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Lorenzo Perrone

Vita da cristiano, pensiero greco?


Leredit dellEllenismo nel cristianesimo di Origene
1. Pietas e ratio: contraddizione o conciliazione?
Qualunque discorso che si proponga, anche solo a grandi linee, di riflette-
re su ellenismo e cristianesimo in Origene non pu non fare i conti con la nota
accusa rivoltagli da Porfirio
1
. Nel frammento di uno scritto Contro i cristiani,
riportato da Eusebio di Cesarea nel VI Libro della Storia ecclesiastica, il filosofo
neoplatonico denuncia quella che, a suo giudizio, linsanabile contraddizione
in Origene fra la scelta di una vita cristiana e la professione di idee tratte dai
filosofi greci, con laggravante delluso improprio del metodo allegorico per
interpretare la Scrittura. Origene avrebbe s attuato una barbara conversione
dallellenismo al cristianesimo essendo egli un greco che era stato educa-
to nelle dottrine greche ( Egv r v Egoiv aoioru0ri oyoi) , ma tale
conversione sarebbe avvenuta solo a met, determinando di conseguenza la
schizofrenia fra vita e pensiero che sta al centro della critica di Porfirio
2
. Non
si tratta peraltro di una denuncia generica, perch il filosofo di Tiro la precisa
col corredo di unintera biblioteca di autori platonici, neopitagorici e stoici che
avrebbero ispirato nel profondo le dottrine dellAlessandrino su Dio e il
mondo nonch la pratica esegetica a sostegno di esse, mentre egli rivendica
lautenticit della sua testimonianza polemica col ricordo di un incontro con
Origene in giovent, non del tutto privo di fascino
3
.
Senza riprendere adesso nei dettagli i termini della questione posta da
Porfirio e dibattuta ancora ai nostri giorni (da ultimo anche in relazione al
profilo specifico dellopera che lavrebbe contemplata), il paradigma inter-
pretativo di un tradimento solo parziale dellellenismo esemplifica, sia pure
in negativo, un interrogativo critico che accompagna da sempre lo studio di
Origene: in quale misura lo sforzo intellettuale del grande teologo di
Alessandria rimane condizionato e dipendente dalla filosofia greca o, pi in
generale, dalleredit di quellellenismo grazie a cui secondo Porfirio egli
avrebbe dato forma al suo pensiero? Anche i difensori di Origene, iniziando
gi con Eusebio (che pure si sforza di smontare laccusa sotto laspetto sia
della biografia che della dottrina dellAlessandrino), non possono negare gli
elementi che concorrono a sostanziare lappartenenza di Origene alla cultura
in senso lato ellenistica, sia pure attribuendole un valore secondario e subor-
dinato rispetto allelemento pi squisitamente cristiano.
Cos, nella Vita dalla tendenza chiaramente agiografica che costituisce
la trama principale del VI Libro della Storia ecclesiastica, Eusebio attesta la
piena padronanza dei saperi dei Greci (to Egvmv o0goto) da parte
di Origene
4
. Ma questi saperi intervengono emblematicamente a sostegno
dello sforzo prioritario dedicato, grazie allo stimolo e allimpegno del padre,
allapprofondimento della conoscenza della Bibbia. Tale compito, nellim-
magine tracciata da Eusebio, si delinea come lautentica vocazione
dellAlessandrino fin dalla sua infanzia. ancora a ridosso delliniziativa
paterna, se il percorso educativo intrapreso da fanciullo sfocia per il giova-
ne Origene nel mestiere di grammatico (yootixo ), che equivaleva a
farsi custode e promotore del patrimonio letterario ellenico mediante la let-
tura e linterpretazione dei classici, in primis Omero. Se ellenismo rinvia
originariamente al dato dello hellenizein come competenza linguistica e par-
tecipazione ad una comunit di valori e di cultura, indubbiamente si tratta-
va di unattivit per certi versi ancora problematica per un cristiano di fine
II secolo. In questo senso Pierre Nautin ha potuto parlare di una conver-
sione di Origene dai classici alla Bibbia rievocando il momento successivo
in cui questi decise di disfarsi della sua nutrita biblioteca di autori profani
per dedicarsi interamente allo studio delle Scritture. Bench nellopera di
Origene non ci sia nulla che richiami da vicino il celebre dilemma di un
Gerolamo Ciceronianus an Christianus , leredit della sua formazione sui
classici e le competenze filologiche acquisite con lo studio della grammatica
incidono in maniera strutturale sulla prassi esegetica dellAlessandrino non
meno di quel che avverr con lo Stridonense
5
.
Questo insieme di tratti biografici trova nuova conferma in una tappa
ulteriore della vita di Origene che, divenuto ormai catecheta nella comu-
nit ecclesiale di Alessandria e mosso da zelo missionario (come dichiarer
pi tardi a propria difesa), non solo ricorre nuovamente ai saperi dei Greci,
ma soprattutto si appropria della filosofia ellenica frequentando per qual-
che tempo una scuola filosofica
6
. Anche attraverso questi particolari si
rafforza il modello di un ellenismo ausiliario, secondo un binomio cristia-
nesimo-ellenismo che tende a conferire programmaticamente al secondo
uno statuto ancillare. Come tale, forte il sospetto di una ricostruzione
viziata apologeticamente, sospetto che si rafforza ancor pi alla lettura del
Discorso di ringraziamento pronunciato da un allievo di Origene, il quale ci
descrive invece limmagine della sua scuola di Cesarea come pienamente
partecipe dei metodi e dei contenuti formativi delle scuole filosofiche del
tempo. In questo testo pi che il grammatico emerge il filosofo Origene.
Tuttavia, neppure questo ritratto esente da interrogativi, poich esso tende
a lasciare sullo sfondo linterpretazione vera e propria della Bibbia, privile-
giando invece la conoscenza propedeutica delle diverse tradizioni filosofi-
che, sebbene affrontata con la preoccupazione pedagogica di matrice socra-
tica per un loro vaglio critico. Lesito di tale lavoro con gli allievi trova
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comunque una corrispondenza con la caratterizzazione che Rufino offre
dellopera pi apertamente sistematica di Origene nella sua Prefazione alla
versione latina del Per archn: secondo il traduttore e convinto apologeta
dellAlessandrino, questi si sarebbe proposto di realizzare una conciliazione
fra la ratio e la pietas, in risposta da un lato alle verit parziali e contraddit-
torie dei filosofi e dallaltro agli errori degli eretici
7
.
Laccordo suggerito da Rufino fra esercizio della ragione e adesione di
fede pu ben ricapitolare il senso complessivo dellimpresa culturale orige-
niana nella situazione storica del cristianesimo antico fra II e III secolo, anche
se non chiarisce in quale misura la sintesi realizzata dallAlessandrino sia con-
dizionata dalle dinamiche del binomio ellenismo-cristianesimo evocato in
precedenza e dalle tensioni racchiuse in esso. Resta cio da chiarire fino a che
punto il risultato sia da valutare, secondo il classico schema di Harnack, nei
termini di una ellenizzazione (Hellenisierung) del cristianesimo, pur senza
fare propria limplicazione di un giudizio di valore negativo su un eventuale
processo siffatto
8
. Prima di tentare una risposta pi organica, conviene riba-
dire a conclusione di queste considerazioni introduttive che la categoria
di riferimento dellellenismo verr intesa di seguito essenzialmente come
patrimonio culturale di saperi e dottrine, sia pure senza ignorare le sue impli-
cazioni di natura religiosa e politica. In questo patrimonio spicca ovviamen-
te, come termine ineludibile di confronto, il riferimento alla filosofia greca, in
quanto manifestazione per eccellenza dellellenismo come fenomeno cultura-
le. Daltra parte, prima di intravedere lelaborazione origeniana del binomio
ellenismo-cristianesimo converr considerare brevemente le sue premesse che
erano gi state ampiamente tracciate nel particolare contesto multiculturale
dellAlessandria ellenistica, giudaica e cristiana. In seguito cercheremo di
verificare, sia pure per brevi cenni, la natura della grecit di Origene, per
passare poi al confronto ellenismo-cristianesimo nella prospettiva particolare
dellAlessandrino e concludere con una riflessione riassuntiva sulla sua cri-
stianizzazione dellellenismo.
La configurazione che il rapporto ellenismo-cristianesimo viene ad assu-
mere in Origene non pu ignorare le premesse contestuali che la predispon-
gono in maniera sicuramente determinante. LAlessandria cristiana fra II e III
secolo non la Cartagine dove Tertulliano pu invocare lantitesi fra Atene e
Gerusalemme appellandosi al paradosso provocatorio del credo quia absur-
dum. Da secoli la citt natale di Origene era il laboratorio di un processo
dinculturazione come si direbbe oggi fra lellenismo e la saggezza stra-
niera, rappresentata non solo, sia pure entro certi limiti, dalla tradizione egi-
ziana ma soprattutto dal giudaismo alessandrino. Ora, linterrogativo che
investe lellenismo del cristiano Origene si indirizza due secoli prima alle-
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2. Prove di dialogo: la ricezione dellellenismo prima di Origene
breo Filone, anchegli filosofo e interprete della Bibbia. Levidente paralleli-
smo tra i due autori non risolve per la nostra domanda: anche nel caso del
predecessore gli studiosi tendono spesso a dare spiegazioni contrastanti, ben-
ch la caratterizzazione di Filone come un pensatore che riflette essenzial-
mente a partire dal dato biblico (e nellottica vincolante dellappartenenza
alla comunit giudaica) tenda oggi ad affermarsi sempre pi
9
. In questo
senso, David Runia ha sostenuto, ad esempio, che lacquisizione della cultu-
ra e della filosofia greche posta a servizio della Scrittura sia in Filone che in
Origene, laddove entrambi rimangono sostanzialmente fedeli alla religione di
appartenenza
10
. Anche in questo caso avremmo dunque nuovamente a che
fare col paradigma ausiliario che emergeva dallimmagine tramandataci sul-
litinerario biografico di Origene.
