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Speciale cross

Campaccio, Vallagarina, 5 Mulini

6 gennaio - 57 cross del Campaccio

Azzurri cercansi

stanti concorrenti. E qui non smetteremo mai di porre laccento su questo increscioso, almeno per noi puristi del cross e dellatletica in genere, fatto: perch mai gli amatori/master devono comportarsi in siffatta maniera? perch mai questi signori in mutande devono vivere

Sin dalle pi remote ere geologiche il cross del Campaccio apre ufficialmente la stagione delle corse sui prati nel Belpaese. Certo, ci sono stati anni in cui anche questa vecchia nobile dellatletismo ha cambiato data, spostandosi verso lidi pi caldi. Ma, tendenzialmente, si por-

tati a ritenere che questa gara alle porte di Milano sia la prima in assoluto della nuova stagione. E anche in questa alba del 2014 cos stato. Su prati, che molto intelligentemente lamministrazione ha reso non edificabili salvaguardandoli cos dal sacco edilizio molto in voga nello

stivale tutto, il 6 gennaio scorso si sono dati battaglia centinaia di piccoli, grandi e vecchi atleti. Ancora una volta le danze sono state aperte dai soliti master o amatori che poi, puntualmente, hanno lasciato campo libero (in tutti i sensi) ai reQuando lo scorse, l su quel tavolone, ebbe un sussulto: quello era il suo libro! Il libro che anni prima aveva scritto in occasione dei cinquant'anni del Campaccio. Sulla copertina, di color amaranto, oltre al titolo Campaccio... e dintorni 50 anni di storia apparivano in corsa Stefano Baldini e Paula Radcliffe con sullo sfondo la fotografia della partenza della prima edizione, starter, ben visibile, Adolfo Consolini. Un altro sussulto lo ebbe un attimo dopo quando un tale prese il libro e si mise a sfogliarlo. Fu qui che mentre l fuori la storia andava avanti, la sua storia prese ad andare a ritroso. Cos gli vennero in mente i mille episodi vissuti per mettere assieme le 272 pagine del libro. Gli sovvennero le innumerevoli volte che si

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in un mondo tutto loro? Saranno menate nostre, ma finch ne avremo la possibilit non smetteremo di rimarcare tutto ci. Ma torniamo a bomba sulledizione 2014 del Campaccio, vinta rispettivamente da Albert Rop (Bahrain) e dalletiope Ayelew. Ancora una volta abbiamo assisitito a gare di notevole valore tecnico. Unico rammarico stata la totale assenza dei massimi rappresentanti azzurri del mezzofondo. Doverano i vari Lalli e Meucci? Dati per sicuri partenti sino allimmediata vigilia non si sono poi presentati ai nastri di partenza. Mistero. Mistero buffo per. Possibile che nella programmazione i tecnici personali e federali non siano riusciti a inserire anche questa prova? Non dimentichiamo che non molti anni addietro queste prove, Campaccio, Vallagarina, 5 Mulini, erano frequentate dal fior fiore del mezzofondo azzurro e che mettere in bacheca un piazzamento o meglio ancora un successo, rappresentava il fiore allocchiello della stagione invernale. Ora, purtroppo, quasi tutti i migliori italiani sembrano snobbare le gare di casa nostra. Altri obiettivi stagionali? Forse. Ma continuiamo a non comprendere il valore di queste scelte. Dap
rec a San Giorgio, di giorno e di notte, presso la sede della Societ per informarsi, per documentarsi, per concordare coi dirigenti il come e il quando, il chi e il cosa. Si ricord di quanto gli fosse stato utile l'apporto del vicepresidente Livio Mereghetti, autentica memoria storica della Societ, del deus ex machina Sergio Meraviglia e di uno stuolo di magnifici collaboratori tra i quali si giov molto dell'amico Paolo Terzani. Si ricord delle infinite telefonate e delle interviste fatte ad atleti illustri e no, e a personaggi di un tempo passato e del tempo presente; dei tanti incontri avuti con alcuni di costoro; dei sopralluoghi in compagnia di Fiorino Mezzenzana sul percorso, anche di quello primitivo; della ponderata scelta delle fotografie fatta tra le mille e mille che la Societ gelosamente custodiva. Gli tornarono in mente le lunghe consultazioni di libri d'atletica, di riviste, di quotidiani fatte anche lass nell'eliso dell'archivio

