Francesca Coraglia ~ Una feroce simmetria. William Blake e lanticlassicismo.
~ Francesca Coraglia ~ UNA FEROCE SIMMETRIA WILLIAM BLAKE E LANTICLASSICISMO W i l l i a m
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L o n d o n . 2 www.gorgonmagazine.com Dedali ~ Saperi e semiotiche William Blake si pu considerare come colui che dimise completamente il Neoclassicismo dalla cul- tura inglese del proprio secolo. Il titolo di questo saggio tratto da quella che resta probabilmente la poesia pi famosa di Blake: The Tyger, inserita nella raccolta Songs of expe- rience; lo stesso titolo stato assegnato alla raccolta di saggi dedicati alleclettico inglese da Northrop Frye (cfr. N. Frye, 1969), che rimane il suo pi appassionato studioso. Non ci interessa analizzare qui larte pittorica e le incisioni dellartista, anche se alcuni rimandi saranno inevitabili, non fosse per il fatto che egli usava illustrare le proprie opere; n ci interessa dare spazio a quella critica psicologica che si partico- larmente accanita su Blake (pare, secondo alcuni, che egli abbia iniziato ad avere visioni alla tenera et di quattro anni), giungendo a considerare nella sua gura uno dei pi probabili esempi di artisti psicotici (E. Kris, 1967: 89). Ci che maggiormente ci interessa analiz- zare lopera letteraria dellartista dal punto di vista teologico e losoco, poich, checch se ne dica, essa rimane prima di tutto unopera di religiosit preponderante, nonch un tentativo del tipo, a nostro avviso, di quello che perpetuano tutti i veri lantropi di salvare la contemporaneit dallas- sopimento nei dogmi e nelle mode imperanti; e la moda imperante del secolo in Inghilterra aveva un nome in particolare: Joshua Reynolds, sodale fra gli altri di Edmund Burke. Allimmagine di Joshua Reynolds si pu ricol- legare una delle critiche pi feroci al classicismo di ne Settecento: mi riferisco ai marginalia, ovvero a quel tipo di note che lo stesso Blake appose alla copia personale dei Discourses reynoldsiani (oggi conservati presso il British Museum nelledizione del 1799) e che furono poi raccolti come opera a parte (W. Blake, 1965). Proprio da questo testo, che si congura come un manifesto programmatico, necessario partire per poter meglio comprendere la posizione di Blake. Uno dei capisaldi della critica blakiana allope- ra di Reynolds la bersagliatissima nozione di central form, ovvero il principio di astrazione, seguito anche nella rappresentazione letteraria, che deriva proba- bilmente a Reynolds dallaffezione a un principio di uniformit dellanima umana (intesa ancora, alla ma- niera di Ficino, come copula mundi). In base a questa convinzione i classicisti evi- tavano di indulgere nel particolare: il loro scopo era quello di generalizzare il pi possibile e di rappre- sentare una classe dellesistente piuttosto che i suoi singoli individui componenti. E difatti si legge ancora nel Rasselas, Prince of Abyssinia di Johnson: The business of a poet [] is to examine, not the individual, but the species; to remark general properties, and large appearances; he does not number the streak of a tulip, or describe the different shades in the verdure of the forest. He is to exhibit in his portraits of na- ture such prominent and striking features, as recall the original to every mind; and must neglect the minuter discrimination. Loccupazione di un poeta [] quella di esamina- re non lindividuale, ma le specie; di rimarcare propriet generali e fatti ricorrenti; egli non si sofferma sulla stria- tura di un tulipano, e non descrive le differenti ombreg- giature nella vegetazione della foresta. Egli deve mostrare nel suo ritratto della natura le pi prominenti e straordinarie fattezze, come se esse doves- sero richiamare ad ogni mente loriginale. Soprattutto [Egli] deve aborrire la descrizione troppo particolareg- giata. [Traduzione propria da S. Johnson, 1968:47; dellopera esiste unot- tima traduzione italiana di G. Miglietta in S. Johnson, 1983:63] Notiamo dunque una tendenza platonica al processo mentale sintetico-induttivo, che si traduce in questo afato generalizzatore. Blake si attest su posizioni differenti, rivendicando la centralit dellindividuo anche nella rappresenta- zione letteraria. E naturalmente questo discorso si ritrova nelle Annotazioni ai discorsi di Reynolds (W. Blake, cit.: 509-511). Minute Discrimination is Not Accidental. All Sublimity is founded on Minute Discrimination. [] One Central Form composed of all other Forms be- ing Granted, it does not therefore follow that all other Forms are Deformity. All Forms are perfect in poets mind, but these are not Abstracted nor Compounded from Nature, but are from Imagination. What is General Nature? Is there Such a Thing? What is General Knowledge? Is there such a Thing? Strictly speaking All Knowledge is Particolar. The Symmetry of Deformity is Pretty Foolery. Can any Man who thinks talk so? Leanness or Fatness is not Deformity, but Reynolds thought Character itself ex- travagance & deformity. Age & Youth are not classes, but properties of each class; so are learness & fatness. 