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I LUOGHI DEL DELITTO

LE INCHIESTE DI LEONARDO DEL SAPIO 1

ANDREA PAZZAGLIA

La paura della verit


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Il luogo del delitto

Era il 200 a.C. e i romani combattevano con i liguri per la conquista di un


bellissimo territorio. Un soldato combatteva con particolare vigore e coraggio perch
voleva conquistare quellangolo di paradiso, per viverci. Sentiva che quella era la sua
terra. Al termine della battaglia il comandante per ricompensarlo, o forse per
schernirlo, gli promise il pezzo di terra che sarebbe stato in grado di coprire con la
pelle di un bue. Tutti risero pensando che al massimo avrebbe potuto avere la
superficie per la sua tomba. Ma il soldato accett, felice. Tagli la pelle di bue in
tante striscioline e circond il colle pi bello di quel territorio. Su quel colle nacque
Buggiano.
Dal nome di quel soldato (Abudius con laggiunta del suffisso -anus) deriva,
secondo una delle tante supposizioni, il nome Buggiano, comune della Valdinievole
che ha raffigurato nello stemma proprio un bue.
Buggiano forse la pietra pi preziosa del mosaico di piccoli paesi incastonati su
colline di ulivi in cui si svolge questa storia e il soldato, coraggioso e arguto,
senzaltro lantenato di Leonardo, il protagonista della vicenda.
La casa rosso antico di Leonardo si trova infatti proprio nella zona collinare della
Valdinievole, su uno dei tanti colli che guardano la valle perdersi nel padule.
La Valdinievole una zona poco conosciuta della Toscana, tra Lucca e Pistoia, con
i maggiori centri abitati (Montecatini Terme e Monsummano Terme) distesi nella
pianura, i piccoli paesi (Buggiano, Massa e Cozzile, Uzzano, ecc.) arroccati sulle
colline e il padule di Fucecchio, riserva naturale ricca di flora e fauna, a protrarsi, con
una superficie di 1800 ettari, verso la provincia di Firenze.
Il nome della valle deriva dalla Nievole (Nivole, dal latino nebula nebbia),
torrente che scorre nella sua zona centro-orientale, ma il corso dacqua principale la
Pescia Maggiore che si trova nella zona occidentale, e attraversa Pescia, localit
famosa nel mondo per la coltivazione dei fiori.
La zona collinare della Valdinievole ha la dolcezza e i tratti tipici del paesaggio
agrario toscano, impreziosito dal contrasto con le rocche e borghi fortificati di epoca
medioevale che ritagliano il cielo sulle cime dei colli. Nella valle ci sono Montecatini
Terme, citt termale e turistica con parchi naturali di accurata bellezza, ma oggi
conosciuta soprattutto per i locali notturni, e Monsummano Terme con le grotte calde
naturali; ma bisogna salire verso i poggi per trovare lanima di questa terra, posta nel
cuore della Toscana, gentile e forte. Percorsi appartati lontani dal rumore della valle,
vie antiche e angoli solitari, dove si respira un passato di mazze ferrate e terra. La
mazza ferrata proprio uno dei simboli nello stemma di Massa e Cozzile, comune

anticamente costituito da tre diversi borghi: Verruca, Massa e Cozzile. Lo stemma


raffigura i simboli di ciascuna comunit: la croce di Verruca, il giglio di Cozzile e la
mazza ferrata di Massa. Il borgo di Massa, circondato da uliveti, chiuso in resti di
mura antiche con vie strette che salgono verso il cielo e ovunque tracce di memorie e
passato. Proprio nel comune di Massa e Cozzile si trova il luogo dove nata lidea
dellincontro da cui deriva tutta la vicenda del libro: il Santuario della Madonna del
Carmelo a Croci. La chiesa bianca e solitaria appare allimprovviso al margine di un
ampio piazzale sterrato, dopo aver percorso una strada stretta e contorta che si
arrampica verso laltopiano di Croci. Consacrata nel 1710 ha ununica navata e
facciata con portico a tre arcate con colonne in pietra. Abbandonata al degrado,
stata per molti anni oggetto di atti vandalici che ne bruciarono le panche, le porte e i
dipinti e ne imbrattarono i muri con scritte oscene e sacrileghe. Alcuni anni fa stata
restaurata.
il luogo ideale, sospeso tra bellezza e mistero, per dare inizio alla storia.

A Michela e agli amici che ho perduto

Cerano notti in cui il vento tornava a muovere i fiori... e cera ancora una lunga
ferita di terra bruna aperta dalla frana che aveva graffiato la collina, segnandola per
sempre. Gli ulivi la guardavano dai lati, felici di essere scampati a quel fiume di terra
e forza e offrivano i loro rami a un vento scherzoso, che danzava tra le olive. Il sole
stanco di fine estate si riposava talvolta dietro nuvole rade, bianche e ben definite,
come disegnate da un bambino. A Leonardo quella mattina sembrava rispecchiare il
suo sentire interiore scosso ormai da venti controllabili, ma segnato dal crollo che
cinque anni prima gli aveva aperto il muro che aveva dentro e dal vuoto ridato una
vita. Guidava lentamente la sua vespa, scendendo lungo quella strada che conosceva
bene. Anche di notte, quando correva salendo ogni curva rivolto al cielo, unica fonte
di luce. Aveva un senso di prudenza, quasi temendo che la terra potesse riprendere a
scendere, a travolgere. Lerba e gli ulivi lo rassicuravano. La natura in qualche modo
aveva ripreso il controllo della collina, come lui della sua vita.
Adesso sapeva comera andata quella notte e tra pochi minuti lo avrebbe saputo
anche il commissario Forte, ma non gli avrebbe creduto. Si era ripromesso di
mantenere la calma e descrivere gli eventi con parole semplici, cercando di utilizzare
tutta la sua capacit espressiva, ma solo fili sottili legavano quei giorni e li tenevano
in luce, solo una chiave che anche lui possedeva da poco apriva la porta della verit.
Erano trascorsi quattro mesi da quando Francesco, suo amico sfumato dal tempo,
era stato trovato morto. Era una mattina come solo in Toscana esistono. Gli ulivi
gravidi rendevano al cielo la luce e un cane, in cui la vita sembrava essersi divertita a
mettere una buona dose di s, aveva iniziato ad abbaiare lontano dal padrone. Non
aveva cominciato a giocare con quel corpo riverso, forse sentendo il forte odore di
sangue o distratto da quella striscia rossa che attraversava il verde. Leonardo laveva
vista dopo quasi un mese la striscia rossa accanto al fiume, in una delle foto scattate
dalla polizia e, per un attimo, gli era parsa quasi bella. Poi una grande tristezza
laveva coperta.
La morte di Francesco era passata di bocca in bocca per pochi giorni ed era anche
apparsa sulla civetta de Il Tirreno, ma dopo il funerale era gi praticamente
dimenticata. Come tutti i morti a causa di incidente, la gente lo aveva ricordato per
qualche giorno, quasi per esorcizzare il pericolo, poi tutto era scivolato via. Non
aveva fatto niente nella sua vita per cui valesse veramente la pena ricordarlo e attorno

a s non aveva, ormai da anni, sentimenti veri. Visitava ogni giorno i suoi genitori,
incontrava tanta gente e spesso usciva a cena, ma tutto questo avveniva nei limiti del
qualunquismo delle buone creanze e conoscenze. Non aveva pi un amico vero e
anche il rapporto con la moglie era ormai vissuto pi come un contratto che per
amore.
La polizia aveva accertato che la Bmw, lanciata a una velocit anche difficilmente
immaginabile in una strada di collina stretta e contorta, aveva praticamente
dimenticato una curva, decollando davanti alle luci lontane e vive della citt e
sbattendo contro un albero che interrompeva il cielo accecato di quella notte.
Francesco, senza cintura di sicurezza, dopo lurto aveva proseguito il suo volo senza
ali fuori dalla macchina, di faccia al mondo, prima di sbatterla sullerba e scivolare
lungo il pendio quasi fino al ruscello, ormai morto.
Leonardo aveva saputo della morte alcuni giorni dopo, quando Lisa di prima
mattina gli aveva telefonato. Lisa era la moglie di Francesco e per Leonardo uno di
quei ricordi agrodolci che tutti abbiamo nel foglio delladolescenza. Il senso
dassurdo che accompagna la morte delle persone ancora sane laveva seguito tutto il
giorno, speso nella vigna in maglietta e pantaloni da lavoro, sotto un sole vivo che
pareva, dopo gli scrosci dei giorni scorsi, non volersi pi riposare. A lampi ricordava
i giorni passati con Francesco, giorni dansia soppressa, in cerca di sfogo, di libert
lontana. Era rientrato con il buio seguendo il sentiero fino a casa, senza bisogno della
torcia, sotto una luna invadente. Aveva aperto la porta scrostata e si era seduto su una
vecchia sedia di campagna la cui impagliatura si stava lentamente trasformando in
polvere, accanto al camino, nel suo angolo di riflessione. Ora pensava che il giorno
seguente ci sarebbe stato il funerale e lui sarebbe dovuto tornare in paese, vedere
persone di ieri che gli avrebbero detto le stesse cose di circostanza e chiesto della sua
vita, senza dire niente di loro. Sentiva dentro due forze che lottavano e mantenevano
in equilibrio la sua volont impedendogli una decisione definitiva. Da una parte
leducazione convenzionale radicata nella sua infanzia che gli faceva pensare quasi
irrispettosa la sua assenza, dallaltro la nuova corrente di libert che ora gli spazzava
dentro e gli faceva pensare che dovunque fosse stato in quei giorni, Francesco
avrebbe comunque in qualche modo occupato i suoi pensieri. Sua moglie si avvicin
con passo lieve.
Non so se andare, domani.
La luna che sinsinuava calda dalla finestra davanti al camino ricordandogli i
fuochi al campeggio, da ragazzo, e i fiumi di parole, sembrava aver dimenticato la
sua lontananza. Mara gli accarezz i capelli, poi lo abbracci da dietro stringendogli
il collo. La decisione spettava a lui e lei poteva solamente fargli sentire il suo
sostegno, qualunque fosse stata. Mand le braccia dietro la schiena e la cinse alla vita
rimanendo cos, con i pensieri che correvano e si ammassavano contro le tempie.
Che ne diresti di una bella bistecca con il vino rosso? Preparo io, cos fuggo per
un po da questo dubbio.
Il fuoco tirava lento e quando vi pose la griglia, lasci allaria un sapore che

Leonardo respir profondamente. Apr una nicchia nel muro in cucina, sotto le travi
calde di castagno e nestrasse una bottiglia di Chianti.
Ho preso quello buono comment, tanto il vino va bevuto, inutile lasciarlo
l.
Tir il tappo verso lalto per fare respirare anche il vino.
Era quasi un estraneo ormai, crediamo che lamico resti l ad aspettarci e di
poterlo ritrovare in ogni momento ma ogni giorno nuove cose lasciano i loro resti di
colori e polvere a otturare i vecchi canali di comunicazione per cui bastava un gesto
o uno sguardo per capirsi. Si rimane un po a combattere per cercare di trovare la
chiave, la parola, il lessico per riattivarli, poi con tristezza si capisce che restano
solo i ricordi e quel fondo di rispetto e malinconia per ci che ci siamo dati, per ci
che siamo stati. Sono quelle emozioni e frammenti lontani che ci uniscono, senza
per oggi trovare il modo di rinnovarli, scrivendo un nuovo capitolo. Lultima volta
che lho visto ceravamo salutati con il solito ci sentiamo presto e con la promessa
di un week-end insieme, poi invece i giorni sono andati e con loro la promessa.
Sentivamo che sarebbe stata una delusione, pens Leonardo.
Lo ricordava di pomeriggio a Prato salire sulla macchina blu con la camicia bianca,
il completo grigio e una cravatta molto colorata a incorniciare il viso teso e
abbronzato, mettersi la cintura di sicurezza, come sempre faceva, toccare
ripetutamente il cruscotto per sistemare i complicati congegni di quellultimo
modello e poi partire. Leonardo era rimasto sul marciapiede, non aveva pi
appuntamenti da rincorrere, aveva guardato il cielo per sincerarsi che non arrivasse la
pioggia e poi aveva iniziato a camminare, senza meta, guardando tutto ci che
attirava la sua attenzione con lo stesso spirito leggero di una gita scolastica.
Per me pronta, guarda un po, la vuoi pi cotta?
No va bene, levala che sono affamata.
Mangiarono la bistecca con avidit sorseggiando lentamente il bicchiere di vino
che ormai accompagnava tutte le loro cene, per sciogliere la lingua, alleggerire i
pensieri, liberare il sesso o conciliare il sonno.
Dopo cena le parole corsero pi leggere, accanto al fuoco, e Leonardo and a letto
con la convinzione che la mattina seguente non sarebbe andato al funerale, ma
semplicemente avrebbe pregato nella piccola chiesa dalle forme e colori morbidi,
arrampicata sul colle.
La mattina un sole gi allegro sembrava disinteressarsi della valle soffocata da uno
strato di cotone che non voleva lasciarla e Leonardo, guardando dalla finestra, pens
che la gente probabilmente si stava radunando. Pens agli abiti scuri e ai volti tristi,
veri e di circostanza, alle parole sussurrate e a Lisa vestita di nero come non laveva
mai vista. La ricordava a scuola, il profumo di pesca e i colori pastello.
Aveva sentito Mara lasciare il letto, anche dormendo percepiva ogni suo
movimento, i loro corpi oltre a sfiorarsi e riscaldarsi avevano un legame pi
profondo, quasi una simbiosi di vita.

La trov in cucina con la tazza calda di caff tra le mani, appollaiata sulla sedia pi
alta e meno scrostata. Le sedie erano tutte diverse per legno ed et e parevano una
famiglia contadina di un tempo.
Forse in passato la gente era pi bassa o il legno pi rispettato pens Leonardo
notando, per la prima volta, che laltezza delle sedie sembrava inversamente
proporzionale allet.
Sua moglie lo guard con aria sospesa, vedendolo gi vestito, e soffermandosi
meglio sullabbigliamento cap che la notte non aveva modificato la sua decisione.
Non vado, non ho proprio voglia. Preferisco ricordarlo da solo, anzi con Poldo.
Poldo era un vecchio cavallo che un tempo poteva sembrare un orgoglioso
destriero apache per il mantello chiazzato, ma che ora let e la pancia rendevano
gradito soprattutto ai bambini. Leonardo lo teneva nel campo e lo accudiva come un
figlio, prendendo fango e pioggia pur di evitare ulteriori problemi alla sua presunta
artrosi. Era il suo compagno di giochi. Giochi prudenti, vista let, ma lo spirito era
dei migliori soprattutto quando incontrava una cavalla e lodore gli ricordava il
passato.
Io esco con Nadia, andiamo a fare una passeggiata in collina.
Vedi se trovi delle castagne che si fanno le frugiate.
Nadia si present poco dopo in fuseau neri e corpetto rosa, chiamando Mara
dallaia.
Falla entrare che arrivo subito.
Era simpatica e lo metteva di buon umore, avevano un rapporto sincero basato
soprattutto sulle confidenze amoroso-sessuali di lei e sui consigli da uomo di
Leonardo. Era circa dieci anni pi grande di lui, sognava un uomo giovane e ricco, ed
era amica di Mara il che escludeva ogni possibile coinvolgimento amoroso tra i due.
Ciao Nadia, come andata ieri sera?
Egocentrico e precox!
Giovane?
Diciamo il giusto. Per affascinante, brizzolato, alto. Un po bischero. Anzi
sinceramente molto.
Nadia era mora, non troppo bassa e formosa, molto formosa. Si sedette sulla prima
sedia che trov, in cucina, accavallando le gambe e afferr il budino che Leonardo
aveva appena assaggiato, sporgendosi in avanti e lasciando intravedere il seno
generoso.
Che hai, era tuo il budino? Pensavo fosse di Mara e di farle un piacere disse
senza smettere di masticare.
No, era mio, ma certamente sei pi affamata te, con tutto il sesso che fai.
Dici le solite bischerate, ma hai gli occhi tristi.
morto un mio amico. Un incidente stradale. Non lo frequentavo da anni, ma in
passato siamo stati molto vicini, abbiamo passato brutti momenti insieme e questo sai
in qualche modo unisce.
Non sar quello del giornale, il consulente. Lo sai che lo conoscevo anchio?
Te con Francesco? Non scherzare!
Pensi che tutti gli uomini me li porti a letto? E te allora?

Sorrise, poi continu.


Lo avevo conosciuto al Dea, aveva stupito anche me, un tipo come quello, non
sembrava molto interessato al tipo di selvaggina del posto. Era tenero il tuo amico,
cos fuori posto e lo avevo abbordato, ma era nervoso e, nonostante fossi davvero in
tiro, si guardava continuamente intorno. Forse cercava qualcunaltra. Abbiamo
parlato un poco poi, quando gli ho messo la mano sulla gamba, quasi scappato. Ha
anche sbattuto contro un tavolo e il cellulare cadendo andato in mille pezzi. Un
peccato, era di quelli nuovi nuovi. Poveretto.
Sono pronta. Il marito vuole le castagne, andiamo per boschi.
Mara abbracci Leonardo.
Speriamo in un lupo giovane disse Nadia uscendo con passo sculettante e
ammiccante.
Leonardo sent per un attimo lanimo pi leggero. Afferr il suo giaccone, una
specie di maglia chiusa dincerato marrone che si infilava facilmente, ma che per
togliersi richiedeva lagilit di un puma e lo lasciava sistematicamente sbudellato con
i capelli alla Don King, e usc. Si avvi verso la vespa attraverso laia, la foschia si
stava sollevando e Poldo lo guardava con aria preoccupata con la testa appoggiata
allo steccato del paddock.
Non vorrai mica che ti prenda in groppa ora che sto digerendo pareva pensare.
Se prendo la vespa devo poi tornare indietro pens Leonardo.
Poldo, a noi! disse, dirigendosi verso il cavallo che subito si incammin dalla
parte opposta.
Se mi vuoi dovrai faticare.
Tutte le volte la stessa storia. Poldo faceva mille difficolt per uscire, poi una volta
fuori, a meno di incontrare cavalline giovani, era ubbidiente e generoso. Era come
quei tipi pigri che per farli uscire devono puntargli un revolver alla tempia, ma poi
una volta fuori sono divertenti e pronti a tutto pur di non tornare a casa, in quel posto
cos noioso. Lasciare la noia talvolta pi difficile che affogarci.
Dai Poldo, vieni qui cercava di blandirlo, con la sella e le redini in mano,
guardando il posteriore largo e basso del cavallo.
Se mi vuoi devi smerdarti sembrava pensare Poldo, fermo dallalta parte del
paddock, quello inaccessibile dallesterno che orlava la parte scoscesa della collina,
con il muso appoggiato allo steccato e il sole in fronte. Leonardo avanz a passi
decisi, affondando gli stivali nella mota lasciata dalle piogge dei giorni precedenti,
Poldo lo attese, ormai rassegnato. Dopo averlo sellato, lo leg allo steccato e and a
sciacquare gli stivali alla fontana, non poteva certo entrare in chiesa con quelle suole.
Avanzavano lentamente lungo la salita, Poldo era tarchiato, ma il baricentro basso e
gli zoccoli larghi gli davano un grande equilibrio, nemmeno un masso caduto dalla
cima della collina lo avrebbe potuto sbilanciare. Poche case apparivano tra gli alberi
che avevano i primi rossi dellautunno. Leonardo si godeva quella pace, mentre
salivano verso la torre antica del paese che spuntava lentamente oltre il verde,
lasciando poi spazio ai tetti di tegole appoggiate, ai muri tutti bianchi e gialli e infine
alle finestre aperte come tante bocche spalancate a prendere aria buona. Qualche
lenzuolo steso si profumava allaria e interrompeva la fissit della luce in macchie di

un bianco musicale. Poldo ogni tanto mordeva qualche fusto verde che gli si parava
davanti, rafforzando il copioso spuntino di biada che aveva fatto il mattino. Ormai
vedevano chiaramente le mura del paese, quando quella pace fu interrotta da una fila
nera seguita da un tipo grasso e rosso che cercava di tenere il passo di quel serpente
imprendibile. I bambini della scuola camminavano sempre pi veloci, ordinatamente
in fila per due, cercando di seminare il maestro. Quando videro Poldo, si
sparpagliarono in venti macchie scure sul verde che avanzavano saltando gi dai
cigli, cadendo e rialzandosi tra risate e urla. Poldo, vedendo tutto quel movimento,
ebbe un moto dorgoglio e prese a trottare, beneficiando anche della salita ormai pi
dolce.
Primo! disse un ragazzino dai capelli ricci e biondi, con occhi piccoli e vivaci,
toccando Poldo sul petto.
Leonardo tir le redini, allung un braccio, Fai forza disse, e lo tir su di peso.
Gli altri interruppero la corsa tra gesti di disappunto e proseguirono di passo
permettendo al maestro di raggiungerli.
Basta signor Del Sapio con questo gioco disse il maestro appena riprese un filo
di fiato. Sudava come un maratoneta e si tamponava la faccia con un fazzoletto. I
ragazzini toccavano Poldo e gli davano lerba che strappavano con forza da terra.
Poldo avanzava lentamente con la baldanza di un condottiero tra due ali dinnocui
soldati. Leonardo era pensieroso tanto che il maestro interruppe il rimprovero.
Signor Del Sapio che c, successo qualcosa?
Ho perso un amico in questi giorni e stavo pensando a lui, ora vado in chiesa.
Quel piccolo gruppo Brancaleone prosegu fino alla porta del paese al piccolo
trotto, pass sotto larco di pietra e si trov davanti alla chiesa. Il cavaliere sollev il
bambino che continuava ad accarezzare la criniera di Poldo e lo depose tra le braccia
protese del maestro, sempre pi paonazzo. Poi scese dal cavallo e leg le redini a un
passamano.
Ciao ragazzi. Poldo fai il bravo.
Ci pensiamo noi a Poldo!
No, no ragazzi, ora riprendiamo la nostra lezione sulle piante.
Poldo! Poldo! part un coro.
Il maestro fece allora la faccia cattiva e il coro lentamente si spense. Poldo prese la
sua ultima dose daffetto, prima di restare fuori ad attendere, allungando il collo nel
vano tentativo di addentare le piante poste dal parroco nei vasi di terracotta sotto il
porticato. I bambini si allontanarono ordinati a un passo sostenibile dal maestro.
Leonardo entr nella chiesa che aveva unatmosfera calda e familiare con i colori
densi che proiettavano le piccole vetrate sul fondo della navata centrale e la forza
antica delle travi del tetto. Non si inginocchi, non lo faceva mai, neppure durante la
Messa, rimase in piedi ai lati della prima colonna, vicino alla porta, con gli occhi fissi
al marmo dellaltare.
Poldo dovette attendere circa dieci minuti prima di vedere il padrone attraversare il
cotto sconnesso del porticato con il volto leggermente pi disteso.
Coraggio Poldo, una galoppata per alleggerirsi.

Nellaia di casa trovarono Mara e Nadia sedute attorno al vecchio tavolo scrostato,
sotto la pergola di vite, intente al chiacchiericcio leggero che solo due donne sanno
tenere. Leonardo port il cavallo nel suo paddock e si diresse verso le due amiche.
Come stai? gli chiese la moglie interrompendo il chiacchiericcio e alzandosi per
andargli incontro. Luomo le pass un braccio attorno alla vita e continuarono a
camminare cos affiancati, verso il tavolo.
Meglio, Poldo, i bambini, la chiesa e la campagna mi hanno rasserenato. Non mi
sento neppure pi in difficolt per non essere andato al funerale. Poi che giornata
oggi, il sole caldo e la luce sembra spruzzata doro. Ma a voi come andata?
Castagne e anche funghi disse la donna guardandolo con occhi limpidi.
Mara aveva occhi molto belli con un taglio lungo e di un azzurro intenso e ingenuo
al tempo stesso. Leonardo non riusc a trattenere un bacio.
Nessun lupo, stai tranquillo disse Nadia alzandosi.
Neanche per la nonna?
Nadia inizi a rincorrerlo in un ondeggiare di seni, percuotendo laria pulita con un
bastone.
***
Ciao Leonardo, non sei venuto ieri... Lisa lo riport al passato da cui si era
liberato e che adesso la morte di Francesco, come un grimaldello tentatore per una
porta chiusa, sembrava volergli riaprire davanti.
No, ma non per questo non ho pensato a Francesco. Come stai?
Male, mi sento come stordita e sospesa, forse non mi rendo ancora conto.
Cominci a piangere. Leonardo rimase in silenzio, per lui questi erano i momenti
pi difficili. La sua educazione era stata tutta improntata pi al rispetto delle forme
che alla sostanza dei sentimenti e in quelle circostanze in cui una frase fuori luogo
sarebbe stata imperdonabile, si irrigidiva e non riusciva mai a trovare un buon
collegamento con il suo mondo interiore.
Il tempo ti aiuter...
Solo parole sciocche e di circostanza, nel vuoto della sua mente.
Era strano ultimamente, ma io non....
Il pianto le spezz le parole. Poi riprese.
Non avrei mai pensato che potesse finire cos!
stata una disgrazia, nessuno poteva prevederla.
Forse io si.
Silenzio. Leonardo prov a interromperlo.
Lavorava molto, sempre sotto pressione, io la conosco bene quella vita.
Singhiozzi. Leonardo continu.
Dai ora cerca di calmarti, hai bisogno di qualcosa?
Mi farebbe piacere se venissi a trovarmi.
Sperava che non glielo chiedesse. Per Leonardo era un grande sacrificio, tornare da
lei che gli ricordava lamico e quel mondo da cui lui voleva stare lontano perch
poteva riattaccarglisi addosso e trascinarlo in quel vuoto da cui dolorosamente era

riuscito a riemergere.
Va bene, guardo se uno di questi giorni passo.
Grazie Leonardo.
Rimase con la cornetta in mano, quella telefonata lo aveva toccato, ma poi lo aveva
tradito, lasciato perplesso, si era chiusa troppo improvvisamente. Aveva una strana
sensazione che solo pi tardi, mentre cercava di riparare il frullino, aveva
razionalmente definito. Lisa era una donna con unapprezzabile intelligenza razionale
e sempre inconsciamente calcolatrice. Aveva iniziato rimproverandolo, poi dolore e
smarrimento fino a ottenere la sua promessa di andarla a trovare, quindi la sua voce si
era calmata e aveva quasi avuto fretta di concludere la telefonata. Voleva essere
sicura di averlo bloccato, ma perch? Un suo interessamento amoroso lo avrebbe
lusingato, ma era impensabile visto il tempo trascorso dallultima volta che si erano
visti e il passato che sterilizzava ogni sentimento. Ma allora perch aveva notato la
sua mancanza al funerale e si era subito preoccupata di fare in modo di incontrarlo e
per di pi a casa sua?
Fu facile trovare la casa, una villetta di color mango, con un pesante cancello di
metallo scuro e una siepe a separarla dal mondo sulla strada pi prestigiosa di quella
cittadina di provincia che si atteggiava a grande rimanendo in realt sempre piccola.
Sollev la vespa sul cavalletto, guard il cielo che pareva un marmo screziato di
grigio e sorrise, rendendosi conto solo allora che indossava, insieme al suo
immancabile giubbotto Don King, i jeans Fiorucci di quando era adolescente. In
fondo sono alla moda, pens, sorridendo e confidando nelle capacit di stilista del
tempo. Suon il campanello con la speranza inconfessabile che Lisa non fosse in
casa. Una voce metallica.
Chi ?
Sono Leonardo del Sapio, la signora in casa?
Un attimo.
Lattimo dur oltre un minuto.
Mi scusi, prego si accomodi.
Sent il click della serratura che si sbloccava e il cancello cominci ad aprirsi
lentamente. Solo allora pot vedere la simmetria del verde puntellato di piccoli fiori
gialli e viola, spezzata da piante tanto armoniche nelle forme e pulite nelle foglie da
sembrare di plastica. Il viottolo di sassolini bianchi fiancheggiava una fontana.
Specchi nellacqua scura il suo viso trasandato che gli parve stonare con lordine di
quel posto. Pens di sistemarsi i capelli sconvolti dal casco, ma subito si rese conto
che era imprigionato nel giubbotto e tutto sarebbe stato inutile. Domani me li taglio
corti corti pens. Sulla porta lattendeva una giovane donna dai tratti asiatici,
probabilmente della zona pi a sud e povera. Le sorrise. Lo fece sedere su un divano
a sottili righe marroni e bianche, di fronte a un tendaggio pesante con larghi inserti
dorati.
La signora arriva subito.
Leonardo guardava fuori della finestra dove larancio sporco di un pettirosso
risaltava sul manto verde. Si avvicin al vetro per osservarlo meglio. Luccello in
quella giornata senza luce cercava qualcosa da mangiare, ma era come cercare cibo in

una mensa gi chiusa e rigovernata. Salt sul bordo della fontana, si affacci
nellacqua nera e a Leonardo parve che avesse la stessa sensazione dinadeguatezza
che aveva avuto lui. Dopo qualche guizzante sguardo intorno, il pettirosso si alz,
perdendosi oltre la siepe. Leonardo si avvicin al camino moderno, chiuso in una
specie di cristallo e perfettamente nuovo. Non cera legna nei dintorni e incuriosito
pens che sicuramente cera qualche cassetto segreto che nascondeva
quellinadeguato e sporco materiale. Si sedette di nuovo sul divano, dopo aver preso
da un vassoio dargento un cioccolatino, stupendosi ancora che non fossero quelli di
Ambrogio. Finalmente Lisa, impeccabile come sempre. Indossava un morbido
tailleur di Armani di un colore che non esiste in natura, tra il rosa e il beige, e scarpe
con un tacco non troppo alto che comunque arricchivano dindubbia eleganza la
postura. I tacchi alzano il sedere pens luomo, subito cercando le parole per
interrompere quel pensiero non certo rispettoso della circostanza. Lisa comunque
aveva sempre avuto indubbiamente un bel sedere e da donna, lo sapeva.
Ciao, come stai? ancora le solite difficolt di collegamento.
La casa mi sembra cos vuota.
Anche lei non andava molto meglio, visto che Francesco, pens Leonardo, era
sistematicamente fuori per lavoro. Maledetto diavoletto. Era convinto che ci fosse
dentro di lui un diavoletto che cercava sempre di metterlo alla prova riempiendolo di
pensieri inadeguati nei momenti meno opportuni. Come quando da ragazzo in chiesa
aveva vicino qualche bella figa e pensieri lubrici lo portavano a razzare con lo
sguardo sulle parti pi nobili, sedere e seno, cercando di ridurre con il tempo di
permanenza la gravit dellatto, ma la frequenza lo fregava e si beccava lo sguardo
severo di qualche vecchia che pensava pi agli altri che al proprio pentimento. Allora
rinchiudeva il diavoletto che andandosene dava della stronza alla vecchia. Adesso il
maligno sembrava bello vispo e doveva scacciarlo subito.
Allinizio il dolore pare insopportabile, ma il tempo sar il tuo migliore amico.
Bella cazzata!
Vattene!
Combatteva con il piccolo cornuto. La donna si alz per prendere un piccolo
portacenere di cristallo.
Guardale il culo sugger il diavoletto.
Vattene per Dio!
Sei proprio uno stronzo.
Finalmente pareva essersene andato.
Posato il portacenere sul basso tavolino da fumo, Lisa si era seduta accanto a
Leonardo, aveva acceso una sigaretta, vi aveva soffiato sopra per ravvivare il punto di
combustione, e dopo averla aspirata una volta era rimasta a guardarla, fissa, nel punto
in cui rosseggiava. Luomo sentiva distintamente il suo profumo, pi amaro di un
tempo. C un odore per ogni et della nostra vita.
Non ci vedevamo pi da tanto tempo, quando accadono queste disgrazie la prima
cosa a cui si pensa al tempo perduto.
Sembrava smarrita nei suoi pensieri, quasi bambina. Le parole di Leonardo
vibrarono per un attimo nellaria, senza generare alcuna reazione, poi Lisa si volt, lo

sguardo interrogativo, sospeso.


Da ieri non faccio che pensare agli ultimi giorni, al suo comportamento cos
strano.
Me lo hai gi detto al telefono, ma probabilmente era stanco o stressato o aveva
qualche problema sul lavoro. Non facile fare il consulente, ti porti a casa i problemi
delle aziende. Poi lui doveva sempre essere perfetto, non ammetteva sbagli. Non si
fermava mai. Talvolta era talmente preso che si estraniava da ci che lo circondava,
gli parlavi e vedevi che non aveva tempo per pensare a ci che gli dicevi, ma per
cortesia cercava di tenere il filo del discorso, pur non curandosene. Anche io ho
pensato a quello che successo e mi sono convinto che era in uno di quei momenti,
assente, preoccupato e troppo stanco.
Il viso di Lisa era pi pensieroso che triste, quasi dovesse sciogliere un nodo prima
di abbandonarsi al dolore.
Devi scoprire cosa successo sul lavoro che lo ha sconvolto tanto. Ci ho pensato,
solo tu lo puoi fare. Sai come lavorava, cosa pensava, eri anche pi bravo di lui.
Leonardo sent un moto di ribellione salirgli dentro, fren a stento un flusso
rabbioso di parole.
Ho chiuso con quella vita, non stato facile per me. Ho dovuto sprogrammarmi
completamente, riscoprire le mie vere esigenze e combattere contro i meccanismi che
mi erano stati inculcati. Cerco altro. Poi anche se scoprissi che cosa lo preoccupava, a
che servirebbe?
Una foglia si stacc da terra.
Mi permetterebbe di affrontare il dolore. Per non continuare a chiedermi perch
successo, perch non ha neppure provato a frenare, a fare quella curva, perch non
aveva la cintura.
Scoppi in un pianto pi rabbioso che disperato.
Come non ha provato a frenare, e non aveva la cintura?
Esatto quello che mi ha detto il commissario Forte.
Ma la polizia che ha stabilito?
Un incidente, stato un incidente, era buio, senza luna e non ha visto la curva.
Piangeva con rabbia. In quel momento dalla porta apparve una donna di circa
sessanta anni, con i capelli biondi cenere raccolti sopra la testa, lo sguardo grigio e
severo. Lisa lo sent sulla pelle quello sguardo perch smise di piangere e riassunse
una posizione rigida ed eretta.
Buonasera disse la donna allungando la mano affusolata verso il divano.
Buonasera.
Si sedette vicino alla figlia e le prese la mano. Leonardo rimase in silenzio.
giusto che ognuno faccia il suo lavoro, la polizia certamente avr valutato tutto.
stato un incidente.
La madre parlava con voce ferma, come lo sguardo.
Comunque non devi cercare alibi per non affrontare il dolore, non fai altro che
farti del male disse Leonardo .
Ma Lisa era di nuovo lontana e si mordeva le pellicine sulla mano libera. Leonardo
guard fuori dove un esercito di nuvole era schierato in posizione di battaglia.

Sentiva crescergli dentro unedera dansia che si aggrappava a tutto.


Tra poco viene gi il diluvio, meglio che vada. Comunque torno presto a
trovarti e se hai bisogno di qualsiasi cosa non farti scrupoli a chiamarmi e cos
dicendo la abbracci strappandola un attimo alla stretta della donna e affondando il
viso tra i capelli biondi.
Lisa si alz e laccompagn alla porta, seguita dalla madre.
Pensaci a quello che ti ho detto.
Va bene, e te non pensarci.
Leonardo attravers il giardino immobile sotto la minaccia del cielo, sentiva lo
sguardo vigile della madre di Lisa, sulla soglia. Quando giunse al cancello fece un
balzo, sentendosi pi leggero. Ma vedendo la vespa si rese conto che aveva
dimenticato il casco e solo con un salto riusc a ritornare allinterno del giardino
prima che il cancello finisse la sua curva. Vide che la porta di casa era gi chiusa,
cos pens di bussare perch il campanello esterno era ormai irraggiungibile. Solo a
pochi passi dalla casa sent una voce decisa che procedeva a scatti, senza
opposizione, come un coltello che affonda nel corpo della vittima, ormai vinto. Ma il
legno mischiava le lettere. Improvvisamente il silenzio. Si trov quasi la porta
sbattuta in faccia e la figura grigia, eretta e rigida a un palmo da lui.
Mi sono scordato il casco.
Prego, ghiaccio.
Entr, mentre le parole erano ferme nellaria, paralizzate, paralizzanti. Lisa era
immobile, il viso basso. Prese il casco, salut e usc. Questa volta la donna attese che
lui fosse fuori dal recinto.
Lesercito aveva attaccato e stava scaricando barili dacqua dal cielo. Leonardo
guidava in modo praticamente strumentale, vale a dire alla cieca. Per fortuna la strada
che portava a casa la conosceva palmo a palmo. Poldo, sporgendo leggermente il
naso dal casotto di legno dove si era prontamente riparato, stupito, lo guard correre,
battuto dalla pioggia.
C umidit fuori disse Leonardo, finendo lo slancio della corsa in braccio a
Mara che si era avvicinata alla porta, sentendola aprire con tanta veemenza. Fu il
momento migliore di quella giornata.
* * *
La mattina successiva si vedevano le montagne vicine al mare tanto la pioggia
aveva lavato il cielo. Leonardo fin di sistemare i capricci di Poldo e le conseguenze
del temporale nella vigna, ormai pronta alla vendemmia, verso le undici. La moglie
era andata in paese a fare un po di scorta di alimenti, cos decise di fare un giretto in
vespa. Si diresse verso il luogo dove era successo lincidente. Guidava molto
lentamente, quasi non volendo confessare a se stesso la volont di andare a vedere
quel posto.
Sal fino alla chiesa sconsacrata dove la strada finiva in uno spiazzo non asfaltato.