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Sognando la storia
D'un tratto lo scorse: stava l, sul tavolone dell'angolo stampa creato all'interno del nuovo, bellissimo Palazzetto dello Sport, di fianco a giornali e riviste, a fogli con le classifiche delle gare effettuate e a fogli con le liste dei nomi di chi stava gareggiando o di chi si accingeva a gareggiare. Nel Palazzetto c'era gente che entrava e usciva, che andava e veniva, che mangiava e beveva ai tavoli del ricco buffet. Da uno schermo televisivo posto li appresso gli giungeva la voce chiara, competente e appassionata del telecronista Franco Bragagna che stava trasmettendo in diretta per Raisport 2. Da fuori gli giungeva invece la voce concitata dello speaker Gianni Mauri che lanciava i suoi continui Forza ragazzi!. E sapeva, perch c'era appena stato, che l fuori c'era un incessante movimento di atleti e di pubblico. Sapeva che l fuori c'era un sole dalle tentazioni primaverili e quadri colorati di sport e di vita. Pensando a quel l fuori, mentre guardava attirato da quel certo che individuato sul tavolone della stampa gli sembr che il tempo non fosse passato, nemmeno per lui, che tutto fosse rimasto immutato, che gli anni fossero sempre quelli del... Quali non avrebbe saputo dire con esattezza. Forse quelli del decennio '70 o del decennio '80 o del decennio '90 o chiss! Era la storia, la storia che si ripete, sempre uguale e sempre diversa. Quella volta ad essere in scena in quel di San Giorgio su Legnano era la storia di un cross, di un famoso cross, quello detto del Campaccio. Era una storia intrecciata con un filo intessuto d'oro, lungo cinquantasette anni, visto che il suo principio partiva dal marzo del '57.

della Gazzetta dello Sport; e come non ricordarsi i continui incontri con Diego Galbiati, il valente coordinatore grafico dell'Editore? E poi ancora quella presentazione a Milano in una sala dell'hotel Michelangelo, presenti il presidente Fidal Franco Arese e il mitico direttore della Gazzetta dello Sport Candido Cannav... E poi... e poi... E poi tutto s'era avvolto di silenzio. Qualcuno aveva spento il televisore; la voce di Gianni Mauri non si sentiva pi; il libro era sparito e con lui i giornali; sui tavoli del buffet erano rimaste solo briciole; sui prati non c'era quasi pi nessuno, le tribune s'erano svuotate, appariva solo qualche anima vagante. Gli striscioni degli sponsor erano stati tolti. Il sole declinava. Era ora di tornare a casa. Mentre in tasca gli si era infilata zitta zitta qualche altra ricca pagina da aggiungere, un giorno, al libro del grande Campaccio. Ennio Buongiovanni

12 gennaio - 37 cross della Vallagarina

Piccola keniana
Al 37 Cross della Vallagarina disputatosi il 12 gennaio, se a vincere la prova senior maschile stato il solito keniano di turno questa volta il 24enne Robert Ndiwa, qui quarto nel 2013 e se a vincere tra le senior donne stata la solita keniana di turno questa volta la 18enne Linah Cheruto a vincere la prova delle cadette stata una piccola... keniana, la non ancora 14enne Nadia Battocletti. Che di keniano, inteso come tratti somatici e colore della pelle, non ha proprio nulla, ma che di capacit di gambe, di polmoni e di cuore d ad intendere di avere proprio tutto. Si pensi solo questo. Ndiwa sui 9070 metri del percorso ha rifilato al secondo arrivato (l'italo-marocchino Yassine Rachik) un distacco di 2729 pari a circa 3 al km; la Cheruto sulla distanza di 6440 metri ha inflitto alla seconda (la nostra Silvia Weissteiner) un distacco di 2732 equivalente a poco pi di 4 al km; la Battocletti su 2040 metri della sua gara ha dovuto aspettare sul traguardo la prima che la seguiva (Giulia Leonardi) per quasi 22 pari a un divario di 10 e rotti al km. Se i due keniani vincitori hanno dominato le rispettive gare, che dire della giovanissima vincitrice tra le cadette? Che nemmeno i due africani hanno saputo infliggere distacchi tanto clamorosi ai loro immediati inseguitori e che, anche se ormai la si conosceva, ha

non definirla una piccola keniana (almeno in erba)? La Battocletti, per lo meno nell'ambito degli addetti ai lavori, non la si scopre certamente oggi. Ampliamo allora un po' la sua conoscenza. La ragazzina nata a Cles il 12 aprile 2000. Pesa 39 kg. distribuiti su 157 cm. d'altezza. Un particolare interessante che figlia d'arte. Suo pap infatti quel Giuliano Battocletti, nato a Cles nel 1975, che tra il 1996 e il 2005 ha vestito 17 maglie azzurre vantando un palmares di notevole caratura nel quale si evidenziano, tra tanti altri, risultati di questo tipo: bronzo Juniores nei 5000 Mondiali di Lisbona 1994; 13'20 nei 5000; 27'4574 nei 10.000; 1h00'47 nella mezza; 2h11'58 nella maratona; un titolo europeo di cross a squadre (Ferrara 1998; con lui De Nard, Pusterla, Di Napoli) nel quale risult miglior azzurro giungendo 7 assoluto; quattro titoli italiani: due di corsa campestre, uno nella mezza e uno nei 10.000 metri. Giuliano, detto Cavallo pazzo, si distinse per il suo modo aggressivo di affrontare le gare, nel non aver paura di niente e di nessuno. Era solito dire Oggi non ce n' per