Ma la qualit dellellenismo propria dellAlessandrino risente senza dub-
bio anche linflusso del suo pi diretto predecessore, quel Clemente che
Eusebio di Cesarea ci propone come il secondo nella diadoch degli scolarchi
del Didaskaleion cristiano stabilendo un nesso di continuit sul piano istitu-
zionale e dottrinale fra Panteno, Clemente ed Origene. In realt, a conside-
rarlo attentamente, il rapporto fra Origene e Clemente appare assai sfuggen-
te, tanto da spingere a mettere in dubbio che questultimo fosse il suo mae-
stro. Daltra parte, proprio il confronto con lautore pi intimamente greco
dellantica letteratura cristiana aiuta anchesso a meglio individuare la natura
distinta dellellenismo origeniano. Certo, non pi possibile neppure nel caso
di Clemente parlare di unellenizzazione tout court del cristianesimo.
Analogamente alla rivisitazione in senso radicalmente scritturistico di Filone,
gli studi recenti non ultimi gli importanti contributi di Marco Rizzi hanno
messo in evidenza come le concezioni di Clemente siano riconducibili strut-
turalmente al messaggio della rivelazione biblica, vetero- e neotestamentaria,
come suo nucleo ispiratore
11
. A fare da ulteriore supporto a questo ricono-
scimento c peraltro lidea tipica di Clemente (non senza importanti presup-
posti in apologisti come Giustino e Atenagora) per cui la filosofia deve esse-
re considerata alla stregua di una rivelazione del Logos ai Greci, ancorch
non sia equiparabile alla sua economia rivelativa nella storia dIsraele e della
Chiesa. Se Origene non lo seguir su tale strada, mostrandosi come vedre-
mo fra breve assai pi riservato
12
, occorre anche ricordare come a volte
Clemente si riveli capace di svincolarsi dallipoteca dottrinale della filosofia
greca pi di quanto avvenga col suo preteso discepolo. Del resto, lo stesso
Clemente riprende ampiamente la visuale polemico-apologetica del furto dei
Greci che tende a ridurre la positivit del raccordo fra ellenismo e saggezza
barbara come due strade in qualche modo parallele delleconomia provvi-
denziale del Logos
13
.
Si dovrebbe ancora aggiungere un altro tassello per completare lo sfondo
ravvicinato dellopera e del pensiero di Origene. Se egli ha recepito i saperi
della Biblioteca di Alessandria, per cos dire, in loco (unimpresa come
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LORENZO PERRONE
lEsapla pare davvero rimandare direttamente a questo Sitz im Leben delle-
rudizione alessandrina applicata ai testi classici), altri fenomeni dinterazione
culturale tra ellenismo e cristianesimo arricchivano lo scenario. Mi riferisco
soprattutto allo gnosticismo e alle sue diverse scuole che in Egitto e ad
Alessandria hanno una loro patria di elezione. Il conflitto ingaggiato da auto-
ri ecclesiastici come Clemente ed Origene con i maestri gnostici (e marcioni-
ti) in nome di unortodossia che si avvia a definire lidentit dottrinale nor-
mativa della Grande Chiesa si gioca anche nei termini polemici di una con-
cessione impropria allellenismo di cui appunto tali maestri si sarebbero resi
colpevoli. Come dichiara la Lettera a Gregorio, il manifesto origeniano pi
esplicito sul rapporto cristianesimo-ellenismo, riproponendo uno schema gi
enunciato da Ippolito, le eresie non sarebbero altro che il frutto sbagliato di
una certa abilit nei saperi dei Greci. Insomma, nella visuale di Origene, se
si deve parlare di una Hellenisierung, essa riguarda semmai i maestri e le dot-
trine dello gnosticismo che hanno innestato indebitamente delle concezioni
mutuate dalla filosofia greca sul corpo della rivelazione scritturistica
14
.
Guardando complessivamente alle premesse poste da Filone (e dal giu-
deoellenismo), da Clemente e dallo gnosticismo, senza peraltro dimenticare la
letteratura apologetica del II secolo, si sarebbe tentati di dire che Origene ,
in un certo senso, un epigono nella storia complessa della ricezione dellel-
lenismo da parte degli esponenti della tradizione biblica, giudaica e/o cristia-
na. Si potrebbe insomma pensare che la direzione di marcia fosse stata
impressa in maniera sostanziale da tali precedenti. Tuttavia, come mostra la
stessa diversit di ciascuno degli interpreti evocati sin qui, la ricezione del-
lellenismo s suscettibile di risultati affini ma anche di esiti sensibilmente
diversi, a volte senza evitare aspetti contraddittori, come si visto nel caso di
Clemente nonostante le sue aperture. Richiamare i precedenti significa in
sostanza offrire parametri di giudizio pi direttamente pertinenti, nella misu-
ra in cui essi concorrono a definire meglio lorizzonte culturale
dellAlessandrino. Soprattutto alla luce della controversa appropriazione
gnostica dellellenismo, pur nel quadro di una sintesi tendenzialmente sincre-
tistica con altre tradizioni religiose e filosofiche, possiamo provvisoriamente
concludere che Origene (come prima di lui Clemente) era ben consapevole
del rischio di una ellenizzazione troppo spinta del cristianesimo e ha voluto
evitare questo pericolo. Ci non toglie che egli assecondi attivamente
lHellenisierung a cominciare dalla dimensione linguistica.
3. La grecit di Origene: una lingua tra la Bibbia e la classicit
Se il figlio di Horus proveniva forse da famiglia egiziana come a volte
si affermato ricorrendo alletimologia del nome , la vita e le opere ce lo
mostrano impregnato di cultura greca
15
. Ancor prima dei suoi risvolti dottri-
nali, conviene esaminare lellenismo di Origene sotto il profilo del linguag-
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gio, per meglio comprendere la natura della grecit dellAlessandrino.
Leredit dellinstitutio scolastica e della professione di grammatiks che ne
scaturita, almeno per il periodo iniziale dellattivit pubblica, stata
approfondita sotto diversi aspetti, in particolare quanto alle competenze
come filologo, sebbene essa richieda ulteriori indagini. Va detto anzitutto che
il valore della paideia classica nel quadro della scuola antica, pressoch incon-
testato dagli autori cristiani dei primi secoli, un dato che affiora a pi ripre-
se negli scritti di Origene. significativo il suo apprezzamento della ioo-
0rio, lamore del sapere, che egli manifesta in molte occasioni, affiancando-
lo al riconoscimento della fatica meritoria di coloro che si sforzano di essere
appunto ioaovoi, cio laboriosi e zelanti per limpegno intellettuale.
Non a caso nel Contro Celso, replicando alle argomentazioni addotte contro
Ges dallEbreo a cui il filosofo pagano d la parola nei primi due libri,
lAlessandrino prende atto che il Giudeo di Celso si esprime come un
Greco desideroso di sapere ed educato nelle dottrine dei Greci
16
. Anche se
Origene ha dovuto spesso fare i conti con una realt diversa, egli si sempre
augurato di poter disporre di uditori e discepoli amanti del sapere. a
costoro che sono destinate, ad esempio come dice un frammento sulla
I Lettera ai Corinzi , tutte quelle... che tra le norme etiche sono insegna-
menti pi perfetti, rivolti ad ascoltatori disposti ad imparare e a impegnarsi
(ioo0r oi xoi ioaovoi)
17
, laddove la disponibilit allapprendimento
commisurata allacquisizione del senso profondo delle Scritture. Il rilievo
della ioo0rio talmente importante per lAlessandrino che egli non esita
a vederne una manifestazione nella stessa prassi di preghiera dei credenti:
secondo lampio commento origeniano tramandatoci dalla Filocalia, le paro-
le di Sal 4, 7 (Molti dicono: Chi ci mostrer i beni?) attestano che la
massa dei credenti, incerta tra varie dottrine a prima vista plausibili, espri-
me con esse il desiderio di conoscere (ioo0ou vtr) i veri beni
18
.
Quantunque non ritroviamo in Origene luso del verbo rgvi m, lidea
di parlare greco o rendere in greco formulata con espressioni analoghe.
Com naturale aspettarsi, esse risultano particolarmente frequenti nella con-
futazione del Discorso vero di Celso. Al di l della massiccia valenza polemica
della terminologia dellellenismo in un contesto del genere, il problema della
lingua greca era posto ineludibilmente dalla traduzione delle Scritture ebrai-
che. La verifica dei tramiti linguistici nellopera dei traduttori ha spinto
Origene non solo a confezionare la sinossi dellEsapla come strumento che
permetteva il confronto fra il testo ebraico e la LXX, col sussidio di altre ver-
sioni greche, ma pi in generale ad alimentare unattenzione al linguaggio che
accompagna la mediazione culturale del patrimonio biblico al mondo elleni-
co. Prova ne sia, fra i molti passi che si potrebbero addurre, un luogo del
Contro Celso, in cui Origene, riflettendo sulla resa del termine Satana, rile-
va che oltre il calco grecizzato dellebraico si d unequivalenza semantica pi
genuinamente greca:
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LORENZO PERRONE
Ma colui che stato denominato Satan nella lingua degli Ebrei e
Satanas da alcuni, in una maniera pi greca (rgvixm trov), tra-
dotto in lingua greca (rtooovo rvo ri rooo mvg v)
lavversario
19
.
