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CINEMA - Anonimi milanesi
MUSICA - a cura di Paolo Viola
ARTE - a cura di Virginia Colombo
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SIPARIO - E. Aldrovandi - D. G. Muscianisi
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determinante delle donne nella mobilitazione e nel voto (vedi dati Istat).
In questo contesto emersero candidati sindaci che, differenziandosi
dalla casta complice, vincevano
primarie ed elezioni. Tutti maschi,
indicati da partiti con segretari maschi. Ma si sentirono in dovere di
nominare in giunta il 50% di donne
perch i comitati che li sostenevano
erano composti e guidati in gran
parte da donne che li fecero vincere
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e avanzarono ovunque la richiesta
di presenza paritaria. Insieme a poche altre (luoghi per far politica, bilanci di genere e quindi risorse per
le donne) che qualche sindaco come Pisapia mise nel suo programma. Nacquero cos le giunte arancioni.
Naturalmente non si trattava solo di
ottenere conquiste per le donne, ma
di conferire loro maggior potere nella speranza che, nellinteresse di
tutti, iniziasse una politica nuova. Le
giunte arancioni nate in quel contesto iniziarono dunque i loro mandati
in un mare di aspettative. Cosa si
ottenuto? Di rappresentanza paritaria non si poteva certo parlare perch nei consigli furono elette pochissime donne e i sindaci arancioni
furono tutti maschi, almeno nelle
grandi citt. Alessandria, comune in
dissesto, elesse in controtendenza
una donna sindaco. Come sempre
succede quando si annuncia il cambiamento le donne si buttarono con
passione, entrarono anche nei consigli di amministrazione di enti di
secondo livello, crearono tavoli di
partecipazione sperando di spazzare via il malaffare, di lavorare finalmente con metodi nuovi e obiettivi
condivisi.
Oggi tempo di bilanci: le donne
pretendono di capire se qualcosa
cambiato e, visto che coscienza
comune dice che si ottenuto ben
poco, chiedono di utilizzare il resto
del mandato per farlo. Non si arrendono. Per questo iniziato un confronto serrato a Torino con Milano e
Genova, con lintenzione di allargare a tante altre citt. Mercoled
scorso il primo incontro pubblico a
Milano, in quella Casa delle Donne
che forse lunica conquista ottenuta, grazie alla partecipazione di tante e allimpegno di unassessora seria. Nei primi incontri sono emersi
nodi politici generali e situazioni
specifiche delle tre citt che vanno
affrontate subito. Mancano statistiche disaggregate per genere che
permettano di capire come cambia
la vita delle donne nelle citt in tempi di crisi.
I bilanci di genere, dove sono stati
fatti, non sono di facile lettura e sono consultivi, quindi non spostano
risorse: sarebbe importante cominciare a sperimentare, nelle citt che
da tempo lo utilizzano, il bilancio
preventivo di genere. A Torino, dove
si valutato se proporlo, il bilancio
preventivo generale dellanno in
corso stato votato a novembre.
Tempi inaccettabili. Tra assessore,
elette e donne di associazioni e movimento che desideravano mantenere una relazione politica, le distanze sono rimaste, salvo rare eccezioni, considerevoli. La partecipazione si al massimo risolta in un
ascolto che non ha modificato
lagenda politica, non ha spostato
risorse e non ha neppure mantenuto
le promesse elettorali dando vita ai
punti programmatici concordati.
Le elette in un consiglio sempre pi
svuotato di poteri e le cooptate in
giunta lamentano a volte una solitudine determinata dallagire secondo
uno schema dato, con scarsissima
possibilit di incidere. Non di rado
sono sottoposte a pressioni per dimettersi da parte di capigruppo di
maggioranza e, a Torino, dello stesso loro gruppo. Nella mia citt deleghe importanti come lurbanistica
sono state sostituite con le pari op-
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slow e una politica fast. Il rischio di
non saper decidere quello di tenersi
una politica stop, che vuol dire zero riforme, zero crescita, zero cambiamento reale.
La speranza che Renzi innesca nel
popolo italiano appare pi forte e
pi incisiva proprio perch collocata in un futuro molto prossimo e
non in un lontano, indistinto e progressivo futuro. Egli sa, pu e deve
cavalcare la storia di oggi. Ogni rinvio lascia una ferita nel suo tempo
che il qui e ora. Renzi sta vivendo pienamente la sua occasione, il
suo caso che gli va incontro. Il filosofo Vladimir Jankelevitch definiva
questa frenesia della chance che ci
viene incontro non come una coincidenza fortuita ma come unoccorrenza. A questo proposito parlava di
charme dellistante. Ecco questo
potrebbe essere lo slogan perfetto
per Renzi.