nessuno, nemmeno per gli africani il che sta a indicare quanto avesse un animus pugnandi e una mentalit vincente. Ma Nadia se figlia d'arte da parte paterna, lo anche da parte materna in quanto la mamma la 37enne Jawahara Saddougui, nata a Taurit (Marocco) stata una discreta mezzofondista (800 m.). E dunque se tanto mi d tanto... ecco la piccola keniana! La ragazza nonesa ha iniziato a correre, e subito a distinguersi, in seconda elementare. Corre dunque dall'et di sette anni. Attualmente frequenta la 3a media presso la Scuola secondaria di primo grado G.B. Lampi di Fondo, una localit che dista circa cinque chilometri da Cavareno, il paesino dove la famiglia Battocletti abita. A scuola, che raggiunge con un autobus di linea, ha un buon profitto in tutte le materie con particolare merito in Educazione Fisica (toh!). Dopo l'Atletica ovviamente predilige le gare di mezzofondo le piace il basket; ha simpatia per il ballo; porta orecchini; ha capelli lunghi e mori; si allena tre volte la settimana; tesserata per l'Atletica Valli di Non e Sole e ad allenarla chi pu essere

se non lo stesso pap Giuliano? Appare piuttosto timida, ma appena sente lo sparo dello starter parte come un proiettile (alla faccia della timidezza!...). Costituzionalmente ancora un po' esile ma chiaro che in pieno sviluppo e che quanto prima il suo fisico si irrobustir; la sua corsa spontanea, naturale, di bell'assetto, elastica, con falcate ampie e frequenti. Nella stagione ha corso cinque cross vincendone quattro e classificandosi seconda al prestigioso Campaccio del 6 gennaio dove a batterla stata la forte Marta Zenoni che per, va notato, del '99 e sappiamo cosa vuol dire un anno in pi a questa et. Aspettiamola alla Cinque Mulini dove le pale del mulino superstite il Meraviglia - girano una volta all'anno come per indicare il giro di pale della vita ma soprattutto per salutare i grandi campioni e le giovani speranze dell'Atletica azzurra tra le quali un posto d'eccellenza spetta indubbiamente alla nostra semplice, simpatica, brava e modesta Nadia Battocletti. Che il Signore e pap Giuliano - la conservino sempre cos e la facciano correre sempre pi forte. Ennio Buongiovanni
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impressionato per la facilit della corsa e per il baratro che, pur senza impegnarsi a fondo soprattutto nella prima parte di gara, ha scavato fra s e le altre concorrenti anche se forse di qualit non particolarmente eccelsa - inevitabilmente mortificate da tanta superiorit. Gi nella categoria Ragazze, Nadia ha ottenuto una notevole serie di successi: nel 2013 ha corso i 600 metri in 1'3915 e i 1000 metri in 2'5671; sua la vittoria nella corsa campestre ai Giochi Studenteschi svoltisi a L'Aquila e sua anche la vittoria nel Gran Premio del mezzofondo a Trento; anche al Vallagarina dello scorso anno inflisse alla seconda un distacco di 15. Di fronte a simili capacit come si fa a

26 gennaio - 82 Cinque Mulini

sempre Africa
Tanti gli aneddoti, tante le storie, tanto da raccontare. La Cinque Mulini numero 82 va in archivio registrando per lennesima volta un successo africano, nella fattispecie keniano. Non vince un italiano dallepoca di Alberto Cova (1986), unera geologica fa, quando a San Vittore si facevano pic nic sui prati in attesa della gara, se il tempo lo permetteva. Allepoca la Cinque Mulini era la rivincita del Mondiale di cross che allora si chiamava Cross delle Nazioni, che aveva una valenza nettamente superiore alla prova iridata, tant che era allestita annualmente, mentre ora il Mondiale viene organizzato ogni due anni. Parlare del passato pu essere pleonastico e poco attinente alla realt che in questoccasione, domenica 26 gennaio, ha significato anche cross per tutti un circuito di gare giovanili e master che aprivano le danze prima del cross targato Iaaf. Cos per una volta bambini, giovanissimi e genitori sono stati fatti sciamare lungo le rive maleodoranti dellOlona, per la gioia anche di coloro che hanno organizzato: lUnione Sportiva San Vittore Olona 1906. Evitando di addentrarci nei meandri giovanili e amatoriali, linteresse si indirizza verso altri lidi, quelli specificatamente agonistici. Veniamo al dunque. Il primo motivo dinteresse il rivedere sui prati lombardi unatleta statunitense: Jennifer Simpson, nata Barringer, proveniente dallIowa, ma di stanza a Boulder in Colorado, la miler ha voluto apurare di persona cosera questo cross, ne aveva sentito parlare a pi riprese a allora con il suo manager volata in Europa, arrivando per ragioni di fuso orario tre
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giorni prima della campestre, si piazzata in un hotel a due passi dal tracciato, ne ha saggiato le difficolt, ma ha pure unito lutile (la corsa) al dilettevole (la cultura). Infatti, la bionda americanina andata a Cremona per visitare la mostra del grande liutaio Stradivari! Tanto di cappello alla campionessa mondiale di Daegu 2011, nonch vice campionessa lo scorso anno a Mosca nella distanza dei 1500. Il giorno prima della Cinque Mulini nellapposita serata dedicata alla consegna ufficiale dei numeri di gara, Jennifer Simpson stata latleta pi richiesta, pi fotografata. Alla domanda come sarebbe andata la gara il giorno successivo, lei ha risposto: sar unavventura. Cos stato. Certamente un avvenimento che lei stessa ricorder: tenere dietro alla keniana Kypiegon (prima) e alla britannica Steel (seconda) stato come digerire un