In questo ed in altri casi simili non si tratta tanto di osservare la consape-
volezza dello scarto fra lingua di partenza e lingua di arrivo, che la traduzio-
ne riesce a colmare in maniera pi o meno adeguata, quanto piuttosto la com-
petenza linguistica rivendicata, per cos dire, dallinterno da parte di Origene,
in qualit di parlante greco che come tale fa sua la professione di hellni-
sms. In questo modo egli si riallaccia allopera dei traduttori della LXX,
mostrandone le idiosincrasie e le anomalie rispetto non solo al greco classico
ma anche alla koin, insieme alle loro insufficienze pi evidenti, come vedia-
mo da un passo del X Libro del Commento a Giovanni, dove si legge la
seguente descrizione del Santo dei Santi:
Il luogo dove sono collocate le pietre pi beate sembra essere il
Dabir, dove era posta larca dellalleanza del Signore, il testamento
olografo (ci si passi lespressione) di Dio, le tavolette scritte di sua
mano... Inoltre verano i due Cherubini nel Dabir, che i traduttori
greci della Bibbia ebraica (oi rtooo vovtr ri Egvioov
to Eoi mv) non son stati capaci di interpretare
20
.
Ci non significa che Origene subordini sempre e comunque la forma
della lingua dei LXX ad un modello di greco classico che anche per lui, ana-
logamente alla maggior parte degli autori greci cristiani, non poteva che porsi
sotto il segno dellatticismo. La lingua dei traduttori della Bibbia di
Alessandria non necessariamente un vuoto a perdere (come non lo quel-
la del Nuovo Testamento cristiano con la sua invenzione di un termine quale
raiouoio)
21
, perch essa testimone di una creativit peculiare. C insom-
ma una semantica scritturistica del greco dei LXX che merita di essere consi-
derata per se stessa, valorizzandola nella sua specificit rispetto alla lingua
dei Greci. Origene lo fa valere nel Dialogo con Eraclide: al momento di discu-
tere la questione dellimmortalit dellanima, ritiene necessario premettere la
definizione del vocabolo (ovoo) morte secondo il significato proprio della
Bibbia anzich secondo i Greci
22
. O ancora, sollevando un interrogativo
ben pi delicato, nella Prefazione ai Principi nota lassenza del termine incor-
poreo (oomotov) nella Bibbia greca, asserendo che il suo significato reso
in maniera equivalente da invisibile (oootov)
23
. Per questa via loriginalit
lessicale della LXX rispecchia uninventiva linguistica che si colloca a met
strada fra la purezza del greco classico e il linguaggio parlato. Origene spiega
in tal senso la resa di Sal 4, 5 LXX (Di ci che dite sui vostri giacigli abbia-
te compunzione) rispetto al testo ebraico (Parlate al vostro cuore, sul
vostro giaciglio, e state in silenzio)
24
.
VITA DA CRISTIANO 131
Il terreno della lingua offre in sostanza una chiave emblematica per com-
prendere lentit dellellenismo di Origene. C chi ha notato in proposito
come luso pur cos intenso e sistematico dei riferimenti scritturistici la pagi-
na dellAlessandrino, non solo nei commentari o nelle omelie, si presenta per-
lopi come un continuo intarsio di citazioni dalla Bibbia non operi affatto
un travaso nella lingua di Origene, la quale rimane essenzialmente fedele ai
dettami dellatticismo
25
. Ma se queste due dimensioni, riflesso di due diverse
tradizioni culturali e religiose come la Bibbia e la grecit classica, sembrano
convivere in lui senza fondersi interamente, ci non toglie che lAlessandrino
abbia fatto valere un processo di ulteriore ellenizzazione nella sua analisi del
testo sacro. Sorprendentemente, esso non investe tanto lAntico Testamento
dei LXX, quanto piuttosto lepistolario di Paolo di Tarso nel Nuovo
Testamento. Traendo conforto dallaffermazione dellApostolo in 2 Cor 11, 6,
dovegli si dichiara un profano nellarte di parlare (ioim tg tm oym ), prima
di svolgere la sua esegesi, Origene si premura, per cos dire, di riscrivere il
testo paolino, ricco di solecismi, in un greco pi conforme alla norma
26
. Ben
diverso al confronto il tenore della Lettera agli Ebrei, che lAlessandrino giu-
stamente definisce pi greca (rgvixmtro):
Lo stile verbale della lettera intitolata agli Ebrei non possiede il
carattere proprio al linguaggio dellApostolo, il quale ammette di
essere inesperto nella parola (2 Cor 11, 6), ossia nellarte del
dire. Al contrario essa piuttosto greca nello stile, e lo riconosce-
rebbe chiunque sappia apprezzare le differenze stilistiche. Quanto
invece al fatto che i concetti della lettera siano mirabili e non infe-
riori a quelli degli scritti concordemente riconosciuti come
dellApostolo, anche in questo concorderebbe che vero chiunque
si applichi attentamente alla lettura dei suoi scritti
27
.
Nel giudizio sulla Lettera agli Ebrei sintravede gi quella fondamentale
distinzione fra verba e res, che Origene sulla falsariga di Clemente e insie-
me alla maggior parte degli autori cristiani antichi invocher per qualifi-
care la bont della cultura cristiana in rapporto alla cultura classica
28
. In
realt, si tratta di un topos della polemica contro i sofisti che viene fatto pro-
prio anche dagli scrittori cristiani, a partire dal discorso sullinadeguatezza
letteraria delle Scritture
29
. Commentando le affermazioni di Paolo in 1 Cor
1, 26 sui sapienti secondo la carne, lAlessandrino rigetta sia il discorso
sofistico sia la ricerca delleleganza espressiva secondo i canoni della retori-
ca classica:
A non molti sono sapienti ha anche aggiunto secondo la carne (1
Cor 1, 26), sapendo che ci sono differenze tra i sapienti e che alcu-
ni sono sapienti secondo la carne, altri secondo lo spirito; e sono
sapienti secondo la carne coloro che hanno a cuore soltanto le paro-
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le in stile elegante e si pavoneggiano di un discorso qualsiasi come
se fosse verit, mentre verit non
30
.
Al di l del topos antiretorico, il discorso sulla lingua di Origene contri-
buisce a riformulare in parte il paradigma ancillare del rapporto ellenismo-
cristianesimo. LAlessandrino, da un lato, registra la creativit dellinnesto
barbaro del greco della LXX, senza lasciarsi condizionare negativamente da
imperativi classicheggianti ma assumendoli alloccorrenza (il caso di Paolo)
come indicazione funzionale
31
; dallaltro, per, partecipa lui stesso di questo
innesto creativo del messaggio biblico nella lingua greca sviluppandone di
suo le nuove potenzialit espressive. Gli hapax legomena e le sperimentazioni
linguistiche di Origene, per quanto siano ancora poco studiati, ci fanno cono-
scere ad esempio dei neologismi come ou ovoaoi goi, celificazione, che
documentano nellAlessandrino la volont di creare termini ed espressioni
inedite alla luce del testo scritturistico e della riflessione teologica suscitata da
questo
32
.
4. Dallellenismo al barbarismo: il cristianesimo nel confronto con ellenismo
e giudaismo
Lidea della novit assicurata da un rapporto che coniuga insieme conti-
nuit e sviluppo ci permette adesso di passare a descrivere il modo in cui
Origene situa lellenismo nel confronto a tre fra cristiani, ebrei e pagani.
vero peraltro come si intravisto anche prima che il giudaismo assunto
dallAlessandrino come terzo interlocutore del dibattito in larga misura gi
passato esso stesso attraverso un processo di ellenizzazione che lo ha spinto a
definire la propria identit distinta, sfociando in quella giudaizzazione del-
lellenismo che si suole designare col termine di giudeoellenismo
33
. Tali posi-
zioni ispirano una linea di argomentazione apologetica che non si limita a
ribaltare lo schema pi consueto Greci barbari, espressivo dellinferiorit
culturale dei secondi, ma fa appello ad una universalit che trascende le
appartenenze culturali e religiose degli uni e degli altri considerati nel loro
insieme. Riallacciandosi allidea gi espressa da Filone nella Vita di Mos e
ripresa successivamente da Flavio Giuseppe
34
, Origene presenta a sua volta
unimmagine del giudaismo come Weltreligion che in forza della legge mosai-
ca giunge ad oltrepassare i particolarismi della polis, dei popoli e degli stati
anticipando la diffusione su ancor pi vasta scala della dottrina cristiana: se
nessun legislatore ha mai avuto un seguito pari a quello di Mos, nessun mae-
stro di filosofia ha conosciuto il successo di Cristo.
Tutta quanta la Grecit e tutto il mondo barbaro dellecumene pos-
seggono innumerevoli seguaci nostri, i quali hanno abbandonato le
leggi patrie e i supposti di per osservare le leggi di Mos e linse-
gnamento delle parole di Ges Cristo
35
.
VITA DA CRISTIANO 133
interessante notare come la giustapposizione paritaria fra ebraismo e
cristianesimo contra ellenismo compaia nel IV libro dei Principi, ad introdur-
re la dimostrazione del carattere divinamente ispirato delle Scritture. Pi che
la costituzione degli ebrei come tale (di cui pure Origene traccia lelogio in
polemica con Celso) allAlessandrino preme soprattutto richiamare la rivela-
zione del Logos nella Sacra Scrittura e linterpretazione in senso spirituale del
messaggio ivi contenuto, non senza sottolineare come conseguenza pi diret-
ta la sua portata etica per una condotta di vita moralmente retta
36
. Alla manie-
ra di Clemente negli Stromati, anche Origene imposta dunque la compara-
zione fra le parole di Cristo, racchiuse nellAntico e nel Nuovo Testamento, e
la filosofia, vista s quale il culmine della cultura greca, ma in definitiva limi-
tata ed impotente al confronto col messaggio di Ges
37
. Questa prospettiva
polemico-apologetica sorregge la risposta al filosofo Celso lui stesso peral-
tro testimone di un ellenismo ormai aperto alle saggezze straniere spin-
gendo Origene a... barbarizzare. Se la contrapposizione pochi-molti riassu-
me a suo dire lo scarto tra la ridotta audience delle dottrine filosofiche e lir-
radiazione universale dellinsegnamento di Cristo, lAlessandrino valorizza
specialmente il processo dinculturazione che lha resa possibile. Il Logos
divino che parla attraverso le Scritture travalica i confini etnico-culturali della
lingua greca per appropriarsi di tutti i dialetti, adottando in pratica il o-
oiriv, il parlare barbaro, per mettersi alla portata di tutti gli uomini:
se Platone avesse voluto avvantaggiare con sane dottrine quelli che
parlano legiziano o il siriaco, lui che Greco, si sarebbe preoccu-
pato di apprendere prima le lingue di quelli che lo avrebbero ascol-
tato e, come lo definiscono i Greci, il parlare barbaro, per miglio-
rare gli Egiziani e i Siriaci, piuttosto che, rimanendo Greco, non
poter dire niente di vantaggioso per Egiziani e Siriaci; allo stesso
modo la natura divina, che non si prende cura soltanto di quelli che
sono considerati istruiti nelle dottrine dei Greci, ma anche di tutti
gli altri, si adattata allignoranza della folla degli ascoltatori, ser-
vendosi di parole per loro abituali per esortare allascolto la massa
degli ignoranti, la quale ugualmente in grado, una volta iniziata al
cristianesimo, di aspirare a comprendere anche i pi profondi
significati delle Scritture
38
.
