mentre Lisa, seduta
accanto a lui, gli spiegava che era andata fin lass per sapere cosa aveva scoperto,
spostando laria con mani nervose e curate e annullando lo spazio tra loro con sguardi
complici.
Niente, era solo un corso di formazione e i bilanci non li aveva praticamente
guardati.
Io invece ho parlato con la donna di Kledi sorrise, poi distolse lo sguardo verso
il camino, spento.
E che ti ha detto?
La incontrer sabato, a Bologna. Devi venire con me.
Proprio sabato. Non so se posso, abbiamo una cena.
Cerc con lo sguardo la moglie per un consiglio, ma Nadia, rinfrancata, laveva
protetta dietro una discussione sboccata sugli uomini che accompagnava, in piedi,
con movimenti molto eloquenti per chi avesse superato let dellinnocenza. Mara
sorrideva, con le gambe accavallate, facendo spirali di capelli con le mani. Leonardo
ritrov i gesti che amava e tranci la rete sopra cui iniziava a oscillare come un
insetto indifeso e sciocco.
Sabato proprio non posso!
Va bene, allora fammi sapere quando puoi.
Lisa cerc invano di nascondere il disappunto, in fondo agli occhi distanti, in gesti
controllati, in un bacio freddo di saluto.
Non fare il bischero, quella pericolosa, dammi retta.
Le pupille fisse di Nadia premevano decise contro larco aperto delle palpebre
mentre le sopracciglia scattarono nervose in alto per poi bloccarsi in una maschera
rigida e seria che si sposava male con il push-up che offriva il seno abbondante e
maturo.
Leonardo rimase zitto, annegato in un liquido dimbarazzo e sorpresa. Quando
riemerse si aggrapp al solo oggetto che vide galleggiare sulla superficie mossa.
ancora turbata dalla morte del marito.
Non sar la moglie di quello che morto.
S, perch?
Nadia abbass lo sguardo sentendo improvvisamente salire quello stesso liquido
denso sulle sue caviglie.
Forse mi sbaglio sussurr.
Non aggiunse altro. Poi sentendo addosso, come una mano amica, lo sguardo caldo
e affettuoso di Mara alz la testa, incontrando subito gli occhi gi tesi e affilati di
Leonardo.
Quella donna lho vista al Mulino, con un uomo giovane. Li ho incontrati diverse
volte. Lui non era certo uno che passa inosservato per una single come me.
Sar andata a cena con un amico.
Non erano solo amici.
* * *
Il sole, dopo una difesa estenuante, si era arreso allautunno e un cielo allagato
sommergeva dal mattino la vallata, ormai assopita; quando ai rintocchi delle campane
poche figure instabili, senza volto, iniziarono un lento viaggio verso la chiesa. Sotto
le luci gi accese, fili densi, senza interruzione, cadevano a piombo e solo le gocce
fermate dal lampione scendevano isolate. Leonardo e Mara, raccolti sotto un
ombrello rosso, saltellavano per evitare le pozzanghere dove si rifletteva il loro
sorriso. Scherzavano lungo la strada che saliva verso il bosco, oltre la chiesa, sopra
sassi affondati nel fango per superare il primo gruppo di castagni e trovarsi davanti
uno spiazzo libero, un anfiteatro a picco sul vuoto dove si reggeva alla collina la casa
di Manuel.
C il fuoco acceso. Mara indic il fumo che sfuggiva allaggressione dellacqua
per perdere consistenza oltre la luce.
Meno male.
La casa era riscaldata solo da una stufa a legna e un camino, visto che lass nessun
mezzo di trasporto poteva arrivare, e dinverno aveva la temperatura interna di un
igloo; ma era anche un continuo stimolo per gli occhi, con i colori luminosi dei
quadri e le idee che abbellivano con poveri oggetti ogni stanza, angolo o nicchia
ricavata nel muro di pietra. Manuel li accolse con un sorriso sincero e un bacio
affettuoso prima di condurre Mara in cucina davanti al fuoco e bloccare con un
lascia stare Leonardo subito allontanatosi, come un bambino curioso e dispettoso,
per sbirciare nello studio un grande fantasma al centro della stanza quadrata e spoglia.
Vieni di qua che devo preparare la cena.
Posso dare una pennellata?
Se lo tocchi ti uccido.
Leonardo sapeva che Manuel non scherzava.
Ho fatto i baffi.
Manuel non fece in tempo a incazzarsi che Leonardo apparve sulla porta con il
pennello in una mano, la tavolozza nellaltra e due baffi neri alla Dal disegnati sul
viso.
Non so cosa ho mangiato, ma ho mangiato benissimo. Leonardo si toccava la
pancia soddisfatto. Veramente. Devi insegnarmi la cucina sudamericana disse
Mara.
A me il ballo.
Sorrise, guardando la moglie.
la prima volta che lo vedo rilassato nelle ultime due settimane. Perch non lo
prendi un po con te?
Io sono un solitario. E come tutti i solitari quando ho buona compagnia parlo
molto, ma tutti i giorni sono insopportabile. Credimi. Ma cosa c?
Manuel appoggi affettuosamente la mano sulla spalla dellamico. Leonardo si
rabbui e sostitu i racconti del pittore pieni damore per larte italiana con quello
pieno di frustrazione dei suoi ultimi quindici giorni.
Per quando poco dopo usc lometto con passo da uomo libero e lo salut con cenno
dassenso, si sent decisamente sollevato.
Fu riammesso nel gruppo dopo che aveva volontariamente dato dimostrazione di
sufficiente sobriet, restando su un piede solo per alcuni secondi. Le marine ispessite
di colore e alleggerite di luce lo portarono in Versilia sotto le Apuane di marmo,
dietro le cabine azzurre, a respirare il vento di salsedine nelle vele di barche lente.
Leonardo manifest sinceramente le sue emozioni restando disciplinato in coda al
gruppo. Solo la moglie dellometto pareva non voler concedergli alcuna possibilit di
riscatto con tagliafuori da pivot roccioso ed esperto. Quanto pu essere maligna una
moglie adirata con il marito. Ma lamico comprese il suo desiderio e lo prese
sottobraccio riammettendolo definitivamente in rosa. Non fu pi geloso degli
sguardi di Tania, anche se pens che forse quello che mancava della giovinezza a
molti uomini era una donna che li guardasse cos.
Cap che era ancora notte e non avrebbe ripreso sonno. Si era addormentato subito,
come sempre, ma smaltita la prima stanchezza, si era svegliato. Senza ribellarsi si era
subito arreso ai pensieri, presto addentato dal senso di colpa e inghiottito in un ventre
dansia che non gli dava pace. Cos dopo aver ripercorso tutta la giornata si era infine
alzato e a piedi nudi, avvolto in una coperta, era uscito dalla camera da letto
accostando delicatamente la porta per non svegliare Mara.
Aprendo quei bilanci si sent precipitare indietro di cinque anni, in una spirale che
in volo cancellava tutti i pensieri e apriva una dimensione con gravit e leggi naturali
proprie, dove si muoveva con razionale esperienza. Leggere i bilanci e capire quali
dinamiche aziendali cerano dietro era la base del suo lavoro. Era un misto di scienza,
esperienza e sensibilit personale quello che si attivava nella sua mente per
decodificare i numeri e le scarne informazioni della relazione sulla gestione e della
nota integrativa. Ne aveva visti e preparati tanti da sapere quali erano i tappeti sotto
di cui si poteva nascondere lo sporco e per costruire cifra dopo cifra, riga dopo riga,
unimmagine mentale della salute economica e finanziaria dellazienda, della sua
struttura e complessit organizzativa.
Con un gesto veloce e rabbioso, poco adatto allora della notte e alla coperta calda,
apr il bilancio della Elettroren Spa. Aveva verificato, senza successo, se i fogli di
Kledi riportassero appunti, segni o qualsiasi indizio, quindi aveva deciso di utilizzare
la copia originale di Francesco.
Impieg venti minuti per appurare che la Elettroren Spa aveva accumulato perdite
arrivando a erodere molto pi di un terzo del proprio capitale sociale di seicentomila
euro, per poi nellanno cui si riferiva il bilancio ottenere un utile di
duecentosettantamila euro. Il risultato economico positivo non si era per tradotto in
una riduzione dellingente indebitamento bancario, reso possibile dalle garanzie
prestate dalla Elettroren Holding Spa, per laumento delle merci acquistate e giacenti
in magazzino.
Il fatturato era aumentato del due per cento passando da venticinque milioni di
euro a venticinque milioni e cinquecentomila euro, probabilmente per effetto
Tania sedendosi accanto a Danilo lo aveva accarezzato sulle spalle per fargli capire
che doveva fidarsi, per Kledi, per lei. Ora luomo guardava Leonardo dritto in faccia
e dopo aver fatto scattare il mento verso lalto, ad accompagnare la domanda, i
muscoli facciali si erano bloccati, labbra grandi, contratte.
Lei lavora alla Elettroren Spa vero? chiese Leonardo.
La testa non si mosse.
Che mansione svolge?
Danilo si gir verso Tania che subito gli strinse, un attimo, la mano. La donna poi
guard Leonardo, con dolcezza.
Magazziniere.
A Leonardo parve di avere addosso tutta la massa scura di quelluomo, oltre cento
chili. Rilass il corpo sulla poltrona, appoggi le braccia sulle gambe, le mani
abbandonate verso terra.
Mi scusi, ho cominciato proprio male.
Questuomo non ha dormito un minuto stanotte e ha avuto il coraggio di
interrompermi mentre dipingevo un vaso di fiori. Quindi deve avere unidea che
potrebbe aiutarci a capire cosa successo a Kledi intervenne Manuel.
La fronte di Danilo, alle parole di quel tipo estroso, si contrasse; guard di nuovo
la donna, in silenzio.
Mi disse che andava a Roma per lavoro e che avrebbe cambiato mansione. Era
strano e la sera studiava. Te eri il suo migliore amico alla Elettroren Spa disse Tania
rivolgendosi a Danilo. Poi cerc gli occhi di Leonardo che prosegu.
Kledi studiava i bilanci delle societ del gruppo e i documenti di un corso di
amministrazione e controllo cui per non aveva partecipato. Qualcuno doveva
averglieli dati e per me doveva anche avergli detto qualcosa. Questa la lista dei
partecipanti a quel corso.
Leonardo si sollev dalla poltrona, estrasse dalla tasca posteriore dei pantaloni il
foglio che era passato a prendere dalla signora Perelli dalla cui curiosit si era dovuto
liberare come Houdini dalle catene, e glielo porse, con gesti lenti. Luomo si asciug
il sudore con la mano spessa, pos gli occhi sul foglio un attimo, glielo rese.
Giovanna Fiori disse volgendosi verso Tania.
Poi prosegu.
Prima che tu arrivassi Kledi aveva avuto una storia con lei. Una storia, insomma
avevano scopato. Ma lei non si mai rassegnata.
Tania non pareva turbata della cosa, neanche Manuel. Leonardo si sent un bigotto.
Sprofond nel foglio.
Giovanna Fiori, responsabile amministrativa disse Del Sapio sollevando lo
sguardo, poi sorridendo si rivolse verso Danilo.
Possiamo darci del tu?
Certo ora luomo pareva a suo agio.
Sai qualcosa della nuova mansione e del viaggio a Roma? prosegu Leonardo.
Non mi ha detto niente. Ma negli ultimi due giorni era sempre con Celeste
Renuzzi.