La chiesetta era bianca, e si manteneva eretta con difficolt come una vecchia che
non ha pi nessuno al mondo. Quel piazzale assalito dagli sterpi aveva qualcosa di
tetro, ma la vista da quel punto sollevava lanima a volo duccello.
Non pose neppure un piede in terra, gir lentamente a u e riprese la discesa.
Guardava lasfalto e il bordo sinistro della strada per trovare il punto esatto, mentre
percorreva i tornanti stretti. Sul lato sinistro di una curva verso destra, a circa due
terzi della discesa, not nel verde vetri e pezzi di plastica che non lasciavano dubbi.
Esit un attimo, poi ferm la vespa poco oltre la curva. Sentiva che cera qualcosa di
ingiusto e quasi di macabro in quella sua curiosit, ma si tolse il casco e si avvi
lentamente, strizzando gli occhi verso lasfalto e accucciandosi di tanto in tanto per
cercare ogni piccola traccia. Non cera alcun segno nero e anche i pochi centimetri tra
il grigio scuro e il verde non avevano il morso disperato dei pneumatici. Vide il
cartello nero e bianco che segnalava la curva piegato sul lato destro dallimpatto con
la macchina. Salt gi dal ciglio, alto circa un metro, e si diresse verso un albero
mutilato che, lungo il pendio a oltre dieci metri dalla strada, lasciava penzolare un
grosso ramo come un braccio spezzato, tenuto insieme solo dalla carne. Lerba
stentava a risollevare la testa, premuta dagli scarponi che avevano lavorato per
rimuovere i resti della vettura, e manteneva unatmosfera mesta in quellangolo
aperto sul cielo, circondato da unesplosione daria e natura. Guard verso il basso,
pensando che comunque lultima immagine che aveva folgorato gli occhi di
Francesco dovesse essere una di quelle che vale la pena ricordare. Poi risal il ciglio
afferrando lerba con le mani per aiutarsi e, dopo essersi sincerato ancora una volta
dellassenza di segni sullasfalto, si diresse verso la vespa.
Il commissario Forte lo ricevette, nonostante non fosse parente della vittima. Era
un ometto tondo e un po unto, con baffetti sottili e ben curati, capelli neri cortissimi
e occhi reattivi. Vestiva in modo antiquato, impiccato a una cravatta di raso. Pareva
quasi compiaciuto che qualcuno sinteressasse a quel caso.
Lei quindi era amico della vittima, poveretto, bisogna guidare piano, lo dico
sempre ai miei figli. Ma cosa vorrebbe sapere?
Sono stato solo oggi sul luogo dellincidente, sa io vivo un po fuori e non facile
rintracciarmi.
Nomade?
No, contadino.
Non mi pareva, lo avrei fatto pi nomade con quel giubbotto. O dove lha
trovato?
Mi scusi ma fra tutti e due, meglio lasciar perdere!
Ha ragione, sa mia moglie... Dunque cosa vuole sapere disse riprendendo un
tono pi professionale e irrigidendo la schiena.
Le dicevo che sono stato sul luogo dellincidente e ci sono un paio di cose un po
strane.
Le premetto che il fatto della frenata, labbiamo gi detto alla moglie, aveva un
po stupito anche noi, ma abbiamo fatto tutte le indagini necessarie. La curva dove

avvenuto lincidente subito dopo unaltra curva e la macchina uscita di strada ad


altissima velocit. Gli sportelli erano chiusi e, dai rilievi fatti, pare proprio che il suo
amico stesse guidando. Non ha cercato di ripararsi la testa con le braccia, ha tenuto le
mani sul volante fino allultimo guardando avanti e ha sfondato il vetro con la faccia.
Abbiamo anche fatto verificare se in quella macchina era tutto a posto, fanali, freni,
gomme, tutto era funzionante e in ottimo stato.
Non aveva neppure la cintura di sicurezza. Lui la metteva sempre, era molto
prudente.
Ma ha visto dove finito?
No, veramente no...
Non dovrei, ma guardi e cos dicendo estrasse una foto da una cartella rossa.
Un lenzuolo bianco copriva il corpo riverso, pareva una bandiera mossa dal vento
con unasta rosso bruno con, sullo sfondo, una specie di monumento moderno alle
vittime della strada: una macchina in bilico su un albero mutilato.
Aveva bevuto o qualcosa del genere?
No niente. Lasci stare e accetti la verit.
E quale sarebbe la verit?
Il suo amico ha voluto farla finita, ma non lo dica alla moglie, quando ho provato
a dirglielo ha iniziato a urlare e piangere. Pareva una donna forte invece, guardi
finch non arrivata la madre non c stato modo di calmarla. Era disperata. Il suo
amico, lo lasci in pace.
Cos dicendo guard il crocefisso che si perdeva nel bianco del muro.
La tristezza di quella foto gli si era impressa negli occhi e stentava a lasciarlo,
nonostante il sole, come un bambino dispettoso, giocando con i riflessi e i colori,
cercasse in ogni modo la sua attenzione. Leonardo arriv a casa con quella verit
accanto che lo smuoveva dentro come una ruspa sbadata che talvolta affondava i
denti dove non doveva.
La pappa al pomodoro fumava nel piatto, ma lui non laveva ancora toccata.
Sono stato a vedere dove avvenuto lincidente di Francesco e poi al
Commissariato.
Al Commissariato? Mara sollev il cucchiaio, gi affondato nel rosso.
S, ti ho detto che per Lisa cera qualcosa di strano, e anche per me. Non ha
frenato e non aveva la cintura di sicurezza, ma il commissario dice che i freni erano a
posto e che secondo lui si suicidato.
Aveva bevuto?
No niente.
Allora forse ha ragione il commissario. Non era certo in pace con se stesso. Sai
bene cosa voglio dire, anche te non eri poi cos diverso, e anche io, per altri versi.

Una volta mi disse che talvolta provava il desiderio di non essere mai nato o di
svanire, tagliando per tutto quello che aveva fatto dal film del mondo. Forse non
amava la vita, e certamente non rispettava se stesso, non si concedeva niente che non
fosse rispondente a ci che gli altri si aspettavano da lui. Figlio e marito ricco e di
successo, ma era anche un competitivo nato. Io lo conoscevo bene, i successi
alimentavano le sue ansie, la paura che un giorno avrebbe fallito, ma anche le sue
false sicurezze. Ecco, un grande insuccesso sul lavoro. Questo potrebbe averlo
portato a tanto.
Pu darsi, ma ora mangia, la pappa quasi fredda. Leonardo cominci a
mangiare e naturalmente a bere vino rosso. Quella conclusione gli pareva sempre pi
vera.
La notte in sogno scopr di sapersi librare in aria, annullare il peso e alzarsi,
sfiorare il soffitto, uscire dalla finestra e planare leggero sopra il mondo. Era bello.
Ma quando aveva cercato di farlo in pubblico, presenti i suoi genitori, per avere il
riconoscimento di quella sua capacit unica, un ramo era spuntato dalla terra, gli si
era avvinghiato alla gamba e lo aveva serrato al suolo. Gridava contro quel ramo, ma
gli altri non lo vedevano o non volevano vederlo e sorridevano, ridevano,
sghignazzavano, felici del suo fallimento. Anche i suoi genitori, tra mille facce
sconosciute, parevano soddisfatti.
* * *
Il sabato era vendemmia e il venerd sera lo raggiunsero Sandro e Luca. Erano suoi
compagni duniversit che abitavano a Milano e per questo erano sempre entusiasti di
passare due giorni allaria aperta in Toscana, anche se avrebbero dovuto lavorare
duramente. Poi la sera piovevano ricordi e col vino si scioglievano le idee e
nascevano intuizioni curiose.
Sandro arriv alle sette con la sua station vagon insieme alla moglie Paola e alla
figlia, scatenata sul sedile posteriore nel tentativo di farsi vedere da Poldo. Era
sempre affidabile e puntuale, lopposto di Luca che aveva fatto del ritardo una
ragione di vita. Quando si ritrovavano per studiare insieme, Sandro anticipava a Luca
lora di ritrovo, ma lamico arrivava ugualmente in ritardo e lui dava di matto.
Lo so, si inizia a preparare quando io arrivo qui. Mi fa incazzare come una bestia
schiumava rabbia. Poi Luca arrivava col viso disteso e rasato e assorbiva tutti i
rimproveri e le minacce con una passivit disarmante.
La bambina schizz subito verso Poldo che lattese allo steccato. Sapeva bene che
a quellora non cera pericolo di passeggiate e quellesserino piccolo e pieno di gioia
lo incuriosiva parecchio.
Che ora gli hai detto? chiese Sandro, appena sceso dalla macchina, dopo aver
scrutato attentamente laia gi certo di non trovare la macchina di Luca.
Alle sette rispose il padrone di casa, avvicinandosi a Paola per salutarla.
Nellattesa ebbero tutto il tempo per bersi quasi una bottiglia di Chianti e mangiare

tutti i crostini che Mara aveva preparato.


Cos impara disse Sandro afferrando lultimo e infilandoselo in bocca tutto
intero con occhi pieni dirritata soddisfazione. Intanto la bambina faceva le vasche in
salotto, saltellando scalza e fermandosi solo a pigiare il naso sul vetro freddo della
finestra nel tentativo di scorgere lombra di Poldo nel paddock. La madre la seguiva
con lo sguardo, pronta a intervenire, continuando a conversare con Mara. La notte
aveva coperto laia, quando due occhi di luce colpirono quel piccolo viso contro il
vetro, colorato dal rosso del camino. La bambina inizi a gesticolare e tutti capirono
che, finalmente, Luca era arrivato. Apparve sulla porta distinto come sempre, con i
capelli curati, leggermente brizzolati, e in mano una magnum di champagne.
Finalmente! esclam Sandro mentre Mara, sorridendo, si avvicinava alla porta.
Leonardo, naufragato nel divano, fece un ampio saluto, esprimendo con i gesti una
certa difficolt ad alzarsi. La bottiglia mostrava ormai la resa definitiva.
Fu seguita da altre due nel bidone del vetro nel corso di quella sera che segu il
consueto programma.
Atto primo: breve aggiornamento introduttivo sulle ultime vicende personali.
Cominci Sandro.
Sono passato alla KV, il core business del gruppo che va malissimo, me lhanno
presentata come una grande opportunit e condita con un bellaumento, ma mi sa
tanto di fregatura. Devo risolvere i problemi senza poter decidere o cambiare niente.
In questi baracconi di imprese si sempre in riunione. Si passa giornate intere da un
meeting allaltro analizzando problemi, per poi prendere lunica decisione che
favorisce tizio e penalizza caio nella guerra delle alleanze per scalare la gerarchia.
Non mi incavolo neanche pi. Anchio dovrei fare come te: una bella colonica e aria
buona.
Non prendermi in giro - rispose Leonardo - ti lamenti sempre ma non potresti
farne a meno, senza quel gioco daccordi e pugnalate non sapresti a cosa pensare.
Ormai hai la mente perennemente rivolta a come non farti fregare e a cercare di farti
tornare il solitario.
Che credi ci sono passato anchio e laria bona ti ucciderebbe subito. Vivi di smog
e stress, devi sentirti continuamente attivo anche se talvolta ti pare di non fare niente
di buono.
Sandro rimase pensieroso, in fondo era orgoglioso del suo ruolo di manager con
oltre ottanta persone sotto di lui, dellottimo stipendio da dirigente e della sua
capacit di muoversi in quel mondo dove giacche, cravatte e scarpe firmate, sono:
reti, cappi e tagliole.
Hai ragione, solo quando deve venire qua non fa problemi. Altrimenti il week-end
non vuole mai uscire, ha sempre da fare o stanco. Sai il tuo amico diventato una
palla intervenne Paola.
sempre stato una palla precis Luca.
Stai zitto, PR si difese Sandro.
Non era un pr, era responsabile della comunicazione di una nota marca di prodotti
per ligiene femminile. Alcuni anni prima aveva inventato uno slogan e unimmagine

di successo e con quellidea aveva ottenuto la sua posizione in azienda, limitandosi


poi a curare i rapporti con chi contava e a difendere lorticello, preoccupandosi,
soprattutto, di non fare danni. Mentre danni ne faceva e molti, in campo sentimentale.
Viveva ancora con la madre, vedova, che lo accudiva come un principe pretendendo
per in cambio quel controllo sulla sua vita che finiva per allontanare tutte le possibili
compagne. Lui, naturalmente, sosteneva che erano loro ad avere delle devianze che
rendevano impossibile il rapporto.
Per placare la vostra morbosa curiosit, prima che me lo chiediate, vi comunico
che ho definitivamente rinunciato. Ormai non c pi niente di buono. Solo
nevrotiche o bruciate. curioso, ci sono donne che si inventano piccole manie
pensando di diventare pi interessanti. Soprattutto quelle anonime o brutte. Bevo solo
caff di pura arabica, ascolto solamente musica jazz, colleziono fiches del casin, non
pratico fellatio.
Tutti si misero a ridere per quel crescendo con sbandata erotica finale.
Questa non mi pare una mania precis Paola.
Meglio della clonazione da chirurgo estetico sterz Mara.
Atto secondo: societ.
Le donne che ci proponete voi della pubblicit sono tutte uguali, ora sono tutte in
coppia, una bionda e una mora come le veline esord Mara.
Guarda che lui non pensa uno spot dalla vecchia che si lavava con quel detergente
intimo e si scordava la menopausa attacc Sandro.
Sono daccordo, non c pi niente di nuovo solo bellissime ragazze giovani.
Almeno io usai una vecchia.
Nuovo spot geniale. Due signore di mezzet una bionda e una mora che usano il
detergente intimo, ma alla bionda si gonfiano le tette e alla mora le labbra disse
Leonardo.
Intima di Vera e sei come vuoi esclam Luca, accompagnando le parole con un
gesto ampio della mano a incorniciare enormi lettere nellaria.
Sei sempre un grande! esclam Sandro, allungandogli la mano in segno di
deferenza e scoppiando in una risata incontenibile.
Voi scherzate, ma c una mia amica che si rovinata con il chirurgo estetico. Si
rifatta il seno, diversi anni fa, per piacere di pi al marito. Poi non ha pi smesso.
Labbra, zigomi, cosce. sempre pi rifatta e sempre pi insoddisfatta e insicura
disse Paola.
Penso che la mente abbia unimmagine del nostro aspetto, consolidata riflett
Mara e poi ognuno bello perch unico. Almeno per qualcuno. Se una donna
perde la sua unicit per assomigliare a uno stereotipo, rischia, per piacere a qualche
sconosciuto in pi, di non essere amata veramente da nessuno e linsicurezza, il
problema con se stessa, la debolezza che lha portata a non accettarsi, presto la ritrova
rafforzata.
Silenzio.
Leonardo lo spezz: questo schifo di cultura del consumo e della
comunicazione commerciale che cerca di omologarci per venderci di tutto. Per
siamo ancora liberi di sentirci diversi dai loro idoli. Io, per difendermi, la televisione

non laccendo quasi mai. Guarda lho accesa laltra sera, mentre aspettavo che
rientrasse lei. Cerano solo quiz, tutti con lo stesso messaggio. Il presentatore era
sempre di una bruttezza evidente, ma curata e mascherata in qualcosa di
caratteristico, non pareva n colto n tanto meno intelligente. Uno poi aveva una
giacca surreale, aderentissima, piena di strass neri e strabuzzava sempre gli occhi
come a dire vedete non so niente come voi; mentre un altro era ossessionato dai
pochi capelli, tanto che pareva modificare la posizione del capo per non spostarli e li
sistemava continuamente. Invece le ragazze erano quasi nude e tutte ovviamente
bellissime. Sognate e desiderate perch loro non sono migliori di voi e guardate dove
sono arrivati! Famosi, ricchi e circondati da belle ragazze, molto pi giovani e
bisognose della loro benevolenza. Seguite i loro consigli, loro s che ci sanno fare!
Perfetto per vendere yogurt senza grassi o macchine.
Tette e culi giovani in primo piano intervenne Luca con voce suadente ragazze
giuste per tutti, senza idee n parola. Le fai ballare figure idiote, guardando in
maniera provocante in camera, e crei il bisogno e contemporaneamente lo frustri,
perch lo spettatore le desidera, ma rinchiuso in casa davanti a una scatola di vetro.
Il bisogno per ora attivato e urla, domani torner a prendere la sua dose. C solo il
rischio dellassuefazione, infatti vedete i vestiti sono sempre pi corti e il richiamo
sessuale sempre pi evidente. Ma c un limite in televisione, e allora servono altri
canali. E via con calendari, video, riviste.
Ma allora queste trasmissioni sono anche un surrogato della prostituzione:
ragazze belle, giovani e senza parola, ma disponibili a tutto e, comunque, accessibili a
tutti! sbott Sandro con lo stomaco ormai naufragato nel Chianti e il viso paonazzo.
Non so, ma mi ha sempre fatto imbestialire la scusa della gente che vuole
rilassarsi e non pensare perch, vedi, chi organizza questi carrozzoni pensa e sa bene
come comunicare e attivare un bisogno. Tutto questo non serve per rilassare e non far
pensare, ma per vendere bisogni, modelli di vita e idee, per arricchirsi e comandare,
perch la gente debole e frustrata, non pensa, si conforma e serve. Spegniamo tutti la
televisione e guardiamo il mondo vero. LAfrica una colpa che grava su tutti noi
concluse Leonardo.
Accendo la televisione? chiese Luca con sorriso beffardo, prima di essere
colpito da una raffica di tovaglioli.
Atto terzo: ricordi.
Quando iniziava lultimo atto e il livello alcolico favoriva facili entusiasmi, risate
incontrollate e commossi rimpianti, le donne saggiamente andavano a letto e
lasciavano quel gruppo di nostalgici commilitoni a raccontarsi quelle storie che
avevano ripetuto, arricchendole ogni volta di particolari diversamente colorati nella
nebbia degli anni, mille volte, seduti davanti al fuoco, col bicchiere di vin santo in
una mano e il cantuccio da inzuppare nellaltra.
Te lo ricordi il filtrato?
Il filtrato era il bidello responsabile del piano terra dellUniversit, soprannominato
da Sandro in quel modo perch viveva sempre con la sigaretta in bocca.
Oh comera, non riesco a ricordarmelo, quanti anni aveva? Leonardo cercava di
snebbiare la mente, ormai immersa dal vino in un mattino umido dinverno in pianura

padana.
Ne dimostrava cinquanta, ma di testa ne aveva diciassette. Dai, grassoccio,
trascurato, molto trascurato!
Si vero, ora me lo ricordo. E il fenomeno ve lo ricordate?
Il fenomeno era uno studente giovanissimo, dimostrava quindici anni, senza un
pelo di barba. Su di lui circolavano voci incontrollate, si diceva che preparasse due
esami di giorno e tre di notte, che corresse i 100 metri sotto i 10 secondi e che avesse
tre emisferi celebrali. Si cibava di Il sole 24 ore e bilanci.
Vi ricordate quando Luca cercava di rimorchiare la cavallona a statistica e
aveva accanto il fenomeno? intervenne Sandro suscitando unimprovvisa e
incontrollata risata collettiva.
Ti guardava come una merda continu Leonardo, rivolto allamico.
Dai non si capiva un cavolo e io finivo sempre accanto a quel pirla!
Venivi una volta su tre e arrivavi sempre in ritardo precis Sandro.
Veramente il fenomeno capiva tutto e faceva anche domande lo provoc
Leonardo.
Per me diceva delle cazzate! chios Luca.
I tuoi appunti parevano la battaglia navale: estimatore uno affondato! intervenne
Sandro.
Erano la battaglia navale!
Chiss che fine avr fatto... Leonardo parve toccato dal ricordo.
O un top manager o si attaccato alla canna del gas. Dammi un po di vin santo,
vai! concluse Sandro mostrando il bicchiere vuoto.
Oh la Paganini?
La Paganini era la docente di diritto commerciale, un mito.
Il maniaco mantiene ancora la famiglia con lavori umili aspettando per laurearsi
che la Paganini vada in pensione o sotto un tram! Luca non perdeva un colpo.
La sapevo da Dio e mi tir dietro un diciotto! Butt fuori anche un docente!
ricord Sandro.
Quella era una favola! precis Leonardo.
No, no, me lo disse il maniaco.
Diceva talmente tante balle che non le distingueva pi dalla realt e finiva per
crederci. Vi ricordate quando venne allesercitazione di programmazione e controllo
con la radiolina?
Risate.
Questa non era una favola. Il maniaco, che aveva lo stesso rapporto simbiotico
con La gazzetta dello sport che il fenomeno aveva con Il sole 24 ore, si era
presentato quel pomeriggio con una radiolina rossa. Aveva lottato come una tigre per
il posto dietro la colonna e aveva sofferto per tutta la lezione. Alla fine era sudato
come le mutande di Ferrara, ma lUnder 21 aveva perso 3 a 2.
Si, per sentire lUnder 21! Poi per allesame il professore gli disse lei quello
della radiolina e gli foder il culo! precis Sandro.
Comunque si produceva come bestie ricord Leonardo.
Soprattutto te!

Sandro aveva ragione. Leonardo aveva vissuto male quel periodo della sua vita con
lidea di dover ottenere il massimo, di dover sempre rendere conto alla famiglia e a se
stesso. Ora solo quei momenti con gli amici, quelle risate, quelle storie gli parevano
aver dato qualche valore a quegli anni.
Comunque cerano dei tipi fuori come terrazzi disse Leonardo cercando di
allontanare quel pensiero.
Ti ricordi quello che si era fatto i capelli come Benetton? lo aiut Luca.
Che bel bischero! O il segretario?
Il segretario aveva un look molto simile a quello di Berlusconi con la sola
differenza che quello di Berlusconi pi sobrio.
Era talmente tirato che le matricole quando lo incontravano lo salutavano con
deferenza, qualcuno del sud si inginocchiava e gli baciava la mano disse Luca.
Sandro comunque aveva un gran culo, agli esami gli toccava sempre un dolce
aggiunse.
Ma che dici, mi tocc la crosta vera: il dottorino!
Il dottorino era un assistente di strategia aziendale con la faccia antipatica, i
capelli neri e unti e il riso proibito. Sandro lo aveva individuato subito sentenziando
se mi tocca il dottorino mi mette a novanta gradi. Gli era toccato, era andato subito
nel panico, imbastendo una discussione sterile su un caso aziendale e lo aveva
castigato.
Ragazzi per si era forti, con il mitico Renault 14 canna da zucchero, con la
vernice mangiata dallo smog! sterz Leonardo.
Grande mezzo! sottoline Luca.
O quando si andava a studiare in biblioteca dopo cena e si finiva per chiacchierare
dei nostri problemi con le donne fino a notte... Sandro cerc di mantenere aperto il
cassetto dei ricordi.
Che ore si fatta? Luca pareva stanco.
Sono le due e domattina la sveglia alle sette precis Leonardo.
Trattiamo Luca non era certo uno che si alzava presto.
No! intervenne deciso Sandro.
Va bene, togliamo le tende!
Quando Leonardo chiuse gli scuri la notte aveva ingoiato il mondo. Lavandosi i
denti vide il suo viso nello specchio e pens che durante tutta la sera non aveva
accennato alla morte dellamico. Si port un po di tristezza nel letto dove Mara
dormiva e laria era ispessita dal calore del suo corpo. Lalcol ebbe presto il
sopravvento e il sonno cancell i suoi pensieri.
La mattina il sole era rinchiuso da un muro di nubi e una luce torva tagliava le
colline. Leonardo prepar la colazione per gli amici che giunsero alla spicciolata.
Ultimo arriv Luca. I postumi della serata e le poche ore di sonno rendevano lento il
risveglio dello spirito e la conversazione stagn su gusti, biscotti e cappuccini.
Quando uscirono la vigna in lontananza pareva avere cancellato i suoi colori e laria
era ferma, smarrita in un silenzio spesso. Camminarono senza parlare fino alla vigna,
respirando profondamente, rispettando quella pace. Lavorarono duramente fino alle

undici, quando la raccolta fu interrotta da Mara che apparve sorridente portando con
s tre panini con il prosciutto toscano, quello salato, che a Leonardo piaceva tanto e
una bottiglia di vino.
Rifornimento! disse, quando fu vicina a Sandro che sudava accanto a una pianta
di rose posta al termine del filare. Luca part dallaltro lato del rettangolo, saltando
come un bambino, mentre Leonardo, pi saggio, avanzava lentamente.
Ha telefonato Lisa, le ho detto che eri nella vigna e mi ha detto se la potevi
richiamare quando facevi una pausa, ma senza fretta, non era urgente.
Leonardo appoggi il panino senza addentarlo e si avvi verso casa.
Vai, vai, al tuo panino ci pensiamo noi!
Rispose Lisa e la cosa lo sorprese un po.
Ciao Lisa come stai?
Insomma. Ho saputo che sei andato dal commissario Forte.
S passavo di l e ho voluto sentire cosa pensava la polizia. stato un incidente.
Non prendermi in giro, per favore.
No, quella del commissario solo unipotesi, io continuo a voler pensare che sia
stato un incidente. Francesco era mio amico.
Senti, io non riesco neppure a provare a superare questa tragedia con questo
dubbio, devi aiutarmi. Io non ci capisco niente in queste carte, e i suoi collaboratori
sono dei mezzettoni. Lui non li considerava molto. Gli servivano solamente per
andare a prendere tempo dai clienti. E poi non li conosco, non so di chi fidarmi. Te
eri suo amico, fallo per Francesco se non vuoi farlo per me.
Sapeva bene che Leonardo lo avrebbe fatto solamente per lei. Scoprire perch si
era ucciso non avrebbe certo aiutato Francesco, n il suo ricordo, visto che il
commissario Forte aveva rispettosamente archiviato il caso come incidente.
Non posso e non servirebbe a nulla.
Servirebbe a me! url Lisa scoppiando a piangere.
Dai smetti di piangere, va bene ci penso.
Grazie, sapevo di poter contare ancora su di te.
Non ti garantisco niente eh?
Va bene. Un bacio, ciao.
Leonardo appoggi la cornetta con dentro un misto di tristezza, dolcezza e rabbia
che gli confondeva le idee e i sentimenti. Sentiva che la sofferenza di Lisa era
profonda e reale anche se gli pareva pi generata dal come che dalla morte in s.
Quella donna era legata alla sua adolescenza, ai suoi primi baci e stava usando la
debolezza che tutti abbiamo per coloro che hanno diviso con noi quei momenti, anche
se tanto tempo passato e niente rimasto, per convincerlo a guardare quel mondo
che aveva tanto faticosamente e dolorosamente lasciato. E un animaletto curioso e
presuntuoso aveva cominciato a rodere quel muro che aveva eretto contro quel
mondo. Un animaletto che lo lusingava dicendogli che davvero lui era il solo che
poteva capire quelle carte e aiutare la ragazzina, a cui in un tempo lontano aveva
voluto bene, a ricominciare a vivere. Un animaletto indifferente alla rabbia con cui il
suo io si scagliava contro i buchi nel muro per ricoprirli e che anzi pareva nutrirsi di

quella stessa forza.


Dov il mio panino?
Qui rispose Sandro accarezzandosi la pancia.
Leonardo riprese la cesta con i grappoli senza fiatare, frenando unondata di
rabbia.
Scherza, labbiamo nascosto in quel cespuglio. Ma cosa successo? intervenne
Luca.
Leonardo afferr il panino, strappandone un grosso pezzo con i denti.
Niente, alcuni giorni fa morto in un incidente stradale un mio amico, era mio
collega alla Contini & Partners, ora lavorava in proprio. La polizia ha detto alla
moglie che potrebbe anche essersi suicidato, anche se non hanno alcuna prova e lei
vuole che io guardi nei suoi documenti perch lidea del suicidio la sconvolge pi
della morte stessa.
Perch pensano che si sia suicidato?
Perch non aveva la cintura e non ha frenato. Sinceramente anche a me pare
strano, anche se sicuramente Francesco era ossessionato dal timore delle sconfitte e
non avrebbe mai accettato un fallimento sul lavoro. Pu anche darsi che si sia tolto la
vita, ma che serve scoprirlo?
Forse a lei per liberarsi dei sensi di colpa Luca era pi lucido di lui.
Ma perch devo scoprirlo io?
Perch sei il pi bravo disse Sandro con una vocina invidiosa, da presa in giro.
Datti da fare, vai!
Lanimaletto sorrideva.
Non piovve e la vendemmia procedette bene fino a sera. Leonardo alz la testa e
vide accanto a s il ramo nero di un fico aggrapparsi al paesaggio nel tentativo di non
essere assorbito dalla notte. Non cera pi sufficiente luce per continuare.
Dai facciamo festa, per oggi abbiamo fatto abbastanza.
Sono distrutto disse Sandro.
Luca si avvicin silenzioso: Ora grande mangiata e bevuta, cos lui smette di
rimuginare!
Leonardo mise le braccia sulle spalle degli amici raccogliendoli a s. Fu ricambiato
nel gesto e avanzarono verso casa, neri contro il cielo spento, parevano tre viti
stanche di aspettare.
Continua a stressarmi con lidea che io debba dare unocchiata ai documenti di
Francesco per vedere se c qualcosa di strano.
Mara accese la luce e si sollev, appoggiandosi alla spalliera di legno del letto.
Cerc i suoi occhi.
Perch devi farlo te? Non c nessun altro che possa farlo?
Francesco aveva tre collaboratori, a quanto ne so, ma Lisa dice che sono dei
mezzettoni e che non si fida.
Lanimaletto lavorava.

Io penso che non ti farebbe bene.


Questa cosa mi crea agitazione, ma devo prendere una decisione.
Ma cosa spera che tu possa trovare?
Non lo so, forse quella cosa che lo ha preoccupato e sconvolto a tal punto da non
fargli vedere la curva...
Quanto pensi ti ci voglia per analizzare quei documenti?
Non ho idea, dipende da quanti clienti aveva, dalla complessit dei lavori e poi
non so se basta guardare i documenti.
Che intendi?
Che per guardare i documenti devo avere lautorizzazione dei clienti e che, per
averla, devo fare qualcosa di pi. Nel senso che devo lavorare un po per loro.
Vuoi tornare a fare il consulente?
No, non ci penso neppure lontanamente ma devo anche rispettare letica
professionale e i clienti.
Questo mi sembra giusto, ma non sar che lo fai per Lisa?
Ma scherzi? Come fai a pensare che una donna cos possa interessarmi, ormai
lontana anni luce da me. E poi non ho detto che lo faccio.
Non ho detto che ti interessa ma che lo fai per lei, perch ti lusinga che abbia
pensato a te. Dopotutto una donna intelligente, oltre che bella.
Questo pu darsi.
Lanimaletto, scoperto, ringhiava. Leonardo si fece scuro in volto.
E hai gi pensato a tutto?
No, ho solamente pensato alla fattibilit della cosa, ma non ho deciso di farlo,
anzi, penso proprio che lascer perdere.
Speriamo.
Ora dormiamo.
Buonanotte.
Buonanotte amore.
Il giorno seguente trascorse con la leggerezza di chi pensa di avere superato un
grande dubbio. La mattina si svegli di buon umore e anche il cielo sembrava volerlo
compiacere, cos pulito e vicino. Solo una breve passeggiata su Poldo con la figlia di
Sandro interruppe il lavoro, che procedette allegro, come se tutto il gruppo si fosse
tolto un masso dallo stomaco. La sera arriv troppo presto annunciata da un vento
freddo che muoveva i lunghi capelli scuri di Mara, distogliendo lo sguardo di
Leonardo dai grappoli. Si rifugiarono in casa dove accesero il camino trovando
conforto in un buon bicchiere di vino e nella bruschetta con lolio bono. La bambina
sbandava per la casa reggendo con una mano il cappello da buttero del padrone di
casa che le copriva gli occhi e con laltra le redini di Poldo che scivolavano come
serpenti sul cotto grezzo.
Improvvisamente sceso il freddo.
Leonardo riconobbe subito Manuel che era stato probabilmente sorpreso da quel
vento improvviso e si era rifugiato in casa, ben sapendo che sarebbe stato accolto con
amicizia.
Ciao Manuel, vieni c il vino e la bruschetta.

Ciao Manuel, come stai? anche Mara aveva riconosciuto la voce dalla dispensa
dove stava prendendo gli ingredienti per la cena.
Bene, grazie. Sento un buon profumo.
Pos sul tavolo una cartella di fogli da disegno e si avvicin sorridendo. Aveva
laspetto trasandato, ma affascinante ed elegante, di chi ha locchio abituato al bello.
Mara lo intercett, spuntando dalla porta della dispensa, prima che raggiungesse gli
altri alzatisi per le presentazioni.
Ciao Mara, non ti chiedo neppure come stai, basta guardarti.
Sempre galante. Resti a cena con noi, vero?
Va bene. Ho una cosa per te.
Prese la cartella sul tavolo, sciolse il nodo e inizi a girare con delicatezza i fogli
cercando quello giusto. Lo estrasse e lo porse alla donna con un sorriso compiaciuto,
in attesa.
Ma bellissimo, guarda rivolgendosi al marito.
Leonardo si avvicin con la gioia di un bambino negli occhi. Manuel doveva
essere rimasto in alto sulla collina, mentre il vento stendeva le mani a strappare le
foglie pi deboli dagli alberi. La vigna, cinque corpi piegati dal vento, un viso
accennato avvolto dai capelli neri che parevano ribellarsi, e un altro fuori del ritmo,
rapito. Lo percorse con lo sguardo assaporandone ogni granello di carbone.
Grazie Manuel stupendo. Mara questo lo mettiamo in camera.
Lo port nellaltra stanza, tenendolo con la delicatezza di chi trasporta un vaso
prezioso di cristallo, mentre Mara faceva le presentazioni.
Manuel era un pittore, senza fama n riconoscimenti, ma era un artista vero nel
senso che donava la sua vita allarte senza curarsi dellinteresse e dei traffici del
mondo. Era sempre senza un soldo e spesso girava per i campi a cercare lispirazione
in quellattimo che cercava di fissare col carboncino. Aveva girato tutto il mondo per
conoscerlo, facendo mille lavori e acquisendo una cultura vera, profonda. Parlava
sottile, a voce bassa, con la musicalit dei sudamericani. La cena scivol via
piacevole e rilassante, cullata dai racconti di Manuel, tanto che anche Sandro e Luca
non ebbero occasione di beccarsi.
Ora si balla disse Mara dopo aver posato il limoncello sul tavolo, guardando
Leonardo con un sorriso ironico.
Scherzi, gi sono negato, poi con tutto quello che ho mangiato e bevuto!
Niente scuse, quando hai bevuto sei pi sciolto. Salsa!
Manuel non si fece pregare e inizi a ballare, muovendosi lentamente a tempo e
invitando tutti ad alzarsi. Seppur impigriti dalla cena e stanchi per i due giorni di
lavoro, nessuno si sottrasse allinvito e inizi uno strano circo dove un domatore
esperto ed elegante cercava di addestrare tre cani a ballare. Uno in particolare pareva
non riuscire assolutamente a dimenticare la sua natura. Nonostante lalcol gli avesse
quasi annullato i freni inibitori, o forse proprio a causa di quello, Leonardo si
dimenava e sudava nel vano tentativo di muovere il bacino.
Sembri un palo, sei proprio negato affond Sandro.
Perch te sei John Travolta.
Manuel pazientemente cercava di spiegare i segreti della sua musica, ma ormai

quei tre si erano lasciati andare e travolgevano ogni senso del ritmo e della
musicalit. Paola mostrava una discreta conoscenza dei passi per la lunga
frequentazione delle piste da ballo, antecedente naturalmente allincontro con il
marito. Aveva uno sguardo nostalgico, come se gli stessero passando davanti i
pomeriggi e le serate vivaci, ormai lontane. Mara si difendeva con la grazia della sua
femminilit. I tre imperversavano, mentre Manuel cercava di difendere la sua musica
da quello scempio.
Guarda, ho trovato il passo annunci Leonardo.
Quello quasi merengue precis Manuel.
Non sottilizzare, che ci sono!
A me sembri un frodo intervenne Sandro.
Senti chi parla, Frengo Stop.
Finalmente lalcol e la stanchezza fiaccarono quei tre scamiciati che caddero uno
dopo laltro sulle sedie.
La notte scivol via, spazzata dal vento.
* * *
Il giorno dopo incontr Pippo, il postino, che si arrampicava lungo la strada
tortuosa che conduceva a casa sua. Era rosso e sudato, pedalava come un ossesso nel
tentativo di tenere in equilibrio il Ciao che, per la bassa velocit, sbandava
disegnando ampie curve. Leonardo aveva salutato i suoi amici e aveva deciso di fare
un giro in vespa, soddisfatto del buon lavoro svolto nel fine settimana. Pippo inizi a
sbracciarsi e dimenarsi.
Ciao, c qualcosa per me? chiese Leonardo.
Maledizione, sono distrutto rispose il postino, respirando rumorosamente
perch non metti la posta elettronica?
Lo sai, ho buttato il computer e il cellulare nellArno.
Se mi dici dove te li vado a ripescare, rischio meno che a venire quass. Un
giorno mi viene un infarto.
Dai che ti fa bene, sei sempre seduto su quel motorino o sulla sedia al bar.
Sono sempre a pedalare, porco mondo. Maledette zone collinari. Saranno anche
belle, ma non per me. Tutti questi sali scendi, porca miseria. Mi faccio trasferire nella
pianura padana.
Con quel nebbione?
vero porco mondo, ma anche gi stamani non scherza. In effetti la collina
cercava aria sopra una nebbia densa che copriva la valle.
Tieni, firma qui.
Pippo gli pass un pacco avvolto nella carta ocra. Leonardo prendendolo in mano
ebbe la sensazione di qualcosa di familiare, nel peso, nella forma, nella consistenza.
Lo gett nel bauletto anteriore della vespa.
Ti offro un bicchiere su, al bar, ma forse non puoi, sei in servizio sorridendo.
Certo che posso, porco mondo, ma non su, gi. Non ne posso pi pi di questo
calvario. Andiamo al circolo, tanto incontrandoti ho guadagnato una mezzoretta,

quindi come se lavorassi.


Va bene, ma se fossi il tuo capo mi incazzerei e anche come contribuente...
Non me lo mandare di traverso il goccetto, agricolo.
Il goccetto furono tre bicchieri di vino, una lettura attenta de La gazzetta dello
sport, una serrata discussione con il barista sulla migliore soluzione tattica per la
partita di Coppa Uefa e la dimostrazione del rinterzo con cui aveva quasi vinto la sera
prima. Prov il colpo almeno trenta volte, senza riuscirci, prima di concludere:
Va bene, hai capito, pi o meno era cos. Quando Pippo rinforc il motorino
controll il suo orologio da polso.
Hai visto, mezzora precisa e part cantando e sbandando in pianura. Leonardo
guard lorologio, si era fottuto quasi tutta la mattinata.
Si ricord di quel pacchetto solo quando era gi rientrato in casa. Era tornato alla
vespa e riprendendolo in mano aveva avuto nuovamente la sensazione di qualcosa di
familiare. Conteneva un foglio bianco, piegato in due, a coprire una piccola agenda
elegante, di pelle.
Caro Leonardo, solo oggi ho trovato il coraggio di andare a ritirare gli oggetti
che Francesco aveva con s. Ti ha sempre considerato un esempio da imitare e ha
sempre cercato di assomigliarti. Gli piaceva dire che teneva questa agenda in attesa
del tuo ritorno, forse non ha mai accettato la tua decisione di lasciare tutto. Era
troppo lontana da lui. Non se ne separava mai, quasi dovesse custodire la tua
amicizia. Sai bene quanto ti stimasse e ti volesse bene e sono certa che avrebbe
voluto che lagenda tornasse a te.
Un abbraccio,
Lisa
Leonardo accarezz la copertina come il viso segnato di una donna lasciata al
tempo, con affetto. Poi la dischiuse, lasciando scorrere i fogli sui polpastrelli sapienti.
Le pagine sembravano rapirlo, quasi risucchiarlo a quel passato che non voleva
rivivere, che voleva tenere lontano da s. Pensare a quei giorni affondava il suo
umore, lo gettava in un vortice di pensieri umanamente poveri e tristi, e solo
limmagine di quellultima sera, dellArno calmo e rassicurato dalle luci del Ponte
Vecchio che inghiottiva la sua ventiquattrore, lo riportava a s e gli faceva sentire
che di tutte le scelte della sua vita, quella era lunica veramente giusta. Ma visi e voci
giravano attorno a quel nucleo di certezza, cercando di confonderlo, coprirlo. Si
aggrapp a quel ricordo, alla sera senza vento, con il Natale vicino che specchiava le
sue luci e colori nelle vetrine. Ripercorse la strada dal treno a piazza del Duomo, a via
Roma, con quellidea che poco prima era bambina e ora sembrava gi reggersi da
sola e nutrirsi dei visi degli innamorati, dei profumi ormai consumati delle osterie,
della leggerezza dei passi dei gruppi di ragazzi e ragazze stranieri. Le scarpe
polverose, la noia del treno che gli abbassava le spalle, i passi lenti si erano gi
trasformati in una sorta di baldanza quando intravide il Ponte Vecchio, appena
superata la loggia del Porcellino, dove un gruppo di giovani africani suonava
percussioni. Scandiva il ritmo con i passi ampi e non sapeva ancora se stava recitando
un soggetto buffo, con la luce che si sarebbe accesa sul pi bello; ma quellidea lo
faceva sorridere.