3 Francesca Coraglia ~ Una feroce simmetria. William Blake e lanticlassicismo. La discriminazione minuziosa non accidentale. Tutto il Sublime basato sulla discriminazione minu- ziosa. [] Dando per certa una Forma Centrale com- posta da tutte le altre forme, non ne consegue necessa- riamente che tutte le altre Forme siano Deformit. Tutte le forme sono perfette nella mente del poeta, ma queste non sono n Astratte n Composte dalla Na- tura, ma lo sono dallimmaginazione. Cos la Natura generale? Esiste una simile cosa? Cos la conoscenza generale? Esiste una simile cosa? In senso stretto ogni conoscenza particolare. La simmetria della Deformit una bella stupidaggine. Pu un uomo che pensa dire una cosa simile? Magrezza o Grassezza non sono Deformit, ma Reynolds pensava che perno il Carattere fosse stravaganza & deformit. Vecchiezza e giovinezza non sono Classi, ma propriet di Ogni Classe; come magrezza e grassezza. La frammentariet di questo testo tipico delle raccol- te di annotazioni; tuttavia, Blake sa essere molto conci- so anche nel suo disordine di scrittore particolarmente prolico. Da questo breve ma lapidario commento si scor- ge con evidenza il solco profondo che anche la tradi- zione empirista inglese aveva lasciato in eredit al poeta pittore. Pagine su cui egli aveva lungamente meditato, e per sua stessa ammissione, erano quelle di Locke, ma soprattutto le pagine luminose e altrettanto polemiche di Berkeley che, nei Principles of Human Knowledge (1998; ed. or. 1710), aveva polemizzato esattamente contro le idee astratte di Locke. Era naturale che Blake prediligesse Berkeley, data la tipologia fortemente apologetica dei suoi scritti, che certo si allinea anche ad una certa tradizione inglese (si pensi a Shaftesbury) di avversione alle teorie lockiane della conoscenza umana, senza discussione sulle quali non si darebbe ricezione estetica. Ma lasciamo la parola al commento stesso di Blake (Ivi, p. 515), che chiosa in questo modo le sue Annotazioni: Burkes treatise on the Sublime & Beautiful is founded on the opinion of Newton & Locke; on this treatise Rey- nolds has grounded many of his assertions in all his Di- scourses. I read Burkes treatise when very young; at the same time I read Locke on Human Understandig & Bacon s Advancement of Learning; on every one of these books I wrote my opinions & on looking them over nd that my notes on Reynolds in this books are exactly similar. I felt the same contempt & abhorrence then that I do now. They mock inspiration & vision. Inspiration & Vi- sion was then, & now is, & I hope will always remain, my element, my eternal dwelling place; how can I then hear it contemned without returning scorn for scorn? Il trattato di Burke sul Sublime e sul Bello fondato sulle opinioni di Newton e Locke; su questo trattato Reynolds ha basato molte delle asserzioni che si trovano nei suoi Discorsi. Ho letto il trattato di Burke quando ero molto gio- vane; nello stesso tempo ho letto Locke, Sullumana ca- pacit di comprendere e Il progresso e lapprendimento di Bacone; su ognuno di questi libri ho scritto le mie opinioni, e rivedendole trovo che le mie annotazioni su Reynolds in questo libro sono del tutto simili. Ho provato lo stesso disprezzo e repulsione allora come adesso Si fanno beffe dellispirazione e della vi- sione. Ispirazione e visione erano allora e lo sono adesso e spero che lo rimangano sempre il mio elemento, il mio eterno soggiorno; quindi come posso sentirle disdegna- re senza ricambiare disprezzo con disprezzo? Era comprensibile questa reazione per Blake, che pro- prio Reynolds e la sua banda di astute canaglie aveva esclu- so dalla spartizione dellambiente culturale dellepoca e dei relativi sostentamenti, riducendolo ad una situazio- ne grave di indigenza. Tuttavia tutto questo discorso si congura come momento fondamentale della rivolta anticlassica proprio per il modo in cui Blake oppone il particolare al generale. La grandezza di questo artista consistette nel rigettare sia la tradizione estetica che fa capo allem- pirismo, sia quella che fa capo al neoplatonismo. Queste due correnti si erano date battaglia per un certo periodo, mentre con Addison e Burke i conni