Leonardo guard Tania, niente, come Manuel.
senza incastro. Come strappi di fogli diversi gettati in aria. Colp i fianchi di Poldo
con i talloni pi volte per fuggire, alzandosi sulla sella, perdendo il cappello.
Giorgio rimase sorpreso nel vederlo per la seconda volta nel suo ufficio in meno di
due settimane, anche se not che aveva un aspetto pi consono alla sua nuova vita.
Sembrava un cowboy: la camicia a quadri grandi fuori dai pantaloni e gli stivali
schizzati di mota.
Riecco il Del Sapio.
Il direttore rimase seduto, chiudendo con gesto lento la. cartella di fogli che aveva
sulla scrivania. Poi adagi con delicatezza la cravatta sul ventre.
Ciao, Giorgio.
Leonardo si sedette, rapido, senza attendere linvito.
Cosa sai del gruppo Elettroren? aggiunse.
Il bancario cerc di non far trasparire lirritazione per le macchie che la mota
avrebbe lasciato sulla moquette dellufficio.
Perch ti interessa? Non si direbbe che hai ripreso a lavorare.
Sorrise, poi il suo volto si scur.
Ha qualcosa a che fare con lassegno?
No, stai tranquillo.
Allora perch ti interessa?
Per unamica.
Leonardo non aveva trovato una giustificazione migliore, ma subito cap che
avrebbe dovuto rifletterci almeno un attimo, perch il bancario lo guard con uno
sguardo dove si mischiava invidia e solidariet maschile.
Mara lo sa?
Ma cosa hai capito...
Lo sguardo del contadino pareva sincero; il senso di colpa affond Giorgio sulla
sedia.
Perch lo chiedi a me? Non cliente della banca.
Cos non hai vincoli di privacy. Sei lunico che conosco che legge tutti i giornali
di... economia. Sei sempre ben informato.
Leonardo odiava quei giornali di gossip economico dove si paga per farsi adulare e
apparire con aria intelligente. Giorgio non aveva notato la pausa del suo adulatore.
Appoggi la mano destra sulla pancia, sicuro di s.
Il gruppo Elettroren lazienda della famiglia Renuzzi. Lazionista di
maggioranza relativa lIngegner Aurelio Renuzzi. divorziato, anzi ora vedovo
perch la moglie morta un paio danni fa. La figlia Celeste, una bella figliola,
lavrai vista sempre alle feste con i figli dei politici.
No, veramente no.
Comunque la figlia ha ereditato dalla madre una quota, il resto delle quote sono
delle due sorelle di Aurelio. Lingegnere guida lazienda, fondata dal padre, da
almeno un ventennio, mentre le sorelle prendono i dividendi a fine anno.
Scopr i denti, come un cinghiale.
Lazienda sembra non abbia particolari problemi, anche se nel settore si sta
la moglie.
Domani Manuel e io andiamo a Roma.
Manuel conosceva Roma meglio di molte guide turistiche e le sue spiegazioni e il
suo entusiasmo affascinavano gli anziani e i turisti, ma anche qualche balordo che
pareva essersi scordato del motivo per cui era sullautobus. Leonardo era un po
imbarazzato perch il pittore ogni tanto gli voltava la testa con le mani, se tardava a
individuare il punto di cui stava parlando. Lartista sembrava ubriaco di gioia, in
piedi si muoveva da un lato allaltro dellautobus. Leonardo invece era seduto, con i
muscoli del culo attenti al portafoglio nella tasca posteriore dei pantaloni. Anche l
potevano fotterglielo! Una signora anziana perse la fermata, ma decise di fare un
altro giro. Anche lautista si chiedeva del perch non avesse mai notato quel muro o
quella porta da cui passava ogni giorno. Leonardo cercava di capire qualcosa sulla
cartina, Manuel conosce i luoghi artistici e storici ma che ne sa di dov il
Commissariato... Per fortuna Tania gli aveva fatto una croce rossa allincrocio di due
piccole righe bianche di cui per non riusciva neppure a leggere il nome. Arrivarono
infatti al capolinea con lautobus ancora mezzo pieno.
Manuel, mi vuoi aiutare?
Non si agiti, il suo amico mi ha insegnato tante cose, la aiuto io.
Lautista prese la cartina, mentre i turisti scendevano, guardandosi intorno
disorientati. Il pittore guardava perplesso il biglietto con il nome di un albergo e il
numero di camera che due tedesche gli avevano lasciato scendendo.
Vi conviene andare a piedi, non molto lontano. Voi siete qui.
Grazie.
Poi volgendosi al pittore.
Andiamo e dammi quel biglietto. Non si sa mai, se ci perdiamo e dobbiamo
dormire qui.
Leonardo glielo strapp di mano, con un sorriso beffardo. Manuel sorrise dolce,
prese il suo zainetto di pelle consunta ed esclam:Porca miseria!
Prima di scendere qualche balordo si era ricordato del perch era salito
sullautobus.
Per fortuna abbiamo telefonato pens Leonardo. Cera un viavai di gente che
sembrava di essere al supermercato. Il commissario li ricevette quasi subito. Quando
li vide entrare parve sorpreso, probabilmente non si aspettava due tipi dallaspetto
tanto innocuo. Manuel indossava una camicia bianca con collo vistoso, pantaloni neri
molto consunti, stivali e aveva una sciarpa rosa, trasparente, di stoffa leggera. Pareva
il cantante de Le Vibrazioni. Leonardo aveva il suo look country: camicia a quadri,
jeans e scarpe da boy-scout. I giacconi li tenevano appoggiati sul braccio come due
bravi ragazzi.
Sedete. Siete?
Gli occhi del commissario Fantucci erano di quelli che non scordi. Due pietre di un
nero senza sfumature, affondate in un mare bianco e profondo.
Manuel Aimar e Lorenzo Del Sapio. Le abbiamo parlato al telefono, per la morte
di Kledi Nakoli.
Li fiss sorpreso. Cerc una cartella tra le molte accatastate sul tavolo.
Ah ecco... S, Kledi Nakoli.
Apr la cartella verde, consunta, con almeno dieci nomi cancellati e uno solo ora
leggibile.
Mi dispiace. Si sperava fosse cambiato, invece poi ci ricascano. E fanno cazzate.
In ambienti come quello la vita non vale poi molto.
Fece una pausa. Gli occhi di Leonardo, fino a quel momento dritti, fuggirono senza
alcun appiglio, senza parola. Manuel lo cerc, ma era gi lontano.
Da quanto conoscevate Kledi Nakoli?
Veramente non lo conoscevamo.
Il commissario ora li fissava come un pescatore che vede passare sotto la chiglia
della nave una sagoma nera.
Allora perch vi interessa la sua morte?
Leonardo riemerse.
Tutto cominciato con la morte di un mio amico, in Toscana...
Raccont brevemente di Francesco, di Lisa e della coincidenza della morte di
Kledi solo pochi giorni dopo. Il commissario sorrise.
Guardi, la morte di Kledi Nakoli non centra niente con quella del suo amico.
stato ucciso perch ha cercato di fregare Dasho Rakepi. Purtroppo quel delinquente
ha un alibi di ferro confermato dalla sorella della vittima.
Manuel, che era rimasto in piedi, si sedette.
Tania?
Si fa chiamare cos ora? Comunque ha confermato che quella sera Dasho
sempre rimasto al T Night, il suo locale. Io sono convinto che labbia ucciso o fatto
uccidere lui. Purtroppo non abbiamo prove n abbiamo trovato larma del delitto.
Probabilmente ha cercato di fregarlo.
Come fa a esserne certo?
Gli occhi attenti di Leonardo e il volto bianco di Manuel convinsero Fantucci a
dire qualcosa di pi.
Kledi e Dasho sono stati arrestati insieme 3 anni fa, il posto dove stato ucciso il
vostro amico nel quartiere di Dasho, aveva tracce di cocaina addosso e aveva
prenotato una camera in Hotel dove aveva anche chiesto una cassetta di sicurezza. E
soprattutto ha telefonato a Dasho due volte quel pomeriggio. Tutto porta a quel
delinquente e al traffico di cocaina. Ma purtroppo, vi ho gi detto... e non ci sono
prove concrete.
Leonardo guard lamico per capire se aveva domande, ma era perso, gli occhi di
un bambino abbandonato.
Grazie commissario.
Buon ritorno in Toscana.
Manuel non scese dal treno a Santa Maria Novella. Aveva chiamato Tania che lo
aspettava a Bologna. Durante il viaggio avevano parlato pochissimo.
Stare fuori lo rilassava e in quei giorni pareva lontano, sospeso sulla vita, come un
corpo che galleggia sullacqua.
Luomo si volt, sorridendo.
Bene, allora vado.
Si avvicin, le accarezz i piedi.
Sei sicura che non prendano fuoco?
Amava i suoi piedi.
Gli ulivi parevano fieri di tutti quei frutti che piegavano i rami, come un padre che
porta a casa due enormi borse di spesa. Leonardo aveva cominciato dai pi lontani
dalla casa, lungo il ciglio della strada. Le olive cadevano a terra e spesso scivolavano
sullasfalto, dove venivano schiacciate. Piantava i paletti lungo il ciglio, inclinati
verso lesterno, a circa due metri luno dallaltro. Poi sollevava il bordo delle reti e le
avvicinava alle chiome in modo da intercettare anche la caduta dei frutti dei rami pi
ribelli alla potatura. Era giunto in una zona ombrosa, dove la terra indurita dal freddo
poneva resistenza alle punte, un po usurate, dei legni.
Qui ci deve essere un sasso.
Il paletto non progrediva nonostante i colpi ben assestati e pareva ogni volta sul
punto di aprirsi, come una pigna gi stagionata appena gettata sul fuoco. Un altro
colpo gli fece vibrare il braccio sinistro che teneva in asse il palo. Sollev il legno e
osserv la punta ormai appiattita. Guard le reti arancioni che gi incorniciavano il
campo e chiudevano la vista alla strada. Non lontano cera un rigagnolo dacqua. L s
che era stato facile piantare i legni! Con il legno in una mano, il mazzuolo nellaltra e
la testa bassa, si mosse in quella direzione. Afferr un palo ben affondato nella terra
umida, lo sollev, ne controll la punta intatta. Spinse il legno spuntato nel buco
usando il peso del corpo. Quando la discesa si arrest, si sollev di scatto, guard la
zona ombrosa e inizi a correre, verso il bosco.
Manuel aveva appoggiato il pennello con la punta ancora viola sul legno davanti
alla tela e guardava gli spazi, inclinando la testa al suono della quinta sinfonia di
Mahler. Si sistem il collo della camicia arricchendolo con due strisce viola e rosse;
poi si volt e si diresse verso la stanza vicina.
Non dici mai niente a nessuno.
Leonardo, ancora ansimante e sudato per la corsa fino alla casa dellamico, sedeva
davanti allo schermo del computer riempito dalla mappa di Roma. Le parole si
persero subito oltre i timpani, molto prima di toccare i suoi pensieri. Il pittore strusci
le mani sui pantaloni per asciugare le tracce di colore ancora fresche, poi le appoggi
sulle spalle dellamico. Sent il corpo rigido. Alz lo sguardo e vide il suo volto
riflesso nel vetro scuro della finestra, raccolse i capelli dietro la nuca con un elastico e
torn ai suoi fiori.
* * *
Aveva deciso di andare da solo. Mentre lautobus faticava ad avanzare nel traffico,
corpo sono imbattibile. Stringeva il volante. Ho due morse al posto delle mani. Ma in
quel piazzale aperto sulla campagna, se comincia a correre addio. anche un
contadino, abituato a saltare i fossi. Allungava il collo per vedere nello specchietto il
busto del sospetto. Guarda com magro. Porca miseria! Se lo sapevo a pranzo avrei
mangiato solo una porzione di trippa. Lho ancora tutta sullo stomaco. Gli serviva
unidea.
