Nuovi orizzonti e nuove sfide per le imprese: agganciare le cinque
grandi onde della transizione in corso Enzo Rullani Il prossimo futuro sar caratterizzato dal graduale (e speriamo non troppo lento) riposizionamento delle nostre imprese nel mercato globale, passando da modelli di business basati sulla prossimit ad un altri, che siano in grado di sfruttare lenergia e il potenziale di valore che sostiene la transizione in corso. E che in altri paesi hanno cominciato ad usare meglio e pi in fretta di noi. La transizione dal vecchio a nuovo paradigma trae infatti il suo potere dirompente dalla forza propulsiva messa in gioco da cinque grandi onde, a cui i nuovi modelli di business delle imprese in gran parte ancora da mettere in campo dovranno agganciarsi se vogliono avere una spinta corrispondente della generazione di valore: a) la globalizzazione; b) il networking; c) lautomazione; d) il worldmaking; e) la ri-personalizzazione. Per prima cosa, i modelli di business delle imprese devono cambiare per trarre il massimo vantaggio possibile dalla globalizzazione dei mercati (a monte e a valle della filiera9. La globalizzazione mette infatti a disposizione delle imprese un formidabile potenziale di valore attraverso i grandi moltiplicatori del mercato mondiale e attraverso lo sfruttamento delle differenze di costo e di capacit che diventano accessibili nei diversi paesi. Per difendere la propria competitivit, in un contesto del genere, necessario situare il proprio apporto di conoscenza, lavorazioni o servizi in una filiera globale. Cosa che le imprese maggiori possono fare costruendo esse stesse filiere globali che distribuiscono conoscenza, produzione e vendita nei diversi luogo del mondo. Le imprese di minori dimensioni possono a loro volta diventare fornitori di filiere globali costruite e talvolta governate da altri, ma devono al tempo stesso cercare di svolgere, nella filiera, una funzione rilevante e poco sostituibile, se vogliono avere un adeguato potere contrattuale nella distribuzione del surplus di filiera. Ci presuppone un investimento in innovazione che consenta differenziarsi dallo standard di mercato (imitabile da altri), in modo da rendere unico e poco sostituibile la conoscenza, la lavorazione o il servizio fornito; La seconda grande onda che muove la transizione in corso il networking, che attraverso la mediazione delle reti informatiche e della digitalizzazione dei contenuti per un verso consente la riproduzione e il trasferimento a costo zero delle conoscenze codificate, e per un altro - facilita
in modo decisivo la comunicazione a distanza (tra persone) di conoscenze
generative, non codificate, grazie a Internet e al networking connesso. Per effetto di questo processo, ciascuno comincia a vivere in uno spazio iperconnesso, che sovrappone la dimensione locale (di prossimit), quella metropolitana (dei servizi rari, ricchi di conoscenze generative) e quella globale (dei prodotti materiali e soprattutto delle informazioni codificate); La terza onda che sta cambiando la fisionomia del nostro modo di vivere e di lavorare lautomazione, che, oggi, sta aprendo il capitolo delle macchine governate da programmi intelligenti, capaci di far fronte ad una grande variet di operazioni (pre-codificate), come accade ai robot, tendendo verso il modello del lotto uno (il programma di lavorazione diverso per ogni pezzo lavorato). Le macchine automatiche oggi, e sempre di pi in prospettiva, sono in grado di effettuare, sempre entro i limiti della codifica ricevuta, lautodiagnosi della situazione rilevando con i sensori i dati necessari, comunicando con altre macchine (Internet delle cose), identificando guasti e correzioni da fare, stendendo resoconti comprensibili di quello che hanno fatto e non fatto. E possono rapportarsi in modo semplice con le persone, simulando il linguaggio e le capacit di apprendimento degli uomini in casi semplici. Ci rende sempre di pi possibile delegare una parte crescente di operazioni esecutive (che eseguono programmi pre-codificati), anche in compiti dotati di un certo livello di variet. Lautomazione destinata a svalorizzare in modo drammatico il lavoro