tra le due posizioni si erano sfumati. La losoa empirista, nellimporre il suo me- todo sperimentale e induttivo, aveva distrutto quel- la che Shaftesbury riteneva la nozione di genio, cio linnata capacit artistica derivatagli forse ancora dallantica nozione pi estensibile alla grecit tutta che a Platone dellinvasamento. E tuttavia questa no- zione shaftesburiana di genio artistico era media- ta da due grandi processi: il primo era lobbligo, da parte dellartista, di osservare attentamente la natura fenomenica prima di rappresentarla (idea che precor- se il Realismo); il secondo era il condizionamento del sensus communis, principio che, da Herbert di Cherbury in poi, non era mai stato messo in discussione. A Blake, la cui grandezza consistette nel rigettare sia lempirismo che il neoplatonismo, premeva sottolineare il carattere di blasfemia che portava con se il principio di generalizzazione 4 www.gorgonmagazine.com Dedali ~ Saperi e semiotiche Blake, da questo punto di vista, radicalmente platoni- co. Ovvero, ritiene che quello del genio artistico sia un dono sovrannaturale (Ivi, p. 509): Knowledge of ideal beauty. Is not to be acquired it is born with us innate ideas are in every man born with him. They are truly himself. The man who says that we have no innate ideas must be a fool and a knave. La conoscenza della bellezza ideale non pu essere acquisita. Essa nasce con noi. Le idee innate si ritrovano in Ognuno, sono nate con lui; sono veramente lui stesso. Luomo che dice che non abbiamo idee innate deve essere un folle e una canaglia. Ci che a Blake premeva sottolineare era il carat- tere di blasfemia che portava con s la generalizza- zione: poich, evidentemente, trascurava il carat- tere rivelatorio, negando cos il ricorso attento al particolare che doveva consacrare lorigine ultra- terrena della rivelazione. Anche per questa propensione Blake non poteva aderire a dottrine che non fossero esoteriche e visio- narie. Sotto questa chiave di lettura si comprendono meglio alcune propensioni del nostro autore; innanzi- tutto, come abbiamo accennato, verso Berkeley (la cui inuenza sul pensiero blakiano dovrebbe essere me- glio indagata: presso la Trinity College di Cambridge si conserva la copia della prima edizione del Siris di Berkeley del 1744, appartenuta al poeta, le cui annota- zioni a margine dimostrano la sostanziale conformit del pensiero blakiano a quello del losofo irlandese); ma anche verso Swedenborg e il suo Divine Love and Divine Wisdom (1788), e soprattutto verso il pi famoso precursore Milton, che con il suo Paradise Lost il vero iniziatore di quel lone mistico-losoco sotterraneo diffuso nella cultura inglese del secolo. Una delle opere pi maestose di Blake dimostra questa affezione a Milton e, contemporaneamente, il tentativo di superarne la prospettiva. Il titolo gi for- temente indicativo delle intenzioni autorali: The marriage of Heaven and Hell, ovvero Il matrimonio del cielo e dellinferno, composto nel 1792. Fu questa lopera che, non a caso, piacque di pi ai lo- so e agli scrittori losofeggianti come Goethe (Stefano Zecchi, nel suo Nelle foreste della notte, in Blake, Opere, cit., p. LI, considera questopera di Blake come una delle maggiormente inuenti nella costruzione delledicio del Faust, a cui Goethe lavor per sessantanni, anche se la prima edizione precede di poco lo scritto di Blake. Essa fu completata e data alle stampe nel 1775). E non a torto: qui Blake mostra la sua vena po- lemica pi sottile, con una scrittura che sembra nata dallaffezione al dolore. Non si trovano qui la capacit di distacco e il divertimento limpido che traspaiono nella sapiente scrittura del Faust. Nelle opere di Blake lautore doppiamente coin- volto. Se dovessimo valutare la qualit dei suoi scritti mediante il metro shaftesburiano, quello dellironia e dellautoironia, probabilmente non rinverremmo alcun pregio. Quella linea espressiva, sempre in bilico sullor- lo dellapocalisse rappresentato, ne fa per uno degli scrittori pi inquieti e meno illuministi del suo secolo. Scrive Blake ne Il matrimonio del cielo e dellinferno: Che ne sapete se un qualsiasi uccello che taglia le strade dellaria non un immenso mondo di delizia chiuso ai vostri cinque sensi? (Id., in Opere, cit., p. 185) Siamo qui di fronte ad una scelta programmati- ca della losoa blakiana e a un radicale sradicamento della teoria platonico-ciniana dellanima umana come copula mundi. Se infatti lantico credo immetteva nellesi- stente una scissione tra anima e corpo, Blake la ricom- pone facendo coincidere Io, Mondo e Dio. Nessuna visione razionalistica del mondo, dunque, pu soddi- sfare