La macchina svolt improvvisamente, la testa del passeggero rimbalz sul vetro.
Che succede?
Lei non si preoccupi.
Comiotto guid per circa dieci minuti ad alta velocit, con decisione. La macchina
usc dalla carreggiata in una strada soffocata di palazzi e imbocc, in discesa, la
rampa del parcheggio di un palazzo marrone. Leonardo vide le gambe del mostro
edilizio, grossi pilastri di cemento.
Ma cosa fa?
Stia zitto.
Bocche aperte e chiuse. Comiotto si ferm davanti a una saracinesca, frug nelle
tasche, nestrasse un telecomando tenuto insieme con il nastro nero e, premendolo,
apr la bocca. La macchina entr lentamente, nel buio totale.
Lei resti qui. Non si muova.
Ma dove va, pazzo?
Torno subito.
Il poliziotto tolse le chiavi dal cruscotto, prese una pila dal portaoggetti e scese
dalla macchina. Con mossa da felino gravido fece scattare la serratura e,
contemporaneamente, premette il telecomando facendo abbassare la saracinesca. La
luce inizi a frugare in quel deposito di cianfrusaglie e si ferm sui tubi neri di una
bicicletta da passeggio. Comiotto sorrise soddisfatto e con mano sicura tolse un
catenaccio avvolto come un boa constrictor al tubo che sosteneva la sella. Usc dal
box. Il passeggero sent il ferro della catena che sbatteva contro la saracinesca
abbassata. Era rimasto in silenzio a osservare stupefatto le farneticazioni di quel
pazzo. Ma quello era solamente linizio.
La saracinesca inizi ad alzarsi, dopo due o tre minuti. Sei gambe, quattro poco pi
corte e muscolose, poi un trapezio rovesciato e nero, su cui poggiava una palla troppo
piccola che sbuffava aria tra due piccole creste a punta. Leonardo pass la mano sul
lunotto posteriore e strizz gli occhi, per mettere meglio a fuoco; ma subito la
serratura della macchina scatt e un vento caldo e fetido penetr labitacolo. La
bestia, con un balzo, era gi accanto a lui, in parte sopra di lui. Del Sapio ne sentiva il
calore e, soprattutto, il fetore.
Che cazzo mangia questo, merda?
Non faccia lo scemo con Morchio. capace di ucciderla come una gallina.
Senta, lei pazzo, mi tolga questo sacco di letame dalle palle.
In effetti Morchio gli aveva appoggiato una zampa proprio sui testicoli.
Comiotto sal al posto di guida e, soddisfatto della sua idea, non degnando il
Morchio prendilo!
Rallent di botto.
Fermi il cane!
Ma Morchio aveva gi la bocca spalancata in direzione della sua caviglia.
Giaceva a terra nella lama di luce e contava i denti che la bestia gli aveva lasciato
sulla gamba.
stato fortunato ad avere le scarpe alte.
In effetti gli scarponi da contadino avevano protetto larticolazione e solo due
canini avevano lacerato i pantaloni e raggiunto la carne nella parte bassa del
polpaccio.
Tenga lontano quel cane o quando si torna in Commissariato la denuncio.
Leonardo si rialz e raggiunse la macchia verde. Prese un fazzoletto in mano e
tocc delicatamente il primo palo. Alle sue spalle sbuc Morchio, aveva finalmente
trovato dove pisciare! Un calcio raggiunse la bestia proprio sotto la coda, in mezzo
agli attributi riproduttivi. Il cane rimase stordito nel passare dal momento di dolce
meritato abbandono vicino al palo indicatogli dalluomo, al dolore vivo. Copr con la
coda la parte lesa e si allontan.
Ora siamo pari.
La striscia derba era tappeto di una decina di pali. Leonardo dovette verificarne
cinque prima di sentirne uno cedevole. Lo sollev delicatamente senza trovare
resistenza. Si pieg sulle gambe per vedere alla base lincrostazione bruna. Tir un
sospiro di sollievo, non perch Morchio gli stava finalmente alla larga, ma perch ne
era certo: quello era il ferro che aveva ucciso Kledi.
Commissario c larma del delitto. Che faccio, lo arresto?
O bischero, chi arresti!
Comiotto non dica scemate, restate l che arrivo.
Pesanti nuvole grigie avevano spento ogni stella, portate dal vento freddo che
muoveva le macchie di luce in unatmosfera da halloween. Il poliziotto stava
verificando sotto la coda di Morchio se tutto era intatto, mentre il sospetto era
sdraiato sul sedile posteriore della macchina con le gambe fuori, le ginocchia piegate
e le mani a sostenere la testa. Le luci di una macchina tagliarono il nero fino
allometto grassoccio, accucciato con il naso sotto le terga della bestia. Si alz di
scatto sollevando con le due mani la cintura scesa ben sotto il cavallo dei pantaloni.
Comiotto che stava facendo a quel cane?
Niente commissario.
Fantucci lo guard strano abbassando, in una smorfia di dubbio, gli angoli della
bocca. Si ferm davanti allometto, ormai sullattenti, guardandolo dritto negli occhi.
Allora mi spieghi.
stato sicuramente lui...
I compagni di cella avrebbero senzaltro vendicato Morchio, pensava Comiotto,
mentre il commissario procedeva con lomicida, stranamente ancora libero dopo il
suo dettagliato resoconto, verso il luogo del delitto.
Allora mi dica. Come ha fatto a sapere il punto esatto dove stato ritrovato? Non
stata divulgata alcuna foto alla stampa.
Ho cercato langolo buio pi vicino per chi arriva da questa direzione. Se lei
aspettasse qualcuno che le deve dare dei soldi dove si metterebbe? Poi ho guardato le
basi dei pali della recinzione. Sicuramente lei aveva fatto verificare quelli vicino al
punto in cui era stato trovato il corpo. Vede il terreno qui sassoso e duro. Infatti
alcuni erano lenti.
E come sapeva dove era il ferro usato per lomicidio?
Lassassino non poteva portarlo con s e voleva nasconderlo. Ha fatto la stessa
cosa che faccio io quando metto le reti per le olive.
Fantocci lo guard perplesso.
Cerco il terreno pi morbido! Ho seguito la recinzione di qua, verso destra, per
non riattraversare lo spiazzo davanti alla strada e rischiare dessere visto.
Procedevano affiancati.
Vede, la c erba e luce. Il terreno morbido ed pi facile sostituire il palo.
Soprattutto se considera lo stato in cui si trovava lomicida.
Sono libero!
Mara rimase perplessa per le parole con cui si era finalmente fatto vivo. A
quellora avrebbe dovuto gi essere a casa.
Dove sei finito?
Sono ancora a Roma. Ho il treno tra unora; ma so chi ha ucciso Kledi e il
commissario ha accettato di darmi la possibilit di dimostrarlo. Naturalmente se mi
sbaglio mi sbatte dentro e butta la chiave. Ah dimenticavo, gli ho consegnato larma
del delitto.
Un brivido freddo le corse rapido lungo la schiena, ma pareva contento.
Hai bevuto?
* * *
Lincontro era luned, tutti sarebbero stati presenti. Fantucci lo aveva convinto che
sarebbe stato meglio se avesse esposto la sua teoria da solo. Per un attimo gli era
parso che volesse prendere un po le distanze. Ma forse non aveva ancora tutto chiaro
e, come gli aveva spiegato, aveva accettato soprattutto seguendo il suo istinto. Anche
quando lo aveva chiamato per comunicargli la data dellincontro gli aveva chiesto
alcune ulteriori delucidazioni prima di fargli le raccomandazioni che ora, mentre
puliva le botti, si ripeteva mentalmente. Restare calmo, non accettare provocazioni,
non contraddirsi mai, non mostrare dubbi e rivelare il nome solamente alla fine e
solamente se tutto era stato completamente confermato dai presenti. Aveva fatto una
prova con Mara che gli era parsa convinta della sua teoria, senza sollevare obiezioni,
se si eccettua un attimo in cui gli era parso di percepire nei suoi occhi azzurri il
fugace dubbio che lomicida fosse lui. Tutto questo lo rassicurava molto.
Celeste sedeva sui gradini grigio sporco del Commissariato, le ginocchia raccolte
al petto sotto una cascata disordinata di riccioli biondi. Non pareva la ragazza ricca e
viziata che Leonardo si aspettava di incontrare. Indossava jeans strappati e un
maglione di lana spessa dove il rosa pareva averla vinta su molti altri colori. Una
sciarpa lunga toccava il suolo, fumava, leggendo un libro. Quando Del Sapio le fu
davanti, si alz e si appoggi al muro con il busto piegato dolcemente in avanti e il
profumo di giovinezza prese al volo un isolato soffio daria. La mattina era limpida e
il sole attraversava laria remissiva riuscendo a scaldare alcuni angoli. Come quei
gradini di pietra grigia. Luomo esit a entrare, cercando di rubare tutto il soffio
daria. Poi il nero del corridoio, senza luce.
Non pronunci quel nome finch non glielo dico io.
Solo queste parole gli disse il commissario prima di farlo entrare in una sala
spoglia con un tavolo grande e triste al centro. Era in ritardo, tutti lo aspettavano. Il
treno era arrivato puntuale ma, come spesso gli accadeva, aveva perso tempo in cose
inutili aspettando il momento di andare al Commissariato. Poi aveva deciso per una
scorciatoia e si era perso. Quasi correndo aveva percorso la maggior parte delle strade
di quel quartiere, senza lumilt di chiedere informazioni. Quando ormai era in
ritardo, aveva chiesto a un gruppo di ragazzi che lasciava scorrere quella piacevole
mattina davanti a un bar di periferia. Ora era l.
E dieci occhi lo fissavano mentre il commissario lo invitava a sedersi sulla sedia
posta al suo fianco. Si sedette lentamente cercando di sfruttare quel tempo per trovare
qualche parola. Seduto, alz lo sguardo. Celeste gli restitu il sorriso.
Francesco era mio amico. Qualcuno di voi lo conosceva. E morto uscendo di
strada con la sua macchina, di notte, non lontano da casa mia.
Cos Leonardo cominci a parlare, dopo che il commissario aveva accennato al
motivo di quella strana riunione e aveva nominato i presenti.
Quando ho saputo della morte di Kledi Nakoli, la coincidenza che lavorasse in
una ditta cliente di Francesco mi ha incuriosito. Sono andato a parlare con Tania, la
sorella di Kledi e di Dalina, pensavo fosse la sua donna. Pensavo anche che la morte
di Kledi fosse in qualche modo legata a quella di Francesco. Mi sbagliavo.
Si alz, fuggendo gli sguardi che gli frugavano addosso. Due cose: una poesia e
un gesto abituale. Ricordatele. Sono le chiavi di volta.
And alla finestra, il pino era sempre al suo posto, oggi si godeva la luce. Si sent
solo, pens a Mara che passeggiava per Roma, aspettandolo.
Kledi era davvero un bravo ragazzo. Quando lessi la sua poesia che Tania
soffocava di foto capii perch era stato arrestato due volte e perch si trovava a Roma
quella sera. Era venuto in Italia per riportare a casa Dalina la guard, non trovando
paletto non entrava perch aveva la punta sciupata e il terreno in quel punto era
troppo duro. Feci una cosa banale, cercai un posto con il terreno bagnato per metterci
il paletto spuntato. Cos ho capito comera andata quella sera.
