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APPROFONDIMENTI E NUOVE

PROSPETTIVE
IL NUOVO PROTAGONISTI E TESTI DELLA FILOSOFIA-VOLUME 1A
RIASSUNTO CAPITOLO 3 DA PAGINA 225 A PAGGINA 232

I problemi dell’“ultimo Platone”

I problemi più significativi che si riferiscono al cosiddetto “ultimo Platone”, sono essenzialmente
due:
come deve essere adeguatamente pensato il mondo delle idee?
come va convenientemente concepito il rapporto tra le idee e le realtà naturali?

Il confronto con Parmenide

Nel Parmenide, il dialogo più difficile di Platone, il filosofo rivela, tramite Parmenide, qualche
difficoltà nella teoria delle idee.
Partendo dal fatto che “l’uno” è l’idea, mentre “i molti” sono gli oggetti di cui l’idea costituisce
l’unità, non si capisce come l’idea possa essere nei molti senza perdere la sua unità.
Inoltre lo stesso concetto di idea può moltiplicarsi all’infinito formando sempre delle idee, questo
è l’argomento del terzo uomo.
Il problema principale però, è quello del non essere, Platone si accorge che l’affermazione di
Parmenide “solo l’essere è, mentre il non essere non è”, va contro la teoria delle idee.
Infatti, ogni idea non essendo l’altra, ammetterebbe il non essere, cosa secondo Parmenide
illogica.
Nonostante tutte queste difficoltà Platone sostiene la teoria delle idee, affermando che senza di
esse e quindi senza dei punti fermi che riordinino le cose non si potrebbe nemmeno filosofare.
Quindi se non è possibile rinunciare alle idee bisogna eliminare il principio eleatico.

I generi dell’essere e il problema del nulla

Platone crea la teoria dei “generi sommi”, cioè degli attributi fondamentali delle idee, per spigare
come esse possano esistere e come possano comunicare tra di loro, per il filosofo sono cinque:
l’essere(ogni idea esiste), l’identico(ogni idea è identica a sé stessa), il diverso(ogni idea deve
essere identica a sé ma diversa dalle altre), la quiete(ogni idea può starsene in sé) e il
movimento(ogni idea può entrare in rapporto con le altre).
Quando Platone afferma che ogni idea rientra nel genere del diverso, va contro Parmenide,
spigando che l’errore principale del filosofo di Elea è stato quello di confondere il diverso con il
nulla, infatti, l’unico modo per far esistere il non essere è quello dell’essere diverso.
Con questa affermazione si supera il problema dell’errore, cioè come afferma Parmenide l’errore
non può esistere in quanto implicherebbe un “dire il nulla”, ma Platone dice che l’errore non
consiste nel “dire il nulla”, ma semplicemente dire le cose in un modo diverso da quello in cui sono
effettivamente.
La nozione generale di “essere”

Platone con la teoria dei generi sommi tenta di raggiungere una definizione dell’essere , i
materialisti riducono l’essere a corporeità, altri(tra cui Platone) lo identificano con le idee.
Secondo Platone tuttavia materialità e immaterialità non possono entrare nel concetto di essere,
perche sono sia le cose corporee sia quelle incorporee (virtù).
Platone quindi ricerca una definizione di essere ancora più universale, giungendo alla conclusione
che l’essere è possibilità.
Per possibilità Platone intende la capacità delle cose di entrare in un campo di relazione qualsiasi,
infatti il nulla poiché non può entrare in rapporto con niente è inesistente.

La dialettica

La dialettica secondo Platone è la suprema scienza delle idee, che stabilisce la mappa delle diverse
relazioni tra esse, in altre parole quali idee si connettono e quali no.
Nel Fedro, la dialettica è presentata come la tecnica del discorso filosofico e si divide in due parti:

determinazione e definizione di una certa idea;


divisione dell’idea nelle sue varie articolazioni interne.

L’arte della dialettica si basa sull’affermazione che “alcune idee sono combinabili tra loro e altre non lo
sono”, infatti se tutte le idee comunicassero tra di loro tutti i discorsi sarebbero veri e non avrebbe più
senso la dialettica, viceversa se tutte le idee non comunicassero tra loro, non ci sarebbe più nessun
discorso.
In pratica l’arte dialettica consiste nel definire un’idea mediante successive identificazioni e diversificazioni
attraverso un processo di tipo “dicotomico” (ramificato).
Questo processo ci porta a un’idea “invisibile” che ci fornisce la definizione “specifica” di ciò che
cercavamo, con questo metodo arriviamo ad ottenere non una ma tante possibili definizioni che ci aiutano
a definire al meglio l’idea studiata.
La dialettica di Platone:

si costituisce su base ipotetica;


è una ricerca inesauribile.

Il bene per l’uomo: il Filebo


Platone definisce il bene come oggetto supremo del pensiero. Nel Filebo cerca di stabilire che cosa è bene
per l’uomo.
Per Platone la vita sarà mista tra la ricerca del piacere e tra l’esercizio dell’intelligenza, per vivere bene
bisogna rendersi conto della giusta misura in cui devono essere mescolati questi due elementi.
Quindi Platone cerca la soluzione di quello che è un problema di misura.
Platone afferma che il piacere è illimitato, e che bisogna imporle un limite, una cosa illimitata alla quale gli
si impone un limite diviene qualcosa di armonico e porzionato: un numero.
Solo grazie all’intelligenza si può imporre un limite, quindi sia l’intelligenza sia il piacere devono far parte
della vita.

La tavola dei valori per l’uomo secondo Platone in ordine di importanza:

1. l’ordine la misura , il giusto mezzo;


2. ciò che è proporzionato, bello e compiuto;
3. l’intelligenza;
4. la scienza e l’opinione;
5. i piaceri puri.

Platone quindi fa della virtù una scienza della misura, affermando che solo se si percorre la via della misura
e del numero si può ricondurre la condotta dell’uomo al rigore della scienza.

Il Timeo e la dottrina delle idee-numeri

Il mito del demiurgo


Platone nel Timeo tratta il problema cosmologico dell’origine e della formazione dell’universo.
Per tentare di capire il rapporto tra le idee e le cose, Platone crea il demiurgo, un divino artefice dotato
d’intelligenza e volontà, che si trova in una posizione intermedia tra le idee e le cose.
All’inizio il mondo era caos, una materia priva di vita che Platone chiama chora (luogo) o necessità.
Il demiurgo modifica questa materia facendola a immagine e somiglianza delle idee (Il demiurgo non è il
creatore ma solamente colui che ha plasmato la materia preesistente).
Il demiurgo quindi ha donato alle cose un’anima del mondo, che ordina la materia e da forma all’informe.
Il divino artefice ha quindi creato il tempo che secondo Platone è “l’immagine mobile dell’eternità”, cioè il
tempo riproduce col mutamento l’ordine immutabile dell’eternità.
Gli astri misurano il tempo e il demiurgo si serve di essi per formare e governare la scala gerarchica degli
enti.
Platone assegna alla materia un ruolo negativo, attribuendogli tutti i mali del nostro mondo, mentre tutto
ciò che è positivo lo attribuisce al demiurgo.

La visione matematica delle cose


Il platonismo giunge a interpretare i numeri come schemi strutturali delle cose e a fare della matematica il
codice di interpretazione di tutto ciò che esiste.
Secondo una testimonianza di Aristotele sembra che Platone nell’ultimo periodo della sua vita, sia giunto a
interpretare il mondo delle idee come un mondo di numeri.

Usai Severino

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