la sua produzione letteraria. C un mito nella produzione blakiana che ritorna ci- clicamente: quello del dio Urizen. Egli il simbolo della ratio, ed spesso rappresentato dallo stesso autore come un vecchio canuto. Nellaffermare il proprio do- minio sul mondo, Urizen si distacc dagli altri Eterni e scelse unesistenza nel tempo (espressione certamente tautologica, perch se ci si rif alla dottrina anselmiana lesistenza data solamente in una dimensione tempora- le, altrimenti verrebbe denita essenza). Il dio Orc, op- positore strenuo di Urizen, invece un dio luciferino; il simbolo del fuoco liberatore, in grado di emanci- pare gli uomini dalle catene della ratio, ma allo stesso tempo anche colui che mostra alluomo linevitabilit del negativo, del male, della morte come inizio ciclico di una rinascita. Siamo qui in piena ridiscussione del mito prometeico, con accenni allo stoicismo e lenfa- tizzazione dellimportanza del relativismo e della sog- gettivit. Secondo Blake luomo prevalentemente corpo e le sensazioni che esso produce, anzich essere analizza- te come mezzo di ricerca per il raggiungimento di una verit, di un equilibrio universale che uniforma e amalgama, divengono in denitiva uno scopo. Anche se Blake non indulge nel sensismo, per lui luomo prevalentemente corpo e le sensazioni che esso produce divengono di conseguenza uno scopo 5 Francesca Coraglia ~ Una feroce simmetria. William Blake e lanticlassicismo. Lungi per dallautore scivolare nel sensismo. Scrive infatti Blake (Ivi: 170-171): Without contraries is no progression. Attrac- tion and repulsion, reason and energy, love and hate are necessary to human existence. From these contraries spring what religious call Good and Evil. Good is the passive that obeys reason. Evil is the active springing from energy. Good is heaven. Evil is hell. Senza contrari non c progresso. Attrazione e repulsione, ragione e energia, amore e odio sono neces- sari allesistenza umana. Da questi contrari ha origine ci che i religiosi chiamano Bene e Male. Bene il passivo che obbedisce alla ragione. Male lattivo che scaturisce dallenergia. Bene il cielo. Male linferno. Ancora pi importante il passaggio successivo (Ibid.), in cui Blake esplicita meglio quale sia il suo credo: The voice of the devil: All Bibles or sacred codes have been the causes of the following errors: I. That man has two real existing principles, viz a Body and Soul. II. That energy, calld Evil, is alone from the Body; and that Reason, calld Good, is alone from the soul. III. That Good will torment Man in eternity for following his energies. But that following contraries to these are true: I. Man has no body distinct from his soul; for that calld body is a portion of soul discernd by the ve sen- ses, the chief inlets of soul in this age. II. Energy is the only life, and is from the body; and reason is the bound or outward circumference of energy. III. Energy is eternal delight. La voce del diavolo: Tutte le Bibbie o i sacri codici sono stati le cause dei seguenti errori: I. Che luomo ha due reali principi di esistenza, cio un corpo e unanima. II. Che lenergia chiamata male procede sola dal corpo; e che la ragione, chiamata bene, procede sola dallanima. III. Che Dio tormenter luomo per leternit per aver seguito le sue energie. Mentre i seguenti contrari a queste affermazioni corrispondono invece a verit: I. Luomo non possiede un corpo distinto dallanima; poich ci che viene detto corpo una porzione dellani- ma che i cinque sensi, i principali spiragli dellanima nella presente et, sono in grado di discernere. II. Lenergia la sola vita, e procede dal corpo; e la ragione il conne o circonferenza esterna dellenergia. III. Lenergia piacere eterno. Il trascendente di Blake talmente radicale che non contempla conciliazione dei contrari perch anche questo atto, seppur rivoluzionario, mostra una conces- sione alla ratio ordinatrice. Cos, alla quieta bellezza egli oppone il caos, il disordine del male come presup- posto alla libert individuale. evidente, come ha spiegato Mario Andrea Ri- goni nel suo capitale saggio Illuminismo e negazione (in M. A. Rigoni, 1985), che siamo qui di fronte a quella parte di secolo che, attraverso le sue mille sfaccettature (Rigoni vi inserisce anche Leopardi e La Mettrie, in unidea di secolo lungo, per parafrasare lopera di Hobsbawm), nega con vigore la preponderanza del- la ragione, opponendo al Lume della Ragione il Buio dellIstinto, leterno presente della dimensione storica deresponsabilizzata. Certo , come anche lo studioso ebbe a rilevare, che questa tendenza possiede un forte impulso a considerare la Morte come alla