pranzo di Natale a ferragosto. Lafricana, due volte campionessa del mondo di cross a livello juniores con un modo di correre superlativo, linglesina con le treccine con una caparbiet tipica delle atlete della terra dAlbione stato assai gravoso. La Simpson ha stretto i denti, ma giunta staccatissima al terzo posto con soli 12 di vantaggio su Valeria Roffino prima delle nostre. Lennesima sfida africana tra Kenya e Etiopia in campo maschile si risolta a favore di Paul Tanui, keniano, capace di centrare un bronzo alle spalle di Farah e di Jeilan a Mosca la scorsa estate. Succosa e tambureggiante la campestre maschile, dove Mukhtar Edriss, vincitore della passata edizione, con problemi a un ginocchio, si accontentato del quinto posto. Primo degli italiani Michele Fontana, il pi regolare e continuo degli azzurri nella stagione invernale, Lunico che non si tirato indietro, lunico a cui piace correre e sporcarsi di fango. La Cinque Mulini ha cercato in pi di un occasione di posizionarsi nel calendario per avere un buon numero di italiani, ma le Fiamme Gialle, la corazzata dellatletica italiana, ogni anno hanno quasi in concomitanza la Coppa dei Campioni. A San Vittore anticipano di una settimana? I finanzieri non vengono, debbono prepararsi. La spostano? Saranno stanchi! Pi o meno funziona cos, ma se improvvisamente arrivasse qualche euro sonante in pi e con i chiari di luna in circolazione pare assai difficile, la questione si appiana. Adesso il cross in Italia si prende una pausa. A febbraio niente di tutto ci, si aspetta marzo in un week end tutto dedicato alla corsa campestre, dove far lesordio anche la staffetta peccato che negli stessi giorni a Sopot in Polonia, periferia di Danzica, in programma ci siano i mondiali indoor. S avete letto bene i Mondiali. Che bella idea! Walter Brambilla

Che fine hanno fatto?