Con unulteriore approssimazione, mirante anchessa a rispondere al
nostro interrogativo iniziale, potremmo dire qui che lellenismo di Origene
appare, per cos dire, programmaticamente meticciato. La sua legittimit
accolta proprio nella misura in cui si compone con le lingue e le culture al di
fuori di esso, prendendo coscienza delle proprie dimensioni pi circoscritte e
relative. Bench si debba senzaltro scontare limpatto della retorica apologe-
tica sul dibattito fra ellenismo e cristianesimo nel Contro Celso, lAlessandrino
vi ribadisce questa visuale guardando allespressione del culto e della pre-
134
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ghiera nelle pi diverse lingue degli uomini e rigettando cos laccusa del filo-
sofo ai cristiani di servirsi di nomi barbari alla stregua di un potere magico:
Dimostri allora chi noi nominiamo in una lingua barbara per chia-
marlo in nostro aiuto e si faccia persuaso dellinutilit di queste
affermazioni di Celso contro di noi chi considera che la maggior
parte dei cristiani non si serve nelle proprie preghiere neppure di
quei nomi che si trovano assegnati a Dio nelle Sacre Scritture, ma
che i Greci si servono di parole greche, i Romani di parole latine e
cos ciascuno secondo la propria lingua prega Dio e lo celebra
come pu. E il Signore di ogni lingua ascolta quelli che pregano in
ogni lingua, come se ascoltasse, per cos dire, una voce unica per
quanto riguarda ci che viene significato, anche se espressa in lin-
gue differenti. Infatti, il Dio al di sopra di tutte le cose non uno
di quelli che hanno ereditato una lingua barbara o greca e non
conoscono le altre, o non si preoccupano di quelli che parlano in
altre lingue
39
.
Dunque, il Dio delluniverso presiede per Origene a una religione uni-
versale, che ingloba lellenismo, nella misura in cui esso pu risultarle utile,
senza essere vincolata da esso. Non solo dunque la giudaizzazione dellelleni-
smo lo relativizza nelle sue pretese culturali agli occhi dellAlessandrino, ma
il contenuto stesso della dottrina cristiana col suo appello di salvezza rivolto
a tutti gli uomini gli porge un modello per assumere lellenismo e coordinar-
lo con un contesto culturale e religioso profondamente diverso.
5. Loro degli Egiziani: lellenismo a servizio del cristianesimo
Chiarita, almeno in parte, la pi ampia cornice storico-culturale dentro la
quale Origene fa spazio alleredit dellellenismo, arrivato il momento di
considerare pi direttamente le modalit dappropriazione dei saperi greci
da parte dellAlessandrino. Senza ripetere quanto detto precedentemente in
chiave biografica circa il lascito dellenkyklios paideia nella sua opera, possia-
mo rammentare semplicemente che, oltre a grammatica e retorica, Origene ha
teorizzato lutilit di servirsi delle altre discipline, considerate propedeutiche
alla filosofia nel sistema antico degli studi, come la geometria, la musica e la-
stronomia. Egli lo fa nella Lettera a Gregorio, che offre la formulazione ideo-
logica pi organica sfruttando, secondo il suo modulo pi consueto, uno
spunto esegetico. Il racconto dellEsodo sulle spoglie o loro degli Egiziani
portati con s dagli Israeliti per comando divino (Es 11, 2 e 12, 35) gli serve
quale modello per giustificare luso cristiano delle discipline profane. Lo stes-
so luogo scritturistico e la stessa visuale della strumentalit dei saperi classi-
ci ai fini dellinterpretazione biblica ispireranno com noto anche lat-
teggiamento di Agostino nel De doctrina christiana.
VITA DA CRISTIANO 135
Rivolgendosi al suo giovane discepolo, Origene si augura che questi, davan-
ti allalternativa fra diventare un esperto avvocato o un filosofo di una delle
scuole note, scelga invece di votarsi interamente al cristianesimo (che in tal
modo diventa oggetto di una paideia che si sovrappone alla filosofia e la supe-
ra). LAlessandrino auspica perci un iter formativo che sappia mettere a pro-
fitto le discipline dei Greci, inclusa la filosofia, assumendo le prime come la
seconda a titolo di scuola preparatoria di cristianesimo
40
. Incoraggiata la rice-
zione dellellenismo, Origene la sottomette nondimeno a determinate condi-
zioni: essa non pu darsi se non mediante un processo di appropriazione criti-
ca, pena il rischio di compromettere la sostanza stessa del cristianesimo.
LAlessandrino si appella qui alla sua esperienza personale per sottolineare
quanto sia arduo giungere ad una sintesi armonica di ellenismo e cristianesimo:
Ed io, avendolo imparato per esperienza, mi sento di dirti che sono
rari coloro che hanno preso le cose utilli dellEgitto e usciti da esso
le hanno adoperate per il culto di Dio
41
.
Con queste affermazioni Origene prende di mira le varianti ereticali del
cristianesimo, rimproverando ai loro seguaci lincapacit di servirsi corretta-
mente dei saperi mondani (toi tou xooou o0g ooi) dopo essere stati
educati nella legge di Dio e nel culto che Israele gli rende. Che non si trat-
ti qui di unaffermazione di principio, priva di riscontri nellopera
dellAlessandrino, lo prova il fatto che il paradigma fissato dalla Lettera a
Gregorio rispecchia sostanzialmente il dato che ricaviamo dai suoi scritti.
Grammatiks di formazione, capace di giovarsi della retorica nella sua ese-
gesi e alloccorrenza persino di riconoscerne in qualche misura lutilit
42
,
Origene non solo possiede conoscenze non superficiali dei testi letterari e
scientifici, ma attesta specialmente unintima familiarit con autori e scritti
della tradizione filosofica, primo fra tutti Platone (senza peraltro sovrapporsi
in toto con limmagine tracciata da Porfirio). Losservatorio privilegiato per
considerare lentit delle letture e degli influssi subiti dallAlessandrino
naturalmente il Contro Celso, dove il dibattito con lavversario pagano esige il
ricorso alle stesse armi. Ma le tracce del sapere profano di Origene trapela-
no anche nel resto della sua opera, sia pure in maniera generalmente pi
discreta o nascosta. Gilles Dorival, oltre ad avere meritoriamente indagato le
fonti filosofiche ha approfondito anche la presenza della letteratura scientifi-
ca nellAlessandrino: egli il primo ad aver fatto riferimento alla legge astro-
nomica della precessione degli equinozi in polemica con lastrologia nel
Commento alla Genesi
43
. Nonostante ci, non pu non colpire lassenza di
riferimenti filosofici nello scritto di natura pi sistematica: il Per archn
abbonda al contrario di citazioni bibliche, evidenziando lalimento decisivo
del pensiero di Origene, rispetto a cui tutto il sapere dei Greci non pu che
rivestire un valore subordinato.
136
LORENZO PERRONE
Il metro della regula pietatis o canone di verit, e pi in generale la pro-
spettiva della rivelazione del Logos nelle Scritture a cui questo rinvia, offro-
no il criterio vincolante per acquisire i risultati della filosofia allelaborazio-
ne teologica, come vediamo in vari luoghi dellopera origeniana (in primo
luogo, la prefazione al Commento al Cantico) dove viene riformulato il pro-
gramma della scuola filosofica antica in termini biblici. Nella VI Omelia
sulla Genesi lAlessandrino commenta cos lepisodio di Abimelech,
Abramo e Sara in Gn 20:
Se Sara figura della virt e Abimelech volle prendere la virt con
cuore puro, che cosa vuol dire che il Signore non gli permise di toc-
carla (Gn 20, 6)? Abimelech significa mio padre re. Mi sembra
perci che qui Abimelech sia figura degli studiosi e dei sapienti del
mondo, i quali dedicandosi alla filosofia, anche se non raggiungo-
no una integra e perfetta regola di piet, tuttavia hanno compreso
che Dio padre e re di tutte le cose, cio colui che ha generato e
governa tutte le cose. Costoro pertanto, per quanto attiene alleti-
ca, cio alla filosofia morale, ben noto che hanno praticato fino a
un certo punto la purezza di cuore e hanno ricercato con tutta la-
nima e con tutto lo zelo lispirazione della virt che viene da Dio.
Ma Dio non permise loro di toccarla. Questa grazia infatti era
destinata a essere donata alle genti pagane non per tramite di
Abramo che, bench fosse grande, era pur sempre un servo, ma
per opera di Cristo
44
.
