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C spazio per tutti

Caro prof. Peruso,


ho letto qualche notizia sulle spese per le ricerche nello spazio. Pensavo che si parlasse di vecchie
lire, poi ho visto che le cifre erano espresse in euro. Ha senso spendere somme colossali per
mandare strumenti in orbita ed oltre?
Non c che dire, si tratta di quantit di denaro davvero impressionanti. Talmente grandi da
giustificare la perplessit di chiunque si guardi in giro e si renda conto della difficile vita che il
destino ha riservato ad una fetta notevole dellumanit: una moltitudine di persone che sembrerebbe
richiedere attenzioni pi immediate e, tutto sommato, pi semplici ed economiche di quelle
implicate nella conquista dello spazio. Non voglio dare alla mia risposta un taglio troppo etico n,
tanto meno, politico. Per mi si chiede di parlare di eventuali vantaggi della ricerca astronautica, per
cui non potr evitare una presa di posizione a favore della scienza e delle tecnologie annesse. E lo
far per motivi davvero banali, in realt, che gi altre volte ho avuto occasione di sottolineare in
questa stessa rubrica. Limpegno degli scienziati su tutti i fronti delle loro ricerche conduce a
qualche prodotto, prima o poi, nel bene o nel male. Non esiste, a priori, una ricerca sterile. E lo
stesso impegno dello scienziato, curioso ed affamato di conoscenza, a giustificare il lavoro della
ricerca. Le ricadute buone, a favore di una migliore vita per tutti, sono a disposizione della civilt
e di chi la amministra e la governa, di chi la finanzia e la gestisce. E sempre stato cos, anche in
riferimento alla corsa allo spazio ed alle sue conseguenze. Ogni volta che si avvicina il periodo
natalizio, non posso fare a meno di pensare al fantastico periodo, quando stavo terminando le scuole
elementari, durante il quale cerano pi occhi puntati al cielo che non alla terra grazie alle imprese
spaziali delle missioni americane, in una battaglia tecnologica allultimo sangue con i nemici di
allora, i sovietici. E certo vero che il 2004 che sta per terminare stato un anno di rinnovata
passione astronomica: in una meno caustica battaglia fra comunit europea e Stati Uniti dAmerica,
per strada, in casa ed a scuola si riscoperta la passione per le sonde spaziali e per la scoperta del
sistema solare, di asteroidi, comete, Saturno, Marte. Tutto ci ben poco se confrontato con il
dicembre del 1968, quando tre esseri umani orbitavano attorno alla Luna a bordo della navicella
Apollo 8, a quattrocentomila chilometri di distanza dalla Terra, e per la prima volta vedevano
sorgere il nostro pianeta allalba di quel memorabile Natale. In quel periodo la voglia di imprese
spaziali era grandissima (J.F.Kennedy aveva promesso di conquistare la Luna entro il decennio in
corso!) e, nel giro di pochi mesi, altre missioni Apollo (9 e 10) permettevano di collaudare una serie
di procedure di complessit inaudita ad un solo scopo: far s che nel luglio dellanno successivo, gli
astronauti Armstrong e Aldrin, sul modulo lunare Eagle, mentre il compagno Collins li attendeva
a bordo della navicella Columbia della missione Apollo 11 in orbita attorno al nostro satellite,
potessero passeggiare sulla superficie asciutta, polverosa e senza vento del Mare della
Tranquillit. Nel giro di un paio danni, altre cinque missioni avrebbero portato un totale di 12
uomini a camminare sulla Luna, sempre con le missioni Apollo (fino al numero 17: probabilmente
molti ricorderanno linfausta ed affascinante missione numero 13, ripresa anche in un bellissimo
film diretto da Ron Howard e con Tom Hanks, che si concluse felicemente anche se gli astronauti
non riuscirono a raggiungere il suolo lunare per un incidente durante il volo). Gli anni settanta sono
stati caratterizzati da altro genere di impegno extraterrestre: in particolare si investito moltissimo
nella costruzione di laboratori orbitali (lo Skylab) e da intese internazionali nella loro progettazione
e sperimentazione. Molte sonde interplanetarie hanno anche iniziato a solcare lo spazio in quel
periodo: le pi famose sono Voyager 1 e 2, che hanno lasciato il sistema solare. Voyager 1 si trova a
pi 10 miliardi di chilometri dalla Terra, ben pi lontano dal pi remoto dei pianeti del nostro
sistema. I due decenni successivi sono stati caratterizzati da investimenti colossali nella costruzione
di stazioni spaziali permanenti in orbita terrestre (la MIR e la ISS) e dal modo di raggiungerle,
rifornirle, ripararle. In particolare, la navetta spaziale statunitense, lo Space Shuttle, ha definito un