A Kledi parve unopportunit da non perdere. Era un ragazzo sensibile e
intelligente e pens che lIngegner Renuzzi avrebbe senzaltro pagato perch la figlia
e le sorelle non sapessero che il gruppo perdeva tanti soldi. La Elettroren era la sua
vita, non poteva perderla. Naturalmente lingegnere accett di pagare. Kledi chiam
Dasho due volte per definire il luogo e la cifra per la libert di Dalma. Poi concord
con lingegnere di incontrarsi probabilmente nello stesso posto che gli aveva proposto
Dasho per lo scambio dei soldi la sera successiva. Sicuramente era un posto adatto.
Avrebbe fatto un solo viaggio: la sera avrebbe preso i soldi e il giorno successivo li
avrebbe usati per pagare la libert della sorella.
Lei sta vaneggiando! Renuzzi fece per alzarsi e andarsene ma il commissario lo
intercett con lo sguardo.
La prego, si sieda.
Lingegnere si rec al luogo concordato con la sua macchina. Ho verificato sulla
cartina, troppo lontano sia dalla sede della societ sia dalla sua abitazione per
andare a piedi. Aveva i soldi con s. Quando arriv si rese conto che per raggiungere
il largo piazzale sterrato doveva fare un tratto a piedi. Lasci lautista a difendere la
macchina e prosegu scomparendo alla prima curva allo sguardo. Non so cosa
successe, un diverbio, o la rabbia di essere sottoposto a un ricatto, o il ragazzo fece o
disse qualcosa che gli fece perdere la testa, ma preso dallira lo colp con il primo
oggetto che aveva a portata di mano: il palo di ferro che sosteneva la recinzione del
cantiere. Non poteva portare con s il ferro perch lautista se ne sarebbe accorto.
Allora fece quello che io faccio sempre piantando le reti per gli ulivi.
Lei pazzo! E lei commissario d retta a questo deficiente!.
S ingegnere, e non solo a lui, ma anche al suo autista che ha appena confermato
di averla portata quella sera sul luogo del delitto. Era stata una buona idea partire
subito il mattino seguente per un viaggio di lavoro in Spagna con la macchina perch
il signor Bonelli non sapesse niente dellomicidio. Una settimana e chi avrebbe pi
parlato di un albanese ucciso in un regolamento di conti per droga. Ha anche
dichiarato che lei in macchina aveva sniffato molta cocaina. La stessa che
probabilmente ha sparso sul corpo di Kledi.
Comiotto!! Tolga quelle manette!!
Ma commissario? Mi ha detto lei di arrestarlo!
Il piccoletto, con gli occhi bovini dilatati e le braccia allargate, pareva un pinguino
sul pack.
Non lui!!
Lanimale artico inizi a cercare le chiavi guardando con astio laggressore di
virilit animali che, sorridendo, aspettava di riottenere la sua libert.
Lo scusi Del Sapio. Io adesso devo andare. Comunque, grazie.
pitone?
No, vado a comprarmi un videotelefono, come quello del tuo amico.
Leonardo pos il bicchiere.
Vengo anchio.
Mara ogni tanto si voltava, per guardarlo, con curiosit. Leonardo si era seduto sul
sedile posteriore ed era lontano dai racconti erotici della sua amica. Odiava fare
shopping, si innervosiva subito e iniziava a girare come un pazzo per il negozio, a
toccare tutte le stoffe dei vestiti, senza reale interesse. Alla fine, quando i commessi
cominciavano a guardarlo con diffidenza, si appoggiava da qualche parte, sconfitto.
Uscito dal negozio per iniziava la rappresaglia, era intrattabile. Questo con una
donna, con due poi: Mara non sapeva proprio cosa aspettarsi.
Mara ti ha chiesto della foto?
Luomo ruppe il silenzio.
S, ma non luomo che ho visto con la moglie del tuo amico. Comunque se me
lo presenti va bene lo stesso.
morto.
Anche lui?
Nadia parve rattristarsi.
Leonardo non disse pi una parola.
Le seguiva come un bambino, mentre percorrevano il viale fermandosi a osservare
le vetrine. Cercava di distillare quella sensazione da ragione e paure, di capire se
poteva essere vera. E tutto adesso era un groviglio, senza pi un filo rosso da estrarre.
Leonardo esit davanti alla vetrina, quando le due donne entrarono nel negozio di
telefonia, proprio a ridosso della piazza centrale. Quando finalmente entr vide che
Nadia aveva gi in mano un videotelefono argento e rosso, mentre un signore sulla
cinquantina, che pens essere il titolare, le spiegava le funzionalit e i pregi. Si
intromise, senza presentarsi.
Anche a me piacerebbe uno cos, ma troppo caro.
La moglie lo guard come se avesse cominciato a camminare sul soffitto.
Leonardo continu, prima che lo stupore della sua compagna insospettisse luomo.
Non ne avrebbe mica uno usato?
No, noi non vendiamo cellulari usati.
Peccato. Ma voglio scrivermi il nome di questo modello, cos se ci ripenso...
Prese la penna e un foglio che il titolare, sempre pi perplesso, gli aveva offerto e
scrisse, sotto dettatura, il modello. Poi si allontan dai tre, di nuovo raccolti attorno al
piccolo oggetto, e inizi a girare per il negozio, impaziente.
Io vado in biblioteca, visto che sono qui faccio scorta di libri. Non preoccupatevi
per me, trovo un passaggio, o mi faccio una bella camminata.
Leonardo baci la moglie, che adesso lo guardava anche con un po dastio, come
se, continuando a camminare sul soffitto, si fosse anche completamente denudato.
Uscendo dal negozio respir profondamente e prese la prima strada stretta sulla destra
che, isolata, si allontanava dal centro. Cammin per circa mezzora, senza fermarsi,
senza vedere i volti di chi incontrava, senza interesse per il mondo. Entrando in
biblioteca, la donna seduta dietro il banco lo salut, strappandolo ai suoi nodi.
Leonardo sorrise.
Ciao, avete Il senso della lotta di Houellenbecq?
I libri li leggeva un po dopo la pubblicazione, perch solo con la campagna,
laffitto del suo precedente appartamento e il misero rendimento dalcuni risparmi
rimasti, non poteva proprio pi permettersi di comprarli. I volumi arrampicati sugli
scaffali, le stanze conosciute, il silenzio, lo calmarono. Si sedette al tavolo lungo, di
legno, dove due studentesse lo guardarono con curiosit, forse trovandolo ancora pi
interessante dei libri scolastici che trattenevano in mano frustrando il desiderio di
lanciarli lontano.
Incroci i loro occhi ancora affamati desperienze, maliziosamente ingenui,
coraggiosi. Si guard nel vetro, sorrise, dovevano essere proprio annoiate. Era tanto
tempo che una ragazza non lo guardava cos. Cerc di nuovo quegli occhi, ma le
ragazze adesso stavano parlando sottovoce, ridevano. Forse di lui. Apr il libro di
poesie, e si tuff nella prima strofa.
Leonardo leggeva, senza pi alzare lo sguardo. Una delle due ragazze si alz, gir
attorno al tavolo e gli si avvicin. La guard, lei sorrise.
Non stavamo ridendo di lei.
Prese la sedia proprio accanto a quella di Leonardo e si sedette.
Il suo libro certamente pi interessante dei miei libri di fisica. Cosa ?
Poesie.
Leonardo le guard le mani, lunghe, con le unghie curate e affilate, mentre
prendevano il piccolo volume azzurro dalle sue, scavate di terra.
Qual la sua preferita? chiese senza guardarlo.
Lultima.
Come fa a dirlo se non lha ancora letta?
Conosco questo libro.
La ragazza apr il libro e lesse, affamata di emozioni.
Bella. Lo prende?
Se vuole glielo lascio volentieri.
Grazie.
Solo adesso la ragazza trov gli occhi delluomo, occhi antichi, rischiarati.
Abbass lo sguardo, pentita, si alz e torn lentamente dallaltra parte del tavolo.
Sedendosi, un sorriso fuggevole, lultimo. Leonardo era rimasto senza libro.
Si aggir tra gli scaffali per alcuni minuti, prese tre libri. Poi torn al tavolo. Era
vuoto. Sorrise di s. Riprese a leggere.
Laria, ormai priva di luce, ruppe la calma. Una lama sottile dansia inizi a
trapassargli lentamente i polmoni. Quella sensazione ritornava, scavalcando la
ragione, accecando le paure. Leonardo pens che doveva fare diversi chilometri per
tornare a casa e si sentiva un po stanco. Passare dal bar allungava un po la strada,
ma l avrebbe potuto trovare Pippo. Un passaggio fino ai piedi della collina non glielo
Pippo si abbass come per allacciarsi le scarpe. Leonardo not che non aveva
stringhe, ma non gli parve importante.
Forse le ha dato un altro nome.
Pu darsi, ma io non posso darle il telefono.
Mi lasci pensare... Tonarelli.
Il viso del titolare divenne una maschera.
Sono cinquanta euro.
Mentre luomo dietro il banco batteva dubbioso lo scontrino, Leonardo pensava
che Francesco era sempre stato molto legato alla madre.
Bel colpo! Lhai fottuto. Non ho capito come hai fatto a leggere il biglietto, ci ho
provato anchio, ma con cinquanta euro ti sei preso un telefonino che ne costa
quattrocento. Ora dobbiamo trovare una scatola originale.
Pippo era felice come un ragazzino che ha rubato in un autogrill.
No, questo cellulare era davvero di un mio amico.
Cazzo che coincidenza.
Leonardo scosse la testa.
Lo cercavo...
Il metallo era freddo, anche stretto forte nelle mani. Leonardo lo pass allamico,
seduto in macchina accanto a lui.
Lo sai usare?
Certo. Cosa vuoi fare?
Non so, guarda se c qualcosa dentro.
Le mani grassocce di Pippo iniziarono a premere pulsanti. Lo sguardo di Leonardo
strisci fuori, sulla strada lucida, sotto le luci umide di sera, corse fino al bivio, sal
sul lampione e dietro trov la collina dove si arrampic sul nero, cercando la luce di
casa: Mara era gi tornata.
Che culo! esclam Pippo.
Cosa dici?
Dicevo, guarda che culo ha questa!
Cos?
Boh, porno amatoriale direi.
Dammi qua. Come si spegne questo affare?
Calma, lo rompi.
Scusa. Torno a piedi.
Leonardo scese dalla macchina, salutando con un gesto distratto della mano. Poi si
perse nel buio che avvolgeva i piedi larghi della collina, contro il vento, contro il
freddo.
Forse si era perso. Si guardava attorno con occhi da animale ferito, cercando una
luce. Non sapeva quanto aveva camminato, ma almeno ora gli sembrava di riuscire a
respirare normalmente. Si era arrampicato per i campi, senza seguire la strada,
sempre dritto, a testa bassa, a occhi chiusi. Ora era solo e non sapeva in quale luogo,
centimetri per cinquanta, che annusava i piedi dei passanti in strada. Quando prov a
girare la maniglia ebbe la conferma che quellaria era l dentro da giorni.
bloccata! Porca puttana, Pippo, questa una camera a gas. Almeno il giorno
che non ti trover al bar sapr dove recuperare il corpo.
Non rompere, che vivi tra le galline.
Il pollaio una sala operatoria in confronto a questa stanza.
Vuoi?
Pippo tolse dalla tastiera un pezzo di qualcosa che un mesetto prima doveva essere
una pizza.
