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2/1/2016

Lacriticairruentesufattiverinondiffamazione

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Redazione

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22 Dic 2015

La critica irruente su fatti veri non


diffamazione

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Gli atteggiamenti di critica espressi anche con


toni
irruenti,
non
rientrano
nella
diffamazione, soprattutto se basati su fatti
veritieri.

Dove finisce la critica e dove, invece, inizia la


diffamazione? Un confine a volte labile, che pi
volte la Cassazione ha tentato di definire, da
ultimo con una sentenza pubblicata ieri [1].
In generale si pu dire che rientra nella
diffamazione ogni epiteto sprezzante il cui
scopo sia solo quello di denigrare la persona
offesa senza ulteriori finalit se non quello della
mortificazione pura e semplice; al contrario si
ricade nella critica quando la frase ingiuriosa,
anche se espressa con toni violenti, viene
proferita in un contesto di giudizio critico del
soggetto passivo, in particolar modo se tale
frase risulta fondata su un fatto vero.

Dunque, la scortesia e lirruenza nellespressione


verbale, ma finalizzata solo alla critica e non alla
denigrazione della persona, non costituisce mai

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LA SENTENZA
Corte di Cassazione, sez. V Penale, sentenza 7 luglio 21 dicembre 2015,
n. 50099
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Presidente Lapalorcia Relatore De Marzo


Ritenuto in fatto
1. Con sentenza del 26/06/2014 il Tribunale di Torino ha confermato la
decisione
di primo
di giustizia eNalE T W O R K
HO
ME
A Rgrado,
T I C Oche
L I aveva condannato
C O N S alla
U L Epena
NZE
risarcimento del danno T.P. , avendolo ritenuto responsabile del reato di cui
allart. 595, comma primo e secondo, cod. pen., per avere, in una lettera
indirizzata a pi persone, offeso la reputazione di G.D. , funzionario della
Direzione Turismo della Regione Piemonte, attribuendogli una
prospettazione di fatti ingannevoli con finalit di raggiro, al fine di far
drivek.it/Mini
desistere il primo dalla richiesta di rettifica di una domanda amministrativa e

REDAZIONE

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Mini

dalla presentazione di un ricorso al TAR.


2. Limputato ha personalmente proposto ricorso per cassazione, affidato ai
seguenti motivi.
2.1. Con il primo motivo si lamentano mancata assunzione di una prova
decisiva richiesta in fase dibattimentale e inosservanza dellart. 51 cod. pen.,
sostenendo: a) che nel memoriale difensivo depositato presso la cancelleria
del giudice di pace il 29/03/2012 aveva richiesto mezzi istruttori finalizzati a
chiarire il fondamento giuridico normativo del rigido formalismo che
aveva indotto la persona offesa a ritenere insuperabile lerrore materiale nel
quale il T. era incorso, omettendo di spuntare, nel modulo della domanda di
finanziamento, la casella relativa al contributo principale che pure era sua
intenzione richiedere; b) che in conseguenza era inadeguata la metodologia
dellistruttoria delegata alla Guardia di Finanza; c) che, in definitiva, sin
dallordinanza con la quale il G.i.p. aveva ordinato al P.M. la formulazione
dellimputazione, non si era approfondito il fondamento delle ragioni
giuridiche a sostegno delle richieste del T. , il quale, non trovando
interlocutori istituzionali disposti ad affrontare tali questioni, era stato
esasperato al punto da scrivere le frasi contestate; d) che laccertamento
dellarbitrio del G. , nel dare direttive di esasperato formalismo, avrebbe
fatto emergere una situazione di conflitto di interessi; e) che le conclusioni
del T. , quanto allaffermazione di essere stato vittima di un arbitrio, si
fondavano sugli artt. 1431, 1175, 1176, 1362 cod. civ., nonch sullart. 6,
punto 3 della legge regionale n. 18 del 1999, sul punto 2.3. del programma
annuale di interventi 2003 e, in generale, sulla I. n. 241 del 1990; f) che, alla
stregua di tali indicazioni, emergeva il carattere errato ed ingannevole
dellaccostamento proposto dal G. tra lerrore compiuto dal ricorrente e altri
errori, ritenuti non emendabili, quali la mancata sottoscrizione della
domanda.
2.2. Con il secondo motivo si lamentano vizi motivazionali e violazione di
legge, rilevando che la Corte territoriale era tenuta ad esaminare, sia pure in
via incidentale, la questione della legittimit del rigido formalismo applicato
allistruttoria della domanda presentata, dal momento che la soluzione
negativa avrebbe reso palese che la lettera era stata scritta non per il gusto
di diffamare il G. , ma, nellesercizio del diritto di critica, per la necessit di
trovare un interlocutore istituzionale, al fine di raggiungere una soluzione
extra giudiziale, come del resto ben si intendeva leggendo la missiva nella
sua interezza.
2.3. Con il terzo motivo si lamenta violazione degli art. 42 e 51 cod. pen.,
richiamando le difese svolte in appello, quanto allassenza dellelemento
oggettivo e soggettivo del reato, linnocuit della frase riportata nel capo di
imputazione, peraltro del tutto incomprensibile, e, in generale, linoffensivit
della condotta.
2.4. Con il quarto motivo si lamenta violazione dellart. 598, 595, commi
primo e secondo cod. pen., nonch dellart. 9, punto 1 della l. reg. n. 19 del
1999, rilevando che la missiva doveva intendersi come espressione del
diritto di difesa, in quanto indirizzata a soggetti svolgenti funzioni
pubblicistiche di controllo e vigilanza.
2.5. Con il quinto motivo, si lamenta violazione dellart. 599 cod. pen.,
criticando la sentenza impugnata, per non avere considerato che la lettera
recava la data del 27/12/2007 ed era stata scritta in uno stato dira
determinato dal fatto che sette giorni prima il TAR aveva declinato la
giurisdizione sul ricorso presentato dal T. contro la Regione Piemonte.
2.6. Con il sesto motivo, si lamentano vizi motivazionali, con riferimento alla
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liquidazione delle spese della parte civile, in assenza di specificazione delle