Ben Johnson,

il grande peccatore
L'ultimo record fu un 10.3 che il quotidiano sportivo l'Equipe, con la feroce ironia di cui a volte sono capaci i francesi, evidenzi nel titolo a piena pagina. L'articolo riguardava la squalifica a vita di Ben Johnson e quel 10.3 era il rapporto fra testosterone e ipotestosterone che l'atleta di Toronto aveva lasciato nel campione di liquido organico passato al test. Di record, in effetti, si trattava: il livello di una persona normale 1.1 (il 90 per cento dell'umanit), il limite tollerato dai laboratori antidoping era, all'epoca, 6.1 (una persona su 10 mila). il 5 marzo 1995: il sipario cala definitivamente sull'atleta Ben Johnson, ex sensazione dei 100 metri, l'atleta che affid anima e corpo alla chimica. Johnson fu pescato dai test non una ma due volte: la prima nell'88, quando un'intera Olimpiade sprofond con lui nello scandalo; la seconda, appunto, cinque anni pi tardi. Ben Johnson il grande truffatore? Oppure vittima del sistema? Comunque la si rigiri, questa la storia amara di un atleta che voleva diventare un campione ed ebbe la malaugurata idea di mettersi nelle mani sbagliate. Aveva avuto una vita difficile: emigrato in Canada dalla Giamaica, famiglia modesta, molti fratelli e sorelle, scuole irregolari, il giovane Ben era stato un ragazzo difficile. Facile, per gente scaltra e senza scrupoli, approfittare della sua ingenuit. Intorno alla vicenda di SuperBen ruotano infatti personaggi non a torto indicati come i principali responsabili dello scandalo: Charlie Francis, l'allenatore, e Jamie Astaphan, il medico-stregone che forniva anabolizzanti (ma lui, anche al processo, negher). Quando Ben Johnson fu pescato positivo a Seul, nel settembre 1988, poche ore dopo aver vinto l'oro nei 100, la sua parabola di atleta dopato era all'apice. Infatti, come lui stesso confess nell'interrogatorio davanti al giudice canadese Charles Dubin, le pratiche dopanti erano cominciate nel 1981. E fu Charlie Francis a precisare la posologia: cinque pastiglie al giorno di Dianabol, in altre settimane di cura persino dieci. Dall'86 cominciarono le iniezioni inframuscolari di Furazobol, poi, nell'87 e nell'88, si pass al Winstrol: lo usavano nell'ippica per mettere le ali ai cavalli. Johnson, all'epoca, andava fortissimo: dal 1025 dei primi anni Ottanta era arrivato al 979 con cui all'Olimpiade coreana aveva staccato di cinque metri Carl Lewis. L'anno prima, ai Mondiali di Roma, 983 (dieci centesimi meglio del record di Calvin Smith: un'enormit) e l'odiato Carl ancora alle sue spalle. Nell'86, l'anno della consacrazione, una sola battuta d'arresto in 19 gare nei 100 metri, Lewis sconfitto tre volte, un 995 ai Goodwill Games. Fino al 1984, quando conquist a Los Angeles due bronzi olimpici (100 e staffetta), guadagnava 200 dollari per corsa. Dopo, non sarebbe sceso dai 70 mila. Aveva cominciato a farsi notare nel '79: era un fuscello di 45 chili. Nell'80 era stato riserva ai Giochi di Mosca. Nell'82, a fine gennaio, aveva battuto per la prima volta Carl Lewis nelle 50 yards; in Australia, ai Giochi del Commonwealth, aveva conquistato due medaglie d'argento. Ma fu nel 1986 che divent per tutti SuperBen Johnson, la pallottola umana: i suoi muscoli sembravano usciti dallo scalpello di Fidia. Quando i nodi vennero al pettine, nessuno ebbe piet di lui: non la federatletica mondiale, che gli cancell i record e gli strapp dal collo taurino tutte le medaglie; non gli sponsor, che stracciarono i contratti miliardari (perdita stimata: 31mila milioni); non l'opinione pubblica. E anche quando, tre anni dopo, un titubante e quasi spaurito Ben Johnson si ripresenter sulle piste, saranno in pochi a credere a una sua completa redenzione. Viene di nuovo inghiottito in un vortice implacabile: non ci sono pi n Francis n Astaphan, ma rimasta la voglia insana di essere il pi veloce, a qualsiasi prezzo. Rientra nel '91 e fallisce la qualificazione ai Mondiali di Tokio. Ci riprova nel '92 e, pur partecipando all'Olimpiade di Barcellona, non lascia traccia. All' inizio del '93 le cose si mettono al meglio: parte forte nella stagione indoor. Troppo forte. Qualcuno nota che i suoi muscoli sem-

brano di nuovo gonfi. Qualcun altro nota il fondo degli occhi sempre pi giallo. Il 3 marzo 1993, il Toronto Star svela che il 17 gennaio Ben Johnson stato trovato ancora positivo. Fine della storia. Fine di Ben Johnson atleta. Oggi, non ancora rassegnato, Johnson un ultracinquantenne ( nato nel 1961) in cerca di vetrina. Ha fatto di tutto, dalla squalifica in poi, persino il preparatore atletico di Maradona e della nazionale di calcio libica. Per qualche tempo, una dozzina di anni fa, fece tappa persino a Pozzuoli, dove prest il volto per campagne di beneficenza sognando (invano) di costruire un campo di atletica dove seguire nuovi talenti. Non ancora del tutto convinto che, una dozzina d'anni fa, fosse lui a stare dalla parte dei cattivi. O, almeno, non convinto di essere stato il solo. Il riferimento chiaro: pur non odiandolo, non ha una buona opinione sul suo arcirivale Carl Lewis: Fu trovato positivo al doping molte volte ha detto recentemente , ma era protetto perch americano. E anche quando parla di oggi, del fenomeno Usain Bolt, non manca di stupire con dichiarazioni roboanti: forte, fortissimo, ma io lavrei battuto. Non ha la potenza che avevo io. Da dove provenisse, questa potenza, non un mistero. Claudio Colombo
saranno palesati i fantasmi di Gelindo Bordin, di Stefano Baldini, di Alessandro Lambruschini e di Maria Guida, solo per citare i nomi pi famosi allenati dallex rugbista triestino finito controvoglia in seguito alla seconda guerra mondiale in terra emiliana. Incubi ricorrenti, pare che qualcuno lo abbia sentito urlare: ma debbo seguire questi vecchi e vetusti ronzini Ironia a parte non pare che il panorama azzurro sui 42 km e rotti sia esaltante, ma gli amici che seguono solo le maratone non si debbono abbattere: tutta lEuropa messa, forse, peggio. A Zurigo ai Campionati Continentali, grazie alla Coppa Europa, i convocati saranno sei. C spazio per tutti vecchi e giovani. Se Meucci e Lalli avranno dalla loro la salute e una stagione tranquilla senza infortuni (su Lalli purtroppo c qualche apprensione) e se lingegnere non andr alla caccia di facili ingaggi sul podio a Zurigo dovremmo vederli, sia individualmente che a squadre. Ma state attenti che Pertile e Goffi i pi longevi, venderanno cara la pelle, ma gi che ci siamo non si pensato di andare risvegliare le velleit agonistiche di tal Massimo Vincenzo Modica? Sai che trioProviamoci. Trekkenfild