stregua di una dea liberatrice. A ben vedere, il riuto di Blake che la scien- za, larte gurativa e la letteratura venissero dedotte dalle cose, quindi dallempiria, era gi un atteggia- mento fuori dal tempo, e il suo stesso modo stilistico di enumerare i vantaggi tratti dal seguire limpero dei sensi dimostra una certa attitudine, tutta moderna, nei confronti al regime della partita doppia (non estranea a certi scrittori che facevano della ratio ordinatrice e dellapo- logia borghese i temi fondamentali dei propri scritti). Ci che Blake tuttavia non fece mai mistero di mal sopportare era la perdita dinteresse per larte mi- topoietica antica; una perdita dinteresse ormai palese- mente programmatica, poich era chiaro a tutti che, se si voleva fondare una mitologia moderna della mimesis letteraria, era necessario affrancarsi dal dominio cultu- rale dellantichit. Per dimostrare il suo distacco dal classicismo, a cui egli contrapponeva il gotico, Blake prese a illustrare le copie dei suoi libri, che stampava in proprio, con metodi di incisione rispondenti al suo modello artitico di praxis www.gorgonmagazine.com 6 Dedali ~ Saperi e semiotiche Il miglior modo per affrancarsene era quello, secon- do molte personalit eminenti dellepoca, di seguire la strada di Locke, e cio di soccombere inne al do- minio della natura sica, che rendeva tutte le azioni umane necessarie e conformi a modelli precostituiti, con la conseguenza di costruire le forme della conoscenza sulla base dellautomatismo delle impressioni (S. Zecchi, Nelle foreste della notte, in W. Blake, cit., p. LIII). A questa capacit di astrazione e generalizza- zione Blake (Lettera al Dottor Trusler, 23 VIII 1799, in Opere, cit.: 786-787) contrappone il potere dellim- maginazione. So che questo mondo un mondo di immaginazione e visione. Vedo ogni cosa che dipingo in questo mondo, per non tutti vedono cos. Agli occhi dellavaro una ghi- nea pi bella del sole, e un sacco consunto dal denaro ha proporzioni pi belle di una vigna colma duva. Lalbero che commuove alcuni no a lacrime di gioia agli oc- chi degli altri soltanto una cosa verde che sta sulla strada. [] Questo mondo, per me, tutto una continua visione di fantasia o dimmaginazione. Limmaginazione viene a coincidere con il mondo stesso e vediamo come questo principio sia in questo modo contrario a ci che avevano postulato i primi au- tori che scrissero di estetica in Inghilterra: in esso non v traccia dastrazione. Ma la cosa forse pi interes- sante che tutta lopera di Blake ritrova quel legame tra estetica ed etica che era gi stato superato da Addison e da Burke. Anche Blake fu un radicale dissolvitore delle magniche sorti e progressive (il riferimento natu- ralmente al Leopardi della Ginestra) in cui il suo secolo iniziava convintamente a credere. La visione in qual- che modo incontrovertibile: essa, come lo stesso Blake cerc di dimostrare nel poema Jerusalem (circa quattro- mila versi e cento incisioni), sta l, nella sua eternit immutabile, e non soggetta allinterpretazione della ragione. Alla ne di questo breve percorso siamo ap- prodati alla ribellione contro le teorie deiste dalle quali part tutta la riessione inglese sul rapporto tra fede e ragione, tra istinto e razionalit, e che fecero della cer- chia dei Platonici di Cambridge i precursori del secolo dei Lumi. La posizione di Blake chiara se si leggono i suoi giudizi sullarte classica, fondata questultima sul concetto di armonia matematica delle forme e princi- palmente sul concetto di proporzione, alla quale Blake opponeva la vitalit dellarte gotica. Da questa prospettiva per Blake arte greca e romana e tirannia di stato venivano palesemente a coincidere. Daltra parte questo giudizio fu gi espresso in prece- denza da Edward Young, che nel 1759, in opposizio- ne allidea winckelmanniana di arte, aveva scritto che lunico modo per superare o eguagliare larte antica era quello di evitare di imitarla (E. Young, 1918: 6-23). Per dimostrare il suo distacco dal classicismo egli pre- se ad illustrare le copie dei suoi libri, che stampava in proprio, con i metodi di incisione che aveva elaborato e che rispondevano esattamente al modello che egli aveva di arte come praxis, essendo per lui il mondo reale e il mondo immaginativo sostanzialmente la stessa cosa. Blake avrebbe aderito allidea junghiana di rin- novamento moderno nel campo delle arti; tuttavia, la sua consuetudine di illustrare i propri testi con una stretta consonanza fra parole ed immagini, soprattutto nelle opere giovanili (Songs of Innocence e Songs of Expe- rience) ricorda molto il testo miniato medievale, come giustamente fa notare lo