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Galati C Voce al popolo o resa della politica?

VOCE AL POPOLO O RESA DELLA POLITICA?


di Cristiano Galati
04 lug 2015

Euro si o euro no? Referendum o accordo last minute? Ad ogni istante che passa quello che
sembrava una situazione consolidata viene capovolta o almeno cos pare di capire dai resoconti
di TG e quotidiani.
Indipendentemente da come si concluder questa settimana, alcuni punti focali sembrano
emersi in modo evidente.
1. Il Governo greco in carica (almeno per bocca di Tsipras) non vuole uscire dall'euro, pur
contestando apertamente le condizioni vessatorie a cui stato sottoposto l'intero paese;
vorrebbe negoziare delle condizioni di rimborso del debito pi morbide e un taglio dello stesso,
senza per comprendere che il folle meccanismo dell'euro in cui sono intrappolati la Grecia e
tutti stati dell'eurozona riporter prima o poi il Paese nella medesima situazione, questo perch
si agisce sui sintomi e non sul vero problema;
2. gli eurocrati non gradiscono la democrazia, lo dimostra il fatto che per la seconda volta in
Grecia si parla di referendum e scoppiano crisi di panico tra i sacerdoti dell'euro (oltre che tra
illustri leader politici mondiali). Quest'ultimo considerato talmente irreversibile che per non
rischiare si preferisce non dare possibilit alla popolazione di esprimersi, questo nonostante il
bombardamento mediatico che ne influenzerebbe pesantemente l'opinione (ovviamente a
favore);
3. pur contestando a parole le politiche di austerit imposte negli ultimi anni, nessun Governo
ha mai realmente messo in dubbio i trattati sottoscritti; in particolare nessuna contestazione per
il vincolo del 3% che impedisce agli Stati di ampliare il deficit per creare occupazione, far
ripartire la domanda interna e tirare l'eurozona fuori dall'attuale disastro economico. Pacta
sunt servanda anche a costo di far morire in miseria un intero continente. Vista da questo
punto di vista quella del referendum sembra quasi una non scelta, un governo eletto che non
in grado di prendersi la responsabilit politica di una scelta netta a favore del proprio Paese:
fuori dall'euro e nessuna trattativa con chi ha infierito contro il proprio popolo. Al contrario
vengono assunte, continuamente e senza troppi scrupoli, responsabilit politiche che impongono
continui sacrifici senza senso, il cui unico scopo quello di affermare il predominio di una
finanza predatrice, agevolata da una classe politica inesistente e purtroppo molte volte
compiacente.
Al momento la partita aperta, ovviamente si spera che indipendentemente dallo svolgimento e
dall'esito del referendum, la mossa del governo Tsipras sia una prima breccia nel muro di omert
che avvolge l'euro e i trattati europei, alla quale seguano da pi parti altre azioni pi decise per
riaffermare il primato dei diritti sociali dei popoli europei sulle dannose politiche liberiste che
continuano ad imperversare.

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