voci concorrenti nella formazione dellimporto determinato e dei criteri di
liquidazione seguiti.
Considerato in diritto
1. Il secondo motivo, da esaminare preliminarmente per ragioni di ordine
logico, fondato.
certamente esatto che, in tema di diffamazione, il limite della continenza
nel diritto di critica superato in presenza di espressioni che, in quanto
gravemente infamanti e inutilmente umilianti, trasmodino in una mera
aggressione verbale del soggetto criticato. Pertanto, il contesto nel quale la
condotta si colloca pu essere valutato ai limitati fini del giudizio di stretta
riferibilit delle espressioni potenzialmente diffamatorie al comportamento
del soggetto passivo oggetto di critica, ma non pu in alcun modo scriminare
luso di espressioni che si risolvano nella denigrazione della persona di
questultimo in quanto tale (Sez. 5, n. 15060 del 23/02/2011, Dessi, Rv.
250174, che ha ritenuto immune da censure la decisione con cui il giudice di
merito ha escluso la scriminante del diritto di critica nei confronti degli
imputati, che avevano affisso nelle bacheche aziendali e diffuso con volantini
un comunicato in cui, contestando la posizione dissenziente di un iscritto alla
C.G.I.L., lo si definiva notoriamente imbecille).
Cos come va ribadito che presupposto imprescindibile per lapplicazione
dellesimente dellesercizio del diritto di critica la verit del fatto storico
posto a fondamento della elaborazione critica (Sez. 5, n. 7715 del 04/11/2014
dep. 19/02/2015, Caldarola, Rv. 264064).
Cionondimeno, le affermazioni del ricorrente, il quale, lamentando che una
sua domanda di contributo regionale fosse stata accolta solo parzialmente
per un mero errore materiale nellindicazione del finanziamento richiesto, si
doleva, sia pure in termini aspri, di essere stato indotto a non insistere nella
tutela della proprie ragioni dal comportamento ingannevole serbato dalla
persona offesa, senza trasmodare in un gratuito attacco alla persona del
destinatario, in quanto tale, rappresentano nullaltro che una elaborazione
critica della vicenda, certo non limpida, in ragione della specifica condizione
dellimputato, ma non avulsa, quantomeno sul piano soggettivo, dal contesto
procedimentale in cui si inserisce. Del resto, proprio le espressioni altrove
pi esitanti dellimputato, rilevate nella missiva della quale si discute dallo
stesso Tribunale, danno conto del fatto che il T. , lungi dallattribuire uno
specifico interesse fraudolento alla persona offesa, intendeva soltanto
rappresentare, si ripete in termini scortesi, ma nel quadro di un contesto di
contrapposizione di interessi, di avere trovato un interlocutore solo attento
ai profili formalistici della vicenda e non a quelli sostanziali.
In questi termini, va apprezzato il precedente di questa Corte, secondo cui
sussiste lesimente di cui allart. 51 cod. pen. nel caso in cui un correntista
indirizzi una missiva alle autorit sovraordinate delle banche e allo stesso
operatore di riferimento attribuendogli, sia pure indirettamente, meschini
comportamenti, qualora essa si sostanzi in una rimostranza rispetto ad una
situazione ritenuta ingiustamente lesiva dei propri diritti (mancata chiusura
del conto corrente), trattandosi di contesto conflittuale tra istituto di
credito e correntista in cui la missiva di questultimo ha per obiettivo la
descrizione della propria versione dei fatti intesa a sollecitare lintervento
delle autorit competenti, mentre le espressioni utilizzate, pur aspre e
polemiche, non trasmodano in aggressioni gratuite, essendo preordinate al
ripristino di comportamenti corretti (Sez. 5, n. 23579 del 17/02/2014,
Marciano, Rv. 260213).
2. Laccoglimento del secondo motivo comporta lassorbimento delle restanti
censure e il conseguente annullamento senza rinvio della sentenza
impugnata perch il fatto non costituisce reato.
P.Q.M.
Annulla la sentenza impugnata senza rinvio perch il fatto non costituisce
reato.

[1] Cass. sent. n. 50099/15 del 21.12.2015.

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