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IN RIVA AL MARE Cerco di capire perch questa poesia di Saba non mi piaccia Dissonanze,

esagerazioni, immagini poco credibili, una simbologia che mi pare sprecata, qualche grossolanit,
labborracciatura complessiva del linguaggio: cosa esattamente? Il linguaggio di questo poeta
dico cos poco liceale, cos poco letterario; o almeno malavvezzo alla cultura colta del tempo
(basti pensare al DAnnunzio). Soprattutto, penso al suo atteggiamento spirituale: che riesco a
desumere da codesto suo frangente circostanziato in riva al mare, che descrive fra loracolo e
lepigrafe; il quale mi sembra di persona incazzata e vinta, volubile, istericoide, radicale e vile S,
un po introspettiva, ma al minimo. E plateale al massimo, come lo sono i comici di grado inferiore
e le soubrette che battono i teatri di periferia (tutta gente sana e rispettabile intendiamoci) che
finiscono col farti dolere le mascelle.
Ma vado con ordine qui (Perch vorrei veramente capire il disagio che ha finito col crearmi
internamente questa poesia.)
Lattacco mi sembra ridicolo: alle sei del pomeriggio! E non dici neppure cos, Saba, ma Eran le
sei del pomeriggio a far cadere per forza il primo accento del verso sulla quarta sillaba. Leffetto
tuttavia come di un ei fu siccome di manzoniana memoria, strombettato carduccianamente e
finito a gambe allaria in una sottospecie di lamento lorchiano. Viene voglia di chiederti: hai visto
veramente bene lorologio? sei certo che non fossero le sei meno dodici? Il dettaglio da casalinga
indaffarata che sta attenta ai rintocchi va poeticamente o trattato come metafora (nel Lamento di
Ignazio la ripetizione delle cinque della sera la campana che suona a morto) o senzaltro
omesso ch ci si fa pi bella figura.
Dietro al faro: Saba, mettiamoci daccordo. Un faro sta in faccia al mare il mare il suo
grande punto di riferimento: tra lui e il mare cio ci pu essere un po di sabbia e qualche
macigno, tuttal pi. Ed io, con la mia nave, ci passo davanti, al faro! Dietro il faro c solitamente
altra sabbia e molto cemento (anche se siamo allinizio del secolo scorso), il porto se del caso e pi
lontano ancora la citt. Ora proprio in quello spazio interno, dal faro, prima di giungere al porto
eventuale, ci si pu trovare in abbandono di anni anche un rottame di naviglio parola che ti
suggerisco e pi facilmente di barcone o di chiatta (Ma rottame di nave addirittura, anzi di navi
assai/pi duna, no, Saba: e che?, c addossato al faro un intero deposito di navi in disarmo, dio
mio!) Per cui navi a parte, ritornando al discorso, se io l intorno poniamo me ne sto a lanciar
sassi in acqua per i cavoli miei, vuol dire che sto davanti al faro e non dietro al faro.
Ma la cosa che mi urta in questi primi tuoi, Saba, il ragazzino che giuoca da solo senza corredo
daltri ragazzini (li hai visti mai giocare insieme, tu, i bambini?). Metafora di cosa? la solitudine
del giuoco del ragazzino vuoi dire che prelude alla solitudine del dolore delluomo? Tu
chiamalo pure fanciullo giocante, ma se io ne vedessi uno aggirarsi sulla carcassa dun barcone di
sera e in riva al mare (figuriamoci nellimmensit cimiteriale di cotanto deposito di navi!) la
sentirei, quella figuretta, in tutta la sua improbabilit teatrale, evocativa, misterica Come a
tirarmela fuori da un quadro di De Chirico. (Fra laltro me lo fai star seduto il tuo fanciullo giocante
sulle carcasse delle navi ma va!)
Limmagine di te che scagli i sassi sullacqua poi (sorvolo sul bersaglio puerile e forzato del
travotto, anzi della travotta altra metafora? che galleggia) patetica Patetica, in primo luogo,
perch sproporzionata al dolore che dici di vivere. E patetica perch di per s divertita/curiosa,
dinamica/forzuta, giovanilistica/spensierata (penserei, ecco, che lo faccia se mai il fanciullo che
dici, ma non tu in quello stato). Oltre tutto altra annotazione di fondo mi sembra che tu stia, per
come ti racconti, non tanto al culmine del dolore, ma soltanto allinizio: perch reagisci, sbraiti e tiri
sassi stupidamente al mare. Ma chi tocca veramente il culmine del dolore sperimenta penso il
silenzio tragico della maschera immobile che guarda. Giacch se mai guardi il mare, lo fa/lo vede
come lo vedrebbero gli occhi duna perla dentro lostrica: nero, annullato, nullificato (vorrei dire, ad
inventarmi una parola che mi suona, nullico).
Ed eccoci al coccio Va bene, ammettiamolo: fra le mani che grufolano per terra in cerca di sassi,
ti capita un coccetto di qualche cosa che ti si presta ad un paragone, ad una metafora, ad una
analogia (io ho il culto dellanalogia). Anche se mi sembra che tu la fai un po brodosa (tanto che

