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visu la veridicit di tale asserzione (confr. Cass. civ. sez. lav. 28 luglio 2008, n. 20518; Cass. civ. 1, 31 agosto 2007, n. 18440). E invero i motivi del ricorso per
cassazione devono investire a pena di inammissibilit questioni gi comprese nel "thema decidendum" del giudizio di appello, di modo che, salvo che si prospettino
aspetti rilevabili d'ufficio, preclusa la proposizione di doglianze che, modificando la precedente impostazione, pongano a fondamento delle domande e delle eccezioni
titoli diversi o introducano, comunque, piste ricostruttive fondate su elementi di fatto nuovi e difformi da quelli allegati nelle precedenti fasi processuali: e ci anche nel
caso in cui le deduzioni non abbiano ad oggetto eccezioni in senso proprio e consistano invece in mere contestazioni difensive, involgenti comunque accertamenti non
compiuti dal giudice del merito perch non richiestone (confr. Cass. civ., sez. 1, 13 aprile 2004, n. 6989).
5 Del tutto improprio poi il richiamo alla disciplina della cessione del contratto e alla pretesa inoperativit della stessa per difetto di consenso del contraente ceduto.
sufficiente al riguardo considerare che, in base ai principi generali in materia di obbligazioni, in caso di trasferimento della titolarit dell'immobile oggetto di locazione, il
diritto del conduttore, che un diritto di credito al godimento del bene locato, e quindi un diritto di carattere relativo, dovrebbe venir meno, tanto vero che stata
necessaria una norma ad hoc, l'art. 1599 cod. civ., per sancirne l'opponibilit al terzo acquirente, in applicazione della regola - che regola di protezione del locatario per cui emptio non tollit locatum: ceduto il bene, il rapporto obbligatorio di locazione non si estingue, ma continua con il cessionario.
6 Quanto poi ai rilievi critici in ordine alla ritenuta inoperativit del disposto degli artt. 38 e 39 della legge 27 luglio 1978, n. 392, con essi la ricorrente ripropone la
questione se il conferimento di immobili in societ di capitali sia riconducibile - alla stregua di un'interpretazione estensiva o analogica - alla nozione di trasferimento a
titolo oneroso, con conseguente configurabilit, in capo al conduttore, di un diritto di prelazione, in ordine all'immobile oggetto del trasferimento. Sul punto, questa Corte
si pi volte espressa nel senso che, in tema di locazione di immobili urbani ad uso non abitativo, il diritto di prelazione e quello succedaneo di riscatto, previsti dalle
norme innanzi menzionate, sussistono soltanto nel caso in cui il trasferimento a titolo oneroso del bene locato sia realizzato mediante una compravendita, e non anche
nel caso di permuta (Cass. 30.7.2007 n. 16853; Cass. 22.6.2006 n. 14455; Cass. 6.5.2003 n. 6867; Cass. 16.5.1991 n. 5519). L'affermazione si giovata, anzitutto, di
rilievi di carattere testuale: a ben vedere, infatti, l'art. 38, dopo aver premesso, al primo comma, che il diritto di prelazione pu essere esercitato nell'ipotesi di
trasferimento a titolo oneroso dell'immobile locato, nei commi successivi, e segnatamente nel secondo e nel quarto, disciplinando le formalit necessarie per il valido
esercizio del diritto, mostra, con l'espressa menzione del corrispettivo, da quantificare, in ogni caso, in denaro, e del versamento del prezzo di acquisto, di riferirsi, in
realt, alla sola compravendita.
A ci aggiungasi, da un lato, che i diritti in discorso, costituendo limitazioni delle facolt del proprietario e incidendo sull'interesse generale alla libera circolazione dei
beni immobili, non possono essere riconosciuti in ipotesi diverse e ulteriori rispetto a quelle previste; dall'altro, che il conferimento di un bene in societ non
assimilabile in alcun modo allo schema causale della compravendita, in considerazione della diversa natura dell'uno e dell'altro contratto.
Si ricorda che questa Corte, in ordine alla natura giuridica del negozio di conferimento, ha a pi riprese ribadito che esso non componente di un contratto di scambio,
nemmeno quando comporti il passaggio di propriet del bene, di talch non rientra nel novero delle alienazioni a titolo oneroso, n, tanto meno, equiparabile alla
compravendita. Il conferimento invero elemento essenziale di un contratto, quello di societ, che finalizzato all'esercizio in comune di un'attivit economica allo
scopo di dividerne gli utili: esso dunque funzionale all'acquisto della qualit di socio, con i correlativi diritti ed obblighi, laddove nella compravendita il corrispettivo in
denaro rappresenta la controprestazione del trasferimento di propriet della cosa (confr. Cass. civ. 18 settembre 2008, n. 23856; Cass. civ. 17 settembre 2008, n.
23751; Cass. civ. 29 novembre 2005, n. 26044).
7 Con il terzo motivo l'impugnante denunciando violazione degli artt. 1418, secondo comma, e 1346 cod. civ., critica la ritenuta, mancata operativit nella fattispecie del
principio inadimplenti non est adimplendum, in presenza di immobili mancanti delle condizioni minime di agibilit e di abitabilit prescritte da norme inderogabili, con
conseguente nullit dei contratti di locazione per impossibilit/illiceit dell'oggetto, nullit rilevabile in ogni stato e grado del procedimento.
8 Le censure sono, per certi aspetti inammissibili, per altri infondate.
Mette conto evidenziare che il giudice di merito si occupato della pretesa inagibilit dell'immobile locato nello scrutinio sull'operativit, nella fattispecie, del disposto
dell'art. 1460 cod. civ., in base al quale, nei contratti a prestazioni corrispettive ciascuno dei contraenti pu rifiutarsi di adempiere la sua obbligazione, se l'altro non
adempie o non offre di adempiere contemporaneamente la propria. E sul punto il decidente ha ampiamente argomentato la sua negativa valutazione, evidenziando
come le carenze manutentive lamentate non avessero impedito alla conduttrice di continuare a usufruire degli immobili secondo la destinazione convenuta e come le
stesse fossero, in realt, solo in parte sopravvenute rispetto allo stato in cui vennero accettati i locali.
In tale contesto la questione della nullit del contratto per impossibilit ovvero per illiceit dell'oggetto, eccentrica rispetto al thema decidendum del giudizio di appello,
e al postutto nuova.
In ogni caso, anche a volere intendere i rilievi critici come volti a censurare la ritenuta insussistenza dei presupposti per la sospensione del pagamento dei canoni, non
par dubbio che il giudizio di comparazione dei comportamenti di ambedue le parti che, nei contratti a prestazioni corrispettive, in caso di inadempienze reciproche, si
impone ai fini della pronuncia di risoluzione per inadempimento, accertamento riservato al giudice di merito, come tale incensurabile in sede di legittimit se, come
nella fattispecie, congruamente motivato (confr. Cass. civ., 9 giugno 2010, n. 13840; Cass. civ. 8 giugno 2006, n. 13365).
In definitiva il ricorso deve essere integralmente rigettato.
La ricorrente rifonder alla controparte le spese di giudizio, nella misura di cui al dispositivo.
P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso. Condanna la ricorrente al pagamento delle spese di giudizio, liquidate in complessivi Euro 4.900,00 (di cui Euro 4.700,00 per onorari), oltre
IVA e CPA, come per legge.