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INDICE

INTRODUZIONE Inquadramento del piano rispetto agli obiettivi ambientali

1.0

QUADRO CONOSCITIVO

1.1

NORMATIVA ED INDIRIZZI DI POLITICA ENERGETICA

1.1.1 NORMATIVA INTERNAZIONALE 1.1.1.1. L'Agenda 21 1.1.1.2. Impegni internazionali di riduzione delle emissioni dei gas serra 1.1.1.3. Energia e Unione Europea 1.1.2 NORMATIVA NAZIONALE 1.1.2.1. Introduzione alla Normativa Italiana 1.1.2.2. Il Piano Energetico Nazionale 1.1.2.3. Legge n.9 del 9 gennaio 1991 1.1.2.4. Legge n.10 del 9 gennaio 1991 1.1.2.5. D.M. 25 settembre 1992 - Convenzione Tipo 1.1.2.6. CIP 6/1992 1.1.2.7. Il DPR n. 412 del 26 agosto 1993 e il DPR n. 551 del 21 dicembre 1999 1.1.2.8. Benefici fiscali ai sensi dell'art.1 della legge n. 449/1997 1.1.2.9. Nuovo approccio alla politica energetico-ambientale 1.1.2.10. I Decreti sul traffico 1.1.2.11. Il nuovo sistema di governo 1.1.2.12. Delibera CIPE: linea guida per le politiche e misure nazionali di riduzione di emissione dei gas serra 1.1.2.13. Linea guida per la riduzione dei gas serra 1.1.2.14. Libro bianco per la valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili 1.1.2.15. Patto per l'energia e l'ambiente 1.1.2.16. La Carbon Tax 1.1.2.17. La liberalizzazione del mercato elettrico 1.1.3 PIANO ENERGETICO REGIONALE

1.2

INQUADRAMENTO TERRITORIALE

1.2.1 QUADRO AMMINISTRATIVO 1.2.2 QUADRO FISICO E CLIMATICO 1.2.2.1. Temperature 1.2.2.2. Precipitazioni pluviometriche 1.2.2.3. Anemometria 1.2.2.4. Radiazione solare 1.2.3 QUADRO DEMOGRAFICO 1.2.4 LE RISORSE FORESTALI 1.2.5 LAGRICOLTURA 1.2.6 LE ATTIVITA PRODUTTIVE 1.2.7 I TRASPORTI 1.2.7.1. Veicoli commerciali 1.2.7.2. autostrade 1.2.7.3. Mobilit ferroviaria I CONSUMI ENERGETICI Consumo elettrico complessivo Consumo complessivo di combustibili Consumo energetico globale 1.3.1 CONSUMI CIVILI E DOMESTICI 1.3.1.1. Consumo di energia elettrica 1.3.1.2. Consumo di combustibili 1.3.2 CONSUMI INDUSTRIALI 1.3.2.2. Consumo di energia elettrica 1.3.2.3. Consumo di combustibili 1.3.3 CONSUMI IN AGRICOLTURA 1.3.4 CONSUMI NEL TERZIARIO 1.3.5 CONSUMI NEI TRASPORTI 1.4 PRODUZIONE ENERGETICA ATTUALE 1.3

1.4.1 CENTRALI ENEL - ERGA 1.4.2 AUTOPRODUTTORI 1.4.2.1. Fonte idroelettrica 1.4.2.2. Sistemi di cogenerazione 1.4.2.3. Fonte solare fotovoltaica

2.0 2.1

PROGRAMMA ENERGETICO PRODUZIONE ENERGETICA

2.1.1 PRODUZIONE DA FONTI RINNOVABILI 2.1.1.1 Fonte idroelettrica 2.1.1.2 Fonte eolica 2.1.1.3 Fonte solare fotovoltaica 2.1.1.4 Fonte solare termica Architettura bioclimatica 2.1.1.5 Biomasse 2.1.2. COGENERAZIONE 2.2 2.3 2.4 RISPARMIO ENERGETICO TRASPORTI RIFIUTI E RECUPERO RISORSE

3.0 3.1 3.2

SINTESI ED INDIRIZZI CONCLUSIVI QUADRO DI SINTESI QUADRO DELLE STRATEGIE

4.0

GLI STRUMENTI E LE METODOLOGIE

4.1. Casi riconducibili a singoli interventi significativi 4.1.1. Accordi volontari settoriali 4.1.2. Accordi volontari territoriali 4.2. Casi non riconducibili a singoli interventi significativi 4.2.1. Il caso dei soggetti con capacit di aggregazione di interessi diffusi 4.2.2. Il caso dell'azione normativa e regolamentare 4.3. 4.4. L'Agenzia Lucchese per l'Energia ed il Recupero delle Risorse (ALERR) Interazione con il piano di Indirizzo Territoriale PIT.
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4.5. 4.6. 4.7. 4.8.

Offerta di contribuzione ed incentivazione pubblica Domanda di contribuzione ed incentivazione pubblica Criteri per la selezione dei progetti e delle iniziative Verifica dei risultati attesi

BIBLIOGRAFIA

ALLEGATO 1 - PATTO REGIONALE PER LENERGIA E LAMBIENTE

ALLEGATO 2 SCHEMA DI ACCORDO VOLONTARIO TERRITORIALE

INTRODUZIONE Il presente Programma si sviluppa secondo le direttive definite nel Piano Energetico Regionale (PER). Persegue quindi gli stessi obiettivi del PER orientando e promovendo la riduzione dei consumi energetici nonch linnalzamento dei livelli di razionalizzazione di efficienza energetica della domanda come priorit strategica. Inoltre favorisce e promuove luso delle fonti rinnovabili, la loro integrazione con le attivit produttive economiche ed urbane. Il Programma stato strutturato in quattro paragrafi fondamentali: 1. Quadro conoscitivo che raccoglie le informazioni sugli aspetti alla base dello sviluppo del Programma come la normativa di riferimento, linquadramento territoriale con la sua caratterizzazione fisica e socio-economica e gli elementi peculiari del sistema energetico provinciale che sono i consumi e la produzione. 2. Programma energetico che, sulla base del quadro conoscitivo, definisce gli obiettivi di sviluppo e di orientamento per una razionalizzazione del sistema energetico al fine di permettere uno sviluppo della nostra Provincia in coerenza con gli obiettivi ambientali che pure sono alla base del presente Piano. 3. Sintesi degli obiettivi ed indirizzi conclusivi 4. Strumenti e metodologie Oltre alla razionalizzazione energetica, il Programma, riprendendo e condividendo gli obiettivi di indirizzo del PER, ha come finalit generale il contenimento dei fenomeni di inquinamento ambientale nel territorio con particolare riferimento alle risoluzioni assunte in occasione della conferenza di Kyoto del Dicembre 1997 ove fu definita la convenzione internazionale relativa ai cambiamenti climatici derivanti dalle emissioni di gas effetto serra nonch in riferimento ai successivi provvedimenti della Unione Europea. Con lattuazione del programma si prevede laumento del contributo delle fonti rinnovabili, la conferma del ruolo della cogenerazione a gas metano soprattutto nel nostro comparto industriale e la messa in marcia di iniziative di razionalizzazione del sistema energetico e di riduzione dei consumi da sempre annunciate ma mai partite (vedi problemi legati alla mobilit). Lobiettivo inoltre, la realizzazione di politiche di sviluppo socio-economico delle aree interessate dagli interventi, con particolare riflesso sul consolidamento o almeno il mantenimento della distribuzione demografica grazie ai benefici sui livelli occupazionali dovuti allo sviluppo di possibilit e di valorizzazione delle risorse locali. Limportanza della valorizzazione e degli interventi di ottimizzazione del
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sistema energetico ribadita da fonti normative comunitarie e nazionali e dal Patto generale per lenergia e lambiente firmato a Roma nel Novembre 1998. La volont di perseguire gli obiettivi del PER e quindi in subordine del presente Programma ulteriormente sostanziata da specifiche norme comunitarie e nazionali le quali prevedono lincentivazione agli investimenti nel settore delle fonti energetiche rinnovabili da parte delle Regioni attraverso contributi in conto capitale provenienti dai fondi comunitari (Fesr e Feoga), da fonti nazionali (Carbon Tax) e attraverso fondi regionali (1% accisa sulla benzina). Le recenti normative di settore (Decreto Bersani e smi) hanno disposto la liberalizzazione del mercato dellenergia elettrica e successivamente del gas con nuove opportunit in termini di concorrenza e di sviluppo per operatori pubblici e privati allargando il campo strategico per lattuazione delle politiche energetiche.

Inquadramento del Programma rispetto agli obiettivi ambientali Analizzando i dati sui consumi energetici riportati dal quadro conoscitivo si rileva che Lucca incide per circa il 10% sul totale della regione Toscana che dovrebbe corrispondere ad una emissione di CO2 nel 1990 di circa 2.700.000 t/anno. Come fissato dal PER la Toscana aveva assunto come premessa un impegno regionale a ridurre le proprie emissioni di provenienza energetica al 2010 per un quantitativo medio pari a 7.300.000 t/anno. Poich la regione Toscana presenta potenzialit di risorse in tutti i settori energetici considerati dalla deliberazione n. 137 del CIPE 19 Novembre 1998 Linee guida per le politiche nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra, si arrivati nel quadro di sintesi del PER ad un risultato di quasi 10.000.000 di t/anno di CO2 evitata al 2010 rispetto allo scenario che si verificherebbe senza lattuazione delle politiche definite nel PER stesso e che d un esubero di circa 3.000.000 di t/anno rispetto allimpegno preventivo. Il presente programma si posto lobiettivo di centrare il risultato del PER. Considerando che la Provincia di Lucca non ha centrali termoelettriche, non ha geotermia e non ha impianti di termodistruzione dei rifiuti (Castelnuovo non significativo dal punto di vista di CO2 evitata) il nostro risultato al 2010 fissato in 550.000 t/anno di CO2 evitata rispetto allo scenario che si verificherebbe senza lattuazione delle politiche definite nel Programma stesso .

1.0. 1.1.

QUADRO CONOSCITIVO NORMATIVA ED INDIRIZZI DI POLITICA ENERGETICA ED AMBIENTALE

1.1.1 NORMATIVA INTERNAZIONALE I riferimenti normativi internazionali che riguardano l'energia sono presenti, oltre che nei richiami pi espliciti (ad es. Carta Europea sull'Energia o Libro bianco per una strategia e un piano d'azione della Comunit), anche nella normativa ambientale. La Convenzione internazionale sui cambiamenti climatici o gli impegni alla riduzione delle emissioni di gas serra hanno infatti una forte azione condizionante per la politica energetica, vincolando in modo strategico e sostenibile la pianificazione vera e propria di settore. Un momento cruciale per la politica ambientale pi recente stata la "Conferenza delle Nazioni Unite ambiente e lo sviluppo", svoltasi a Rio de Janeiro del 1992. Oltre alla Dichiarazione di Rio (27 principi sui diritti e doveri dei popoli in merito allo sviluppo sostenibile), la Conferenza ha prodotto altri documenti, tra cui la Convenzione Quadro sui Cambiamenti climatici e l'Agenda 21. In particolare quest'ultimo documento ha importanti ripercussioni a livello nazionale e locale.

