I. Incarnazione e suo significato trinitario e antropologico. Il termine i.
deriva da incarnazione, mistero
fondamentale del cristianesimo, la cui formulazione esplicita risale al Prologo del quarto Vangelo: " E il Verbo si fece carne " (Gv 1,14). Il termine " carne " (srx) - molto vicino a quello ebraico bsr - indica l'essere umano nella sua debolezza, fragilit e transitoriet di creatura, che Dio non solo non ha disdegnato, ma ha elevato divenendo lui stesso " carne ". Il Verbo, quindi, che " era presso Dio " e che " era Dio " (cf Gv 1,1), si fa vero uomo, diventa creatura spazio-temporale, visibile e palpabile (cf 1 Gv 1,1; Gv 17,3-5.24. Anche le lettere paoline fanno uso di questa terminologia. Il Figlio di Dio, infatti, " nato dalla stirpe di Davide secondo la carne " (Rm 1,3). Pertanto, " in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinit " (Col 2,9). Questo farsi uomo del Figlio di Dio, questa sua venuta nel mondo (cf Gv 3,13.31; 6,62) implica un vero e proprio processo di abbassamento e di umiliazione fino all'annientamento della morte: Ges Cristo, " pur essendo di natura divina, non consider un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogli se stesso (...); apparso in forma umana umili se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce " (Fil 2,6-8; cf 1 Pt 3,18). Il Figlio di Dio si fece veramente " in tutto simile ai fratelli " (Eb 2,17), " provato in ogni cosa, come noi, escluso il peccato " (Eb 4,15). S. Paolo considera l'Incarnazione il mistero per eccellenza, il " mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi " (Col 1,26; cf anche Ef 1,9; 3,3-5; 6,19), i quali, radicati e fondati nella carit, possono finalmente comprendere " quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondit " (Ef 3,18) del disegno di salvezza e di amore di Dio in Cristo: " Quando venne la pienezza del tempo, Dio mand il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perch ricevessimo l'adozione a figli " (Gal 4,4). In tal modo, il Padre " ci ha fatto conoscere il mistero della sua volont, secondo quanto, nella sua benevolenza, aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cio di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra " (Ef 1,9-10). Si tratta del mistero delle " imperscrutabili ricchezze di Cristo " (Ef 3,8), maturato nel seno stesso della comunione trinitaria. L'Incarnazione redentrice non solo la manifestazione di Cristo, ma anche l'offerta ai credenti della " gloria ", cio della sua vita divina. Nella sua preghiera al Padre, Ges afferma: " E la gloria che tu hai dato a me io l'ho data a loro, perch siano come noi una cosa sola " (Gv 17,22; cf 2 Cor 3,18; Ef 1,18; 3,16; Col 1,11). Da questa pienezza di gloria i credenti ricevono " grazia su grazia " (Gv 1,16). Il ricco e articolato dato biblico fu approfondito e precisato nella teologia patristica dell'Incarnazione (srksis, " incarnazione "; enanthrpsis, " umanizzazione "; ensmtsis " incorporazione "; oikonoma, " economia " e i corrispondenti termini latini, tra i quali i pi usati furono incarnatio, incorporatio, inhumanatio, assumptio) che ne sottoline con forza il motivo soteriologico e antropologico, espresso con chiarezza gi nel Simbolo di Nicea: " Egli per noi uomini e per la nostra salvezza disceso e si incarnato, si fatto uomo ". L'i. rivela non solo il mistero della vita intratrinitaria di Dio, ma anche il mistero della partecipazione dell'uomo e del cosmo alla gloria divina e il mistero della Chiesa, come prolungamento nella storia della venuta del regno (cf Mt 13,38; 16,18-19; 21,43; 22,1-14; Eb 12,28). Ges Cristo , quindi, il luogo personale d'incontro e di dialogo tra la divinit e l'umanit, tra la trascendenza e l'immanenza, tra l'eterno e la storia, tra l'assoluto e il relativo. Il Figlio di Dio diventa uomo perch l'uomo possa riprendere la sua dignit di figlio di Dio. L'Incarnazione " come il fiore d'una radice che ha la sua origine nel processo trinitario, come lo sviluppo di un germe insito in esso. Con l'Incarnazione la natura umana fu assunta dalla Persona divina del Verbo (la cosiddetta unione ipostatica), partecipando cos alla comunione con Dio prima su questa terra e poi, con la risurrezione di Ges, nella vita eterna.