Siamo dunque arrivati alla grande
occasione, a quel famoso appuntamento con la storia cui Renzi non
pu mancare. un appuntamento
arrivato in modo veloce, come dicevo pocanzi, forse troppo veloce soprattutto per molti vecchi militanti
del suo partito, ma non per gli Italiani, per le imprese e per i lavoratori,
che hanno fretta, che hanno bisogno di essere immersi al pi presto
in un racconto nuovo: un racconto
fattitivo e non pi solo simbolico o
virtuale.
Del resto la velocit un tratto distintivo di questa epoca postmoder-
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zionale. Allora, come mi stato
spiegato da un vigile che mi ha multato, il perch non cambiano i comportamenti dovuto al fatto che le
probabilit di prenderle, fuori dal
centro, sono bassissime, per mancanza cronica di vigili addetti a
questa funzione.
E qui emerge il fitto mistero: se il
valore medio di una multa si aggira
sui 40, basterebbe che ogni vigile
aggiuntivo facesse 10 multe al giorno (due ore di lavoro? ... forse meno) per 200 giorni, per far incassare
al comune 80.000 euro lanno, fino
alla mitica scomparsa delle infrazioni stesse, probabilmente non
imminente. Per non parlare poi dei
possibili rilevatori automatici delle
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dinsieme attraverso le influenti Federazioni provinciali, e oggi invece
siasta) "il regionale un livello intermedio che viene vissuto pochissimo dai militanti".
Non si pu dunque imputare a nessuno la scarsa partecipazione,
semplicemente in un partito d'opinione, qual il Pd, i militanti sono in
via di estinzione cos come gli iscritti. La partecipazione impegnandosi
al massimo avrebbe potuto essere
di qualche migliaio di elettori in pi,
lontani i tempi di Martina che ottenne 200.000 voti semplicemente perch si votava con il nazionale.
Il successo inferiore alle aspettative
di Alfieri, vissuto suo malgrado come uomo della continuit, non dovuto al personaggio: n lui n la sua
competitor si candidavano alla presidenza della regione fin da oggi
attribuita all'ennesimo papa straniero ed entrambi risultano sconosciuti
ai pi, quanto piuttosto alla logica
renziana della rottamazione e del
cambiamento che colpisce chiunque
abbia unanzianit politica superiore
al semestre e all'insoddisfazione
della militanza Pd verso una
leadership interna ritenuta "moscia"
e subordinata agli alleati di turno.
Parafrasando il vecchio Pietro "c'
sempre un nuovo pi nuovo che ti
vuol rinnovare". Chi sperava dopo
l'esperienza delle ultime elezioni
con Ambrosoli, vissuta come un'occasione mancata per masochismo,
uno scatto di orgoglio, un rilancio,
un contropiede dovr attendere altre
occasioni.
Si potrebbe chiudere qui il commento, non ci fosse stata la dichiarazione del neo eletto: "Abbiamo svoltato, ma questo non stato spiegato
ai nostri iscritti. Non abbiamo avuto
il tempo di discuterne. Questo stato un errore. Un grave errore di metodo." Insomma la colpa in parte
di Renzi. Ora, fatto salvo che nei
partiti esiste da sempre il delitto di
lesa maest del segretario e quindi
nel breve periodo la vedo male per
Alfieri, la questione non di poco
conto, anzi centrale pensando al
2018.
Ancora una volta dopo le primarie
nazionali, quelle regionali e quelle di
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denti sono state le capriole e le contorsioni tra fatti e parole, tale la con-
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traddizione tra etica professata e
amoralit praticata.
Il fatto per che i giochi son fatti:
chi stato ingenuo ripenser attentamente alla sua naiverie, e chi
stato machiavellico avr un problema di fiducia. Pi che sulletica, pu
allora avere senso qualche considerazione sui fatti e sui loro effetti futuri.
Un primo fatto che il segretario del
PD, plebiscitato con quasi il 70% dei
voti, ha sfiduciato motu proprio il
Presidente del Consiglio, anchegli
uomo di punta del PD. Poteva farlo?