1.1.1.1. L'Agenda 21 L'Agenda 21 rappresenta il programma d'azione che deve essere definito alle diverse scale possibili (mondiale, nazionale e locale) in termini di politiche di sviluppo a lungo termine che tengano in considerazione le problematiche ambientali. A livello internazionale, le Nazioni Unite hanno istituito, all'interno del Consiglio Economico e Sociale, Commissione per lo Sviluppo Sostenibile per promuovere l'adozione, da parte degli Stati, di provvedimenti di governo che seguano la logica dell'Agenda 21. A livello comunitario, a Lisbona nel 1992, i paesi dell'Unione Europea si sono impegnati a presentare la Commissione per lo Sviluppo Sostenibile, istituita presso l'ONU, i propri piani nazionali di attuazione dell'Agenda 21 entro la fine del 1993. Nel 1994, oltre 120 unit locali europee hanno firmato ad Aalborg (una cittadina danese) la "Carta delle citt europee per la sostenibilit", in cui hanno sottoscritto l'impegno a implementare un'Agenda 21 locale e a delineare Piani d'Azione a medio o lungo periodo per uno sviluppo sostenibile. In questo ambito, l'energia un settore chiave e le attivit antropiche devono essere mirate a uno sviluppo economico che non solo soddisfi i bisogni della presente generazione, ma soprattutto non ometta la possibilit delle future generazioni di soddisfare i propri. In sintesi, deve essere sostenibile.
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In Italia, con il provvedimento CIPE del 28/12/93 stato presentato il Piano nazionale per lo Sviluppo in attuazione dell'Agenda 21. Esso costituisce il primo documento del Governo italiano ispirato al concetto di Sviluppo Sostenibile. Le caratteristiche individuate dal Piano per realizzare una programmazione che coniughi sviluppo e ambiente sono in sintonia con le indicazioni proposte dal V Piano dazione ambientale europeo e possono essere riassunte nei seguenti punti: - integrazione delle considerazioni ambientali in tutte le strutture dei governi centrali e in tutti i livelli di governo per assicurare coerenza tra le politiche settoriali; - predisposizione di un sistema di pianificazione, di controllo e di gestione per sostenere tale integrazione; - incoraggiamento della partecipazione pubblica e dei soggetti coinvolti, che richiede una piena possibilit di accesso alle informazioni. Il documento del 1993 assume la veste di una dichiarazione di intenti sul progressivo perseguimento di uno sviluppo sostenibile, senza per indicare le modalit operative, finanziarie e programmatiche attraverso le quali raggiungere gli obiettivi preposti. Nella premessa si fa inoltre specifico riferimento alla immaturit del nostro Paese ad avviare immediatamente una politica di sviluppo volta alla gestione sostenibile dell'ambiente, relegando questo tipo di politica, a una posizione subalterna rispetto alle tradizionali politiche "command and control". Con il provvedimento CIPE del 4 maggio 1994 stato istituito un Comitato interministeriale per la verifica dell'attuazione del Piano, la raccolta coordinata delle informazioni sulle iniziative avviate e la predisposizione di una relazione annuale sulla realizzazione degli obiettivi dell'Agenda XXI. Il settore dellenergia incluso tra i settori chiave del V Piano dAzione ambientale europeo ed il Piano nazionale per lo sviluppo sostenibile, nel capitolo I, identifica il quadro di riferimento e gli obiettivi per l'Italia. Per entrambi gli aspetti si fa riferimento alla normativa esistente (PEN 88, L.9/91, L. 10/91, CIP 6/92) ed agli orientamenti espressi nella Agenda 21. Gli obiettivi finali sono rappresentati da: - risparmio energetico; - contenimento delle emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti e gas ad effetto serra. Per garantire il duplice obiettivo di razionalizzazione dell'uso dell'energia e riduzione del relativo impatto sull'ambiente, il Piano propone delle linee guida per la politica energetica italiana volte a: - Promuovere lefficienza energetica e la conservazione di energia nelluso del calore, dellelettricit e dei mezzi di trasporto; - Promuovere lefficienza energetica nella produzione di energia, attraverso ladozione di tecnologie ad elevato rendimento per la generazione di energia elettrica, la diffusione di impianti a cogenerazione elettricit calore, il recupero di energia dagli impianti di termodistruzione dei rifiuti e il recupero del calore di scarto;
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- Sostituire i combustibili pi inquinanti (ad alto tenore di zolfo e carbonio) con combustibili a minor impatto ambientale; - Favorire lintroduzione delle migliori tecnologie disponibili, compatibilmente alla convenienza economica dellattivit produttiva e ladozione di tecnologie a basso impatto ambientale per le produzioni industriali, al fine di ridurre le emissioni da sorgenti fisse; - Rinnovare il parco auto; - Promuovere il trasporto passeggeri e merci collettivo su mare e ferro a discapito del trasporto individuale su gomma; - Sostenere le fonti energetiche rinnovabili; - Promuovere attivit di ricerca, sviluppo e dimostrazione nel campo delle energie meno impattanti. In relazione a queste scelte strategiche, il Piano Nazionale per lo sviluppo sostenibile individua gli strumenti idonei a implementarle
Obiettivi e strumenti del Piano Nazionale per lo sviluppo sostenibile
OBIETTIVI I. Promuovere gli investimenti III. Modificare i comportamenti e indurre un consumo critico STRUMENTI L.9/91, L.10/91, provvedimento CIP 6/92 Diagnosi energetiche Contributi in conto capitale Contributi in conto interessi Third party financing Fondo garanzia Misure di incentivazione o disincentivazione Politica fiscale Accordi volontari di programma Ecolabel Marchio risparmio energia Energy label della Comunit europea Elenco comparativo del consumo degli elettrodomestici Certificazione dei prodotti Informazione Formazione Tariffa progressiva per utenze a contatore demand side management detrazioni fiscali appalti pubblici di servizio energia pianificazione energetica regionale

II. Quantificare i dispositivi di uso finale dellenergia

1.1.1.2. Impegni internazionali di riduzione delle emissioni di gas serra Allinterno del Piano nazionale per Io sviluppo sostenibile stata recepita la risoluzione di Lussemburgo del 29 ottobre 1990 e la Convenzione quadro sul cambiamenti climatici (adottata alla Conferenza di Rio de Janeiro nel giugno 1992). La prima impegna i paesi dell'Unione Europea a stabilizzare entro il 2000 le emissioni di anidride carbonica al livello del 1990, mentre la seconda non vincola
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giuridicamente i 166 paesi firmatari ad alcun impegno formale se non quello di stabilizzare le concentrazioni di gas ad effetto serra nell'atmosfera a un livello tale che escluda qualsiasi pericolosa interferenza delle attivit umane sul sistema climatico. Tale livello deve essere raggiunto entro un periodo di tempo sufficiente per permettere agli ecosistemi di adattarsi naturalmente ai cambiamenti di clima e per garantire che la produzione alimentare non sia minacciata e lo sviluppo economico possa continuare ad un ritmo sostenibile. La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici ha istituito inoltre la Conferenza delle Parti, la esamina regolarmente l'attuazione della Convenzione e di qualsiasi relativo strumento giuridico e la Conferenza delle Parti eventualmente adotta. Nei limiti del suo mandato assume le decisioni necessarie per promuovere l'effettiva attuazione della Convenzione. La prima Conferenza delle Parti si tenuta a Berlino nel 1995. In quella sede non sono stati fissati obiettivi vincolanti in merito alle emissioni di gas serra, ma stata approvata la proposta di ridurre le emissioni di anidride carbonica entro il 2005 del 20% rispetto ai livelli del 1990. Tali prescrizioni non sono state estese ai paesi in via di sviluppo. Le Parti firmatarie si sono impegnate ad adottare entro il 1997 un Protocollo legalmente vincolante sulle modalit d'azione in merito all'effetto serra. La seconda Conferenza delle Parti, tenutasi nel 1996 a Ginevra, ha ribadito l'impegno dell'anno precedente, mettendo per in luce due problemi: la difficolt a "cambiare rotta" sulle politiche ambientali ed energetiche dei paesi sviluppati e la consapevolezza che l'azione di questi ultimi non porter effetti positivi, a livello globale, se non si promuoveranno politiche di sviluppo ad alta efficienza basse emissioni nei Paesi in via di sviluppo. A dicembre del 1997 i rappresentanti di circa 160 paesi si sono incontrati a Kyoto (Giappone) per cercare di far convergere le diverse politiche sviluppatesi in attuazione degli accordi decisi nel 1992 alla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici. Il Protocollo dintesa, sottoscritto da parte dei 38 paesi pi industrializzati prevede una riduzione media, nel 2010, del 5,2% delle emissioni mondiali rispetto al 1990 (anno preso come riferimento). L'Unione Europea, che proponeva una riduzione del 15%, si impegnata a ridurre dell'8% (sempre rispetto i livelli del 1990) le emissioni di gas ad effetto serra, con quote diverse nei singoli paesi. Con la Delibera CIPE del 3/12/97, l'Italia ha attuato il Protocollo di Kyoto impegnandosi ad una riduzione del 6,5% rispetto al 1990. Questo implicher, stando alle stime di crescita economica e consumi energetici previste, una riduzione nel 2010 superiore (le stime variano tra il 20 e il 50%) rispetto agli accordi internazionali. In occasione del vertice di Buenos Aires (novembre 1998) la Conferenza delle Parti ha cercato di negoziare le modalit di applicazione pratica degli accordi presi a Kyoto. Il vertice ha registrato, come risultato pi rilevante, la firma del Protocollo di Kyoto anche da parte degli USA, senza la quale il protocollo non sarebbe entrato in vigore per nessun altro paese firmatario. Nel 1999 a Bonn e nel 2000 allAja si sono svolte la V e VI Conferenza Mondiale sui cambiamenti climatici, dove lapplicazione degli accordi presi a Kyoto ha subito
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un momentaneo arresto causato dalla contrapposizione tra Stati Uniti, Giappone, Canada e gli stati europei. Nel vertice del G8 sul tema dellambiente svolto a Trieste il 4 marzo 2001, tuttavia i maggiori paesi industrializzati si sono trovati concordi nellimportanza di portare avanti le politiche ambientali che erano state tracciate a Kyoto e Rio, pur se ancora permangono opinioni divergenti sui principi attuativi di dette politiche.

1.1.1.3. Energia e Unione Europea Nel 19951 la Commissione Europea ha individuato tre grandi obiettivi di politica energetica: 1. migliore competitivit 2. sicurezza dell'approvvigionamento; 3. protezione dell'ambiente Con il Libro bianco "energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili"2 la Commissione propone, per il 2010, un obiettivo indicativo globale del 12% per il contributo delle fonti energetiche rinnovabili al consumo interno lordo di energia dell'Unione Europea; attualmente la quota relativa alle fonti rinnovabili inferiore al 6%. Il documento della Commissione Europea sottolinea i positivi risvolti economici ed ambientali che ne deriverebbero3, soprattutto in termini occupazionali. Esso comunque un obiettivo politico e non uno strumento giuridicamente vincolante. Al fine di promuovere il decollo delle fonti rinnovabili di energia la Commissione propone una campagna d'azione basata su quattro azioni chiave.

Libro Bianco: "Una politica energetica per l'Unione europea". COM (95) 682 del 13.12.1995. COM (97)599 del 26.11.1997. 3 E' stata fatta una valutazione preliminare di alcuni costi e benefici: - L'investimento netto (calcolato sottraendo all'investimento totale l'investimento che sarebbe necessario se l'energia ricavata dalle rinnovabili fosse fornita da tecnologie di combustibili fossili) stimato a 95 miliardi di ECU. - La riduzione delle emissioni di anidride carbonica stimata a 402 milioni di tonnellate l'anno 1997; - L'aumento occupazionale legato al settore delle fonti rinnovabili e del relativo indotto e stimato, al netto delle perdite occupazionali in settori concorrenti, in 500.000 unit per il 2010. - La crescita potenziale dell'industria europea dell'energia rinnovabile sui mercati internazionali pu portare nella Bilancia Commerciale europea circa 17 miliardi di ECU annui per attivit di esportazione.

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Campagne proposte dalla Commissione Europea. Fonte: Libro Bianco energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili, 1997. Stima del costo di Finanziamento Riduzioni C02 AZIONE Nuova capacit Tot. investimento pubblico proposto in milioni di installata proposta costi di CAMPAGNA (Mld di ECU) (Mld di tonnellate Anno ECU)

1.000.000 di sistemi fotovoltaici 10.000 MW di centrali eoliche 10.000 MWth di impianti di biomassa Integrazione in 100 comunit TOTALE

1.000 MW 10.000 MW 10.000 MWth 1.500 MW

3 10 5 2,5 20,5

1 1,5 1 0,5 4

0,07 2,8 0,43 3,3

1 20 16 3 40

La Commissione Europea istituir il quadro generale, fornendo, ove possibile, assistenza tecnica e finanziaria e coordinando le azioni. Un ruolo prioritario sar svolto dagli Enti Territoriali (nazionale e locali), secondo i mezzi a loro disposizione. La Direzione Generale XVII (responsabile per il settore energia) ha predisposto quattro programmi per indirizzare la politica energetica dell'Unione verso gli obiettivi fissati: 1. Altener 2. Save 3. Thermie 4. Sinergy

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1.1.2. NORMATIVA NAZIONALE 1.1.2.1. Introduzione alla normativa italiana La normativa italiana fornisce buoni strumenti per avviare un processo di diffusione dell'uso razionale dell'energia e consente di avere ottimi feed-back sia in campo ambientale che occupazionale. La legge n.9 del 1991 introduce una parziale liberalizzazione del mercato della produzione dell'energia, consentendo agli autoproduttori l'adozione di soluzioni tecnologiche a forte risparmio energetico, quali ad esempio la cogenerazione in numerosi processi produttivi. Questi risparmi di energia si traducono direttamente in risparmi economici, in quanto consentono di mantenere inalterata la produzione di energia riducendo le importazioni. Una novit importante introdotta, invece, dalla legge n.10 del 91 la possibilit di non ricorrere all'unanimit nelle assemblee condominiali per decidere gli interventi volti a contenere i consumi energetici nelle parti comuni dell'immobile. La possibilit di prendere decisioni a maggioranza pu dare un valido contributo alla razionalizzazione energetica degli edifici, anche se manca ancora una diffusione capillare di informazione in merito ai possibili risparmi energetici, indispensabile in particolare per incoraggiare gli investimenti iniziali. Per quanto riguarda gli edifici condominiali bisogner sollecitare gli amministratori a proporre iniziative in materia energetica, che seguano una reale valutazione costi - benefici di medio periodo. Un utile stimolo all'investimento in campo energetico proviene dai contributi previsti dalla Legge Questi incentivi hanno due caratteristiche: - sono in conto capitale perch sono mirati ad aiutare il soggetto a sostenere i costi fissi dell'investimento, - sono inversamente proporzionali all'efficienza tecnologica. Questo secondo aspetto pu avere effetti contrastanti, in quanto se da un lato rappresenta uno stimolo all'utilizzo di tecnologie innovative non ancora competitive (ad es. il fotovoltaico riceve contributi fino all'80%), d'altra parte rischia di tramutarsi in assistenza all'arretratezza tecnologia, dando un sostegno minore a quelle soluzioni che consentono gi alti standard di efficienza energetica. L'entrata in pieno regime, infine, del DPR 412 del 1993 permetter di creare numerosi posti lavoro legati alla manutenzione energetica degli edifici presenti sul territorio. Questo incremento di occupazione sarebbe, per di pi, finanziato direttamente dai proprietari degli immobili che ricoprirebbero a loro volta i costi di manutenzione grazie ai risparmi che lo stato di efficienza dell'impianto di riscaldamento consente di ottenere. A questi vantaggi di tipo economico devono essere associati i vantaggi di tipo ambientale in termini di qualit dell'aria.

