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Aprirsi alla vita nellesperienza della morte.

Posted in cura morienti on 02/16/2011 07:03 pm by admin

Aprirsi alla vita nellesperienza della malattia e del morire. Dispensa sul morire di Francesco La Rocca e Patrizia Micoli

Le persone ordinarie non temono la morte, ma quando questa inevitabilmente arriva ne sono terrorizzati e sconvolti; invece il saggio la teme avendone consapevolezza per tutta la vita e quando arriva si sente in pace e laccoglie con gioia. Milarepa Santo tibetano del XI secolo. La nostra attuale societ nega la vecchiaia e la morte, la nasconde dietro una porta, un paravento, in una stanza dospedale. La morte viene vista soprattutto come un evento clinico. Ma essa in realt qualcosa di pi: un momento di enorme valore psicologico, emotivo e spirituale. Il nostro rapporto con la morte dipende dal nostro rapporto con il dolore, con noi stessi, con quanti ci amano e con quanti amiamo, con la nostra concezione della divinit o i nostri valori fondamentali, come laltruismo. Il bisogno di amore e di gesti compassionevoli aumenta nelle ultime fasi della vita quasi che il morente capisca ci che diviene essenziale e ci che superfluo. Non se ne parla ne la si studia nelle scuole, tanto da dover parlare di pornografia del morire. La morte per una certezza, forse lunica vera certezza dellesistenzaumana. Ma possibile prepararsi a morire? Ed possibile aiutare chi

sta morendo? possibile affidare questo compito alle famiglie e alle persone care? O sono necessari sempre e solo gli specialisti del morire quando e se disponibili? I l buddismo insegna che la meditazione pi potente quella sulla morte cos come limpronta dellelefante la pi grande. Tra i bisogni di chi muore sicuramente il sollievo del dolore fisico, coi suoi diversi sintomi, fondamentale, ma la sofferenza sorge anche dalla crisi spirituale che il dolore e la malattia porta con s e questo pu essere lenito solo con laccompagnamento spirituale. Per chi muore, lassistenza spirituale ha la stessa importanza delle cure mediche, anche se raro che le venga riservato un posto significativo. La conseguenza che troppe persone non muoiono in pace, ma con angoscia e paura. Possiamo fare sicuramente ancora molto per cambiare questa realt. In Tibet era molto raro morire in ospedale, e la maggior parte delle persone moriva a casa propria. Chiunque avesse possibilit economiche si guardava bene dallandare in ospedale. In Tibet, quando si percepiscono i segni di morte lontana o vicina, ci si prepara a morire in casa, in una piccola stanza per non dare fastidio, dato che il corpo dovr rimanere l per due o tre giorni. con un poco dacqua e il minimo indispensabile, lasciandola in pace, senza disturbarla. Anche le persone ordinarie e non solo i grandi lama, quando hanno percepito i relativi segni sono certe che giunto il momento della loro morte, e quindi affidano a una persona il compito di aiutarli nel momento del trapasso. Solo questa persona potr avvicinarsi al letto per parlare con il morente, ricordando gli insegnamenti e la varie puje e preghiere.. Io stesso ho esplicitamente confermato per iscritto che non voglio assolutamente essere portato allospedale quando sar arrivato il momento della mia morte. Da dove partiamo? Sono un essere umano e ho sentimenti, come chiunque altro. Il modo in cui mi considero e mi tratto influenza i miei sentimenti, cos come il Modo in cui gli altri mi considerano e mi trattano influenza il mio stato danimo. Perci come spero che gli altri si curino di me e dei miei sentimenti nei nostri rapporti, mi curo dei miei sentimenti, mi curo dei miei sentimenti verso me stesso, mi curo di come tratto me stesso. Tu sei un essere umano e provi sentimenti, proprio come me. Il tuo stato danimo influenzer la nostra interazione, cos come il mio la influenzer. Il mio modo di comportarmi con te e quel che ti dico influenzeranno ulteriormente i tuoi sentimenti. Quindi, cos come io spero che ti curerai di me e dei miei sentimenti nella nostra interazione, cos io mi curer di te, mi curer dei tuoi sentimenti. ESERCIZIO Numero 1: Immaginare una sensibilit equilibrata: ripetiamo la frase per tre volte lentamente cercando di far sorgere quel determinato sentimento o assenza di pregiudizio nessuna fantasia mentale interesse amorevole nessun giudizio