stesso Zecchi, cit.). Anche Northrope Frye osserva come questa commistione eserciti sullimmaginario della ricezione una singolare impressione che lega limmagine alle pa- role e le parole ai ritmi musicali, in una unione che ricalca la nascita stessa della poesia (che, come sappia- mo, ebbe inizialmente un forte legame con la musica). Dunque Blake antico non tanto nei contenuti, quanto nella forma del suo poetare. Il compito del neoclassicismo, in Inghilterra come in Francia, era stato quello di tematizzare un au- to-riconoscimento soggettivo della borghesia di fron- te al corso degli avvenimenti storici: questa strada fu percorsa da Reynolds e dai suoi sodali, mentre Blake rifugg da questa prospettiva, perch il suo scopo era quello di liberarsi dalle catene della storia. Per questo motivo la contemporaneit gli fu cos ostile; egli mi- nava alle fondamenta lalba di una nuova mitologia e la sua critica fu una delle pi precoci allavvento della disciplina storica romanticamente intesa. Daltra parte questo atteggiamento non fu compreso nemmeno un secolo pi tardi, con lavvento degli scritti nietzscheani, pericolose mine vaganti per lordine precostituito. Gli accorgimenti di Blake dovettero suonare poco digeribili per i contemporanei, che nulla volevano concedere allo spazio utopico della rappresentazione: anche la chiarezza espressiva evocava visioni ben poco razionali 7 Francesca Coraglia ~ Una feroce simmetria. William Blake e lanticlassicismo. Altra mira polemica di Blake fu il trattato di Edmund Burke, Sul bello e sul sublime, che faceva trasmigrare la distinzione lockiana tra sensazione e riessione sul piano estetico del nesso tra bello e sublime. Secondo Burke, riletto da Blake, il sublime verrebbe a coincidere con il momento astratto, con la magnicenza della concezione delle idee, mentre il bello si costituirebbe pi semplicemente come il momento esecutivo, a cui per corrisponderebbe una concezione delle idee depotenziata. Ci agli occhi di Blake era particolarmente dannoso perch signicava riportare nel momento mimetico lantica distinzio- ne tra pensiero e azione, tra teorizzazione e pratica. Scissione che, fra le altre cose, aveva fatto allontanare lumanit dalla coincidenza tra le parole e le cose (per citare Foucault), ovvero dal senso primario e pieno dellesistenza stessa. Gi laver individuato un problema losoco indubbiamente di portata universale e, oseremmo dire, lavere anticipato il suo sviluppo prettamente novecentesco porta Blake nellolimpo dei pensato- ri controcorrente. La sua avversione alla ducia nel principio di rappresentabilit, svolta secondo mo- delli storici, realistici, naturalistici o scientici, por- ta allaffermazione di un relativismo dei signicati. Per questo motivo tutta lopera blakiana disorga- nica e di difcile interpretazione. Come egli stesso scrisse, il suo scopo era quello di reinserire il divi- no nellumano, anche a costo di provocare scorno e disapprovazione presso i suoi contemporanei, che giustamente intuirono limpossibilit dellimpresa. Si confronti il Blake della Lettera al Dottor Trusler, 23 VIII 1799, (in Opere, cit., p. 785): Sono molto dispiaciuto per lirritazione che vi ha provocato il Mondo Spirituale. Specialmente se dovessi risponderne. Mi dispiace davvero che le nostre idee sul- la Pittura Morale siano tanto differenti da avervi fatto adirare con il mio Metodo di Studio. Laccento naturalmente va posto sulla denizione di Blake di mondo spirituale e di pittura morale. Abbiamo gi introdotto la discussione sulla reintroduzione della morale nellestetica che con cos tanta fatica era stata espulsa dalle ultime teorizzazioni, nel tentativo di rendere scientico lapproccio ad una materia che di riscontrabile empiricamente ha ben poco. Ci che tormentava Blake n dagli anni giovanili era la ricostituzione di questa frattura, calcando la penna sulla somma contraddizione della rappresentabilit del divino, mediata dalla percezione umana (problema che aveva attanagliato anche i pensatori della cerchia di Cambridge). Cos Blake in Non c religione naturale (1788, in Opere, cit., pp. 66-67). He who sees the Innite in all things, sees God. He who sees the Ratio only, sees himself only. Therefore God becomes as we are, that we may be as he is. Colui che vede linnito in tutte le cose vede Dio. Colui che vede solo la Ratio, vede solo se stesso. Perci Dio diventa come noi siamo, afnch noi possiamo essere come egli . Notiamo lincedere aforismatico tipico di tutta la produzione dellautore, che utilizza un razionalismo apollineo per reintrodurre il concetto di dionisiaco. E forse proprio questo accorgimento utilizzato da Blake ad