Giunto sul ponte si era seduto sul marciapiede con la borsa tra i piedi. La Basilica
di San Miniato al Monte era sospesa a met della strada che conduceva al cielo, e la
notte pareva decisa a scorrere lenta al ritmo dellacqua. Rimase seduto alcuni minuti,
mentre lidea si sedimentava e si rafforzava. Sentiva dentro il fiume che lo tentava,
portando terra a rafforzare lidea di alzarsi, raggiungere il parapetto e buttarla. Era
finire o ricominciare, era non essere pi cos.
Si alz con un sorriso divenuto incerto sulle labbra, raggiunse il parapetto e guard
gi a incrociare le luci specchiate e le macchie nere dei pesci grandi e malati che
risalivano la corrente. Un uomo si era fermato a guardarlo. Leonardo adesso sentiva i
suoi occhi attenti addosso, probabilmente pensava a qualcosa di diverso dallidea che
ormai scorrazzava vincitrice nel campo di battaglia della sua testa. Lo sent
avvicinarsi, tendere i muscoli e le corde vocali pronto ad arginare il suo gesto
disperato; ma lui si pieg, prese la borsa la fece oscillare nel vuoto e, senza
assaporare quellattimo sospeso, sent la mano aprirsi e il cuoio scivolare verso il
basso, centimetro dopo centimetro, sul palmo. Gli occhi fissarono il salto sulla
superficie verde-marrone, gli schizzi di luce e lo scomparire in un attimo, appena
varcata la superficie.
LArno inghiott tutto, compreso il computer con tutti i suoi preziosi file, e si port
sul fondo un pezzo della sua vita.
Adesso stava risalendo il lungofiume pi leggero, senza cravatta, a tratti correndo,
saltando.
Non era stato facile abituarsi ai nuovi ritmi. Spesso lansia riaffiorava e riattivava i
meccanismi che gli erano stati inculcati, simpadroniva del suo petto, del suo respiro,
del suo cuore, lo portava fuori controllo, in preda a unagitazione che riusciva a
placare solamente nella fatica fisica. Iniziava a lavorare nei campi, senza tregua,
sfidando il suo cuore a battere ancora pi forte, ma per un motivo per Dio, fino a
quando gli arti iniziavano a tremare sotto le scosse dei muscoli carichi dacido lattico.
La sensazione dinadeguatezza, di tradimento di ci che doveva essere, in quelle
scosse, sferrava gli ultimi morsi al suo sistema nervoso; poi quel residuo vischioso
che sentiva dentro iniziava ad aprirsi verso deboli spiragli di pace. I mostri
allentavano la presa, si ritiravano, non trovando pi, in quel deserto di forze, energie
sottili da logorare. Solo il week-end era al riparo da quella marea che non saliva, mai.
Lagenda laveva ritrovata Mara nella sua giacca, mentre preparava le cose per il
trasloco, quando ormai il compromesso per quella casa solitaria era firmato e largine
dei suoi nuovi sogni pareva reggere. Francesco se nera impossessato lunica volta in
cui era andato a vedere la loro nuova casa, ancora soffocata dagli sterpi, aggrappati al
rosso scrostato. Quel rosso antico era piaciuto subito a Leonardo che lo aveva
conservato, imprecando con i muratori, come un affresco prezioso. Dopo aver
maledetto il fango che, dispettoso, si era aggrappato alle sue scarpe nere di vernice,
ed evidentemente a disagio in quella breve pausa tra un appuntamento di lavoro e
laltro, Francesco laveva presa, senza incontrare resistenza.
Questa la tengo io finch non ti stufi di questo posto e torni tra noi gli aveva

detto.
Leonardo lo aveva trafitto con uno sguardo di sfida, anche alla sua trachea che, in
un attimo, si era ristretta a bloccargli laria.
Tagli i rapporti con loro per levare nuova linfa alla sua ansia, cerc nuove
amicizie con persone che allinizio aveva difficolt a capire e accettare nel loro
semplice vivere senza dover essere qualcuno. Poi a mano a mano che lansia perdeva
i contatti con le sue sorgenti di nutrimento e il suo io scavava alla ricerca dei palpiti
veri, cominci a trovare i ritmi, laria, i volti. Talvolta dopo qualche bicchiere di vino
sotto il pergolato, con lo sguardo ai grossi grappoli gialli pendenti tra i raggi pi arditi
del sole, aveva avuto la sensazione che in fondo quella fosse per tutti gli uomini la
vita vera. Ed era in quei giorni che aveva cominciato a odiare la televisione. Ogni
volta che laccendeva sentiva allentarsi i legami con lio faticosamente riconquistato
e la sua ansia crescere. Aveva troppa conoscenza del marketing per non arrabbiarsi
sapendo che proprio quei meccanismi che lui combatteva erano la bestia che chi
pensa la pubblicit o i programmi cerca di nutrire con quiz che promettono soldi e
alludono a una nuova vita da ricco, donne giovani e ammiccanti, litigi e rapporti
nevrotici di coppia o familiari e quella continua istigazione al possesso come mezzo
despressione della persona che poi riempie i centri commerciali nei giorni di festa.
Laveva allontanata dalla sua vita cercando, anche nei momenti di noia, di non
accenderla alla ricerca di un estraniarsi dal mondo, che finisce per essere soltanto un
porsi passivamente ad assorbire spazzatura e nevrosi. Aveva finito per toglierla dalle
zone di convivio, confinandola in unanta chiusa dellarmadio. Una volta, durante
una cena ben annaffiata, aveva anche enunciato la teoria che il malessere della
persona fosse direttamente proporzionale al numero dore che passava davanti alla
televisione.
In fondo vera, ma troppo generica, dovrei precisarla meglio aveva pensato al
mattino, davanti al suo viso un po pi gonfio e molle.
Adesso Leonardo aveva di nuovo in mano lagenda, rinnovata nel suo interno di
carta, ma morbida e piacevole al tatto come allora. La curiosit una brutta bestia che
talvolta bene tenere legata. Tir il cordoncino che tagliava lo spessore e lapr. A
destra cera una pagina bianca, mentre a sinistra una C maiuscola e una stella
attrassero la sua attenzione. 16.00, C e stella. Che cazzo pens. Quella simbologia la
conosceva bene, laveva inventata lui. Dimpulso si diresse verso il telefono, lo prese,
ma si ferm. Chiamare Lisa non era una buona idea, era una donna scaltra che sapeva
dove toccarlo. Lo avrebbe adulato, e avrebbe iniziato delicatamente a far scivolare via
dai suoi nervi la corteccia. Ora avevano unincisione che li metteva a nudo e li
stimolava delicatamente, senza irritarli, richiamandoli per, come la sirena Ulisse, a
ricercare sensazioni lontane. Che senso ha pens posando la cornetta Francesco
chiude un contratto alle sedici e dopo poche ore si uccide. Non solo, ma prima si
preoccupa di aggiungere la stella. Buon contratto quindi. Francesco che assume un
incarico verso un nuovo cliente sapendo di non rispettarlo. Strano. La sua ultima
sfida a ci che aveva deciso di lasciare? Sfogli a ritroso lagenda e lesse Incontro
con Bill per contratto. OK. Continu a sfogliare sempre pi confuso. Non aveva mai

usato la sua simbologia.


Pronto? Sono Leonardo del Sapio posso parlare con la segretaria del dottor
Revati?
Dottor Del Sapio sono la signora Perelli si ricorda di me? Lavoravo alla Iretis.
Non la ricordava proprio.
Si certo, come va?
Che disgrazia. Qui siamo nel caos totale. Senza il dottor Francesco nessuno sa che
cosa deve fare e tutti fanno tutto. Sa iniziano gi a litigare per i clienti. Nella migliore
delle ipotesi finiranno come quelle balene che hanno perso il capo e si sono arenate
sulla spiaggia. Ha visto ieri sera in televisione? Per me si sbraneranno.
Sono i giorni pi difficili, poi con un accentratore come il dottor Revati non sar
facile riprendere le fila.
Bene, la signora mi aveva detto che forse lei avrebbe preso il posto del dottore.
Con lei tutto si risolver, cos bravo!
Lisa aveva gi fatto le sue mosse. Leonardo prov un impeto di rabbia che fren a
stento, mordendosi le labbra.
Che cosa ha capito, io faccio un altro mestiere ormai. Volevo solamente sapere
chi era a conoscenza dei contratti con i clienti.
Il dottor Francesco non si fidava di nessuno tranne di me. Poi quasi sussurrando
aggiunse: Con quelle sanguisughe era bene non far sapere come stavano le cose,
altrimenti tiravano subito fuori i denti. Prima si mordevano tra loro, poi lo
azzannavano. Lecchini e sanguisughe. Ma di me si fidava, io sono riservata. Cosa
vuole sapere?
La signora Perelli, come aveva fatto a dimenticarla! La spia ufficiale della
direzione Iretis, occhi di lince e lingua tagliente. Tagliava e cuciva tutti. Anche lui,
ricord.
Non sa mica se il dottor Francesco aveva contatti per qualche nuovo contratto?
Lultimo contratto che ha preso quello con la Solesal, bella ditta, circa tre mesi
fa.
Niente di pi recente?
Sa in questo periodo diversi clienti stavano attraversando un brutto momento. Era
tutto un telefonare e con quel gruppo di mezzettoni... mi capisce...
Ma chi preparava i contratti?
Il dottore, e io li battevo a macchina.
Bene, e non ha preparato nessun nuovo contratto ultimamente?
No.
Cera da crederle.
Ma di quale contratto parla? chiese la donna.
Nessuno, solo unipotesi.
Che ipotesi? Mi dica.
Niente, sbagliavo.
Arrivederci signora Perelli, mi ha fatto piacere sentirla. La dribbl e chiuse.
Riapr lagenda. La C era ampia e la stella tracciata con un unico gesto, senza

staccare la punta dal foglio. Pareva proprio la grafia dellamico e anche linchiostro si
ripeteva in ogni pagina, sempre uguale, stesso colore e ampiezza di tratto. Senza
dubbio la stessa penna. Forse non si fidava pi della signora Perelli e aveva iniziato a
usare il suo codice? Quella ficcanaso non perdeva certo occasione di esplorare
quellagenda. Mara entr nella stanza e lo vide appoggiato al tavolo con la mano
ancora sulla cornetta del telefono, perso in se stesso. La luce tagliava in due la stanza
e li separava, andando a spegnersi sul muro di pietra. Le bastava guardarlo per capire
quali onde attraversavano i suoi nervi, positive o negative.
Che c?
Niente. Lisa mi ha mandato la mia vecchia agenda.
E allora?
Sai che Francesco ha firmato un nuovo contratto proprio quel giorno?
Lo guard perplessa.
Te lo immagini Francesco che firma un contratto, si compiace di registrarlo
sullagenda con una stella e poi la sera si uccide? aggiunse Leonardo.
Non capisco dove vuoi arrivare.
Adesso era preoccupata, lo capiva bene dove voleva arrivare. E non sbagliava.
La sera durante la cena Leonardo parl poco e Mara cerc invano di aprire quel
velo opaco che gli aveva coperto il viso. Finito di mangiare Leonardo si alz da
tavola, silenzioso. Si tuff nella notte della campagna. Il vento muoveva le chiome
degli ulivi, le colline erano onde di luci, i campanili delle chiese, illuminati a giallo,
parevano alberi di navi ammiraglie stampati contro lo stesso angolo di cielo
attraversato in volo.
Il giorno seguente cerc di togliere quel dubbio dalla sua mente, di cancellarlo nel
lavoro e nella vita, ma pi lo stringeva in un angolo pi rimbalzava fuori
allimprovviso. Nonostante i suoi maltrattamenti, il segno storto che incideva i suoi
pensieri, non fuggiva, rimaneva l a fissarlo, ironico. E i suoi neuroni riprendevano a
seguirlo, a fiutare, come cani da caccia, costruendo ipotesi e congetture senza sbocco,
senza trovare una soluzione che lo potesse far svanire. E nel petto sentiva crescere
lansia, vedeva stendersi lombra, la stessa che lo aveva sempre accompagnato, a ogni
esame e a ogni prova che sempre doveva dare a se stesso e agli altri delle sue
capacit.
Lo trov in cantina che cercava, come un topo, i propri vestiti riposti da anni
allumido. Seduto in terra si guardava intorno disorientato, con occhi divenuti fissi e
piccoli. Certamente quellambiente senza luce era pi adatto a conservare il vino dei
vestiti e quando Mara, con irritata comprensione, gli indic un mucchio ricoperto di
cellofan, Leonardo ci affond le mani con compiaciuta soddisfazione.
Ma a che ti servono? Sei gi chiuso in te stesso come un riccio.
Quel contratto deve avere a che fare con quello che accaduto quella sera. Voglio
passare dallufficio di Francesco e poi incontrare quel nuovo cliente. Ma non posso
presentarmi cos.

Ecco, questa va bene aggiunse, estraendo dal mucchio una giacca verde-grigia.
Dove sono i pantaloni? nervoso cercava di avvicinare alla poca luce che filtrava
i pezzi di stoffa per distinguerne il colore.
Eccoli disse Mara rassegnata.
Grazie, devo stirarli.
Chiese perdono con lo sguardo e si avvi alla porta con quel misero trofeo.
Si present alla moglie, che dal pergolato seguiva silenziosa i passi lenti di Poldo
nel paddock. Pareva pi sereno.
Che ne dici, sono presentabile?
Aveva ricominciato, rispondendo alla chiamata, e questo gli aveva abbassato
lansia. Mara gir lo sguardo, un po irritata, ma, vedendolo sullattenti come un
bravo soldatino che aveva sistemato la divisa, non ebbe il coraggio di infierire.
Si va bene. Torni per pranzo?
Non lo so, ti chiamo.
Va bene.
Ciao.
Ciao.
Torn a guardare Poldo. Leonardo sent il senso di colpa affogargli il cuore. Si
volt, per fuggirlo. Con che cosa vado pens, vedendo la vespa appoggiata allo
steccato con la testa di Poldo dolcemente appisolata sul sedile. La vespa non era certo
consona, anche per le scarse condizioni digiene. Il cavallo era laltro mezzo di
trasporto immediatamente disponibile, e neanche tanto, visto il torpore in cui
galleggiavano gli occhi rilassati dellequino. Restava solamente la sua vecchia
macchina. Era chiusa nel fienile perch veniva usata raramente per i viaggi o per
portare carichi pesanti ma da qualche giorno non pareva pi disponibile a mettersi in
moto.
Mi dai una mano con la macchina?
Ancora una volta Mara lo guard di taglio, poi si alz e si mise al posto di guida.
Leonardo inizi a spingere il maggiolino fuori dal fienile e poi gi, verso valle. Poldo
volt lentamente la testa, seguendolo con lo sguardo, senza spostarla dal morbido
sostegno. Leonardo spinse per oltre un chilometro, correndo e sudando, mentre la
moglie cercava invano di avviarla. Ormai era quasi a valle, quando incroci Pippo
con il suo motorino.
Pippo dammi una mano.
Sono in servizio, non posso...
Non dire cazzate, fermati.
Il postino si ferm, ma rimase a guardarlo, sorridendo, senza fare un passo.
Va bene, ho capito, se mi aiuti ti offro da bere al bar, ma cinque minuti, ho da
fare.
Okay, ti far questo favore.
Pigramente scese dal motorino e raggiunse Leonardo, ormai sudato come una
bestia. Con la spinta dei due uomini la macchina finalmente si mise in moto.
Accompagno Mara a casa. Ci vediamo al bar tra cinque minuti.

Okay, intanto faccio due chiacchiere con Lino.


Trov Pippo impegnato in una feroce discussione sul rigore concesso alla Juve,
con il suo bel caff corretto, sarebbe pi giusto dire ponce aromatizzato al caff,
tenuto in caldo tra le mani.
Mi sono gi servito.
Hai fatto bene perch ho molta fretta. Lino, un bicchiere dacqua, per favore.
Bevve, poi si diresse verso il bagno per lavarsi. Le scritte sulle pareti lo divertirono
e quando usc aveva un sorriso ironico sulle labbra.
Cera il rigore per la Juve? gli chiese Pippo appena lo vide uscire.
Secondo te?
No che non cera, stava gi strascicando il piede prima dellimpatto Pippo mim
lazione stando attento a non far cadere neppure una goccia del prezioso nettare.
Era netto!
Questo non capisce un cazzo di calcio.
Guarda Pippo che io ho giocato in serie B!
La rivelazione lasci il postino un attimo sorpreso. Incroci lo sguardo sollevato di
Lino. Riprese vigore, rosso paonazzo.
Il piede lo trascinava cos e mim di nuovo il gesto con pi enfasi.
Perse lequilibrio, il suo pesante corpo oscill. Bestemmi. Il liquido, anche se ben
difeso, gli aveva bagnato le dita. Le lecc.
Vero?
Pippo era netto, Del Piero non un cascatore lo rassicur Leonardo.
Ma non era Del Piero!
Ah s? Non lho visto...
Allora che cazzo dici esclam dandogli una pacca pesante sulla spalla.
Ti volevo fare incazzare.
Siete dei ladri disse rivolto di nuovo verso Lino. Vuot il liquido in un sorso e si
avvi verso la porta.
Hai visto, sono riuscito a farlo rimanere solo cinque minuti, un record. Le poste
mi ringrazieranno. Ciao Lino.
Ciao Lino... Anche quella della B era una cazzata, te non capisci un cazzo di
calcio, vero?
Non ho giocato in B, ma mi piaceva molto il calcio e da ragazzino giocare a
pallone era la cosa pi bella.
Hai proprio ragione, se avessi dieci chili di meno la domenica andrei al campo
sopra casa tua. Giocano tutte le settimane.
Il Campetto sulla collina?
S, non troppo grande, se fossi un po pi magro ce la farei ancora.
Dai Pippo domenica andiamo insieme, anchio non tocco un pallone da oltre
quindici anni.
Sono troppo grasso.
Che te ne frega, tiriamo due calci.
Andiamo lass e poi decidiamo.

Va bene. Allora ci vediamo domenica. A che ora?


So che alle dieci.
Bene. Ora devo andare, ciao.
Ciao, cadetto.
Il bar si trovava tra la campagna e la cittadina dove era lufficio di Francesco.
Leonardo part in quella direzione, attraversando campi umidi e sempre pi radi,
ormai soffocati dallordine borghese di bifamiliari rosa. A un tratto sulla sua sinistra
vide, lungo il ciglio della strada che, grigia, fermava un vasto terreno abbandonato,
una Panda azzurra parcheggiata e davanti un vecchio che pisciava. Era uno di quei
vecchi sprezzanti e incarogniti con la vita che pensano che la loro et gli consenta
tutto. Il diavoletto balz fuori con un sorriso beffardo. Leonardo non fece in tempo ad
argomentare una difesa che gi aveva la testa fuori del finestrino.
Bhuuu!!!
Il vecchio fece un balzo e la scrollata gli fece perdere la presa sul cannello
ondeggiante. Il ghigno soddisfatto e di sfida lasci spazio a una smorfia, quasi di
dolore. Leonardo vide nello specchietto che bestemmiava, il viso rosso di rabbia. In
pochi attimi il vecchio inanell una serie impressionante di gestacci con la sola mano
disponibile, dato che laltra, dopo aver riposto in saccoccia con eccessiva celerit, per
la sua prostata lassa, il cannello ancora gocciolante, era impegnata a strusciare il
cavallo dei pantaloni per favorire levaporazione del liquido che, fuori dal suo
premuroso controllo, aveva tracciato unampia chiazza, marrone, lucida e in rapida
espansione sul beige.
Ben gli sta il diavoletto rideva a crepapelle, reggendosi la pancia gonfia e rossa
tra le mani, con il faccione pieno scosso da tremiti dincontenibile buonumore che
facevano battere le mani sul volante a Leonardo e lo tenevano lontano dallombra di
un sottile rimorso.
Giunse davanti allufficio di Francesco di buon umore, con dentro un po della
leggerezza scanzonata di un ragazzaccio. Lo accolse la signora Perelli con
unacconciatura alla Moira Orfei, ma rossastra. Aveva il complesso del naso,
effettivamente sproporzionato, e cercava di compensarlo con un ciuffo ondeggiante
sopra denti troppo radi. Entrando nellufficio Leonardo sent addosso latmosfera che
conosceva bene, respir laria ferma e rassicurante di ruoli e regole accettate. Il buon
umore si dissolse, in un attimo. Lufficio aveva una prima stanza quadrata, una
scrivania moderna con due telefoni e un fax chiudeva la visuale a chi entrava, mentre
sulla destra iniziava un lungo corridoio sul quale si affacciavano quattro porte. Not
che erano tutte chiuse.
Quasi non si parlano pi. Sono tutti rinchiusi nelle loro stanze. Non si trovano
daccordo sulla spartizione dei clienti. Ma ora c lei.
Non sono qui per quello che pensa, mi creda. Ho solo un dubbio da sciogliere.
La donna strizz gli occhi, a cercare la massima concentrazione.
Ho cercato di ricordare. In effetti alcuni giorni prima di quella maledetta notte
chiam un tizio che disse di essere il titolare di una ditta che non avevo mai sentito
prima, chiese del dottore e glielo passai. Poi richiam altre due volte nei giorni

successivi, anche il giorno stesso, mi pare.


Come si chiamava questa ditta?
Eh no dottor Del Sapio. Lei vuol sapere tutto senza dire niente. Mi dica del suo
dubbio.
Va bene signora Perelli, ma se lo tenga per lei. Penso che Francesco abbia
concluso un contratto il giorno della sua morte.
Cap, prima ancora di terminare la frase, che quella notizia sarebbe corsa di mi
raccomando in mi raccomando per tutta la cittadina. Si sent fragile, preda nuda del
suo io; quellio pesante che premeva contro il petto, per placare il rodere lento delle
sue energie sottili.
Si chiamava Decocarta o qualcosa del genere.
Ma quel tizio era toscano?
Mi pare proprio di s.
Grazie, signora.
Uscendo pens di fare una camminata. Si diresse verso il centro a passo lento,
dopo pochi metri si tolse la cravatta e sbotton il collo della camicia. Una donna in
bicicletta lo super, con pantaloni aderentissimi, bianchi. Leonardo not subito il
tanga che incorniciava due glutei non proprio perfetti ma appetitosi. Vide solamente
la schiena, i capelli biondi tinti raccolti in una coda e la maglietta a maniche lunghe,
da aerobica. Pareva sudamericana e pedalava lentamente, senza spocchia. La segu
con lo sguardo allontanarsi lungo il viale alberato. Si sentiva un estraneo in quella
cittadina, anche se cera nato. Adesso avanzava verso di lui unaltra donna anchessa
bionda, ma con una tintura pi mechiata, alta su tacchi neri, con un vestito
anchesso nero dottima fattura, sicuramente firmato. Aveva lo sguardo altezzoso
perso nel niente, ma Leonardo ebbe la netta sensazione che cercasse gli sguardi e
lapprovazione degli uomini e naturalmente linvidia delle donne. La classica topa
doro pens, decidendo di non guardarla, per irritarla almeno un poco. La donna gir
nella strada a sinistra proprio davanti a lui ancheggiando e lasciando un alone di
profumo. Il diavoletto sorrise, ne aveva percepito la stizza per lingiustificata
indifferenza. Leonardo guard la donna attraversare la strada fuori delle strisce
pedonali, colpevoli di essere venti metri pi avanti, specchiandosi nella vetrina di un
salumiere. Not che anche aveva un tanga a incorniciare i glutei, ben visibili sotto la
preziosa trama. La donna in bicicletta si era fermata davanti a un albergo famoso per
le squillo e parlava con unamica mora, con tacchi altissimi e un atteggiamento che
lasciava pochi dubbi sul suo mestiere. Le super, forse su Internet posso trovare
quellazienda. Si gir su se stesso, di scatto, la topa doro spunt dalla strada dove
aveva voltato poco prima. Il diavoletto, con la velocit di un felino, gli fece voltare lo
sguardo verso la donna in bicicletta e lamica. Sghignazzava.
Il titolare dellinternet point era un giovane dal viso rotondo e simpatico, cordiale e
allegro, una di quelle persone che hanno il dono di trasmettere positivit. Leonardo si
sedette alla postazione che gli aveva indicato e inizi la ricerca. Prov in tutte le
province toscane e latmosfera positiva di quel luogo dette presto i suoi frutti perch
su Lucca trov la Decocarta Srl. Scrisse lindirizzo, pag e usc. Si sentiva allegro e

sollevato, nello spirito giusto per festeggiare quel piccolo successo. Pens di
comprare della pasta fresca, la pi buona del posto. Raggiunse il negozio ed entr.
Cerano quattro signore prima di lui, odiava aspettare, ma decise che ne valeva la
pena, anche Mara sarebbe stata contenta. Quando stavano servendo la signora prima
di lui, nel negozio entr la topa doro. Si accanita con me pens il diavoletto,
preparandosi alla guerra. La donna super la fila e fece un cenno alla commessa che
stava servendo dei delicatissimi ravioli di zucca. Il titolare con un sorriso mellifluo
usc dal laboratorio da dove probabilmente controllava il lavoro delle addette al
banco.
Buongiorno signora, quasi pronta, mi dia un minuto, spar nel laboratorio.
Era il suo turno e Leonardo chiese due etti di ravioli di zucca, quelli per la gente
comune, gi preparati. Il diavoletto dava enorme lentezza ai suoi gesti, quasi a
sottolineare il trascorrere del tempo. Leonardo prese il pacchetto, pag e, mentre
stava uscendo, guard la topa doro frustrata nella sua presunta superiorit e invasa
da un fiume dirritazione e ansia che le scuoteva il tanga firmato. Proprio una
giornata positiva pens Leonardo ricordando i tanti ingiusti scavalcamenti subiti.
Decise di non chiamare subito la Decocarta, ma di godersi quel piccolo successo a
pranzo.
Conserv il successo vicino per tutto il pomeriggio. Teneva il filo sottile con le
mani per la paura che tirandolo si sarebbe spezzato lasciando lontano da s il piccolo
mistero che sentiva appeso, in fondo. Come un pescatore dilettante che sente
qualcosa agganciato alla lenza e con un sorriso di speranza si chiede quale colore,
forma, baller sulla scia del mare. Poi, quando Mara usc per andare alla bottega del
paese per comprare qualcosa per la cena, si sent abbastanza sicuro e prese il telefono.
Percep un sottile disagio nel suo cercare una solitudine che non aveva niente da
nascondere. Ma mentre batteva i numeri allontan da s lincertezza per pulire la
voce dallinutile senso di colpa.
Buonasera la Decocarta Srl? Sono Il dottor Del Sapio, posso parlare con il
titolare?
Mi pu ripetere il suo nome?
Dottor Del Sapio, sono un collega del dottor Revati.
Un attimo prego.
Era una voce femminile, giovane e molto sincera. Leonardo si sent a suo agio, la
nebbia svanita.
Pronto?
Buongiorno, mi chiamo Del Sapio e sono un collega del dottor Revati.
Buongiorno.
Laccento era toscano, nella voce ferma e sicura non aveva percepito alcuna
sorpresa a sentire quel nome. La sua convinzione si rafforz, continu, prov.
So che aveva firmato un contratto con il dottor Revati, sa vero della disgrazia?
S, lho letto sui giornali, stavo aspettando che qualcuno si facesse vivo. Io
conoscevo solo il dottor Revati e neanche troppo bene, lavevo visto solo due volte.
Quindi in pratica non avevate ancora iniziato a lavorare.

No, ma, come spero sappia, aveva voluto che lo pagassi in anticipo. Ancora
qualche giorno e avrei chiamato io. Seguir lei i clienti del dottor Revati?
Si sent a disagio.
No.
La voce si era alterata, era sgradevole, la moder subito.
Non credo, io ero un suo amico e sinceramente sto solamente cercando... di capire
cosa possibile fare.
Mi fa sapere qualcosa lei o mi dica chi devo chiamare.
No, le faccio sapere io.
Mi ripete il suo nome?
Dottor Del Sapio.
Grazie, allora aspetto una sua chiamata.
S, grazie a lei, buongiorno.
* * *
Il Campetto non pareva poi cos piccolo. Era strappato alla collina che saliva da un
lato, ripida, mentre sullaltro una rete alta sbarrava la strada ai piedi storti. Sotto cera
un verde pieno, gonfio, disordinato. I tetti rossi si scorgevano solo percorrendo la
striscia di nuvole al galoppo verso sinistra, oblique. I due uomini guardavano in basso
ad ammirare il tuffo nel verde, in pancia alla valle, per superare limbarazzo.
Sembravano due figurine uscite da un vecchio album Panini. Magliette strette,
fascianti direbbe uno stilista alla moda, a sottolineare fisici non pi tonici, di cotone
pesante, opaco. Falso Brasile per Pippo, numero 5 come Falcao, e la seconda vecchia
maglia della Fiorentina per Leonardo, stinta nei polsini fino ai gomiti. Pantaloncini
bianchi tipo mutanda e scarpe con sei tacchetti, talmente imbarcate da sembrare
ciabatte indiane. La pelle non vedeva la luce da anni. Gli giravano attorno,
guardandoli con curiosit, giovani poco pi che ventenni con magliette lucide, dai
colori vivi e scintillanti che si passavano un pallone dorato. Dallaltra parte del
campo correvano e facevano esercizi, affiatati come ballerini, su scarpette rosse
affusolate e leggere, otto calciatori in divisa Ajax mostrando, con tracotanza,
freschezza atletica ed energie in esubero. I due alieni si voltarono verso il campo
proprio mentre passava un numero dieci con la pelle scura e i capelli lunghi, mossi,
neri. Palleggiava con un pallone finalmente bianco, senza staccare lo sguardo dalle
scarpe, finalmente nere, senza far toccare mai terra alla palla.
Possiamo giocare? chiese Leonardo a quel tipo umano.
Ora sento senza guardarli.
Meglio cos pens Pippo.
Il numero dieci si allontan. Pass accanto a cinque o sei calciatori, borbott loro
qualcosa, poi torn dai due amici.
Va bene, siete con noi, nel resto del mondo. Io sono Marco.
Ciao, Leonardo e Pippo.
Fecero un po di corsetta che fece capire a Leonardo che let una brutta bestia.
Le gambe non parevano pi ricordarsi niente di quello che un tempo sapevano fare e i

muscoli erano come bagnati nel gesso. Pippo schiumava come un cavallo da palio.
Leonardo fu arretrato a centrocampo, lui vecchio marpione dellarea di rigore, per
lasciare spazio al centravanti titolare e al 10 che partiva da dietro. Pippo doveva fare
il libero alla Scirea.
Non passa nessuno, rassicur i compagni trotterellando pesante verso larea di
rigore.
Il calcio di inizio spett allAiax che subito lanci il pallone in profondit,
sperando di cogliere la difesa avversaria ancora non assestata. E cos fu, per loro
disgrazia. I difensori infatti non avevano ancora stretto sugli attaccanti e il numero
11, un biondo dal passo possente, si trov oltre la linea difensiva in netto anticipo
sulla palla. Pippo arriv con la foga di un mezzosangue finalmente uscito dai canapi,
la potenza di un bisonte e la mancanza di coordinazione di un cucciolo. Il biondo
accarezz unultima volta la palla dorata prima che le sue gambe perdessero
definitivamente il contatto con il suolo. Silenzio, poi un tonfo, profondo. Si accese un
parapiglia con Pippo disorientato che spingeva i corpi accalcati nel tentativo di
rialzarsi come un toro infilzato dal banderilleros. Torn la calma per portare il biondo
a braccia alla macchina e poi definitivamente in doccia.
Ora siamo dieci contro dieci disse Marco dando la mano a Pippo per aiutarlo a
rialzarsi.
Non passato.
Neanche il primo minuto disse Leonardo dando una pacca amichevole sulle
spalle dellamico.
Il rigore, netto, fu calciato con grande precisione e il marcatore esult a lungo in
faccia al resto del mondo. Dopo una lunga trattativa che port a evitare lespulsione
di Pippo, per ristabilire la parit numerica, ma che lo vide relegato a centrocampo, la
partita riprese. Verso il decimo minuto sul risultato di uno a zero per lAiax, Pippo,
rimasto fuori dalle trame di gioco dopo il primo deciso intervento, arpion un pallone
a circa trenta metri dalla porta. Alz la testa e prima che i centrocampisti avversari
potessero sottrargli la palla, pieg il cosciotto scaricando la forza cinetica di quaranta
chili sul dorato. La palla schizz via per ridurre al minimo quel pericoloso contatto.
Il portiere, in netto ritardo, si tuff senza speranza sulla sua destra, alzando plastico il
braccio sinistro a proteggere inutilmente una parte maggiore di rete. Ma lurlo si
strozz in gola ai due alieni, fermi a pochi metri luno dallaltro. La traversa risped il
pallone una quindicina di metri pi avanti. Pippo scatt sollevando una pesante zolla
derba, ma stavolta i centrocampisti avversari lo anticiparono spedendo il pallone
lontano.
Grande cosa Pippo comment Leonardo.
Incrociandosi i due alieni si scambiarono un cinque basso. Il resto del mondo si
batteva bene e anche Leonardo pareva abbastanza integrato nel proprio ruolo che
eseguiva disciplinatamente senza strafare. Mario sosteneva lazione con continuit e
rincuorava i compagni, quando sbagliavano. Leonardo ebbe il suo momento di gloria
attorno alla mezzora quando, ormai pi tranquillo, ricord, os e con una finta
super due avversari. Aveva solo il portiere davanti e lo vedeva avanzare verso di s,
giunto ormai sullangolo destro dellarea di rigore. Ma il cuore era salito nellesofago

e, invece di allungare la palla sfruttando la corsa e superare il portiere per poi


depositarla nella rete, come tante volte aveva fatto in passato, con lultimo sguardo
nitido centr il pallone, prima che gli occhi si velassero, e un sinistro troppo dritto
facesse la sua bella ma sterile figura. Il portiere si massaggi la coscia arrossata.
LAiax raddoppi a dieci minuti dalla fine e chiuse la partita due minuti dopo quando
il centrocampo avversario era sbilanciato in avanti con i due amici con quadro
cardiaco preinfartuale. Un guizzo di Marco a tre minuti dalla fine fiss il risultato su
un comunque dignitoso tre a uno.
Domenica ci siete? fu la giusta ricompensa per i due reduci.
Il ritorno a casa fu un elenco di parti corporee dolenti, contuse o lesionate. Mara lo
vide apparire sudicio e zoppicante, ma dallinfantile sorriso di soddisfazione cap che,
a modo suo, aveva vinto.
Aveva una sua teoria. Mai chiamare un cliente il luned mattina, tutti sono pieni di
compiti arretrati lasciati al domani negli ultimi giorni della settimana e il sottile
disagio di trovarsi tra quelle solite mura crea ansia e rende meno tolleranti. Cos
decise di aspettare il pomeriggio. Era una mattina luminosa e Poldo, stranamente,
trotterellava nel paddock.
Vieni Poldo, si va in paese.
Lequino ferm il passo pentito di avere mostrato tanta baldanza, prima dellinizio
della corrida con la sella a far da muleta.
Il sole si stava arrampicando ancora sui colli accompagnando Poldo, lento e pigro,
vivace solo per le giovani foglie ree di pararsi al suo passaggio. Leonardo lo lasciava
fare con polso debole, sospeso su cento trame che partivano dal contratto e cercavano
di condurlo allultima curva, restando dentro i paletti che aveva piantato a delimitare
la forza della sua fantasia. Ma quei due estremi cos discordanti lo disorientavano,
quei due stati danimo gli parevano inconciliabili per il ricordo che aveva di
Francesco. Poldo lo riport a casa pi confuso di prima, senza che si fosse reso conto
dei sentieri attraversati e del tempo trascorso. Solo la vista di Mara avvolta nella
vestaglia rossa di quando era ragazza, mossa dal passo, lo butt gi dalla foglia su cui
galleggiava senza meta, senza tempo.
Buongiorno signora Perelli, sono Leonardo.
Buongiorno, lavevo riconosciuta.
Aspettava la sua prima mossa come una murena nella tana.
Chi si occupa della contabilit dello studio?
Cerc di attirarla fuori.
Perch?
Doveva darle di pi.
Volevo sapere di un pagamento.
Me ne occupo io. Mi dica, di che pagamento si tratta?
Conosceva il gioco.
Ho rintracciato quella ditta, si chiama Decocarta e il titolare mi ha detto di aver

pagato una parte del contratto in anticipo.


Guardi, a me non risulta niente.
Gi, ci avevo pensato, ma ho voluto averne certezza. Grazie signora,
buongiorno.
Buongiorno... ma ...
Attacc.
Buongiorno sono Leonardo del Sapio, posso parlare con la signora Lisa?
Un attimo prego.
La decisione di fare quella telefonata laveva meditata a lungo, sentiva una sottile
ansia tramargli il petto come una ragnatela fastidiosa.
Pronto?
Ciao Lisa sono Leonardo, come stai?
Un po meglio, hai ricevuto lagenda?
S grazie, ma era meglio se non me la mandavi.
Sentiva che nella sua testa si stava riattivando lo stesso meccanismo che aveva
sperimentato tante volte quando studiava e non riusciva a capire qualcosa. Si
chiudeva a riccio e passava e ripassava quel punto senza limiti di tempo e dimpegni,
come una sfida che non poteva perdere.
Mi sto intestardendo su una cosa che ho visto sullagenda.
Di che si tratta?
La voce di Lisa, naturalmente sicura, gli parve controllata.
Francesco il giorno dellincidente aveva firmato un nuovo contratto e pare avesse
riscosso un anticipo, ma la signora Perelli non era a conoscenza n del contratto n
dellanticipo.
E hai capito tutto questo dallagenda? con voce rassicurata e quasi scherzosa.
No, sullagenda ho visto che aveva concluso il contratto, poi ho rintracciato il
cliente che mi ha detto dellanticipo.
Io non ne so niente di nuovo vedovile.
Probabilmente non ha nessuna importanza, ma puoi guardare se tra le cose che
aveva con s c il contratto e, che ne so, un assegno?
Aspetta un attimo.
Sent i passi allontanarsi, sovrapporsi ad altri, si aggiunse anche un fruscio di mani
in una ricerca confusa di alcuni minuti.
S effettivamente c un contratto o qualcosa del genere, io non ne capisco
niente.
Niente assegno?
No, ma di che cifra si tratta? due respiri sovrapposti, uno pi veloce.
Non lo so e non so neppure come stato pagato quellanticipo. Magari un
bonifico.
Penso proprio di no, se io e la signora Perelli non ne sappiamo niente. Francesco
aveva due conti correnti, uno della ditta e uno familiare e li controllavamo noi.
Quel verbo lo irrit, un attimo.
Puoi mandarmi una copia di quel contratto? Probabilmente non significa niente,

ma sai, sono un testardo.


Ti conosco e per il bene di Mara te lo mando subito. Hai un fax?
No, sai che ho eliminato tutto.
Te lo spedisco. Fammi sapere se scopri qualcosa, ho detto alla signora Perelli che
il lavoro di Francesco non deve avere segreti per te. Grazie Leonardo, ciao.
Ciao.
Si sent in trappola.
La sera stava stringendo i muri in unaria fresca e umida che rapiva al cielo la sua
brillantezza e scendeva nel cuore a rimpiangere il giorno. Leonardo usc nellaia e si
sedette in terra per sentire dalla pietra il sapore della fine di quel frammento della sua
vita, accompagnando con lo sguardo un sole stinto nellovatta grigia dellorizzonte.
Raccolse le ginocchia con le mani e rimase accovacciato a rubare al vento il respiro
delle piante, i profumi sottili, mischiati, la polvere e i semi. Pensava che se lo
avessero bendato e spostato in cento luoghi diversi in giro per il mondo tra cui uno in
Valdinievole, lavrebbe subito riconosciuto. Quando Mara affacciandosi alla finestra
della cucina lo vide, prov una tenerezza profonda. Avrebbe voluto corrergli incontro
e abbracciarlo, stringerlo forte, sollevarlo da quella posizione del bambino che, lei
sapeva, era stato. Sempre al suo posto, silenzioso e bravo perch quello volevano i
suoi genitori che gli volevano tanto bene purch fosse il migliore e potesse illuderli di
riscattare la loro vita da uninsaziabile insoddisfazione. Invece rimase a guardarlo
cercare con il palmo della mano la pietra dura e ferma tra i suoi piedi e poi
accarezzare con le dita i fili derba che, pur fragili, cercavano la vita, danzando nel
vento. Non lo chiam per larista ormai cotta, ma la spost alla bocca del forno e
lasci la finestra aperta sperando che lodore lo richiamasse in casa.
Il contratto non aveva niente di particolare nel contenuto: consulenza di direzione,
analisi della situazione economico-finanziaria, budget e controllo di gestione
periodico.
Tutto assolutamente normale, tranne la forma.
E Francesco era un maniaco della forma, come Leonardo, stessa scuola.
Il contratto non era su carta intestata, era firmato semplicemente con il nome e
cognome di Francesco. Un impegno personale fuori dallattivit dello studio.
Leonardo tastava la carta con i polpastrelli come a cercarvi una risposta a quella
anomalia che, probabilmente, non significava niente, ma sentiva alterare lordine
delle cose che la sua mente richiedeva come condizione, assurda ma essenziale, per
dargli un po di pace. Era di nuovo estraniato dal mondo, in piedi nel campo, con la
testa china, i guanti infilati nella cintura e lo sguardo naufragato nel bianco. La vigna
riscaldava laria con il rosso e il giallo ocra dei suoi ultimi pampini e attendeva
appagata che Leonardo riprendesse le ultime cure prima del giusto letargo, mentre
Mara lo fissava da meno di un metro, gi lontano.
Allora? Che c?
Niente, personale.
Che vuol dire niente personale?