No, grazie.
Il padrone di casa cerc di buttarla nel cestino, centrando il muro dove, senza sugo,
rimbalz, cadendo infine a terra. La scalci lontana.
Dai, dammi quel videotelefono.
Pippo si sedette alla postazione di comando e accese il computer. Apparve
limmagine di una donna praticamente in visita ginecologica.
Sfondo di classe, complimenti! comment Leonardo.
Riesci a ingrandire una parte?
Come risposta Pippo gli strizz locchio, con gesto dintesa.
Certo.
Il sedere dellamante di Francesco apparve a pieno schermo.
Sei un maniaco! Inizio ad avere timore per la mia integrit fisica. Ingrandisci la
finestra!
Non temere maschio, mi piace la topa.
Virilmente il postino prese una sorsata da una bottiglia di birra abbandonata.
Che schifo!
Sput.
Poi mosse il mouse, tocc due tasti.
Il coperta! esclamarono allunisono.
Il coperta era un albergo vicino al palazzo dei congressi, con meno stelle di
quella sera accecata. Il nomignolo con cui tutti lo conoscevano derivava dalla
presenza a tutte le ore del giorno di signorine che lasciavano intravedere, nelle
minigonne inguinali e seni ariosi, la possibilit di passare alcune ore piacevoli ai
congressisti annoiati. Arrivarono sul luogo, appollaiati come tacchini sul motorino di
Pippo. A una bella mora, con pantaloni a pelle e senza mutande, bast un attimo per
capire che non aveva ancora un cliente per la cena.
Lascia fare a me. Te non sei pratico di certi ambienti. Aspettami qui davanti.
A Leonardo la proposta parve conveniente, anche perch, per un attimo, ebbe
paura che qualcuno lo vedesse entrare. Rassicurato dal silenzio dellamico, Pippo si
tir su i pantaloni, fece un rapido ma energico controllo manuale dei gioielli
riproduttivi e spar, inghiottito oltre la porta a vetri. Solo allora Leonardo cap che
stava sbagliando.
Pigrizia e timidezza sono brutte bestie. Leonardo si era seduto sulla vespa e
cercava di avere unaria rilassata, ma lidea di Pippo l dentro con la foto di Francesco
lo faceva sentire a disagio pi delle rare occhiate annoiate della stangona. Non fece in
tempo a razionalizzare la sua ansia crescente. Stava guardando le luci tra gli alberi del
viale, quando sent la voce agitata dellamico. Fece appena in tempo a intravedere la
sagoma scura che !o aveva spinto fuori lasciandogli, solo oltre la porta, il braccio
destro, prima bloccato dietro la schiena. Distinto scese dalla vespa e corse verso
ledificio, senza una precisa idea di cosa fare. La sagoma possente, che ancora
osservava la strada da dietro il vetro, gli sconsigli ogni reazione.
Come stai?
Pose un braccio attorno alle spalle del postino. La smorfia di dolore dellamico lo
fece sorridere.
Bravo Pippo, ottimo lavoro!
Non sapeva come dirglielo. Lavava i piatti, ma il suo sguardo era frequentemente
rivolto allorologio di ceramica e legno posto sopra il camino. Mancava meno di
unora allappuntamento e secondo il programma, che si ripeteva mentalmente, entro
al massimo un quarto dora doveva iniziare a prepararsi.
Vediamo il film che ho registrato ieri notte?
La voce della moglie arriv dal divano del salotto. Leonardo respir
profondamente, si tolse i guanti e senza rispondere usc dalla cucina.
Esco con Pippo, andiamo al Dea.
Mara si volt di scatto, per guardarlo, perplessa. Not le spalle basse, la barba
lunga, i capelli aridi e orfani da tempo di un pettine, il grembiule da donna bagnato e
le maniche arrotolate. Sorrise, non pareva proprio un playboy.
E cosa andate a fare al Dea?
Vedendo il viso rilassato della moglie, Leonardo si slacci il grembiule e accenn
un ballo goffo.
To dance!
Due cos begli uomini. Povere donne!
Si sentiva allegro e rilassato mentre, seduto nella sua vecchia auto, da quasi
mezzora aspettava Pippo. Aveva raccontato a Mara dellincidente del pomeriggio e
del fatto che ormai quasi tutti i pezzi erano al loro posto. Solo due particolari ancora
lasciavano vuoti gli spazi. Ma uno lo poteva chiarire al Dea, per laltro avrebbe
chiamato Lisa la mattina seguente. Se tutto andava come pensava si sarebbe lasciato
alle spalle quella storia e avrebbe ricominciato la sua vita serena in campagna. Questa
cosa aveva rafforzato con la moglie la tesi della necessit di quella serata al Dea.
La testa di Pippo scintill sotto il lampione, ben prima che il viso fosse
riconoscibile.
Che cavolo si messo in testa pens Leonardo.
Stivali tipo camperos, neri con cuciture rosse e bianche, pantaloni e giubbotto di
pelle nera borchiati, il postino si avvicin sicuro, come Marion Brando in Fronte del
Porto. Apr energicamente la portiera.
Fai piano, questa unanziana signora, lo riprese Leonardo.
che lamico fosse ancora in grado di riconoscere qualcuno dopo il terzo beverone.
Non fece in tempo a guardare quellumanit profumata e colorata, che scorse Pippo
che lo cercava, muovendosi con passo felpato da gatto lungo le mura della sala e
facendo attenzione a non incrociare lo sguardo di nessuno. Leonardo si alz, proprio
mentre lanziana signora si stava sedendo accanto a lui. La donna sospir.
Cosa c? afferrando lamico per un braccio e provocandogli un arresto cardiaco
temporaneo.
Cazzo! Mi hai fatto prendere un colpo. Lho visto, vicino al bar. Bisogna
andare.
La paura aveva spento ogni eccitazione nello stallone.
Dai, indicamelo.
Sei matto? Se mi riconosce questa volta mi rompe.
Non ci facciamo vedere.
Va bene, ma poi ti aspetto fuori.
A Leonardo bast osservarlo per due minuti per capire che quelluomo, dallo
sguardo deciso e vuoto, in maglietta nera per esporre i bicipiti tatuati, che osservava
la sala mantenendo il contatto visivo con tre ragazze sicuramente molto invidiate
dalle signore inutilmente scosciate, era l per curare i suoi affari. I due amici uscirono
da soli dal Dea, dopo neppure mezzora, stabilendo un record che Pippo non avrebbe
certo raccontato agli amici del bar.
Lo appoggiava sul piano della sua mente, completo con tutte le tessere al loro
posto, ma non riusciva a prendere sonno per il diavoletto che lo guardava beffardo,
impettito e antipatico come il primo della classe, immobile, ma con il braccio alzato.
Ripercorreva la trama dove tutti i fili si annodavano senza forzature. Lisa che tradiva
Francesco, lui che cercava compagnia, o viceversa, non era importante. Lisa, da
donna, aveva preferito una relazione pi stabile, Francesco, ingenuo e inesperto o
forse troppo confuso, era caduto vttima della giovent e apparenza di una delle
ragazze del Dea. Il tatuato lo aveva fotografato e ricattato. Aveva fatto proprio un bel
colpo, Francesco era la vittima perfetta. Cos attento alla forma, cos debole davanti a
Lisa. La sera che Nadia lo aveva visto al Dea probabilmente cercava la ragazza o il
suo protettore che lo stava ricattando. Sperando di salvare ancora il matrimonio o
almeno la forma, Francesco aveva trovato i soldi senza che Lisa lo sapesse e si era
recato allappuntamento. Probabilmente il tatuato lo aveva visto cos debole e
impaurito e aveva capito che poteva avere altri soldi. Dopo avergli preso il denaro e
averlo maltrattato un po, lo aveva rispedito a casa con una nuova richiesta.
Sicuramente aveva usato quella strana presa con cui aveva immobilizzato Pippo e,
per il dolore, Francesco non si era allacciato la cintura. Lo pensava sconvolto,
completamente in preda ai sensi di colpa che, lui sapeva bene, tolgono ogni lucidit.
Poi era stato un attimo di debolezza o di coraggio o, come voleva credere, la
confusione.
Nessuno lo avrebbe mai potuto sapere.
Mara gli port la colazione a letto, svegliandolo, quando il sole era gi al vertice
della sua ascesa quotidiana.
accanto a me.
Leonardo, per educazione, avrebbe voluto dirle di non disturbare la madre, ma
voleva togliere definitivamente il ghigno beffardo a quel buffone tutto rosso e nero.
Mi faresti un favore disse sottovoce, quasi con il timore di farsi sentire.
Mamma Leonardo Del Sapio, sai com pignolo. Vuole sapere dove hai trovato
il numero di telefono di Kledi, lalbanese che stato ucciso, visto che non era
sullelenco.
Leonardo pot sentire direttamente la risposta nella cornetta.
Lho chiesto a Mario.
Mario Guardeschi, poliziotto, era il figlio dellamante, da oltre trentanni, della
madre di Lisa. Francesco gli aveva raccontato la storia, quando ancora lavoravano
insieme, proprio il giorno che aveva saputo della morte di Antonia Guardeschi, la
madre di Mario. La madre aveva confessato a Lisa che la relazione era iniziata dopo
la morte del padre ma Angelo Guardeschi non aveva mai voluto lasciare la famiglia,
cos erano rimasti amanti con laccettazione sofferta e tacita di Antonia. Dopo la
morte di Antonia per la relazione era potuta diventare ufficiale e Lisa e Francesco si
erano trovati a frequentare spesso Mario Guardeschi e il fratello maggiore,
Alessandro, assecondando la volont dei genitori di creare la famiglia che per tanti
anni avevano desiderato.
Adesso abbassa quella mano o vai al cesso se ti scappa tanto! rivolto al diavoletto
che ancora lo osservava, impassibile.
Decise di non dire niente a Lisa e di non denunciare il tatuato. Quel tipo gli faceva
schifo, ma il numero che aveva inviato la fotografia era risultato, dallindagine che un
amico di bar di Pippo che lavorava alla Tim aveva fatto per qualche bottiglia di vino,
gi trasferito a un notaio, dopo che era stato per pochi mesi intestato a una donna
russa che ormai chiss dovera. E soprattutto cos Leonardo pensava di rispettare la
volont dellamico.