alcuni tuoi esegeti hanno pensato/potrebbero seguitare a pensare che il coccio di un oggetto
proprio che ti appartenuto!). Addirittura, nella prima edizione del tuo Canzoniere, del 21, ci
aggiungi giustiziere e teleologico e che da me saveva | lultimo moto (dico il coccio, lanciandolo
in acqua, eh! e che comunque elimini nella trascrizione del 65 perch solo vuoi dare alla tua una
distribuzione di tre ottave tutto qui).
E arrivo in ultimo alla tua barca gialla assai naf. Qui non ho molto da dirti se non che riguardi il
mero verseggiare elegante e ordinato in endecasillabi Io ti propongo, Saba, la mia trascrizione, a
seguire In cui rendo la tua visione meno realistica e pi trasognata, come conviene ad esempio
alla metafora della Morte, che si vuole nellimmaginario nostro noiosamente giallognolo/pallida.
Inoltre, il tuo stato danimo pi credibile (ripristinando, fra laltro, in luogo di vergogna del 65
zeppo di risentimento il rimorso del 21 meno sdegnato). Infine ti rendo pi comprensibile, a noi
mortali, il tuo pensiero mi sembra (Ma certo penso fra me quanto ti meritassi iroso e geloso
comeri quel giorno in quella tua riva quel soave viso.)
CITTA VECCHIA Le due poesie sono formate da tre strofe di cui la seconda prolungata e lultima
molto breve. I versi variano da endecasillabi a settenari e la rima sparsa, a volte baciata e a volte
alternata; interessante vedere che nella poesia Citt vecchia ha fatto rimare le parole: lupanare,
mare; detrito, infinito; friggitore, amore, dolore, Signore. Si pu notare che ha fatto rimare una parola
che rappresenta una cosa quotidiana e una parola aulica facendoci cos capire che anche nella
quotidianit, banalit e semplicit di un friggitore noi possiamo trovare lamore, il dolore e il Signore,
come possiamo trovare linfinito in un detrito; se per esempio prendiamo il terremoto di Haiti, la
gente trovava in quei detriti del terremoto i resti della felicit della casa e della fraternit.
Il poeta nella poesia Citt vecchia usa un lessico quotidiano come lupanare, dragoneo bega
sia per farci immaginare di essere anche noi a Trieste (questo si pu vedere anche con la ripetizione di
qui) sia per far capire che anche se ci sono cose brutte, come le prostitute o il marinaio che
bestemmia, lui trova lumilt dellinfinito. Infatti lultima strofa sottolinea proprio che lui si sente pi
a suo agio e pi se stesso tra gli umili, anche se ha ripreso comunque questo contrasto tra lodio e
lamore di questa citt con unantitesi allinizio: oscura viagiallo di qualche fanale.
Mentre nella poesia Citt vecchia Saba descrive pi le sue emozioni, nella poesia Trieste descrive
la citt dallalto di una rupe, e non pi dalla via turpe. Questa poesia descrive anche il contrasto tra i
sentimenti vivi nellautore che risaltano nelle quattro antitesi: popolosadeserta; scontrosagrazia;
amoregelosia e aria tormentosaaria natia. Trieste presenta un climax discendente che parte
dalla citt (parola che viene ripetuta molto spesso) e arriva fino alla descrizione di una casa con il
ringraziamento dellautore rivolta alla citt per avergli lasciato un angolino, come se il poeta ci
volesse far conoscere Trieste dalla sua esteriorit fino al suo cuore e a quello che veramente, infatti
luso della parola scopro nella seconda strofa ci fa rimanere incerti perch quella era la citt dove
era nato, quindi la conosceva, ma lui vuole immedesimarsi nel lettore e vuole condurlo a scoprire che
Trieste una bellissima citt esteriormente ma che non ti pu donare nulla e perci la paragona ad un
ragazzaccio bellissimo che ha mani troppo grandi per donarti un fiore.
Possiamo scoprire con i numerosi enjambement che Umberto Saba si sentiva solo, per questo tende
a isolare le parole importanti come appunto la parola solo nella prima strofa,
scontrosa,intorno e tormentosa nella seconda, vita nella terza.
Analisi
In Citt vecchia la citt di Trieste (e i suoi eterogenei abitanti...) che diviene protagonista, insieme
a Lina 1, la moglie del poeta, della sezione Trieste e una donna del Canzoniere: il contatto con la
realt di quel detrito | di un gran porto di mare (vv. 7-8), che ingloba in s, quasi ponendoli sullo