Vuol dire che Francesco non voleva far sapere niente allo studio di questo
contratto. E forse neanche a Lisa.
Perch dici che non voleva farlo sapere a Lisa? Mara sentiva crescerle dentro
una strana agitazione, stava assecondandolo, stava facendosi prendere per mano per
seguirlo nel suo mondo lontano, lontano da quella vigna.
Perch ha voluto un pagamento anticipato di cui Lisa non sa niente.
Anchio non so niente dei tuoi incassi.
Ora c poco da sapere.
Si avvicin e le mise un braccio attorno alle spalle, stringendola a s.
Mara si sent trascinare via.
* * *
Amava il farro, lo sentiva cos ruvido e resistente, come la vita di cento anni fa in
quelle terre di olivi, viti e castagni. Lo segnava con un cerchio giallo dolio prima di
affondarci il cucchiaio e accompagnarlo in bocca con espressione soddisfatta.
Quellespressione faceva sorridere Mara perch il viso gli si gonfiava, locchio si
piegava verso il basso in un tentativo vano di congiunzione con la bocca che prima
dellapertura, per un attimo, tirava forte ai lati verso lalto.
Bono il farro commentava sempre, dopo il terzo boccone divorato senza
respirare, mentre versava il vino nel bicchiere. Leonardo mangi fino ad avere la
pancia pesante come una balla di patate, poi rimase fermo, quasi stordito da tanto
lavoro di mascella. Anche la moglie aveva esagerato e si guardavano, come giocatori
di scacchi in attesa della prima mossa. Cera da rigovernare.
Tocca a te anticip Leonardo, rassegnato alla sconfitta.
Sapeva bene che in quei giorni aveva contribuito davvero poco ai lavori domestici.
Mara si alz lentamente e gli porse il grembiule, in silenzio.
Se non ci fossi io in questa casa, lultimo guizzo del pesce nella rete, lo scossone
alla scacchiera del bimbo dispettoso.
Era meticoloso e ben organizzato nel lavare i piatti. La cucina aveva due vasche di
pietra impreziosite dal tempo e una piattaia di legno sopra un rubinetto stanco e
ossidato. Leonardo chiudeva gli scarichi delle due buche, poi ne riempiva
pazientemente una dacqua calda, vi versava il detersivo e vi poneva le cose da
rigovernare in ordine decrescente di sporco. Escludeva le pentole troppo unte che
avrebbero subito compromesso lefficacia del detersivo. Quelle erano le ultime. Poi
iniziava a strofinare e sciacquare, partendo dai piatti che avevano meno bisogno di
permanenza in acqua. Mara gli fece compagnia e convers con lui per distrarlo da
quellimpegno che giudicava incredibilmente noioso. Leonardo oper accaldato dal
vino, con puntigliosa meticolosit. Ogni tanto alzava la testa e con invidia e un po di
rabbia guardava Poldo che dormiva in piedi, vicino ai castagni, al centro di un ampio
spicchio di sole.
Il titolare della Decocarta, gli era stato simpatico di primo impatto, poi qualcosa

aveva cominciato ad agitarsi dentro e a fargli stringere le chiappe. Il consulente


come la puttana, aveva letto una volta anche se non ricordava dove, arriva sorridente
e se ne va di cattivo umore, ma soprattutto, pensava, come le puttane deve saper
capire i bisogni dei clienti. Non lo aveva fatto aspettare, lo aveva salutato con una
stretta di mano calda e vigorosa, e sorridente lo aveva invitato a seguirlo nel suo
ufficio. Ma gli sguardi e i modi dei dipendenti avevano acceso in Leonardo un primo
campanello dallarme.
Erano un misto di rispetto, timore e rancore. Vincenzo Roccia era alto, sulla
cinquantina, con la battuta pronta, i modi decisi, e la sicurezza di chi ha condotto la
barca per tanti mari e, pur non sapendo come nascono i venti e da dove arrivano le
onde e le correnti, ha avuto sufficiente coraggio, astuzia e forse fortuna per
guadagnarsi quel vascello. Parlava e domandava molto e, prima che Leonardo potesse
spiegargli il motivo della sua visita, gli aveva gi detto che solo per il prestigio di fare
il consulente per una ditta come la sua era forse lui che doveva pagarlo, che
sinceramente per lui i consulenti non servivano che a mangiare i soldi, e che era stato
suo figlio Vittorio a insistere, il tutto intervallato da dati sulla ditta e domande volte a
testare la sua preparazione ed esperienza pratica. Non lo aveva mai guardato negli
occhi. Leonardo aveva provato invano a incrociare il suo sguardo, ma luomo lo
evitava, dandogli la sensazione che lo facesse apposta per dimostrargli la sua irritante
e presunta superiorit. Ma Del Sapio ne aveva viste abbastanza per accettare la sfida,
assecondare quella prima ondata autocelebrativa e uscirne con il rispetto necessario
per fermare quel fiume in piena e spiegargli il motivo della sua visita. Roccia era
profondamente indispettito da quel tipo che gli aveva fatto raccontare tante cose della
sua azienda senza un reale interesse.
Gli detti un assegno disse scocciato.
Sa per caso se stato incassato?
Non lo so, chieda in amministrazione. Io ho altro da fare.
Senza un saluto, si allontan.
E se stato incassato, mi faccia rimborsare aggiunse, senza voltarsi.
Leonardo rimase nellufficio alcuni secondi a riflettere. In genere
lamministrazione lontana dallingresso, pens, e sicuramente a un piano inferiore.
Usc nel corridoio e sent vibrare rabbia dal cristallo scuro della porta accanto.
Vittorio Roccia era scritto al lato della porta, in caratteri dorati. Leonardo si
avvicin al cristallo e sent risuonare alta la voce di Vincenzo. Una profonda tristezza
miscelata a senso di colpa lo blocc per un attimo, con la mano sulla maniglia dorata,
poi acceler il passo verso lascensore.
Lamministrazione era effettivamente situata nellultima porta del corridoio del
secondo piano. La giovane signora che vi aveva trovato era stata molto gentile e,
dopo aver chiesto al titolare lautorizzazione a fornire linformazione richiesta, aveva
confermato che lassegno risultava regolarmente incassato.
Quando Leonardo ritrov laria aperta, il cubo nero rispecchiava un cielo veloce
dove innocue nuvole bianche parevano rincorrersi davanti al sole. Cera un piccolo
giardino incastrato tra quel blocco nero e la strada. Un camion gett uno sbuffo di

fumo denso in faccia al rettangolo verde dove due bambini correvano incerti attorno a
uno scivolo sgangherato. Leonardo si sedette su una panchina verde, scrostata e si
chiuse il giaccone. Rimase alcuni minuti cos, a guardare lentusiasmo di quei piccoli
uomini per un vecchio ferro, la semplice gioia di una breve discesa che poi
ricominciava, una, cento volte. Il sole ogni tanto infilandosi tra le gambe delle nuvole
faceva brillare il metallo e lo sparava dritto negli occhi di Leonardo che, chiudendoli,
si godeva il calore metallico, la mente svuotata.
Giorgio!
Improvvisamente spalanc gli occhi in faccia al sole interrompendo, senza
esitazione, quel piacevole intervallo.
Il dottor Giorgio Vernini rimase sorpreso nel vedersi davanti Leonardo in giacca e
cravatta e unagenda di coccodrillo in mano. Lultima volta che lo aveva intravisto
sembrava proprio un contadino con la camicia a quadri, i pantaloni di fustagno
marrone e due scarponi enormi, confuso nella massa colorata di un corteo per la pace.
Giorgio era rimasto chiuso nella sua Lancia ferma a due passi da un vigile che, a
braccia aperte, gli voltava le spalle. Avrebbe voluto salutarlo, ma poi aveva prevalso
il timore che qualcuno lo vedesse, o che, peggio ancora, una delle tante telecamere lo
inquadrasse. Il contadino era presto sparito tra le spire gioiose del serpente colorato,
lasciandogli addosso il peso di una meschina vilt.
Ciao Giorgio.
Ciao Leonardo, mi fa piacere vederti. Le parole suonarono fragili, come vetri
contro pietra.
Leonardo si chiedeva i motivi di quellimbarazzo, mentre lo seguiva nei corridoi
della banca verso lufficio del direttore. Non lo aveva visto chiuso in macchina,
mentre sfilava verso la piazza di Quarrata. Adesso era certo meno interessante per
Giorgio, pensava, ora che non era pi un professionista in grado di portargli
potenziali clienti, ma forse temeva che volesse chiedergli qualche favore.
Non c bisogno di andare nel tuo ufficio, devo solo chiederti una semplice
informazione.
Giorgio si ferm sulla scala, pareva rassicurato.
Lo prese a braccetto. Scherzi, non ti vedo da tanto tempo disse.
Lufficio di Giorgio era come la sua vita: rispettabile. Sistem le due cornici
dargento con le foto della moglie e delle due figlie sulla scrivania, si sbotton la
giacca per evitare che si stropicciasse e si sedette sporgendosi immediatamente in
avanti.
Sentiamo cosa mi deve chiedere il Del Sapio. Pareva pi a suo agio sulla sua
poltrona, con il ventre lasso nascosto da una cravatta gialla, i radi capelli rossastri,
una mano sullagenda di pelle della banca e la foto della sede centrale dietro le spalle
a far da santo protettore.
Riguarda Francesco. Non so se puoi aiutarmi, ma eri suo amico e se avesse avuto
bisogno penso che sarebbe venuto da te.

Mentre pronunciava lultima parola, Leonardo alz gli occhi, fino ad allora bassi, e
fiss il direttore di banca mantenendo una posizione dimessa con le mani sotto la
scrivania e le spalle curve. Giorgio si appoggi allo schienale, inclin la testa e
rimase in silenzio, pesante ed enigmatico come una sfinge. Con gli occhi fissi nei
suoi e un leggero movimento del capo, Leonardo gli conferm la sua tacita
complicit, a qualcosa che non sapeva ancora.
Pens di passare la prima mossa per non commettere errori, ma il bancario non era
intenzionato a lasciare lo schienale e afferrare il pedone. Il silenzio ispessiva laria
minacciando il varco aperto dal primo inutile successo, doveva provare. Leonardo
scelse le parole con la cautela e lintuito di un artificiere.
Non si riesce a rintracciare un assegno della Decocarta a favore di Francesco.
Giorgio non poteva mettere in dubbio la sua correttezza n lamicizia con Lisa
chiedendo chi si nascondesse effettivamente dietro il noi e il nome della ditta era
prova della completa conoscenza della circostanza.
Prima emise un sospiro sottile e lento a buttare fuori tutta laria. Poi si alz e
chiuse la porta. Lentamente torn alla sua poltrona di pelle nera con passo da papera
gravida. Cerc lo sguardo di Leonardo, rimasto fisso nel vuoto, per un ultimo assenso
a condividere quel peso.
Quellassegno stato un casino. Voleva che glielo cambiassi. La banca era
chiusa, maledetta la mia abitudine di restare fino a tardi. Come facevo a dirgli di no,
mi disse che non poteva aspettare. stato un casino, ma come facevo a prevedere
quello che sarebbe successo?
Quanto gli desti?
Ventimila euro.
Cos dicendo strinse i denti spingendo la testa in avanti. Il ciuffo rado oscill
scomposto.
Ti disse a cosa gli servivano?
Non mi disse niente.
Lo hai detto al commissario Forte, potrebbe essere importante.
Scherzi? Per sistemare la cosa ho dovuto anche chiedere un favore a uno stronzo
di cassiere che ora mi guarda come un coglione e non fa pi un cazzo.
Gir lo sguardo verso la finestra, rabbioso.
Ricordi dove mise i soldi Francesco?
Giorgio ritrov la stanza e un po di calma.
Ma che ne so. Mi pare nella valigetta... S, li chiuse nella valigetta e quando
andammo a prendere un caff al bar qui sotto la gett nella bauliera della macchina.
Francesco era un tipo prudente. Mica un coglione come me.
Lo so... accidenti al diavoletto!
No volevo dire, lo so che Francesco era prudente.
Giorgio lo guard perplesso.
Per non dire a nessuno di questa cosa, anche per Francesco.
Far del mio meglio. Grazie Giorgio.
Il direttore esit un attimo prima di stringergli la mano con laria seria di chi teme

una disgrazia.
Leonardo, attraversando latrio sotto luci anonime, guard i cassieri e gli parve di
individuare lo stronzo in un giovane con i capelli neri, lisci e lucidi, attaccati alla testa
che sistemava pacioso alcune carte dietro il vetro, mentre i clienti in coda oscillavano
nervosamente da un piede allaltro e unanziana mordeva il freno dietro la riga gialla.
Uscendo vide lanziana raggiungere, con dolente accentuata zoppia, lo sportello
vicino a quello del presunto stronzo che, incurante, sollevava una carta alla volta
nella vana ricerca della cucitrice.
Sabato ci ha invitato a cena Manuel disse con un sorriso Mara.
Bene. Ma domenica ho la partita.
Che partita?
Al campo qui sopra, spero di aver risolto i problemi muscolari.
Ma se cammini come se avessi una scopa nel sedere...
Sono gli adduttori. Ma posso venire, tanto Manuel non beve.
E te non scopi. Questa la settimana bianca?
Vieni sopra, femmina!
Leonardo inizi a salire le scale muovendo la lingua da un lato allaltro della bocca
e sculettando per mostrare unambigua scioltezza muscolare.
Mara lo segu, ridendo.
Ho una fame pazzesca. Leonardo, di nuovo in tenuta da agricolo, girava per la
cucina sgranando gli occhi dentro il frigo e la dispensa. Infine afferr la spalla salata
e ne tagli una fetta alta quasi mezzo centimetro. Aggiunse pane e vino al tavolo.
Allora Sherlock Holmes che hai scoperto? disse Mara sedendosi accanto.
Una bionda di ventanni.
Poldo non aveva avuto i suoi stessi problemi di fame ed era bello pasciuto
nellangolo pi lontano del paddock. Cavolo Poldo, sei grasso come una scrofa.
Lanimale non accettava la provocazione e cercava lultima luce di un sole ormai
arreso. Mentre Leonardo si avvicinava, il cavallo lo marc, sempre pi preoccupato,
finch non scorse una spazzola e cap che fortunatamente il suo peso se lo sarebbe
portato almeno fino al mattino. Luomo fin di togliere pelo che era una macchia pi
nera del buio.
Hai saputo? Hanno ucciso un albanese che lavorava in unazienda, cliente di
Francesco.
La voce di Lisa non era certo pi preoccupata che frenetica.
Non so assolutamente niente, ho finito ora in cantina... con il vino novo.
Leonardo ansimava, scontroso. Aveva fatto una corsa per raggiungere il telefono,
era scivolato sulle scale battendo uno stinco, ma, artigliandosi al legno, aveva salvato
la sua integrit fisica per la partita di domenica. Ora, preoccupato, controllava la
solidit dellosso.
E poi come avrei potuto saperlo?
Pensavo che la signora Perelli te lo avesse detto.
Pausa.

Comunque lhanno trovato ieri mattina in un vicolo con la testa spaccata. Hai
visto che avevo ragione io. Ora cosa facciamo? continu Lisa.
Losso pareva a posto.
E che ne so. Prima di tutto vado a farmi una doccia, gessata.
Che cosa?
Niente ti chiamo pi tardi.
Va bene, ma non ti scordare.
Me lo scrivo sul gesso.
Cosa? Ti sei fatto male?
No, scherzavo. A dopo.
Dalla finestra del bagno vide che il cielo era coperto da una scivolata di nuvole che
andavano a soffocare i rami degli ulivi affamati daria, oltre il limite ultimo della
collina. Una luce senza respiro bloccava il paesaggio in unistantanea sottoesposta. Si
asciug il petto fissando, oltre il vetro opaco, la stasi demozioni, mentre lansia
affiorava infliggendo pesanti sconfitte alla ragione.
Mara lo vide uscire dal bagno con passo veloce e i capelli lucidi dacqua e afferrare
il telefono, senza una parola.
Lisa gli spieg che era stata la signora Perelli ad avvertirla. Poi era stato il
telegiornale a precisare di Roma, della notte prima. Kledi Nakoli aveva ventiquattro
anni e in un vicolo buio e senza luna qualcuno gli aveva aperto la testa con un oggetto
non ancora ritrovato. Era stato trovato il mattino dagli operai di un cantiere nello
stesso posto dove, si pensava, avesse respirato per lultima volta. Da un biglietto
ritrovato nelle sue tasche, gli inquirenti avevano saputo che era arrivato a Roma il
pomeriggio con un treno proveniente da Bologna dove viveva e lavorava come
magazziniere della Elettroren Spa, azienda di distribuzione di materiale elettrico.
Kledi conosceva Roma dove tre anni prima era stato fermato due volte: durante
larresto di uno spacciatore in un parco e durante una rissa con due albanesi, in
seguito finiti in carcere per sfruttamento della prostituzione. In entrambi i casi, dopo
il fermo, era stato per liberato per mancanza di prove nei suoi confronti. Un
regolamento di conti nellambiente dello spaccio o dello sfruttamento della
prostituzione pareva, dal servizio del telegiornale, la pista investigativa che gli
inquirenti stavano seguendo.
Leonardo aveva ascoltato il racconto senza fiatare, cercando un capo in quel
groviglio dinformazioni cui aggrapparsi per legarlo ai ventimila euro di Giorgio. Ora
la donna taceva, ma lui non aveva niente in mano.
Non vedo cosa possa entrarci Francesco con lo spaccio e lo sfruttamento della
prostituzione. E poi Kledi era un magazziniere, probabilmente Francesco non lo ha
neanche mai visto.
Lisa tacque.
Ora devo andare parole vuote, contro il silenzio.
Vuoi vedere i documenti della Elettroren Spa?
Era solo un corso di formazione, gli aveva garantito. Cos Lisa aveva vinto le sue

robuste difese detica professionale, nutrendo la gramigna della curiosit. Ora


Leonardo aveva davanti il fascicolo che la signora Perelli aveva tolto, con un ghigno
di soddisfazione, ai commensali del banchetto dello studio Revati precisando lo ha
chiesto la signora. Sedeva sotto la pergola davanti al cielo incerto, spaccato in tre
punti da ferite spesse di luce che disegnavano un triangolo a ricordare Dio. Un cielo
simile non lo aveva mai visto e indugiava aspettando che quelle ferite si
rimarginassero a raccogliere pioggia o lo squartassero a un sole appassito. Si sentiva
bloccato da un cancello dansia che lo lasciava affondato in unapatia malinconica.
Anche la visita di Pippo e il bollettino sanitario rassicurante per la partita di domenica
non erano serviti. Con gli occhi cercava la terra illuminata da quella luce preziosa,
come un vaticinio. Fu la grafia di Francesco che aveva tracciato il nome della ditta a
fargli aprire, con un sospiro, il fascicolo. Conteneva due cartelle una grigia col logo
dello studio e una arancione con quello del gruppo Elettroren. Il cancello inizi a
fondersi su quei fogli, uno dopo laltro, e trasformarsi in lucida curiosit.
Effettivamente era un corso di formazione e anche un po banale. Riclassificazione di
bilancio, budget e controllo di gestione, indici economici e finanziari e infine bilancio
consolidato e regole di consolidamento. Era stato evidentemente pensato per
predisporre o migliorare il controllo di gestione nelle singole societ e aumentare la
consapevolezza sui dati necessari per poter procedere alla predisposizione del
bilancio consolidato di gruppo. Ripose deluso nella cartella grigia lultimo lucido.
Francesco non aveva fatto alcuna prestazione consulenziale alla Elettroren Spa, solo
formazione: dieci lezioni di due ore terminate un mese prima della sua morte. I lucidi
erano generici e i valori usati negli esercizi sembravano proprio inventati con numeri
tondi per rendere possibile il calcolo o le elaborazioni, anche senza computer o
calcolatrice. La cartella arancione era lucida e perfettamente stirata come se non fosse
mai stata aperta. Conteneva alcune brochure e i bilanci ufficiali delle sette aziende del
gruppo oltre al consolidato.
Leonardo pens che, essendo bilanci depositati e quindi accessibili a tutti, potesse
consultarli senza rappresaglie della sua coscienza professionale. Prese il bilancio
della Elettroren Spa e, dopo aver appurato che non presentava pieghe sul bordo
interno della copertina, lo sfogli invano alla ricerca dappunti o segni. Francesco
non lo aveva neppure aperto. Solo il bilancio della Elettroren Lombarda Spa
presentava la copertina piegata, mentre le altre erano nuove di stampa. Probabilmente
gli era servito per rilevare i parametri e rendere gli esempi aderenti alla realt di una
societ di distribuzione di materiale elettrico. Leonardo calcol velocemente il valore
aggiunto sul bilancio. Lo stesso diciotto per cento lo ritrov nellesercizio di
Francesco.
Il vento aveva aperto le ferite e sotto la luce bianca Poldo pareva un destriero
magico. Lindagine finita pens Leonardo dirigendosi verso il paddock. Ma la
magia spar appena il cavallo rilev luomo nel suo spazio visivo e si lasci cadere a
terra, come ferito a morte. La passeggiata, il magico destriero gliela fece sudare.
Dovette quasi sollevarlo di peso, ripulirlo dal fango, mettergli le briglie, mentre il
cavallo, con ritrovato vigore, muoveva la testa da tutte le parti per sfuggire il morso e

infine sellarlo con molte pacche sul culo. Ritrovarono serenit. La terra era umida e il
bosco profumava dautunno.
Uno scroscio di pioggia ribelle al vento che stava ripulendo il cielo li aveva
sorpresi e quando Mara li vide apparire davanti al grande fico che tratteneva largine
della strada fangosa avevano il capo basso come fiori recisi. Quando Leonardo
raggiunse la moglie in cucina la pioggia gli aveva ripulito i pensieri e si sentiva
leggero, liberato dal fango e dalle foglie.
Ho finito ora nella serra, questanno lho curata, vedrai che risultati! disse Mara.
Ci sono stato stamani e volevo farti i complimenti!
E a me niente?
Nadia non pareva proprio uscita dai campi con i jeans strappati da teen-ager e una
felpa rosa, il colore della prossima primavera, come aveva spiegato a Mara. Si era
assentata un attimo per rimettersi le unghie finte color sangue di piccione.
Ciao Nadia, ti posso offrire un bel bicchiere di vino che fa pendant con le
unghie?
Ora te le ficco nel collo queste unghie.
Ti sei buttata sul sadomaso?
Macch sadomaso, casomai sul sociale. Ieri sera al Dea uno si pisciato
addosso.
Leonardo e Mara trattennero a stento il riso, vedendola realmente contrita.
Ultimamente hanno abbassato le luci, penso per piet. Quel tipo dalla voce mi
pareva pi giovane. Poi lavevo visto allontanarsi da una che avr avuto s e no
trentacinque anni.
Avr avuto problemi di prostata, poveraccio.
Mara allung la mano, restando seduta, per aprire la porta improvvisamente
percossa da ossuti colpi ritmati.
Lisa spezz quella storia buffa e amara annegando la cucina nel silenzio, laria nel
suo profumo e gli sguardi negli occhi corsari.
Buongiorno, scusate lirruzione.
Leonardo riemerse dal silenzio.
Ciao Lisa.
Un impercettibile rossore le attravers le guance, con la leggerezza di unala di
gabbiano. Lisa non pareva proprio uscita di casa in tutta fretta, cos comera. Due
ricci biondi assecondavano i movimenti della testa, accarezzando il collo nellincavo
pi profumato, dietro le orecchie. Il rosso opaco delle labbra era contenuto da una
linea leggermente pi scura e gli occhi allungati nel rimmel strappavano tutta la luce
al viso. Rimase ferma sulla porta, con la luce residua che gareggiava con la stoffa
preziosa e pallida ad accarezzarle i fianchi.
Dai entra, Mara la conosci, lei Nadia.
Ci conosciamo? chiese Nadia.
Non mi pare.
Nadia rimase con unespressione ottusa persa, dietro occhi stropicciati, a frugare
lontano mentre lo sguardo di Lisa gi cercava Mara.

Certe volte davvero difficile essere uomo pensava Leonardo, mentre Lisa, seduta
accanto a lui, gli spiegava che era andata fin lass per sapere cosa aveva scoperto,
spostando laria con mani nervose e curate e annullando lo spazio tra loro con sguardi
complici.
Niente, era solo un corso di formazione e i bilanci non li aveva praticamente
guardati.
Io invece ho parlato con la donna di Kledi sorrise, poi distolse lo sguardo verso
il camino, spento.
E che ti ha detto?
La incontrer sabato, a Bologna. Devi venire con me.
Proprio sabato. Non so se posso, abbiamo una cena.
Cerc con lo sguardo la moglie per un consiglio, ma Nadia, rinfrancata, laveva
protetta dietro una discussione sboccata sugli uomini che accompagnava, in piedi,
con movimenti molto eloquenti per chi avesse superato let dellinnocenza. Mara
sorrideva, con le gambe accavallate, facendo spirali di capelli con le mani. Leonardo
ritrov i gesti che amava e tranci la rete sopra cui iniziava a oscillare come un
insetto indifeso e sciocco.
Sabato proprio non posso!
Va bene, allora fammi sapere quando puoi.
Lisa cerc invano di nascondere il disappunto, in fondo agli occhi distanti, in gesti
controllati, in un bacio freddo di saluto.
Non fare il bischero, quella pericolosa, dammi retta.
Le pupille fisse di Nadia premevano decise contro larco aperto delle palpebre
mentre le sopracciglia scattarono nervose in alto per poi bloccarsi in una maschera
rigida e seria che si sposava male con il push-up che offriva il seno abbondante e
maturo.
Leonardo rimase zitto, annegato in un liquido dimbarazzo e sorpresa. Quando
riemerse si aggrapp al solo oggetto che vide galleggiare sulla superficie mossa.
ancora turbata dalla morte del marito.
Non sar la moglie di quello che morto.
S, perch?
Nadia abbass lo sguardo sentendo improvvisamente salire quello stesso liquido
denso sulle sue caviglie.
Forse mi sbaglio sussurr.
Non aggiunse altro. Poi sentendo addosso, come una mano amica, lo sguardo caldo
e affettuoso di Mara alz la testa, incontrando subito gli occhi gi tesi e affilati di
Leonardo.
Quella donna lho vista al Mulino, con un uomo giovane. Li ho incontrati diverse
volte. Lui non era certo uno che passa inosservato per una single come me.
Sar andata a cena con un amico.
Non erano solo amici.

* * *
Il sole, dopo una difesa estenuante, si era arreso allautunno e un cielo allagato
sommergeva dal mattino la vallata, ormai assopita; quando ai rintocchi delle campane
poche figure instabili, senza volto, iniziarono un lento viaggio verso la chiesa. Sotto
le luci gi accese, fili densi, senza interruzione, cadevano a piombo e solo le gocce
fermate dal lampione scendevano isolate. Leonardo e Mara, raccolti sotto un
ombrello rosso, saltellavano per evitare le pozzanghere dove si rifletteva il loro
sorriso. Scherzavano lungo la strada che saliva verso il bosco, oltre la chiesa, sopra
sassi affondati nel fango per superare il primo gruppo di castagni e trovarsi davanti
uno spiazzo libero, un anfiteatro a picco sul vuoto dove si reggeva alla collina la casa
di Manuel.
C il fuoco acceso. Mara indic il fumo che sfuggiva allaggressione dellacqua
per perdere consistenza oltre la luce.
Meno male.
La casa era riscaldata solo da una stufa a legna e un camino, visto che lass nessun
mezzo di trasporto poteva arrivare, e dinverno aveva la temperatura interna di un
igloo; ma era anche un continuo stimolo per gli occhi, con i colori luminosi dei
quadri e le idee che abbellivano con poveri oggetti ogni stanza, angolo o nicchia
ricavata nel muro di pietra. Manuel li accolse con un sorriso sincero e un bacio
affettuoso prima di condurre Mara in cucina davanti al fuoco e bloccare con un
lascia stare Leonardo subito allontanatosi, come un bambino curioso e dispettoso,
per sbirciare nello studio un grande fantasma al centro della stanza quadrata e spoglia.
Vieni di qua che devo preparare la cena.
Posso dare una pennellata?
Se lo tocchi ti uccido.
Leonardo sapeva che Manuel non scherzava.
Ho fatto i baffi.
Manuel non fece in tempo a incazzarsi che Leonardo apparve sulla porta con il
pennello in una mano, la tavolozza nellaltra e due baffi neri alla Dal disegnati sul
viso.
Non so cosa ho mangiato, ma ho mangiato benissimo. Leonardo si toccava la
pancia soddisfatto. Veramente. Devi insegnarmi la cucina sudamericana disse
Mara.
A me il ballo.
Sorrise, guardando la moglie.
la prima volta che lo vedo rilassato nelle ultime due settimane. Perch non lo
prendi un po con te?
Io sono un solitario. E come tutti i solitari quando ho buona compagnia parlo
molto, ma tutti i giorni sono insopportabile. Credimi. Ma cosa c?
Manuel appoggi affettuosamente la mano sulla spalla dellamico. Leonardo si
rabbui e sostitu i racconti del pittore pieni damore per larte italiana con quello
pieno di frustrazione dei suoi ultimi quindici giorni.

Bologna? C la mostra di Carr. Andiamo tutti. Io e Mara andiamo alla mostra e


te e Lisa andate a parlare con quella signora.
Manuel, come tutti gli artisti, un egoista, gli interessa solo la sua arte pens
Leonardo.
Casomai dopo la mostra.
Aveva sempre viaggiato solo attraverso le gallerie che spezzano la luce e
raccolgono i pensieri, accompagnando oltre il vetro lo scivolare vivace dellacqua
verso la Toscana, perdendosi nel silenzio lontano delle colline e riemergendo dai
pensieri solo con i primi caseggiati della periferia di Bologna. Ora erano in quattro
ma Leonardo sentiva la leggerezza della gita oppressa dal dubbio. Sul computer di
Manuel avevano cercato lindirizzo di Kledi, per vedere se abitava vicino alla mostra.
Ma su www.paginebianche.it non avevano trovato nessun utente con quel nome. Non
aveva ancora chiesto spiegazioni a Lisa e la poca chiarezza, assediata dalle parole di
Nadia, lo rendeva cupo, asserragliato in se stesso.
Dobbiamo ridurre i consumi. La terra non avrebbe abbastanza risorse se tutti
consumassero e inquinassero come in questa minima parte del mondo. Il nostro
benessere fondato sulla povert degli altri e per mantenere questo facciamo la
guerra usando parole come democrazia e civilt. Che assurdit: i potenti sono
accecati dal potere e dalla ricchezza e la gente ha paura di perdere la possibilit di
consumare senza la quale ha limpressione di non poter pi vivere questa non vita.
Manuel parlava come un europeo, Mara annuiva attenta, Lisa fumava e, quando
allontanava la sigaretta dalla bocca, controllava lo smalto. Leonardo taceva, gi a
Bologna, gi davanti a una donna cos diversa da loro.
Allung la mano abbassando lo sguardo su dita lunghe e magre a sfuggire occhi
che volevano aprirgli un mondo che lui, per timidezza o timore, non voleva
conoscere.
Ora era cos strano vederle camminare vicine: Lisa che tirava lunga la gamba con
decisione a cercare il marmo e Tania che pareva quasi non posare i piedi per
rispettare anche le cicche che marcivano in terra. Vicino a loro, ma un po pi
indietro, Leonardo cercava naturalezza mentre il diavoletto frugava tra i vestiti
ingombranti di Tania per spiarle, nei passi, le linee del corpo.
Per me ha delle belle tette. magra ma...
Che ne dici di questo bar?
Si erano fermate e Lisa lo fissava attendendo una risposta, mentre Tania sfidava il
suo sguardo che in quel viale aveva sentito addosso. Si ferm confuso, come se i suoi
pensieri fossero stati letti in una nuvola bianca sopra la testa.
Siete giornalisti?
No, come ti ho spiegato al telefono forse anche mio marito stato ucciso e
lavorava per la stessa azienda di Kledi.
Tania si volt verso Leonardo aspettando la sua risposta.
No, io sono un ex collega di suo marito indicando Lisa.
Allora anche lei lavorava con Kledi?

No, mio marito era un consulente esterno, intervenne Lisa.


Gli occhi neri e vivaci di Tania non si mossero, Leonardo abbass i suoi, in difesa.
Sedevano attorno a un tavolino tondo di metallo, nascosto da una tovaglia triste, a
quadri. Lisa pareva a suo agio, anche mentre raccontava della morte di Francesco,
come se avesse un piano preciso nella testa, Tania invece misurava le parole cercando
di capire cosa volessero effettivamente da lei quella donna troppo sicura e quel tipo
silenzioso e musone.
Non era come hanno scritto i giornali. Non aveva niente a che fare con droga e
donne.
Lo so. Ma cosa era andato a fare a Roma?.
Le parole di Lisa rimbombarono nella testa di Leonardo.
Da alcuni giorni era strano: a momenti preoccupato, a momenti euforico. Mi disse
che doveva andare a Roma per lavoro. Non sospettai niente, era una settimana che
lavorava anche la sera, a casa.
Scusa, ma non faceva il magazziniere?
Finalmente quel tipo strano parlava.
S, ma mi disse che forse gli avrebbero cambiato mansione e doveva studiare.
Cosa studiava?
Non lo so, ma i fogli sono a casa.
Posso vederli?
Leonardo incrociava lo sguardo di Tania senza timore.
Come un giocatore di carte che si accorge del mazzo truccato dopo che stato
ripulito, Leonardo riordinava i fogli senza alzare lo sguardo, maledicendo la sua
superficialit. Era isolato dal mondo con la mente persa nel creare prossime punizioni
per la sua colpa. Tania gli pos una mano sulla spalla per richiamarlo a loro.
Cosa sono?
Sono le fotocopie degli stessi documenti che aveva Francesco: il suo corso e i
bilanci delle societ del gruppo Elettroren.
Lisa parve sollevata, spense la sigaretta con un sorriso trattenuto.
Te lo avevo detto.
Le due donne erano uscite sul terrazzo della camera da letto, di un metro per due di
cemento grigio, per fumare. Rimasto solo, Leonardo camminava per la sala con la
testa affondata nelle spalle e i fogli in mano. La stanza era quadrata con i muri di
cartongesso e mobili pratici, senza pretese. Sul muro un pannello di legno con
fotografie di Tania e Kledi, confuse e sovrapposte, fissate con cimici rosse. Leonardo
si avvicin per vedere meglio Kledi. Proprio bello pens, un tipo che non passava
inosservato. Affogato tra visi e sorrisi, un foglio di carta con dei versi scritti a mano,
parevano una poesia. Cap solo la firma: Kledi. Sent i passi avvicinarsi, dalle voci
parevano pi sollevate, sciolte. Scelse una foto delluomo piccola e ormai soffocata
dalle altre e la mise in tasca, dirigendosi subito verso il lato opposto della stanza. Il
sorriso di Tania gli parve un premio ingiusto.
Ritrov se stesso con laria fresca e umida. Tania aveva accettato il loro invito a

pranzo, Manuel e Mara probabilmente li stavano gi aspettando. Leonardo alz lo


sguardo verso il palazzo costruito al risparmio senza pensiero n gusto, panni al
vento.
C la macchina di Kledi, ma io non sono capace di guidarla disse Tania.
Bene, siamo in ritardo.
Lisa pareva sempre pi decisa e sollevata. Leonardo segu le due donne senza una
parola, ma allacciandosi la cintura di sicurezza, seduto al posto di guida della Punto
bianca, sentenzi:
Se c qualcosa in quei fogli lo scoprir.
Poi avvi lauto e part, mettendo in serio pericolo la vita di un condomino.
Era lamministratore.
Se me lo dicevi prima miravo meglio.
Gli occhi di Tania si accesero.
La stupida e inutile gelosia del maschio lo rendeva insofferente allintesa che
subito si era creata tra Manuel e Tania. Parevano daccordo su tutto. Cos pi per
contraddirli che per convinzione, Leonardo disse alcune bischerate che indussero la
moglie a razionargli il vino. Il Lambrusco pareva ormai guidare i suoi discorsi molto
meglio che lui la Punto bianca, per questo decisero allunanimit di togliergli la
guida. Ormai privato del carburante e dellauto, Leonardo si acquiet sul sedile
posteriore meditando vendetta nei bilanci che, ogni tanto, sfogliava con simulata
attenzione, mentre Manuel anticipava la spiegazione dei quadri che avrebbero presto
ammirato.
Manuel li convinse a fare il biglietto anche per la mostra fotografica di
Mapplethorpe. Lagricolo stava ancora in braccio a Bacco quando una serie di foto di
fiori e membri maschili a mezzasta e in erezione iniziarono a susseguirsi davanti ai
suoi occhi. Lartista invece pareva sempre pi padrone degli occhi e dei pensieri delle
tre donne e muoveva le mani con delicatezza ad accompagnare la poesia di quelle
immagini. Questa situazione a Leonardo rodeva, cos super il quartetto e prosegu la
visita da solo. Rimasero stupiti quando dopo due o tre minuti lo videro tornare
indietro con passo stranamente sicuro verso la porta. Manuel aveva sollevato
sullavambraccio le maniche larghe e candide e girato i polsini alti mentre dominava
la platea, gi allargatasi a una coppia di mezzet. Leonardo incroci lo sguardo
dellometto che seguiva la moglie tarchiata e pitturata con rassegnato distacco e il
diavoletto trov facilmente la via del gol in una difesa ormai prostrata.
Se a questo gli toglievano il cazzo faceva larte informale!
Si sedette su una panchina di legno, a lato della porta, in un angolo poco
illuminato, come un ragazzino in castigo che vuole sparire per vendicarsi di chi lo ha
prima escluso e poi punito per la sua ribellione. Ormai conscio che il vino aveva
alterato anche il tono della sua voce, Leonardo si sottrasse allo sguardo di disprezzo
del personale addetto allingresso della mostra tuffandosi nei bilanci. Era pentito per
quella sua inadeguatezza, anche se la crescente tristezza post sbronza era minacciata
dagli sghignazzi del diavoletto che ogni tanto gli tendevano gli angoli della bocca.