Bench lapprezzamento della filosofia appaia qui singolarmente caloroso,
esso trova comunque il suo limite nel riconoscimento delleconomia della
rivelazione del Logos dallAntico al Nuovo Testamento (e con un rapporto di
progressione a tre: paganesimo, ebraismo e cristianesimo) che impone il pas-
saggio della fede nelle parole di Cristo. Ora, gli sforzi di pensiero dei filosofi
ne attingono solo parzialmente i contenuti. Per la precisione come Origene
afferma nella XIV Omelia sulla Genesi tornando ancora una volta sulla figu-
ra di Abimelech lapporto della filosofia proviene soprattutto dalletica e
dalla fisica, sia pure sempre come accordo con le dottrine del cristianesimo
e anticipazione parziale di esse. Lo spunto esegetico adesso tratto da Gn 26,
col confronto tra Abimelech, in quanto figura del filosofo, e Isacco, tipo a
sua volta di Cristo:
se vi ricordate come gi in precedenza abbiamo detto di Abimelech
che figura degli studiosi e dei sapienti del mondo, i quali grazie
allapprendimento della filosofia hanno compreso molte cose
anche riguardo alla verit, potrete capire che egli non pu essere
n sempre in disaccordo n sempre in pace con Isacco, che figu-
ra del Verbo di Dio nella legge. Infatti la filosofia non n del tutto
in disaccordo n del tutto in armonia con la legge di Dio. Molti
VITA DA CRISTIANO 137
sono i filosofi i quali scrivono che uno solo Dio, il quale ha crea-
to tutte le cose, e in questo sono in accordo con la legge divina.
Qualcuno ha anche aggiunto che Dio ha creato e governa luniver-
so mediante il suo Verbo, ed questi che regola tutto. In questo si
esprimono in accordo non solo con la legge ma con i vangeli. La
filosofia detta morale e fisica la pensa quasi completamente come
noi, ma in disaccordo quando afferma che la materia coeterna
con Dio; in disaccordo quando nega che Dio si prende cura di
tutto ci che mortale, perch la sua provvidenza limitata agli
spazi che sono al di sopra della luna; in disaccordo quando fa
dipendere la vita di coloro che nascono dal corso delle stelle; in
disaccordo quando afferma che questo mondo eterno e non avr
mai fine. E sono molti altri i punti in cui tra i filosofi e noi c ora
accordo ora disaccordo
45
.
Se la filosofia non interamente n in disaccordo, n in accordo col mes-
saggio cristiano, essa richiede sempre il discernimento dellinterprete cristia-
no guidato dalla Scrittura, luogo in cui si dispiega quella che per
lAlessandrino la vera sapienza: la sapienza di Dio. Ma tale discernimento
non possibile con le sole forze delluomo, bens richiede lintervento dello
Spirito che f s che linterprete corrisponda alla figura dello spirituale che
tutto giudica secondo 1 Cor 2, 12-15. In un commento proposto da Origene
su questo passo per lui cruciale, quando uno divenuto spirituale, capa-
ce di giudicare tutto: le cose dei Greci, dei barbari, dei sapienti, degli stolti
46
.
6. Conclusione: cristianizzazione dellellenismo
La discussione suscitata dalla tesi harnackiana della Hellenisierung del cri-
stianesimo ha determinato nel corso del Novecento una profonda revisione di
questo schema storiografico. C chi come Alois Grillmeier ed altri le ha
contrapposto lidea di una Enthellenisierung, una deellenizzazione, guar-
dando specialmente allottica delle formulazioni dogmatiche che, al dire di
Harnack, sono state per eccellenza il frutto del processo di ellenizzazione nel
cristianesimo primitivo: al contrario, secondo questo punto di vista, lappro-
priazione della concettualit filosofica sarebbe stata accompagnata da una sua
riformulazione volta sempre a preservare la diversit del mistero cristiano
47
.
Nel caso di Origene siamo evidentemente prima della fase decisiva dello svi-
luppo dogmatico sia trinitario che cristologico, sebbene egli abbia concorso
significativamente a tale evoluzione. In ogni modo, lapproccio dottrinale
dellAlessandrino risente certamente del contatto e del confronto col pensie-
ro filosofico (e con le eresie del tempo), anche se ci detta solo in parte la-
genda della riflessione origeniana. Al centro di tutto sta invece la Bibbia come
testo depositario della rivelazione del Logos, che ad un tempo creatore e
redentore. Lobiettivo costante di Origene quello di pervenire ad uninter-
138
LORENZO PERRONE
pretazione della Scrittura che sia conforme alla sua natura di testo divina-
mente ispirato, respingendo in particolare le esegesi gnostiche e marcionite,
oltre alla critica pagana della Bibbia. Sta in ci la sua vocazione specifica
retrodatata, come abbiamo visto, da Eusebio fino ai primordi dellinfanzia
e il senso ultimo di tutta la sua impresa intellettuale. dunque inevitabile che
la presenza dellellenismo, che comunque da riconoscere come un modus
operandi congenito, assuma dei connotati profondamente mutati
48
. Non
fuori luogo perci parlare piuttosto, in conclusione, di una cristianizzazione
dellellenismo.
Mi limiter qui a richiamarlo solo per qualche aspetto, a cominciare dalla
dottrina del libero arbitrio, della quale Origene si fatto difensore come
pochi altri nel cristianesimo antico. Laffermazione del libero arbitrio delluo-
mo figura espressamente nel compendio della predicazione ecclesiastica pre-
messo alla trattazione dogmatica del Per archn
49
. La sua urgenza deriva dal
fatto che tale dottrina era posta in discussione, se non del tutto compromes-
sa, dalle tesi predestinazionistiche dei Valentiniani (a cui Origene associa i
Marcioniti) nonch dalle credenze astrologiche e in parte da approcci filoso-
fici ispirati dal fatalismo stoico. Ora, lAlessandrino la giustifica con lausilio
determinante della concettualit platonica e soprattutto stoica
50
, ma come
vediamo nellampio Trattato sul libero arbitrio (Prin III, 1) o nello scritto
Sulla preghiera (Orat V-VII) largomentazione filosofica corrobora e si
affianca ad una ben pi rilevante e decisiva argomentazione scritturistica
51
.
Ne va per Origene, ad un tempo, dellimmagine di Dio e delluomo. Il rico-
noscimento del libero arbitrio innesca infatti il grandioso meccanismo del
pensiero origeniano (fino agli esiti pi controversi con le dottrine della pree-
sistenza e dellapocatastasi), imperniato sulla nozione della bont di Dio e
della sua economia provvidenziale, che proprio per laccento posto sul libero
arbitrio lo rende cos diverso, ad esempio, dal suo pi giovane contempora-
neo Plotino
52
. Se il binomio di pronoia e paideusis, provvidenza ed educa-
zione, riepiloga la vicenda delluomo nel mondo e il suo rapporto con Dio,
essa si gioca attraverso la mediazione del Logos e lazione dello Pneuma, cio
secondo la trama del disegno di salvezza, nelle modalit di un combattimen-
to spirituale che vede il concorso di angeli e demoni.
La centralit della dottrina del libero arbitrio determina un ulteriore
risvolto ascrivibile alla cristianizzazione origeniana dellellenismo: la rilevan-
za del tema della prassi accanto a quella della gnosi. Proprio il valore fon-
damentale attribuito alla conoscenza nello gnosticismo e nel cristianesimo
alessandrino di Clemente e Origene ha sempre alimentato laccusa della
Hellenisierung. Ma a ben vedere, questa accusa non tiene a partire gi da
Clemente, se il percorso spirituale tracciato nellideale del vero gnostico sfo-
cia nellassimilazione a Dio mediante lagape
53
. Origene prosegue a sua volta
sulla stessa linea introducendo, in particolare, nel confronto con Celso lap-
pello alla prassi come lelemento qualificante e risolutivo della risposta alla
VITA DA CRISTIANO
139
critica pagana del cristianesimo. Con ci lAlessandrino, sfuggendo al trion-
falismo caro ai suoi predecessori apologisti, non intende tanto e in primo
luogo lagire virtuoso dei cristiani (che egli evita in genere di mettere troppo
a fuoco), bens lopera salvifica del Logos incarnato. in forza di essa che i
cristiani sono spinti a seguire coerentemente nella loro vita il modello di
Cristo
54
. Pu essere che la presentazione della prassi cristiana in Origene
com stato detto da Joseph OLeary con formula assai suggestiva derivi
principalmente da Paolo e da Platone
55
, ma ci non toglie che essa si dia nel-
lottica strutturalmente nuova e diversa della synkatabasis del Logos, della sua
discesa e venuta tra gli uomini per la loro salvezza. In definitiva, lellenismo
di Origene ci appare come una componente essenziale della sua opera, ma
esso rifunzionalizzato e declinato in una sintesi dagli esiti profondamente
originali che rispecchia il pensiero genuinamente biblico e cristiano del suo
autore.
140
LORENZO PERRONE
NOTE AL TESTO
1
Non a caso, da essa prende le mosse il classico lavoro di H. CROUZEL, Origne et
la philosophie, Paris 1962, 9-10, a commento delle tesi di Eugne de Faye e Hal Koch,
entrambi convinti fautori di un Origene ellenizzante.
2
HE VI, 19, 7 = Porfirio, Contra Christianos fr. 39 (Harnack) in: Porfirio, Contro
i cristiani, nella raccolta di Adolf von Harnack con tutti i nuovi frammenti in appen-
dice, a cura di G. MUSCOLINO, Milano 2009, 248-252.
3
Per M. ZAMBON, HAPANOMOE ZHN: La critica di Porfirio ad Origene (Eus., HE
VI, 19, 1-9), in: L. PERRONE (ed.), Origeniana Octava: Origen and the Alexandrian
Tradition (= Orig. VIII), Leuven 2003, 553-563, il cattivo platonismo dei cristiani
che nasce da una scelta di vita cattiva viene da lui [scil. Porfirio] opposto a quello
dei veri maestri di filosofia, di cui offre il ritratto nella Vita Plotini e nellEpistula ad
Marcellam (pp. 562-563).