stesso piano, merci e uomini, volutamente ricercato dal poeta, che spesso decide di immettersi per
quelle strade. anzi proprio immergendosi in quel mondo che Saba riesce a trovare linfinito |
nellumilt (vv. 9-10), e quasi un sentimento di religiosa adesione, come ebbe a dire il poeta
stesso in Storia e cronistoria del Canzoniere: ed ecco che un Signore (v. 19) gli disvela il lato pi
puro e autenticamente umano dellumanit, proprio laddove pi turpe la via. Metro:
componimento di endecasillabi, intervallati da versi pi brevi (dal ternario al settenario), con
libero gioco di rime.

Contenuta nella sezione Trieste e una donna (1910-1912) del Canzoniere, Citt vecchia
ovviamente ambientata nel capoluogo giuliano, di cui descrive, quando in apertura il poeta prende
sommessamente la parola, il degradato quartiere portuale (appunto il gran porto di mare del v. 8).
I toni sono volutamente dimessi e colloquiali, come a voler narrare unesperienza comune e non
affatto esclusiva: il rientro a casa implica il contatto con la realt concreta (affollata la strada),
introdotto dalla posizione rilevata del Giallo del v. 3, ed , per chi scrive, unimportante occasione
di indagine su se stesso. La seconda strofe presenta infatti leterogeneo mondo della citt vecchia:
dallabitazione privata alla bettola di marinai (losteria) fino al bordello (il lupanare,
individuato con un cultismo quasi stridente), chiaro che locchio del poeta si sofferma, nella sua
piana descrizione, su una realt mediocre e - a tratti - infima. Anche il quadro umano tende ad
aprirsi verso i ranghi pi bassi della scala sociale, come la terza strofe, costruita quasi come un
elenco, spiega: uomini di mare, prostitute, figure popolaresche (il vecchio | che bestemmia, la
femmina che bega) e soldati (il dragone alla bottega | del friggitore) sono, tuttavia, con un
salto di valore netto ed evidente, creature | della vita e del dolore, figlie di un Dio che comune
a loro e al poeta medesimo.
Gi alla fine della seconda strofe, Saba aveva annunciato di ritrovare nellumilt dei luoghi della
citt vecchia un che di infinito; ora, nei tre versi conclusivi egli pu dar conto esplicitamente
della sua scoperta per le vie del quartiere popolare: il contatto con la vita nelle sue manifestazioni
pi semplici ed immediate (o anche turpi) preziosa occasione per una paradossale
purificazione (sento in compagnia | il mio pensiero farsi | pi puro) del proprio intimo essere,
della propria identit di uomo.

Il gioco, finemente organizzato da Saba, tra realt esterna e riflessione privata allora funzionale a
mettere al centro di Citt vecchia il tema dellumilt (che non a caso ritorna, variata, al v. 10 e
al v. 20), che lautore trasfigura poeticamente, nel tentativo di unire aulico e prosastico,
ricomponendo il disordine del mondo alla luce di una verit (esistenziale e poetica) superiore e
nascosta. Come spesso nel Canzoniere la sensazione di esclusione dalla vita percepita dal poeta
diventa la spinta pi urgente e pressante per solidarizzare con gli altri, per rinvenire in loro una
comune traccia di umanit. La struttura metrica obbedisce a questo proposito: il rispetto delle
misure tradizionali e la tecnica tipica dellautore di unire versi lunghi e brevi (Citt vecchia si
compone di endecasillabi e misure pi brevi, dal ternario al settenario, con schema rimico
libero) danno il senso di quello che stato definito il conservatorismo metrico di Saba che, nel
quadro della poesia della prima met del Novecento, colpisce semmai per la sua innovazione
tematica, in una sorta di canto dimesso della quotidianit che si apre, in certe occasioni, ai valori pi
profondi delluomo. Come dir Saba stesso in Storia e cronistoria del "Canzoniere", Citt
vecchia una delle poesie pi intense e rivelatrici da lui composte.

