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U spenskijnon si limita a tracciare una storia della teologia e della prassi iconografica di
questo periodo, ci che come si detto costituisce un pregio particolare di questo testo e
lo rende comunque insostituibile, ma si apre ad un discorso pi ampio nel quale sottoli~
nea la complessit di questo momento storico, che segnatoad esemPiodallo scisma dei
vecchio~credenti e dalla nascita della scuola mogiliana di Kiev con la conseguentelati~
nizzazione della teologia ortodossa. come si vede, un momento decisivo nello sviluppo
dell' identit della Chiesa russae della coscienzanazionale, cos decisivoche ha i suoi risvol~
ti persino nella coscienza linguistica e nello sviluppo della lingua russa moderna, come
ha ben saputo mostrare recentemente un altro U spenskij, Boris. Merito del nostro
U spenskij sicuramente quello di aver posto il problema e di aver cercato di attirare l' at~
tenzioneappunto sulla questionedella identit; qui si apre per un altro capitolo che rende
questo libro ulteriormente interessante, anche sene mette in luce un limite.
Preoccupato dal problema dell' autenticit dell'icona e dell'identit della Chiesa ortodossa
russa che sarebberominacciate dall' occidente latino e protestante, Uspenskijfinisce con
l'assumere un atteggiamento difensivo e di chiusura nel quale la tradizione occidentale
diventa spessoil modello negativo della Chiesa, quasi il concentrato di tutti gli errori (seco~
larismo, razionalismo, soggettivismo, ecc.) che la Chiesa deve evitare per continuare
ad esserese stessa.Quella di Uspenskij evidentemente una schematizzazione,che pu
avere una sua utilit l dove si tratti di meglio definire le proprie specificit per contra~
sto con quelle altrui; ma questo modo di procedere rischia di esserecontroproducente
quando viene assolutizzato. Non ci interessaqui controbattere punto per punto le varie,
accuseche U spenskijrivolge all' occidente, perch su certe questioni si pu concordare,
e per assurdo si potrebbe anche concordare su tutto, senza che questo tocchi ancora l' es~
senza del problema, quell'identit della Chiesa che sta veramente a cuore a noi come
ad Uspenskij: trovato infatti il colpevoledella perdita dell'identit resta comunque il fatto
e il significato di questa caduta, che non si cancella certo con la pura oPposizioneall' al~
tro. Una questione come quella posta da Uspenskij, insomma, non pu essere risolta
attraverso l'enucleazione delle cause e dei colpevoli della perdita della propria identit
quanto piuttosto attraverso la ridefinizione di questa identit, che non creata attra~
verso l'opposizione e la lotta contro un nemico pi o meno ideale e astratto, ma si recu~
pera attraverso la vita della Chiesa, ridiventa significante nell' esperienzadi salvezza vis~
suta nella Chiesa e, come tale, viene riproposta a tutto il mondo dalla Chiesa, nella sua
forza di integrazione e non di negazione. Ora, proprio questa capacit di riProporre
la forza di integrazione del cristianesimo che sembrafar difetto a U spenskijl dove, pure
dopo averla riscoperta, si comporta come se dovesseancora ricostruirla e difenderla inve~
ce di riconoscerla e di rioffrirla al mondo: con degli esiti inadeguati quando gi non sono
cohtestabili o insostenibili.
Ad esempio, preoccupato di sottolineare la continuit tra Antico e Nuovo Testamento
e la diversit tra mondo pagano e mondo cristiano, U spenskij, soprattutto polemizzan~
do con Bulgakov, insiste in maniera assolutasulla contrapposizione tra iconografia paga~
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.LA
TEOLOGIA
DELL'ICONA
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os,
servazione che pu certo esserefatta valere contro U spenskij e contro i limiti di certe
sue tesi, ma che non sarebbeveramente presa sul serio senon cominciasse a valere an,
che per noi. E questo, appunto, quanto ci lascia, in pura positivit e nonostante certe
cadute, il saggio di Uspenskij sull'icona.
Adriano Dell'Asta