2010 ISLL - ITALIAN SOCIETY FOR LAW AND LITERATURE
ISSN 2035 - 553X
CINEMA E DIRITTO *
Umberto Breccia
1. Il grande film del diritto Angelo Falzea, decano ultranovantenne dei giuristi italiani che insegnano il diritto civile, venne in questaula da Messina per inaugurare lanno accademico e invit tutti i presenti, primi fra tutti gli studenti che lascoltavano assorti, ad aprire insieme, con animo fiduciosamente esplorativo, il grande libro del diritto. Gli organizzatori di questo bel ciclo di letture, in continuit con il titolo che Alessandro Pizzorusso volle dare alla sua gi tanto memorabile iniziativa (il titolo era, come sappiamo, Cultura giuridica e cultura senza aggettivi), ci invitano, a loro volta, con felice intuito, ad assistere insieme, non soltanto metaforicamente, al grande film del diritto. In un vecchio e glorioso manuale dei primi decenni del ventesimo secolo su cui studi la grande maggioranza degli studenti di giurisprudenza, fra i quali Angelo Falzea e il suo coetaneo Ugo Natoli che mi fu maestro (il manuale di Istituzioni di diritto civile di Roberto De Ruggiero), si faceva ricorso, forse non a caso e fin dalle prime pagine, a unimmagine che ai nostri giorni potrebbe definirsi filmica. Si alludeva, infatti, alla presenza della forma del diritto nellapparente informe vita. Si pensi scrisse Roberto De Ruggiero al viandante che raccoglie le conchiglie sulla spiaggia del mare o alla povera giovinetta che, allangolo della via, offre scatole di fiammiferi ai passanti. Sono attori che compiono gesti quotidiani, ai quali davvero l per l non
* Relazione introduttiva al ciclo cinematografico su Cittadini e migranti, svolto presso lUniversit di Pisa, il cui programma completo pu essere consultato sul sito dellAteneo, allindirizzo http://www.unipi.it/ateneo/comunica/eventi/cittmigr.htm_cvt.htm. LAutore Professore Ordinario di Diritto Privato nella Facolt di Giurisprudenza.
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2 pensiamo in chiave giuridica; eppure quei gesti hanno un senso anche nellorbita del diritto civile (lacquisto della propriet della cosa di nessuno; il piccolo contratto di vendita). Aprire il grande film del diritto significa, dunque, ripensare alle immagini della vita: non soltanto alla vita in s, ma alla vita che compresa, quando sia necessario, nel cono di luce e nel cono dombra del diritto, senza mai trascurare quella problematicit e quella conflittualit che la conoscenza giuridica, con il suo apparato di argomentazioni tramandate, dovrebbe pur sempre contribuire a dissipare o a comporre. Losservazione della vita, e la visione delle immagini cinematografiche che la vita reinventano, fino a cogliere nella finzione artistica una verit che trascende la stessa realt riprodotta, dispiega davanti a noi un ricco materiale che formato da innumerevoli sequenze per lintero arco di oltre un secolo di storia del cinema, fin da quel treno dei Fratelli Lumire che, ben prima di Avatar, nel 1895, parve uscire dallo schermo e irrompere nella sala, facendo fuggire alcuni spettatori terrorizzati 1 .