Intanto lha fatto e direi che come
Segretario del PD, in pura linea di
principio, aveva tutto il diritto di farlo, aldil di come lha fatto. E non
solo aveva il diritto di farlo, si potrebbe anche dire che avesse il dovere di intervenire se era convinto
non solo dellinutilit ma addirittura
della dannosit del Governo Letta.
Naturalmente questa convinzione
presuppone forti e precisi elementi
di giudizio.
Se si sfiducia il primo Presidente del
Consiglio del Partito Democratico,
cosa
che
evidentemente
unenormit in s, dobbiamo credere che ricorressero elementi di giudizio di estrema gravit politica.
Quali? Inadeguatezza personale o
incapacit di innovare il quadro politico? Filosofia del cacciavite o eccessiva debolezza di fronte alle assise UE?
Nella famosa Direzione del 13 febbraio, tuttavia non sono stati mossi
addebiti specifici, ma come dire,
singolarmente si ringraziato Letta
del suo lavoro, collocandolo istantaneamente per a riposo in quella
condizione di risorsa a disposizione del Partito e del Paese che
propria di chi per almeno un turno
deve lasciare fare ad altri. Certo,
dall8 dicembre non era passato
giorno senza che Renzi demolisse
immagine e credibilit del governo,
dei suoi atti o misfatti, e con questi il
profilo del Presidente Letta, al punto
che era apparso chiaro a tutti, amici
e avversari, che il PD non riconosceva pi quel Governo come sostanzialmente proprio, ma piuttosto
come figlio di un dio minore.
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dovrebbe essere proposta sin dalle
scuole primarie; ah! Ma di quale utopia sto parlando! Oppure dovrebbe essere uno degli elementi imprescindibili da esigere nei curricola
degli aspiranti tecnici comunali,
quelli che firmano i permessi, insomma e, forse, migliori risultati
comincerebbero a vedersi.
La scelta tra la ditta Neri o similar e
una vendita di materiale edile per un
palo della luce sarebbe sostanziale,
in nome, appunto dellarredo urbano. E cos per le panchine, per le
aiuole, nella loro forma e contenuto,
nella loro bassa/bassissima manutenzione. Quante rotonde diventano
vivai di erbacce quando manca lo
sponsor/manutentore? E locchio
piange e il cuore si stringe. E cos
via; i casi sono molteplici e si riconducono tutti al sostanziale menefreghismo che ricaccia in un angolo
tutti quegli elementi che al contrario
contribuirebbero alla bellezza curata
e voluta della citt, al grado di cultura dei suoi amministratori, sicch
alla soddisfazione dei cittadini. Perch non indire, alla bisogna, concorsi tra giovani architetti, urbanisti,
progettisti del verde? L la materia
conosciuta e approfondita, i lavori
di tanti sono mirabili non ne guadagnerebbe anche una citt ingrigi-
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C un punto, per di cui non si riesce a parlare, cio del gestore
dell'azienda, la SEA e della sua
propriet pubblica che la controlla, il
Comune di Milano. Questi due soggetti non hanno proprio niente da
rimproverarsi? Senza dover ricordare le periodiche disavventure gestionali di SEA a Malpensa;
linaugurazione shock e i pesanti
disagi subiti dai passeggeri non
hanno contribuito positivamente al
buon nome dello scalo. Negli ultimi
anni i costi di gestione hanno segnato un'inarrestabile ascesa. Al
punto che le ricche royalties e le alte tariffe derivanti dalla posizione
monopolista non sono pi bastate.
La gestione politica dellazienda
stata talmente deficitaria che per
sette anni si pensato di ripianare i
disavanzi crescenti della societ di
handling per 360 milioni di euro. Interventi vietati dalla normativa comunitaria che si sono configurati
come veri e propri aiuti di Stato.
Puntuale arrivata la maximulta UE
che, con gli interessi, ora diventata di 430 milioni.
La SEA ha occultato la grave crisi
che stava attraversando grazie alle
MUSICA
questa rubrica curata da Palo Viola
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Gli amici svizzeri
Sono diventato un Amico Svizzero
(!) della Accademia Europea di Musica e devo raccontare questa storia perch mi sembra molto edificante e un po fuori dallordinario.