4
Eusebio di Cesarea, HE VI, 2, 3.
5
Come scrive D. T. RUNIA, Origen and Hellenism, in Orig. VIII, 43-48, in prac-
tice the loss of his secular library will not have made much difference to his knowled-
ge of secular learning. Almost all of it was still firmly embedded in his head, and it
stayed there for the rest of his life (p. 43). Sulla figura dellAlessandrino come filolo-
go fondamentale B. NEUSCHFER, Origenes als Philologe, Basel 1987.
6
Eusebio di Cesarea, HE VI, 19, 12.
7
Rufino di Aquileia, Praef. 3 (GRGEMANNS-KARPP, 78): De rebus enim ibi talibus
disputat, in quibus philosophi omni sua aetate consumpta invenire potuerunt nihil. Hic
vero noster quantum potuit id egit, ut creatoris fidem et creaturarum rationem, quam illi
ad impietatem traxerunt, ad pietatem iste converteret.
8
Linterrogativo cos enunciato da M. RIZZI, Ellenismo, in Origene. Dizionario,
a cura di A. MONACI CASTAGNO, Roma 2000, 129-133: si tratta di rispondere al que-
sito se essa [la concezione del cristianesimo] nasca drasticamente segnata dallincon-
tro con la tradizione dellellenismo..., pur se in forma meno ingenua che non in
Clemente, secondo una prospettiva che in ultima analisi rimonta ad Harnack e alla sua
tesi dellellenizzazione, oppure se la fondazione biblica del cristianesimo rappresenti
un fattore tale da permettere, anche ad Alessandria, il trascendimento in larga misura
della tradizione ellenistica (p. 129).
9
Collocandosi in questa linea interpretativa, M. J. EDWARDS, Origen against Plato,
Aldershot 2002, ipotizza che il maestro ebreo di Origene possa essere stato un disce-
polo di Filone: Philos work is not an aberration in Judaism... the Jew in his study
was not a different man from the Jew in the synagogue, and... if the teacher of Origen
was in any sense a disciple of Philo, his pupil may have received an education that
would have flattered a philosopher and satisfied a rabbi (p. 17).
10
Il parallelismo con Filone sottolineato da RUNIA, Origen and Hellenism, secon-
do cui there are striking and important correspondences between Origens attitude
to Hellenism and that of Philo. Both are unreservedly loyal to their religion and,
because these religions are religions of the book, they place their knowledge of Greek
culture and philosophy in the service of scripture (p. 46).
11
Lo aveva peraltro gi segnalato H. CHADWICK, Pensiero cristiano antico e tradi-
VITA DA CRISTIANO 141
zione classica, trad. it. Firenze 1995 (Oxford 1966), esaminando il rapporto fra
Clemente e Filone: sebbene piccole appropriazioni siano frequenti, Clemente non si
limita a elaborare un cristianesimo ellenizzato perfettamente parallelo al giudaismo
ellenizzato di Filone; i suoi problemi di fondo (in particolare fede e logica, libero arbi-
trio e determinismo, e la corretta valutazione dellordine naturale) sono diversi da
quelli di Filone e vengono affrontati da tuttaltra angolazione (p. 51 n. 65). Quanto
allinterpretazione clementina di Rizzi, rimando in particolare alla sua prefazione agli
Stromati (Clemente Alessandrino. Stromati. Note di vera filosofia, Intr. di M. RIZZI, tra-
duzione e note di G. PINI, Milano 2006, XLVII-LI).
12
Per J. OLEARY, Knowledge of God: How Prayer Overcomes Platonism (Contra
Celsum VI-VII), in: G. HEIDLR. SOMOS (ed.), Origeniana Nona. Origen and the
Religious Practice of His Time (= Orig. IX), LeuvenParisWalpole MA 2009, 447-
468, Origen does not express Justins and Clements optimism about the religious
attainments of Greek philosophy, not just because of the factual circumstances in the
Church, as Harnack thinks, but because of the consolidation of a more rigorous bibli-
cal vision (p. 452).
13
Cf. A. LE BOULLUEC, Clment dAlexandrie et la conversion du parler grec, ID.,
in Alexandrie antique et chrtienne: Clment et Origne, dition tablie par C.G.
CONTICELLO, Paris 2006, 63-79: Les trs longs dveloppements sur les emprunts
commis par les Grecs aux critures ou la philosophie barbare, qui exploitent la
thmatique des apologistes antrieurs, chrtiens et juifs, apparaissent comme des con-
cessions faites aux ennemis de la philosophie (ivi, 74). Come osservato da
CHADWICK, Pensiero cristiano antico e tradizione classica, il tema del plagio viene svi-
luppato da Clemente assai pi che da ogni altro scrittore cristiano antico e nel dare a
questa tesi un taglio di polemica antigreca egli segue Taziano piuttosto che Giustino
(p. 50).
14
Origene, Ep. ad Greg. 3: outoi or rioiv oi oao tivo Egvixg r vtrrio
oirtixo yrvvgoovtr vogoto.
15
Sui rapporti con la tradizione egiziana, cf. G. BOSTOCK, Origen, the Son of
Horus, in His Egyptian Milieu. The Influence on Origen of Contemporary Religious
Practice, in Orig. IX, 61-79.
16
CC I, 67: o aoo tm Krom Iouooio m ioo0g ti Egv xoi to Egvmv
araoiorurvo (trad. it. Origene, Contro Celso, a cura di P. RESSA, Brescia 2000, 153).
17
Fr1Cor 12: Ooo or r v g0ixoi trriotro oioooxoio rv oxootoi ioo-
0roi xoi ioaovoi (Origene, Esegesi paolina. I testi frammentari / Exegetica in
Paulum. Excerpta et fragmenta, a cura di F. PIERI, Roma 2009, 76).
18
FrPs 4 = Phil 26, 1: ri xotm u ao tmv ai0ovotg tmv arirxorvoi oi aooi tmv
aiotruovtmv ioo0ou vtr ri tov ari oyo0mv toaov ryoirv ov to Tiv" deivxei
hJmi'n ta; ajgaqav (Origne, Philocalie 21-27: Sur le libre arbitre, Intr., texte, trad. et notes
par . JUNOD, SC 226, Paris 1976, 236).
19
CC VI, 44: O o Eoi mv oior xtm Eoto v xoi rgvixmtrov uao tivmv ovo-
oo0ri Eotovo rtooovorvo ri r ooo mvgv r otiv ovtixri rvo (trad.
RESSA, 470).
20
CIo X, 40, 280-282: Moxoimtrmv or i0mv miov roixrv ri voi to xoou -
rvov oori, rv0o g ximto tg oio0gxg tou xuiou g v, <g > i v outm riam, to
rioyoov r tuyovrv tou 0rou, oi aoxr yryorvoi tm ooxtum outou... To
rvtoi ou o rouri rv tm oori gv, o ar ou orou vgvtoi r gvru ooi xui m oi
rtooovovtr ri Egvioov to Eoimv (trad. Origene, Commento al
142
LORENZO PERRONE
Vangelo di Giovanni, a cura di E. CORSINI, Torino 1968, 445).
21
Si veda specialmente il commento del Padrenostro in Orat XXVII, 7. Cf. anche
FrEph I, 7: To tg euj dokiv a o voo ou ao vu trtirvov rv tg tmv Egvmv ouvg-
0rio voi m ov, mvootoaoigo0oi or u ao tmv rgvruoo vtmv.
22
Dial. 25, 2-6: To ovoo tou 0ovotou am tov oiootrimrv xoi ooo ogoivr-
toi ou xo0 Egvo, o ooo ogoivrtoi xoto tg v 0riov yog v.
23
Prin Praef. Cf. anche CIo XIII, 22, 132: Infatti il termine luce pu essere usato
in due significati, corporeo e spirituale, cio intelligibile oppure, come direbbe la
Scrittura, invisibile o, come direbbero i [filosofi] greci, incorporeo (trad. CORSINI, 487).
24
FrPs 4, 5: Tm rvtoi katanuvghte ioim aoo xi rgoovto to o outr aoo
toi ioxooi tmv Eg vmv xrirvm , outr rv tg ouvg0rio tmv tg Eooi mvg
mrvmv. Origene nota poi che Aquila e Teodozione rendono pi fedelmente con
siwphv sate, ma dichiara di apprezzare particolarmente la resa di Simmaco, perch ad
un tempo rispettosa del testo e pi perspicua: o ar o Euoo hJ sucavsate
rgvruor oorotrov rxti0rrvo to oao tmv gtmv ogourvov. In Orat XXVII,
7 ritroviamo unidentica formulazione riguardo al termine r aiou oio g r i g
ej piouvsion ao ouorvi tm v Egvmv outr tmv oomv mvoootoi outr rv tg tmv
ioimtm v ouvg0rio trtiatoi, o roixr araoo0oi uao tmv ruoyyriotmv.
25
Secondo W. GESSEL, Die Theologie des Gebetes nach De Oratione von
Origenes, Mnchen, 1975, 21-22 (che peraltro si limita a Orat), nonostante la trama
intertestuale delle citazioni, il greco scritturistico non arriva a penetrare la lingua di
Origene.
26
Tra i molti luoghi dei commentari paolini dellAlessandrino mi limito a segna-
lare FrEph II, 35: ooxri oi oom to rg rv oooixio rigo0oi m ao tgv o-
oiv... o or 0rmv oaoxotootgooi to xoto to v to aov mi oooixi o, oxr oi ri g
ioortoi outm tg v ooiv o aoxotooto (Mi pare chiaro che quanto segue sia stato
espresso in modo solecistico, quanto alla costruzione... Chi desidera dunque rico-
struire senza solecismi le parole del brano, consideri se non far violenza al testo ren-
dendo cos la costruzione [trad. PIERI, 293]).