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1.1.2.2. Il Piano Energetico Nazionale Il Piano Energetico Nazionale (PEN), approvato il 10 agosto 1988, si ispirato ai criteri di: - promozione dell'uso razionale dell'energia e del risparmio energetico, - adozione di norme per gli autoproduttori. - sviluppo progressivo di fonti di energia rinnovabile. Questi tre obiettivi sono finalizzati a limitare la dipendenza energetica dell'Italia dagli altri Paesi, attualmente maggiore dell'80%. Il consumo di energia elettrica soddisfatto per lo pi dalle importazioni, in particolare dalla Francia e dalla Svizzera. Per il 2000 il PEN ha fissato l'obiettivo di aumentare la produzione di energia elettrica di rinnovabili del 44%, con una ripartizione interna di questo mercato suddiviso in 300 MW di energia eolica e 75 MW di energia fotovoltaica. In pi ha stabilito che tutte le Regioni devono adottare Piani d'Azione per l'utilizzo e la promozione di energie rinnovabili sul proprio territorio.

1.1.2.3. Legge n.9 del 9 gennaio 1991 Norme per l'attuazione del nuovo Piano Energetico Nazionale: aspetti istituzionali, centrali idroelettriche ed elettrodotti, idrocarburi e geotermia, autoproduzione e disposizioni fiscali. L'aspetto pi significativo introdotto dalla legge n.9/91 una parziale liberalizzazione della produzione dell'energia elettrica da fonti rinnovabili e assimilate, che per diventare operativa deve solo essere comunicata. La produzione da fonti convenzionali, invece, rimane vincolata all'autorizzazione del Ministero dell'industria, del Commercio e dell'Artigianato (MICA). L'art.20, modificando la legge n.1643 del 6 dicembre 1962, consente alle imprese di produrre energia elettrica per autoconsumo o per la cessione all'ENEL. L'impresa autoproduttrice, se costituita in forma societaria, pu produrre anche per uso delle societ controllate o della societ controllante. Questo principio attenua solo in parte il monopolio dell'ENEL, perch vincola la cessione delle eccedenze energetiche all'ENEL stessa. Tali eccedenze vengono ritirate a un prezzo definito dal Comitato Interministeriale dei Prezzi (CIP) e calcolato in base al criterio dei costi evitati, cio i costi che l'ENEL avrebbe dovuto sostenere per produrre in proprio l'energia elettrica che acquista. In questo modo si cerca di fornire benefici economici a quei soggetti che, senza ridurre la propria capacit produttiva, adottano tecnologie che riducono i consumi energetici. L'art.22 introduce incentivi alla produzione di energia elettrica da fonti di energia rinnovabili o assimilate4 e in particolare da impianti combinati di energia e calore. I
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Sono considerate fonti rinnovabili di energia o assimilate il sole, il vento, l'energia idraulica, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione dei rifiuti organici ed inorganici o di prodotti vegetali. Sono considerate altres fonti di energia assimilate alle fonti rinnovabili di energia la cogenerazione, intesa come produzione combinata di energia elettrica o meccanica e di calore, il calore recuperabile nei fumi di scarico e da impianti termici, da impianti elettrici e da processi industriali, nonch le altre

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prezzi relativi alla cessione, alla produzione per conto dell'ENEL, al vettoriamento ed i parametri relativi allo scambio vengono fissati dal Comitato Interministeriale Prezzi (CIP), il quale dovr assicurare prezzi e parametri incentivanti. Gli impianti con potenza non superiore ai 20 KW "vengono esclusi dal pagamento dell'imposta e dalla categoria di officina elettrica, in caso di funzionamento in servizio separato rispetto alla rete pubblica". Nel 1992, con il provvedimento n.6, il CIP ha fissato in 8 anni dall'entrata in funzione dell'impianto, il termine per la concessione degli incentivi; allo scadere di questo periodo il prezzo di cessione rientra nei criteri del costo evitato. Sempre nello stesso provvedimento il CIP ha stabilito la condizione di efficienza energetica per l'assimilabilit alle fonti rinnovabili calcolata con un indice energetico che premia le soluzioni a pi alto rendimento elettrico. La legge n.9/91 prevede, inoltre, una convenzione tipo con l'ENEL, approvata dal Ministero dell'Industria con proprio decreto il 25 settembre 1992, che regoli la cessione, lo scambio, la produzione per conto terzi e il vettoriamento dell'energia elettrica prodotta dagli impianti che utilizzano fonti rinnovabili o assimilate. Tale convenzione deve stabilire, tra l'altro, che la tensione di riconsegna dell'energia sulla rete ENEL deve essere superiore a 1 KV indipendentemente dai vincoli tecnici o da eventuali problemi di sicurezza. Questa condizione limita gli incentivi per quegli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili o assimilate al servizio di edifici civili che lavorano a bassa tensione e che quindi dovrebbero installare una cabina di trasformazione, i cui costi non giustificano l'investimento. L'art.23 dedicato alla circolazione dell'energia elettrica prodotta da impianti che usano fonti rinnovabili e assimilate. "All'interno di consorzi e societ consortili fra imprese e fra dette imprese, consorzi per le aree e i nuclei di sviluppo industriale (....) aziende speciali degli enti locali e a societ concessionarie di pubblici servizi dagli stessi assunti" (comma 1), l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e assimilate pu circolare liberamente. Qualora il calore prodotto in cogenerazione sia ceduto a reti pubbliche di riscaldamento, le relative convenzioni devono essere stipulate sulla base di una convenzione tipo approvata dal Ministero dell'Industria e i prezzi massimi del calore prodotto in cogenerazione sono determinati dal CIP, tenendo conto dei costi del combustibile, del tipo e delle caratteristiche delle utenze.

1.1.2.4. Legge n.10 del 9 gennaio 1991, Norme per l'attuazione del Piano Energetico Nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia. Il Titolo I della legge reca norme in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti di energia. In particolare all'art. 5 prescrive che le Regioni e le Province autonome predispongano, d'intesa con l'ENEA,
forme di energia recuperabile in processi, in impianti e in prodotti ivi compresi i risparmi conseguibili nella climatizzazione e nell'illuminazione degli edifici con interventi sull'involucro edilizio e sugli impianti.

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i piani energetici regionali o provinciali relativi all'uso di fonti rinnovabili di energia. I piani devono contenere: - bilancio energetico; - l'individuazione dei bacini energetici territoriali, ovverosia quei bacini che costituiscono, per caratteristiche, dimensioni, esigenze dell'utenza, disponibilit di fonti rinnovabili, risparmio energetico realizzabile e preesistenza di altri vettori energetici, le aree pi idonee ai fini della fattibilit degli interventi di uso razionale dell'energia e di utilizzo delle fonti rinnovabili; - la localizzazione e la realizzazione degli impianti di teleriscaldamento; - l'individuazione delle risorse finanziarie da destinare alla realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia; - la destinazione delle risorse finanziarie, secondo un ordine di priorit relativo percentuale e assoluta di energia risparmiata, per gli interventi di risparmio energetico; - la formulazione di obiettivi secondo priorit d'intervento; - le procedure per l'individuazione e la localizzazione di impianti per la produzione di energia fino a 10 MW elettrici. I piani regionali sono supportati da specifici piani energetici comunali realizzati dai Comuni con popolazione superiore a cinquantamila abitanti, inseriti nei rispettivi piani regolatori generali. Le Regioni hanno il compito di concedere contributi in conto capitale a sostegno delle fonti rinnovabili di energia nell'edilizia (art. 8) e del contenimento dei consumi energetici nei settori industriale, artigianale e terziario (art.10) e nel settore agricolo (art.13). Nel settore edilizio i contributi previsti per la climatizzazione e l'illuminazione degli ambienti per la produzione di energia elettrica e di acqua calda sanitaria nelle abitazioni adibite a usi diversi5 possono essere stanziati nella misura minima del 20% e nella misura massima del 40% della spesa di investimento ammissibile documentata per ciascuno dei seguenti interventi: - coibentazione degli edifici esistenti se consente un risparmio non inferiore al 20%; - installazione di nuovi generatori di calore ad alto rendimento, se consentono un misurato con metodo diretto, non inferiore al 90% sia negli edifici di nuova costruzioni esistenti; - installazione di pompe di calore per il riscaldamento ambientale o di acqua sanitaria o di impianto utilizzo di fonti rinnovabili, se consentono la copertura almeno del 30% del fabbisogno termico dell'impianto in cui effettuato l'intervento; - installazione di apparecchiature per la produzione combinata di energia elettrica e di calore; - installazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. (in questo caso il contributo pu essere elevato all'80%); - installazione di sistemi di controllo integrati e di contabilizzazione differenziata di consumi di calore se consentono di ridurre i consumi di energia e di migliorare le
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La legge cita: "ad uso civile, industriale, commerciale, artigianale, agricolo, turistico e sportivo".

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condizioni di compatibilit ambientale dell'utilizzo di energia a parit di servizio reso e di qualit della vita; - trasformazione di impianti centralizzati di riscaldamento in impianti unifamiliari a riscaldamento singolo per la produzione di acqua sanitaria dotati di sistema automatico di regolazione della temperatura, inseriti in edifici composti da pi unit immobiliari, con determinazione dei consumi per le singole unit immobiliari; - installazione di sistemi di illuminazione ad alto rendimento anche nelle aree esterne. Nei settori industriale, artigianale e terziario, per il contenimento dei consumi energetici prevede la concessione di contributi in conto capitale fino al 30% della spesa ammissibile preventivata per realizzare o modificare impianti con potenza fino a 10 MW termici o fino a 3 MW elettrici che consentano risparmio energetico attraverso: - l'utilizzo di fonti alternative di energia; - un miglior rendimento degli impianti; - la sostituzione di idrocarburi con altri combustibili. Nel settore agricolo, come incentivo alla produzione di energia da fonti rinnovabili di energia prevede la concessione di contributi in conto capitale nella misura massima del 55% per la realizzazione di impianti con potenza fino a 10 MW termici o fino a 3 MW elettrici per la produzione di energia termica, elettrica e meccanica da fonti rinnovabili di energia. Il contributo elevabile al 65% per le cooperative. I soggetti operanti nei settori industriale, civile, terziario e dei trasporti per accedere ai contributi devono nominare un tecnico responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia. Questi responsabili sono tenuti ad individuare le azioni, gli interventi e le procedure per promuovere l'uso razionale dell'energia e predisporre bilanci e dati energetici relativi alle proprie strutture e imprese. Questi dati devono essere comunicati (se richiesti) al MICA per la concessione dei contributi (art.19). Il Titolo II contiene norme per il contenimento del consumo di energia negli edifici condominiali. A tal fine gli edifici pubblici e privati devono essere progettati e messi in opera in modo tale da contenere al massimo i consumi di energia termica ed elettrica in relazione al progresso della tecnica. Nell'art. 26, in deroga agli articoli 1120 e 1136 del codice civile, si introduce il principio della decisione a maggioranza nell'assemblea di condominio per le innovazioni relative all'adozione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore e per il conseguente riparto degli oneri di riscaldamento in base al consumo effettivamente registrato. Sempre allo stesso articolo s stabilisce che gli impianti di riscaldamento al servizio di edifici di nuova costruzione devono essere progettati e realizzati in modo tale da consentire l'adozione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore per ogni singola unit immobiliare. Un ruolo prioritario per la diffusione delle fonti rinnovabili di energia o assimilate affidato alla Pubblica Amministrazione, poich tenuta a soddisfare il fabbisogno energetico degli edifici di cui proprietaria ricorrendo alle fonti menzionate, salvo impedimenti di natura tecnica o economica.
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L'art.30 relativo alla certificazione energetica degli edifici, in mancanza dei decreti applicativi che il MICA, Ministero dei Lavori Pubblici e l'ENEA avrebbero dovuto emanare, rimasto inapplicato. Il certificato energetico in caso di compravendita e locazione dovrebbe essere comunque portato a conoscenza dell'acquirente o del locatario dell'intero immobile o della singola unit immobiliare. L'attestato relativo alla certificazione energetica ha una validit temporanea di cinque anni.