esecutivo (quello che si limita ad eseguire ordini e programmi ricevuti dallalto), perch in questi casi macchine e programmi di software possono facilmente sostituire, sia in fabbrica che in ufficio, le funzioni svolte dagli uomini. Lo vediamo in fabbrica (dove decresce in continuazione il numero degli operai addetti alle lavorazioni automatizzate, mentre cresce il numero e lautonomia delle macchine presenti. Ma la stessa cosa capita nei lavori di ufficio: banche e assicurazioni ormai stanno portando on line o affidando a macchine (tipo bancomat) la maggior parte delle operazioni esecutive un tempo svolte allo sportello, il commercio e i servizi on line realizzano ogni anno percentuali di crescita a due cifre, la Pubblica Amministrazione minaccia a scadenze ricorrenti la digitalizzazione completa e trasparente di tutte le operazioni (anche se, per ora, non lo fa). Si prefigura in tutte le imprese e in tutti i paesi un problema urgente di riqualificazione del lavoro esecutivo, che pu evitare la svalorizzazione solo trasformandosi in lavoro intelligente, creativo, capace di svolgere funzioni non codificate che usano conoscenza generativa. Questo processo si accompagna al ri-posizionamento delle imprese che, se vogliono continuare ad utilizzare lavoro ad alto costo (come accade nei paesi ricchi, tra cui lItalia), devono realizzare un severo e riconoscibile upgrading qualitativo dei prodotti servizi offerti al mercato, spostandosi verso la fornitura di prodotti di fascia alta, innovativi e variamente personalizzati, da mettere a punto attraverso linterazione diretta o indiretta col cliente. Tutti compiti che richiedono un tipo di manifattura complessa, non trasferibile banalmente alle macchine o ai paesi emergenti, ma da affidare a lavoratori competenti e responsabili, capaci di guidare gli automatismi produttivi messi in azione.
Accanto alla fabbrica intelligente, cresce il ruolo e il peso dellintelligenza
terziaria che deve essere fornita ai processi per innovare, progettare, gestire la divisione del lavoro nelle filiere e la catena degli acquisti, sviluppare unicit sanzionata da marchi, comunicare, vendere attraverso reti commerciali dirette o comunque associate alla propria identit. La presenza di macchine intelligenti in tutte le operazioni semplici, precodificate, tende a modificare la fisionomia delle filiere, favorendo la produzione on demand, decentrata vicino al singolo cliente/consumatore. Invece di produrre migliaia di pezzi in un singolo impianto di grande dimensione, in un luogo lontano dalla domanda da servire, diventa conveniente espandere al massimo le reti cognitive da cui ottenere le conoscenze, i codici o le apps da usare nella risposta alla domanda, e localizzare vicino al singolo richiedente la trasformazione fisica dei prodotti da fare con macchine piccole e flessibili, con immediata consegna non appena il pezzo pronto. Il caso estremo quello dei makers, consumatori che si autoproducono, usando casa o in garage stampanti 3D, prodotti su misura e sulle loro specifiche esigenze. Ma possono esserci anche soluzioni meno drastiche che delegano a manifatture artigianali vicine o a servizi in zona lavorazioni pi o meno complesse che possibile fare con lautomazione diffusa. La quarta onda che d energia e potenza alla transizione il worldmaking, ossia la creazione di mondi che arricchisce di esperienze e di significati il prodotto/servizio fornito al cliente, ricavando una quota significativa di valore proprio da questa componente immateriale della fornitura. Una volta si vendeva un prodotto buono per la sua prestazione fisica: un prodotto che non solo risponde alle esigenze delluser, ma che lo fa in modo affidabile, silenzioso, durevole. Senza inconvenienti di sorta, sul terreno della salute, della sicurezza, della garanzia, delle riparazioni, della trasparenza ecc.. Oggi, questa qualit della prestazione, in senso fisico, dei prodotti e dei servizi diventata un pre-requisito che viene dato quasi sempre per scontato, in tutti gli usi comuni, che non richiedono prestazioni eccezionali. Invece, per dare valore ad un prodotto, conta altro: la reputazione e la marca