essere poco digeribile dai contempora- nei, che nulla volevano concedere allo spazio utopico della rappresentazione, tanto pi se esso utilizzava un linguaggio particolarmente congeniale alla chia- rezza dellesposizione, evocando per visioni che di razionale avevano ben poco. Nella sua affezione al mito dei contrari pi volte gi dimostrata egli esplica tutta la sua losoa. Ad uno dei due poli sta immobile il dio Jeoshua-Uri- zen, simbolo della ratio ordinatrice. Lillustrazione pi famosa a lui dedicata risale al 1794, si ritrova nel frontespizio di Europe ed generalmente conosciuta con il titolo The Ancient of the Days (g. 1). Qui Urizen rappresentato nellintento di circoscrivere il mon- do con un compasso. Questo rappresenta in modo esplicito come Blake intendesse latavico conitto tra ragione e immaginazione. La ratio costrizione, ma c di pi. La bellezza di questa illustrazione dimostra la ra- dicalit di Blake nel concepire una visione che basa la propria veridicit non sulla consustanzialit dei con- trari, ma sulla irriducibilit reciproca di essi. Scrive Blake nelle Annotazioni agli aforismi di Lavater (in Opere, cit., pp. 55-57). La celebrazione di unestetica del brutto, anche dal punto di vista della ricezione, era anche per Burke un moto liberatorio dalle catene della ratio ordinatrice www.gorgonmagazine.com 8 Dedali ~ Saperi e semiotiche Man is a twofold being, one part capable of good; that which is capable of evil and the other capable of good; that which is capable of good is not also capable of evil, but that which is capable of evil is also capable of good. This aphorism seems to consider man as simple and yet capable of evil: now both evil and good cannot exist in a simple being, for thus two contraries would spring from one essence, which is impossible; but if man is considerd as only evil and good only good, how then is regeneration effected which turns the evil to good? By casting out the evil by the good? [] Rectify every thing in Nature as the philosophers do, and then we shall return to chaos, and God will be compelled to be excentric if he creates, o happy philosopher. Luomo un essere duplice, una parte capace di male, laltra capace di bene; quella che capace del bene non capace anche del male, ma quella che capace del male anche capace del bene. Questo aforisma sembra considerare luomo come semplice e tuttavia capace del male: ora il male e il bene non possono esistere in un essere semplice, per- ch in tal caso due contrari scaturirebbero da ununica essenza, il che impossibile; ma se luomo consi- derato soltanto come male e dio soltanto come bene, in che modo si compie la rigenerazione che trasforma il male in bene? Espellendo il male con il bene? [] Rettica ogni cosa di natura come fanno i loso e allora ritorneremo al caos e Dio sar costretto a essere eccentrico quando crea, o felice losofo. Questa creazione mitopoietica seppe in denitiva liberarsi dalle catene kantiane della frattura con la trascendenza e da tutto quel ct illuministico bri- tannico che affonda le sue radici nellipotesi di spie- gare razionalmente il trascendente. Bisogna anche aggiungere per che forse Bla- ke non aveva compreso bene i termini della questio- ne, soprattutto per quanto riguarda la polemica con lopera di Burke. pur vero che al sublime si asse- gna un posto di preminenza assiologica, sia nellarte mimetica sia nella sua ricezione; ci, tuttavia, non causato dal fatto che esso si congura come mo- mento teorizzante, a discapito del bello, che viene relegato nella sfera della praxis. A nostro parere Bur- ke, in questo caso, non ha opinioni molto differenti da quelle di Blake. Innanzitutto laccento che egli pone sul mo- mento del sublime gli deriva da unattenzione ai processi psicologici inconfessabili che sottostanno ad alcuni atteggiamenti altrimenti incomprensibili. Anche Burke scopre la potenza del male. Il sublime non altro che quellistinto verso la morte e lautodistruzione (cos scandalosamente blasfemo per chi aveva sempre basato il proprio sistema di pensiero sulla norma dellautoconservazione) che no a quel momento rimase nella sfera del non di- cibile. La celebrazione di unestetica del brutto, anche dal punto di vista della ricezione, era anche per Burke un moto liberatorio dalle catene della ratio ordina- trice. Burke perviene a questa scoperta perch fa ricorso a quello studio empirico e indagatore dei fenomeni psico-patologici che a quellaltezza inizia- vano ad essere indagati. La sua prospettiva quindi non esce dal campo scientico sperimentale. Blake invece opera la sua critica solo su un piano teoretico. Non che le sue critiche non aves- sero