Per quando poco dopo usc lometto con passo da uomo libero e lo salut con cenno
dassenso, si sent decisamente sollevato.
Fu riammesso nel gruppo dopo che aveva volontariamente dato dimostrazione di
sufficiente sobriet, restando su un piede solo per alcuni secondi. Le marine ispessite
di colore e alleggerite di luce lo portarono in Versilia sotto le Apuane di marmo,
dietro le cabine azzurre, a respirare il vento di salsedine nelle vele di barche lente.
Leonardo manifest sinceramente le sue emozioni restando disciplinato in coda al
gruppo. Solo la moglie dellometto pareva non voler concedergli alcuna possibilit di
riscatto con tagliafuori da pivot roccioso ed esperto. Quanto pu essere maligna una
moglie adirata con il marito. Ma lamico comprese il suo desiderio e lo prese
sottobraccio riammettendolo definitivamente in rosa. Non fu pi geloso degli
sguardi di Tania, anche se pens che forse quello che mancava della giovinezza a
molti uomini era una donna che li guardasse cos.
Cap che era ancora notte e non avrebbe ripreso sonno. Si era addormentato subito,
come sempre, ma smaltita la prima stanchezza, si era svegliato. Senza ribellarsi si era
subito arreso ai pensieri, presto addentato dal senso di colpa e inghiottito in un ventre
dansia che non gli dava pace. Cos dopo aver ripercorso tutta la giornata si era infine
alzato e a piedi nudi, avvolto in una coperta, era uscito dalla camera da letto
accostando delicatamente la porta per non svegliare Mara.
Aprendo quei bilanci si sent precipitare indietro di cinque anni, in una spirale che
in volo cancellava tutti i pensieri e apriva una dimensione con gravit e leggi naturali
proprie, dove si muoveva con razionale esperienza. Leggere i bilanci e capire quali
dinamiche aziendali cerano dietro era la base del suo lavoro. Era un misto di scienza,
esperienza e sensibilit personale quello che si attivava nella sua mente per
decodificare i numeri e le scarne informazioni della relazione sulla gestione e della
nota integrativa. Ne aveva visti e preparati tanti da sapere quali erano i tappeti sotto
di cui si poteva nascondere lo sporco e per costruire cifra dopo cifra, riga dopo riga,
unimmagine mentale della salute economica e finanziaria dellazienda, della sua
struttura e complessit organizzativa.
Con un gesto veloce e rabbioso, poco adatto allora della notte e alla coperta calda,
apr il bilancio della Elettroren Spa. Aveva verificato, senza successo, se i fogli di
Kledi riportassero appunti, segni o qualsiasi indizio, quindi aveva deciso di utilizzare
la copia originale di Francesco.
Impieg venti minuti per appurare che la Elettroren Spa aveva accumulato perdite
arrivando a erodere molto pi di un terzo del proprio capitale sociale di seicentomila
euro, per poi nellanno cui si riferiva il bilancio ottenere un utile di
duecentosettantamila euro. Il risultato economico positivo non si era per tradotto in
una riduzione dellingente indebitamento bancario, reso possibile dalle garanzie
prestate dalla Elettroren Holding Spa, per laumento delle merci acquistate e giacenti
in magazzino.
Il fatturato era aumentato del due per cento passando da venticinque milioni di
euro a venticinque milioni e cinquecentomila euro, probabilmente per effetto

dellinflazione, quindi senza miglioramento in termini di quantit venduta. I costi del


personale erano sostanzialmente stabili, come il numero dei dipendenti e
praticamente tutte le altre voci di costo a eccezione degli interessi bancari passivi,
aumentati per effetto del maggiore indebitamento, e dei costi per servizi per il
maggior compenso riconosciuto allamministratore unico artefice del vitale
cambiamento di rotta. Era, infatti, migliorato sensibilmente il valore aggiunto
percentuale che era cresciuto di quasi due punti e mezzo e di oltre seicentomila euro.
Concludiamo ringraziando il personale interno e i collaboratori esterni per
limpegno profuso diceva lultima riga. Chiuse il bilancio, lo pos sul tavolino di
legno scuro e si alz lasciando cadere la coperta sul pavimento di cotto. Giunto in
cucina fece scorrere un po lacqua, poi bevve direttamente dal getto che cadeva
fresco nel lavello. Si asciug la bocca con il dorso della mano cercando invano, oltre
il vetro freddo, la sagoma di Poldo muoversi agile sotto una luna avvolgente. Poesia
zero, era un cumulo nero affossato nella paglia. Apr il frigorifero e dopo una distratta
analisi afferr un pezzo di formaggio, finendolo a morsi. Bevve di nuovo dal getto,
riapr il frigo meccanicamente, lo richiuse, senza fame o sete. Giunto in sala raccolse
la coperta e vi si avvolse. Rimase fermo con la testa appoggiata sul braccio duro della
poltrona e le gambe in alto sul poggiatesta, rivolto verso le travi di legno, per quasi
due minuti. Poi con un colpo di reni riassunse la posizione eretta e afferr il mucchio
dei bilanci scegliendo senza esitazione quello della Elettroren Holding Spa.
Se ne accorto un magazziniere. Era tornato a letto dopo meno di unora, ma era
ancora sveglio quando la luce, filtrando dalle vene aperte del legno, cominci a
restituire i colori alla stanza e i contorni al viso di Mara. Le parole pronunciate dalle
labbra di Lisa, subito allungatesi in un sorriso innaturale, avevano agitato senza sosta
lattesa del mattino; ma ora la luce gli aveva restituito i capelli disordinati sul cuscino
e la possibilit di immaginare i sogni di Mara nei pochi gesti incontrollati.
* * *
La signora Perelli si era appena seduta al suo posto di lavoro e stava gi
imprecando per i capelli e il trucco alterati dallumidit dellaria, con in mano un
piccolo specchio e una spazzola. Aveva posato la spazzola per afferrare il telefono.
Buongiorno signora Perelli, sono Leonardo del Sapio.
La sorpresa le fece distogliere lo sguardo dal ciuffo schiacciato a indicare il naso.
Buongiorno, le sono stati utili i documenti che le ho inviato?
Ancora non lo so. Scusi, ha mica lelenco dei partecipanti al corso di Francesco
alla Elettroren Spa!
Certo.
Breve pausa.
Ha scoperto qualcosa?
Le ho gi detto. Pu per cortesia prendere lelenco?
Aspetti un attimo... Cosa vuol sapere?
Pareva davvero irritata.

Kledi, il ragazzo ucciso, era tra i partecipanti?


Ma che dice, era un magazziniere.
Leonardo sorrise.
Posso avere quella lista?
Speriamo che almeno Manuel sia in casa pensava Leonardo, mentre procedeva
verso il bosco scolorito sotto un cielo pesante alternando scatti e pause di affanno.
Mara, ancora calda di sonno, prima lo aveva sentito chiedere al telefono di Lisa e poi,
aprendo i legni che coprivano la finestra di camera, lo aveva visto allontanarsi di
fretta, senza ombrello. Quando usc dal bosco si accorse che aveva cominciato a
piovere, cos percorse correndo lo spazio scoperto che lo separava dalla casa con
lacqua fredda che gli scivolava sul collo. Lamico stava dipingendo un vaso coperto
di fiori gialli, rossi e viola, colori che erano lunica cosa calda nello studio dove
anche la luce pareva bloccata dal gelo. Manuel si muoveva lentamente, con misurata
eleganza. Leonardo rimase a osservarlo per oltre un minuto prima di battere i
polpastrelli sul vetro. Solo mentre si dirigeva verso la porta indicatagli con un sorriso
dal pittore, si rese conto che non aveva pensato a come chiedergli il numero di
telefono di Tania.
* * *
Il treno procedeva cieco nella nebbia densa che lasciava filtrare solo ombre scure,
come anime dannate, in un paesaggio freddo e umido. Leonardo aveva la testa
appoggiata al vetro per evitare i riflessi e cercare, invano, di capire quanta strada
ancora mancasse a Bologna. Lumore di Manuel non pareva invece appesantito dalla
luce soffocata e, con le gambe elegantemente accavallate, sfogliava rilassato un libro
con gli affreschi della Cappella degli Scrovegni, regalo per Tania. Ogni tanto
mostrava al compagno di viaggio un particolare, poi si risollevava verso la volta,
nellazzurro dei lapislazzuli. Leonardo provava a seguirlo, ma non riusciva ad
allontanare la mente dai pochi anelli che aveva legato la notte, per la paura di scoprire
che, per la debolezza del sonno, aveva unito il ferro con largento.
Si sorprese daverla riconosciuta prima di Manuel, nellampio atrio della stazione
affollata di viaggiatori riparatisi dal freddo pungente e dallo smarrimento provocato
dallassenza di colori.
Eccola!disse Leonardo toccando il braccio dellamico.
Il sorriso della donna, timido e forte, fu come un panno sulla polvere di quel
pomeriggio anemico di luce e vita. Tania lo baci sulle guance come un amico, poi
abbracci Manuel in un cerchio che li isol dallambiente denso di corpi e visi tristi.
Sciolto labbraccio, lartista le porse il libro, mentre lo sguardo di Leonardo entrava
furtivo nel cerchio a rubare un po di luce, infantile e sensuale, sul viso di Tania.
Grazie la donna baci il pittore a labbra piene sulle guance, sfiorandogli con la
mano i ricci neri della nuca. Poi ruppe il cerchio rivolgendosi a Leonardo.
Dobbiamo andare. Danilo sar gi a casa.
Allora cosa vuole sapere?

Tania sedendosi accanto a Danilo lo aveva accarezzato sulle spalle per fargli capire
che doveva fidarsi, per Kledi, per lei. Ora luomo guardava Leonardo dritto in faccia
e dopo aver fatto scattare il mento verso lalto, ad accompagnare la domanda, i
muscoli facciali si erano bloccati, labbra grandi, contratte.
Lei lavora alla Elettroren Spa vero? chiese Leonardo.
La testa non si mosse.
Che mansione svolge?
Danilo si gir verso Tania che subito gli strinse, un attimo, la mano. La donna poi
guard Leonardo, con dolcezza.
Magazziniere.
A Leonardo parve di avere addosso tutta la massa scura di quelluomo, oltre cento
chili. Rilass il corpo sulla poltrona, appoggi le braccia sulle gambe, le mani
abbandonate verso terra.
Mi scusi, ho cominciato proprio male.
Questuomo non ha dormito un minuto stanotte e ha avuto il coraggio di
interrompermi mentre dipingevo un vaso di fiori. Quindi deve avere unidea che
potrebbe aiutarci a capire cosa successo a Kledi intervenne Manuel.
La fronte di Danilo, alle parole di quel tipo estroso, si contrasse; guard di nuovo
la donna, in silenzio.
Mi disse che andava a Roma per lavoro e che avrebbe cambiato mansione. Era
strano e la sera studiava. Te eri il suo migliore amico alla Elettroren Spa disse Tania
rivolgendosi a Danilo. Poi cerc gli occhi di Leonardo che prosegu.
Kledi studiava i bilanci delle societ del gruppo e i documenti di un corso di
amministrazione e controllo cui per non aveva partecipato. Qualcuno doveva
averglieli dati e per me doveva anche avergli detto qualcosa. Questa la lista dei
partecipanti a quel corso.
Leonardo si sollev dalla poltrona, estrasse dalla tasca posteriore dei pantaloni il
foglio che era passato a prendere dalla signora Perelli dalla cui curiosit si era dovuto
liberare come Houdini dalle catene, e glielo porse, con gesti lenti. Luomo si asciug
il sudore con la mano spessa, pos gli occhi sul foglio un attimo, glielo rese.
Giovanna Fiori disse volgendosi verso Tania.
Poi prosegu.
Prima che tu arrivassi Kledi aveva avuto una storia con lei. Una storia, insomma
avevano scopato. Ma lei non si mai rassegnata.
Tania non pareva turbata della cosa, neanche Manuel. Leonardo si sent un bigotto.
Sprofond nel foglio.
Giovanna Fiori, responsabile amministrativa disse Del Sapio sollevando lo
sguardo, poi sorridendo si rivolse verso Danilo.
Possiamo darci del tu?
Certo ora luomo pareva a suo agio.
Sai qualcosa della nuova mansione e del viaggio a Roma? prosegu Leonardo.
Non mi ha detto niente. Ma negli ultimi due giorni era sempre con Celeste
Renuzzi.
Leonardo guard Tania, niente, come Manuel.

Che cazzo pens.


Parente di Aurelio Renuzzi? continu Leonardo.
Figlia. passata a trovare il padre poi ha visto Kledi ed rimasta a Bologna.
Veniva continuamente in magazzino, lo ha invitato a pranzo entrambi i giorni.
Sai se lavora nel gruppo?
Secondo te una di ventanni con tutti quei soldi lavora?
Qualche volta s.
Danilo scosse il capo e per la prima volta sorrise.
E ancora a Bologna?
Dopo la morte di Kledi non si pi vista.
Ma vuoi dirmi cosa ti passa per la testa? Cosa hai scoperto?
Manuel gli sedeva davanti, il treno attraversava il nero.
Non hai detto niente a nessuno aggiunse il pittore.
Vi ho detto che per ora non so niente di certo, ma vi ho promesso che se concludo
qualcosa sarete i primi a saperlo. Piuttosto Tania ...
Leonardo si ferm appena in tempo, gli sguardi dellamico non lasciavano molti
dubbi.
Che vuoi sapere di lei?
Il pittore sorrideva, guardandolo serenamente negli occhi.
Si vede che tra voi c qualcosa di particolare. State bene insieme, una ragazza
bellissima e intelligente.
Allora, cosa c? Quando Danilo ha detto delle donne di Kledi hai fatto una
faccia.
Senti, non capisco che rapporto aveva con Kledi. Non mi pare il tipo da coppia
aperta.
Coppia Manuel scoppi a ridere.
* * *
Appena la luce aveva iniziato a sciogliere la brina arrampicata sui cigli, era uscito
nellaia. Laria tagliava la pelle scoperta del viso. Aveva atteso che la luce filtrasse
dai legni per uscire silenziosamente dal letto e cercare pensieri pi chiari nella pace
della campagna al risveglio. A quellora sapeva che le piante, lerba ricominciavano a
respirare per sciogliere la stretta della notte. Poldo lo aveva assecondato controvoglia,
reso poco combattivo dal sonno. Il cavallo si era arrampicato, con la testa bassa e gli
occhi velati, fino in cima al colle dove la salita si spezzava in uno spiazzo derba
tenera, protetta da castagni e pini. Lungo i pendii il respiro pareva ancora addensarsi
quasi a voler scaldare e risvegliare tutta la natura, prima di perdersi in alto. Lass era
pi freddo, ma niente gravava sopra e laria invitava a tuffarsi dentro, mordendola a
pieni polmoni. Il passo da postinfartuato del cavallo non permetteva di riempirsi la
bocca di vento, ma Leonardo cercava ugualmente di alleggerire i pensieri nella
sensazione di libert, tra solitudine e silenzio. Ma i pensieri erano pezzi di passato
che mostravano gli spigoli. Si sollevavano lass, si scalzavano, si sovrapponevano,

senza incastro. Come strappi di fogli diversi gettati in aria. Colp i fianchi di Poldo
con i talloni pi volte per fuggire, alzandosi sulla sella, perdendo il cappello.
Giorgio rimase sorpreso nel vederlo per la seconda volta nel suo ufficio in meno di
due settimane, anche se not che aveva un aspetto pi consono alla sua nuova vita.
Sembrava un cowboy: la camicia a quadri grandi fuori dai pantaloni e gli stivali
schizzati di mota.
Riecco il Del Sapio.
Il direttore rimase seduto, chiudendo con gesto lento la. cartella di fogli che aveva
sulla scrivania. Poi adagi con delicatezza la cravatta sul ventre.
Ciao, Giorgio.
Leonardo si sedette, rapido, senza attendere linvito.
Cosa sai del gruppo Elettroren? aggiunse.
Il bancario cerc di non far trasparire lirritazione per le macchie che la mota
avrebbe lasciato sulla moquette dellufficio.
Perch ti interessa? Non si direbbe che hai ripreso a lavorare.
Sorrise, poi il suo volto si scur.
Ha qualcosa a che fare con lassegno?
No, stai tranquillo.
Allora perch ti interessa?
Per unamica.
Leonardo non aveva trovato una giustificazione migliore, ma subito cap che
avrebbe dovuto rifletterci almeno un attimo, perch il bancario lo guard con uno
sguardo dove si mischiava invidia e solidariet maschile.
Mara lo sa?
Ma cosa hai capito...
Lo sguardo del contadino pareva sincero; il senso di colpa affond Giorgio sulla
sedia.
Perch lo chiedi a me? Non cliente della banca.
Cos non hai vincoli di privacy. Sei lunico che conosco che legge tutti i giornali
di... economia. Sei sempre ben informato.
Leonardo odiava quei giornali di gossip economico dove si paga per farsi adulare e
apparire con aria intelligente. Giorgio non aveva notato la pausa del suo adulatore.
Appoggi la mano destra sulla pancia, sicuro di s.
Il gruppo Elettroren lazienda della famiglia Renuzzi. Lazionista di
maggioranza relativa lIngegner Aurelio Renuzzi. divorziato, anzi ora vedovo
perch la moglie morta un paio danni fa. La figlia Celeste, una bella figliola,
lavrai vista sempre alle feste con i figli dei politici.
No, veramente no.
Comunque la figlia ha ereditato dalla madre una quota, il resto delle quote sono
delle due sorelle di Aurelio. Lingegnere guida lazienda, fondata dal padre, da
almeno un ventennio, mentre le sorelle prendono i dividendi a fine anno.
Scopr i denti, come un cinghiale.
Lazienda sembra non abbia particolari problemi, anche se nel settore si sta

facendo sentire la globalizzazione. Alcuni gruppi europei stanno entrando in Italia e


pare che volessero comprare anche il gruppo Elettroren.
Che quota ha la figlia?
Non lo so. Lingegnere a ogni modo aveva la maggioranza assoluta prima del
divorzio, ma decide ancora. stato lui a non volere cedere, lho letto un paio di
giorni fa. Le sorelle avrebbero dato ben altro che lazienda per tutti quei soldi.
Scopr di nuovo i denti, gialli.
Lo sguardo di Leonardo era basso, la mano accarezzava la barba non rasata.
Allora hai scoperto qualcosa dellassegno? lo incalz Giorgio.
No, per ora no. Grazie. Come sempre, sei stato prezioso.
Leonardo fiss il direttore negli occhi, gli strinse la mano e si alz. Giorgio lo vide
uscire a testa bassa e not che sul culo aveva pi mota che sugli stivali. Si mise in
piedi di scatto come una recluta alla sveglia. Guard la sedia color panna, si tocc la
fronte e si risedette, molto lentamente.
Lumidit era evaporata e il sole era caldo, trafitto da rari sbuffi di vento
proveniente da nord. Mara proteggeva gli occhi con una mano, mentre i capelli, tenuti
indietro con una fascia brasiliana azzurra, le accarezzavano gli orecchi. Quanto era
bella. Appena superato il grande fico Leonardo inizi a fare ampi gesti e a correre.
Poche decine di metri e la salita gli blocc il fiato. Vedeva gli occhi della moglie, ora
liberi, invasi dal sole. Labbracci, affondando sul collo sottile e bianco. Poldo lo
fissava come uno scemo. Trov le sue labbra.
Sei di buonumore stamani disse Mara scostandolo per guardarlo negli occhi.
S.
Lo prese per mano.
Allora vieni in casa.
Fecero lamore, mentre il sole scaldava i legni alle finestre e il vento iniziava ad
allentare la presa sulle foglie.
Rimase sul letto, nudo, con il lenzuolo spiegazzato sul ventre, mentre la moglie si
lavava.
Inizio a capirci qualcosa in tutta questa storia.
Hai scoperto qualcosa di Francesco?
No, ma penso di aver capito che cosa aveva scoperto Kledi o meglio, Giovanna
Fiori..
Ma sei sicuro di Kledi?
Silenzio.
Quando vedi Nadia devi chiederle una cosa.
La notte copr la campagna con un telo di pece nera; un vento rabbioso cozzava
contro i muri spessi quasi un metro della casa, e, come un cavallo impazzito per la
libert, tornava indietro per poi scagliarsi verso il cielo.
Hai visto che tempo? Speriamo bene.
Leonardo guardava fuori della finestra con gli occhi di un bambino. Mara lo
osservava, in piedi, riflesso nel vetro, con la schiena un po curva. Non si volt verso

la moglie.
Domani Manuel e io andiamo a Roma.
Manuel conosceva Roma meglio di molte guide turistiche e le sue spiegazioni e il
suo entusiasmo affascinavano gli anziani e i turisti, ma anche qualche balordo che
pareva essersi scordato del motivo per cui era sullautobus. Leonardo era un po
imbarazzato perch il pittore ogni tanto gli voltava la testa con le mani, se tardava a
individuare il punto di cui stava parlando. Lartista sembrava ubriaco di gioia, in
piedi si muoveva da un lato allaltro dellautobus. Leonardo invece era seduto, con i
muscoli del culo attenti al portafoglio nella tasca posteriore dei pantaloni. Anche l
potevano fotterglielo! Una signora anziana perse la fermata, ma decise di fare un
altro giro. Anche lautista si chiedeva del perch non avesse mai notato quel muro o
quella porta da cui passava ogni giorno. Leonardo cercava di capire qualcosa sulla
cartina, Manuel conosce i luoghi artistici e storici ma che ne sa di dov il
Commissariato... Per fortuna Tania gli aveva fatto una croce rossa allincrocio di due
piccole righe bianche di cui per non riusciva neppure a leggere il nome. Arrivarono
infatti al capolinea con lautobus ancora mezzo pieno.
Manuel, mi vuoi aiutare?
Non si agiti, il suo amico mi ha insegnato tante cose, la aiuto io.
Lautista prese la cartina, mentre i turisti scendevano, guardandosi intorno
disorientati. Il pittore guardava perplesso il biglietto con il nome di un albergo e il
numero di camera che due tedesche gli avevano lasciato scendendo.
Vi conviene andare a piedi, non molto lontano. Voi siete qui.
Grazie.
Poi volgendosi al pittore.
Andiamo e dammi quel biglietto. Non si sa mai, se ci perdiamo e dobbiamo
dormire qui.
Leonardo glielo strapp di mano, con un sorriso beffardo. Manuel sorrise dolce,
prese il suo zainetto di pelle consunta ed esclam:Porca miseria!
Prima di scendere qualche balordo si era ricordato del perch era salito
sullautobus.
Per fortuna abbiamo telefonato pens Leonardo. Cera un viavai di gente che
sembrava di essere al supermercato. Il commissario li ricevette quasi subito. Quando
li vide entrare parve sorpreso, probabilmente non si aspettava due tipi dallaspetto
tanto innocuo. Manuel indossava una camicia bianca con collo vistoso, pantaloni neri
molto consunti, stivali e aveva una sciarpa rosa, trasparente, di stoffa leggera. Pareva
il cantante de Le Vibrazioni. Leonardo aveva il suo look country: camicia a quadri,
jeans e scarpe da boy-scout. I giacconi li tenevano appoggiati sul braccio come due
bravi ragazzi.
Sedete. Siete?
Gli occhi del commissario Fantucci erano di quelli che non scordi. Due pietre di un
nero senza sfumature, affondate in un mare bianco e profondo.

Manuel Aimar e Lorenzo Del Sapio. Le abbiamo parlato al telefono, per la morte
di Kledi Nakoli.
Li fiss sorpreso. Cerc una cartella tra le molte accatastate sul tavolo.
Ah ecco... S, Kledi Nakoli.
Apr la cartella verde, consunta, con almeno dieci nomi cancellati e uno solo ora
leggibile.
Mi dispiace. Si sperava fosse cambiato, invece poi ci ricascano. E fanno cazzate.
In ambienti come quello la vita non vale poi molto.
Fece una pausa. Gli occhi di Leonardo, fino a quel momento dritti, fuggirono senza
alcun appiglio, senza parola. Manuel lo cerc, ma era gi lontano.
Da quanto conoscevate Kledi Nakoli?
Veramente non lo conoscevamo.
Il commissario ora li fissava come un pescatore che vede passare sotto la chiglia
della nave una sagoma nera.
Allora perch vi interessa la sua morte?
Leonardo riemerse.
Tutto cominciato con la morte di un mio amico, in Toscana...
Raccont brevemente di Francesco, di Lisa e della coincidenza della morte di
Kledi solo pochi giorni dopo. Il commissario sorrise.
Guardi, la morte di Kledi Nakoli non centra niente con quella del suo amico.
stato ucciso perch ha cercato di fregare Dasho Rakepi. Purtroppo quel delinquente
ha un alibi di ferro confermato dalla sorella della vittima.
Manuel, che era rimasto in piedi, si sedette.
Tania?
Si fa chiamare cos ora? Comunque ha confermato che quella sera Dasho
sempre rimasto al T Night, il suo locale. Io sono convinto che labbia ucciso o fatto
uccidere lui. Purtroppo non abbiamo prove n abbiamo trovato larma del delitto.
Probabilmente ha cercato di fregarlo.
Come fa a esserne certo?
Gli occhi attenti di Leonardo e il volto bianco di Manuel convinsero Fantucci a
dire qualcosa di pi.
Kledi e Dasho sono stati arrestati insieme 3 anni fa, il posto dove stato ucciso il
vostro amico nel quartiere di Dasho, aveva tracce di cocaina addosso e aveva
prenotato una camera in Hotel dove aveva anche chiesto una cassetta di sicurezza. E
soprattutto ha telefonato a Dasho due volte quel pomeriggio. Tutto porta a quel
delinquente e al traffico di cocaina. Ma purtroppo, vi ho gi detto... e non ci sono
prove concrete.
Leonardo guard lamico per capire se aveva domande, ma era perso, gli occhi di
un bambino abbandonato.
Grazie commissario.
Buon ritorno in Toscana.
Manuel non scese dal treno a Santa Maria Novella. Aveva chiamato Tania che lo
aspettava a Bologna. Durante il viaggio avevano parlato pochissimo.

Perch non me lha detto?


Leonardo non aveva risposte per lamico. Solo il rumore dellintercity aveva
accompagnato i loro pensieri perch appena fuori Roma la notte aveva cancellato la
campagna. Uno col naso al vetro a cercare le luci, laltro con la testa piegata sul
cotone sporco. Gli occhi lontani o umidi.
Mara lo vide apparire accanto al grosso fico, solo e remissivo sotto la pioggia
sottile e penetrante, che rigava la notte.
* * *
Lo sguardo si perdeva lass, in un cielo senza respiro mentre saliva verso il campo.
Solo loscillare degli scarpini, legati insieme per le stringhe dietro il collo, muoveva
laria fissa sulla campagna, spolverata di brina. Leonardo saliva solo, lentamente,
chiedendosi cosa lo avesse fatto alzare dal letto con quel freddo e dove i muscoli
avrebbero trovato il calore per spingere a velocit dignitosa il suo corpo appesantito.
Aspettami.
Si ferm e si volt. I piedi persero la presa con lerba e inizi un balletto affannato
nel tentativo di evitare uningloriosa culata. Con una mano afferr un ciuffo derba
del ciglio, in un estremo tentativo, ma i piedi scivolarono verso il basso e si
fermarono solamente quando il suo corpo fu lungo sul verde gelato. Non aveva finito
di imprecare che sent ohi ohi e alzando la testa vide Pippo che, sbilanciato dallo
scoppio sconnesso di riso, cadeva di schiena con un tonfo sordo. Appena superato
lattimo di sconforto e verificata la saldezza di tutte le ossa, si guardarono, seduti nel
fango, con il culo gelato. Iniziarono a ridere. Alcuni giocatori li guardavano dal
campo che sovrastava il sentiero di terra: chi come se fossero state anime di gironi
inferiori, chi, umanamente, come si guarda due scemi. Leonardo, strisciando,
raggiunse Pippo e unirono le forze per alzarsi e raggiungere, quasi abbracciati per
sostenersi a vicenda, il campo. Quando inizi a correre Del Sapio sent che
probabilmente aveva una piccola contrattura muscolare allinguine, ma lumore era
molto migliorato e le forze parevano ritornate. Aveva fatto proprio bene ad andare.
La partita procedeva tra scivolate, lisci e papere dei portieri. Pippo aveva arato la sua
zona di campo dove ora si concentrava il gioco, perch in sostanza era lunica agibile.
Nuvole di fumo circondavano i giocatori che a Manuel, sotto il cielo spento,
apparvero come anime da purgare. Vedendo lartista andare incontro a quel gruppo di
fanatici calciofili, Leonardo si ferm con il pallone tra i piedi innescando il
contropiede avversario, per fortuna stroncato sul nascere dal comportamento
anarchico del rotondo protagonista. Il pittore pareva sereno, con la mano alzata,
aperta, in segno di saluto.
Ciao Manuel! Cosa ci fai qui tra noi umani che con questo freddo cane corriamo
dietro a uno sciocco e imprendibile oggetto?
Volevo vederti. Le buone notizie si devono dividere subito con gli amici.
Sorrise. Parve sul punto di abbracciarlo, ma si ferm per il fango che, impastato col
sudore, rigava il viso del calciante.

Anche se fanno cose assurde aggiunse.


Rise.
Tania?
Gli occhi di Leonardo si illuminarono.
S, leggi questa. Prese dalle mani di Manuel un foglietto bianco piegato in due.
Lo apr e riconobbe subito la grafia ricercata dellamico pittore.
Davanti al mare a Tirana.
Luce di fine estate
dacqua e di miele
chiudo gli occhi
davanti al mare
scosso dal tempo
senza identit
come le donne del mio paese
esibite a occhi annacquati
vendute dal loro stesso popolo.
Tutto si svuota
di qua e di l dal mare
essere madre, figlia, moglie
in questa luce
di fine estate.
Questa la poesia che ho visto a casa di Tania..
Bravo. Lha scritta Kledi. Prima che Dalina partisse..
Chi Dalina?
la sorella maggiore di Kledi. lei che ha parlato con il commissario.
Gli occhi di Manuel ora si abbassarono.
per lei che Kledi venuto in Italia. Voleva liberarla da quei delinquenti.
Purtroppo fa... dai hai capito.
* * *
Il sole si stava arrampicando sul muro del fienile di mattoni rossi. Le viti erano
ormai croci scure ordinate, e non parevano intenzionate a risvegliarsi per quella luce
che attraversava laria senza riscaldarla.
Quasi quasi inizio a mettere le reti disse Leonardo.
Mara sedeva accanto al fuoco, i piedi cos vicini alla fiamma che parevano da un
momento allaltro potersi incendiare. Lo guard, pareva ansioso; ne vedeva solo la
testa, nella stanza vicina, senza luce, con i capelli tagliati da creste e radure.
Sar un po presto.
Si pent subito.
Ma s, sembra stia arrivando il freddo aggiunse.

Stare fuori lo rilassava e in quei giorni pareva lontano, sospeso sulla vita, come un
corpo che galleggia sullacqua.
Luomo si volt, sorridendo.
Bene, allora vado.
Si avvicin, le accarezz i piedi.
Sei sicura che non prendano fuoco?
Amava i suoi piedi.
Gli ulivi parevano fieri di tutti quei frutti che piegavano i rami, come un padre che
porta a casa due enormi borse di spesa. Leonardo aveva cominciato dai pi lontani
dalla casa, lungo il ciglio della strada. Le olive cadevano a terra e spesso scivolavano
sullasfalto, dove venivano schiacciate. Piantava i paletti lungo il ciglio, inclinati
verso lesterno, a circa due metri luno dallaltro. Poi sollevava il bordo delle reti e le
avvicinava alle chiome in modo da intercettare anche la caduta dei frutti dei rami pi
ribelli alla potatura. Era giunto in una zona ombrosa, dove la terra indurita dal freddo
poneva resistenza alle punte, un po usurate, dei legni.
Qui ci deve essere un sasso.
Il paletto non progrediva nonostante i colpi ben assestati e pareva ogni volta sul
punto di aprirsi, come una pigna gi stagionata appena gettata sul fuoco. Un altro
colpo gli fece vibrare il braccio sinistro che teneva in asse il palo. Sollev il legno e
osserv la punta ormai appiattita. Guard le reti arancioni che gi incorniciavano il
campo e chiudevano la vista alla strada. Non lontano cera un rigagnolo dacqua. L s
che era stato facile piantare i legni! Con il legno in una mano, il mazzuolo nellaltra e
la testa bassa, si mosse in quella direzione. Afferr un palo ben affondato nella terra
umida, lo sollev, ne controll la punta intatta. Spinse il legno spuntato nel buco
usando il peso del corpo. Quando la discesa si arrest, si sollev di scatto, guard la
zona ombrosa e inizi a correre, verso il bosco.
Manuel aveva appoggiato il pennello con la punta ancora viola sul legno davanti
alla tela e guardava gli spazi, inclinando la testa al suono della quinta sinfonia di
Mahler. Si sistem il collo della camicia arricchendolo con due strisce viola e rosse;
poi si volt e si diresse verso la stanza vicina.
Non dici mai niente a nessuno.
Leonardo, ancora ansimante e sudato per la corsa fino alla casa dellamico, sedeva
davanti allo schermo del computer riempito dalla mappa di Roma. Le parole si
persero subito oltre i timpani, molto prima di toccare i suoi pensieri. Il pittore strusci
le mani sui pantaloni per asciugare le tracce di colore ancora fresche, poi le appoggi
sulle spalle dellamico. Sent il corpo rigido. Alz lo sguardo e vide il suo volto
riflesso nel vetro scuro della finestra, raccolse i capelli dietro la nuca con un elastico e
torn ai suoi fiori.
* * *
Aveva deciso di andare da solo. Mentre lautobus faticava ad avanzare nel traffico,

la sua mente continuava a incastrare i frammenti tra loro, ricominciando dallinizio


ogni volta che arrivava a quel corpo ormai solo, a terra, davanti alle reti arancioni di
un cantiere. Ricordava il servizio che aveva visto in televisione la sera che Lisa lo
aveva chiamato. La strada, un piazzale di terra con dietro lo scheletro di un mostro di
cemento che stava alzandosi in piedi, ma gi assorbiva tutta la luce naturale e laria
della vicina campagna romana. E quella sensazione pi forte, di cui cercava di capire
lorigine, di verificare lattendibilit, violentandola con il suo opposto e finendo per
confondere il tutto in un grumo di false proiezioni e verit.
Respir profondamente davanti al portone del Commissariato, adesso capiva
perch era solo. Abbass la testa ed entr. Il poliziotto allingresso, un ometto basso
con i capelli neri e lisci e la cintura bianca lenta in vita, appreso che voleva incontrare
il commissario Fantucci, lo invit a sedersi su una lunga panca di legno in un
corridoio con luci fioche, tenute in vita da lampadine polverose e senza protezione.
Le pareti bianche, senza gioia. Leonardo non aveva ancora deciso cosa dire, come
spiegare, da dove cominciare. Continuava a ricomporre il puzzle, a togliere pezzi per
poi rimetterli al solito posto. Era ormai luna e lunica persona con cui aveva parlato
era lometto che continuava a fissarlo da dietro il vetro opaco. Quelluomo che
aspettava senza innervosirsi, perso nei suoi pensieri, con in mano un foglio di carta
che di tanto in tanto apriva e controllava, raccolto allestremit della panca, quasi a
non voler esserci o disturbare, lo incuriosiva parecchio. Usc dalla sua gabbia di muro
e vetro.
Lei aspetta il commissario vero?
S.
Proprio in quel momento il commissario entr dalla porta con passo deciso
accompagnato da un giovane alto che, a un gesto del Fantucci, cambi direzione
imboccando un corridoio sulla destra. Lometto, sorpreso fuori dal suo posto, cerc di
distrarre da lui lo sguardo severo.
Commissario questo signore sta aspettando da stamani presto. Vorrebbe parlare
con lei.
Va bene Comiotto, torni al suo posto. E lei venga, mi segua.
Mi dica.
Leonardo era seduto davanti alla scrivania vuota e guardava un grande pino fuori
dalla finestra perch il commissario non si era neppure seduto e stava cercando
qualcosa nello scaffale vicino alla porta. Sentiva i passi del Fantucci, la sua ricerca
disordinata; perch quel pino fuori non gli suggeriva un attacco accettabile? 11
commissario percep il suo imbarazzo. Raggiunse la scrivania, si sedette, dette una
veloce controllata ai fogli sulla scrivania per appurare che quel maledetto documento
non era neppure l, quindi finalmente lo guard.
Allora, mi dica.
Adesso lo riconobbe, Leonardo Del Sapio incensurato, ex libero professionista, ora
agricoltore, sposato senza figli.
Commissario si ricorda di me? Sono un conoscente di Kledi Nakoli. Forse so chi

lo ha ucciso. Ma avrei bisogno di verificare alcune cose con queste persone.


Gli porse un biglietto con scritti sei nomi. Il Fantucci sorrise.
Lei scherza vero? O pazzo?
Lagricoltore arross.
Non credo dessere ancora pazzo e non scherzo. Se mi fa parlare con quelle
persone possiamo verificare se ho ragione.
Ma lei sa chi questo? indicando un nome sulla lista.
S, lo so.
Guardi, non ho tempo da perdere. Le ho gi detto che probabilmente stato
Dasho a far uccidere il suo amico, ma non ci sono prove. Si accomodi disse
indicandogli la porta.
E se le consegnassi larma del delitto?
Il commissario aveva appoggiato la schiena alla sedia e unito le mani sulla
scrivania.
Signor Del Sapio lei sa cosa sta dicendo?
Leonardo sent un brivido lungo la schiena: come faceva a ricordarsi il suo nome?
Lometto allingresso non glielo aveva neppure chiesto. Si fece coraggio.
Mi porti sul luogo del delitto.
Fantucci pareva calmo, non tradiva emozioni.
Va bene. Ma se mi fa perdere tempo...
Sollev il telefono.
Comiotto, venga qua.
Leonardo lo interruppe.
Ma non ora. Aspettiamo che faccia buio.
Comiotto guidava tronfio la macchina, finalmente fuori dalla sua gabbia, le
serrature bloccate. Aveva tenuto docchio il sospetto di omicidio per due ore senza
mai distrarsi, aspettando il buio. Luomo era rimasto tutto il tempo da solo sulla
panca, senza mai muoversi, se non una volta per andare in bagno. Ma lui lo aveva
seguito e, prima di farlo entrare, aveva anche controllato che la finestra fosse ben
chiusa. Non era mica un pivello lui! Avrebbe fatto tardi, ma finalmente il
commissario gli aveva dato un incarico di assoluta fiducia: portare quel tizio sul
luogo del delitto perch gli consegnasse larma con cui aveva ucciso un albanese.
Comunque non aveva essere umano che lo aspettasse. Morchio, il bastardo nero e
fetido che viveva con lui, si sarebbe goduto il divano per unaltra oretta.
Perch non sono venuto qui prima di andare in Commissariato pensava Leonardo
appoggiato al finestrino chiuso, rincorso dagli occhi di Comiotto riflessi nello
specchietto retrovisore.
Quel Fantucci furbo, mi ha proprio incastrato.
La macchina procedeva lenta.
Io lo avrei ammanettato, Comiotto era preoccupato. In Commissariato per
scappare sarebbe dovuto passare davanti a me che, come tutti sanno, nel corpo a

corpo sono imbattibile. Stringeva il volante. Ho due morse al posto delle mani. Ma in
quel piazzale aperto sulla campagna, se comincia a correre addio. anche un
contadino, abituato a saltare i fossi. Allungava il collo per vedere nello specchietto il
busto del sospetto. Guarda com magro. Porca miseria! Se lo sapevo a pranzo avrei
mangiato solo una porzione di trippa. Lho ancora tutta sullo stomaco. Gli serviva
unidea.
La macchina svolt improvvisamente, la testa del passeggero rimbalz sul vetro.
Che succede?
Lei non si preoccupi.
Comiotto guid per circa dieci minuti ad alta velocit, con decisione. La macchina
usc dalla carreggiata in una strada soffocata di palazzi e imbocc, in discesa, la
rampa del parcheggio di un palazzo marrone. Leonardo vide le gambe del mostro
edilizio, grossi pilastri di cemento.
Ma cosa fa?
Stia zitto.
Bocche aperte e chiuse. Comiotto si ferm davanti a una saracinesca, frug nelle
tasche, nestrasse un telecomando tenuto insieme con il nastro nero e, premendolo,
apr la bocca. La macchina entr lentamente, nel buio totale.
Lei resti qui. Non si muova.
Ma dove va, pazzo?
Torno subito.
Il poliziotto tolse le chiavi dal cruscotto, prese una pila dal portaoggetti e scese
dalla macchina. Con mossa da felino gravido fece scattare la serratura e,
contemporaneamente, premette il telecomando facendo abbassare la saracinesca. La
luce inizi a frugare in quel deposito di cianfrusaglie e si ferm sui tubi neri di una
bicicletta da passeggio. Comiotto sorrise soddisfatto e con mano sicura tolse un
catenaccio avvolto come un boa constrictor al tubo che sosteneva la sella. Usc dal
box. Il passeggero sent il ferro della catena che sbatteva contro la saracinesca
abbassata. Era rimasto in silenzio a osservare stupefatto le farneticazioni di quel
pazzo. Ma quello era solamente linizio.
La saracinesca inizi ad alzarsi, dopo due o tre minuti. Sei gambe, quattro poco pi
corte e muscolose, poi un trapezio rovesciato e nero, su cui poggiava una palla troppo
piccola che sbuffava aria tra due piccole creste a punta. Leonardo pass la mano sul
lunotto posteriore e strizz gli occhi, per mettere meglio a fuoco; ma subito la
serratura della macchina scatt e un vento caldo e fetido penetr labitacolo. La
bestia, con un balzo, era gi accanto a lui, in parte sopra di lui. Del Sapio ne sentiva il
calore e, soprattutto, il fetore.
Che cazzo mangia questo, merda?
Non faccia lo scemo con Morchio. capace di ucciderla come una gallina.
Senta, lei pazzo, mi tolga questo sacco di letame dalle palle.
In effetti Morchio gli aveva appoggiato una zampa proprio sui testicoli.
Comiotto sal al posto di guida e, soddisfatto della sua idea, non degnando il

pericoloso omicida di una risposta, mise in moto la macchina. Il feroce passeggero,


con delicatezza, sollev larto ungulato della bestia e lo spost un po pi a destra,
sulla coscia.
Non poteva portarlo a pisciare pi tardi?
Laria della periferia romana era pesante ma respirabile. Uscire da quella macchina
fu come ritrovare la luce dopo aver attraversato le fogne di Calcutta. Comiotto era
stato inflessibile: niente finestrini aperti e serrature bloccate; ma un paio di volte
Leonardo aveva avuto limpressione che la macchina avesse sbandato, per
momentanee perdite di sensi del conducente. Cos quando la macchina si arrest, al
termine asfaltato di una strada senza sbocco, solo Morchio fu poco sollecito ad
andare incontro al buio.
Venga con me.
Iniziarono a camminare, preceduti da Morchio che avanzava a scatti e a zig-zag,
con la testa bassa, annusando, alla ricerca di un posto per pisciare. Camminarono
diritto per circa cinquanta metri, poi la strada, avvolta da alti cespugli di pruni,
svoltava sulla destra lasciando ogni contatto visivo con lasfalto. Comiotto aveva
liberato il calcio della pistola e vi teneva la mano sopra. La terra era dura e piena di
buche. Procedevano, cercando di utilizzare la poca luce che filtrava dai lampioni della
strada appena abbandonata. Dopo circa duecento metri arrivarono a uno spiazzo di
terra, segnato da lunghi solchi lasciati dalle ruote dei camion. Laria circolava pi
libera senza la protezione soffocante dei cespugli di pruni e sterpi e anche la luce
delle vicine case rischiarava, a macchie, quel posto. Il poliziotto si ferm. La
recinzione del cantiere bloccava loro il passo, poche decine di metri pi avanti.
Nessuno parl, ma Leonardo e Morchio procedettero, accompagnati dallo sguardo
attento del loro compagno. Comiotto, immobile, annotava mentalmente tutti i
movimenti del sospetto. Leonardo osserv la zona, poi si diresse verso la recinzione
di plastica arancione dove, un po spostato a destra rispetto alla direttrice della strada
daccesso, un grosso albero creava una macchia scura, dombra. Segu con lo sguardo
il bordo della recinzione per alcuni metri soffermandosi sulla base dei pali di ferro
che attraversavano i buchi arancioni e verificandone la saldezza. Si accucci, tocc la
terra, ne raccolse un pezzo. Cerc invano di sbriciolarlo tra le dita. Si rialz.
stato ucciso qui!
Che forza. Certo che stato ucciso l!
stato lui e ora la fa tanto lunga per consegnarmi larma pens il poliziotto,
senza distogliere lo sguardo dal contadino.
Morchio seguilo! aggiunse.
Leonardo stava allontanandosi dal punto in cui Kledi era caduto a terra.
Venga anche lei, pu darsi che io debba camminare un poco.
Del Sapio prosegu ancora sul lato destro del cantiere, lungo la recinzione. La luce
si faceva sempre pi debole allontanandosi dalle case gi vissute. A un tratto si
ferm. Una striscia derba violava la terra nuda, sotto una lama di luce fioca.
Acceler il passo, quasi correndo.

