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“Gli è tutto sbagliato, tutto da rifare”, diceva Bartali.

Egregio Direttore,
seguo le vicende della nostra comunità attraverso il suo giornale, che è l’unico, oltre che il più
tempestivo, mezzo di informazione sui fatti locali.
Dalla metà del mese di settembre, in corrispondenza della ripresa dell’attività dopo le ferie
estive, il suo giornale, con puntualità, ha riferito sui lavori del Consiglio Comunale, specialmente
di quelli relativi all’adozione dello Statuto (anche se sarebbe stato meglio, come previsto dalla
legge, semplicemente, adeguare lo Statuto vigente).
È così che ho appeso che il Consiglio Comunale di Scordia ha diminuito da sei a quattro gli
assessori municipali, ha abolito la figura del Difensore Civico, ha stabilito l’incompatibilità tra la
funzione di Segretario Generale e quella Direttore Generale, ecc..
Dal tenore dei suoi articoli, ero convinto, indipendentemente dal giudizio sulle scelte operate
(non conosco, se esistono, motivazioni ufficiali, anche se sembra certo che dette scelte sono state
strumentali: l’incompatibilità tra Segretario Generale e Direttore Generale sarebbe stata influenzata
dall’esperienza raccolta durante i mesi in cui i due ruoli sono stati ricoperti dall’ultimo segretario
comunale; l’abolizione del difensore civico, piuttosto che a seguito di un giudizio sulla funzione,
sembrerebbe dettata dalla comoda fuga dai “doveri” di maggioranza in occasione della nomina
del nuovo difensore civico), che quanto riferito corrispondesse alla realtà e cioè che lo statuto
comunale fosse stato approvato con la maggioranza richiesta e secondo il procedimento dettato
dalla legge per l’adozione degli statuti comunali.
Non ho potuto fare a meno, però, di accertarlo personalmente quando ho letto sul sito di
Scordia Democratica l’articolo in primo piano “Il lungo braccio di ferro nel centrodestra. Sindaco
senza maggioranza o maggioranza senza sindaco?” dell’ex sindaco Salvatore Agnello, oggi
consigliere comunale del PD.
In questo articolo, all’inizio del capoverso dedicato all’irresponsabilità della maggioranza
consiliare circa la deliberazione sulla salvaguardia degli equilibri del bilancio 2009, ho letto “Chiuso
il capitolo Statuto (manca ancora il voto finale qualificato di 14 consiglieri, in due separate votazioni……:”).
Quindi non un atto di sfiducia nei suoi confronti, ma leggere da un consigliere comunale,
esperto e navigato, “manca ancora il voto finale qualificato di 14 consiglieri, in due separate
votazioni", mi ha indotto a ritenere che qualcosa non fosse al posto giusto. Sia perché, secondo la
sua cronaca dei lavori consiliari dovevo ritenere che l’articolato dello statuto avesse conseguito la
maggioranza richiesta (sicuramente Ella avrà fatto riferimento alla proclamazione del risultato
della votazione da parte del Presidente del Consiglio Comunale), sia perché l’ipotesi di due
votazioni finali qualificate dal voto favorevole di 14 consiglieri, oltre che inquietante, è una vera e
propria sciocchezza.
Ho perciò chiesto notizie presso la Segreteria Comunale. Qui ho appreso che lo Statuto è stato
votato dal consiglio comunale articolo per articolo ed è stato sottoposto a votazione finale; che solo
alcuni articoli hanno riportato il numero di voti richiesto per l’approvazione in prima “lettura” (14
voti, pari ai 2/3 dei consiglieri assegnati al comune), mentre gli altri non sono stati approvati per
non aver conseguito la votazione richiesta e che la votazione finale sull’intero articolato,
comprensiva degli articoli approvati e di quelli non approvati, non ha riportato la maggioranza
richiesta, che, di conseguenza lo statuto non è stato approvato. Ho appreso, infine, che presto,
entro un mese, si avranno le due votazioni previste dalla legge, che se condotte secondo quanto sin
qui accaduto (articolo per articolo e votazione finale) consumeranno inutilmente tempo e gettoni di
presenza. Insomma, con la votazione finale il consiglio ha “ritrattato” quanto aveva fatto in tutte le
sedute di “votazione” articolo per articolo dello statuto: perlomeno riguardo agli articoli che aveva
approvato, che, viceversa, nella votazione finale ha bocciato.