Punture di spillo
Maratoneggiando - Spulciando attentamente sui siti dedicati allatletica (sono veramente tanti) si scopre che c stato un raduno di maratoneti in Toscana, in gennaio, vicino a Piombino, esattamente nei pressi del Golfo di Baratti, localit splendida con percorsi in riva al mare contornati da stupende pinete. Evitando ogni commento in campo femminile, visto che le ragazze convocate hanno tutti i crismi per arrivare e alla grande sino a Zurigo, capitanate da quella Valeria Straneo che dimostra ogni giorno che passa, qualit atletiche e umane di gran spessore. Ci si soffermati sui maschietti. Leggete i nomi dei presenti: Ruggero Pertile (anni 40), Liberato Pellecchia (anni 31, 2h1428 a Berlino 2013), Domenico Ricatti (anni 33, 2h1516 a Padova 2013), Francesco Bona (anni 30, 2h1459 nel 2011 a Treviso), Giovanni Gualdi (anni 34, 2h1532 Padova 2013), Denis Curzi (anni 39), Danilo Goffi (anni 40, fresco vincitore della maratona di N.York, master) e poi la rivelazione Michele Palamini, primo a Reggio Emilia lo scorso dicembre con

2h1703, Alessandro Brancato, Alessandro Gulizia, Daniele DOnofrio, Vincenzo Agnello e Manuel Cominotto. Gli ultimi cinque nomi invito qualsiasi lettore a raccontare le loro imprese, se ne sono a conoscenza. I tecnici interessati al raduno erano: Piero Incalza, Silvio Bosio, Giovanni Ruggero, Luciano Di Pardo, Ruggero Grassi, sotto locchio vigile di Luciano Gigliotti. Assistenza medica di Denise Cavallini, Stefano Righetti e Maurizio Odorizzi. Facciamo subito le pulci agli assistent coach: Giovanni Ruggero marito di Deborah Toniolo e Luciano Di Pardo sono pi giovani di alcuni convocati. Denise Cavallini, non si sapeva fosse laureata in medicina, era nota pi che altro come supporto tecnico a Daniele Meucci, non presente nonostante il raduno fosse in linea daria a pochi chilometri da casa sua. Il toscano assai restio a prendere parte ai raduni, lo era in passato con la gestione Endrizzi-Danzi, figuriamoci adesso che sotto lombrello protettivo di Massimo Magnani. Il dott. Righetti tra laltro il padre della sposa di Francesco Bona, per farla breve il suocero. Gigliottti: si vocifera che le notti che avr trascorso il gran guru della maratona azzurra, siano state piene in incubi. Davanti a suoi occhi si

Scuola e sport quesito irrisolto?


Vogliono davvero le federazioni dare una mano alla Scuola nel coinvolgere e avviare i giovani alla pratica sportiva agonistica? Un quesito trito e ritrito su una situazione che continua a viaggiare su binari morti, che porta ad una dispersione di potenziali studenti-atleti esagerata, che manca di un paio di presupposti educativi essenziali: la collaborazione e il rispetto del sistema scolastico, delle sue regole, dei suoi bisogni, delle sue diffiolt e delle sue grandi potenzialit. Le federazioni per la Scuola e non nella Scuola. Questa la mossa vincente che, per non finire allo scacco matto abituale, presuppone unorganizzazione federale che non pu essere dilettantistica. Chi per la federazione tiene i rapporti con la Scuola, chi, per fare un esempio pratico, viene alla Conferenza Regionale dei Campionati Studenteschi (gi nati nel 198384 per la scuola superiore e poi sostituiti fino allanno scorso dai Giochi Sportivi Studenteschi) in rappresentanza della propria federazione, deve conoscere la struttura e i regolamenti dellattivit sportiva scolastica promossa dagli accordi CONI-MIUR, deve capire che una finale regionale, per esempio, si organizza in collaborazione, a volte anche economica (trasportare centinaia di studenti costa) con gli uffici scolastici coinvolti e, soprattutto, deve conoscere le schede tecniche dei Campionati legate alla propria disciplina e decise dalle strutture federali nazionali in accordo con il MIUR.... Le federazioni per la Scuola, si diceva. La FIDAL per prima. Perch? Per i numeri. Ogni anno, per esempio in Lombardia, ai Campionati Studenteschi, tra fasi provinciali e regionali, latletica leggera raccoglie circa la met del totale in termini di partecipazioni tra tutte le discipline sportive (di norma 23-25 ogni anno). Prendendo le statistiche in Lombardia del 2011-2012, anno in cui si sono disputate le fasi provinciali e regionali sia di corsa campestre, sia su pista siamo ad un totale di 37.962 studenti (atletica su pista+campestre) su 74.045 (tutte le discipline). Voglio ricordare che nel 2012-2013 la campestre in Lombardia non stata disputata per decisione unanime della Commissione Organizzatrice regionale, riunitasi il 7 marzo 2013 e formata dallUfficio Scolastico, dal Coni e dalle federazioni dopo seria e attenta analisi delle problematiche relative al ritardo del Progetto Tecnico dei Giochi Sportivi studenteschi . Questo per dare uno stop ad ogni critica (ancora oggi, ogni tanto, riemerge il caso) formulata, come avviene purtroppo di norma, senza sentire gli uffici competenti. Cosa significa per la Scuola? Significa capacit di instaurare un rapporto collaborativo e rispettoso con gli insegnanti di educazione fisica; significa che alle varie fasi provinciali o regionali il settore tecnico Fidal territoriale