1.1.2.5. D.M. 25 settembre 1992 - Convenzione tipo Il MICA, in accordo con quanto stabilito all'art.22, comma 4, della legge n.9 del 1991, dispone che la cessione, lo scambio, il vettoriamento e la produzione per conto dell'ENEL dell'energia elettrica prodotta dagli impianti che utilizzano fonti di energia considerate rinnovabili o assimilate vengano regolati da una apposita convenzione tipo. La convenzione tipo tiene conto del necessario coordinamento dei programmi realizzativi nel settore elettrico nei diversi ambiti territoriali, in vista del conseguimento dei seguenti fini di interesse generale: 1. "la pianificazione delle iniziative programmate nel settore elettrico, secondo un rapporto di equilibrio, anche in termini temporali, tra l'entit dei nuovi apporti di energia, il loro inserimento nella gestione coordinata di un parco di generazione idro - termoelettrica e l'andamento dei fabbisogni nelle diverse aree del territorio"; 2. "l'adempimento da parte dell'ENEL SpA, di tutti gli impegni connessi alla responsabilit e sicurezza del servizio elettrico nazionale e la conseguente realizzazione, a tali fini, dei programmi di costruzione di nuovi impianti approvati secondo la normativa vigente, anche in vista delle esigenze di diversificazione delle fonti di energia e di sicurezza nell'approvvigionamento dei combustibili". La convenzione , inoltre, regolata secondo una graduatoria di priorit che tiene conto: - delle fonti utilizzate; - della dimensione del risparmio energetico atteso; - dei vantaggi realizzabili in termini di protezione dell'ambiente. In base a queste esigenze la graduazione delle priorit, una volta accertata la fattibilit dell'iniziativa, deve essere definita in funzione: 1. della tipologia della fonte utilizzata e dei valori di rendimento attesi dai nuovi impianti6;
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In merito alla tipologia della fonte impiegata sono assegnate priorit , in ordine decrescente, alle seguenti categorie di impianti: a) impianti che utilizzano fonti rinnovabili propriamente dette; impianti alimentati da fonti assimilate con potenza elettrica fino a

10.000 kW;
b) impianti atti ad utilizzare carbone o gas prodotto dalla gassificazione di qualunque combustibile o residuo; impianti destinati esclusivamente a funzionamenti in emergenza; c) impianti maggiori di 10.000 KW, che utilizzano combustibili di processo o residui non altrimenti utilizzabili, sia per ragioni tecniche che economiche, con impiego di combustibili fossili nella quantit strettamente indispensabili all'utilizzo degli stessi combustibili di processo o residui; impianti che utilizzano fonti fossili esclusivamente da giacimenti minori isolati;

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2. della localizzazione delle iniziative in rapporto sia alla necessit di copertura dei fabbisogni nel territorio, sia alla struttura ed alle esigenze di esercizio del sistema di produzione e trasporto esistente7 La graduatoria viene aggiornata ogni 6 mesi dall'ENEL e viene consegnata ai MICA con una relazione afferente i motivi delle scelte operate. La convenzione definitiva stabilisce il programma di utilizzo e la durata della cessione dell'energia elettrica, destinata in tutto o in parte all'ENEL, per gli impianti di tipo a). Per gli impianti di tipo b), con cessione delle eccedenze, il ritiro dell'energia da parte dell'ENEL subordinato alle possibilit tecniche ed alle esigenze di coordinamento dell'esercizio della rete elettrica. Le convenzioni che hanno per oggetto la cessione di energia di nuova produzione8 di energia elettrica da fonti rinnovabili o assimilate devono, per, essere precedute da una convenzione preliminare, necessaria per la concessione della convenzione definitiva. Da tale convenzione preliminare sono esenti gli impianti inclusi nelle convenzioni - quadro stipulate dall'ENEL prima dell'entrata in vigore della L.9/91. Per la concessione della convenzione preliminare deve essere consegnata una relazione contenente le seguenti indicazioni: - caratteristiche tecniche generali dell'impianto, con dettagliati riferimenti alla tipologia, alla quantit e qualit dell a produzione, al programma di utilizzo dell'impianto, alla fonte primaria utilizzata ed alla sua disponibilit; - ubicazione del nuovo impianto; - quota della produzione destinata all'ENEL SpA e tipologia del processo produttivo cui sar destinata la quota di autoconsurno; - data della prevista entrata in servizio dell'impianto; - stato delle procedure autorizzative anche in relazione ad eventuali vincoli, prescrizioni o indirizzi derivanti dalla pianificazione energetica territoriale ai sensi dell'art.5 della legge n.10 del 1991; - stato delle procedure relative alla eventuale domanda d ammissione ai contributi previsti dalla legge n.10 del 1991. La verifica delle condizioni prescritte ai fini delle convenzioni preliminari definita dall'ENEL SPA e dai proponenti con scadenza semestrale (30 giugno e 31 dicembre di ciascun anno solare). L'ENEL accetta le proposte in base alla graduatoria di priorit, all'ammissibilit giuridica, alla compatibilit tecnica con il parco di generazione e con la rete nazionale e alle linee stabilite dalla programmazione di sviluppo degli impianti di produzione e trasmissione. Per quanto riguarda la fase di esercizio degli impianti la convenzione mira a stabilire reciproche garanzie volte a coordinare le singole esigenze con l'esercizio dell'intero
d) altri impianti, maggiori di 10.000 KW, ordinati in funzione dell'indice energetico, di cui al provvedimento CIP n.6 del 1992, titolo I, e successive modificazioni. 7 Per quanto riguarda la localizzazione della iniziativa assegnata una maggiorazione del 10% all'indice energetico quando gli impianti vengono ubicati in Regioni aventi un deficit della produzione elettrica netta destinata al consumo, rispetto alla energia elettrica richiesta, superiore al 50%. In ciascuna Regione tale maggiorazione verr concessa a partire dagli impianti aventi il maggior valore dell'indice energetico e sar applicata nei limiti necessari a ridurre il suddetto deficit al 50%.
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Sia tramite nuovi impianti che tramite il potenziamento di impianti esistenti.

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parco di generazione. Per gli impianti che destinano in tutto o in parte la loro produzione energetica all'ENEL c' l'impegno reciproco a fornire e ritirare l'energia fino alla scadenza della convenzione. Il coordinamento dell'apporto del produttore con l'esercizio del sistema elettrico nazionale spetta all'ENEL e deve sottostare a due criteri distinti in funzione della tipologia dell'impianto. 1. Per gli impianti di categoria a), b) e c) posto il vincolo dei necessari livelli di sicurezza nella gestione del sistema di produzione e trasporto. Gli impianti a) e b) con potenza superiore a 10 MW e gli impianti di categoria c) devono presentare il programma di produzione settimanale (vedi nota 6). 2. Per gli impianti di categoria d), l'ENEL ha la facolt di ridurre il ritiro, che, se supera il limite concordato di indisponibilit, deve essere indennizzato in base al prezzo di cessione stabilito dal CIP 6/92 al netto del costo evitato di produzione. L'ENEL, che stabilisce il programma settimanale di produzione, non pu richiedere pi di 25 fermate l'anno (vedi nota 6).

1.1.2.6. CIP 6/1992 Il prezzo a cui possibile vendere energia elettrica alla rete nazionale regolato dal provvedimento n.6 del 1992 del Comitato Interministeriale dei Prezzi (CIP)9. I prezzi sono stabiliti in base al criterio del costo evitato10. ma nel caso di nuova produzione da impianti alimentati da fonti rinnovabili o assimilate si ha, per i primi otto anni, un prezzo incentivante, variabile a seconda della tipologia di impianto. Attualmente, per i nuovi impianti con potenza inferiore a 3 MW, l'energia viene pagata circa 154 /KWh nei primi otto anni (prezzo incentivante) e 99 /KWh (secondo il criterio del costo evitato) negli anni successivi. Il provvedimento in questione stato di fatto, ritirato nel 1996. Solo gli impianti che hanno concluso un Contratto preliminare con l'ENEL entro il 31.12.96 ricevono il pagamento stabilito dal provvedimento; nessun altro impianto o progetto pu beneficiare di queste tariffe. Nel percorso di privatizzazione dell'ENEL e in seguito alla ratifica della Direttiva europea n.92 del 19.12.96, che reca norme generali e regole per il mercato interno europeo dell'energia elettrica, il sistema tariffario verr reintrodotto dal Parlamento Italiano.

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IL CIP 6/92 stato integrato dal MICA il 4 agosto 1994 (DM 186/94). Il criterio del costo evitato composto da: costo di impianto, costo di esercizio, manutenzione, spese generali e costo del combustibile.

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1.1.2.7. Il DPR n.412 del 26 agosto 1993, e DPR 551 del 21 dicembre 1999 Regolamento recante norme per la progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell'articolo 4, comma 41111, della Legge 9 gennaio1991, n. 10. Per valutare l'efficienza degli impianti termici il DPR 412/93 e DPR 551/99: - suddivide il territorio nazionale in sei zone climatiche12 in funzione dei gradi giorno comunali e indipendentemente dall'ubicazione geografica; - stabilisce per ogni zona climatica la durata giornaliera di attivazione e il periodo annuale di accensione degli impianti di riscaldamento13; - classifica gli edifici in otto categorie a seconda della destinazione d'uso14; - stabilisce per ogni categoria di edifici la temperatura massima interna consentita15. - stabilisce che gli impianti termici nuovi o ristrutturati devono garantire un
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"[] sono emanate norme per il contenimento dei consumi di energia, riguardanti in particolare progettazione, installazione,

esercizio e manutenzione degli impianti termici, e i seguenti aspetti: determinazione delle zone climatiche, durata giornaliera di attivazione nonch periodi di accensione degli impianti termici, temperatura massima dell'aria negli ambienti degli edifici durante il funzionamento degli impianti termici, rete di distribuzione e adeguamento delle infrastrutture di trasporto, di ricezione e di stoccaggio delle fonti di energia al fine di favorirne l'utilizzazione da parte degli operatori pubblici e privati [] 12 Le zone climatiche sono cos ripartite: Zona A: comuni che presentano un numero di gradi giorno non superiore a 600; Zona B: comuni che presentano un numero di gradi giorno maggiore di 600 e non superiore a 900; Zona C: comuni che presentano un numero di gradi giorno maggiore di 900 e non superiore a 1.400; Zona D: comuni che presentano un numero di gradi giorno maggiore di 1.400 e non superiore a 2.100; Zona E: comuni che presentano un numero gradi giorno maggiore di 2.100 e non superiore a 3.000. 13 Zona A: ore 6 giornaliere dal l dicembre al 15 marzo; Zona B: ore 8 giornaliere dal 1 dicembre al 31 marzo; Zona C: ore 10 giornaliere dal 15 novembre al 31 marzo; Zona D: ore 12 giornaliere dal l novembre al 15 aprile; Zona E: ore 14 giornaliere dal 15 ottobre al 15 aprile; Zona F: nessuna limitazione. Al di fuori di tali periodi gli impianti termici possono essere attivati solo in presenza di situazioni climatiche che ne giustifichino l'esercizio e comunque con una durata giornaliera non superiore alla met di quella consentita a pieno regime. 14 Gli edifici sono classificati in base alla loro destinazione d'uso nelle seguenti categorie: E.1 Edifici adibiti a residenza e assimilabili: abitazioni adibite a residenza con carattere continuativo, quali abitazioni civili e rurali, collegi, conventi, case di pena, caserme; abitazioni adibite a residenza con occupazione saltuaria, quali case per vacanze, fine settimana e simili; edifici adibiti ad albergo, pensione ed attivit similari; E.2 Edifici adibiti a uffici e assimilabili: pubblici o privati, indipendenti o contigui a costruzioni adibite anche ad attivit industriali o artigianali, purch siano da tali costruzioni scorporabili agli effetti dell'isolamento termico; E.3 Edifici adibiti a ospedali, cliniche che o case di cura e assimilabili ivi compresi quelli adibiti a ricovero o cura di minori o anziani nonch le strutture protette per l'assistenza ed il recupero dei tossico dipendenti e di altri soggetti affidati a servizi sociali pubblici; E.4 Edifici adibiti ad attivit ricreative o di culto e assimilabili: quali cinema e teatri, sale di riunioni per congressi; mostre, musei e biblioteche, luoghi di culto; bar, ristoranti, sale da ballo; E.5 Edifici adibiti ad attivit commerciali e assimilabili: quali negozi, magazzini di vendita all'ingrosso o a] minuto, supermercati, esposizioni; E.6 Edifici adibiti ad attivit sportive: piscine, saune e assimilabili; palestre e assimilabili; servizi di supporto alle attivit sportive; E.7 Edifici adibiti ad attivit scolastiche a tutti i livelli e assimilabili; E.8 Edifici adibiti ad attivit industriali ed artigianali e assimilabili. Qualora un edificio sia costituito da parti individuali come appartenenti a categorie diverse, le stesse devono essere considerate separatamente e cio ciascuna nella categoria che le compete. 15 La temperatura massima interna consentita di: 18 0C +2 0C di tolleranza per gli edifici rientranti nella categoria E.8; 20 0C +2 0C di tolleranza per gli edifici rientranti nelle categorie diverse da E.8. Il mantenimento della temperatura dell'aria negli ambienti entro i limiti fissati deve essere ottenuto con accorgimenti che non comportino spreco di energia.