Altro che chiuso il capitolo Statuto. Il Consiglio ha consumato un pasticcio da dilettanti: senza
nemmeno leggere quanto dispone il regolamento comunale sui lavori consiliari circa l’adozione di
atti articolari, ha applicato un criterio di votazione, per così dire, di buon senso: dato che lo Statuto
è un atto articolato, lo votiamo articolo per articolo e lo sottoponiamo a votazione finale, magari
con l’eco all’orecchio di qualche notizia sentita alla radio su lavori parlamentari. Come se la
votazione articolo per articolo e la votazione finale di un testo normativo fosse regola unica valida
per tutti gli organi quando si votano atti normativi.
Il capitolo Statuto è più che mai aperto. Gliene dico le ragioni, sperando di essere chiaro,
avvertendoLa che la presente, lungi dall’essere un rimprovero nei suoi confronti, nella vicenda
vuol essere, invece, un modesto contributo (pare che scrivendo pubblicamente si ha speranza di
essere ascoltati, anche se chi scrive non si crede affatto: in una lettera all’ex sindaco Salvatore
Agnello, ospitata dal sito di Scordia Democratica, ha pubblicamente adombrato ed argomentato il
conflitto di interessi in capo al Sindaco in carica, nell’assoluta indifferenza).
Ebbene. Nel nostro ordinamento giuridico non vi è una regola generale per la votazione di atti
normativi da parte di organi a ciò deputati. La Camera dei Deputati, il Senato, l’Assemblea
Regionale Siciliana, le province i comuni hanno ognuno regole proprie. La votazione articolo per
articolo e la votazione finale di un atto normativo non è una regola generale: essa, per esempio, è
prevista dal Regolamento della Camera solo per i progetti di legge restituiti dal Presidente della
Repubblica, ai sensi dell’art. 74 della costituzione, per una nuova deliberazione su un disegno di
legge già deliberato, non già per tutti i disegni di legge.
La disciplina di approvazione dello statuto comunale è, invece, contenuta all’art. 4 della legge
n. 142/1990 recepito con modifiche dall'art. 1, comma 1, lett. a), della legge regionale n. 48/1991 e
modificato con l’art. 1 della legge regionale n. 30/2000, che prevede:
1. I comuni e le province adottano il proprio statuto.
2. Lo statuto, nell'ambito dei principi fissati dalla legge, stabilisce le norme fondamentali
dell'organizzazione dell'ente e, in particolare, specifica le attribuzioni degli organi, le forme di garanzia e di
partecipazione delle minoranze, prevedendo l'attribuzione alle stesse della presidenza delle commissioni
consiliari aventi funzioni di controllo e di garanzia, ove costituite. Lo statuto stabilisce altresì l'ordinamento
degli uffici e dei servizi pubblici, le forme di collaborazione fra comuni e province, della partecipazione
popolare, anche attraverso l'esercizio del diritto di udienza, del decentramento, dell'accesso dei cittadini alle
informazioni e ai procedimenti amministrativi, lo stemma ed il gonfalone;
(omissis)
2/bis.Gli schemi degli statuti comunali e provinciali devono essere predisposti dalle giunte entro
centoventi giorni dall'entrata in vigore della presente legge. Prima dell'approvazione consiliare, è
pubblicizzato, mediante apposito manifesto, l'accesso allo schema di statuto comunale predisposto per
consentire ai cittadini singoli o associati di presentare osservazioni o proposte entro trenta giorni dall'avviso.
2
Dette osservazioni e proposte sono, congiuntamente allo schema dello statuto, sottoposti all’ esame del
consiglio comunale.
3. Gli statuti sono deliberati dai rispettivi consigli con il voto favorevole dei due terzi dei consiglieri
assegnati. Qualora tale maggioranza non venga raggiunta, la votazione è ripetuta in successive sedute da
tenersi entro trenta giorni e lo statuto è approvato se ottiene per due volte il voto favorevole della
maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano anche
alle modifiche statutarie.
In sostanza il Consiglio è chiamato ad esaminare (altro che votare) l’articolato dello schema di
statuto ed eventualmente a votare solo gli emendamenti e ad adottare lo statuto con unica
votazione, sia in prima lettura che nelle eventuali due votazioni successive.
Dunque “Gli è tutto sbagliato, tutto da rifare”, come diceva Bartali.
Il procedimento sin qui seguito è illegittimo e proseguire con la seconda fase delle votazioni
sarebbe addirittura farsesco.
Occorre a mio parere ripartire da zero.
Scordia 11 ottobre 2009
Avv. Giuseppe Sangiorgio

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