2. Problemi della vita nel film e problemi giuridici La domanda fondamentale, a questo punto, : come dobbiamo disporci, da giuristi, alla visione? Quale il nesso che d un apporto cognitivo non generico al nostro pensiero critico del diritto e sul diritto? Il diritto, infatti, certamente nella vita, ed certamente nei film. Non , tuttavia, la vita. E non i film. Per tentare di avviare una qualche possibile risposta, necessario fare un passo ulteriore, di ordine selettivo, che gi gli organizzatori sagaci di questo ciclo di letture, per parte loro, hanno compiuto con grande intelligenza e con rara competenza: da veri cinphiles. Si tratta di trovare una corrispondenza fra un tipo di problema dellesistenza umana e della convivenza sociale e un tipo di problema il quale investa radicalmente, in forma ben visibile e nitida, larea giuridica: che cerchi e trovi, insomma, anche e soprattutto nellorbita del diritto, una modalit (per quanto ardua, parziale e spesso, anzi, fallimentare) di possibile e argomentata soluzione. Nel conflitto esistenziale e sociale a cui il film allude, il coinvolgimento emotivo devessere unito, con riguardo alle sequenze scelte, a un incremento della nostra percezione del ruolo peculiare del diritto. Saremo in tal modo subito consapevoli, vero, del limite che al diritto connaturato, ma ci libereremo al tempo stesso da quei pregiudizi, apologetici o demoniaci, che
1 Quel poco di morale che maiuta a vivere lho imparata al cinematografo. E nelle pellicole che ho visto trionfare lamore, la giustizia e sprofondare liniquit, premiare il Buono e proteggere la Vedova. Ma questo sarebbe assai poco se non avessi anche visto la vita assumere un ordine formale, strettamente imbrigliata dalle leggi drammatiche. E dunque sullo schermo che la vera vita si svolge, azioni e reazioni si spiegano in ombre e luci e le filosofie si illuminano in ottimi esempi e tutto si svolge come in un sogno prestabilito (Ennio Flaiano). Possiamo intendere il riferimento alle filosofie che si illuminano in ottimi esempi in modo da comprendervi anche i riferimenti al pensiero critico del diritto e sul diritto: nel senso di una via ausiliaria e concorrente, per coloro che si formano una cultura giuridica, ai problemi del diritto e al linguaggio che li formula e ne argomenta le soluzioni. La citazione dellinedito di Ennio Flaiano tratta da E. Monreale, Sceneggiatore con laria del cronista, in Il Sole-24 ore, n. 65, 7 marzo 2010, p. 36. ISLL Papers - Essays
3 siano in tutto dipendenti, in maniera pi o meno caricaturale o grottesca, dallinsufficiente riflessione sulle strutture e sui meccanismi (nobili o miseri, a seconda dei punti di vista), i quali pur sempre dovrebbero contribuire a rendere meno isolata e astrusa lesperienza del diritto.
3. Luoghi filmici del viaggio e della frontiera a confronto con i meccanismi giuridici dellesclusione e dellinclusione Largomento che stato da voi proposto questanno la condizione giuridica dei migranti davvero parla da solo, nellet contemporanea, con lintensit di unevidenza immediata. Il Roberto De Ruggiero dei giorni nostri che, come docente di diritto civile, si rivolgesse nel terzo millennio agli studenti del primo anno di corso non avrebbe bisogno dinvitarci a riflettere sul significato giuridico della povera fiammiferaia allangolo della via. I problemi umani e sociali dellimmigrazione di massa e la gravit delle loro ripercussioni nella sfera del diritto si sono clamorosamente imposti, ormai, per forza propria e hanno acquistato unattualit universale. Proprio per questo motivo, deve approvarsi lidea di aver aperto lintero ciclo con un film che di quel problema rievoca le origini drammatiche, gi nel tessuto della storia nazionale, quando a emigrare erano i minatori siciliani rimasti privi di lavoro. Qui dobbiamo chiederci, in particolare, quale sia laspetto critico e conoscitivo che nelle opere del ciclo pu influire sulla riflessione di chi cerchi di perfezionare la sua sensibilit al diritto e la sua formazione di giurista, in maniera indipendente dalle competenze e dagli sbocchi professionali che ciascuno di noi abbia in mente. A mio parere, i problemi della migrazione e della