ancoraggio nella realt, ma il suo programma sora solo i massimi sistemi ed dedicato pi alla collettivit che non al disagio individuale. A una pi attenta analisi, dunque, se si fa ap- pello alla funzionalit delle opere prese in esame si ridimensiona quella scissione tra generale e parti- colare che fu il nocciolo della questione nella lotta classicismo/anticlassicismo. Questa non , natural- mente, solo unimpressione di chi scrive. Esiste uno studio molto interessante di Thomas Altizer (1967) che interpreta Blake attraverso Hegel. Questo stu- dio introduce nel sistema blakiano i termini della dialettica, e prova a intravedere una mediazione fun- zionante e una relazione tra termini teorici contrari allinterno dello stesso schema concettuale. Tuttavia, se vero che la ricezione avverte si- curamente una certa verit di fondo in questa teoria, pur tuttavia non possibile affermare che questa fosse lintenzione di Blake medesimo. Poich non esiste autore pi estraneo alla mediazione. Anzi, proprio sulla feroce contrapposizione di termini antitetici egli ha basato il suo apparato concettuale. Che poi questa tensione perenne fosse impossibile da realizzare per qualsiasi uomo che non fosse Blake questa altra questione. Mai come in questo caso si pu dire che teorizzazione e pratica debbano ri- manere separate nella ricezione dellopera, anche se lo scopo di Blake era invece quello di reintegrarle vicendevolmente. A chiosa di questo discorso, dopo aver indi- cato le numerose inuenze esercitate sul consesso intellettuale europeo da questo straordinario secolo, e in particolare dallInghilterra settecentesca, ci sov- viene unidea: che proprio questi autori, nella loro tangenzialit rispetto alla cultura dellepoca e nella 9 Francesca Coraglia ~ Una feroce simmetria. William Blake e lanticlassicismo. loro caparbiet e fermezza morale, abbiano fornito materia per quello sviluppo del pensiero che succes- sivamente avrebbe portato pensatori come Nietz- sche a esclamazioni come credo dessere talmente ateo che penso che un Dio abbia inne inculcato in me questo ateismo (1998:205). Si vuole ora concludere con una citazione da Blake, a dare la misura di quanto queste polemiche non fossero sterili e di come il problema della mime- sis riguardi davvero la costruzione di un mito iden- titario, ma anche il modello di una vita comunitaria di cui la contemporaneit ha smarrito il senso. Cos si esprime in proposito Blake nel [Pri- mo] libro di Urizen (in Opere, cit., 348-349): The remaining sons of Urizen Beheld their brethren shrink togheter Beneath the Net of Urizen. Persuasion was in vain; For the ears of the inhabitants Were witherd and deafend and cold, And their eyes could not discern Their brethren of other cities. I gli di Urizen rimasti Videro i loro fratelli assottigliarsi Sotto la luce di Urizen. La persuasione fu inutile; Perch gli orecchi degli abitanti Serano disseccati, freddi e sordi, E gli occhi non potevano discernere I loro fratelli di altre citt. LETTURE ULTERIORI T. Altizer, The New Apocalypse. The radical christian vision of William Blake, Michigan State University, 1967. Berkeley, G., A Treatise Concerning the Principles of Human Knowledge (ed. or. 1710), Oxford University Press, New York-Oxford 1998. W. Blake, Annotazioni ai Discorsi di Sir Joshua Reynolds, in Id., Opere, cit., pp. 509-511. W. Blake, Annotazioni agli aforismi di Lavater, in Id., Opere, cit., pp. 55-57. W. Blake, Il [primo] libro di Urizen, in Id., Opere, cit., pp. 348-349. W. Blake, Annotations to the Works of Sir Joshua Reynolds, in The Complete Poetry and Prose, Erdman, New York 1965 (trad. it., Annotazioni ai discorsi di Sir Joshua Rey- nolds, in Opere, Id., cit.) W. Blake, Opere, Guanda, Milano 1984. W. Blake, Lettera al Dottor Trusler, in Id., Opere, cit., pp. 786-787. W. Blake, Non c religione naturale, in Id., Opere, cit., pp. 66-67. N. Frye, Fearful symmetry, Princeton University, New Jersey 1969. E. Kris, Ricerche psicoanalitiche sullarte, (trad. it. di E. Facchinelli), Einaudi, Torino 1967. S. Johnson, Rasselas, Prince of Abyssinia, (ed. or. 1759), O. U. P., Oxford 1968 [ed. it. 1983, cit.]
S. Johnson, Rasselas, principe di Abissinia (trad. a cura di G. Miglietta), Il Saggiatore, Milano 1983. F. Nietzsche, Cos parl Zarathustra, Mondadori, Milano 1998. M. A. Rigoni, Illuminismo e negazione, in Liguori, M. A., Saggi sul pensiero leopardiano, Liguori, Napoli 1985. S. Zecchi, Nelle foreste della notte, testo introduttivo a W. Blake, Opere, cit., p. LIII. E. Young, Conjectures on Original Composition, Morley, Manchester 1918. Ritratto di William Blake a opera di T. Phillips (1807).