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rendimento stagionale medio che va calcolato in base alla potenza termica del generatore; - stabilisce i valori limite di rendimento per i generatori di calore ad acqua calda e ad aria calda. La manutenzione degli impianti di riscaldamento, da affettuarsi periodicamente ogni anno, affidata al proprietario, il quale deve avvalersi di un tecnico specializzato mediante un apposito contratto servizio energia16. Per i generatori di calore devono, inoltre, essere effettuate delle verifiche su alcuni parametri (ad esempio il rendimento energetico) contenuti in appositi libretti. Tali verifiche devono avere una periodicit annuale per i generatori con potenza nominale superiore a 35 KW o biennale per quelli con potenza nominale inferiore. Il controllo sullo stato d manutenzione e di esercizio degli impianti termici viene affidato ai Comuni con pi di quarantamila abitanti e alle Amministrazioni Provinciali per la restante parte del territorio.

1.1.2.8. Benefici fiscali ai sensi dell'art.1 della legge n.449/1997 I benefici previsti all'art.1 della legge n.449 del 27 dicembre 1997 (che contiene misure per la stabilizzazione della finanza pubblica), possono essere considerati come diretta continuazione delle agevolazioni contemplate nella legge 10/1991. In particolare sono previste agevolazioni tributarie17 per gli interventi effettuati sulle singole unit immobiliari residenziali di qualsiasi categoria catastale18 anche rurali, mirati al conseguimento del risparmio energetico e all'adozione di impianti basati sull'impiego di fonti rinnovabili di energia. I benefici sono estesi al biennio '98 - '99. I soggetti beneficiari delle agevolazioni tributarie in oggetto sono: - i proprietari delle unit immobiliari; - i pieni proprietari o i nudi proprietari; - i titolari di un diritto reale (ad es. usufrutto o uso); - coloro che detengono l'unit immobiliare in base ad un titolo idoneo (ad es. gli inquilini o i comodatari); - i soci di cooperative divise o indivise; - i soci di societ semplici, di societ di fatto e gli imprenditori individuali anche in forma di impresa familiare; - i soggetti che svolgono attivit d'impresa, con riferimento ai beni non classificati come strumentali o merce
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"Per contratto servizio energia il DPR 412 intende "l'atto contrattuale che disciplina l'erogazione dei beni e servizi necessari a mantenere le condizioni di comfort negli edifici nel rispetto delle vigenti leggi in materia di uso razionale dell'energia, di sicurezza e di salvaguardia dell'ambiente, provvedendo nel contempo al miglioramento del processo di trasformazione e di utilizzo dell'energia". 17 E prevista un'agevolazione del 41 % della spesa sostenuta, in termini di detrazione di tale quota ai fini dell'IRPEF. Se l'immobile appartiene a una societ di persone, tale detrazione moltiplicabile per ciascuna unit immobiliare posseduta dalla societ e per ciascun socio. Per lanno 2000 e 2001 lagevolazione scesa al 36%. 18 Sia unit immobiliari accatastate come abitazioni, anche se dotate di caratteristiche di lusso, sia unit immobiliari non accatastate come abitazioni, che tuttavia sono utilizzate con finalit residenziali.

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1.1.2.9. Nuovo approccio alla politica energetica ambientale Gli ultimi anni sono stati segnati da un cambiamento di approccio nella politica energia/ambiente, in particolare sotto due aspetti. Il primo l'approccio integrato alle questioni energetiche, in quanto oltre al perseguimento di finalit prettamente energetiche: - sicurezza degli approvigionamenti, - valorizzazione delle risorse nazionali, - competitivit del settore, vengono associate anche finalit ambientali: - preservare l'ambiente locale e globale, - migliorare il rendimento ed evitare gli sprechi, - razionalizzare l'uso delle risorse, - servire gli utenti in modo equo. Il secondo cambiamento riguarda lo spostamento da una politica di tipo "command and controll" e una di tipo pro - attivo, basata sulla logica della concertazione e degli accordi volontari. In questa ottica si tenuta a Roma, dal 25 al 28 novembre 1998, la conferenza nazionale sull'Energia e l'Ambiente, in cui si scelto il sistema degli accordi volontari come procedura privilegiata per definire le azioni settoriali e territoriali delle questioni energetico - ambientali; in tal modo gli obiettivi vengono definiti in maniera consensuale tra Pubblica Amministrazione e stakeholders (ad es. Patto per l'energia e l'ambiente).

1.1.2.10.

I Decreti sul traffico

Nel 1998 il governo ha emanato due decreti volti a regolare il traffico delle citt in un'ottica gestionale e non pi "emergenziale". Il decreto "Mobilit sostenibile nelle aree urbane", pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 3 agosto 1998 prevede l'introduzione di tre misure innovative di gestione del traffico urbano: 1. Interventi di incentivazione di veicoli elettrici e a gas. Questa tipologia di veicoli dovr rappresentare nel 2003 il 50% del parco auto delle Amministrazioni Pubbliche e dei gestori di servizi di pubblica utilit. Questo obiettivo dovr essere raggiunto in modo progressivo e lineare secondo le indicazioni della tabella sottostante. Sono previsti incentivi economici per rendere conveniente l'acquisto dei veicoli a minor impatto ambientale. Anno Percentuale 1999 10% 2000 20% 2001 30% 2002 40% 2003 50%

Percentuale di veicoli elettrici del parco auto della Pubblica Amministrazione

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2. Taxi collettivi e car sharing19. Il Ministero dell'Ambiente cofinanzier progetti pilota che adotteranno queste due soluzioni innovative al fine di diminuire il numero di veicoli circolanti, di far risparmiare soldi ai cittadini e di ridurre il consumo di benzina (l'unico esempio gi realizzato di car-sharing stato organizzato dal Comune di Venezia). 3. Mobility managers. Tutte le strutture produttive, commerciali e amministrative, con singole unit locali con pi di 300 addetti e le imprese con pi di 800 addetti devono individuare i responsabili della mobilit aziendale. Questi ultimi dovranno ottimizzare gli spostamenti casa - lavoro del personale dipendente (con soluzioni quali il car pooling, parcheggi per biciclette e motorini, bus aziendali, accordi con taxisti, ecc..), al fine di ridurre l'uso dei mezzi privati. Il decreto sul benzene, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 6 novembre 1998, prevede che i Sindaci predispongano entro sei mesi un rapporto sulla qualit dell'aria, nel quale siano evidenziate le concentrazioni di benzene, di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) e di particolato con diametro inferiore a 10 micron (P10), e in cui siano evidenziate le aree pi a rischio. I sindaci sono obbligati ad adottare misure di limitazione della circolazione in caso di superamento dei valori obiettivo. Gli interventi previsti devono comunque rientrare in una logica programmatica di lungo periodo, in modo da avere sempre sotto controllo i quantitativi di benzene, PA e Pml0 presenti nell'aria e non reagire a situazioni critiche ed emergenziali.

1.1.2.11.

Il nuovo sistema di governo

In attuazione del processo di decentramento amministrativo, il decreto legislativo 112/1998 ha trasferito molte funzioni dallo Stato alle Regioni e agli Enti locali, in base al principio di sussidiariet. La portata di tale delega molto innovativa in quanto l'energia non compresa tra le materie che la Costituzione (all'art. 117) rimette alla competenza legislativa regionale. Le funzioni, in ambito energetico, che concernono l'elaborazione e la definizione degli obiettivi e delle linee della politica energetica nazionale, nonch l'adozione degli atti di indirizzo e coordinamento per un'articolata programmazione energetica regionale, rimangono comunque di competenza statale. Per quanto riguarda le funzioni amministrative, vengono assegnate allo Stato quelle che assecondano esigenze di politica unitaria e hanno interesse di carattere nazionale o sovraregionale. Alla Regione vengono assegnate funzioni con criterio residuale, ovvero tutte quelle non conferite direttamente allo Stato e agli Enti Locali. Il decreto attribuisce espressamente alla Regione il controllo di quasi tutte le forme di incentivazione previste dalla legge 10/91 (artt. 12,14, 30) e il coordinamento dell'attivit degli Enti locali in relazione al contenimento dei consumi di energia degli edifici.
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Il car sharing un sistema di multipropriet su un parco macchine e consente ai titolari di noleggiare, con una semplice telefonata in qualsiasi ora di qualsiasi giorno dell'anno, un'automobile.

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L'art. 31 del Dlgs 112/98 attribuisce agli Enti locali le funzioni amministrative connesse al controllo sul risparmio energetico e l'uso razionale dell'energia e le altre funzioni che siano previste dalla legislazione regionale (art.31), in particolare alla Provincia sono assegnate le seguenti funzioni: la redazione e l'adozione dei programmi di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico; l'autorizzazione alla installazione ed all'esercizio degli impianti di produzione di energia; il controllo sul rendimento energetico degli impianti termici.

1.1.2.12. Delibera CIPE: linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione emissioni dei gas serra Il CIPE ha individuato le linee guida per mantenere fede agli impegni assunti nel dicembre 1997 a Kyoto: riduzione del 6,5% dei gas serra rispetto ai livelli del 1990, stimata in circa 100 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente rispetto allo scenario tendenziale al 2010. Le linee guida individuano sei azioni prioritarie che porteranno a raggiungere l'obiettivo finale previsto per il 2008-2012, e gli obiettivi intermedi previsti per il 2003 e il 2006. Entro giugno 1999 saranno definite le misure in favore delle imprese che decideranno di aderire volontariamente ai programmi di cooperazione internazionale nell'ambito dei meccanismi del protocollo di Kyoto.

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1.1.2.13. Linee guida per la riduzione dei gas serra.


a) Dati in milioni di tonnellate di anidride carbonica

OBIETTIVI

AZIONI

OBIETTIVO DI RIDUZIONE (a)

1) Aumento di efficienza del sistema Gli impianti a bassa effcienza - 20/23 elettrico potranno essere riautorizzati solo se adotteranno tecnologie a basso impatto ambientale. Un apporto significativo in termini di efficienza verr conferito dal processo di liberalizzazione del mercato elettrico. 2)Riduzione dei consumi energetici nel settore dei trasporti - 18/21 Biocarburanti Controllo del traffico urbano Dotazione di autoveicoli elettrici per la Pubblica Amministrazione e le aziende di trasporto pubblico Sostituzione del parco autoveicolare Aumento del trasporto di massa e merci su vie ferrate Molto importante in termini - 18/20 ambientali e occupazionali, il campo delle energie rinnovabili dovr puntare soprattutto sulleolico, le biomasse e il solare termico. Aumento della penetrazione di - 24/29 gas naturale negli usi civili e industriali Promozione di accordi volontari per l'efficienza energetica nelle produzioni industriali Risparmio energetico (da consumi elettrici e termici) Miglioramento tecnologico e - 18/21 risparmio energetico nell'industria chimica, la zootecnia e la gestione dei rifiuti Recupero boschivo di vaste - 0,7 aree degradate o abbandonate, soprattutto nella dorsale appenninica - 95/112