Dunque esiste unAccademia Europea di Musica, a Erba, della quale
pi volte ho scritto in questa rubrica,
anche recentemente, a proposito
della sua suggestiva sede nel medioevale Castello di Pomerio o per
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e didattica di quellAccademia, nonostante la maggior parte di loro
fosse gi socia di una o pi delle
tante Associazioni ticinesi di amanti
della musica classica come ad esempio la AMMC (Associazione Amici della Musica in Cattedrale),
lAssociazione Aurofonie, lAssociazione Fiori Musicali della Svizzera Italiana (FiMSI), la pi nota Associazione Musica nel Mendrisiotto,
lAulos (Associazione Diffusione
Cultura Musicale), la Fondazione
Musica Ticinensis, la Fondazione
Ticino Musica, la sezione Svizzera
italiana della Societ Svizzera di
Musicologia, lAssociazione Incontra
l'Opera, lInternational Piano Association Switzerland, la Musibiasca
(Associazione che promuove e organizza eventi musicali e teatrali nel
territorio biaschese), la Piattaforma
elettronica di ricerca sulla musica
classica svizzera ovvero la Musinfo, e credo di non aver finito. Ma
dimenticavo che a Lugano esiste
ovviamente anche lAssociazione
Amici della Scala!
Evidentemente la sete di musica
inestinguibile in Canton Ticino se in
quattro e quattrotto, ai primi di febbraio, nata anche ASAEM e cio
lAssociazione
Amici
Svizzeri
dellAccademia Europea di Musi-
ARTE
questa rubrica a cura di Virginia Colombo
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Wunderkammer - Le stanze delle meraviglie
Cerano una volta le Wunderkammer: stanze delle meraviglie, vanto
di sovrani e signori dEuropa in epoca rinascimentale, che non contenti
di collezionare opere darte tradizionali, misero insieme stupefacenti
collezioni di pezzi rari, curiosi ed
esotici, naturalia et artificialia, per la
gioia degli occhi e lo stupore dei visitatori ammirati.
Oggi le Wunderkammer ritornano, a
Milano, grazie a una mostra divisa
tra due importanti musei, uno storico e uno recente, a pochi passi di
distanza. Le Gallerie dItalia di Intesa Sanpaolo e il Museo Poldi Pezzoli, in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta, presentano
infatti Wunderkammer. Arte, Natura,
Meraviglia ieri e oggi.
Lesposizione racconta i rapporti tra
arte, natura e meraviglia, spaziando
dallantico al contemporaneo con un
approccio multidisciplinare. Accostando a opere e manufatti cinque seicenteschi di collezioni italiane
opere darte contemporanea, la mo-
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accostamenti di naturalia e artificialia.
Due sono i grandi temi che guidano
il visitatore: una prima sezione permette di illustrare il desiderio di contenere entro quattro pareti (che si
tratti di uno stipo, scatola, valigia o
stanza), il repertorio esaustivo di un
mondo. In questa sezione, sono
presentate opere di Alik Cavaliere,
Giuliana Cuneaz, Marcel Duchamp
e Emilio Isgr. Una seconda sezione indaga invece il rapporto dialetti-
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Forse fu su consiglio di un altro amico, quellAlberto Crespi gi donatore dellomonima collezione Crespi
di fondi oro italiani, depositata presso lo stesso Diocesano, che Sozzani decise di donare anche i suoi disegni al Museo. Con delle clausole
ben precise: i disegni dovevano essere esposti tutti e tutti insieme, con
le loro cornici, e mai conservati o
esposti diversamente.
La raccolta Sozzani costituita da
disegni databili dal XV al XX secolo,
eseguiti da artisti principalmente italiani e stranieri, soprattutto francesi,
offrendo una ricca variet di fogli
riconducibili a scuole diverse, per
epoca e geografia. Tra questi, per la
sezione antica, spiccano i nomi di
Matteo Rosselli, Luca Cambiaso,
Bartolomeo Passarotti, Ludovico
Carracci, Guercino, Elisabetta Sirani, Gian Lorenzo Bernini, Carlo
Francesco Nuvolone, Francisco
Goya, e altri ancora.
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Dal 24 gennaio 2014 Orari di apertura: marted - domenica, 10.0018.00 (la biglietteria chiude alle ore
sfere di gusto impressionista e fauve con unattenzione ai temi leggendari e legati al passato, come ad
esempio i cavalieri, soggetti che si
trova ad affrontare allinizio del 900.