Morchio prendilo!
Rallent di botto.
Fermi il cane!
Ma Morchio aveva gi la bocca spalancata in direzione della sua caviglia.
Giaceva a terra nella lama di luce e contava i denti che la bestia gli aveva lasciato
sulla gamba.
stato fortunato ad avere le scarpe alte.
In effetti gli scarponi da contadino avevano protetto larticolazione e solo due
canini avevano lacerato i pantaloni e raggiunto la carne nella parte bassa del
polpaccio.
Tenga lontano quel cane o quando si torna in Commissariato la denuncio.
Leonardo si rialz e raggiunse la macchia verde. Prese un fazzoletto in mano e
tocc delicatamente il primo palo. Alle sue spalle sbuc Morchio, aveva finalmente
trovato dove pisciare! Un calcio raggiunse la bestia proprio sotto la coda, in mezzo
agli attributi riproduttivi. Il cane rimase stordito nel passare dal momento di dolce
meritato abbandono vicino al palo indicatogli dalluomo, al dolore vivo. Copr con la
coda la parte lesa e si allontan.
Ora siamo pari.
La striscia derba era tappeto di una decina di pali. Leonardo dovette verificarne
cinque prima di sentirne uno cedevole. Lo sollev delicatamente senza trovare
resistenza. Si pieg sulle gambe per vedere alla base lincrostazione bruna. Tir un
sospiro di sollievo, non perch Morchio gli stava finalmente alla larga, ma perch ne
era certo: quello era il ferro che aveva ucciso Kledi.
Commissario c larma del delitto. Che faccio, lo arresto?
O bischero, chi arresti!
Comiotto non dica scemate, restate l che arrivo.
Pesanti nuvole grigie avevano spento ogni stella, portate dal vento freddo che
muoveva le macchie di luce in unatmosfera da halloween. Il poliziotto stava
verificando sotto la coda di Morchio se tutto era intatto, mentre il sospetto era
sdraiato sul sedile posteriore della macchina con le gambe fuori, le ginocchia piegate
e le mani a sostenere la testa. Le luci di una macchina tagliarono il nero fino
allometto grassoccio, accucciato con il naso sotto le terga della bestia. Si alz di
scatto sollevando con le due mani la cintura scesa ben sotto il cavallo dei pantaloni.
Comiotto che stava facendo a quel cane?
Niente commissario.
Fantucci lo guard strano abbassando, in una smorfia di dubbio, gli angoli della
bocca. Si ferm davanti allometto, ormai sullattenti, guardandolo dritto negli occhi.

Allora mi spieghi.
stato sicuramente lui...
I compagni di cella avrebbero senzaltro vendicato Morchio, pensava Comiotto,
mentre il commissario procedeva con lomicida, stranamente ancora libero dopo il
suo dettagliato resoconto, verso il luogo del delitto.
Allora mi dica. Come ha fatto a sapere il punto esatto dove stato ritrovato? Non
stata divulgata alcuna foto alla stampa.
Ho cercato langolo buio pi vicino per chi arriva da questa direzione. Se lei
aspettasse qualcuno che le deve dare dei soldi dove si metterebbe? Poi ho guardato le
basi dei pali della recinzione. Sicuramente lei aveva fatto verificare quelli vicino al
punto in cui era stato trovato il corpo. Vede il terreno qui sassoso e duro. Infatti
alcuni erano lenti.
E come sapeva dove era il ferro usato per lomicidio?
Lassassino non poteva portarlo con s e voleva nasconderlo. Ha fatto la stessa
cosa che faccio io quando metto le reti per le olive.
Fantocci lo guard perplesso.
Cerco il terreno pi morbido! Ho seguito la recinzione di qua, verso destra, per
non riattraversare lo spiazzo davanti alla strada e rischiare dessere visto.
Procedevano affiancati.
Vede, la c erba e luce. Il terreno morbido ed pi facile sostituire il palo.
Soprattutto se considera lo stato in cui si trovava lomicida.
Sono libero!
Mara rimase perplessa per le parole con cui si era finalmente fatto vivo. A
quellora avrebbe dovuto gi essere a casa.
Dove sei finito?
Sono ancora a Roma. Ho il treno tra unora; ma so chi ha ucciso Kledi e il
commissario ha accettato di darmi la possibilit di dimostrarlo. Naturalmente se mi
sbaglio mi sbatte dentro e butta la chiave. Ah dimenticavo, gli ho consegnato larma
del delitto.
Un brivido freddo le corse rapido lungo la schiena, ma pareva contento.
Hai bevuto?
* * *
Lincontro era luned, tutti sarebbero stati presenti. Fantucci lo aveva convinto che
sarebbe stato meglio se avesse esposto la sua teoria da solo. Per un attimo gli era
parso che volesse prendere un po le distanze. Ma forse non aveva ancora tutto chiaro
e, come gli aveva spiegato, aveva accettato soprattutto seguendo il suo istinto. Anche
quando lo aveva chiamato per comunicargli la data dellincontro gli aveva chiesto
alcune ulteriori delucidazioni prima di fargli le raccomandazioni che ora, mentre
puliva le botti, si ripeteva mentalmente. Restare calmo, non accettare provocazioni,
non contraddirsi mai, non mostrare dubbi e rivelare il nome solamente alla fine e

solamente se tutto era stato completamente confermato dai presenti. Aveva fatto una
prova con Mara che gli era parsa convinta della sua teoria, senza sollevare obiezioni,
se si eccettua un attimo in cui gli era parso di percepire nei suoi occhi azzurri il
fugace dubbio che lomicida fosse lui. Tutto questo lo rassicurava molto.
Celeste sedeva sui gradini grigio sporco del Commissariato, le ginocchia raccolte
al petto sotto una cascata disordinata di riccioli biondi. Non pareva la ragazza ricca e
viziata che Leonardo si aspettava di incontrare. Indossava jeans strappati e un
maglione di lana spessa dove il rosa pareva averla vinta su molti altri colori. Una
sciarpa lunga toccava il suolo, fumava, leggendo un libro. Quando Del Sapio le fu
davanti, si alz e si appoggi al muro con il busto piegato dolcemente in avanti e il
profumo di giovinezza prese al volo un isolato soffio daria. La mattina era limpida e
il sole attraversava laria remissiva riuscendo a scaldare alcuni angoli. Come quei
gradini di pietra grigia. Luomo esit a entrare, cercando di rubare tutto il soffio
daria. Poi il nero del corridoio, senza luce.
Non pronunci quel nome finch non glielo dico io.
Solo queste parole gli disse il commissario prima di farlo entrare in una sala
spoglia con un tavolo grande e triste al centro. Era in ritardo, tutti lo aspettavano. Il
treno era arrivato puntuale ma, come spesso gli accadeva, aveva perso tempo in cose
inutili aspettando il momento di andare al Commissariato. Poi aveva deciso per una
scorciatoia e si era perso. Quasi correndo aveva percorso la maggior parte delle strade
di quel quartiere, senza lumilt di chiedere informazioni. Quando ormai era in
ritardo, aveva chiesto a un gruppo di ragazzi che lasciava scorrere quella piacevole
mattina davanti a un bar di periferia. Ora era l.
E dieci occhi lo fissavano mentre il commissario lo invitava a sedersi sulla sedia
posta al suo fianco. Si sedette lentamente cercando di sfruttare quel tempo per trovare
qualche parola. Seduto, alz lo sguardo. Celeste gli restitu il sorriso.
Francesco era mio amico. Qualcuno di voi lo conosceva. E morto uscendo di
strada con la sua macchina, di notte, non lontano da casa mia.
Cos Leonardo cominci a parlare, dopo che il commissario aveva accennato al
motivo di quella strana riunione e aveva nominato i presenti.
Quando ho saputo della morte di Kledi Nakoli, la coincidenza che lavorasse in
una ditta cliente di Francesco mi ha incuriosito. Sono andato a parlare con Tania, la
sorella di Kledi e di Dalina, pensavo fosse la sua donna. Pensavo anche che la morte
di Kledi fosse in qualche modo legata a quella di Francesco. Mi sbagliavo.
Si alz, fuggendo gli sguardi che gli frugavano addosso. Due cose: una poesia e
un gesto abituale. Ricordatele. Sono le chiavi di volta.
And alla finestra, il pino era sempre al suo posto, oggi si godeva la luce. Si sent
solo, pens a Mara che passeggiava per Roma, aspettandolo.
Kledi era davvero un bravo ragazzo. Quando lessi la sua poesia che Tania
soffocava di foto capii perch era stato arrestato due volte e perch si trovava a Roma
quella sera. Era venuto in Italia per riportare a casa Dalina la guard, non trovando

per i suoi occhi. La sua bocca si curv verso il basso.


E pi volte si scontrato con chi la usava. Due volte fu anche arrestato. Poi si
trasferito a Bologna, ma non ha rinunciato al suo progetto. Sapeva che per liberarla
cera solo un modo: pagare. E sperava di guadagnarseli quei soldi. Ma la vita piena
di trappole.
Si sedette di nuovo; pass le dita sugli occhi restando, per un attimo, con le mani
giunte attorno al naso, come in preghiera. Espir, intrecciando le mani, i gomiti
appoggiati sul tavolo.
Kledi quella sera era a Roma perch sperava di riscattare Dalina. Telefon due
volte a Dasho perch voleva dargli i soldi. Lincontro era fissato non per la sera in cui
fu ucciso, ma per la sera successiva. Infatti aveva preso una camera in albergo e una
cassetta di sicurezza per il denaro disse tutto di un fiato.
Ha capito commissario che io non centro niente.
Dasho parl con fare sprezzante, nel suo Versace lucido, gli occhi socchiusi, come
lame.
Dalina taceva, pareva disorientata.
possibile avere un bicchiere dacqua?
Grazie Celeste.
Doveva riordinare le idee.
Francesco tenne un corso di formazione alla Elettroren Spa e spieg cosa un
gruppo di societ e come si costruisce un bilancio consolidato. A quel corso partecip
Giovanna Fiori. La indic, mentre lei annuiva.
Il commissario era uscito per chiedere lacqua e non era rientrato nella sala. Aveva
lasciato a Comiotto quel compito. Leonardo parlava lentamente, temendo di arrivare
troppo presto a dover fare il nome.
Lei con quel corso cap cosa succedeva alla Elettroren Spa. Cercher di essere il
meno tecnico possibile. La Elettroren Spa aveva perso molti soldi e anche nellultimo
bilancio avrebbe dovuto dichiarare che continuava a perdere. Ma con una nuova
perdita ci sarebbe stato lobbligo di legge di coprire tutte le perdite passate perch
ormai superiori al limite consentito e svalutare il valore della partecipazione nel
bilancio della holding. In parole povere voleva dire dichiarare che il gruppo perdeva
soldi e che non era in grado di recuperarli.
Tutti tacevano.
Fu usato il trucco pi semplice: alzare il valore delle giacenze di magazzino della
Elettroren Spa per far vedere un utile che non esisteva. Ma occorreva che
lamministratore unico fosse daccordo. Il suo silenzio fu pagato profumatamente con
un aumento di compensi.
Tacque e fiss Giovanna Fiori.
La donna arross, abbass gli occhi, annu.
E lei disse tutto questo a Kledi, perch sperava di riavvicinarlo.
Si, ma che centra con la sua morte?
Purtroppo lei non sapeva la vera ragione per cui il bilancio era stato falsificato.

Lazienda pi importante della propria famiglia per alcuni imprenditori.


Cerc gli occhi di Celeste: lampeggiavano, sotto unombra di tristezza. Fugg.
La globalizzazione rende sempre pi ampio il mercato di riferimento. Il gruppo
Elettroren ha una dimensione ormai inadeguata per competere efficacemente. Ma per
alcuni gruppi di dimensione europea sarebbe lideale per entrare sul mercato italiano.
E qualcuno si fatto avanti.
Celeste era ormai lontana, persa dentro i suoi rancori, e dovera finito Fantucci?
Un telefono grigio, lasciato in terra sotto la finestra, suon. Leonardo esit; poi si
alz, se non altro prendeva tempo. Alz il ricevitore notando che non aveva traccia
della polvere che a piccoli fiocchi accarezzava gli angoli del pavimento a ogni respiro
daria.
Ora pu dirlo.
Pos il telefono. Raggiunse la sua sedia senza guardare nessuno, gli occhi bassi.
Signor Renuzzi vero che aveva ricevuto unofferta per la vendita del gruppo
Elettroren?
Con blazer blu e cravatta regimental Aurelio Renuzzi non aveva degnato di molta
attenzione il racconto, come anche la figlia.
Non capisco cosa centri con la morte di quel giovane.
Lei non aveva pi la maggioranza per decidere di non vendere. E se le sue sorelle
avessero saputo che il gruppo perdeva soldi perch non era pi in grado di competere
da solo?
Che cosa dice, le mie sorelle con le famiglie che si ritrovano e la fame di denaro
che hanno volevano vendere lo stesso.
Non era il signore dei vestiti che indossava, ma con laggressivit aveva
disorientato il suo inquisitore, ora completamente fuori ruolo.
Signorina Renuzzi, fu lei a opporsi alla vendita? Il commissario entr
improvvisamente nella sala.
S me lo chiese mio padre.
Celeste guard il nuovo arrivato con occhi pieni, come quelli dei bambini quando
sono sinceri.
Le zie parevano non del tutto convinte di non vendere e stavano pensando di far
valutare la cosa a una societ specializzata. Ma vero quello che dice il signore, mio
padre mi assicur che il gruppo guadagnava.
E raccont questo a Kledi?
Rimase sorpresa della domanda, rapita dagli artigli dei casini familiari aveva
completamente perso il senso del ragionamento.
S. Lo conobbi alla Elettroren, ero andata a trovare mio padre proprio per
discutere della vendita. Avevo bisogno di sostegno, per me non facile parlare con
mio padre. Stavo bene con Kledi.
Chiuse gli occhi al pianto. Il commissario strinse lavambraccio a Leonardo.
Continui.
Stavo mettendo le reti per gli ulivi. Sapete, io adesso faccio lagricoltore. Un

paletto non entrava perch aveva la punta sciupata e il terreno in quel punto era
troppo duro. Feci una cosa banale, cercai un posto con il terreno bagnato per metterci
il paletto spuntato. Cos ho capito comera andata quella sera.
A Kledi parve unopportunit da non perdere. Era un ragazzo sensibile e
intelligente e pens che lIngegner Renuzzi avrebbe senzaltro pagato perch la figlia
e le sorelle non sapessero che il gruppo perdeva tanti soldi. La Elettroren era la sua
vita, non poteva perderla. Naturalmente lingegnere accett di pagare. Kledi chiam
Dasho due volte per definire il luogo e la cifra per la libert di Dalma. Poi concord
con lingegnere di incontrarsi probabilmente nello stesso posto che gli aveva proposto
Dasho per lo scambio dei soldi la sera successiva. Sicuramente era un posto adatto.
Avrebbe fatto un solo viaggio: la sera avrebbe preso i soldi e il giorno successivo li
avrebbe usati per pagare la libert della sorella.
Lei sta vaneggiando! Renuzzi fece per alzarsi e andarsene ma il commissario lo
intercett con lo sguardo.
La prego, si sieda.
Lingegnere si rec al luogo concordato con la sua macchina. Ho verificato sulla
cartina, troppo lontano sia dalla sede della societ sia dalla sua abitazione per
andare a piedi. Aveva i soldi con s. Quando arriv si rese conto che per raggiungere
il largo piazzale sterrato doveva fare un tratto a piedi. Lasci lautista a difendere la
macchina e prosegu scomparendo alla prima curva allo sguardo. Non so cosa
successe, un diverbio, o la rabbia di essere sottoposto a un ricatto, o il ragazzo fece o
disse qualcosa che gli fece perdere la testa, ma preso dallira lo colp con il primo
oggetto che aveva a portata di mano: il palo di ferro che sosteneva la recinzione del
cantiere. Non poteva portare con s il ferro perch lautista se ne sarebbe accorto.
Allora fece quello che io faccio sempre piantando le reti per gli ulivi.
Lei pazzo! E lei commissario d retta a questo deficiente!.
S ingegnere, e non solo a lui, ma anche al suo autista che ha appena confermato
di averla portata quella sera sul luogo del delitto. Era stata una buona idea partire
subito il mattino seguente per un viaggio di lavoro in Spagna con la macchina perch
il signor Bonelli non sapesse niente dellomicidio. Una settimana e chi avrebbe pi
parlato di un albanese ucciso in un regolamento di conti per droga. Ha anche
dichiarato che lei in macchina aveva sniffato molta cocaina. La stessa che
probabilmente ha sparso sul corpo di Kledi.
Comiotto!! Tolga quelle manette!!
Ma commissario? Mi ha detto lei di arrestarlo!
Il piccoletto, con gli occhi bovini dilatati e le braccia allargate, pareva un pinguino
sul pack.
Non lui!!
Lanimale artico inizi a cercare le chiavi guardando con astio laggressore di
virilit animali che, sorridendo, aspettava di riottenere la sua libert.
Lo scusi Del Sapio. Io adesso devo andare. Comunque, grazie.

Commissario, posso chiederle un favore... in privato?


Labbraccio di Mara parve a Leonardo molto pi caldo del sole che lo aveva atteso
sui gradini grigi. Inizi subito a raccontare con la foga e leccitazione di un bambino
che ha appena finito la sua prima recita scolastica. Negli occhi di Tania la luce si
spezz in mille schegge.
Manuel dovette quasi strattonarlo per farlo muovere dai gradini perch tutti
nelledificio non dovessero ascoltare la storia, gi custodita dal verbale. Messo in
moto, procedeva con passo spedito, gli altri gli trottavano accanto.
L c un bar.
Le patatine fritte riempiendogli la bocca avevano frenato la logorrea. Finalmente si
rimise in contatto con se stesso e cap quanto sciocca fosse la sua eccitazione da
primo della classe. Tutti lo guardavano un po perplessi.
Scusate.
La mano dellamico si pos affettuosa sul suo braccio.
* * *
Avevano fatto lamore appena svegli e ora fuggivano il mondo, abbracciati. Il
telefono suon per la terza volta. Leonardo si alz dal letto, completamente nudo. Gli
piaceva appoggiare i piedi scalzi sul cotto vecchio e irregolare, sentirne i dislivelli e il
calore di tanti anni. Attravers la sala al buio, giunto in tinello lasci entrare un po di
luce scostando il legno. Caro mio, sei decisamente un po trascurato. Sorrise. Poldo
sembrava pi un maiale che un equino, con la testa appoggiata allo steccato e il
ventre a botte coperto di fango.
Ciao Leonardo. Forse non sono sexy come Tania?
Ciao Lisa.
Si tolse le cispe dagli occhi.
Eri nei campi?
No, veramente stavo scopando.
E Mara dov?
La cosa ti stupir, ma ancora faccio lamore solo con mia moglie.
Si pent di quellaffondo.
Volevo farti i complimenti, ho letto il tuo nome sul giornale. Un po per anche
merito mio.
Sul giornale? Porca puttana. Ma te come stai?
Vado avanti a Tavor. Pensi che Francesco avesse scoperto qualcosa?
Mi dispiace, ma Francesco non aveva neppure aperto quei bilanci. stato un
incidente, non c niente da scoprire. Senti sabato facciamo la cena del carrello, lo
so che ti fa schifo, ma forse ti farebbe bene vedere un po di gente.
Ricordo scene bestiali, ma grazie per linvito.
Dai vieni, per stare un po insieme.

Se insisti. Per mangio prima.


Perch ridi?
Mara lo vide entrare nella rimessa degli attrezzi, un vecchio fienile con il tetto
dassi e i muri che parevano aver subito un pesante bombardamento, ridacchiando da
solo, come uno scemo.
Vado a prendere il carrello. Devo pulirlo e oliarlo, questanno lo voglio bello
veloce.
Leonardo usc dopo un paio di minuti di rumori e tonfi di ferraglie piegato sotto il
peso di una specie di carriola poco profonda, polverosa e sudicia, con per ruote
quattro piccole rondelle da carrucola.
Porca puttana, come pesa.
Giunto sullaia lasci scivolare quella strana carriola lungo il groppone, fino a
terra. Controll lintegrit delle ruote e si avvi di nuovo verso la rimessa. La moglie
lo seguiva con lo sguardo, sorridendo.
Invece di prendermi per il culo, vieni ad aiutarmi con le rotaie.
Forse ho esagerato con lolio.
Teneva una corda in ciascuna mano, seduto su una vecchia poltrona di velluto
rosso completamente lisa. Posto a capotavola, senza commensali, il grande
cerimoniere era sudicio ma soddisfatto. Con gesti studiati tirava la corda di destra e la
carriola scattava rapida percorrendo i quasi cinque metri di rotaie fino alla fine di una
tavola di legno grezzo. Non appena le ruote incontravano il fermo, tirava la corda
sinistra e la carriola tornava indietro. Pareva un cocchiere zingaro uscito da un film di
Kusturica, gli mancava solamente qualche dente doro.
Ciao Lisa, entra. Questanno ho fatto una controcena, piatti di plastica
biodegradabile. Noi civili, cio donne, siamo di sopra.
Mara accolse Lisa con dolcezza.
Non lo sapevo, ho gi mangiato.
Vieni a prendere una fetta di dolce, davvero buono.
Bene.
Nelle vecchie stalle adattate a taverna la carriola gi correva rapida accompagnata
da voci alterate dallalcol e scontri di forchette. Dodici avvinazzati sedevano ai due
lati della tavola di legno grezzo con in una mano la forchetta e nellaltra il bicchiere
del vino. Il cocchiere versava gli spaghetti nella carriola e la faceva correre veloce
sulle rotaie, a ogni ritorno i bicchieri si riempivano, per svuotarsi subito.
No, con le mani non vale!
Pippo cerc invano di infilzare la mano di un giovane che, scampato il pericolo,
gi si ingozzava con una manciata di spaghetti al sugo.
Dai, non ho mangiato ancora niente!
Lisa aveva un vestito nero aderente, appena sopra il ginocchio, calze scure e stivali
alti. Trov sulle scale Leonardo con in mano una piccola damigiana, vuota. Il sorriso

sguaiato delluomo si spense, trafitto. Si pass la mano sulla camicia, imbarazzato,


per rimuovere i residui di sugo.
Sono contento che sia venuta. Sei molto elegante.
Devo parlarti.
Lo prese per mano, trascinandolo verso la porta. Leonardo non toccava la sua pelle
da pi di venti anni, da quella sera tra le barche, con la sabbia. Schegge nel cuore.
Appena nellaia respir forte il vento, trovandolo senza il sapore del mare.
Con gli occhi addosso.
Perch hai smesso di cercare? Ti sei buttato sullassassinio di quellalbanese per
non pensare alla morte di Francesco. Devi aiutarmi a capire...
Gli lasci la mano. Il senso di colpa svuot lallegria del vino. Non aveva pi
pensato a Francesco e ora faceva fatica a rimettere insieme i fatti.
Non avere paura della verit aggiunse Lisa.
Leonardo rimase in silenzio cercando gli occhi della donna, fuggiti. Li insegu
lungo le linee del cielo, dove nubi sottili, come veli di danzatrici arabe, nascondevano
i misteri delle stelle. Poi Lisa si alz allontanandosi sui tacchi alti in un seducente
frusciare di calze, turbando la notte con il suo profumo innaturale e dolcissimo.
Luomo la segu con lo sguardo fino alla luce, fino a perderla, poi si lasci cadere
nellerba, fiaccato dal vino. Con le mani sotto la testa osservava le stelle.
Per voi niente.
Il grano era di un verde fragile, appena sollevato dalla terra umida. Leonardo
sentiva un muro dentro di s che gli impediva di ricominciare a pensare ai ventimila
euro, alla cintura non allacciata, alla morte cercata, senza incertezze. Guardava fuori
dove, vicine, le gocce dacqua cadevano come fili, senza interruzione e, solo due
metri oltre, la nebbia mangiava tutto. Ogni tanto si allontanava dalla finestra per
andare in cucina a mangiare qualcosa. Mischiava dolce e salato. Sent un dolore
scoperto strappando con i denti un brandello dunghia, ormai oltre la pelle viva. Sent
le punte delle mani erose, il sangue, si butt tra i fili, gelati.
Poldo affondava gli zoccoli larghi nella terra gialla evitando le pozze pi profonde.
Il paesaggio non esisteva, la luce del mattino soffocata, solo pochi metri di sentiero
davanti. I piedi erano ormai insensibili, spinti in fuori nelle staffe e le mani arrossate
reggevano congiunte le redini, poco sopra il collo allungato del cavallo. Lacqua
colava fredda sul viso, lavando la terra. Le spalle curve, lo sguardo fisso, oltre.
Oltre la pioggia, oltre il freddo, come ora, come allora...
I vestiti bagnati puzzavano di cavallo e il calore della fiamma trascinava lodore
nellaria. Le gocce cadevano dai capelli radi e lunghi, le indirizzava a formare una
piccola pozza sulla pietra, ai piedi della legna, rivolta al fuoco. Mara gli fasci la testa
con un asciugamano bianco e lo strinse a s. Leonardo appoggi il viso al suo ventre.
Quando ritrov la luce, la strinse forte. Poi si alz e la baci. I suoi occhi erano caldi,
invitanti. Le tocc la nuca, i capelli e il collo lungo e sortile. La baci con dolcezza,

cercando di assaporare tutte le pieghe della sua bocca. Si spogliarono, lentamente,


davanti al fuoco, davanti alla campagna di nessuno. Nudi sul pavimento, senza
pudore, come amanti.
Fecero la doccia insieme, ritrovando poi il calore del loro letto, in silenzio.
Dormirono abbracciati. Leonardo si svegli per primo, lasci la moglie raccolta sotto
le coperte e scese le scale. La luce si era arresa e soffiava gli ultimi raggi verso la
terra. Il legno si era consumato lentamente e solo alcuni pezzi rossi di brace
mantenevano il ricordo di quei corpi uniti. Si sedette in terra, sul cotto consumato.
Questa la mia verit.
Non aveva niente. Leonardo aveva ripassato mentalmente tutte le informazioni in
suo possesso, ma ognuna, come un rivolo dacqua dopo la pioggia, si perdeva nel
niente, senza la forza di dare vita a un corso che avesse una sola speranza di arrivare
al mare. Il suicidio pareva veramente lunico fiume da risalire, fino a Lisa. Lisa pi
bella di lui, di cui non si era mai sentito allaltezza, per cui aveva sacrificato amici e
sogni, a cui aveva dato il benessere economico e il rispetto sociale cercato. Lisa che
non lo aveva mai amato. Lisa che lo tradiva. Davanti al vuoto aveva avuto il coraggio
di togliere lunico gancio che lo teneva alla vita e cancellare tutto? La vendetta
perfetta della vittima: annullarsi. Lisa era persa. Cercava, voleva unaltra ragione pi
accettabile. Non poteva accettare che la sua vittima non avesse trovato via duscita
diversa da quella senza asfalto, senza sostegno, senza domani. E la madre sempre
addosso, come unombra; la madre che non aveva avuto quasi nulla dalla vita e che
aveva preteso che la figlia avesse una posizione. Che sensi di colpa adesso, povera
Lisa. Lei non capiva: lansia la stava soffocando perch aveva perso Francesco, il
miglior humus per le sue radici, si era fatta scappare la situazione di mano. Si era
fatta fregare.
Una mano in alto con lindice teso, laltra dietro la schiena, i piedi che cercano
confusi un senso al movimento, la testa che ondeggia.
John Travolta. Non dovevi sistemare i tini?
Hip hop!
Leonardo si tolse le cuffie e baci la moglie, sul sorriso di scherno.
Ciao Nadia.
Ciao. Tua moglie mi accompagna a fare shopping.
Va bene. Hai visto che ritmo?
Sei penoso.
Andate vai, che devo allenarmi. Solo questi tini capiscono il mio talento.
Leonardo apr un rubinetto e riemp il bicchiere, bevendolo in un sorso.
Nadia cerca di tornare a casa prima che faccia buio.
Perch? Hai paura che travii tua moglie?
No, perch se ti vede la Buoncostume ti arresta!
Come fai a stare con questo troglodita. Negli ultimi cinque anni non lho mai
visto vestito in modo decente.
So che ami il mio look. Cosa vai a comprare delegante? Un tanga d pitone? Un

pitone?
No, vado a comprarmi un videotelefono, come quello del tuo amico.
Leonardo pos il bicchiere.
Vengo anchio.
Mara ogni tanto si voltava, per guardarlo, con curiosit. Leonardo si era seduto sul
sedile posteriore ed era lontano dai racconti erotici della sua amica. Odiava fare
shopping, si innervosiva subito e iniziava a girare come un pazzo per il negozio, a
toccare tutte le stoffe dei vestiti, senza reale interesse. Alla fine, quando i commessi
cominciavano a guardarlo con diffidenza, si appoggiava da qualche parte, sconfitto.
Uscito dal negozio per iniziava la rappresaglia, era intrattabile. Questo con una
donna, con due poi: Mara non sapeva proprio cosa aspettarsi.
Mara ti ha chiesto della foto?
Luomo ruppe il silenzio.
S, ma non luomo che ho visto con la moglie del tuo amico. Comunque se me
lo presenti va bene lo stesso.
morto.
Anche lui?
Nadia parve rattristarsi.
Leonardo non disse pi una parola.
Le seguiva come un bambino, mentre percorrevano il viale fermandosi a osservare
le vetrine. Cercava di distillare quella sensazione da ragione e paure, di capire se
poteva essere vera. E tutto adesso era un groviglio, senza pi un filo rosso da estrarre.
Leonardo esit davanti alla vetrina, quando le due donne entrarono nel negozio di
telefonia, proprio a ridosso della piazza centrale. Quando finalmente entr vide che
Nadia aveva gi in mano un videotelefono argento e rosso, mentre un signore sulla
cinquantina, che pens essere il titolare, le spiegava le funzionalit e i pregi. Si
intromise, senza presentarsi.
Anche a me piacerebbe uno cos, ma troppo caro.
La moglie lo guard come se avesse cominciato a camminare sul soffitto.
Leonardo continu, prima che lo stupore della sua compagna insospettisse luomo.
Non ne avrebbe mica uno usato?
No, noi non vendiamo cellulari usati.
Peccato. Ma voglio scrivermi il nome di questo modello, cos se ci ripenso...
Prese la penna e un foglio che il titolare, sempre pi perplesso, gli aveva offerto e
scrisse, sotto dettatura, il modello. Poi si allontan dai tre, di nuovo raccolti attorno al
piccolo oggetto, e inizi a girare per il negozio, impaziente.
Io vado in biblioteca, visto che sono qui faccio scorta di libri. Non preoccupatevi
per me, trovo un passaggio, o mi faccio una bella camminata.
Leonardo baci la moglie, che adesso lo guardava anche con un po dastio, come
se, continuando a camminare sul soffitto, si fosse anche completamente denudato.
Uscendo dal negozio respir profondamente e prese la prima strada stretta sulla destra
che, isolata, si allontanava dal centro. Cammin per circa mezzora, senza fermarsi,

senza vedere i volti di chi incontrava, senza interesse per il mondo. Entrando in
biblioteca, la donna seduta dietro il banco lo salut, strappandolo ai suoi nodi.
Leonardo sorrise.
Ciao, avete Il senso della lotta di Houellenbecq?
I libri li leggeva un po dopo la pubblicazione, perch solo con la campagna,
laffitto del suo precedente appartamento e il misero rendimento dalcuni risparmi
rimasti, non poteva proprio pi permettersi di comprarli. I volumi arrampicati sugli
scaffali, le stanze conosciute, il silenzio, lo calmarono. Si sedette al tavolo lungo, di
legno, dove due studentesse lo guardarono con curiosit, forse trovandolo ancora pi
interessante dei libri scolastici che trattenevano in mano frustrando il desiderio di
lanciarli lontano.
Incroci i loro occhi ancora affamati desperienze, maliziosamente ingenui,
coraggiosi. Si guard nel vetro, sorrise, dovevano essere proprio annoiate. Era tanto
tempo che una ragazza non lo guardava cos. Cerc di nuovo quegli occhi, ma le
ragazze adesso stavano parlando sottovoce, ridevano. Forse di lui. Apr il libro di
poesie, e si tuff nella prima strofa.
Leonardo leggeva, senza pi alzare lo sguardo. Una delle due ragazze si alz, gir
attorno al tavolo e gli si avvicin. La guard, lei sorrise.
Non stavamo ridendo di lei.
Prese la sedia proprio accanto a quella di Leonardo e si sedette.
Il suo libro certamente pi interessante dei miei libri di fisica. Cosa ?
Poesie.
Leonardo le guard le mani, lunghe, con le unghie curate e affilate, mentre
prendevano il piccolo volume azzurro dalle sue, scavate di terra.
Qual la sua preferita? chiese senza guardarlo.
Lultima.
Come fa a dirlo se non lha ancora letta?
Conosco questo libro.
La ragazza apr il libro e lesse, affamata di emozioni.
Bella. Lo prende?
Se vuole glielo lascio volentieri.
Grazie.
Solo adesso la ragazza trov gli occhi delluomo, occhi antichi, rischiarati.
Abbass lo sguardo, pentita, si alz e torn lentamente dallaltra parte del tavolo.
Sedendosi, un sorriso fuggevole, lultimo. Leonardo era rimasto senza libro.
Si aggir tra gli scaffali per alcuni minuti, prese tre libri. Poi torn al tavolo. Era
vuoto. Sorrise di s. Riprese a leggere.
Laria, ormai priva di luce, ruppe la calma. Una lama sottile dansia inizi a
trapassargli lentamente i polmoni. Quella sensazione ritornava, scavalcando la
ragione, accecando le paure. Leonardo pens che doveva fare diversi chilometri per
tornare a casa e si sentiva un po stanco. Passare dal bar allungava un po la strada,
ma l avrebbe potuto trovare Pippo. Un passaggio fino ai piedi della collina non glielo

avrebbe certo negato. E poi era un fissato delle nuove tecnologie.


Camminava sotto lampioni freddi di luce bianca, leggendo versi, nel tentativo vano
di spezzare quella lama azzurra.
Le luci del bar tagliavano di rosa la strada. I tavoli fuori erano ormai immobili e
Leonardo passandoci accanto li tocc, come per rianimarli. Senza spingere la porta
guard allinterno e scorse la figura ingombrante di Pippo, appoggiato allangolo del
bancone. Il movimento della porta calamit lo sguardo curioso dei pochi avventori e
del postino.
Ecco chi mi offre un aperitivo svuotando dun fiato il bicchiere.
Ecco chi mi d un passaggio.
Le mani si incrociarono come pronte a fare braccio di ferro. Si lasciarono,
pacifiche.
Dai, due aperol doppi e puri disse Pippo, prima di afferrare una manciata di
patatine e conficcarsele in bocca, con sottile disappunto del barista che vide nevicare
briciole. Si scosse la mani.
Che ci fai da queste parti a questora? Ti sei smarrito?
Ho accompagnato Mara e la sua amica Nadia a fare shopping. Ma ho resistito
pochi minuti. E ora sono a piedi.
Perch non mi hai chiamato? Quella Nadia un bel bocconcino.
Ma potrebbe essere tua madre.
Magari.
Quanti aperol si scolato visto che deve accompagnarmi a casa? rivolgendosi a
Lino, il barista.
Troppi. Almeno questi due li paga lei.
Segna e stai zitto che me li fai pagare come sciampagne intervenne il postino.
Senti Pippo, se tu dovessi comprare un telefonino di quelli nuovi che si vede
anche chi telefona, dove andresti?chiese Leonardo.
Un regalo? Mara lo sa?
Il postino strizz locchio, poi continu.
Oh come lhai trovata una donna lass. La conosco?
No, ma lhai vista in televisione.
Non dire cazzate!
Ecco, anche te.
Va bene, fammi pensare.
Con tutto quello che si bevuto chiss dove la manda intervenne Lino.
Zitto. Io andrei dallo Zacchini, spesso non funzionano, ma costano molto
meno.
Perfetto, mi serve un posto cos.
Lo sapevo che sei bello tirato. Ora mi devi un altro aperol.
Va bene, ma mi accompagni anche dallo Zacchini e guido io.
Smetti di scaccolarti e versa altri due aperol doppi e puri! disse Pippo
rivolgendosi a Lino.
Meno male che me lo porta via concluse il barista.

