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coincidono pi con quelle nuove del suo partito ragione per cui stato
aspramente criticato da Renzi. Nella inedita lotta fra il vecchio ed il
nuovo forse Renzi ha un tantino esagerato e perci Fassina si offeso.
Fatto sta per che, immobile sulla sua linea, Fassina si dichiarato
indisponibile a qualsiasi mediazione. Evidentemente, la vecchia
ideologia comunista dura a morire e non solo nella mente di Fassina
ma anche in quella di una sparuta minoranza del partito democratico.
Tuttavia, lasprezza dello scontro non riesce, fra le altre cose, ad
oscurare il fatto che il Pd si stia liberando dagli ormeggi del passato e
da ogni ipocrisia al punto da considerare i problemi del lavoro per
quelli che realmente sono eliminando quella divisione concettuale che
fanno, di fatto, i sindacati tra garantiti e non garantiti, tra chi lavora e
chi no. innegabile perci che le novit disegnano la identit di una
sinistra nuova, popolare e vicina a tutti, lavoratori e non, occupati e
disoccupati, sinistra che va oltre gli steccati delle tutele e delle
garanzie delle generazioni passate. Ma questo non tutto perch i
tempi cruciali delle riforme non sono finiti, infatti, dopo la riforma
della normativa del lavoro, c' subito la difficile partita del Colle
perch anche questa anticipata da una scia di veleni e da venti di
scissione. Nell'assemblea del Pd c' dunque di nuovo la guerra infinita
fra passato e presente, fra la minoranza del partito e Matteo Renzi il
quale per ha dichiarato di non essere disposto a fermarsi provocando
cos l'ennesimo attacco frontale dell'esagitato Fassina che gli ha urlato:
Se vuoi andare al voto dillo. Domanda senza risposta. Renzi infatti
non pensa al voto subito perch lui ha bisogno di tempo, non solo
per rottamare ma anche per costruire, tanto vero che ha invitato il
suo partito a fare, e non ad osservare i cantieri. Noi siamo quelli
che cambiano lItalia, non quelli che stanno a mugugnare, ha detto,
ed ha aggiunto: Il Pd non un partito che va avanti a colpi di
maggioranza ma sia chiaro che non star fermo nella palude per i
diktat della minoranza. E poi, a chi vuol cambiare premier, il
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