cittadinanza sono inseparabili, in questo film davvio, vuoi da due fra le strutture che pi sono ricorrenti in molte opere cinematografiche vuoi, in maniera corrispondente, da uno dei nodi fondamentali del pensiero giuridico. La prima struttura ricorrente formata dalle sequenze e dagli sguardi filmici multipli, comprensivi di voci, canti e suoni; e si riassume nel motivo, o nellimmagine-mito, del viaggio verso un oltre che ha contorni spesso magici e onirici. Fin dai titoli di testa del film che vedremo fra breve, risuonano le note struggenti accompagnate dalla voce dei minatori siciliani e dal suono della chitarra, della ballata Vitti na crozza: c nu giardinu ammezzu di lu mari/ tuttu ntssutu di aranci e ciuri/ tutti li acceddi ci vannu a cantari/ puru i sireni ci fannu allamuri. La seconda struttura ricorrente formata dalle sequenze e dagli sguardi filmici multipli che si riassumono nel motivo, o nellimmagine-mito, della frontiera, attraente e ostile. Si tratta di sguardi che si perdono, in realt, verso spazi senza confini, poich il segno delle frontiere impresso solamente sulle carte geografiche, non gi nel paesaggio che avvolge i migranti fra le Alpi innevate. Si sente alla fine del film, fuori campo, la voce del regista. Quass, dove la solitudine grande, gli uomini sono meno soli ( ). Per quanto si percorrano i mari, per quanto si cerchi e si frughi lungo il corso ISLL Papers - Essays
4 dei fiumi e lungo il crinale delle montagne, non ci sono confini su questa terra ( ) (Il cammino della speranza, Pietro Germi, 1950). Al viaggio e alla frontiera, quali strutture filmiche, corrisponde, come si premesso, uno dei nodi fondamentali del pensiero giuridico nellintero arco della sua storia, ossia il grande tema di quel che incluso e di quel che escluso dal diritto. Anche fra i giuristi, ricorre costantemente, infatti, la metafora notissima della frontiera (anzi: delle frontiere: antiche e nuove; anguste e alte). Le meno remote ricerche sociologiche non esitano tuttavia a parlarci come si legge in un saggio recentissimo e subito famoso di un diritto sconfinato, secondo una formula che sembra ormai prevalere su quella sicuramente pi nota, ma pure pi abusata, della globalizzazione. I film sui migranti acuiscono il nostro pensiero intelligente sul diritto, poich ci invitano a sentire per intero che, in realt, le inclusioni e le esclusioni giuridiche continuano, da sempre, a riproporsi. La speranza del giardinu, ove pure i sireni ci fannu allamuri, ha il suono di una ballata antica e triste: una ballata che preme bens sui fallimenti del diritto, ma che purtroppo non stata ancora in grado di riscattarci pienamente, cos come non furono in grado di risolvere i problemi le parole del finale fuori campo, sebbene si concludessero nel senso che non ci sono confini su questa terra (e non mancarono in tal senso le critiche rivolte alla debole forza filmica di una tale superfetazione retorica, che era insidiata da un contenuto troppo letterario). Sta di fatto che i film ci fanno pensare al diritto alla debolezza e alla forza delle sue forme necessarie e imperfette anche in altre possibili direzioni: che strettamente restano comunque avvinte al grande tema centrale dei confini, con tutto il peso dei relativi meccanismi preclusivi. 4. Tipi di problemi, di conflitti, di riflessioni giuridiche A questo punto si apre una linea di ricerca nuova: che al tempo stesso liberamente aperta allapporto di tutti. Anchio, sebbene non abbia avuto il tempo di pensarci a lungo, credo di avere una sorta di estesa e duttile antologia personale, quanto mai arbitraria. Si potrebbe cos ravvivare, con il contributo di ciascuno, il dialogo che avete avuto il merito di avviare qui. Potrete farlo nel quadro di seminari semestrali pluriarticolati, ben oltre gli stretti steccati dei singoli insegnamenti. Fra i nuclei filmici selettivi che chiamerei sguardi multipli quali possono accendere, o riaccendere, le idee sul diritto (con riguardo allintelligenza critica non superficiale dei suoi peculiari congegni, pi o meno deludenti, delle sue vittorie e dei suoi scacchi), mi limito a indicare, ma soltanto per rompere il ghiaccio, quelli che seguono. 1. Lassurdo dellimputazione giuridica, oltre che morale, quando sia inaccessibile e non trasparente (Il processo di Orson Welles, 1962). ISLL Papers - Essays