Lo Zacchini era un negozio che pareva gestito da cinesi: formalmente


delettronica, in realt potevi trovarci anche i copritazza per il cesso. Pippo entr
sicuro, almeno considerando la bottiglia di aperol che aveva in corpo. Leonardo gli
appoggi una mano sulla spalla, fermando la sua baldanza.
Lascia parlare me.
Buonasera, cercavo un telefonino. Un ... estrasse di tasca il foglio, lesse il
modello.
Certo rispose luomo dietro il banco.
Pippo rimase un attimo sorpreso, ma volle prendere subito in mano la situazione.
Guarda che c di meglio!
Ma io voglio quello Leonardo zitt lamico.
Guardi signore, in quella vetrina.
Leonardo volt le spalle al banco e al postino e si diresse verso la vetrina,
impolverata.
Certo un po caro. Non ne avrebbe uno usato?
E sei poco tirato te! Le braccine non ti arrivano neanche a reggertelo per
pisciare!
Pippo si sente che hai studiato a Oxford!
Il titolare, un biondiccio che difendeva i pochi capelli rimasti con un gel lucido,
dopo un attimo di sorpresa, sporgendosi in avanti e abbassando il tono di voce.
Guardi, sinceramente non vendo telefoni usati, ma uno forse lo avrei.
Cos dicendo spar oltre la porta posta proprio dietro il banco.
Dopo un paio di minuti riapparve.
Ecco qua.
Leonardo controll che fosse il modello che cercava.
Non sar mica difettoso.
Funziona perfettamente e il display nuovo.
stato riparato?
S, un cliente me lo ha portato a riparare e poi lo ha lasciato qui.
Elegante, circa la mia et, di corporatura robusta, con i capelli cortissimi e ha
chiesto uno sconto.
Il cuore gli batteva forte.
Lo conosce?
S. Era un mio amico.
Il proprietario parve disorientato, poi divenne aggressivo.
Allora gli dica di venire a riprenderlo che mi deve pagare la riparazione!
Strapp il telefono di mano a Leonardo.
Non pu, morto. Ma vorrei prenderlo io. Le pago la riparazione.
Come si chiamava il suo amico?
Francesco Revati.
Luomo spar di nuovo oltre la porta, portando con s il videotelefono. Riapparve
dopo pochi secondi, con un foglio piegato in mano.
Mi dispiace, non lui.

Pippo si abbass come per allacciarsi le scarpe. Leonardo not che non aveva
stringhe, ma non gli parve importante.
Forse le ha dato un altro nome.
Pu darsi, ma io non posso darle il telefono.
Mi lasci pensare... Tonarelli.
Il viso del titolare divenne una maschera.
Sono cinquanta euro.
Mentre luomo dietro il banco batteva dubbioso lo scontrino, Leonardo pensava
che Francesco era sempre stato molto legato alla madre.
Bel colpo! Lhai fottuto. Non ho capito come hai fatto a leggere il biglietto, ci ho
provato anchio, ma con cinquanta euro ti sei preso un telefonino che ne costa
quattrocento. Ora dobbiamo trovare una scatola originale.
Pippo era felice come un ragazzino che ha rubato in un autogrill.
No, questo cellulare era davvero di un mio amico.
Cazzo che coincidenza.
Leonardo scosse la testa.
Lo cercavo...
Il metallo era freddo, anche stretto forte nelle mani. Leonardo lo pass allamico,
seduto in macchina accanto a lui.
Lo sai usare?
Certo. Cosa vuoi fare?
Non so, guarda se c qualcosa dentro.
Le mani grassocce di Pippo iniziarono a premere pulsanti. Lo sguardo di Leonardo
strisci fuori, sulla strada lucida, sotto le luci umide di sera, corse fino al bivio, sal
sul lampione e dietro trov la collina dove si arrampic sul nero, cercando la luce di
casa: Mara era gi tornata.
Che culo! esclam Pippo.
Cosa dici?
Dicevo, guarda che culo ha questa!
Cos?
Boh, porno amatoriale direi.
Dammi qua. Come si spegne questo affare?
Calma, lo rompi.
Scusa. Torno a piedi.
Leonardo scese dalla macchina, salutando con un gesto distratto della mano. Poi si
perse nel buio che avvolgeva i piedi larghi della collina, contro il vento, contro il
freddo.
Forse si era perso. Si guardava attorno con occhi da animale ferito, cercando una
luce. Non sapeva quanto aveva camminato, ma almeno ora gli sembrava di riuscire a
respirare normalmente. Si era arrampicato per i campi, senza seguire la strada,
sempre dritto, a testa bassa, a occhi chiusi. Ora era solo e non sapeva in quale luogo,

ma la ragione aveva cominciato a fermare le onde. Si sedette e guard il cielo. Non


doveva essere lontano, quellangolo di nero era suo. Riprese a camminare lungo il
ciglio, senza salire, ora le stelle erano vicine, come ogni sera.
Accendi il telefono, guarda bene.
Il diavoletto gli saltellava intorno. Leonardo cercava di concentrarsi sulla strada
per tornare a casa, ma quellessere piccolo e fastidioso aveva rinfilato il filo nellago
della sua mente.
Il bacio di Mara, sulla porta, poi la tavola di legno grezzo con le sue strade e la
paglia sfibrata, ma alla giusta altezza.
Scusa se ho fatto tardi. Mi sono quasi perso. Volevo passare per i campi.
Non ti preoccupare.
Seduto si lasci stringere e baciare sul collo. Le strinse le mani, sul suo petto.
Ho trovato il cellulare di Francesco.
Cosa?
Ero venuto con voi solamente per cercare il cellulare di Francesco. Nadia mi
aveva detto che gli si era rotto e ho pensato, conoscendolo bene, che lo aveva
certamente portato a riparare. Tirchio comera...
Un sorriso stanco si spense subito.
Ma era meglio se non lo trovavo.
Stai ancora pensando alla morte di Francesco?
Lo sai come sono fatto.
Purtroppo si. Ora per mangiamo.
Leonardo mangiava in silenzio, senza alzare la testa, gli occhi affogati nel brodo.
Mara ruppe il muro.
Odio questo tuo modo di comunicare non verbale. Dai, dimmi cosa altro
successo.
Francesco aveva unamante.
I soliti uomini.
Bona, penso che anche Lisa lo tradisse.
E te pensi che questo centri qualcosa con la sua morte?
No. Anzi non lo so. Dovrei guardare in quel cellulare.
Ma cosa pensi di trovarci?
C la foto di Francesco che fa lamore con la sua amante. Ma mi sento una
merda a guardarci dentro.
Si alz di scatto, voltandole la schiena. Mara lo guard appoggiarsi alla finestra,
pareva stanco.
Ora capisco perch sei ridotto cos. Non tutti quelli che tradiscono la moglie
muoiono, altrimenti ci sarebbe unecatombe, ma te quel maledetto naso nella vita
privata del tuo amico lhai gi messo.
Le mani di Leonardo passarono nei capelli radi della nuca incrociandosi sul collo. I
gomiti tesi davanti agli occhi gli parvero muri, a delimitare la strada, ormai obbligata.

Il cielo non voleva fermarsi.


Fermati un attimo. Non vale la pena correre cos.
Cercava invano di afferrare le nuvole.
Leonardo usc dal sogno con uno scatto nervoso e disperato delle gambe, spinto
dalla vertigine a ricercare la terra. Apr gli occhi riconoscendo la sua vita reale in una
vena di luce sul legno della finestra. Verific la posizione di Mara, con i capelli
sciolti, accanto a lui. Le sfior la guancia con le labbra sentendone lodore caldo. Poi,
muovendosi lentamente per non fare cigolare gli assi di legno del letto, si mise in
piedi. Il cotto poroso sotto i piedi fu pi rassicurante del solito per la sensazione di
cadere che, nel suo inconscio, era un fumo lento a dissolversi. Esit un attimo prima
di trovare la luce sotto la porta e percorrere il perimetro del letto, con passo ancora
insicuro. In cucina apr la finestra, sentendo nelle narici lumido della notte che, come
un fantasma, lasciava alla luce la campagna. Poldo, arrivo.
Quando nervoso viene a rompere le scatole a me che sono tranquillo e riposo
regolare. Stamani poi... non solo galoppo, ma ora anche questa strada scivolosa.
Poldo procedeva a testa bassa muovendola lentamente per bilanciarsi e mantenere
lequilibrio lungo la discesa asfaltata. Ogni tanto si fermava e voltava la testa a
guardare perplesso il suo passeggero.
Dai Poldo, siamo quasi arrivati.
Qualcuno forse credette anche di avere esagerato con gli aperitivi, ma certamente
nessuno aveva mai visto un cavallo parcheggiato tra i motorini. Leonardo sedeva a un
tavolo fuori, anche per lodore che emanava, aspettando il suo amico. Sapeva che tra
cinque minuti sarebbe arrivato, visto che aveva orari pi regolari di presenza al bar
che al lavoro. Infatti i rintocchi delle campane che annunciavano la met del giorno si
sovrapposero agli improperi di Pippo che cercava invano di spostare il sedere di
Poldo per parcheggiare il motorino.
Dai, muovi il culo.
Dici a me o al cavallo? intervenne Leonardo.
A uno dei due.
Le difficolt di parcheggio gli fecero alzare la posta. Leonardo dovette offrire al
postino tre aperol puri e doppi e tre panini prima di convincerlo ad accendere il
telefono e guardarci dentro.
Peccato, c solo quella di foto.
Sei sicuro?
Certo, questi cosi non hanno segreti per me. Gliela hanno spedita. Guarda,
guarda...
Fammi vedere.
Luned alle 19. Davanti alla chiesa abbandonata.
La stanza pareva il bunker di un hacker professionista. Laria era pesante e umida,
gravata da un odore dolciastro. Leonardo si diresse verso lunica finestra, di quaranta

centimetri per cinquanta, che annusava i piedi dei passanti in strada. Quando prov a
girare la maniglia ebbe la conferma che quellaria era l dentro da giorni.
bloccata! Porca puttana, Pippo, questa una camera a gas. Almeno il giorno
che non ti trover al bar sapr dove recuperare il corpo.
Non rompere, che vivi tra le galline.
Il pollaio una sala operatoria in confronto a questa stanza.
Vuoi?
Pippo tolse dalla tastiera un pezzo di qualcosa che un mesetto prima doveva essere
una pizza.
No, grazie.
Il padrone di casa cerc di buttarla nel cestino, centrando il muro dove, senza sugo,
rimbalz, cadendo infine a terra. La scalci lontana.
Dai, dammi quel videotelefono.
Pippo si sedette alla postazione di comando e accese il computer. Apparve
limmagine di una donna praticamente in visita ginecologica.
Sfondo di classe, complimenti! comment Leonardo.
Riesci a ingrandire una parte?
Come risposta Pippo gli strizz locchio, con gesto dintesa.
Certo.
Il sedere dellamante di Francesco apparve a pieno schermo.
Sei un maniaco! Inizio ad avere timore per la mia integrit fisica. Ingrandisci la
finestra!
Non temere maschio, mi piace la topa.
Virilmente il postino prese una sorsata da una bottiglia di birra abbandonata.
Che schifo!
Sput.
Poi mosse il mouse, tocc due tasti.
Il coperta! esclamarono allunisono.
Il coperta era un albergo vicino al palazzo dei congressi, con meno stelle di
quella sera accecata. Il nomignolo con cui tutti lo conoscevano derivava dalla
presenza a tutte le ore del giorno di signorine che lasciavano intravedere, nelle
minigonne inguinali e seni ariosi, la possibilit di passare alcune ore piacevoli ai
congressisti annoiati. Arrivarono sul luogo, appollaiati come tacchini sul motorino di
Pippo. A una bella mora, con pantaloni a pelle e senza mutande, bast un attimo per
capire che non aveva ancora un cliente per la cena.
Lascia fare a me. Te non sei pratico di certi ambienti. Aspettami qui davanti.
A Leonardo la proposta parve conveniente, anche perch, per un attimo, ebbe
paura che qualcuno lo vedesse entrare. Rassicurato dal silenzio dellamico, Pippo si
tir su i pantaloni, fece un rapido ma energico controllo manuale dei gioielli
riproduttivi e spar, inghiottito oltre la porta a vetri. Solo allora Leonardo cap che
stava sbagliando.
Pigrizia e timidezza sono brutte bestie. Leonardo si era seduto sulla vespa e

cercava di avere unaria rilassata, ma lidea di Pippo l dentro con la foto di Francesco
lo faceva sentire a disagio pi delle rare occhiate annoiate della stangona. Non fece in
tempo a razionalizzare la sua ansia crescente. Stava guardando le luci tra gli alberi del
viale, quando sent la voce agitata dellamico. Fece appena in tempo a intravedere la
sagoma scura che !o aveva spinto fuori lasciandogli, solo oltre la porta, il braccio
destro, prima bloccato dietro la schiena. Distinto scese dalla vespa e corse verso
ledificio, senza una precisa idea di cosa fare. La sagoma possente, che ancora
osservava la strada da dietro il vetro, gli sconsigli ogni reazione.
Come stai?
Pose un braccio attorno alle spalle del postino. La smorfia di dolore dellamico lo
fece sorridere.
Bravo Pippo, ottimo lavoro!
Non sapeva come dirglielo. Lavava i piatti, ma il suo sguardo era frequentemente
rivolto allorologio di ceramica e legno posto sopra il camino. Mancava meno di
unora allappuntamento e secondo il programma, che si ripeteva mentalmente, entro
al massimo un quarto dora doveva iniziare a prepararsi.
Vediamo il film che ho registrato ieri notte?
La voce della moglie arriv dal divano del salotto. Leonardo respir
profondamente, si tolse i guanti e senza rispondere usc dalla cucina.
Esco con Pippo, andiamo al Dea.
Mara si volt di scatto, per guardarlo, perplessa. Not le spalle basse, la barba
lunga, i capelli aridi e orfani da tempo di un pettine, il grembiule da donna bagnato e
le maniche arrotolate. Sorrise, non pareva proprio un playboy.
E cosa andate a fare al Dea?
Vedendo il viso rilassato della moglie, Leonardo si slacci il grembiule e accenn
un ballo goffo.
To dance!
Due cos begli uomini. Povere donne!
Si sentiva allegro e rilassato mentre, seduto nella sua vecchia auto, da quasi
mezzora aspettava Pippo. Aveva raccontato a Mara dellincidente del pomeriggio e
del fatto che ormai quasi tutti i pezzi erano al loro posto. Solo due particolari ancora
lasciavano vuoti gli spazi. Ma uno lo poteva chiarire al Dea, per laltro avrebbe
chiamato Lisa la mattina seguente. Se tutto andava come pensava si sarebbe lasciato
alle spalle quella storia e avrebbe ricominciato la sua vita serena in campagna. Questa
cosa aveva rafforzato con la moglie la tesi della necessit di quella serata al Dea.
La testa di Pippo scintill sotto il lampione, ben prima che il viso fosse
riconoscibile.
Che cavolo si messo in testa pens Leonardo.
Stivali tipo camperos, neri con cuciture rosse e bianche, pantaloni e giubbotto di
pelle nera borchiati, il postino si avvicin sicuro, come Marion Brando in Fronte del
Porto. Apr energicamente la portiera.
Fai piano, questa unanziana signora, lo riprese Leonardo.

Le vecchie le lascio a te. Io voglio passerina giovane.


Pippo fece per sedersi, ma la cucitura, che teneva stretta tra i denti la pelle aderente
sul culo, non resse la spinta di quei prosciutti ipertrofici e schiant, aprendo una
finestra sugli slip tigrati.
Porca puttana!
Leonardo non riusc a trattenere il riso, ricevendo come risposta uno spintone
irritato dallamico.
Vado a cambiarmi, aspettami.
Complimenti per le mutande. Chiss quale altra sorpresa hai sotto la mandria che
hai indosso.
Leonardo dovette aspettare almeno un quarto dora prima che i capelli asfaltati di
gel scintillassero ancora. Questa volta Pippo si sedette con prudenza.
Jeans strappati. Ottima scelta comment Del Sapio.
Taci. E fermati davanti alla farmacia che compro i goldoni che li ho finiti.
Pippo tir forte il jeans che tra le gambe gli serrava i testicoli. Il diavoletto sugger
che probabilmente i preservativi non li aveva mai avuti.
Va bene, ma se rimorchi non ti reggo il lume, ti lascio la macchina e torno con un
taxi.
Alle parole dellamico un bagliore di soddisfazione accese gli occhi di Pippo.
Okay. Allora prenotalo subito.
Mettiti la cintura, vai!
Non posso, mi fa male la spalla.
Leonardo sorrise, quel pezzo era proprio ben incastrato al suo posto.
Aveva fatto bene a non prenotare il taxi. Il Dea era un locale frequentato
prevalentemente da uomini e donne che ormai avevano ricordi lontani
delladolescenza e da qualche prostituta che consolava i meno fortunati o pi
abbienti. Pippo si era subito ambientato, anche grazie ai due beveroni alcolici che si
era tracannato esaurendo dopo cinque minuti le consumazioni gratis dei due amici.
Girava con il petto gonfio per le sale, scrutando le donne come mucche alla fiera e
ammiccando a tutte. Leonardo lo aveva seguito in quel primo giro di perlustrazione
del locale, dopo avergli ricordato la ragione, non certo condivisa, della loro presenza
in quel posto, confidando nel buio e nelle luci colorate che trafiggevano la sala e gli
occhi come le pugnalate di un assassino in pieno raptus.
Va bene, va bene gli aveva risposto Pippo, con apparente disinteresse, per poi
rifugiarsi nei suoi commenti.
Bona quella... Guarda che puledrina...
Vedo che sei molto selettivo.
Caro mio, queste son tutte bone!
Leonardo sorrise, incrociando lo sguardo interessato di una signora che gli ricord
la sua cara nonna.
Vedo che inizi a scioglierti. Vado a bere qualcosa che ho ancora sete.
Pippo si allontan, in direzione del bar. Rimasto solo, Leonardo si sedette su un
divanetto vuoto, posto in un angolo nella zona pi buia e isolata della sala, sperando

che lamico fosse ancora in grado di riconoscere qualcuno dopo il terzo beverone.
Non fece in tempo a guardare quellumanit profumata e colorata, che scorse Pippo
che lo cercava, muovendosi con passo felpato da gatto lungo le mura della sala e
facendo attenzione a non incrociare lo sguardo di nessuno. Leonardo si alz, proprio
mentre lanziana signora si stava sedendo accanto a lui. La donna sospir.
Cosa c? afferrando lamico per un braccio e provocandogli un arresto cardiaco
temporaneo.
Cazzo! Mi hai fatto prendere un colpo. Lho visto, vicino al bar. Bisogna
andare.
La paura aveva spento ogni eccitazione nello stallone.
Dai, indicamelo.
Sei matto? Se mi riconosce questa volta mi rompe.
Non ci facciamo vedere.
Va bene, ma poi ti aspetto fuori.
A Leonardo bast osservarlo per due minuti per capire che quelluomo, dallo
sguardo deciso e vuoto, in maglietta nera per esporre i bicipiti tatuati, che osservava
la sala mantenendo il contatto visivo con tre ragazze sicuramente molto invidiate
dalle signore inutilmente scosciate, era l per curare i suoi affari. I due amici uscirono
da soli dal Dea, dopo neppure mezzora, stabilendo un record che Pippo non avrebbe
certo raccontato agli amici del bar.
Lo appoggiava sul piano della sua mente, completo con tutte le tessere al loro
posto, ma non riusciva a prendere sonno per il diavoletto che lo guardava beffardo,
impettito e antipatico come il primo della classe, immobile, ma con il braccio alzato.
Ripercorreva la trama dove tutti i fili si annodavano senza forzature. Lisa che tradiva
Francesco, lui che cercava compagnia, o viceversa, non era importante. Lisa, da
donna, aveva preferito una relazione pi stabile, Francesco, ingenuo e inesperto o
forse troppo confuso, era caduto vttima della giovent e apparenza di una delle
ragazze del Dea. Il tatuato lo aveva fotografato e ricattato. Aveva fatto proprio un bel
colpo, Francesco era la vittima perfetta. Cos attento alla forma, cos debole davanti a
Lisa. La sera che Nadia lo aveva visto al Dea probabilmente cercava la ragazza o il
suo protettore che lo stava ricattando. Sperando di salvare ancora il matrimonio o
almeno la forma, Francesco aveva trovato i soldi senza che Lisa lo sapesse e si era
recato allappuntamento. Probabilmente il tatuato lo aveva visto cos debole e
impaurito e aveva capito che poteva avere altri soldi. Dopo avergli preso il denaro e
averlo maltrattato un po, lo aveva rispedito a casa con una nuova richiesta.
Sicuramente aveva usato quella strana presa con cui aveva immobilizzato Pippo e,
per il dolore, Francesco non si era allacciato la cintura. Lo pensava sconvolto,
completamente in preda ai sensi di colpa che, lui sapeva bene, tolgono ogni lucidit.
Poi era stato un attimo di debolezza o di coraggio o, come voleva credere, la
confusione.
Nessuno lo avrebbe mai potuto sapere.
Mara gli port la colazione a letto, svegliandolo, quando il sole era gi al vertice
della sua ascesa quotidiana.

La sera leoni, la mattina coglioni!


Ma quale leone... borbott cercando di aprire gli occhi che parevano incollati,
alle undici e mezzo ero gi a casa.
Non ti ho sentito rientrare.
Quando dormi non senti neppure le cannonate. Comunque non siamo stati
neppure mezzora. Il tipo che lo aveva maltrattato era l che controllava le sue
ragazze e Pippo aveva paura che lo riconoscesse.
Quindi ora sai perch Francesco era al Dea, Adesso Colombo finalmente hai
finito la tua indagine. Puoi riporre limpermeabile.
Sorrise.
Devo solo telefonare a Lisa, lo sai che sono pignolo.
Lo so, purtroppo lo so.
Non sapeva come chiederle quella cosa cos insignificante in confronto al compito
che lei gli aveva assegnato. Lisa si aspettava che lui scoprisse che Francesco non si
era ucciso, che era stato in qualche modo il suo lavoro la causa dellincidente,
qualcosa di lontano dalla loro crisi, che la liberasse dai sensi di colpa che adesso la
stringevano alla gola come serpi. Leonardo non aveva scoperto niente che la potesse
aiutare e ora la chiamava solo per chiederle una cosa del tutto senza importanza.
Probabilmente avrebbe fatto una figura meschina, ma doveva mettere a posto anche
quellultimo particolare per far abbassare la mano a quel diavoletto presuntuoso che
lo fissava impettito.
Ciao Lisa, sono Leonardo. Come stai?
La voce tradiva il suo imbarazzo.
Oggi non tanto bene. Ieri stavo un po meglio, sono anche andata a fare shopping
con mia madre. Ma stanotte non ho chiuso occhio. Non so quanto sonnifero ho
preso.
Non devi prendere troppo sonnifero, poi ti d assuefazione.
Mentre pronunciava quelle parole Leonardo le sent cos sciocche, ma come faceva
a dirle stai lontana da tua madre che alimenta i tuoi sensi di colpa.
vero hai ragione, come sempre. E te novit?
Io continuo la mia vita da contadino, fuori dalla mischia. Ti posso chiedere una
cosa?
Se non troppo personale.
Cap dal tono della voce che involontariamente laveva messa in difficolt.
No, solo una mia curiosit, una sciocchezza che riguarda la vicenda di Kledi.
Quel nome parve calmarla.
Dimmi.
Come hai fatto a trovare il numero di telefono di Kledi?
Me lo ha dato mia madre. Ma perch ti interessa?
Perch sullelenco telefonico non c e allora ero curioso di sapere come avevi
fatto.
Ah, sullelenco non c? Non lo sapevo. Comunque se vuoi glielo chiedo, qui

accanto a me.
Leonardo, per educazione, avrebbe voluto dirle di non disturbare la madre, ma
voleva togliere definitivamente il ghigno beffardo a quel buffone tutto rosso e nero.
Mi faresti un favore disse sottovoce, quasi con il timore di farsi sentire.
Mamma Leonardo Del Sapio, sai com pignolo. Vuole sapere dove hai trovato
il numero di telefono di Kledi, lalbanese che stato ucciso, visto che non era
sullelenco.
Leonardo pot sentire direttamente la risposta nella cornetta.
Lho chiesto a Mario.
Mario Guardeschi, poliziotto, era il figlio dellamante, da oltre trentanni, della
madre di Lisa. Francesco gli aveva raccontato la storia, quando ancora lavoravano
insieme, proprio il giorno che aveva saputo della morte di Antonia Guardeschi, la
madre di Mario. La madre aveva confessato a Lisa che la relazione era iniziata dopo
la morte del padre ma Angelo Guardeschi non aveva mai voluto lasciare la famiglia,
cos erano rimasti amanti con laccettazione sofferta e tacita di Antonia. Dopo la
morte di Antonia per la relazione era potuta diventare ufficiale e Lisa e Francesco si
erano trovati a frequentare spesso Mario Guardeschi e il fratello maggiore,
Alessandro, assecondando la volont dei genitori di creare la famiglia che per tanti
anni avevano desiderato.
Adesso abbassa quella mano o vai al cesso se ti scappa tanto! rivolto al diavoletto
che ancora lo osservava, impassibile.
Decise di non dire niente a Lisa e di non denunciare il tatuato. Quel tipo gli faceva
schifo, ma il numero che aveva inviato la fotografia era risultato, dallindagine che un
amico di bar di Pippo che lavorava alla Tim aveva fatto per qualche bottiglia di vino,
gi trasferito a un notaio, dopo che era stato per pochi mesi intestato a una donna
russa che ormai chiss dovera. E soprattutto cos Leonardo pensava di rispettare la
volont dellamico.
* * *
Era stato un sorriso a dare lultima spallata alla sua vita ansiosa, un sorriso che non
avrebbe mai pi rivisto. Leonardo stava ancora lottando con i demoni, pi stanchi e
velenosi, che apparivano allimprovviso a iniettare tristezza e ansia. E quel giorno
tutto sembrava tornato nero. Guardava la casa rossa sventrata, la vigna spettinata dal
tempo e dallincuria e quei campi scoscesi che ancora non conosceva. Aveva gettato
quindici anni di professione nel fiume, tutti i soldi in quella terra che non sapeva
coltivare e che quella mattina dinverno guardava come una sconosciuta, dura e
fredda. Sentiva che la lotta di quei mesi con le sue nevrosi laveva fiaccato, aveva
strappato con le mani nude gramigna affondando nella terra pi vergine della sua
infanzia, ma le radici pi profonde parevano resistere ancora, piene di un liquido pi
amaro. Aveva pensato di poter essere diverso, come per quarantanni si era sentito
solo in pochi momenti. Trovare semplicit e verit, uscendo senza rimpianti dalla

lotta in cui era stato schierato, come un cane da combattimento, quando ancora era
piccolo e dipendente dai genitori. Per il loro amore, il solo che allora conosceva,
aveva iniziato la lotta e non aveva pi smesso di combattere e soffrire. Aveva vinto
battaglie ma ogni volta nuovi cani pi grossi gli si paravano davanti. Aveva deciso di
uscire dallarena tra i fischi di tutti per cercare nuove gratificazioni, e se stesso; ma
sotto un cielo soffocato, seduto sullerba umida, guardava i campi, come la sua nuova
vita, chiedendosi se fuori dallarena in lui cera davvero la forza di imboccare una
strada sconosciuta. Quella mattina gli pareva che non esistessero quelle gratificazioni
umane per le quali aveva sempre avuto cos poco tempo e per cui aveva deciso di
lasciare la sensazione di successo che gli dava la sabbia impregnata di sudore del
circo. Dovette fare uno sforzo per alzarsi, sentiva la terra come sabbie mobili che con
un umido abbraccio lo coprivano, togliendoli la luce. Raggiunse la macchina e part
senza chiedersi dove, seguendo solo listinto che lo spingeva lontano da quella
frustrazione. Guid per oltre unora, senza rendersi conto, attraverso la campagna che
era la sua, senza conoscerla. Aveva sempre amato i cavalli, forse per quel senso di
libert che quellanimale, in realt tanto oppresso, riesce a esprimere, quando si
lancia libero al galoppo mostrando al mondo la sua ribellione. Il maneggio gli
apparve come una collina che saliva dallasfalto. Stanco e disorientato ferm la
macchina, parcheggiandola sul lato sinistro, in uno spiazzo pianeggiante, sopra un
tuffo nel verde. Raggiunse lo steccato dove spuntava la testa di un cavallo sauro. Nel
recinto un bambino montava un cavallo che girava in tondo, legato a una corda tenuta
in mano da una ragazza che assorb il suo sguardo. Prima not il corpo forte e
raccolto e la pelle scura. Leonardo gir lungo il perimetro del recinto per raggiungere
il posto pi vicino, mentre altri due cavalli, montati da donne adulte, giravano al
trotto allinterno del paddock spezzandogli la fissit dello sguardo. Adesso era a
meno di dieci metri, quando la ragazza sorrise. Si apr come nuvole al sole, dal mare,
prese forza sui lineamenti timidi, rimanendo per pochi attimi sospeso, a spargere
intorno una luce morbida e vera. Poi si spense dopo aver attraversato laria come una
stella cadente lasciando solamente la fame di rivederlo. Sorrise altre volte,
rasserenando e illuminando tutto intorno, senza aggredire, senza malizia, con una
dolcezza nascosta, timidamente custodita. Le persone e gli animali parevano
attraversate da unonda benefica e, negli occhi di Leonardo, la luce e il paesaggio,
sconfitti, lasciavano il campo a quellenergia pi intensa. A un tratto la ragazza si
ferm e si diresse verso lo steccato, tenendo sempre la corda in mano. Le fiss le
braccia definite, segnate da sottili graffi e cicatrici, le mani forti e piccole, che trov
cos belle con le unghie sporche dal lavoro. La ragazza lo guard incuriosita, un
attimo, poi abbass lo sguardo.
Non smettere mai di sorridere avrebbe voluto dirle Leonardo.
Ma dalla sua bocca non usc alcun suono, frenato dallimbarazzo per la differenza
det. Non era giusto.
Non smettere dessere quello che sei pens.
La ragazza leg la corda allo steccato e si diresse verso il fianco del cavallo.
Perdendo il contatto con il suo viso, Leonardo ebbe, per un istante, il desiderio di
provare a portare quella luce via con s. Ma sapeva quanto fosse fragile. Aveva

conosciuto tante donne e aveva visto gli occhi pi luminosi spengersi in poco tempo,
oscurati spesso da uomini senza rispetto per la fragilit della bellezza. Lui aveva gli
occhi di Mara, da proteggere. Guard la ragazza unultima volta, mentre ritornava
verso la macchina. Lei non si volt, ma sorrise aiutando il bambino a scendere, e un
raggio storto di quella luce, che forse si chiama amore, bast a Leonardo per dargli la
certezza che, anche nella sua vita, cera unaltra possibilit.
* * *
Era tornato alla sua vita semplice e serena. Dopo pochi mesi nessuno si ricordava
pi di chi aveva smascherato lingegner Renuzzi e anche Francesco, quasi per tutti,
apparteneva al passato. Poldo aveva ripreso un aspetto meno trasandato e le frequenti
passeggiate, con la primavera che iniziava a profumare laria, lo rendevano pi attivo.
Ogni tanto Leonardo lo vedeva anche correre da solo nel paddock, nitrendo e
muovendo la coda. Voleva bene a quel cavallo pigro ma generoso, che aveva
comprato solo pochi giorni dopo aver avuto la certezza di poter cambiare la sua vita.
Manuel aveva trovato un nuovo gallerista e i suoi quadri stavano acquistando valore,
come il ritratto di Mara nella vigna che Leonardo guardava ogni mattina prima di
affrontare il lavoro nei campi. Pippo aveva preso a frequentare il Dea, dopo aver
lasciato trascorrere il tempo necessario perch il tatuato si dimenticasse di lui. La
prima volta che era tornato nel locale si era fatto coraggio e gli era passato davanti,
velocemente. Il pappa non aveva mosso gli occhi vuoti dal corpo delle sue ragazze.
Adesso era innocuo, come ogni frequentatore abituale. E Lisa. Leonardo la sentiva
solo raramente, gli diceva che usciva poco e si lamentava del fatto che la madre la
coinvolgeva sempre pi spesso in gite o cene con la famiglia allargata, come la
chiamava lei.
La primavera stava gi gettando i suoi colori sui campi la mattina in cui Leonardo
incontr di nuovo Lisa. Era sceso dalla collina con la vespa per andare a comprare
antiparassitari allagraria. La vide che camminava sotto i pini del viale, abbracciata a
un uomo giovane vestito in modo casual ma elegante. Lisa non lo vide, nascosto dal
vetro spesso e polveroso dellagraria. Leonardo rimase a osservarla finch labbraccio
non si strinse in un bacio, che ferm il cammino della coppia. Luomo le accarezz i
capelli biondi sulla nuca poi, lasciate le labbra, per indurla a riprendere il passo, le
percorse con la mano la curva del sedere. A quel punto Leonardo si volt verso
lanziana signora dietro il banco. Prima di uscire si sincer che fossero lontani, le
sagome sintravedevano appena.
difficile spiegare perch talvolta la malinconia ci assale e ci spinge a
sprofondarci dentro. Leonardo sent una pioggia di tristezza cadergli sulla testa,
mentre metteva in moto la vespa e volle annegarci dentro. Invece di tornare a casa
inizi a girare per la campagna, senza chiarire a se stesso cosa stesse cercando. Forse
lo cap quando si trov a solo due curve dal luogo dove Francesco era morto. Per
inerzia o forse per trovare una giustificazione per proseguire, pens di andare a

invertire il senso di marcia nel largo spiazzo sterrato allapice della salita, davanti alla
chiesa. Procedeva alla velocit minima necessaria per mantenersi in equilibrio sulle
due ruote, quando vide lalbero che, ormai libero dalla carcassa della macchina e
privato del ramo tranciato, stava risvegliandosi, come lerba. Not che i cigli erano
stati puliti e pens che anche lui doveva tagliare lerba nei suoi campi. Fu in quel
momento che, guardando il tappeto verde che finiva sullasfalto, not, sul bordo
inferiore del cartello a righe bianche e nere che indicava la curva, pochi fili derba
tagliati. Fren, scese dalla vespa. Si accucci allaltezza dei graffi verdi e verific se
era lumidit che manteneva i fili derba, sollevati dal moto rotatorio della lama,
aggrappati alla superficie verticale. Sent che avevano trovato un sostegno
momentaneo e, passando la mano sulla superficie liscia lungo i quattro lati del bordo,
accarezz residui di qualcosa che sembrava colla ormai secca. Il rettangolo metallico
non era stato cambiato, una piega stirata lo attraversava sul lato destro. Il cuore
cominci a battergli forte. Si precipit gi dal ciglio per osservare il cartello di
metallo nel suo lato nascosto, scivolando e strusciando il sedere lungo il pendio. Con
le ginocchia appoggiate allerba, pass la mano sul bordo e, nellangolo in basso alla
sua destra, sent del nastro che ancora aderiva alla superficie. Era un pezzetto di non
pi di un centimetro quadrato, bianco con il frammento di un logo rosso. Ebbe la
tentazione di staccarlo per osservarlo meglio, ma si ferm. Poteva essere una prova.
Dovette aspettare cinque giorni perch la notte fosse cieca. Le nuvole stendevano
un telo nero sulle stelle e la luna voltava la sua faccia altrove. Pippo sedeva dietro di
lui facendo cigolare, a ogni irregolarit del terreno, gli ammortizzatori della vespa
ormai stanchi e reggeva in mano due sacchetti per la spazzatura neri. Giunto alla
curva, Leonardo fece scendere lamico e accese il cellulare.
Aspetta che ti chiami.
Prosegu per due curve, poi invert il senso di marcia. Guard che nessuna luce,
anche lontana, tagliasse la notte e compose il numero.
Parto, coprilo.
Fece la prima curva a destra prudente, poi affront a velocit pi sostenuta la piega
a sinistra. Non fece in tempo a impostare la curva sulla destra, in leggera
controtendenza, che una macchia nera gli si par davanti, nascondendogli la via di
fuga. I fari sparavano verso il nero, le luci della citt erano soffocate dal ciglio e dagli
alberi fitti lungo il pendio. Fren e, dopo meno di dieci metri, si ferm, proprio
davanti a Pippo che gi si preparava alla fuga.
Sali che andiamo a bere qualcosa, ne ho proprio bisogno.
Cerc il corpo di Mara, ma ne trov solamente il calore rimasto tra le pieghe. La
luce che tagliava il bordo delle finestre lo riport al giorno e alle sensazioni del suo
corpo.
Leonardo affond il viso nel cuscino a fuggire la luce, le braccia larghe,
abbandonate. Aveva la nausea, si sentiva come un naufrago su quel mare bianco,
sospeso sulla verit, come un corpo che galleggia su unacqua troppo densa per
essere penetrata. Rimase cos, con le braccia larghe, come un equilibrista sul filo,

cercando di trovare un buon motivo per alzarsi. Il suono dei passi di Mara glielo
diede. Si volt e con un colpo di reni si tir in piedi. Una lama fredda gli attravers la
testa. Plac il dolore premendo le mani sugli occhi, poi inizi a massaggiarsi il collo
per favorire il passaggio purificatore del sangue.
Allora sei vivo!
La luce penetrata dietro il corpo di Mara gli aveva restituito i colori e purtroppo
anche limmagine del suo viso pallido e segnato, circondato da un boschetto
biondiccio bombardato e inaridito. Leonardo, sorridendo, guard di nuovo la sua
immagine riflessa nel piccolo specchio, sulla parete davanti al letto.
Penso per poco.
Mara lo abbracci, lui si lasci andare, come un corpo senza forze.
Dai scemo, tirati su.
Iniziarono a ridere.
Il liquido bianco lasciava affondare le piccole barche dolci. La testa e il fegato
speravano che il latte avesse il potere disintossicante che gli si attribuisce, ma la
bocca lo rassicurava: i biscotti secchi che Mara aveva preparato avrebbero resuscitato
chiunque! Leonardo, seduto sotto il pergolato, abbracciandole il ventre morbido
mentre gli sedeva sulle gambe, raccont alla moglie del cartello accecato e della
serata al bar con Pippo a giocarsi al biliardo le bevute. Lamico aveva voluto
continuare fino alla chiusura del locale. Quando gli ricapitava di bere tanto e gratis!
Non so se ho bevuto pi birilli o alcolici concluse.
La moglie si alz per andare a controllare larista nel forno a legna, sullaltro lato
dellaia, mentre Leonardo, con la curiosit di un bambino, riprese ad affondare e
deglutire barchette. La donna guard dentro il forno di pietre grigie, poi con
movimento energico soffoc con il coperchio di ferro la bocca rossa. Attravers con
passo deciso lo spiazzo di pietre scaldato da un sole giovane e trov subito gli occhi
appannati del marito.
Non ho mai voluto mettere bocca in questa vicenda. Ma sei tornato indietro,
evidentemente dimentichi in fretta. E poi stai di nuovo dando troppa importanza al
lavoro.
Leonardo lasci le barchette in secco.
vero. Questa storia mi ha un po ributtato nel passato. Ma non capisco cosa
centri il lavoro.
Meno male te ne accorgi. Comunque volevo dirti che Francesco era come te:
pignolo e corretto. Non penso centri la sua professione. Se veramente pensi che ci
sia qualcosa di strano devi cercare altrove... e sai bene dove.
Leonardo abbass la testa, accarezzandosi la fronte.
Anche per questo amava sua moglie, ma non poteva chiedere a Lisa. Nella
migliore delle ipotesi avrebbe accettato di parlarne, ma da dietro un muro. Anche
Francesco non gli aveva mai parlato della sua famiglia. Per era il punto da cui
ricominciare e anche la sollecitudine con cui la madre aveva fatto in modo che Lisa
avesse il numero di telefono di Kledi rafforzava questa convinzione. Leonardo si alz

dalla sedia e si diresse verso la casa. A testa bassa guardava lombra che lo
accompagnava, silenziosa. Passando accanto a Mara, seduta sul divano con un libro
in mano, le baci il collo, stringendola alle spalle. La moglie, voltandosi, gli sorrise
ricambiando labbraccio.
Ti vedo rinfrancato.
Si. Vado in banca.
Finalmente ti sei deciso a venirmi a ringraziare!
Lo aveva fatto salire subito aspettandolo per seduto sulla sua sedia di finta pelle,
sotto lala protettrice del nuovo calendario della banca, appeso alle sue spalle.
Ciao Giorgio. Di cosa dovrei ringraziarti? fingendo sorpresa.
Come Del Sapio! Sei diventato famoso per merito mio. Eri su tutti i giornali. Ora
devi raccontarmi tutto e soprattutto i particolari che non cerano.
Segreto istruttorio.
Non dire cazzate!
Ti ringrazio per laiuto ma dovrai trovare qualcosa daltro per il prossimo salotto
di gente che conta.
Va bene, va bene, Del Sapio. Allora, visto che non sei passato a ringraziarmi,
cosa vuoi?
Il direttore si lasci sprofondare nella sedia, accarezzandosi il mento e apprezzando
la rasatura da recluta.
Cosa sai della madre di Lisa?
Giorgio schizz sulla sedia come se fossero spuntati cento spilli dalla pelle fnta.
Senti, senti... Cosa centra la madre di Lisa?
Niente, volevo solo capire lambiente familiare in cui viveva Francesco per
spiegarmi i motivi del suo gesto.
Leonardo sapeva che la scusa non reggeva, ma era anche convinto che il piacere di
dimostrarsi pi informato di lui avrebbe presto sgominato ogni resistenza nellanima
pettegola del bancario. Cedette subito.
Facevo meglio a non chiedertelo. Tanto non ti si cava fuori niente. Ma visto come
hai utilizzato le informazioni che ti ho dato sul Renuzzi finirei per sentirmi in colpa
se non ti aiutassi. Franca Carino, la madre di Lisa, si spos molto giovane con Danilo
Beni, un uomo molto bello. La famiglia di lei era piccolo borghese, mentre lui era di
estrazione popolare. Comunque la mia mamma mi ha sempre detto che erano la
coppia pi ammirata del paese. Tuttavia dopo pochi anni erano gi in crisi, lui non
aveva studiato e faceva loperaio. Aveva molte donne intorno. Penso che Lisa fu il
modo con cui Franca pens di riportare il marito a casa e forse dare un senso alla sua
vita. Le cose naturalmente non migliorarono, anzi. E pare che anche Franca avesse
gi una relazione con Angelo Guardeschi, quando il padre di Lisa mor in un
incidente sul lavoro. Franca cerc di convincere Angelo ad andare a vivere con lei,
ma lui aveva gi i due figli e non accett, anche se pare labbia aiutata a trovare il
lavoro di impiegata e forse anche economicamente. Angelo Guardeschi era
benestante, il padre aveva gi la ditta di trasporti con cui pare facesse anche strani
traffici. Franca voleva per la figlia un marito come Angelo, ma Lisa da ragazza... Ma
che sto a raccontarti, se ricordo bene te e Lisa...