27
FrHb: o ooxtg tg rrm tg ao Eoiou r aiyryorvg raiotog
ou x rri to rv tm oym ioimtixo v tou Aaootoou, oooyg oovto routo v ioimtgv
rivoi tm oym, toutr oti tg oori. Ao rotiv g raiotog ouv0rori tg rrm
rgvixmtro, ao o raiotorvo xi vriv o ormv oiooo oooygooi o v. Hoiv
tr ou oti to vogoto tg raiotog 0ouooio roti, xoi ou oru tro tmv oaooto-
ixmv o ooyourvmv yoo tmv, xoi touto o v ougooi rivoi og0r ao o ao-
ormv tg ovoyvm ori tg oaootoixg (trad. PIERI, 407).
28
Per Clemente si veda Strom. II, 1, 3, 1: rorv or aooxi g og gtr rr-
rtgxr voi gtr gv raitgoruriv r gvi riv i xovov yo og tou to oaoogoymyri v
tg og0rio tou aoou , to or tm ovti iooogo oux ri tgv ymooov, o ri
tgv yvmgv ovg ori tou raoiovto (cf. anche VI, 17, 151, 2-4 con la distinzione fra
ovooto e aoyoto, i primi essendo dei Greci, i secondi dei barbari, cio dei cri-
stiani).
29
Secondo ZAMBON, HAPANOMOE ZHN: La critica di Porfirio ad Origene,
Porfirio critica Origene come sofista; daltra parte, lopposizione fra la genuina pra-
tica della filosofia e un sapere fatto solo di parole e di apparenze viene espressa...
anche nellelogio di Origene (p. 556).
30
Fr1Cor 8: Hoor 0gxr or <tm > ouj polloi; sofoi; to; kata; savrka, riom o ti tm v
oom v ri oi oioooi, xoi oi rv rioi sofoi; kata; savrka oi or xoto avru o xoi
VITA DA CRISTIANO 143
kata; savrka ri oi oooi oi rrioio ovo rrrtgxotr xoi xomaiovtr o ti
aot ouv m og0riov oux o v og0riov (trad. PIERI, 65).
31
Si noti comunque che COs = Phil 8 mette in guardia dalla tentazione di correg-
gere gli errori di grammatica (to oooixoriom rigr vo).
32
Cf. Orat XXVI, 6: ri tgv, i v outm ri am, ou ovoaoigoiv outg , motr gxr ti
aotr rivoi ygv oo aovto yrvro0oi ouovov. Rimando qui al mio contributo preli-
minare: Approximations origniennes: notes pour une enqute lexicale, in EUKARPA.
Euxoao. tudes sur la Bible et ses exgtes, runies par M. LOUBET et D. PRALON, en
hommage Gilles Dorival, Paris 2011, 365-372.
33
RIZZI, Ellenismo, 130. Secondo EDWARDS, Origen against Plato, 12, il maestro
ebreo di Origene sarebbe da ricondurre al giudaismo alessandrino anzich essere
espressione di un fantomatico giudeocristianesimo. Laffermazione non persuade
interamente, dato che non mancano indizi di contatti dellAlessandrino con gli
ambienti rabbinici, sia pure localizzati pi precisamente a Cesarea.
34
Filone, Vita di Mos II, 19-20: Gli Ateniesi rifiutano i costumi e le istituzioni
degli Spartani e questi, vice versa, quelli degli Ateniesi; e, tra i popoli barbari, gli Egizi
non rispettano le leggi degli Sciti o gli Sciti quelle degli Egizi, oppure ancora, per farla
breve, gli abitanti dellAsia non rispettano le leggi dellEuropa n gli Europei quelle
dellAsia. Da Levante a Occidente, su tutta la terra, ogni regione, ogni popolo, ogni
citt ostile alle istituzioni straniere e ritiene di portare maggior rispetto alle proprie
se disprezza quelle degli altri. Non cos la nostra legge, che volge su di s linteresse
dei popoli barbari, Greci, continentali, isolani, dOriente, dOccidente, di tutta la
terra abitata, da una estremit allaltra [ A ou m o rri to grtro aovto yo
rao yrtoi xoi ouvraiotrri, ooou, Egvo, garimto, vgoimto, r0vg to
rm o, to roario, Eumagv, Aoiov, oaooov tg v oixour vgv oao arotmv r ai ar o-
to] (Filone. Vita di Mos, a cura di P. GRAFFIGNA, Milano 1998, 161). Cf. G.G.
STROUMSA, Philosophy of the Barbarians: On Early Christian Ethnological
Representations, in ID., Barbarian Philosophy. The Religious Revolution of Early
Christianity, Tbingen1999, 57-84, p. 62.
35
Prin IV, 1, 1 (GRGEMANNS-KARPP, 670-672): Hriotmv yo o omv voo0rtm v
yryrvgrvmv rv Egoi xoi oooi, xoi oioooxomv ooyoto xotoyyro vtmv
raoyyrorvo tg v og0riov, ou orvo iotogoorv voo0rtgv g ov r aoig ooi
orouvgrvov toi oiaoi r0vroi ari tou aoooroo0oi tou oyou outou ao-
gv tr aoooxrugv tgv rto tg ooxouog oaoorirm oyixg riorvryxorvmv tmv
ari og0rio ioooriv raoyyrorvmv, ouori orouvgtoi tgv voio0rioov
outm og0riov r 0vroi oioooi raoigooi, g rvo r0vou oiooyoi ag0roi...
aooo or Eo xoi ooo g xoto tg v oi xour vgv g mv gmto rri uiou,
xotoiaovto tou aotm ou vo ou xoi voiorvou 0rou, tg tggorm tmv
Mmorm vomv xoi tg o0gtrio tmv Igoou Xiotou o ymv.
36
Sulla politeia dei Giudei in CC si veda M. RIZZI, Problematiche politiche nel
dibattito tra Celso ed Origene, in Discorsi di verit. Paganesimo, giudaismo e cristiane-
simo nel Contro Celso di Origene, a cura di L. PERRONE, Roma 1998, 171-206. Cf.
anche il mio contributo: Die Verfassung der Juden: Das biblische Judentum als politi-
sches Modell in Origenes Contra Celsum, in Zeitschrift fr antikes Christentum 7
(2003) 310-328.
37
Clemente Alessandrino, Strom. VI, 18, 167, 3: Invece la parola del nostro
Maestro non rest nella sola Giudea come la filosofia in Grecia, ma si diffuse per tutto
il mondo abitato [oux rrivrv rv Iouooio ovg, xo0oar rv tg Eo oi g ioooi o,
144
LORENZO PERRONE
ru 0g or ovo aooov tgv oixour vgv], guadagnando a s Greci e barbari di gente in
gente, ogni villaggio, ogni citt, famiglie intere, nonch singoli uditori in privato; per-
fino dei filosofi ne convert non pochi alla verit... (trad. PINI, 723).
38
CC VII, 60: Ooar or ri o <Ho tmv> tou oiyuatioovto g tou ouio ov-
to mrri v uyiroi ooyooiv rourto, Egv tuyovmv, aorvogooto ov o0riv
to tmv oxouoor vmv oiorxtou xoi , m Egvr ovooouoi, ooiriv o-
ov u ar tg Aiyuatimv xoi Eumv rtimorm g Egv rvmv gorv ouvoo0oi g-
oiov ryriv Ai yuatioi xoi Euoi outm g aovoourvg 0rio uoi ou tmv araoi-
oruo0oi voior vmv ovov to Egvmv o o xoi tmv oiam v ouyxotrg tg ioim-
tri o tou ag0ou tmv oxomr vmv, ivo toi ouvg0roiv ou toi goor vg r roi
aoxorogtoi rai oxoooiv to tm v ioimtm v ag 0o ouvorvov r rurou rto tgv
oao yrvor vgv ri ooymygv iotigooo0oi ao to xoi to o0u tro tmv xrx-
urvmv vogotmv rv toi yooi xotoori v (trad. RESSA, 555-556).
39
CC VIII, 37: Arixvutm yo tivo gri oom ovooorv m xoouvtr
outo v rai og0riov, xoi ari0r o0m otgv xo0 gm v tou to rigxrvoi to v Kroov <o >
rioto o ti oi aooi tmv Xiotiovmv ouor toi rv toi 0rioi yooi xrirvoi
ovoooi xoi trtoyrvoi rai tou o oi rv Egvr rgvixoi oi or Pmoioi
moixoi, xoi outm rxooto xoto tgv routou oio rxtov rurtoi tm 0rm xoi uvri
outo v m ouvotoi xoi o aoog oiorxtou xu io tm v oao aoog oior xtou ru o-
rvmv oxou ri m io, iv outm o voo om, mvg tg xoto to ogoivorvo oxoumv,
ogourvg rx tmv aoixi mv oiorxtmv. Ou yo rotiv o rai aooi 0ro ri ti tmv
xrxgmrvmv oiorxtov tivo o oov g rgvo xoi gxrti to oiao raioto-
rvmv g gxrti tm v r v ooi oior xtoi ryo vtmv ovtiriv (trad. RESSA, 592-
593).
40
EpGr 1 = Phil 13, 1: ouvotoi ou v g ruui o oou Pmoimv or voixo v aoig ooi
trriov xoi Egvixov tivo ioooov tmv voiorvmv royimv oir ormv. o
rym tg aoog tg ruuio ouvori oou rouogv xotogooo0oi or, trixm rv
ri iotiovioov, aoigtixm or. Aio tou t o v ru ogv aooori v or xoi iooo-
io Egvmv to oiovri ri iotiovioov ouvorvo yrvro0oi ryxuxio o0goto
g aoaoioruoto, xoi to oao yrmrtio xoi ootovoio goio roorvo ri tgv
tm v irm v yom v oig ygoiv i v oar ooi iooomv aoior ari yrmrtio xoi
ouoixg , yootixg tr xoi gtoixg xoi ootovoi o m ouvri0mv ioooio,
tou 0 g ri riamrv xoi ari outg ioooi o ao iotiovioov. Sul concorso
degli ryxuxio o0goto per la filosofia e di questa per la ooi o xtgoi si veda
anche Clemente, Strom. I, 5, 30, 1.