Analisi del testo poetico Citt vecchia di U. Saba e confronto con lomonima
canzone di Fabrizio De Andr.
Il quartiere pi antico e pi malfamato di Trieste popolato da personaggi umili e squallidi,
detrito di un gran porto di mare, governati solo dai loro impulsi pi infimi. Saba legge nei
volti, nei gesti e nelle parole di questa gente ai margini del vivere borghese, la condizione
profonda di tutta lumanit la fusione di vita e dolore insita in ogni creatura. La verit che in
esse si manifesta espressione del divino e lautenticit della loro bassezza purifica il
pensiero poetico.
Il componimento presenta una struttura metrica articolata in 4 strofe. La pi regolare la
prima, composta da endecasillabi di stampo classico con rima incrociata, ma con
assonanza tonica ai vv. 1e 4. La lunghezza dei versi sostiene la narrazione e sembra
assecondare il lento e timoroso procedere del poeta mentre attraversa il quartiere antico
della citt.
Nelle strofe seguenti prevalgono altri versi imparisillabi brevi, settenari ( vv. 8 e 21), quinari
(vv. 10,14,18), un ternario (v. 16). In questultimi si stagliano parole dense di significato
(umilt dolore amore) e che collegate esprimono il nucleo semantico di fondo della
poesia: identit di dolore e vita tanto pi evidente negli strati pi profondi del vissuto e
dellistintualit, non condizionati dalle razionalizzazioni della civilt.
Nella parte centrale del componimento le rime sono prevalentemente alternate, presenta
una rima baciata ai vv.12 e 13 ad evidenziare due immagini di vita popolare( la popolana
che litiga e il soldato che siede alla sedia del friggitore).
Nel suo procedere attraverso i vicoli oscuri della citt vecchia, Saba vive una condizione
ignota, quasi di attesa suggerita dalla forte anastrofe dellaggettivo giallo, nettamente
separato dal sostantivo fanale cui si riferisce.
Proprio quinei vicoli squallidi il poeta incontra una folla di uomini e merci accomunati
indistintamente dallefficace metafora detriti di porto.
Lanafora quidella 2^, 3^ e 4^ strofa sottolinea la distanza di quel luogo popolato dalle
creature pi degradate dellumanit (il bestemmiatore, la popolana litigiosa, la prostituta, la
giovane sconvolta..) dal mondo civilizzato,controllato dal progresso e dalla razionalit.
In questabisso dumilt il poeta riconosce linfinito e Dio stesso che vive in tutte le creature
accomunandole.
Lultima strofa contiene una dichiarazione di poetica: mentre il poeta scopre nelle cose
piccole le cose pi grandi, sente che anche il suo pensiero si eleva.
Quindi la sua poesia di purifica e diventa pi onesta quando attraversa la via turpe, cio
quando parla e racconta la naturalezza istintiva della vita.
Laggettivo turpe in apparente contrasto con puro, smaschera lipocrisia del giudizio
morale della societ borghese che reprime la vera e profonda essenza dellesistenza, cio
la sua religiosit, anche con la complicit di una certa poesia elitaria e altisonante come
quella dannunziana.
La ricerca della solidariet con il reale inteso come profonda totalit vitale,sottolineano la
distanza del poeta triestino, da un lato, dai toni aulici della poesia di regime, dallaltro,
dallincomunicabilit della poetica ermetica.
La canzone di F. De Andr si sviluppa in 8 strofe cadenzate quasi sempre da doppia rima
baciata, lultimo verso di ciascuna strofa, pi lungo e seguito da una pausa forte,
asseconda il ritmo della mazurca.
Il cantautore genovese si ispira spesso a testi letterari che elabora e reinterpreta.