nessuna presunzione nessuna barriera reale nessuna paura gioia concentrazione calore comprensione espressione del viso autocontrollo parole gentili gesti premurosi sarebbe davvero meraviglioso se potessi diventare cos vorrei poter diventare cos cercher decisamente di diventare cos Nel perdono Ripetiamo come prima ma con pensieri gentili di perdono nessuna fantasia mentale interesse amorevole nessun giudizio nessuna presunzione nessuna barriera reale nessuna paura gioia concentrazione calore comprensione espressione del viso autocontrollo pensieri gentili di perdono sarebbe davvero meraviglioso se potessi diventare cos vorrei poter diventare cos cercher decisamente di diventare cos ADDESTRARSI NEL MORIRE Possiamo addestrarci a pratiche che ci conducono ad una buona morte e acquisire sensibilit e tecniche che possiamo mettere al servizio di chi sta morendo. Fondamentale in questo il processo della familiarizzazione. Le finalit proposte dalla Kubler-Ross sono: Educare il personale sanitario e i religiosi a FAMILIARIZZARE con i bisogni, i timori e le ansie degli individui che stanno morendo e delle loro famiglie. Meditare, secondo gli insegnamenti buddhisti, significa proprio familiarizzare con loggetto di meditazione. Tramite la meditazione ci si familiarizza con un determinato fenomeno che pu far parte della nostra sfera psichica o con un oggetto fisico esterno. Ad esempio meditare sullamore significa familiarizzarsi con tale sentimento cominciando dallanalisi di cosa si intende per amore: il desiderio che loggetto del nostro amore abbia la felicit e le cause per tale raggiungimento. Quindi si

analizzano le menti che potrebbero essere confuse con tale sentimento quale ad esempio lattaccamento che viene invece definito come il non volersi separare da ci (sia persona fisica che oggetto) che ci crea sensazioni piacevoli. Al fattore mentale attaccamento viene dato, a differenza dellamore, un connotato negativo in quanto creatore di disagio psichico. La finalit di familiarizzarsi con un determinato oggetto di farlo proprio nel senso pi completo del termine. Familiarizzando vinciamo anche la paura. Ad esempio un chirurgo, se completamente famigliare con una determinata tecnica in quanto lha potuta apprendere da un maestro qualificato, lha analizzata tramite le sue conoscenze e ha potuto confrontarla con altri professionisti, avr facilit nelleseguire quella tecnica e il suo comportamento sar coerente con quanto appreso e questo comportamento sar sempre pi spontaneo e naturale. Al pari dellamore uno dei fenomeni su cui, il praticante buddista, deve familiarizzarsi il morire e la morte unitamente alla temporaneit o il non permanere di tutte le cose. Fondamentale quindi introdurre tecniche quali la meditazione o la visualizzazione che sono capaci di renderci famigliari con le nostre emozioni e paure, con i nostri sentimenti pi profondi e nascosti che ci portano a comportamenti inconsapevoli. Inoltre la meditazione capace di aumentare la nostra capacit empatia e sviluppare menti quali la compassione, intesa come desiderio che laltro non soffra, e lamore, intesa come desiderio che laltro sia felice. Lintero processo del familiarizzarsi con la morte rivolto a: 1. convincere dellesistenza della morte e a diminuirne la negazione, 2. rendere consapevoli che non possiamo sapere quando questa verr (ora il momento di vivere e di non rimandare a domani la pratica spirituale), 3. comprendere che lunica cosa che realmente ci sar utile al momento della morte la nostra preparazione spirituale cio il livello di training mentale raggiunto. Questo processo porta a vincere, almeno in parte, la negazione sul morire (vedi anche i cinque punti della Kubler Ross).

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