3)Produzione di energia da fonti rinnovabili

4)Riduzione dei consumi energetici nei settori industriali/abitativo terziario

5)Riduzione delle emissioni nei settori non energetici

6)Assorbimento delle emissioni di carbonio dalle foreste

TOTALE

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1.1.2.14. Libro bianco per la valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili L'Unione Europea individua nella promozione delle fonti rinnovabili uno strumento per il raggiungimento dei tre grandi obiettivi generali di politica energetica: 1. maggiore competitivit; 2. sicurezza dell'approvigionamento; 3. protezione dell'ambiente. Il Governo Italiano, in sintonia con gli indirizzi di politica energetica europea, ha individuato, nel documento intitolato "Libro bianco per la valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili20, gli obiettivi nazionali specifici ed ha elaborato le strategie idonee per conseguirli. In parallelo con quanto stabilito dalla Commissione Europea, anche l'Italia ha deciso di raddoppiare al 2010 il contributo delle fonti rinnovabili nel bilancio energetico. In ambito nazionale si dovrebbe passare dai 12,7 Mtep del 1996 a circa 24 Mtep nel 2010, con un duplice effetto positivo sull'ambiente21 e sui livelli Mtep del 1996 a circa 24 Mtep nel 2010, con un duplice effetto positivo sull'ambiente22 e sui livelli occupazionali. Per raggiungere questo obiettivo la politica italiana si articoler in sette linee di intervento. 1. Adozione di politiche coerenti. I Ministeri competenti, le Regioni e gli Enti Locali parteciperanno ai lavori di un tavolo permanente di consultazione tecnica per il coordinamento delle politiche energetiche. 2. Decentramento e sussidiariet: funzioni e strutture per le Regioni e gli Enti Locali. Si favorir il coinvolgimento delle Regioni e degli Enti Locali, garantendo loro le risorse finanziarie necessarie per la promozione della produzione di energia rinnovabile e il supporto tecnico necessario allo sviluppo delle agenzie per l'energia. 3. Diffusione di una consapevole cultura energetico - ambientale. Dovranno essere promosse azioni volte alla creazione di una cultura delle rinnovabili e di una coscienza energetico - ambientale della cittadinanza, nonch la diffusione di azioni di formazione specialistica e professionale locale. 4. Riconoscimento del ruolo strategico della ricerca. La collaborazione con l'industria nazionale sar la strada maestra per la ricerca sulle tecnologie prossime alla maturit, mentre la ricerca strategica di lungo periodo verr perseguita con l'integrazione in progetti europei. Di grande interesse anche la cooperazione internazionale con i paesi in via di sviluppo.
Il documento stato presentato durante la Conferenza Nazionale Energia e Ambiente (Roma,25.28 novembre 1998) In Italia il costo ambientale della produzione di energia elettrica da olio combustibile stimato pari a 65/106 Lire 97KWh, da gas naturale pari a 28/51 Lire 97/Kwh, da idraulica pari a 6,46 Lire 97/KWh (fonte: Energia blu, n. 2, Maggio 1998). 22 Entro il 2020 limpatto occupazionale al netto delle perdite dovute alla chiusura degli impianti tradizionali in via di dismissione, viene stimato in un aumento compreso tra 59.600 e 71.200 unit. La maggior parte dell'aumento occupazionale verr dallo sfruttamento delle biomasse (circa il 45%) e dall'energia solare (26% circa); inoltre pi della met degli occupati sar localizzata nel Mezzogiorno.
21 20

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5. Implementazione dell'integrazione nei mercati energetici. si creer un quadro normativo di riferimento chiaro e coerente con le politiche europee, idonee a favorire l'iniziativa privata; per l'elettricit prodotta da fonti rinnovabili si intendono promuovere meccanismi di vendita pi flessibili di quelli vigenti per l'elettricit da fonti convenzionali e in particolare si dovr dare; la precedenza nel dispacciamento, l'obbligo di acquisto, da parte dei grandi produttori, di quote prefissate di energia da rinnovabili; rinnovo delle concessioni idroelettriche subordinato a programmi di potenziamento degli impianti gi installati, l'autorizzazione alla costruzione di nuovi impianti o al ripotenziamento di quelli esistenti subordinata alla costruzione di impianti a fonti rinnovabili, l'uso prioritario delle rinnovabili nelle piccole reti isolate; si cercher di diffondere l'impiego dei bio-combustibili negli autoveicoli destinati al trasporto pubblico e nella nautica da diporto; si finanzier la diffusione della produzione di energia termica da fonti rinnovabili; si sosterranno gli accordi volontari; si cercher di inserire uno specifico asse, dedicato alle fonti rinnovabili, nella programmazione 2000 - 2006 dei Fondi Strutturali dell'Unione Europea. 6. Soddisfacimento delle esigenze organizzative. si istituir un osservatorio sulle fonti rinnovabili per monitorare lo sviluppo del settore e fornire sostegno alla ricerca; si cercher di dare un nuovo assetto alla normativa giuridica, separandola da quella tecnica. 7. Avviamento di progetti quadro e iniziative di sostegno. Si promuoveranno progetti di cooperazione con i paesi dell'area del Mediterraneo e si aumenter il tasso di utilizzazione del giacimento rinnovabile del Mezzogiorno; si avvier il Programma Nazionale Energia Rinnovabile da Biomasse, in fase di predisposizione presso il Ministero delle Politiche Agricole; si adotteranno iniziative e strumenti per favorire il decollo delle fonti rinnovabili.

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Elenco dei campi di intervento in cui alcuni laboratori possono essere coinvolti. ASPETTO LABORATORI DI FONTE CONSIDERATO RICERCA E DI PROVA SOLARE TERMICO Qualificazione collettori Enea Trisaia, Conphoebus Catania solari e altri componenti GEOTERMIA Qualificazione componenti Enea Larderello Enea SaluggiaJTrisaia e sistemi BIOMASSE E RIFIUTI Prove su combustibili non Enea Saluggia Enea Trisaia convenzionali BIOCOMBUSTIBILI Prove su generatori di Stazione combustibili MICA Milano calore ALCOLI DERIVATI Prove su gassificatori degli Enea Bologna Qualificazione apparecchi utilizzatori Caratterizzazione chimico Enea Portici BIOGAS Enea Areadi M. Aquilone - fisica Laboratorio per prova ENEL Serre secondo CEN: EN 1601 e ENEL Adrano, Cophoebus Catania prEN 13132 FOTOVOLTAICO Caratterizzazione del ENEL Alta Nurra prodotto finito ENEL Acqua Spruzza Definizione delle Campo eolico di Bisaccia caratteristiche degli Enea/Area di M. Aquilone, EOLICO apparecchi utilizzatori e di Conphoebus Cat. una miscela standard per prove SISTEMI IBRIDI Moduli fotovoltaici, qualificazione componenti anche da integrare in edilizia Prove e caratterizzazione di sistemi PV stand - alone Prove aerogeneratori su terreni piatti e Prove aerogeneratori su terreni ad orografia complessa Compatibulit elettromagnetica, rumore e Prova e qualificazione componenti impianti
Fonte ENEA, 1998

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1.1.2.15. Patto per l'energia e l'ambiente Il Patto per l'energia e l'ambiente, sottoscritto a Roma durante la Conferenza Nazionale Energia e Ambiente23, in coerenza con gli obiettivi delineati dal CIPE individua sei indirizzi prioritari per inquadrare il percorso attuativo delle politiche energetiche: 1. Cooperazione internazionale - Stabilit del mercato energetico nel breve periodo e regolazione dei consumi nel medio, lungo periodo - Solidi rapporti di cooperazione tra i paesi produttori e paesi consumatori - Sicurezza degli approvigionamenti e della distribuzione - Diversificazione delle fonti e delle aree di approvvigionamento 2. Apertura della concorrenza del mercato energetico - Indipendenza della gestione tecnica ed economica delle reti di trasporto - Utilizzo non discriminatorio delle diverse fonti energetiche - Eliminazione delle barriere di accesso - Miglioramento della qualit dei prodotti e dei servizi energetici - Superamento delle asimmetrie informative 3. Coesione sociale - Crescita occupazionale - Superamento dei differenziali qualitativi e quantitativi dei servizi - Sicurezza dei siti delle produzioni e dei prodotti a livello sia settoriale che territoriale 4. Concertazione - Attivazione di strumenti e percorsi consensuali e riordino degli strumenti di comando e controllo - Utilizzo concordato di strumenti amministrativi - Utilizzo concordato di strumenti economici 5. Competitivit, qualit, innovazione e sicurezza - Riduzione tendenziale del contenuto energetico del PIL 6. Informazione e servizi - Promozione di informazione ai cittadini e alle imprese in particolare alle piccole e medie imprese e all'artigianato - Uso di nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione - Monitoraggio della qualit dei servizi e divulgazione presso i consumatori anche con la supervisione di organismi indipendenti - Promozione di programmi formativi per la gestione delle procedure attuative degli accordi volontari - Sviluppo dei servizi ambientali di supporto alle attivit produttive ed urbane
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I firmatari del patto sono: Governo, Conferenza Presidenti delle Regioni, ANCI, UPI, Unioncamere, CGIL, UIL, CISAL, UGL, Confindustria, CONFAPI, CONFCOMMFRCIO, CONFESERCENTI, CISPEL, CONFETRA, Lega Cooperative, Confcooperative, CNA, CASA, CONFARTIGIANATO, CONFAGRICOLTURA, COLDIRETTI, CIA, ACRI, ABI, Consulta dei Consumatori, Legambiente, Amici della Terra, WWF, CLAAI, UNCI, ANIA, CIDA, Unionquadri, Cofedir.

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All'interno di questi indirizzi e per soddisfare gli obiettivi fissati gli accordi volontari sono considerati gli strumenti attuativi migliori e da privilegiare per definire operativamente le azioni di politica energetico - ambientale. Gli accordi volontari sono articolati in due livelli, a cui sono assegnati compiti diversi: 1. accordi settoriali: sottoscritti dalle rappresentanze nazionali di specifici comparti economici e produttivi, in cui vengono definiti indirizzi, obiettivi e programmi di azioni. 2. accordi territoriali: sottoscritti dalle rappresentanze interessate a livello regionale e locale e che possono riguardare singole imprese (di piccole, medie o grandi dimensioni), distretti specializzati di piccole o medie imprese o distretti di filiera. Il governo e le regioni si impegnano a istituire un fondo nazionale e fondi regionali per le energie rinnovabili e la protezione del clima, le risorse devono giungere sia dalla "Carbon tax" (analizzata in dettaglio in seguito) sia da impegni annuali predisposti all'interno delle leggi finanziarie. L'autorit garante del Patto il CNEL, all'interno del quale sar costituito un Comitato del Patto Energia e Ambiente a cui saranno chiamati a partecipare i firmatari del patto. Il CNEL, che usufruir di una segreteria tecnica organizzativa gestita dall'ENEA, deve riferire ogni anno al Governo e al Parlamento sullo stato di attuazione del patto. Il 2003 costituisce la data entro la quale bisogner verificare l'efficacia degli accordi che verranno stipulati per realizzare gli indirizzi, gli obiettivi e le azioni del patto.

1.1.2.16. La Carbon Tax Il governo italiano, seguendo l'esempio dei paesi scandinavi e dell'Olanda, ha deciso di adottare, in collegato con la Legge Finanziaria del 1999, la Carbon-Tax, uno strumento fiscale che grava sui combustibili fossili in relazione al quantitativo di carbonio emesso durante il processo di combustione. La logica del nuovo tributo quella di incentivare l'uso di prodotti energetici a basso contenuto di carbonio a danno di quelli ad alto contenuto. La Carbon Tax trova la sua legittimazione nell'impegno sulla riduzione del gas serra sottoscritto dal nostro governo a Kyoto. Gli obiettivi che si intendono raggiungere sono: favorire l'uso di combustibili che emettono meno anidride carbonica; promuovere iniziative volte ad elevare l'efficienza energetica; implementare l'uso di fonti di energia rinnovabile. Le caratteristiche della Carbon Tax sono innovative e in sintonia con una possibile riforma "verde" dell'intero sistema fiscale.

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- CHI INQUINA PAGA. Il nuovo tributo internalizza le diseconomie esterne associate alle emissioni di gas serra che il mercato non riesce a comprendere nel prezzo dei prodotti maggiormente inquinanti. In questo modo viene realizzato il principio chi inquina paga" condiviso a livello internazionale. - AUMENTI PROGRESSI VI La Carbon Tax entrer a pieno regime nel 2005 e nell'arco di questi sei anni verr applicata apportando aumenti progressivi e graduali alle accise. Questo aspetto conferisce alla tassa una caratteristica comunicativa, in quanto il basso incremento previsto per il primo anno ha un effetto di annuncio, mentre il periodo pluriennale di adeguamento delle accise ai livelli stabiliti consente ai consumatori e al mondo produttivo di reagire per tempo al nuovo sistema tributario e adottare iniziative idonee a sopportare l'aumento dei prezzi. "Fino al 31 dicembre 2004 le misure delle aliquote delle accise sugli oli minerali, che [...] valgono a titolo di aumenti intermedi, occorrenti per il raggiungimento progressivo della misura delle aliquote decorrenti dal 10 gennaio 2005, sono stabilite con decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta dell'apposita Commissione del CIPE, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri (art.5). Le misure intermedie delle aliquote vengono stabilite annualmente, per ciascuna tipologia di olio minerale, secondo due criteri: 1) proporzionalit alla differenza tra la misura dell'aliquota all'entrata in vigore della presente legge e la misura della stessa stabilita per il l gennaio 2005; 2) contenimento dell'aumento annuale tra il 10 e il 30% della differenza, di cui al punto precedente. Per il carbone e gli oli minerali destinati alla produzione di energia elettrica le percentuali sono fissate rispettivamente al 5% ed al 20%. Sono previste aliquote agevolate per oli minerali destinati alla produzione diretta o indiretta di energia elettrica, con impianti obbligati alla denuncia prevista dalle disposizioni che disciplinano l'imposta di consumo sull'energia elettrica. In caso di autoproduzione di energia elettrica, le aliquote sono ridotte al 10% a prescindere dal combustibile impiegato. E' prevista, invece, l'esenzione dell'accisa in caso di produzione di energia elettrica integrata con impianti di gasificazione, assimilata alle fonti rinnovabili di energia. L'imposta deve essere versata "in rate trimestrali sulla base dei quantitativi impiegati nell'anno precedente" (art.8). - PRESSIONE FISCALE INVARIATA La Carbon Tax "non deve dar luogo a aumenti della pressione fiscale complessiva" (art.2). In particolare i maggiori introiti derivanti dall'applicazione della tassa sono destinati: - a compensare la riduzione degli oneri sociali gravanti sul costo del lavoro; - a compensare la riduzione della sovratassa sul diesel per autotrazione;
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- a compensare la riduzione degli oneri gravanti sugli esercenti le attivit di trasporto merci per conto terzi; - a incentivare la riduzione delle emissioni inquinanti del settore energetico. - a promuovere il risparmio energetico e le fonti rinnovabili. La logica dell'invarianza del gettito complessivo mirata a riequilibrare la tassazione sui fattori attivi, detassando il lavoro (disponibile in eccesso) e gravando sul Capitale naturale (considerato come una risorsa esauribile e da consumare secondo tassi sostenibili). EFFETTI AMBIENTALI E OCCUPAZIONALI POSITIVI Ha infine positive ricadute sulla qualit ambientale e sull'occupazione. Il Ministero ha stimato in 12 milioni di tonnellate di anidride carbonica la riduzione dovuta all'applicazione della tassa, mentre lo sgravio del costo del lavoro e i nuovi investimenti sollecitati dalla necessit di efficienza energetica creeranno nuovi posti di lavoro.