Abbandonata la Russia, Monaco
sembra offrire una vita migliore a
Kandinsky, che frequenta lAccademia di Belle Arti e si lega ad artisti
che sperimentano con lui un tipo di
arte ancora di gusto Art Nouveau:
il momento del gruppo Phalanx.
Dopo viaggi che lo conducono in
giro per il mondo insieme alla nuova
compagna, la pittrice Gabriele Munter, Kandinsky si trasferisce a Murnau, in Baviera, ed l che, passo
dopo passo, nascer lastrattismo.
Gradatamente i disegni si fanno
piatti, il colore prende piede e nel
1910 vedr la luce il primo acquerello astratto, dipinto con i colori primari che hanno, agli occhi dellartista,
una valenza e un significato unico e
fondamentale.
Nel 1912, in compagnia dellamico
Franz Marc, nascer il celebre
Blaue Reiter, quel Cavaliere Azzurro protagonista degli esordi di Kandinsky e che diverr anche un fortunato almanacco artistico. Seguir a
breve Lo spirituale nellarte, trascrizione del pensiero e della dottrina di
Kandinsky sullarte astratta.
Con lo scoppio della guerra Kandinsky costretto a tornare in Russia, momento in cui torner a una
fugace figurazione e in cui conoscer la futura moglie Nina. Nel 1922
accetta il prestigioso invito del Bauhaus di Gropius e si trasferisce a
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pevole della propria missione intellettuale. A ogni fase corrisponde infatti una peculiare sperimentazione
compositiva e tecnica, il cui sviluppo
pu essere seguito lungo le tre sezioni della mostra, dove sono esposti i bozzetti, i disegni preparatori e
alcune analisi radiografiche.
La prima versione dellopera Ambasciatori della fame, e gi da questa versione Pellizza sceglie il luogo
e il tempo dell'azione: la piazza davanti a palazzo Malaspina, a Volpedo, simbolo del potere signorile di
antica data. Nella luce di un mattino
primaverile - il 25 aprile sullimbocco di Via del Torraglio,
Pellizza fece avanzare un gruppo di
lavoratori guidati da due portavoce
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dal piglio deciso in primo piano e
affiancati da un ragazzo pi giovane.
Nel corso del 1893-94 decise di riproporre il tema in un nuovo quadro
di pi grandi dimensioni, cercando
di mettere meglio a fuoco il gruppo
centrale dei personaggi. Abbandonata la tecnica a larghe pennellate,
adotta una tecnica divisionista a
piccoli punti e linee di colori disposti
in modo puro sulla tela, per raggiungere effetti di luminosit ed espressivit. Nel nuovo bozzetto, eseguito nel 1895, Pellizza elimin il
punto di vista dallalto per una presa
diretta frontale dei suoi protagonisti:
numerose figure di artigiani e contadini che avanzano guidati dai due
capi della rivolta affiancati ora da
una donna con un bimbo in braccio,
ritratto di Teresa, moglie dellartista.
di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal
XV secolo alla contemporaneit.
E lallestimento colpisce e coinvolge
gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue
di santi e cherubini, da apostoli, da
monumentali gargoyles - doccioni,
tutti appesi a diversi livelli attraverso
un sistema di sostegni metallici e di
attaccaglie a vista, di mensole e
supporti metallici che fanno sentire
losservatore piccolo ma allo stesso
tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del
Duomo per tanti secoli.
Si poi conquistati dalla bellezza di
opere come il Crocifisso di Ariberto
e il calice in avorio di san Carlo; si
possono vedere a pochi centimetri
di distanze le meravigliose guglie in
marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini
esempi di grazia e potenza espressiva su vetro.
C anche il Cerano con uno dei
Quadroni dedicati a San Carlo,
compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso
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delle sue opere pi famose e conosciute a livello mondiale, per un totale di oltre 150 opere darte, tra dipinti, serigrafie, sculture e fotografie.
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La mostra, curata da Francesco
Bonami e dallo stesso Peter Brant,
sar unoccasione interessante per
approfondire la figura, a torto ritenuta spesso solo superficiale e frivola,
di Andy Warhol, artista invece ben
pi complesso e tormentato. Peter
Brant, magnate americano, fu intimo
amico di Warhol, e ad appena
ventanni inizi a comprare i lavori
dellartista, partendo proprio dalla
famosa lattina di zuppa Campbell
riprodotta da Warhol.
Sar un legame lungo tutto una vita
quello che accompagner lavventura di Brant e Warhol, che vissero
e segnarono insieme i pazzi anni
60 e 70 della scena newyorchese.