* * *
Era stato un sorriso a dare lultima spallata alla sua vita ansiosa, un sorriso che non
avrebbe mai pi rivisto. Leonardo stava ancora lottando con i demoni, pi stanchi e
velenosi, che apparivano allimprovviso a iniettare tristezza e ansia. E quel giorno
tutto sembrava tornato nero. Guardava la casa rossa sventrata, la vigna spettinata dal
tempo e dallincuria e quei campi scoscesi che ancora non conosceva. Aveva gettato
quindici anni di professione nel fiume, tutti i soldi in quella terra che non sapeva
coltivare e che quella mattina dinverno guardava come una sconosciuta, dura e
fredda. Sentiva che la lotta di quei mesi con le sue nevrosi laveva fiaccato, aveva
strappato con le mani nude gramigna affondando nella terra pi vergine della sua
infanzia, ma le radici pi profonde parevano resistere ancora, piene di un liquido pi
amaro. Aveva pensato di poter essere diverso, come per quarantanni si era sentito
solo in pochi momenti. Trovare semplicit e verit, uscendo senza rimpianti dalla
lotta in cui era stato schierato, come un cane da combattimento, quando ancora era
piccolo e dipendente dai genitori. Per il loro amore, il solo che allora conosceva,
aveva iniziato la lotta e non aveva pi smesso di combattere e soffrire. Aveva vinto
battaglie ma ogni volta nuovi cani pi grossi gli si paravano davanti. Aveva deciso di
uscire dallarena tra i fischi di tutti per cercare nuove gratificazioni, e se stesso; ma
sotto un cielo soffocato, seduto sullerba umida, guardava i campi, come la sua nuova
vita, chiedendosi se fuori dallarena in lui cera davvero la forza di imboccare una
strada sconosciuta. Quella mattina gli pareva che non esistessero quelle gratificazioni
umane per le quali aveva sempre avuto cos poco tempo e per cui aveva deciso di
lasciare la sensazione di successo che gli dava la sabbia impregnata di sudore del
circo. Dovette fare uno sforzo per alzarsi, sentiva la terra come sabbie mobili che con
un umido abbraccio lo coprivano, togliendoli la luce. Raggiunse la macchina e part
senza chiedersi dove, seguendo solo listinto che lo spingeva lontano da quella
frustrazione. Guid per oltre unora, senza rendersi conto, attraverso la campagna che
era la sua, senza conoscerla. Aveva sempre amato i cavalli, forse per quel senso di
libert che quellanimale, in realt tanto oppresso, riesce a esprimere, quando si
lancia libero al galoppo mostrando al mondo la sua ribellione. Il maneggio gli
apparve come una collina che saliva dallasfalto. Stanco e disorientato ferm la
macchina, parcheggiandola sul lato sinistro, in uno spiazzo pianeggiante, sopra un
tuffo nel verde. Raggiunse lo steccato dove spuntava la testa di un cavallo sauro. Nel
recinto un bambino montava un cavallo che girava in tondo, legato a una corda tenuta
in mano da una ragazza che assorb il suo sguardo. Prima not il corpo forte e
raccolto e la pelle scura. Leonardo gir lungo il perimetro del recinto per raggiungere
il posto pi vicino, mentre altri due cavalli, montati da donne adulte, giravano al
trotto allinterno del paddock spezzandogli la fissit dello sguardo. Adesso era a
meno di dieci metri, quando la ragazza sorrise. Si apr come nuvole al sole, dal mare,
prese forza sui lineamenti timidi, rimanendo per pochi attimi sospeso, a spargere
intorno una luce morbida e vera. Poi si spense dopo aver attraversato laria come una
stella cadente lasciando solamente la fame di rivederlo. Sorrise altre volte,
rasserenando e illuminando tutto intorno, senza aggredire, senza malizia, con una
dolcezza nascosta, timidamente custodita. Le persone e gli animali parevano
attraversate da unonda benefica e, negli occhi di Leonardo, la luce e il paesaggio,
sconfitti, lasciavano il campo a quellenergia pi intensa. A un tratto la ragazza si
ferm e si diresse verso lo steccato, tenendo sempre la corda in mano. Le fiss le
braccia definite, segnate da sottili graffi e cicatrici, le mani forti e piccole, che trov
cos belle con le unghie sporche dal lavoro. La ragazza lo guard incuriosita, un
attimo, poi abbass lo sguardo.
Non smettere mai di sorridere avrebbe voluto dirle Leonardo.
Ma dalla sua bocca non usc alcun suono, frenato dallimbarazzo per la differenza
det. Non era giusto.
Non smettere dessere quello che sei pens.
La ragazza leg la corda allo steccato e si diresse verso il fianco del cavallo.
Perdendo il contatto con il suo viso, Leonardo ebbe, per un istante, il desiderio di
provare a portare quella luce via con s. Ma sapeva quanto fosse fragile. Aveva
conosciuto tante donne e aveva visto gli occhi pi luminosi spengersi in poco tempo,
oscurati spesso da uomini senza rispetto per la fragilit della bellezza. Lui aveva gli
occhi di Mara, da proteggere. Guard la ragazza unultima volta, mentre ritornava
verso la macchina. Lei non si volt, ma sorrise aiutando il bambino a scendere, e un
raggio storto di quella luce, che forse si chiama amore, bast a Leonardo per dargli la
certezza che, anche nella sua vita, cera unaltra possibilit.
* * *
Era tornato alla sua vita semplice e serena. Dopo pochi mesi nessuno si ricordava
pi di chi aveva smascherato lingegner Renuzzi e anche Francesco, quasi per tutti,
apparteneva al passato. Poldo aveva ripreso un aspetto meno trasandato e le frequenti
passeggiate, con la primavera che iniziava a profumare laria, lo rendevano pi attivo.
Ogni tanto Leonardo lo vedeva anche correre da solo nel paddock, nitrendo e
muovendo la coda. Voleva bene a quel cavallo pigro ma generoso, che aveva
comprato solo pochi giorni dopo aver avuto la certezza di poter cambiare la sua vita.
Manuel aveva trovato un nuovo gallerista e i suoi quadri stavano acquistando valore,
come il ritratto di Mara nella vigna che Leonardo guardava ogni mattina prima di
affrontare il lavoro nei campi. Pippo aveva preso a frequentare il Dea, dopo aver
lasciato trascorrere il tempo necessario perch il tatuato si dimenticasse di lui. La
prima volta che era tornato nel locale si era fatto coraggio e gli era passato davanti,
velocemente. Il pappa non aveva mosso gli occhi vuoti dal corpo delle sue ragazze.
Adesso era innocuo, come ogni frequentatore abituale. E Lisa. Leonardo la sentiva
solo raramente, gli diceva che usciva poco e si lamentava del fatto che la madre la
coinvolgeva sempre pi spesso in gite o cene con la famiglia allargata, come la
chiamava lei.
La primavera stava gi gettando i suoi colori sui campi la mattina in cui Leonardo
incontr di nuovo Lisa. Era sceso dalla collina con la vespa per andare a comprare
antiparassitari allagraria. La vide che camminava sotto i pini del viale, abbracciata a
un uomo giovane vestito in modo casual ma elegante. Lisa non lo vide, nascosto dal
vetro spesso e polveroso dellagraria. Leonardo rimase a osservarla finch labbraccio
non si strinse in un bacio, che ferm il cammino della coppia. Luomo le accarezz i
capelli biondi sulla nuca poi, lasciate le labbra, per indurla a riprendere il passo, le
percorse con la mano la curva del sedere. A quel punto Leonardo si volt verso
lanziana signora dietro il banco. Prima di uscire si sincer che fossero lontani, le
sagome sintravedevano appena.
difficile spiegare perch talvolta la malinconia ci assale e ci spinge a
sprofondarci dentro. Leonardo sent una pioggia di tristezza cadergli sulla testa,
mentre metteva in moto la vespa e volle annegarci dentro. Invece di tornare a casa
inizi a girare per la campagna, senza chiarire a se stesso cosa stesse cercando. Forse
lo cap quando si trov a solo due curve dal luogo dove Francesco era morto. Per
inerzia o forse per trovare una giustificazione per proseguire, pens di andare a
invertire il senso di marcia nel largo spiazzo sterrato allapice della salita, davanti alla
chiesa. Procedeva alla velocit minima necessaria per mantenersi in equilibrio sulle
due ruote, quando vide lalbero che, ormai libero dalla carcassa della macchina e
privato del ramo tranciato, stava risvegliandosi, come lerba. Not che i cigli erano
stati puliti e pens che anche lui doveva tagliare lerba nei suoi campi. Fu in quel
momento che, guardando il tappeto verde che finiva sullasfalto, not, sul bordo
inferiore del cartello a righe bianche e nere che indicava la curva, pochi fili derba
tagliati. Fren, scese dalla vespa. Si accucci allaltezza dei graffi verdi e verific se
era lumidit che manteneva i fili derba, sollevati dal moto rotatorio della lama,
aggrappati alla superficie verticale. Sent che avevano trovato un sostegno
momentaneo e, passando la mano sulla superficie liscia lungo i quattro lati del bordo,
accarezz residui di qualcosa che sembrava colla ormai secca. Il rettangolo metallico
non era stato cambiato, una piega stirata lo attraversava sul lato destro. Il cuore
cominci a battergli forte. Si precipit gi dal ciglio per osservare il cartello di
metallo nel suo lato nascosto, scivolando e strusciando il sedere lungo il pendio. Con
le ginocchia appoggiate allerba, pass la mano sul bordo e, nellangolo in basso alla
sua destra, sent del nastro che ancora aderiva alla superficie. Era un pezzetto di non
pi di un centimetro quadrato, bianco con il frammento di un logo rosso. Ebbe la
tentazione di staccarlo per osservarlo meglio, ma si ferm. Poteva essere una prova.
Dovette aspettare cinque giorni perch la notte fosse cieca. Le nuvole stendevano
un telo nero sulle stelle e la luna voltava la sua faccia altrove. Pippo sedeva dietro di
lui facendo cigolare, a ogni irregolarit del terreno, gli ammortizzatori della vespa
ormai stanchi e reggeva in mano due sacchetti per la spazzatura neri. Giunto alla
curva, Leonardo fece scendere lamico e accese il cellulare.
Aspetta che ti chiami.
Prosegu per due curve, poi invert il senso di marcia. Guard che nessuna luce,
anche lontana, tagliasse la notte e compose il numero.
Parto, coprilo.
Fece la prima curva a destra prudente, poi affront a velocit pi sostenuta la piega
a sinistra. Non fece in tempo a impostare la curva sulla destra, in leggera
controtendenza, che una macchia nera gli si par davanti, nascondendogli la via di
fuga. I fari sparavano verso il nero, le luci della citt erano soffocate dal ciglio e dagli
alberi fitti lungo il pendio. Fren e, dopo meno di dieci metri, si ferm, proprio
davanti a Pippo che gi si preparava alla fuga.
Sali che andiamo a bere qualcosa, ne ho proprio bisogno.
Cerc il corpo di Mara, ma ne trov solamente il calore rimasto tra le pieghe. La
luce che tagliava il bordo delle finestre lo riport al giorno e alle sensazioni del suo
corpo.
Leonardo affond il viso nel cuscino a fuggire la luce, le braccia larghe,
abbandonate. Aveva la nausea, si sentiva come un naufrago su quel mare bianco,
sospeso sulla verit, come un corpo che galleggia su unacqua troppo densa per
essere penetrata. Rimase cos, con le braccia larghe, come un equilibrista sul filo,
cercando di trovare un buon motivo per alzarsi. Il suono dei passi di Mara glielo
diede. Si volt e con un colpo di reni si tir in piedi. Una lama fredda gli attravers la
testa. Plac il dolore premendo le mani sugli occhi, poi inizi a massaggiarsi il collo
per favorire il passaggio purificatore del sangue.
Allora sei vivo!
La luce penetrata dietro il corpo di Mara gli aveva restituito i colori e purtroppo
anche limmagine del suo viso pallido e segnato, circondato da un boschetto
biondiccio bombardato e inaridito. Leonardo, sorridendo, guard di nuovo la sua
immagine riflessa nel piccolo specchio, sulla parete davanti al letto.
Penso per poco.
Mara lo abbracci, lui si lasci andare, come un corpo senza forze.
Dai scemo, tirati su.
Iniziarono a ridere.
Il liquido bianco lasciava affondare le piccole barche dolci. La testa e il fegato
speravano che il latte avesse il potere disintossicante che gli si attribuisce, ma la
bocca lo rassicurava: i biscotti secchi che Mara aveva preparato avrebbero resuscitato
chiunque! Leonardo, seduto sotto il pergolato, abbracciandole il ventre morbido
mentre gli sedeva sulle gambe, raccont alla moglie del cartello accecato e della
serata al bar con Pippo a giocarsi al biliardo le bevute. Lamico aveva voluto
continuare fino alla chiusura del locale. Quando gli ricapitava di bere tanto e gratis!