1.1.2.17. La liberalizzazione del mercato elettrico n relazione agli accordi internazionali e comunitari, con la legge n.415 del 10 novembre 1997, il Presidente della Repubblica ha ratificato il Trattato sulla Carta Europea dell'Energia, adottata nel documento conclusivo della Conferenza Europea dell'Aja del 16/17 dicembre 1991. Il Trattato istituisce un quadro giuridico per la promozione della cooperazione a lungo termine nel settore energia, basata su complementarit e vantaggi reciproci, in conformit con gli obiettivi ed i principi della Carta24. Gli obiettivi sono quelli di catalizzare la crescita economica mediante misure per liberalizzare l'investimento e gli scambi nel settore dell'energia. Lentrata in vigore del Trattato sulla Carta dell'Energia dovrebbe rafforzare la sicurezza degli investimenti provenienti dall'Unione Europea nei paesi produttori esterni all'Unione e approvigionamento energetico proveniente da tali paesi. Il decreto legislativo del MICA recante l'attuazione della direttiva 96/92CE (liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica) relativo alla liberalizzazione del mercato italiano dell'energia stato presentato al Consiglio dei Ministri il 19 febbraio 1999. Esso prevede la separazione dell'ENEL in almeno cinque societ, che si occuperanno rispettivamente: - della gestione e manutenzione della rete; - della produzione elettrica e quindi della gestione delle centrali; della distribuzione e della gestione delle reti locali; - della vendita ai consumatori finali; - della dismissione definitiva del nucleare.
24

L'obiettivo prioritario della Carta Europea dell'Energia quello di accrescere la sicurezza e ridurre al minimo i problemi dell'ambiente, a seguito di una massimizzazione dell'efficienza nella produzione, conversione, distribuzione e impiego dell'energia.

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Il decreto dovrebbe prevedere che, entro il 2003, nessun soggetto potr produrre o importare la met dell'energia elettrica totale prodotta o importata in Italia. A tal fine l'ENEL dovr cedere almeno 15000 MW della propria capacit produttiva. La liberalizzazione del mercato si realizzer in tre fasi: A. 19 febbraio 1999. A partire da questa data potr accedere al mercato libero ogni cliente che nel 1998 abbia consumato pi di 30 milioni di kilowattora; rientrano in questa categoria anche i raggruppamenti di clienti, residenti nello stesso Comune o in Comuni contigui, che consumano insieme 30 milioni di kilowattora e almeno 2 milioni di kilowattora ciascuno. B. 1 gennaio 2000. Ogni cliente che nel 1999 avr consumato pi di 20 milioni di kilowattora potr acquistare sul mercato libero; analogamente ne avranno accesso anche i raggruppamenti di consumatori che, nello stesso Comune o in Comuni contigui, consumeranno pi di 20 milioni di kilowattora insieme e almeno un milione di kilowattora ciascuno. C. 1 gennaio 2002. Ogni cliente finale che nel 2001 avr consumato pi di 9 milioni di kilowattora avr accesso al mercato libero ed il beneficio verr esteso anche ai raggruppamenti di consumatori che, nello stesso Comune o in Comuni contigui, consumeranno pi di 9 milioni di kilowattora insieme e almeno un milione di kilowattora ciascuno.

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1.1.3. PIANO ENERGETICO REGIONALE (P.E.R.) Il Programma Energetico costituisce lorganizzazione strutturata delle politiche e degli indirizzi regionali in tema di energia. Pertanto questo programma energetico si colloca pienamente allinterno del PER come concretizzazione progettuale delle sue linee dindirizzo allinterno della Provincia di Lucca. In particolare tale programma energetico stato sviluppato secondo quanto riportato a paragrafo 3.3. del PER stesso.

3.3. Linee di indirizzo e di coordinamento per l'esercizio delle funzioni attribuite agli Enti Locali dal D.L. 112/1998 3.3.1. La pianificazione e i programmi di intervento provinciali per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico Il presente piano definisce, sulla base degli elementi conoscitivi che lo supportano, le strategie di intervento nei vari settori energetici e per ognuno ne fissa gli obiettivi cos come si evince dall'esame del Titolo II punto 1. Il punto 3 del Titolo II individua gli strumenti per portare ad effetto le strategie energetiche e per raggiungere gli obiettivi prefissati. Il riferimento attutivo del Piano Energetico Regionale rappresentato dalle prescrizioni in materia energetica, ove presenti, del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia e, nel settore del risparmio energetico e dell'uso delle fonti rinnovabili di energia, dei contenuti dei programmi di intervento di cui al D.L 112/98. La fase attuativa di un atto di pianificazione rappresentata da un processo che lo concretizza tramite l'individuazione di: 1) progetti e relative opere che hanno a riferimento un soggetto realizzatore ben definito e che per dimensioni, e opportuno utilizzare lo strumento dell'accordo volontario; 2) Progetti e relative opere che hanno a riferimento un soggetto capace di aggregare realizzazioni multiple e diffuse sul territorio e per i quali stato individuato ancora lo strumento dell'accordo volontario; 3) Comportamenti progettuali e gestionali indotti da un'attivit amministrativa costituita da atti normativi e regolamentari; Questa innovativa procedura per l'attuazione di politiche concertate e partecipate individua le Province quale soggetto che partecipa alla pianificazione attraverso lo strumento urbanistico del Piano Territoriale di Coordinamento e con l'elaborazione di programmi di intervento costruiti anche con la promozione di accordi e intese di maggior interesse territoriale in riferimento alle risorse ed alle opportunit peculiari dei rispettivi territori. Avendo a riferimento gli obiettivi e le strategie di pianificazione regionale, alle quali peraltro, hanno partecipato ed espresso il loro consenso finale, le Amministrazioni
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Provinciali dovranno, quindi, elaborare programmi di intervento recependo istanze del territorio o proponendole esse stesse nelle forme e nei metodi individuati dal presente atto. Detti programmi avranno contenuti peculiari degli interventi stessi e, quindi, di carattere tecnico, localizzativo, strategico ed economico e rappresentano elemento importante per l'attuazione del piano finanziario che verr costruito in progressione e in relazione alle risorse, di qualsiasi natura e provenienza, che si renderanno disponibili. 3.3.2. Le autorizzazioni alla installazione e all'esercizio degli impianti di produzione di energia. I procedimenti autorizzativi di competenza provinciale dovranno essere conformi alle linee di indirizzo e di coordinamento contenute nel presente piano. Per i loro compiti autorizzativi degli impianti di produzione di energia, oltre che per il fondamentale ruolo di programmazione degli interventi, le Province sono un soggetto protagonista delle procedure negoziate e condivise sia che si applichi lo strumento dell'accordo volontario sia l'atto normativo e regolamentare.

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1.2.

INQUADRAMENTO TERRITORIALE

1.2.1. QUADRO AMMINISTRATIVO La Provincia di Lucca si estende su una superficie di 1772,81 kmq ed suddivisa in 35 Comuni, 4 Comunit Montane (Media Valle, Garfagnana, Alta Versilia, Zona N). La dimensione territoriale dei Comuni variabile, si passa da Comuni con una superficie di inferiore ai 10 Kmq (Forte dei Marmi 9 kmq) a Comuni con un estensione superiore a 150 Kmq (Capannori 156,6 Kmq, Bagni di Lucca 164,65 Kmq, Lucca 185,53 Kmq). Allinterno del territorio lucchese si possono identificare tre diversi sistemi insediativi aventi ognuno specifiche connotazioni in riferimento agli ambiti sovracomunali in cui sono collocati: - quello della Piana Lucchese; - quello della Versilia; - quello della Valle del Serchio Nella Piana Lucchese c stata una forte e diffusa crescita edilizia con un uso improprio della risorsa suolo con la formazione di una citt diffusa dove riconoscibile tuttavia ancora la struttura territoriale storica e di antica formazione. Nella Versilia si riscontra una rilevante crescita urbana caratterizzata da una espansione edilizia degli insediamenti che nella fascia prettamente costiera assume i connotati propri di una conurbazione lineare urbana. Ma consistente anche la crescita edilizia del sistema lineare pedecollinare. Inoltre c in atto una crescita edilizia, tendente a saldare la conurbazione lineare urbana costiera e il sistema insediativo diffuso riscontrabile nella pianura versiliese; questa crescita presenta conflitti con luso di risorse agricole di pregio e di elevata produttivit qui effettivamente presenti e che, in determinate parti dellarea, costituiscono un sistema produttivo omogeneo. La crescita degli insediamenti manifestatasi nellarea della pianura, i suoi caratteri urbani , lo sviluppo continuo nella direzione parallela alla costa, hanno stravolto la struttura storica del territorio versiliese che ha i suoi fondamenti in un sistema insediativi trasversale: quello montano e collinare dei centri e dei nuclei puntiformi; Nella Valle del Serchio cresciuto e si rafforzato il sistema insediativi di fondovalle con la tendenza alla saturazione della risorsa suolo. Nel fondovalle si sono formati i principali poli urbani che richiedono una valutazione sovracomunale: Piazza al Serchio; Castelnuovo Garfagnana/Pieve Fosciana; Barga/Fornaci di Barga/Pian di Coreglia/Gallicano; Bagni di Lucca/Fornoli; Borgo a Mozzano. Permane con evidenzia la struttura fondativa del territorio vallivo nelle sue principali articolazioni (sistema di fondovalle; sistema appenninico; sistema apuano) che mantengono, nellinsieme dellarea, le qualit ambientali proprie delle diverse componenti territoriali e del sistema complessivo delle risorse.

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1.2.2. QUADRO FISICO E CLIMATICO Per la caratterizzazione del clima della Provincia di Lucca si sono utilizzati i dati del Servizio Agrometereologico Regionale (ARSIA Regione Toscana) la cui rete di monitoraggio, nella Provincia di Lucca, composta dalle seguenti 14 stazioni agrometereologiche.
Rete di monitoraggio ARSIA nella Provincia di Lucca
Stazioni Ubicazione Lido di Camaiore Area comunale Lido di Camaiore Porcari COOP LUnitaria Porcari Matraia Colleverde Capannori Montecarlo San Giuseppe Montecarlo S. Pietro a M. San Pietro a M. Lucca Pieve di Compito Pieve di Compito Capannoni Piazza al Serchio Colognala Piazza al Serchio Barga Piana di Barga Barga Aquilea La Massa Lucca Bagni di Lucca Longoio Bagni di Lucca Careggine La Croce Careggine Orecchiella Parco Orecchiella Villacollemandina Strettoia Strettoia Forte dei Marmi Passo Radici Passo delle Radici Castiglionr Garfagnan FONTE: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, Lucca 1999, Periodo dati Quota Inizio Fine 29/5/90 1/4/99 5 18/12/91 1/4/99 30 18/12/91 1/4/99 225 1/1/90 1/4/99 130 29/1/93 1/4/99 290 28/1/93 1/4/99 96 31/12/95 21/3/99 650 21/6/93 28/3/99 300 21/6/93 1/4/99 126 25/5/96 1/4/99 550 25/5/96 1/4/99 1.050 25/5/96 1/4/99 950 25/7/96 1/4/99 70 23/7/98 15/2/99 1.600

1.2.2.1. Temperature
Gradi Giorno Provincia

Gradi Giorno

Arezzo 2255 Firenze 2169 Grosseto 1950 Livorno 1394 Lucca 2160 Massa Carrara 2184 Pisa 1868 Pistoia 2117 Siena 2071 Fonte: Rapporto sullo Stato dellAmbiente in Toscana 1997

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Stazioni Temperature massime medie [C]