Un sodalizio di vita e lavoro il loro,
che sfocer nella collaborazione
tramite la rivista Interview, fondata
dallo stesso Warhol nel 1969 e acquistata da Brant e dalla sua casa
editrice dopo la morte dellamico,
avvenuta nel 1987 in seguito ad
unoperazione chirurgica finita male.
La mostra presenta capolavori assoluti, che caratterizzano la collezione Brant come una delle pi importanti e significative a livello internazionale rispetto alla produzione
warholiana. Attraverso un percorso
cronologico si potr ricostruire a tutto tondo la figura di Warhol, partendo dai suoi inizi come grafico e
pubblicitario, famoso gi allepoca
per rivoluzionari e particolarissimi
disegni di calzature femminili e per il
suo atteggiamento irriverente.
La pubblicit per era solo linizio.
Warhol voleva far parte dellelite ar-
tistica, ecco perch si rivolse sempre pi allarte e al mondo pop, ovvero a quel substrato culturale che
coinvolgeva tutti gli americani, dal
Presidente alluomo comune. Il suo
universo si popola di lattine di zuppa, di Coca-Cola, di scatole di detersivo Brillo; dalle sue tele si affacciano Liz, Marilyn, Elvis, Jackie e
tanti altri divi osannati dallAmerica,
e che per ebbero anche, quasi
Warhol fosse stato un profeta, fini
tragiche o destini infelici. Come a
dire, lapparenza, nonostante i colori
e i sorrisi smaglianti, inganna.
Una presa di coscienza di quello
che lamericano medio aveva sotto
gli occhi tutti i giorni, visto al supermercato o sui giornali, e che Warhol
ripropose ingrandito, ripetuto fino
allo sfinimento, disarticolato, sovrapposto e modulato, ma senza
mai criticare. Anzi. La pop art di
Warhol lontanissima dal voler lanciare invettive contro il consumo
smodato o il capitalismo. Warhol
stesso ci era cresciuto, e la cosa pi
naturale per lui era proprio partire
da quello che conosceva meglio e
che poteva riguardare tutti. Senza
messaggi nascosti o significati troppo profondi.
Oltre ai famosi Flowers multicolor e
ai ritratti di Mao, paradossale vera
icona pop, la mostra propone anche
le rielaborazioni che Warhol fece di
un grande classico come lUltima
Cena di Leonardo; cos come stupiranno una serie di Portraits, di autoritratti che lartista si fece grazie alle
polaroid che amava tanto, e che u-
LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
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Guido Martinotti
Un giornalista d'eccezione
Gli articoli scritti per ArcipelagoMilano dal 2009 al 2012
ArcipelagoMilano, dicembre 2013
pp.302, euro 20
Mercoled 19,ore 18,15 il libro verr
presentato a Palazzo Sormani, Sala
del Grechetto, Via F. Sforza 7 Milano, a cura di Unione Lettori Italiani
Milano Unione Lettori Italiani Milano
Nella smagliante, affettuosa prefazione ai 73 articoli (ma alcuni sono
veri piccoli saggi) scritti da Guido
Martinotti per ArcipealgoMilano nel
quadriennio 2009-2012, Michele
Salvati d conto della difficolt di
comporre in un quadro unitario un
simile caleidoscopio di proposte,
polemiche, citazioni, malumori (degni di Karl Kraus) che assicurano,
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CINEMA
questa rubrica a cura di Anonimi Milanesi
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Hannah Arendt
di Margarethe von Trotta [Germania 2012, 113']
con Barbara Sukowa, Axel Milberg, Janet Mc Teer
All'inizio, in un'immagine dai toni
caldi, appare lo skyline notturno di
New York e poi l'interno di un appartamento quasi in penombra, dove
Hannah Arendt, interpretata da una
sensibilissima Barbara Sukowa, si
aggira fumando, sola e pensierosa.
Questa atmosfera di concentrazione
la nota su cui si accorda tutto il
film, che chiede di essere visto, e
soprattutto ascoltato, con attenzione.