deve essere in grado di inviare i cosiddetti osservatori che sappiano, sempre rapportandosi ai docenti accompagnatori e mai allo studente direttamente, offrire la propria competenza per segnalare eventuali potenzialit che, se sviluppate tecnicamente, potrebbero sfociare in risultati agonistici di rilievo. Gli inviati federali potrebbero cos indirizzare gli studenti che volessero praticare atletica leggera nella struttura e nella societ pi adeguata alle esigenze. Tornando alla Lombardia, dove il presidente Grazia Vanni particolarmente sensibile al rapporto con la Scuola, e come lei i consiglieri Gino Brizzi, Romano Pinciroli, Carlo Cariboni, Lucia Morandi, Alberto Rampa, i presidenti provinciali o i giudici Vincenzo Gerola e Ivan Ruffini solo per fare qualche nome, succede che i sopracitati uomini federali, non abbiano neppure il tempo durante le varie manifestazioni in cui sono impegnati in prima linea a livello organizzativo, di sollevare lo sguardo per ricercare e coinvolgere possibili talenti. E dunque fondamentale una figura preposta a questo delicato ruolo in grado di collaborare con i tanti tecnici, anche nazionali, presenti sui campi in veste di docenti di educazione fisica della propria scuola. Perch non nella Scuola? Nei corsi di aggiornamento i docenti di educazione fisica si lamentano per linapplicabilit delle esercitazioni mostrate dai relatori che necessitano di strutture, attrezzature e spazi adeguati che spesso gli edifici scolastici non sono in grado di offrire. Di norma i docenti pi appassionati si arrangiano ma succede anche che diano appuntamento ai ragazzi selezionati dalle fasi di istituto direttamente presso il campo sportivo pi vicino.

Questo per evitare infortuni o tendiniti varie ma anche perch si ha la possibilit di provare qualche rincorsa e stacco nel lungo o nellalto su una pedana vera, il passaggio di qualche ostacolo senza il rischio di scivolare o, semplicemente, i cambi per la 4x100. Dal 16 novembre del 1950, data in cui Giulio Onesti ha proclamato lentrata dello sport nella scuola, sono passati vari lustri ma i problemi, le chiusure, le polemiche, le inadeguatezze bloccano un fenomeno che non ha bisogno di sterili proclami, troppe volte ascoltati sui campi, del tipo colpa della Scuola se lo sport giovanile non decolla (vogliamo parlare dellabbandono e della dispersione di talenti nello sport agonistico giovanile???) oppure entriamo noi tecnici e ci prendiamo gli studentino comment! Il mondo dello Sport dovrebbe essere in grado di aiutare la Scuola a trasmettere, anche e soprattutto tramite la pratica sportiva, il senso di appartenenza al proprio istituto, alla propria maglia scolastica. Forse sarebbe il primo passo per insegnare ai giovani il rispetto anche per quella del proprio club e, per i pi fortunati, per la maglia azzurra. Quanti mister o coach vietano ai loro ragazzi lesperienza di indossare la maglia scolastica per una disciplina diversa da quella praticata agonisticamente? Siamo sicuri che faccia male correre la campestre di istituto o un 100 metri ad un calciatore o giocare qualche partita di basket ad un giovane altista? Giuliana Cassani
(Consigliere FIDAL Lombardia e collaboratrice Ufficio Scolastico Regionale Attivit motorie e Sportive - per la Lombardia)