del produttore; il significato che la comunicazione nei vari canali ha associato al suo uso; il servizio di consulenza e di assistenza che viene fornito, per i consumi pi complessi o di qualit; lesperienza che lacquirente fa sia nei canali di prevendita che successivamente, nel suo ambiente di vita o di produzione. La tendenza che promette il massimo di creazione di valore per luser quella per cui il produttore si attrezza per creare un ambiente fisico e simbolico in cui luso del prodotto arriva alla massima utilit percepita (e pagata) dalluser. Il worldmaking, appunto, il nuovo terreno su cui si sviluppa oggi il marketing di impresa. Un terreno ancora poco esplorato, ma in continua espansione, in cui si stabiliscono relazioni interattive e customizzate tra il produttore e il singolo cliente o gruppi di clienti che condividono le stesse idee. Il modello di business delle imprese che appartengono ad una filiera che ricava gran parte del suo valore dal worldmaking devono adeguarsi alle esigenze richieste dalla co-produzione immateriale di valore attraverso lesplorazione creativa del nuovo, la condivisione di significati con gli users del
prodotto/servizio fornito, la creazione di comunit di senso, la ri-progettazione
degli ambienti di vita e di lavoro in modo da tener conto del possibile coinvolgimento di diverse sensibilit e punti di vista; Infine, la quinta onda a cui occorre agganciare il proprio modo di lavorare e di vivere la ri-personalizzazione: il ritorno in prima linea, tra le fonti del valore, delle persone e della loro intelligenza fluida. Lesigenza della ri-personalizzazione inverte oggi un cammino storico che, a partire dalla prima industrializzazione (macchine) e poi con la produzione fordista ha badato soprattutto a rendere standardizzata e programmabile la produzione, ad immagine e somiglianza di quello che le macchine possono fare. Col risultato di minimizzare i costi, rendendo impersonali per quanto possibili le mansioni (contrattualizzate), le competenze (codificate), i processi (standardizzati), il consumo (massificato). Questo modello ha consentito di abbattere i costi e aumentare in modo rilevante la produttivit pro-capite. Ma, dagli anni settanta in poi, ha messo in evidenza i suoi limiti di fronte alla continua crescita della complessit (variet, variabilit, interdipendenza, indeterminazione) che caratterizza lambiente e intralcia loperare programmato delle imprese impersonali ereditate dal fordismo. Se aumenta la complessit da interpretare e governare, per renderla compatibile con le finalit e i margini di adattamento che sono propri delle persone coinvolte, macchine, algoritmi, procedure e operazioni programmate non bastano pi. Bisogna rimettere in campo lintelligenza fluida delle persone, affidando loro problemi e situazioni che gli automatismi impersonali non riescono pi a gestire in modo efficiente. Se nel mondo della vita e della produzione crescono la variet, la variabilit (nel tempo), linterdipendenza e lindeterminazione, ossia le diverse componenti della complessit, non si pu pi ricorrere in modo affidabile e veloce a macchine o ad algoritmi ripetitivi per ottenere risposte utili e appropriate. Tornano dunque la centro della scena le persone, le uniche che con la loro intelligenza possono interpretare quello che sta accadendo, anche se imprevisto o non programmato, scoprendo i vantaggi dellesplorazione creativa degli spazi di libert e sperimentazione che in questo modo si aprono alliniziativa soggettiva. Iniziativa, si badi bene, che pu essere presa sono da chi, con la necessaria intraprendenza e capacit di convincere altri, crede nelle proprie idee, ci investe su e accetta i rischi conseguenti. La ri-personalizzazione oggi caratterizza, con la stessa urgenza le grandi organizzazioni, che devono rendere pi autonome le persone (modificando il mix di potere decisionale, intelligenza e rischio della funzione svolta) e le piccole imprese, che devono rendere le loro persone pi capaci di muoversi in un ambiente globalizzato (con interazioni a distanza) e digitalizzato (con la padronanza dei linguaggi firmali e dei codici di interazione con le macchine).