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1.

La prima cosa fu la neve.


Avevamo undici anni, la prima volta che la vedemmo. Nessuno di noi aveva mai visto
nevicare, ma quello fu un inverno speciale: era talmente rara, dalle nostre parti.
Eppure venne, bench quello non fosse linverno pi freddo che la citt avesse visto. E
scese su di noi improvvisamente, inattesa e priva di spiegazioni. Come se,
semplicemente, fosse stato esattamente cos che doveva andare. La guardammo
cadere dalle finestre del corridoio della scuola, bambini meravigliati ed adulti seccati.
Geler le strade, dovremo mettere le catene. dicevano, come se quella fosse la
cosa pi importante. Forse lo era, ma noi scegliemmo di vedere altro in quella
nevicata. Ci vedemmo un segno, perch a volte gli esseri umani hanno bisogno di
giustificare gli eventi che capitano loro e di trovare in essi una spiegazione, nel loro
incredibile egocentrismo.
Vivevamo tutti e cinque in una strada lontana dal centro, in un quartiere dove tutto
stava in equilibrio, fermo immobile comera sempre stato e come, sembrava, sarebbe
sempre stato: le famiglie non erano ricche n povere, non cerano bambini molto
stupidi n molto intelligenti, e cos via, tutto perfettamente in equilibrio. Nessuno, per
caso o per quieto vivere, osava rompere quellequilibrio, come trattenuti da una forza
invisibile. Quel pomeriggio, quasi tutti i bambini rimasero in casa, ma non noi cinque.
Li vedevamo affacciarsi alle finestre, ci guardavano con ostentata indifferenza, come a
dirci Non avete altri modi per passare il tempo?, come se ci rimproverassero per il
fatto che ci stessimo divertendo, e fu allora, credo, che iniziammo a vederli distanti,
diversi, allo stesso modo in cui vedevamo gli adulti.
Blake abitava in fondo alla strada, allangolo con unaltra strada, in cui giocavano altri
bambini che non conoscevamo. buffo pensarci, ma in fondo ha senso: ai nostri occhi
di bambini, il fatto che abitassero, giocassero, vivessero in una strada diversa era
sufficiente a vederli come se ci fosse unintera citt a dividerci. Li vedevamo correre, a
volte, solo per il tratto di strada che riuscivamo a vedere tra la casa di Blake e quella
che le stava di fronte, parlavamo persino di loro, a volte, ma mai con loro, come se tra
quelle due case ci fosse una lastra di vetro, come se li vedessimo attraverso lo
schermo di una televisione. Capitava che anche loro ci guardassero, ma mai pi di
questo. Sono sicuro che anche loro ci vedessero cos, ma allora non avevo motivo di
pensarci.
Eravamo una decina, cadevamo a terra e nascondevamo tra le gambe perch non
congelassero tentando di fare angeli di neve o pupazzi di neve o altre cose di neve che
avevamo visto fare nei film. Per lora di cena, rimanemmo in cinque, tutti figli di
genitori che lavoravano fino a tardi e che non erano mai a casa prima delle sette,
affidati a fratelli o sorelle pi grandi che non avevano nessuna voglia di uscire al
freddo solo per tentare di trascinarci in casa di forza. Mio fratello Gordon stava
probabilmente guardando la televisione e fumando lultima sigaretta prima che
tornassero i nostri genitori; lo vedevo spuntare dalla finestra, qualche volta, per
svuotare il posacenere o cambiare laria. Cera anche il fratello di Vicky con lui, ma non
si vedeva mai. La sorella di Yugen Le sorelle di Owen erano addirittura pi grandi di
mio fratello, avevano sedici e diciotto anni, ma di loro non ricordo molto. Una delle due
era piuttosto grassa, ma non riesco nemmeno a ricordare quale. Sono quasi ammirato,

ora, a ripensare alla costanza con cui riuscivo ad ignorare qualunque cosa riguardasse
le donne.

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