Siamo nel 1961, vent'anni prima Arendt, ebrea di origini tedesche, era
riuscita a scappare dal campo di
internamento di Gurs, nel sud della
Francia, e a emigrare negli Stati Uniti assieme al marito, il filosofo
Heinrich Blcher. Ora una cittadina americana e ha una vita piena e
laboriosa. Insegna con passione
nelle pi prestigiose universit del
paese, coltiva profonde amicizie e il
rapporto col marito, che pure la tradisce apertamente, di grande affetto, complicit e vivace scambio di
idee. Ha gi scritto due libri fondamentali del pensiero politico del
'900: "Le origini del totalitarismo" e
"La condizione umana".
allora che viene a sapere del processo che si terr a Gerusalemme
SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi
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Intervista a Edoardo Erba
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Fino a pochi giorni fa avevi due
testi contemporaneamente in
scena a Milano, Vera Vuz al Teatro Out Off e Italia anni 10 al Teatro Ringhiera. La simultaneit
un caso dovuto a esigenze produttive oppure stata una scelta
voluta? stato un caso che poi
abbiamo fatto risultare come una
necessit. I due progetti hanno avuto genesi autonome ma poi due teatri si sono incontrati e, visto che avevano tutti e due voglia di fare un
fuoco sul mio lavoro, si sono messi
a farlo insieme. Io sono molto contento perch non erano due teatri
che si parlavano molto, quindi spero
che la collaborazione - al di l di me
- vada avanti in futuro. Io sono
sempre per aprire dei ponti di comunicazione e non chiuderli, quindi
questo mi ha fatto molto piacere.
Sono testi nuovi che hai scritto
apposta per la Senigallia e per
Loris? Italia anni 10 s, stato
scritto apposta per la compagnia di
Serena. Lei mi aveva precedentemente chiesto di adattare Ribellioni
possibili, ma era un testo che pi
che riadattato andava riscritto. Era
un testo che non mi piaceva molto,
poi loro ne hanno fatto un bellissimo
spettacolo, ma io non volevo metterci le mani, preferivo scriverne uno
nuovo sugli stessi temi, e cio le
ripercussioni sociali della crisi economica. E cos stato. Avevo due
indicazioni di partenza: la tematica,
appunto, e gli attori, che erano quelli
della compagnia ATIR. Poi abbiamo
lavorato insieme e c stata una dialettica molto sana e molto affettuosa, ci siamo trovati decisamente
bene e io sono contento del risultato.
Tutto diverso il lavoro di Vera Vuz,
che invece ho scritto in maniera assolutamente solitaria, nellestate del
2011 quando stavamo per andare in
Africa a prendere il terzo figlio che
adesso integratissimo con noi ed
un membro importante della famiglia, quindi ho scritto il testo quasi
trovando un isolamento forzato da
una vicenda in quel momento molto
turbinosa. un testo che ritorna alle
mie origini, al dialetto che sentivo
quando ero piccolo. stata
unesperienza di scrittura veramente
emozionante. Io non mi emoziono
mai quando scrivo, di solito gioco e
mi diverto, invece in questo caso
avevo spesso il magone, perch
ogni parola mi ricordavo un pezzo di
mondo che avevo dimenticato.
Quando lho terminato mi sono detto: questo lo possono fare solo degli amici, delle persone che mi conoscono e mi capiscono bene, e ho
pensato subito a Loris che un amico di vecchissima data e un regista che stimo molto, e oltretutto an. 07 VI - 19 febbraio 2014
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Guarda, trovo che non sia un cattivo
momento per la drammaturgia contemporanea in generale. Anche se
noi in effetti della drammaturgia internazionale abbiamo poche notizie,
perch non c pi Ubulibri che la
pubblicava e pochi teatri se ne occupano. I sedicenti drammaturghi
italiani fanno delle grandi battaglie
perch si faccia la drammaturgia
italiana, io non ne ho mai fatte: si fa
la drammaturgia di valore, che sia
italiana o internazionale. La cosa
importante fare drammaturgia
contemporanea, perch serve vedere qual lo sguardo dei contemporanei su loro stessi. Se in Italia non
generazione
precedente,
dove
cerano alcuni buoni - io spero di
essere stato fra i buoni - e molte
pippe. Invece adesso mi sembra
appunto che la qualit generale sia
migliore e ci sono giovani talenti che
si fanno strada anche in Europa
quindi, rispondendo alla tua domanda, s, credo che sia un buon momento. Rispetto al cinema italiano,
ad esempio, che produce capolavori
come La grande bellezza ma anche
tanti film mediocri, secondo me la
qualit media della drammaturgia
italiana superiore.
Emanuele Aldrovandi
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