Avvicin i due indici delle mani.


Eravamo ragazzini. Ma da qui in poi ne so abbastanza. I figli del Guardeschi che
tipi sono?
Conosco Alessandro, il maggiore, perch lavora nella societ del padre che
cliente della banca. sposato, sempre elegante, ma un tipo scontroso, non parla
molto. Di Mario invece so solo che poliziotto. Ah il padre una volta si lament che
non aveva nipoti e che, a quasi quarantanni, pensava a divertirsi invece di metter su
famiglia.
Che ruolo ha Alessandro nellazienda?
consigliere damministrazione e, non so per quanto tempo ancora,
amministratore delegato. Ha fatto qualche casino, anche con noi. Non posso dirti di
pi.
E Francesco che rapporti aveva con i Guardeschi?
Era il consulente dellazienda da tanti anni e ormai per Angelo, forse non dovrei
dirlo... ma si, il figlio che avrebbe voluto.
Leonardo era saltato dalla sedia e scuoteva il bancario, impaurito, per le spalle.
Perch non me lo hai detto subito!
Perch... perch...
Giorgio cercava di trovare un minimo dequilibrio per poter parlare, mentre
cercava di capire il motivo di quella reazione. Leonardo se naccorse e si ferm, ma
senza mollarlo.
Perch non me lo hai chiesto.
La signora Perelli si guardava compiaciuta nello specchio da borsetta cercando la
luce migliore, come unattrice anni cinquanta. Il ciuffo scendeva composto a gettare
unombra morbida sul naso che pareva quasi normale. La porta si spalanc
spegnendo quella visione rassicurante e facendole cadere di mano lo specchio che si
frantum sul pavimento di marmo grigio.
Ma che diavolo...
Non fin la frase perch riconobbe nelluomo che aveva aperto la porta il dottor
Del Sapio che gi le ansimava davanti, senza riuscire a parlare.
in evidente stato confusionale pens la donna.
Buongiorno dottore. Cosa successo?
Buongiorno signora.
Respir profondamente, per ossigenare il sangue. Poi prosegu.
Posso vedere il fascicolo della ditta di Angelo Guardeschi?
La Guardeschi Spedizioni Spa?
S.
Mi segua che andiamo a vedere cosa c rimasto in archivio. Sa, dopo la morte
del dottore non pi cliente dello studio.
Larchivio era una stanza rettangolare e stretta, con due librerie di legno sui lati
lunghi piene di raccoglitori colorati e ben ordinati. Solo una piccola finestra, al

termine dei due binari paralleli di documenti, forniva luce e calore allambiente.
G... g... Ecco qua Guardeschi Spedizioni Spa. Se vuole pu andare in sala riunioni
a consultare i documenti. libera.
Grazie signora, casomai dopo.
Come preferisce.
davvero confuso pens la donna ritrovando la luce dellingresso e la rabbia, nel
rivedere il supporto di quellimmagine cos rassicurante sparso sul pavimento.
Leonardo, rimasto solo nella stanza, respir di nuovo profondamente, stavolta per
ritrovare un po di serenit.
Al diavolo letica professionale pens.
Prese il fascicolo che sembrava pi recente e si avvicin alla finestra, cercandone
la luce. Sciolse il nodo del cordone di cotone beige che chiudeva il fascicolo e lo apr.
Gli fu sufficiente leggere la prima riga Verbale dellassemblea dei soci e il nome
scritto poco sotto per decidere: doveva andare dal commissario Forte.
Si era vendicata! La signora Perelli non gli aveva permesso di portare via i
documenti dallarchivio e aveva voluto dargli una copia di tutto. Cos quando
Leonardo era uscito dallufficio un vento freddo spazzava la strada umida e vuota,
fasciata dal riflesso delle luci artificiali. Infreddolito e stanco pens che forse era
meglio rimandare alla mattina successiva la visita al commissario anche perch cos
aveva la possibilit di riflettere e ricomporre i pezzi, di nuovo sparsi nella sua mente.
Avrebbe voluto che Mara non fosse andata proprio quella sera a cena con le sue
amiche, cena tra donne aveva sentenziato, perch voleva provare a spiegarle tutto
prima di andare dal commissario. Forte non gli era proprio sembrato un tipo intuitivo
come Fantucci. Salire a piedi fino alla casa di Manuel a quellora e con quel vento,
che lass aveva campo aperto e poteva mostrare tutta la sua forza, non era allettante,
ma il pensiero di una serata con lamico e la possibilit di poter raccontare a qualcuno
la sua scoperta vinsero ogni resistenza. Sal sulla vespa e part, trovando subito il
vento, compagno dellascesa che laspettava, a pelargli il viso. Giunto a casa lasci la
vespa nellaia e si avvi per il sentiero, che saliva verso il bosco. La luna era ancora
assente e presto si trov avvolto da un buio assoluto. Ricordava di avere visto un nero
cos solamente una volta nella sua vita. Navigava sul Mar Tirreno, lontano da ogni
costa, e il mare provava a tirarlo a s, fasciando i bordi della barca fino a sfiorare la
sua mano, fuori dallo scafo. Guardava la massa crescere, avvicinarsi, spostare la
barca che frenava sul lato opposto, aprendo una ferita di schiuma, per poi ritornare in
faccia allonda e aspettarne unaltra. Leonardo non riusciva a staccare gli occhi dalla
massa in movimento, ma la paura era cancellata dal desiderio insano di andare
incontro al mare a fondersi con quel nero, senza spazio, a sentire addosso la forza,
lacqua senza luce e senza fine.
Vorrei emozioni per mio figlio, lunica cosa che vale. Il resto niente aveva
pensato.
Quel figlio non era mai nato.
Il sorriso di Manuel lo accolse nella sala foderata dabete e riscaldata da una

piccola stufa a legna. Lo schermo acceso del computer e il fuoco nella gabbia di ghisa
erano le uniche fonti di luce.
Devo rispondere a Marco, un mio amico, a Nassirya.
Manuel si sedette sullo sgabello tondo, anchesso dabete, davanti alla luce ferma,
le mani appoggiate sulla tastiera, senza voce.
Leonardo si appoggi allamico, per leggere.
Sabbia e sangue. Non riuscir mai a togliermi questo sapore di bocca. E chi ci ha
mandato qui non lo ha mai sentito.
Manuel alz lo sguardo di un bambino smarrito.
Che posso dirgli?
Leonardo mosse le dita sulla tastiera.
Non un uomo solo che decide.
La bottiglia di vino era ormai completamente vuota e le parole superavano le
pareti, sciogliendosi nel silenzio di un tuffo nel vuoto. Sedevano in faccia alla
finestra, dove il vento saliva senza ostacoli, e da dove si sarebbero potuti lanciare, a
sorvolare la valle.
Ho scelto questa casa per il silenzio. Spesso la gente fa rumore solo per far sentire
agli altri che esiste. Ha paura dessere invisibile. Richiede troppi sacrifici cercare di
fare qualcosa di valido, pi semplice vestirsi strano o urlare slogan o andare al
Grande Fratello.
Io invece ho sempre cercato di non essere visto. Forse perch da piccolo non
dovevo mai disturbare i miei genitori. Sono stato educato a esserci, ma in silenzio.
Infatti sono finito come te in campagna, fuori dal mondo.
Non siamo fuori dal mondo, ma abbiamo la possibilit di guardarlo dallalto.
Manuel sorrise indicando, con il palmo della mano rivolto verso lalto, la citt
illuminata, distesa ai loro piedi, ma da quella distanza a Leonardo le luci sembrarono
senza vita, come decorazioni natalizie.
Non ti creder.
Manuel guardava lamico negli occhi, con affetto. Aveva ascoltato il racconto di
Leonardo, senza interromperlo, e ne aveva apprezzato la logica, seguendolo passo
dopo passo, sul filo delle nevrosi, ma non aveva trovato una prova concreta che
rendesse non necessario quel cammino psicologico sospeso, sul niente.
Non hai prove. La mia intelligenza mi dice che hai ragione, ma qui non si tratta di
trovare la verit, ma di provarla, senza ombra di dubbio.
Lo so, lavessi visto prima.
Cosa?
Niente, non te lho detto per non condizionare il tuo giudizio, ma una prova
lavevo.
Come lavevi, cosa vuoi dire?
Ormai troppo tardi.
Adesso sapeva comera andata quella notte e tra pochi minuti lo avrebbe saputo

anche il commissario Forte, ma non gli avrebbe creduto. Si era ripromesso di


mantenere la calma e descrivere gli eventi con parole semplici, cercando di utilizzare
tutta la sua capacit espressiva, ma solo sottili fili legavano quei giorni e li tenevano
in luce, solo una chiave che anche lui da poco possedeva, apriva la porta della verit.
Gli occhi vivaci di Forte si allungarono nel tentativo di ricordare quel viso.
Leonardo, senza esitazioni, si sedette sulla sedia di legno, spostandola al centro della
scrivania, per avere quegli occhi dritti davanti a s. Latteggiamento sicuro di quel
tipo, che non riusciva a ricordare, irritarono un po il commissario.
Lei chi ?
Leonardo Del Sapio, ci siamo visti alcuni mesi fa per lomicidio di Francesco
Revati.
Omicidio? Quale omicidio? Ma cosa sta dicendo?.
S commissario, Francesco Revati stato ucciso.
E lei come fa a saperlo?
Finalmente il commissario si era ricordato dellincontro, alcuni giorni dopo il
suicidio di quel poveretto.
Lho capito solamente ieri, purtroppo.
Leonardo abbass gli occhi, ma solo un attimo, poi continu.
Anchio ero convinto che fosse stato un incidente, ma poi mia moglie mi ha dato
la chiave di volta.
La chiave di volta? Cosa dice, non capisco niente!
Forte era sempre pi irritato.
La chiave di volta la pietra che sostiene tutto, senza quella nessuna pietra pu
rimanere al suo posto.
Il commissario sbuff.
Cosa centra, parli chiaro. Ha detto che pensa che Francesco Revati sia stato
ucciso. Mi dica, cosa le fa pensare questo?
Un pezzo di nastro adesivo e una bozza di un verbale di assemblea.
Basta! Esca di qui! Non mi faccia perdere tempo.
Un attimo, le spiego tutto.
Mantenne la calma e accompagn il commissario sul cammino gi fatto fare a
Manuel la sera precedente. Fin di parlare. Forte sorrideva ironico.
Lei ha molta fantasia, dovrebbe fare lo scrittore. Ora mi lasci lavorare che ho
molto da fare.
Sapevo che non mi avrebbe creduto, ma almeno controlli chi fece i rilievi.
Ma con chi crede di avere a che fare. Lo sa bene che and Mario Guardeschi,
perch era suo parente.
* * *
Lino aveva trovato la sua anima gemella, Rosa una donnetta magra e triste che da
ventanni tutte le mattine andava a fare colazione al bar. Lamore era stato molto
lento a sbocciare o Lino, come gli aveva detto Pippo, era un fesso. Comunque

domenica Lino si sarebbe sposato, dopo quasi cinquantanni di dignitoso celibato.


Pippo aveva preso in mano la situazione e aveva voluto a tutti i costi organizzare
laddio al celibato, una cosa ben fatta, tradizionale aveva assicurato. Leonardo era
della partita. Pippo pass a prenderlo con la macchina del Testina, il meccanico,
unAlfa Romeo anni ottanta, nera con spoiler e motore truccato. Praticamente una
bara a quattro ruote.
Sei sicuro di saperla guidare?
Fidati uomo ammicc tastandogli il pacco.
Aspetta vado in casa a prendere il rosario.
Sali e non rompere i coglioni.
Pippo premette con decisione lacceleratore, sbiancando per la temporanea perdita
di controllo della vettura, che part sgommando e oscillando, lateralmente, come un
carretto siculo.
Il ristorante era sulle colline, uno di quei posti sempre pieni anche durante la
settimana, perch si mangia bene e a un prezzo onesto. Antipasto toscano,
pappardelle alla lepre, cinghiale con le olive nere e cantucci col vin santo. Vino rosso
delle colline lucchesi.
Pippo, cena perfetta comment Leonardo.
Devi stare un po pi con me, che tinsegno a vivere aveva declamato il postino
a voce altissima, prima di scolarsi, in un fiato, un miscuglio dalcolici di sua
invenzione che, comment, lo aiutava a digerire.
Adesso andiamo al mare aggiunse, non appena gli occhi gli smisero di
lacrimare.
Ma se ci vorr almeno unora da quass obiett Lino.
Bene, tanto lo spettacolo non inizia mai prima di mezzanotte e mezza.
Il digestivo di Pippo e le mogli avevano decimato la truppa: erano rimasti in
cinque, pigiati come sardine dentro lAlfa che scendeva a velocit sostenibile dalle
colline lucchesi. Infatti, a furor di popolo, era stata tolta la guida a Pippo che, offeso,
aveva sentenziato:
Va bene, allora mi metto dietro e faccio un sonnellino. Non rompetemi i
coglioni.
Aveva preso met sedile posteriore ed era caduto in un sonno tormentato dal
miscuglio di liquidi che si opponeva al filtraggio.
Leonardo fu felice di scendere dalla macchina e di riappropriarsi della met destra
del suo corpo.
Pippo che ci porti a vedere, la Tosca?
Il postino si era svegliato e pareva riposato ed eccitato, come un bambino di prima
mattina.
Non penso siano toscane, ma sono bone indicando il manifestino artigianale, in
bianco e nero, con due ragazze abbracciate che sorridevano maliziose.
Il locale era ununica stanza con luci debolissime per impedire a chi si incontrava

di riconoscersi pens Leonardo. Divani bassi, un tempo remoto chiari, circondavano


uno spiazzo libero dove puntavano tutti i faretti, ancora spenti. Una musica sussurrata
di sottofondo scaldava il pubblico, esclusivamente maschile se si eccettuano le cinque
entreneuse sedute sugli sgabelli al bar. I divani erano gi riempiti da uomini che si
guardavano intorno, impazienti. Leonardo not un vigile abbandonato sul divano, in
prima fila. Sorseggiava un drink e pareva a casa sua. I cinque amici presero posto in
piedi, dietro i divani. Quando i faretti si accesero, lattenzione si concentr, con la
definizione di un laser, sul rettangolo libero e un sussurro percorse laria gi densa,
accompagnando i piedi scalzi delle ragazze. Avevano il seno nudo e indossavano
solamente un tanga, una giallo laltra verde.
Sono brasiliane sentenzi Pippo.
Una ragazza era magra, con il seno piccolo ma turgido, aveva i capelli biondi lisci
e la pelle del colore di un caff e latte molto chiaro. Si muoveva leggera sulle punte
dei piedi magri e lunghi, con la muscolatura elastica e allungata di chi molto
giovane, scolpita da uno strato sottile di olio. Il sedere, spinto verso lalto dai piedi,
era piccolo e tondo e sporgeva dalla schiena definita, risalendo un poco
allattaccatura delle gambe. La seconda ragazza era pi alta e scura di pelle, con i
capelli lucidi e mossi, il seno abbondante e morbido, i fianchi larghi e le cosce solide
e piene. Leonardo not le labbra larghe e carnose che accarezzavano i capezzoli gi
turgidi dellamica. Le due donne rimasero in piedi pochi minuti, accarezzandosi e
baciandosi, poi si abbassarono scivolando una sullaltra e spingendo lentamente in
fuori il sedere. A terra la ragazza pi scura fece sdraiare la compagna supina e con
gesti lentissimi le sfil il tanga. I piedi rimasero sospesi a trattenere, per un attimo, il
filo verde, prima di arrendersi alla nudit. Un nuovo sussurro attravers laria, ora
quasi irrespirabile. I piedi non toccarono terra, ma si allontanarono aprendosi, come
un sipario, sul sesso privo di peli. I capelli mossi si adagiarono sul ventre e sulle
cosce magre e tese e la testa inizi a muoversi lentamente. La lingua rosa accarezzava
le labbra gi dischiuse. Leccitazione nella sala aveva raggiunto un punto di non
ritorno.
Lino, tieni in alto le mani! comment Pippo.
Nuvole lucide sul pavimento erano le sole tracce dei corpi. Le ragazze erano uscite
completamente nude, a passo sostenuto, come se avessero fretta di raggiungere
qualcuno. Cento occhi avidi le avevano accompagnate fino al buio, cercando di
rubare gli ultimi particolari di quei corpi, come se avessero ancora qualcosa da
nascondere. I cinque amici rimasero alcuni istanti in silenzio, a fissare il rettangolo,
ormai senza luce. Gli uomini seduti tardavano ad alzarsi probabilmente, pens
Leonardo, per il rigonfio dei pantaloni. Pippo fu il primo dei cinque amici a scostarsi
dalla spalliera del divano, lasciando una depressione profonda nella pelle.
Ti sei scopato il divano! si vendic Lino.
Uscirono in silenzio dal locale, proprio mentre le due ragazze brasiliane arrivavano
sorridenti e vestite al bar regalando loro un ultimo sottile rimpianto. Laria fredda
della notte gli sbatt in faccia. La strada era deserta e il vento trasportava solamente il

rumore del mare in burrasca.


Ora che Lino pronto lo portiamo a scopare.
Un sorriso diabolico tagli il viso chiazzato di Pippo.
Il cinquantenne arross.
No. Ci siamo divertiti, ora per basta.
Devi scopare. Su, tutti in macchina, guido io.
Noooo!
Fu un coro.
Pippo non sentiva ragioni.
Ti porto in un posto che conosco io. Non ci sono negre o straniere, sono tutte
nostrane. Donne sposate o studentesse, di qui, a cui piace o che vogliono guadagnare
un po di soldi.
Teneva Lino sottobraccio e lo stringeva, non per fargli coraggio, ma fargli
percepire lineluttabilit della cosa.
Dai Pippo, lascialo stare. Leonardo prov a dissuaderlo.
La tradizione tradizione. Svolta a destra. Ci andiamo, se poi non gli piacciono lo
lascio stare.
Pippo, dov la casa?
Alessio era ormai stanco e guidava lentamente per evitare di dover fare manovra.
Ma quale casa. Aspetta... Fermati. Guarda, laggi!
In un piazzale sul lato destro della strada, a circa cinquanta metri da loro, si vedeva
una donna. Era rivolta verso la strada che chiudeva il rettangolo asfaltato sullaltro
lato lungo, ma i capelli biondo platino, le calze a rete su tacchi altissimi e la
minigonna inguinale, non lasciavano dubbi su chi stesse aspettando.
Dai, entra nel piazzale. Ci parlo io.
Pippo dette un colpo sullo schienale di Alessio che, come gli altri, si era arreso.
Lo vedo da qui, non il mio tipo! Lino cerc di giocarsi lultima disperata carta.
Il postino non lo ascolt.
Accosta.
Poi, sporgendosi dal finestrino.
Ciao bella cerbiatta, gli fai vedere la tua passerina che cos lui si convince?
Cho il cazzo! ! rispose la cerbiatta, con voce da baritono.
Un randello moscio oscill davanti agli occhi di Pippo che sbatt la testa
ritraendola di scatto dentro labitacolo.
Toscano, toscano chios Leonardo.
* * *
Dio deve aver consumato tutto il pastello rosa stasera pensava Leonardo mentre
osservava, seduto su un muretto a bordo vigna, i paesi arrampicati sui colli vicini che
ritagliavano il cielo colorato, sfumando nel verde. Aveva finito di lavorare e si stava
godendo lo spettacolo della natura silenziosa e solitaria. Sollev il fiasco, appoggiato

accanto a lui come un amico fedele, e bevve un sorso di vino rosso. Mentre il liquido
toccava le sue labbra, liberando anche il fondo, un ricordo gli scivol in testa, come
quel succo nella gola, anticipando nel suo cuore il tramonto del sole. Erano passati
trentanni, ma non riusciva a dimenticare. Era un bambino timido e solitario. I
compiti di scuola finivano presto e cos dinverno, quando pioveva, restava nella sua
cameretta a giocare da solo, mentre il padre lavorava nel suo studio di avvocato in
una zona separata della casa e la madre usciva per negozi. I genitori impegnati a
inseguire la felicit che mai lui sarebbe riuscito a dargli e mai avrebbe visto nei loro
occhi, non si accorgevano di lui per ore, mentre i cowboy combattevano cento
battaglie con gli indiani e i cavalli si rialzavano sempre. La madre generalmente
tornava poco prima di cena e gli accarezzava i capelli biondi, senza abbracciarlo o
baciarlo. Era successo un pomeriggio, come tanti che erano stati. Mentre lui si
trovava nella sua camera, in fondo al corridoio e a ridosso del giardino, la cucina si
era allagata di luce e calore. I vigili del fuoco accorsi conclusero che il bambino
aveva messo dellacqua a riscaldare sul fuoco e che poi se ne era dimenticato e il
manico arroventato aveva acceso le tende. Ma gli indiani non avevano mai smesso di
cavalcare. Nessuno gli credette, la porta e le finestre erano chiuse quando i vigili
erano arrivati. Lo avevano trovato nel giardino, con il suo sacchetto in mano e i
cavalli confusi alle frecce e alle pistole. La madre aveva preteso che fosse punito,
mentre il babbo pareva volerlo perdonare. Ma le donne hanno sempre lultima parola
sui figli, forse perch li hanno tenuti in grembo, e cos la sua finale di calcio svan. Il
pomeriggio seguente rimase seduto sul letto, con la maglietta della squadra col
numero sette e gli scarpini ai piedi, a sognare il gol che avrebbe fatto scartando tutti,
anche il portiere. La sua mente richiedeva una motivazione a quel fantastico gol, con
Giulia che sorrideva, che era rimasto nella sua stanza, negli scarpini puliti. Pass
meno di un mese. Gli indiani questa volta vendevano cara la pelle e Buffalo Bill era
ormai circondato, con solamente il suo invulnerabile cavallo bianco a fargli da scudo.
I passi stavolta li aveva sentiti. Aveva sollevato la testa bionda e gli occhi grigi
avevano mirato in alto. Avvicinandosi alla cucina il cuore gli batteva forte, ma cera
il cavallo bianco che stringeva nella mano a proteggerlo. Lodore della vernice ancora
fresca gli confondeva il profumo che fuggiva nel corridoio. Apr la porta, rimanendo
fuori, pronto a scappare. Una donna bionda sedeva al tavolo, dandogli la schiena, con
in mano una tazza di t caldo; il pentolino fumava ancora sul fornello. Nessun altro
era in quella stanza. Si gir e inizi a correre con le gambe magre e bianche verso la
porta di casa. Non raggiunse laria libera perch, dopo pochi passi, sbatt su gambe
pi forti e larghe delle sue, anche trentanni dopo.
Babbo, babbo di l c la donna che ha dato fuoco alla cucina.
Ma cosa dici quella signora non stava bene ed salita a prendere un t. Ora vai in
camera tua.
Ma babbo.
Vai a giocare.
Lo aveva girato di forza e spinto nel corridoio.
Pochi minuti dopo il cavallo bianco cadeva, trafitto davanti Fort Apache.

Si alz che il sole ancora faticava a superare il profilo scuro dei boschi. Poldo,
senza muovere un muscolo, lo guard uscire nellaia e poi partire con la vespa. Tir
un sospiro di sollievo, riprendendo a sognare puledrine giovani. Leonardo arriv alla
curva dove Francesco era morto che le luci nella valle erano ormai spente. Salt gi
dal ciglio e, senza esitazioni, strapp il frammento di nastro. Senza risalire sulla
strada, lo confront con il logo della Guardeschi Spedizioni Spa impresso su un
foglio di block notes, con pochi appunti, che si era infilato in tasca mentre la signora
Perelli faceva le fotocopie. Forse se ne era anche accorta perch lo aveva fissato un
paio di secondi con sguardo da insegnante delusa. Ma, di fronte alla sua reticenza,
non aveva avuto il coraggio di andare oltre e si era limitata a un sospiro forzato.
Langolo seguito dal tratto curvilineo pareva coincidere, anche se le dimensioni erano
molto diverse, e il rosso aveva una tonalit molto simile, considerando il diverso
supporto. Scal di corsa il ciglio, mise in moto la vespa e part con lo sguardo attento
a scorgere un telefono pubblico.
Questa volta non sarebbe tornato nella sua stanza.
La madre di Lisa era rimasta sorpresa della richiesta ma Leonardo aveva la chiave
per indurla a farlo e non esit a usarla. Erano nati nel momento sbagliato e avevano
condannato il suo cuore a un amore nascosto, senza luce.
Il maggiolino si ferm nel parcheggio antistante la Guardeschi Spedizioni Spa.
Leonardo alz lo sguardo e ritrov il suo viso tirato in un muro di vetri a specchio,
dove il sole era una palla di luce sul nero. Alla sua destra si aprivano dieci bocche
pronte a ricevere e sputare merci a cui i camion si appoggiavano come Poldo alla
mangiatoia. A sinistra una strada pavimentata fiancheggiava ledificio e, solo oltre
linferriata, respirava ancora un morso di verde. Not che Lisa e la madre erano gi
arrivate, la Porsche Cayenne blu risplendeva proprio accanto alla porta. Non ebbe
bisogno di suonare il campanello perch, quando fu a un metro di distanza, la
serratura scatt e la porta si allontan leggermente dal telaio.
Probabilmente mi hanno visto da dietro gli specchi, pens Leonardo. Una ragazza
giovane ed elegante gli venne incontro e lo condusse al secondo piano, fermandosi
davanti a una porta di legno massello.
La stanno aspettando disse, abbassando la maniglia e invitandolo con lo sguardo
a entrare.
Leonardo, senza farsi vedere, tocc il taschino della giacca, che indossava senza
cravatta, per rassicurarsi che il piccolo registratore fosse ancora al suo posto, poi
entr. Angelo Guardeschi era in fondo alla stanza, sedeva su una sedia con lo
schienale alto, di pelle nera, al termine di un tavolo lungo una decina di metri. Aveva
il viso abbronzato, segnato da spesse rughe e lo sguardo deciso. Lisa e la madre erano
in piedi davanti alla lunga vetrata da dove probabilmente lo avevano visto arrivare.
Mario Guardeschi sedeva non lontano dal padre, dando le spalle alla vetrata.
Leonardo not che aveva posato la pistola sul tavolo.
Buongiorno.
Ciao fu Lisa la prima a rispondere, ma senza guardarlo.

Seguirono i saluti di cortesia degli altri. Angelo Guardeschi lo squadr, mentre


premeva un pulsante sul telefono bianco.
Chiami mio figlio.
Passarono un paio di minuti che a Leonardo parvero duecento. Lisa parlava con la
madre e parevano due compagne di scuola che si confessavano gli amori durante
lora di religione, Mario giocherellava con la fondina della pistola e ogni tanto alzava
gli occhi trapassandolo con uno sguardo torvo, forse per trasmettere anche a lui il suo
disagio. Angelo era una maschera impenetrabile, senza anima. Leonardo si era seduto
proprio davanti a Mario, due sedie vuote alla sua sinistra lo separavano dalla fine del
tavolo. Alessandro entr nella stanza, richiudendo la porta alle sue spalle in modo
energico ed evidenziando nei gesti affrettati un impeto che il solo sguardo di Angelo
frantum come argilla.
Scusate.
Pass dietro al fratello e si sedette sulla prima sedia, accanto al padre.
Vuol affermare il suo ruolo di figlio maggiore pens Leonardo, mentre anche Lisa
e la madre prendevano posto, dando le spalle alla vetrata.
Adesso che ci siamo tutti ci spieghi il motivo per cui Franca ieri mi ha chiesto
questa riunione con i miei figli.
Tutti gli sguardi puntarono dritti sul viso di Leonardo che, in quel momento, cap
che questa volta era davvero solo.
Inizi a parlare rompendo un silenzio che sentiva sbattergli contro, denso come gli
oggetti che da bambino fuggiva negli incubi.
Non sempre si pu avere giustizia e talvolta pu anche essere conveniente
accettarlo. Ma sbagliato, cos come sbagliato non cercare la verit o temerne le
conseguenze. Per questo ho chiesto questa riunione.
Leonardo si interruppe, lasciando le parole posarsi nelle menti, come polvere
sollevata, oltre gli occhi che lo braccavano come una preda gi isolata dal gruppo.
Poi riprese.
Io so perch morto Francesco e so chi ha cercato la sua morte.
Toss.
Ma non potr mai dimostrarlo quindi non ci sar giustizia. Questo non toglie che
dobbiate sapere la verit. Anche se far male.
Trov gli occhi di Lisa, che subito persero luce, sciogliendosi in lacrime calde.
Il sangue mosso, come onde di mare, lav nelle vene la debolezza che le lacrime di
Lisa stavano depositando nel suo animo. Leonardo riprese a parlare, sfidando gli
occhi, con gli occhi.
Se sbaglio, correggetemi. Lisa e Francesco stavano attraversando un periodo
difficile e, come spesso accade, invece di parlarsi per trovare insieme la strada giusta,
fuggivano. pi facile evadere che guardare i propri limiti, io lo so bene. Voi lo
sapevate, daltronde le riunioni familiari sono la situazione in cui le incomprensioni si
manifestano in modo pi evidente, nonostante lipocrisia.
Tutti tacevano, prosegu.

Per Francesco il lavoro era un rifugio sicuro, la base solida della sua vita, l
sapeva cosa laspettava, l poteva dimenticare. Questa dedizione lo manteneva lucido,
comunque abbastanza per rendersi conto di quello che lei stava facendo con i conti
della Guardeschi Spedizioni Spa.
Cerc Alessandro, senza trovarne gli occhi.
Lo disse a lei, Angelo, che di fronte allevidenza decise di proteggere prima di
tutto lazienda.
Attese una reazione. Solo gli occhi di Alessandro tagliarono, per un attimo, laria a
destra, contro il padre. Continu.
Lei, Angelo, decise di inserire Francesco nel consiglio di amministrazione
togliendo ad Alessandro la firma sui conti. Ho trovato tra i documenti di Francesco la
bozza del verbale dellassemblea che lui stesso aveva preparato. Penso non sia stata la
paura di perdere il ruolo in azienda, ma quello familiare, lamore o, forse, solo il
rispetto del padre.
Angelo bevve un sorso dacqua dal bicchiere, posandolo poi nuovamente, con
delicata attenzione sul sottocoppa rosso, senza tradire alcunemozione.
Leonardo riprese a parlare.
Alessandro aveva bisogno di un sostegno, di un aiuto, di qualcuno che potesse
capire, che avesse qualcosa da difendere da Francesco, che stava prendendosi tutto il
rispetto di vostro padre. Lei, Mario.
Mario Guardeschi fece girare la pistola sul tavolo come una bottiglia nel gioco dei
ragazzi.
Tanto ormai vado fino in fondo pens Leonardo riprendendo, senza esitazione.
Fu lei Mario a suggerire come screditare Francesco. Bastava mostrarlo agli occhi
di suo padre come guardava lei: un uomo che perde soldi e tempo dietro alle donne.
Conosceva il pappone del Dea, labilit delle sue donne e la debolezza di Francesco:
fu facile organizzare tutto. Francesco fu sedotto, fotografato e ricattato. I soldi del
ricatto erano il compenso per il pappone. Ho recuperato il videotelefono di Francesco,
lo aveva portato a riparare perch gli era caduto proprio al Dea, una sera che era
andato a cercare il suo ricattatore. Cera una foto e linvito a recarsi alla chiesa
abbandonata proprio la sera che mor. Probabilmente i sensi di colpa lo sconvolsero,
ma cerc di salvare almeno il matrimonio. Fece un contratto senza dirlo a nessuno e
con i soldi dellanticipo si rec allincontro. Probabilmente il pappone non si
accontent o cap che poteva avere di pi e, dopo averlo maltrattato, lo mand via
con una nuova richiesta. Quel delinquente ha un modo particolare di afferrare la
gente, con una presa sulla spalla, che sposta la clavicola. Francesco aveva dolore, per
questo non si mise la cintura. Sempre pi sconvolto, part a tutta velocit.
Leonardo fece una breve pausa, per riprendere fiato. Mario sorrideva, ironico.
Ma a te non bastava rivolgendosi al poliziotto.
Quando sapesti dellincontro andasti alla curva pi pericolosa e copristi il cartello
che la segnalava. Ho trovato il nastro adesivo della Guardeschi Spedizioni su quel
cartello, quello che tu hai fatto finta di non vedere durante i rilievi. Francesco non
poteva vedere la curva.
Gli occhi di Angelo finalmente si mossero e cominciarono a spostarsi lentamente

da un figlio allaltro. Mario Guardeschi ruppe il silenzio, fuggendo da quello sguardo


troppo pesante.
Bravo, complimenti. Che bella storia!
Leonardo incass, senza ribattere. Lasci il silenzio riempire laria, solo un uomo
poteva rompere il muro e stava iniziando a muoversi.
Alessandro che c di vero in questa storia? Angelo si rivolse al figlio maggiore
che aveva lo sguardo incollato al riquadro di luce disegnato dal sole sul legno.
Alessandro era lontano da quel posto, molti anni indietro. Poi torn. Le sue mani
iniziarono a tremare e il sangue a trovare impedimenti inattesi nelle unghie che
serravano i pugni. Parl. Tutto tranne una cosa. Io ho ucciso tuo figlio. Leonardo
non fece neppure in tempo a ritrovare la sua voce, che il vetro davanti a lui esplose in
mille pezzi.
* * *
La pioggia aveva lavato il sangue. Gli uccelli volavano basso. Neppure il vento era
pi entrato nella stanza da cui Alessandro Guardeschi si era lanciato nel vuoto,
ponendo fine alla sua vita. Leonardo sedeva su un muretto che accompagnava la
strada, guardava la chiesa. Indossava un maglione nero troppo pesante e ogni tanto si
toccava la fronte per togliere il sudore, con mani lente. Non sapeva perch era finito
l, forse per dare lultimo saluto alluomo che aveva visto morire o forse per chiedere
perdono al Dio in cui credeva per non avere capito, per non essersi fermato a un
passo dalla verit. Non aveva visto luomo avvicinarsi e rimase sorpreso sentendo
una mano posarsi affettuosamente sulla sua spalla.
Cosa ci fa qui?
Il commissario Forte era in piedi accanto a lui, in divisa da cerimonia.
La mia presenza potrebbe non essere gradita.
Non dica sciocchezze. E allora io? Se lavessi ascoltata le cose sarebbero andate
diversamente. Non so come ha fatto, ma lei aveva capito tutto.
Non abbastanza commissario, non abbastanza.
Leonardo si pass la mano aperta sulla fronte.
Come faceva a prevederlo. Non si addossi colpe che non ha e venga dentro con
me.
No, preferisco restare qui.
Come preferisce, ma non si tormenti.
Il commissario Forte fece una pausa, poi riprese.
Volevo chiederle una cosa: potrebbe darmi una mano, ho un caso strano e non
riesco a capirci molto.
Immagini iniziarono a correre veloci dietro gli occhi di Leonardo, come dietro il
vetro di un treno impazzito, sollevandogli nel sangue emozioni appena riposte. A
occhi chiusi le guard, fino a ritrovare il tempo presente e la voce.
* * *

Maggio. Il vento risaliva il colle accarezzando le onde del grano. Leonardo prese
Mara per mano e inizi a correre, accanto al vento, tagliando il mare giallo e denso
verso la cima, dove due figure danzavano una musica del sud del mondo. Il rosso e il
bianco si univano per poi allontanarsi, senza dividersi. Era felice e rideva, la gonna di
Mara danzava sulle gambe, il profumo leggero dei suoi capelli confondeva quello pi
denso del grano. Sentiva che nella vita si pu essere una persona sola, con quattro
gambe. Al termine della salita si buttarono in terra, in faccia al cielo strappato e senza
fine. Si baciarono, senza respiro, fuori il mondo.
Manuel indossava una camicia candida, Tania un vestito rosso, di maglia, aderente.
Pensi di sopravvivere?
S, se mi dai subito un bicchiere di rosso.
Leonardo, ancora sdraiato, indic allamico il fiasco sul tavolo apparecchiato.
Sorrisero.
Anche con la vista appannata dalla situazione cardiaca preinfartuale, le cose
importanti le vedo aggiunse, strizzando locchio.
Anche il bacio tra Manuel e Tania non gli era sfuggito.
Ricevuto il bicchiere dallamico si mise seduto e inizi a bere, soddisfatto.
Per te. Senza di te non sarei potuta rimanere. Il commissario Fantucci stato
fantastico con il mio permesso di soggiorno.
Tania gli porse un pacchetto di carta ocra, con spighe di grano a ornare il nastro
blu. Leonardo si alz in piedi lentamente, gli occhi bassi per assaporare e definire la
sensazione di gioia. Quando alz lo sguardo, cerc Mara, sorrideva. Come al loro
primo incontro. Il bar era sospeso sulla scogliera aspra che si tuffava decisa nel mare.
Le parole erano assorbite dagli sguardi. Il cielo cercava invano il colore dei suoi
occhi.
fine

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