Punture di spillo
Vi racconto una storia. Vera, non inventata. Dunque un episodio. Il luogo: la festa annuale della Fidal Lombardia. Hotel a 4 stelle, parcheggio, sala gremita in ogni ordine di posto, giovani atleti, vecchi dirigenti, nuovi adepti, in prima fila il gotha dellatletismo lombardo sotto il profilo dirigenziale, con laggiunta del numero uno della nostra federazione e lacclamatissimo Antonio Rossi, luomo pi medagliato della pagaia, olimpicamente parlando, il quale ha dalla sua anche un fascino che lo rende ancora pi simpatico alla platea femminile. Prima che la premiazione iniziasse in diretta streaming, adesso usa cos, con una telecamera fissa che manda in onda ci che accade e che forse, ripeto forse, qualche decina di persone, seguono da casa, chiacchiere, sorrisi, battute: o non la festa della nostra disciplina, e allora mi son detto faccio un giochetto a qualche convitato, chiedendo se sapessero quale manifestazione fosse in programma il 1 maggio festa del Lavoro in Lombardia. I pochi interpellati hanno riposto esattamente, mentre lunico consigliere nazionale lombardo, cercatevi il nome, cos vi divertirete mi ha riposto: le staffette? Scordandosi bellamente della gara di marcia di Sesto San Giovanni. Ma, oltre a ci, il malcapitato, non riesco a chiamarlo in altra maniera, non sapeva che questanno la classica che ha dalla sua un Albo dOro

tanto da essere considerata per anni una specie di campionato mondiale del tacco e punta, non verr disputata. Alla faccia dellinformazione e del modo di vivere in prima persona latletica, ma cosa volete, i consiglieri nazionali non vengono retribuiti, pertanto non possiamo di certo creare a loro problemi di sorta, lunica cosa che si pu chiedere di essere attenti al loro mondo e non al solo orticello della loro provincia. La marcia salta un turno o definitivamente? Questo larcano. Il Geas che negli ultimi anni si sobbarcato lincarico, per bocca di Roberto Vanzillotta ha detto: no, questa volta non mi sposto di data, tutte le volte che la Iaaf piazza la Coppa del Mondo rompe le scatole a noi, (questanno il 2 e3 maggio) mai a altre manifestazioni. Il bello - ha proseguito - che non ho avuto conforto da parte di nessuno, inteso sotto il profilo federale. Complimenti! Ma se non vado errato tra i responsabili della marcia in seno alla federatletica mondiale c un certo Maurizio Damilano, o no? Chi ci capisce bravo. Adesso attendiamo qualche mese e non appena un azzurro o unazzurra salir sul podio di una manifestazione europea, cominceranno i peana sulla marcia: la disciplina dimenticata, il serbatoio di medaglie azzurre e via cantando. Peccato. Ma anche loro i fautori della stessa disciplina andassero una buona volta daccordo, non sarebbe male per tutti. O no? Trekkenfild

Brodo primordiale B
Il record dellora
Quarta e ultima puntata del nostro viaggio sue lunghe distanze. Ci eravamo lasciati con il record di Harry Watkins del 1899 e che resistette per 14 anni. Nel mezzo tutta una serie di tentativi e miglioramenti ad opera di grandi campioni, fra i quali il francese Bouin, di cui interessante seguire un suo allenamento in Svezia, nel tentativo di superare il muro delle 12 miglia, corrispondenti a chilometri 19,312. Alle 7 faceva colazione con frutta fresca (soprattutto prugne) e conserva di rabarbaro; allo 8 vestito di indumenti pesanti (maglione di lana, vecchio paio di calzoni, grosse scarpe) era nel bosco, camminando, arrampicandosi sugli alberi, trasportando trochi ecc. terminando alle 11. Massaggio e poi pranzo in albergo: carne ai ferri, legumi variati ogni volta, frutta, acqua con succo darance spremute e zucchero. Dopo lallenamento beveva gin con acqua calda, aggiungendovi limone e zucchero. Per risolvere il problema del muro dei 20 chilometri, per, occorreva un grandissimo atleta: Emil Zatopek. I suoi due primati dellora si collocano quattro giorni prima e dieci dopo il suo ventinovesimo compleanno. Il 15 settembre 1951 a Praga Zatopek pass i 5.000 in 15356, i 10.000 in 3105, i 15.000 in 46?14 e com nellora km. 19,558 terminando i 20,000 metri in 1h01158; il 29 settembre 1951 a Stara Boleslav percorse in unora km. 20,052 e i 20.000 metri in 59516. I suoi passaggi ad ogni chilometro furono: 258, 555, 8562, Nuova Zelanda con Bill Baillie e in Australia con Ron Clarke; torn in Europa col belga Gaston Roelants: km 20,664 il 28 novembre 1966 a lovanio. Roelants. Record migliorato poi nel 1972 con km. 20.878. Fermiamo qui la storia e invitiamo i lettori a documentarsi con i numerosi libri che arricchiscono la letteratura dellatletismo. D. P.

11564, 14574 (5.000), 17574, 2056, 2355, 26532, 29534 (10.000), 3252, 3551, 3852, 4152, 44546 (15.000), 4756, 50562, 5700, 59516 (20.000). Il primato mondiale dellora pass in

Il cecoslovacco Emil Zatopec (a sinistra), primo atleta oltre i 20 chilometri nell ora di corsa (20,052 nel 1951), seguito dal finlandese Heino, suo predecessore come recordman.

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