Non so se ho bevuto pi birilli o alcolici concluse.
La moglie si alz per andare a controllare larista nel forno a legna, sullaltro lato
dellaia, mentre Leonardo, con la curiosit di un bambino, riprese ad affondare e
deglutire barchette. La donna guard dentro il forno di pietre grigie, poi con
movimento energico soffoc con il coperchio di ferro la bocca rossa. Attravers con
passo deciso lo spiazzo di pietre scaldato da un sole giovane e trov subito gli occhi
appannati del marito.
Non ho mai voluto mettere bocca in questa vicenda. Ma sei tornato indietro,
evidentemente dimentichi in fretta. E poi stai di nuovo dando troppa importanza al
lavoro.
Leonardo lasci le barchette in secco.
vero. Questa storia mi ha un po ributtato nel passato. Ma non capisco cosa
centri il lavoro.
Meno male te ne accorgi. Comunque volevo dirti che Francesco era come te:
pignolo e corretto. Non penso centri la sua professione. Se veramente pensi che ci
sia qualcosa di strano devi cercare altrove... e sai bene dove.
Leonardo abbass la testa, accarezzandosi la fronte.
Anche per questo amava sua moglie, ma non poteva chiedere a Lisa. Nella
migliore delle ipotesi avrebbe accettato di parlarne, ma da dietro un muro. Anche
Francesco non gli aveva mai parlato della sua famiglia. Per era il punto da cui
ricominciare e anche la sollecitudine con cui la madre aveva fatto in modo che Lisa
avesse il numero di telefono di Kledi rafforzava questa convinzione. Leonardo si alz
dalla sedia e si diresse verso la casa. A testa bassa guardava lombra che lo
accompagnava, silenziosa. Passando accanto a Mara, seduta sul divano con un libro
in mano, le baci il collo, stringendola alle spalle. La moglie, voltandosi, gli sorrise
ricambiando labbraccio.
Ti vedo rinfrancato.
Si. Vado in banca.
Finalmente ti sei deciso a venirmi a ringraziare!
Lo aveva fatto salire subito aspettandolo per seduto sulla sua sedia di finta pelle,
sotto lala protettrice del nuovo calendario della banca, appeso alle sue spalle.
Ciao Giorgio. Di cosa dovrei ringraziarti? fingendo sorpresa.
Come Del Sapio! Sei diventato famoso per merito mio. Eri su tutti i giornali. Ora
devi raccontarmi tutto e soprattutto i particolari che non cerano.
Segreto istruttorio.
Non dire cazzate!
Ti ringrazio per laiuto ma dovrai trovare qualcosa daltro per il prossimo salotto
di gente che conta.
Va bene, va bene, Del Sapio. Allora, visto che non sei passato a ringraziarmi,
cosa vuoi?
Il direttore si lasci sprofondare nella sedia, accarezzandosi il mento e apprezzando
la rasatura da recluta.
Cosa sai della madre di Lisa?
Giorgio schizz sulla sedia come se fossero spuntati cento spilli dalla pelle fnta.
Senti, senti... Cosa centra la madre di Lisa?
Niente, volevo solo capire lambiente familiare in cui viveva Francesco per
spiegarmi i motivi del suo gesto.
Leonardo sapeva che la scusa non reggeva, ma era anche convinto che il piacere di
dimostrarsi pi informato di lui avrebbe presto sgominato ogni resistenza nellanima
pettegola del bancario. Cedette subito.
Facevo meglio a non chiedertelo. Tanto non ti si cava fuori niente. Ma visto come
hai utilizzato le informazioni che ti ho dato sul Renuzzi finirei per sentirmi in colpa
se non ti aiutassi. Franca Carino, la madre di Lisa, si spos molto giovane con Danilo
Beni, un uomo molto bello. La famiglia di lei era piccolo borghese, mentre lui era di
estrazione popolare. Comunque la mia mamma mi ha sempre detto che erano la
coppia pi ammirata del paese. Tuttavia dopo pochi anni erano gi in crisi, lui non
aveva studiato e faceva loperaio. Aveva molte donne intorno. Penso che Lisa fu il
modo con cui Franca pens di riportare il marito a casa e forse dare un senso alla sua
vita. Le cose naturalmente non migliorarono, anzi. E pare che anche Franca avesse
gi una relazione con Angelo Guardeschi, quando il padre di Lisa mor in un
incidente sul lavoro. Franca cerc di convincere Angelo ad andare a vivere con lei,
ma lui aveva gi i due figli e non accett, anche se pare labbia aiutata a trovare il
lavoro di impiegata e forse anche economicamente. Angelo Guardeschi era
benestante, il padre aveva gi la ditta di trasporti con cui pare facesse anche strani
traffici. Franca voleva per la figlia un marito come Angelo, ma Lisa da ragazza... Ma
che sto a raccontarti, se ricordo bene te e Lisa...
termine dei due binari paralleli di documenti, forniva luce e calore allambiente.
G... g... Ecco qua Guardeschi Spedizioni Spa. Se vuole pu andare in sala riunioni
a consultare i documenti. libera.
Grazie signora, casomai dopo.
Come preferisce.
davvero confuso pens la donna ritrovando la luce dellingresso e la rabbia, nel
rivedere il supporto di quellimmagine cos rassicurante sparso sul pavimento.
Leonardo, rimasto solo nella stanza, respir di nuovo profondamente, stavolta per
ritrovare un po di serenit.
Al diavolo letica professionale pens.
Prese il fascicolo che sembrava pi recente e si avvicin alla finestra, cercandone
la luce. Sciolse il nodo del cordone di cotone beige che chiudeva il fascicolo e lo apr.
Gli fu sufficiente leggere la prima riga Verbale dellassemblea dei soci e il nome
scritto poco sotto per decidere: doveva andare dal commissario Forte.
Si era vendicata! La signora Perelli non gli aveva permesso di portare via i
documenti dallarchivio e aveva voluto dargli una copia di tutto. Cos quando
Leonardo era uscito dallufficio un vento freddo spazzava la strada umida e vuota,
fasciata dal riflesso delle luci artificiali. Infreddolito e stanco pens che forse era
meglio rimandare alla mattina successiva la visita al commissario anche perch cos
aveva la possibilit di riflettere e ricomporre i pezzi, di nuovo sparsi nella sua mente.
Avrebbe voluto che Mara non fosse andata proprio quella sera a cena con le sue
amiche, cena tra donne aveva sentenziato, perch voleva provare a spiegarle tutto
prima di andare dal commissario. Forte non gli era proprio sembrato un tipo intuitivo
come Fantucci. Salire a piedi fino alla casa di Manuel a quellora e con quel vento,
che lass aveva campo aperto e poteva mostrare tutta la sua forza, non era allettante,
ma il pensiero di una serata con lamico e la possibilit di poter raccontare a qualcuno
la sua scoperta vinsero ogni resistenza. Sal sulla vespa e part, trovando subito il
vento, compagno dellascesa che laspettava, a pelargli il viso. Giunto a casa lasci la
vespa nellaia e si avvi per il sentiero, che saliva verso il bosco. La luna era ancora
assente e presto si trov avvolto da un buio assoluto. Ricordava di avere visto un nero
cos solamente una volta nella sua vita. Navigava sul Mar Tirreno, lontano da ogni
costa, e il mare provava a tirarlo a s, fasciando i bordi della barca fino a sfiorare la
sua mano, fuori dallo scafo. Guardava la massa crescere, avvicinarsi, spostare la
barca che frenava sul lato opposto, aprendo una ferita di schiuma, per poi ritornare in
faccia allonda e aspettarne unaltra. Leonardo non riusciva a staccare gli occhi dalla
massa in movimento, ma la paura era cancellata dal desiderio insano di andare
incontro al mare a fondersi con quel nero, senza spazio, a sentire addosso la forza,
lacqua senza luce e senza fine.
Vorrei emozioni per mio figlio, lunica cosa che vale. Il resto niente aveva
pensato.
Quel figlio non era mai nato.
Il sorriso di Manuel lo accolse nella sala foderata dabete e riscaldata da una
piccola stufa a legna. Lo schermo acceso del computer e il fuoco nella gabbia di ghisa
erano le uniche fonti di luce.
Devo rispondere a Marco, un mio amico, a Nassirya.
Manuel si sedette sullo sgabello tondo, anchesso dabete, davanti alla luce ferma,
le mani appoggiate sulla tastiera, senza voce.
Leonardo si appoggi allamico, per leggere.
Sabbia e sangue. Non riuscir mai a togliermi questo sapore di bocca. E chi ci ha
mandato qui non lo ha mai sentito.
Manuel alz lo sguardo di un bambino smarrito.
Che posso dirgli?
Leonardo mosse le dita sulla tastiera.
Non un uomo solo che decide.
La bottiglia di vino era ormai completamente vuota e le parole superavano le
pareti, sciogliendosi nel silenzio di un tuffo nel vuoto. Sedevano in faccia alla
finestra, dove il vento saliva senza ostacoli, e da dove si sarebbero potuti lanciare, a
sorvolare la valle.
Ho scelto questa casa per il silenzio. Spesso la gente fa rumore solo per far sentire
agli altri che esiste. Ha paura dessere invisibile. Richiede troppi sacrifici cercare di
fare qualcosa di valido, pi semplice vestirsi strano o urlare slogan o andare al
Grande Fratello.
Io invece ho sempre cercato di non essere visto. Forse perch da piccolo non
dovevo mai disturbare i miei genitori. Sono stato educato a esserci, ma in silenzio.
Infatti sono finito come te in campagna, fuori dal mondo.
Non siamo fuori dal mondo, ma abbiamo la possibilit di guardarlo dallalto.
Manuel sorrise indicando, con il palmo della mano rivolto verso lalto, la citt
illuminata, distesa ai loro piedi, ma da quella distanza a Leonardo le luci sembrarono
senza vita, come decorazioni natalizie.
Non ti creder.
Manuel guardava lamico negli occhi, con affetto. Aveva ascoltato il racconto di
Leonardo, senza interromperlo, e ne aveva apprezzato la logica, seguendolo passo
dopo passo, sul filo delle nevrosi, ma non aveva trovato una prova concreta che
rendesse non necessario quel cammino psicologico sospeso, sul niente.
Non hai prove. La mia intelligenza mi dice che hai ragione, ma qui non si tratta di
trovare la verit, ma di provarla, senza ombra di dubbio.
Lo so, lavessi visto prima.
Cosa?
Niente, non te lho detto per non condizionare il tuo giudizio, ma una prova
lavevo.
Come lavevi, cosa vuoi dire?
Ormai troppo tardi.