5 2. Il conflitto tra la violenza illegale e la legalizzazione della violenza (lepisodio Non uccidere e limpiccagione di Stato dal Decalogo, 5 di Krzysztof Kieslowski, 1987). 3. La molteplicit delle versione dei fatti e lunicit necessaria della verit giuridica (Rashomon di Akira Kurosawa, 1950). 4. Lantitesi fra la ritualit criminale e la ritualit legale (M-Mostro di Dusseldorf di Fritz Lang, 1931; un film che un civilista famoso, Natalino Irti, Societ civile. Elementi per unanalisi di diritto privato, Milano, 1992, 73 ss., ha richiamato al fine di segnalare il conflitto fra sistemi di regole, i quali pretendano dessere ciascuno vincolante ed esclusivo nel proprio ambito di riferimento). 5. Il confronto, temporale e spaziale, fra il legame comunitario tradizionale nel villaggio rurale e lemancipazione individuale nel diritto della citt della Cina contemporanea (La storia di Qiu Ju di Zhang Yimou, 1992). 6. Le vie diverse verso la giustizia nei sistemi di civil law e di common law (Erin Brockovich di Steven Sodebergh, 2000). 7. Lincondizionata tutela dei diritti fondamentali oltre la partizione storica fra diritto privato e diritto pubblico (Il caso Winslow di David Mamet, 1999). 8. Le identit ufficiali e le identit false (Come tu mi vuoi di George Fritzmaurice, 1933, con Greta Garbo; Uno scandalo per bene di Pasquale Festa Campanile, 1984, sul famoso caso Bruneri-Canella). 9. Il contraddittorio processuale e le sue manipolazioni, antiche e moderne: a. Le cacce alle streghe (La passione di Giovanna dArco di Carl Theodor Dreyer, 1928; Processo a Giovanna dArco di Robert Bresson,1962; Gostanza da Libbiano di Paolo Benvenuti, 2000; Good night, and Good luck di George Clooney, 2005); b. Lo scontro fra laccertamento della verit e la chiusura preclusiva di un meccanismo legale di garanzia, quale il principio del ne bis in idem (Il caso Thomas Crawford di Gregory Hoblit, 2007); 10. I confini della vita umana nella tensione con il limite del diritto e delletica (Million Dollar Baby di Clint Eastwood, 2004).
Questi nuclei filmici selettivi si riunificano nella cornice dellinclusione-esclusione giuridica quale filo rosso dellintero anno di letture intorno al grande tema jheringhiano della lotta per il diritto: un tema che devessere riformulato in et contemporanea quale lotta per i diritti (R. von Jhering, Lo scopo del diritto [1872], trad. it., Bari, 1960, 96 ss.). un motivo conduttore che presente da sempre, in maniera implicita, in tutti i film, fin da quel remoto film del 1895 che si limita a mostrare luscita degli operai dalla fabbrica Lumire, ma che forse si ISLL Papers - Essays
6 manifesta, in alcuni di quelli che qui ho rammentato, in maniera che ben potrebbe dirsi esemplare (si pensi a La storia di Qiu Ju, secondo gli spunti di un giurista colto e sensibile qual Stefano Rodot, La vita e le regole. Tra diritto e non diritto, Milano, 2006, p. 45 s.; e, ancora, a Erin Brockovich, con lesemplare descrizione delle class actions, oppure a Il caso Winslow, con laffermazione del primato dei diritti fondamentali della persona sul privilegio della Corona inglese). La lotta per i diritti, oltre la zona contestata dellesclusione, esalta, inoltre, i ruoli degli attori (chi ha il potere; chi ne privo; chi avvocato; chi giudica; e gli esempi si moltiplicano: dal giurato del film, di Sidney Lumet, La parola ai giurati, 1957, al vecchio e grande avvocato che fu impersonato da Charles Laughton nel Testimone di accusa, di Billy Wilder, 1957). In un solo caso, il riferimento al ruolo coinvolge anche il professore universitario di diritto: il film Luomo privato, di Emidio Greco (2007), in cui un affascinante giovane docente assai improbabile, a detta delle colleghe giuriste, per via della sua davvero insolita avvenenza (Tommaso Ragno) scandisce, nellAula Magna Nuova del Palazzo della Sapienza di Pisa, le parole che invitano gli studenti ad avventurarsi nel viaggio bizzarro in cui arte, vita e diritto sintrecciano in maniera spesso deformata o fraintesa.