Significativo a questo proposito la canzone Citt vecchia. Le analogie con la poesia di


Saba sono evidenti non solo nella scelta del titolo, ma soprattutto nellatmosfera creata
dalla rappresentazione quasi pittorica di quadri divita popolare che animano i quartieri
portuali: ... lungo le calate dei vecchi moli, in quellaria spessa, carica di sale, gonfia di
odori l ci troverai i ladri gli assassini... Sono possibili accostamenti tra la canzone della
donnaccia ela prostituta, oppure tra i pensionati avventori dellosteria, avvelenati
dal vino e il vecchio che bestemmia.
Analogo anche il senso di solidariet con cui i due artisti guardano il mondo degli
emarginati, i reietti dalla societ civile, immagini della schiettezza e della verit che
contrasta fortemente con lipocrisia e lambiguit del vecchio professore.
Tuttavia evidente la divergenza ideologica espressa dai dei due testi:nellattacco della
sua canzone, De Andr afferma che i quartieri malfamati popolari da poveri emarginati non
sono illuminati neppure dai raggi del buon Dio,indifferente e impegnato in altri paraggi; nei
versi di Saba Dio presente e sagitanelle creature pi umili come in tutti gli uomini.
Questo flusso vitale comune a tutta lumanit riscatta anche gli esseri pi degradati,
mentre De Andr condanna pi apertamente la mentalit borghese e invoca un sentimento
di comprensione e di piet per quei poveri che giudica vittime della societ e della storia.
MEDITAZIONE
Ogni aspetto della realt, anche il pi umile e consueto, per Saba degno di amore.
La parte centrale del testo svolge una meditazione sul valore immenso di tutto ci di cui godiamo
senza accorgercene, dai beni materiali che ci rendono gradevole la vita, al bene pi grande, la
parola, che consente i rapporti umani e la comunicazione dei sentimenti tra gli uomini.
La prima parte e l'ultima, separate dalla parte centrale da due grosse pause, costituiscono quasi una
cornice intorno a questa meditazione e rappresentano lo scorrere del tempo, dall'inizio della notte,
quando davanti alla finestra aperta il poeta comincia la sua riflessione, ai primi segni dell'alba.
In questa poesia Umberto Saba, un poeta che scelse di parlare dei diversi aspetti dellesistenza con
tono pacato, passa dalla contemplazione alla meditazione sul significato del mondo che lo circonda.
Verso sera, quando cambia il colore del cielo e si cominciano a vedere le stelle, il poeta guarda dalla
finestra e riflette sul valore delle semplici cose che si usano ogni giorno senza pensarci, ma che in
realt sono frutto della storia millenaria degli uomini, fatta di progressi ma anche di privazioni e di
sofferenze. un invito a vivere consapevolmente nel mondo, a non dare per scontato quello che
abbiamo.

POESIA
Un altro capitolo sullessenza della poesia: Umberto Saba in questi versi che risalgono al periodo
1933-1934, ci svela la potenza taumaturgica della poesia, la sua forza non solo di estraniarci dal
mondo, ma anche di mutarne la visione. Quelluomo che cammina in un paesaggio innevato e freddo
facile pensare a Trieste e alle giornate di bora lo stesso Saba, avvolto nella sua tristezza mai
sopita. La porta che gli si spalanca la via duscita, la speranza della poesia: entra in quella stanza
calda e vi ritrova il ricordo, lo confessa egli stesso in una delle sue prose: Col passare insomma
degli anni, poche cose mi facevano tanto piacere come ritrovare, intatto nella mia memoria, un
sonetto composto da ragazzo o anche la lezione originale di un singolo verso. Tornare fuori, tornare
tra la gente dopo questa esperienza, ritrovare mutato il paesaggio, sereno il cielo, pieno di speranza
il giorno. Langoscia, quella che gli fa dire Fu come un vano / sospiro / il desiderio improvviso

duscire / di me stesso, di vivere la vita / di tutti, / dessere come tutti / gli uomini di tutti / i giorni,
per il momento almeno superata. Grazie alla poesia.
Saba rappresenta i dolori e i travagli della vita umana come una terribile giornata invernale. Un
uomo si aggira per la citt percossa da una bufera di neve; linverno cos terribile da trasformarsi,
con un gioco di parole, in un "inferno polare"; non ci sono luoghi dove ripararsi, quando
improvvisamente in un muro si apre una porta. Il poeta entra: questa la casa della poesia, nella
quale si ritrovano persone ormai vive solo nella memoria, ma anche quelle reali e presenti. il
mondo degli affetti e degli amori, che d
al poeta conforto ma anche speranza. E difatti, quando il poeta rientra nella societ, trova che il
sereno tornato, che mani operose lavorano per sgombrare la citt dalla neve e
dal ghiaccio; cos scacciato via il gelo dellinverno, torna lottimismo e si pu affermare che da un
male pu nascere un bene-

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