nuovo modo di viaggiare e di aggiungere una dimensione verticale alla civilt terrestre. Non senza
costi in termini di vite umane. Gli incidenti nella conquista dello spazio, nonostante le incredibili
attenzioni ad ogni dettaglio delle missioni e dei mezzi, sono relativamente numerosi: lunione
sovietica ha perso tre astronauti in un rientro da un viaggio orbitale apparentemente senza problemi;
gli americani ricordano tre uomini arsi vivi (a terra) in una simulazione della prima missione
Apollo, ed i due equipaggi degli Shuttle nel 1986 e nel 2003. Nel prossimo mese di maggio, con il
numero STS-114, riprenderanno i voli degli Shuttle con una versione migliorata in moltissimi
aspetti.
Non ho ancora risposto alla domanda: servono queste missioni? E sufficiente approvare lo
stanziamento di cifre colossali solo per guardare la Terra sorgere dallorbita lunare, o per scoprire
di cos fatto il nucleo di una cometa? Uno scienziato puro direbbe certamente di si, che ne vale
la pena. Ed io mi sentirei daccordo proprio al pensiero delle emozioni che si provano quando si
scopre qualcosa. Si tratta esattamente e naturalmente della soddisfazione che la conoscenza umana
ha il diritto di prendersi per il solo e semplice fatto di essere fatta cos. Certo che una
soddisfazione costosa, ed dunque subito il caso di
aggiungere che le ricadute ci sono e sono davvero
immense. Spesso non ce ne rendiamo conto, ma una
percentuale importante di tutto ci che oggi tecnologia
scontata, quasi banale, e non per questo meno utile,
viene proprio dagli investimenti nella ricerca
astronautica e spaziale. Vi faccio un esempio che spero
valga per (quasi) tutto. La computer science, quella
che in italiano viene poco adeguatamente tradotta con il
termine informatica, ha rivoluzionato in modo
massiccio il nostro sistema sociale. Dalla medicina alla
finanza, dalle comunicazioni alla statistica, il nostro
mondo non potrebbe oggi pi esistere nel formato
attuale senza computer e tecnologie annesse. Una spinta
incredibilmente possente in questo settore viene proprio
dalle imprese spaziali dei decenni sessanta-settanta. Pensate che a bordo delle navicelle Apollo era
installato un computer contenente i programmi per il controllo della rotta lunare: il computer pesava
circa 30 kg ed aveva una memoria fissa pi o meno di 50 kByte (non un errore di stampa: il vostro
telefonino ha molta pi memoria, ed il vostro computer di casa ha un disco di almeno qualche giga
Byte: milioni di volte pi capace!), ed una frequenza di funzionamento dellordine di un centinaio
di kilo Hertz (migliaia di operazioni al secondo). Il vostro portatile opera, ancora una volta, milioni
di volte pi rapidamente! Eppure questa ferraglia (hardware) stata in grado di pilotare luomo
sulla Luna. Potete immaginare gli sforzi progettuali e lattenzione a questo tipo di sistemi: se oggi
siamo arrivati a questo livello di prestazioni non lo dobbiamo solo a Bill Gates ed, in ogni caso,
non ci si limita a queste ricadute. Bisogna infatti ricordare che moltissimi risultati della ricerca nel
campo della tecnologia dei materiali, della medicina e delle comunicazioni sono stati conseguiti
anche grazie a stimoli ed investimenti nel settore della ricerca spaziale. Dal Gore-Tex ai tessuti per
la biomedicina, dalle tecniche chirurgiche non invasive a nuovi medicinali, dal monitoraggio
dellinquinamento della biosfera alle previsioni meteorologiche, dal posizionamento satellitare allo
sfruttamento di energie rinnovabili, dobbiamo molto, moltissimo a chi ha creduto e continua a
credere nella ricerca scientifica dedicata alle imprese spaziali. Volete scandalizzarvi per spese
davvero anomale e non proprio finalizzate a buoni propositi? Date unocchiata al bilancio per gli
armamenti e per gli eserciti (non soltanto del nostro Paese).
[a cura di Stefano Oss]

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