5. Provocazioni filmiche e indipendenza non superficiale del pensiero giuridico Quando il film trova la sua forma pi espressiva proprio nel confronto non superficiale con un problema che anche giuridico, la formazione di chi studia il diritto non soltanto sollecitata in termini emotivi, ovvero nei modi di una generale passione civile, ma si arricchisce per la via di unintelligenza approfondita e indipendente dei termini di un conflitto. I migranti del ciclo di questanno cos si uniscono, idealmente, a tutti coloro che sono relegati ai margini della convivenza sociale. C infatti qualcosa, non sempre e non da tutti avvertita, la quale ha consentito di riannodare, nel corso della storia del cinema, i tanti, e disparati, sguardi dei film al tema del rifiuto di chi rivendichi diritti privi di effettivit. Questo tessuto comune tende ormai a frammentarsi. Ci fu un tempo il tempo di quel capolavoro assoluto che fu Umberto D. di Vittorio De Sica, 1952 nel quale il vecchio professore universitario, in solitudine, che fatica a vivere con la sua misera pensione, si astiene dal suicidio, per non abbandonare il cane. In quel film la condizione umana e lemarginazione sociale erano strettamente unite: ogni ingiustizia trovava un sostrato generale e indiviso e gli emarginati erano fraterni. Ci domandiamo se tutto si sia perduto di quello sguardo lucido e crudele, ma privo di chiusure anguste. Chi ha proposto queste letture di parole e di immagini ha avuto il coraggio di riproporre proprio quel nuovo cammino insieme che d il titolo al film di esordio. ISLL Papers - Essays
7 Certo che i bei film, e il vero diritto, richiamandosi a vicenda, ci invitano a pensare con la nostra testa, anche in tempi di modelli precostituiti di ragionamento, anzi di modelli di non- ragionamento; e ci aiutano a resistere alle tentazioni della dispersione e della superficialit: dalle quali soprattutto deve guardarsi chi scelga il mestiere, non sempre comodo, di giurista; e non voglia disperdere il patrimonio intellettuale che la vera conoscenza del diritto custodisce e alimenta 2 .
Universit di Pisa ubreccia@jus.unipi.it
2 Queste brevissime considerazioni, come ben si pu subito notare, sono solamente spunti del tutto occasionali; e, come tali, sono privi di una documentazione ancorch minima. Possono tuttavia avere almeno un senso: presuppongono che la riflessione sui rapporti fra il cinema e il diritto prosegua e si incrementi con il contributo di tutti coloro che condividano sia lidea secondo cui lampliamento dellorizzonte culturale e artistico costituisca una parte integrante della conoscenza giuridica (non soltanto con riguardo, dunque, ai gi collaudati studi di Law and Literature), sia lidea secondo cui lesplorazione del nesso (mai del tutto generico, o a senso unico) fra la provocazione dei fatti e i tentativi di risposta del diritto rafforzi lindipendenza del pensiero e la formazione critica dei giuristi, in un costante confronto dialettico con gli altri linguaggi artistici e scientifici, sebbene si tratti di linguaggi che hanno, a loro volta, forze espressive e finalit cognitive inconfondibili.