41
EpGr 3 = Phil 13, 3: xo ym or tg ario o0m v riaoi ov ooi, o ti oaovio rv
o to goio tg Aiyuatou omv xoi rr0mv tou tg xoi xotooxruo oo to ao
tg v otri ov tou 0rou .
42
Sul rapporto di Origene con la retorica si veda A. LE BOULLUEC, Retorica, in
Origene. Dizionario, 406-409; A. VILLANI, Origenes als Schriftsteller: ein Beitrag zu sei-
ner Verwendung von Prosopopoiie, mit einigen Beobachtungen ber die prosopologische
Exegese, in Adamantius 14 (2008) 130-150. Un apprezzamento esplicito degli sche-
mi retorici figura in HEz VII, 2: Respice virtutes animae, quae si insitae sint a Deo, vide
pulchritudinem eius, inventionem, dispositionem, elocutionem, memoriam, pronuntia-
tionem, cuius sit ingenii, quomodo primum intelligat, deinde intellecta diiudicet, ut inci-
tetur ad sensus, ut menti sensa commodet, quos habeat impetus, quos cogitatus de Deo.
Si veda inoltre HGn XIII, 3: Sed et si qui eorum me nunc audiat disputantem, qui sae-
culares litteras novit, dicit fortassis: nostra sunt ista quae dicis, et nostrae artis eruditio
VITA DA CRISTIANO 145
est; haec ipsa qua disputas et doces nostra eloquentia est. Un certo riconoscimento della
retorica, diversamente dalla poesia, sembra emergere anche da Fr1Cor 9, dato che
questultima rientra senzaltro fra i o0goto delle potenze invisibili: Koi riaoii o
o v oti aoigtixg sofiv a ejsti; tou' aijw'no" touvtou, to o or xoi g gtoixg ... ou tg v tou'
aijw'no" touvtou ryorv outr yo oio aoigotmv g oio tivo toioutg trvg.
43
G. DORIVAL, Lapport dOrigne pour la connaissance de la philosophie grecque,
in R. J. DALY (ed.), Origeniana Quinta, Leuven 1992, 189-216 offre un quadro sinteti-
co della cultura greca di Origene attraverso CC ed altri scritti: Sa culture littraire
frappe le lecteur du CC: il cite Archiloque, Callimaque, Euripide (plus dune demi-
douzaine de fois), Hsiode (six citations), Homre (quarante-cinq citations), Pindare
(en fait cit par Celse). Sa culture historique se manifeste dans les citations quil donne
du pseudo-Hcate (il connat la discussion sur lauthenticit de cet auteur),
Hraclide, Herennius Philon (alias Philon de Biblos), Hrodote (vint-cinq citations),
Flavius Josphe (quatre rfrences), Phlgon de Tralles (trois citations), peut-tre
Thucydide (une citation). Origne montre sa culture scientifique quand il se rfre
aux physiognomistes (CC I, 33) et au Connaisseur de pierre de Xnocrate dphse
(Scholies sur les Psaumes 118, 127) et surtout quand il est le premier utiliser, dans le
contexte de la polmique antiastrologique, la loi de la prcession des quinoxes (CGn
III 13 [SC 226. 191-193]) (p. 214 n. 159). LA. ha ripreso il tema in un contributo in
corso di stampa: Origne et les savoirs antiques. Cf. anche A. SCOTT, Origen and the
Life of the Stars. A History of an Idea, Oxford 1991.
44
HGn VI, 2 (Origene, Omelie sulla Genesi, a cura di M. SIMONETTI, trad. di M.
I. DANIELI, Roma 2002, 193).
45
HGn XIV, 3: Si meministis quomodo in superioribus diximus de Abimelech quia
personam teneat studiosorum et sapientum saeculi, qui per eruditionem philosophiae
multa etiam ex veritate comprehenderint, intellegere potestis quomodo hic cum Isaac,
qui verbi Dei quod in lege est tenet figuram, neque in dissensione semper potest esse
neque semper in pace. Philosophia enim neque in omnibus legi Dei contraria est neque
in omnibus consona. Multi enim philosophorum unum esse Deum, qui cuncta creaverit,
scribunt. In hoc consentiunt legi Dei. Aliquanti etiam hoc addiderunt quod Deus cuncta
per verbum suum et fecerit et regat et verbum Dei sit, quo cuncta moderentur. In hoc non
solum legi sed evangeliis consona scribunt. Moralis vero et physica quae dicitur philo-
sophia paene omnis quae nostra sunt sentit. Dissidet vero a nobis, cum Deo dicit esse
materiam coaeternam. Dissidet, cum negat Deum curare mortalia, sed providentiam eius
supra lunaris globi spatia cohiberi. Dissident a nobis, cum vitas nascentium stellarum
cursibus pendunt. Dissident, cum perpetuum motum dicunt hunc mundum et nullo fine
claudendum. Sed et alia plurima sunt, in quibus nobiscum vel dissident vel concordant
(trad. DANIELI, 349-351).
46
Fr1Cor 11: O gxrti xoto ooxo ariaotm v oo xoto avru o xoi o ri tg
rairrio ou <m>v outo xoi ovomaum v to oioo tou Orou rai ariov, r outm
xotooxruori to yrvro0oi avruotixo yrvorvo or ixovo roti ovoxivriv ta;
pavnta, to Egvmv, to oo mv, to oom v, to ovogtmv outo v or ouori ouvotoi
ovoxi voi oio to ryr0o tg oiovoi o ou tou xoi <tm v> oiooyiomv outou .
47
Sul dibattito filosofico-teologico si veda in particolare M. C. BARTOLOMEI,
Ellenizzazione del cristianesimo. Linee di critica filosofica e teologica per una interpre-
tazione del problema storico, LAquila 1984.
48
Pur riconoscendo la centralit della visuale biblica in Origene, OLEARY,
Knowledge of God: How Prayer Overcomes Platonism (Contra Celsum VI-VII), osser-
146
LORENZO PERRONE
va: Origens conscious appropriation of Greek philosophical ideas for the purpose of
exegesis, imaged by the Israelites looting of Egyptian gold (Philocalia XIII, 1-2) does
not exhaust his indebtness to Greek philosophy. His habitual thinking in Platonist
patterns is almost unconscious, the commonsense grammar of his mental universe,
and it is chiefly here that his reading of Scripture is cast in a metaphysical mould (p.
455).
49
Oltre a Prin I Praef. 5, fa parte dei principali articoli di fede anche in CIo
XXXII, 16, 187-193: In primo luogo devi credere che c un solo Dio, che ha creato,
ordinato e fatto esistere tutte le cose dal non essere (Erma, Mand. I, 1). Si deve poi cre-
dere che Ges Cristo Signore, e credere a tutta quanta la verit relativa alla sua divi-
nit e alla sua umanit. Si deve credere anche nello Spirito santo; credere che siamo
dotati di libero arbitrio (outrouoioi) e quindi saremo puniti per i peccati commessi
e onorati per le nostre buone azioni... (trad. CORSINI, 771).
50
DORIVAL, Lapport dOrigne pour la connaissance de la philosophie grecque, sot-
tolinea la combinazione stoico-platonica: la thorie dOrigne sur le libre-arbitre
contient des lments stociens, notamment lide que la libert consiste dans le pou-
voir de ragir aux reprsentations ou la distinction entre les causes principales et les
causes auxiliaires. Mais Origne combine ces lments des apports dorigine plato-
nicienne, notamment lide de choix antrieur, lide de causes plus anciennes (p.
196).
51
Ne ho trattato pi approfonditamente nella voce Libero arbitrio, in Origene.
Dizionario, a cura di A. MONACI CASTAGNO, Roma 2000, 237-243.
52
Come rilevato, fra gli altri, da E. SCHOCKENHOFF, Origenes und Plotin. Zwei
unterschiedliche Denkwege am Ausgang der Antike, in R. J. DALY (ed.), Origeniana
Quinta, Leuven 1992, 284-295, die Frage, ob das gegenwrtige Leben der Freiheit
und Gestaltungsverantwortung des Menschen aufgetragen ist, benennt die
Scheidelinie, die das christliche Freiheitsdenken des Origenes nicht nur von der gno-
stischen Erlsungssehnsucht, sondern auch von der philosophischen Mystik Plotins
trennt (p. 287).
53
Nellacuta ricostruzione proposta da M. RIZZI, Il fondamento epistemologico
della mistica in Clemente Alessandrino, in L. F. PIZZOLATO - M. RIZZI (ed.), Origene
maestro di vita spirituale, Milano 2001, 91-122, fondandosi sulla fede, il cristiano vive
nella speranza, e il suo tr o, fine e perfezione, al tempo stesso, lo yoag. Si tratta di
un programma contemporaneamente epistemologico, perch il fine ultimo ne la
visione di Dio, in cui per la 0rmio platonica risulta sagomata entro il contesto cri-
stiano dellooimoi per o yoag al Logos, e di vita spirituale, di progressione nelle virt
paoline, in cui alla pienezza della contemplazione corrisponde la pienezza delle virt
e il loro assorbimento nello yoag divina (p. 101).
54
Cf. il mio contributo Christianity as Practice in Origens Contra Celsum, in
Orig. IX, 293-317.
55
OLEARY, Knowledge of God: How Prayer Overcomes Platonism (Contra Celsum
VI-VII), 450: Origens account of Christian praxis derives principally from Paul and
Plato.
VITA DA CRISTIANO 147

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