Adesso sapeva comera andata quella notte e tra pochi minuti lo avrebbe saputo
accanto a lui come un amico fedele, e bevve un sorso di vino rosso. Mentre il liquido
toccava le sue labbra, liberando anche il fondo, un ricordo gli scivol in testa, come
quel succo nella gola, anticipando nel suo cuore il tramonto del sole. Erano passati
trentanni, ma non riusciva a dimenticare. Era un bambino timido e solitario. I
compiti di scuola finivano presto e cos dinverno, quando pioveva, restava nella sua
cameretta a giocare da solo, mentre il padre lavorava nel suo studio di avvocato in
una zona separata della casa e la madre usciva per negozi. I genitori impegnati a
inseguire la felicit che mai lui sarebbe riuscito a dargli e mai avrebbe visto nei loro
occhi, non si accorgevano di lui per ore, mentre i cowboy combattevano cento
battaglie con gli indiani e i cavalli si rialzavano sempre. La madre generalmente
tornava poco prima di cena e gli accarezzava i capelli biondi, senza abbracciarlo o
baciarlo. Era successo un pomeriggio, come tanti che erano stati. Mentre lui si
trovava nella sua camera, in fondo al corridoio e a ridosso del giardino, la cucina si
era allagata di luce e calore. I vigili del fuoco accorsi conclusero che il bambino
aveva messo dellacqua a riscaldare sul fuoco e che poi se ne era dimenticato e il
manico arroventato aveva acceso le tende. Ma gli indiani non avevano mai smesso di
cavalcare. Nessuno gli credette, la porta e le finestre erano chiuse quando i vigili
erano arrivati. Lo avevano trovato nel giardino, con il suo sacchetto in mano e i
cavalli confusi alle frecce e alle pistole. La madre aveva preteso che fosse punito,
mentre il babbo pareva volerlo perdonare. Ma le donne hanno sempre lultima parola
sui figli, forse perch li hanno tenuti in grembo, e cos la sua finale di calcio svan. Il
pomeriggio seguente rimase seduto sul letto, con la maglietta della squadra col
numero sette e gli scarpini ai piedi, a sognare il gol che avrebbe fatto scartando tutti,
anche il portiere. La sua mente richiedeva una motivazione a quel fantastico gol, con
Giulia che sorrideva, che era rimasto nella sua stanza, negli scarpini puliti. Pass
meno di un mese. Gli indiani questa volta vendevano cara la pelle e Buffalo Bill era
ormai circondato, con solamente il suo invulnerabile cavallo bianco a fargli da scudo.
I passi stavolta li aveva sentiti. Aveva sollevato la testa bionda e gli occhi grigi
avevano mirato in alto. Avvicinandosi alla cucina il cuore gli batteva forte, ma cera
il cavallo bianco che stringeva nella mano a proteggerlo. Lodore della vernice ancora
fresca gli confondeva il profumo che fuggiva nel corridoio. Apr la porta, rimanendo
fuori, pronto a scappare. Una donna bionda sedeva al tavolo, dandogli la schiena, con
in mano una tazza di t caldo; il pentolino fumava ancora sul fornello. Nessun altro
era in quella stanza. Si gir e inizi a correre con le gambe magre e bianche verso la
porta di casa. Non raggiunse laria libera perch, dopo pochi passi, sbatt su gambe
pi forti e larghe delle sue, anche trentanni dopo.
Babbo, babbo di l c la donna che ha dato fuoco alla cucina.
Ma cosa dici quella signora non stava bene ed salita a prendere un t. Ora vai in
camera tua.
Ma babbo.
Vai a giocare.
Lo aveva girato di forza e spinto nel corridoio.
Pochi minuti dopo il cavallo bianco cadeva, trafitto davanti Fort Apache.
Si alz che il sole ancora faticava a superare il profilo scuro dei boschi. Poldo,
senza muovere un muscolo, lo guard uscire nellaia e poi partire con la vespa. Tir
un sospiro di sollievo, riprendendo a sognare puledrine giovani. Leonardo arriv alla
curva dove Francesco era morto che le luci nella valle erano ormai spente. Salt gi
dal ciglio e, senza esitazioni, strapp il frammento di nastro. Senza risalire sulla
strada, lo confront con il logo della Guardeschi Spedizioni Spa impresso su un
foglio di block notes, con pochi appunti, che si era infilato in tasca mentre la signora
Perelli faceva le fotocopie. Forse se ne era anche accorta perch lo aveva fissato un
paio di secondi con sguardo da insegnante delusa. Ma, di fronte alla sua reticenza,
non aveva avuto il coraggio di andare oltre e si era limitata a un sospiro forzato.
Langolo seguito dal tratto curvilineo pareva coincidere, anche se le dimensioni erano
molto diverse, e il rosso aveva una tonalit molto simile, considerando il diverso
supporto. Scal di corsa il ciglio, mise in moto la vespa e part con lo sguardo attento
a scorgere un telefono pubblico.
Questa volta non sarebbe tornato nella sua stanza.
La madre di Lisa era rimasta sorpresa della richiesta ma Leonardo aveva la chiave
per indurla a farlo e non esit a usarla. Erano nati nel momento sbagliato e avevano
condannato il suo cuore a un amore nascosto, senza luce.
Il maggiolino si ferm nel parcheggio antistante la Guardeschi Spedizioni Spa.
Leonardo alz lo sguardo e ritrov il suo viso tirato in un muro di vetri a specchio,
dove il sole era una palla di luce sul nero. Alla sua destra si aprivano dieci bocche
pronte a ricevere e sputare merci a cui i camion si appoggiavano come Poldo alla
mangiatoia. A sinistra una strada pavimentata fiancheggiava ledificio e, solo oltre
linferriata, respirava ancora un morso di verde. Not che Lisa e la madre erano gi
arrivate, la Porsche Cayenne blu risplendeva proprio accanto alla porta. Non ebbe
bisogno di suonare il campanello perch, quando fu a un metro di distanza, la
serratura scatt e la porta si allontan leggermente dal telaio.
Probabilmente mi hanno visto da dietro gli specchi, pens Leonardo. Una ragazza
giovane ed elegante gli venne incontro e lo condusse al secondo piano, fermandosi
davanti a una porta di legno massello.
La stanno aspettando disse, abbassando la maniglia e invitandolo con lo sguardo
a entrare.
Leonardo, senza farsi vedere, tocc il taschino della giacca, che indossava senza
cravatta, per rassicurarsi che il piccolo registratore fosse ancora al suo posto, poi
entr. Angelo Guardeschi era in fondo alla stanza, sedeva su una sedia con lo
schienale alto, di pelle nera, al termine di un tavolo lungo una decina di metri. Aveva
il viso abbronzato, segnato da spesse rughe e lo sguardo deciso. Lisa e la madre erano
in piedi davanti alla lunga vetrata da dove probabilmente lo avevano visto arrivare.
Mario Guardeschi sedeva non lontano dal padre, dando le spalle alla vetrata.
Leonardo not che aveva posato la pistola sul tavolo.
Buongiorno.
Ciao fu Lisa la prima a rispondere, ma senza guardarlo.
Per Francesco il lavoro era un rifugio sicuro, la base solida della sua vita, l
sapeva cosa laspettava, l poteva dimenticare. Questa dedizione lo manteneva lucido,
comunque abbastanza per rendersi conto di quello che lei stava facendo con i conti
della Guardeschi Spedizioni Spa.
Cerc Alessandro, senza trovarne gli occhi.
Lo disse a lei, Angelo, che di fronte allevidenza decise di proteggere prima di
tutto lazienda.
Attese una reazione. Solo gli occhi di Alessandro tagliarono, per un attimo, laria a
destra, contro il padre. Continu.
Lei, Angelo, decise di inserire Francesco nel consiglio di amministrazione
togliendo ad Alessandro la firma sui conti. Ho trovato tra i documenti di Francesco la
bozza del verbale dellassemblea che lui stesso aveva preparato. Penso non sia stata la
paura di perdere il ruolo in azienda, ma quello familiare, lamore o, forse, solo il
rispetto del padre.
Angelo bevve un sorso dacqua dal bicchiere, posandolo poi nuovamente, con
delicata attenzione sul sottocoppa rosso, senza tradire alcunemozione.
Leonardo riprese a parlare.
Alessandro aveva bisogno di un sostegno, di un aiuto, di qualcuno che potesse
capire, che avesse qualcosa da difendere da Francesco, che stava prendendosi tutto il
rispetto di vostro padre. Lei, Mario.
Mario Guardeschi fece girare la pistola sul tavolo come una bottiglia nel gioco dei
ragazzi.
Tanto ormai vado fino in fondo pens Leonardo riprendendo, senza esitazione.
Fu lei Mario a suggerire come screditare Francesco. Bastava mostrarlo agli occhi
di suo padre come guardava lei: un uomo che perde soldi e tempo dietro alle donne.
Conosceva il pappone del Dea, labilit delle sue donne e la debolezza di Francesco:
fu facile organizzare tutto. Francesco fu sedotto, fotografato e ricattato. I soldi del
ricatto erano il compenso per il pappone. Ho recuperato il videotelefono di Francesco,
lo aveva portato a riparare perch gli era caduto proprio al Dea, una sera che era
andato a cercare il suo ricattatore. Cera una foto e linvito a recarsi alla chiesa
abbandonata proprio la sera che mor. Probabilmente i sensi di colpa lo sconvolsero,
ma cerc di salvare almeno il matrimonio. Fece un contratto senza dirlo a nessuno e
con i soldi dellanticipo si rec allincontro. Probabilmente il pappone non si
accontent o cap che poteva avere di pi e, dopo averlo maltrattato, lo mand via
con una nuova richiesta. Quel delinquente ha un modo particolare di afferrare la
gente, con una presa sulla spalla, che sposta la clavicola. Francesco aveva dolore, per
questo non si mise la cintura. Sempre pi sconvolto, part a tutta velocit.
Leonardo fece una breve pausa, per riprendere fiato. Mario sorrideva, ironico.
Ma a te non bastava rivolgendosi al poliziotto.
Quando sapesti dellincontro andasti alla curva pi pericolosa e copristi il cartello
che la segnalava. Ho trovato il nastro adesivo della Guardeschi Spedizioni su quel
cartello, quello che tu hai fatto finta di non vedere durante i rilievi. Francesco non
poteva vedere la curva.
Gli occhi di Angelo finalmente si mossero e cominciarono a spostarsi lentamente
Maggio. Il vento risaliva il colle accarezzando le onde del grano. Leonardo prese
Mara per mano e inizi a correre, accanto al vento, tagliando il mare giallo e denso
verso la cima, dove due figure danzavano una musica del sud del mondo. Il rosso e il
bianco si univano per poi allontanarsi, senza dividersi. Era felice e rideva, la gonna di
Mara danzava sulle gambe, il profumo leggero dei suoi capelli confondeva quello pi
denso del grano. Sentiva che nella vita si pu essere una persona sola, con quattro
gambe. Al termine della salita si buttarono in terra, in faccia al cielo strappato e senza
fine. Si baciarono, senza respiro, fuori il mondo.
Manuel indossava una camicia candida, Tania un vestito rosso, di maglia, aderente.
Pensi di sopravvivere?
S, se mi dai subito un bicchiere di rosso.
Leonardo, ancora sdraiato, indic allamico il fiasco sul tavolo apparecchiato.
Sorrisero.
Anche con la vista appannata dalla situazione cardiaca preinfartuale, le cose
importanti le vedo aggiunse, strizzando locchio.
Anche il bacio tra Manuel e Tania non gli era sfuggito.
Ricevuto il bicchiere dallamico si mise seduto e inizi a bere, soddisfatto.
Per te. Senza di te non sarei potuta rimanere. Il commissario Fantucci stato
fantastico con il mio permesso di soggiorno.
Tania gli porse un pacchetto di carta ocra, con spighe di grano a ornare il nastro
blu. Leonardo si alz in piedi lentamente, gli occhi bassi per assaporare e definire la
sensazione di gioia. Quando alz lo sguardo, cerc Mara, sorrideva. Come al loro
primo incontro. Il bar era sospeso sulla scogliera aspra che si tuffava decisa nel mare.
Le parole erano assorbite dagli sguardi. Il cielo cercava invano il colore dei suoi
occhi.
fine