Gen
12,7 12,2 12,2 11,7 11,8 10,4 9,7 10,5 11,1 8,8

Feb

Mar
16,0 16,5 15,3 15,6 14,0 15,9 12,3 15,1 15,1 13,0

Apr
18,3 18,4 17,5 17,6 16,2 17,7 14,8 17,4 16,7 13,8

Mag
23,3 24,5 23,3 22,6 21,2 22,9 21,0 23,8 22,3 20,1

Giu
26,8 27,2 26,5 25,5 24,2 26,7 25,1 26,6 25,8 22,7

Lug
29,8 30,7 29,8 30,5 28,1 29,9 27,8 29,3 29,6 25,4

Ago
30,0 31,7 30,3 30,4 28,8 30,4 28,8 29,9 30,1 26,1

Set
25,7 26,2 25,1 25,4 23,0 23,9 23,4 24,4 23,9 21,4 17,3 17,9 23,6

Ott
21,2 21,6 21,3 19,8 18,8 19,5 17,6 19,1 19,7 16,4 13,0 13,2 19,6

Nov
16,0 15,7 16,1 13,6 13,7 13,8 11,7 12,8 13,8 11,2 7,5 7,8 14,7

Dic
12,5 12,1 12,2 10,9 10,9 10,7 8,8 10,4 10,8 8,7 4,9 5,5 12,1

Lido di Camaiore Porcari Matraia Montecarlo San Pietro di Compito Pieve di Compito Piazza al Serchio Barga Aquilea Bagni di Lucca Careggine Orecchiella Strettoia

13,0 13,8 12,8 12,4 11,5 12,2 10,4 12,1 11,9 10,1

6,0 6,7 9,2 9,3 15,5 18,9 21,5 21,9 6,6 7,3 9,7 10,1 16,3 19,4 22,6 23,2 12,3 12,7 14,9 15,8 21,7 24,6 27,3 27,6 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ARSIA

Stazioni
Lido di Camaiore Porcari Matraia Montecarlo San Pietro di Compito Pieve di Compito Piazza al Serchio Barga Aquilea Bagni di Lucca Careggine Orecchiella Strettoia

Temperature minime medie [C]


Gen
2,3 0,9 2,6 3,3 4,0 1,7 2,0 1,3 3,4 2,4

Feb
1,7 0,3 2,1 3,2 3,6 1,6 0,9 -0,5 2,9 2,4

Mar
4,4 2,7 4,0 5,5 5,1 4,0 2,3 2,0 4,6 4,2

Apr
7,0 6,0 6,7 7,8 7,7 6,8 5,3 4,4 7,0 5,4

Mag
10,9 10,3 10,7 11,9 12,0 10,7 9,1 8,8 11,2 10,4

Giu
14,6 13,7 13,9 14,3 14,8 14,2 12,5 12,6 14,5 13,5

Lug
17,0 15,4 16,3 18,3 18,3 16,9 14,7 13,6 17,3 15,6

Ago
17,6 15,9 16,8 18,3 18,3 16,9 14,7 13,6 17,3 15,6

Set
14,1 12,1 13,2 14,7 14,3 13,0 10,9 9,5 13,2 11,4 10,9 9,7 16,9

Ott
10,6 8,9 11,0 11,1 11,2 9,9 8,0 7,8 10,4 8,7 7,5 6,4 13,7

Nov
6,5 5,0 6,9 6,3 7,3 5,7 4,1 3,3 6,5 5,2 3,0 2,0 9,8

Dic
2,7 1,8 3,6 2,8 4,8 3,0 2,0 0,9 4,1 2,6 0,6 0,1 7,0

1,3 0,8 2,6 3,0 8,7 12,2 14,9 14,9 0,8 0,1 1,6 2,4 7,9 11,2 13,7 13,7 7,0 6,8 8,4 9,5 14,7 17,7 20,5 20,5 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ARSIA

39

Stazioni
Lido di Camaiore Porcari Matraia Montecarlo San Pietro di Compito Pieve di Compito Piazza al Serchio Barga Aquilea Bagni di Lucca Careggine Orecchiella Strettoia

Temperature medie medie [C]


Gen
7,4 6,1 6,9 7,4 7,2 6,1 5,2 5,6 7,4 5,4

Feb
7,3 6,7 7,1 7,8 7,2 6,9 5,0 5,8 7,3 5,9

Mar
10,2 9,4 9,3 10,4 9,0 9,8 6,7 8,9 10,2 8,4

Apr
12,6 12,2 11,9 12,6 11,6 12,1 9,3 10,4 12,6 9,4

Mag
17,2 17,6 16,8 17,2 16,3 16,8 14,4 15,7 17,2 15,0

Giu
20,7 20,5 20,1 19,9 19,2 20,2 18,1 18,7 20,7 17,6

Lug
23,5 23,2 22,9 24,1 22,6 23,0 20,1 20,9 23,5 20,6

Ago
19,7 18,8 18,8 20,0 18,3 18,3 16,1 16,5 19,7 16,2

Set
19,7 18,8 18,8 20,0 18,3 18,3 16,1 16,5 19,7 16,2 13,6 13,2 20,0

Ott
15,7 14,5 15,6 15,4 14,7 14,4 12,0 12,5 15,6 12,3 9,9 9,4 16,5

Nov
11,0 10,0 11,0 9,9 10,3 9,6 7,3 8,0 11,0 7,9 5,0 4,5 12,0

Dic
7,2 6,5 7,4 7,0 7,6 6,8 4,7 5,0 7,2 5,6 2,5 2,6 9,5

3,4 3,5 5,6 5,8 11,8 15,2 17,9 13,6 3,3 3,4 5,4 5,8 11,7 15,0 17,8 13,2 9,6 9,7 11,5 12,5 18,1 21,0 23,8 20,0 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ARSIA

Stazioni
Lido di Camaiore Porcari Matraia Montecarlo San Pietro di Compito Pieve di Compito Piazza al Serchio Barga Aquilea Bagni di Lucca Careggine Orecchiella Strettoia

Escursione termica media [Tmax-Tmin]


Gen
10,4 11,3 9,6 8,4 7,8 8,7 7,7 9,2 7,7 6,4

Feb
11,3 13,5 10,7 9,2 7,9 10,6 9,5 12,6 9,0 7,7

Mar
11,6 13,8 11,3 10,1 8,9 11,9 10,0 13,1 10,5 8,8

Apr
11,3 12,4 10,8 9,8 8,5 10,9 9,5 13,0 9,7 8,4

Mag
12,4 14,2 12,6 10,7 9,2 12,2 11,9 15,0 11,1 9,7

Giu
12,2 13,5 12,6 11,2 9,4 12,5 12,6 14,0 11,3 9,2

Lug
12,8 15,3 13,5 12,7 10,3 13,6 13,8 16,7 12,8 10,8

Ago
12,4 15,8 13,5 12,9 10,5 13,5 14,1 16,3 12,8 10,5

Set
11,6 14,1 11,9 10,3 8,7 10,9 12,5 14,9 10,7 10,0 6,4 8,2 6,7

Ott
10,6 12,7 10,3 8,7 7,6 9,6 9,6 11,3 9,3 7,7 5,5 6,8 5,9

Nov
9,5 10,7 9,2 7,3 6,4 8,1 7,6 9,5 7,3 6,0 4,5 5,8 4,9

Dic
9,8 10,3 8,6 8,1 6,1 7,7 6,8 9,5 6,7 6,1 4,3 5,4 5,1

4,7 5,9 6,6 6,3 6,8 6,7 7,3 7,0 5,8 7,2 8,1 7,7 8,4 8,2 9,5 9,5 5,3 5,9 6,5 6,3 7,0 6,9 7,5 7,1 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ARSIA

Si pu osservare che le temperature minime risultano in media sempre superiori allo zero, per quanto nei mesi invernali si avvicinano molto allo zero nelle stazioni dellOrecchiella, di Barga, di Careggine e di Porcari. La minima escursione termica (Tmassima Tminima) si registra nella stazione di Strettoia (Forte dei Marmi) nei mesi invernali (ca. 5C), mentre i massimi valori si osservano nei mesi estivi nella stazione di Barga (ca. 16C). Con riferimento alle temperature minime, il mese mediamente pi freddo in tutte le stazioni risulta essere Febbraio.

40

1.2.2.2. Precipitazioni pluviometriche:


Stazioni
Lido di Camaiore Porcari Matraia Montecarlo S.n Pietro di Compito Pieve di Compito Piazza al Serchio Barga Aquilea Bagni di Lucca Careggine Orecchiella Strettoia

Pioggia media [mm]


Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago
47,9 28,5 36,9 26,3 23,2 15,0 20,6 31,8 36,3 43,3 70,8 64,8 53,2

Set
141,2 142,9 167,3 145,9 87,3 106,9 93,6 171,4 198,1 82,3 158,0 126,3 153,4

Ott
185,6 120,0 166,8 142,8 114,8 139,6 238,2 195,5 182,5 193,8 449,0 263,9 150,5

Nov
145,5 120,0 166,8 142,8 114,8 139,6 238,2 195,5 182,5 193,8 449,0 263,9 151,0

Dic
91,3 117,0 138,0 83,2 124,1 95,1 133,6 156,4 146,0 30,3 228,3 161,6 118,5

78,1 52,4 38,4 83,8 57,6 65,4 24,8 61,6 56,8 47,7 110,8 56,0 98,8 18,8 98,7 78,6 53,3 124,9 79,6 103,8 34,1 49,8 63,4 38,3 105,2 66,5 66,8 24,3 108,1 67,4 42,4 99,2 67,7 82,3 19,7 90,4 80,2 43,1 93,3 57,0 38,6 16,2 68,0 18,9 67,6 166,2 58,4 67,1 19,5 135,2 58,6 64,5 178,6 82,2 42,2 21,4 135,3 114,5 66,1 108,0 90,8 101,7 21,7 51,6 79,5 103,5 91,8 35,9 8,6 5,7 259,8 148,1 71,1 303,4 225,8 143,8 69,5 151,7 49,4 42,2 158,2 11,7 81,2 22,3 142,0 56,2 42,2 107,3 51,8 69,5 20,1 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ARSIA

I mesi di Ottobre e Novembre in tutte le stazioni sono mediamente quelli pi piovosi, e anche i massimi eventi di pioggia si registrano per lo pi in questi due mesi. I pi alti livelli di pioggia si registrano nella stazione di Careggine (449 mm di pioggia), mentre valori bassi si rilevano in inverno, primavera e estate a Bagni di Lucca, Piazza al Serchio, Lido di Camaiore e Porcari.

1.2.2.3. Anemometria
Stazioni
Lido di Camaiore Montecarlo San Pietro a M. Pieve di Compito Piazza al Serchio Barga Careggine Strettoia

Velocit media mensile del vento [m/s]


Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago
0,9 1,2 0,9 1,0 0,9 0,5 1,9 1,1

Set
0,9 1,2 1,0 0,8 0,8 0,4 2,1 1,2

Ott
0,7 1,0 0,9 0,8 0,9 0,4 2,4 1,1

Nov
0,7 1,1 1,1 0,8 1,0 0,5 2,9 1,1

Dic
0,6 1,1 1,0 0,9 1,0 0,4 2,7 1,0

0,6 0,7 0,9 1,1 1,0 1,1 1,0 1,2 1,3 1,5 1,4 1,3 1,3 1,3 1,1 1,1 1,3 1,4 1,1 1,1 0,9 0,9 1,0 1,1 1,1 1,1 0,9 1,0 1,0 1,3 1,5 1,4 1,2 0,9 0,9 0,4 0,7 0,8 0,9 0,7 0,6 0,6 2,6 2,6 2,7 3,0 2,4 2,3 1,9 1,0 1,0 1,2 1,4 1,1 1,1 1,1 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ARSIA

Stazioni
Lido di Camaiore Montecarlo San Pietro a M. Pieve di Compito Piazza al Serchio Barga Careggine Strettoia

Velocit massima media del vento [m/s]


Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago
4,4 6,5 6,0 5,8 5,1 4,5 7,6 5,9

Set
4,5 5,9 5,7 5,2 4,9 4,1 8,0 5,7

Ott
4,1 5,3 5,2 4,6 4,9 3,9 8,8 5,8

Nov
3,8 5,3 5,9 4,8 5,6 4,6 11,4 6,4

Dic
3,7 5,3 6,0 5,1 5,0 3,8 9,8 6,3

3,5 3,9 4,6 5,1 4,7 4,8 4,5 5,3 6,1 7,0 6,9 6,7 6,3 6,3 6,4 6,2 7,3 7,1 6,2 5,6 5,6 4,6 5,3 6,0 6,4 6,1 5,5 5,5 4,9 6,4 6,7 6,2 5,7 5,1 5,1 3,7 5,6 6,2 6,6 5,5 4,6 4,6 9,7 9,8 10,1 11,6 9,1 8,4 7,6 6,1 5,8 6,5 6,9 5,9 5,9 5,8 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ARSIA

41

Stazioni
Lido di Camaiore Montecarlo San Pietro a M. Pieve di Compito Piazza al Serchio Barga Careggine Strettoia

Classe vento medio 0,3 1,5 m/s 0,3 1,5 m/s 0,3 1,5 m/s 0,3 1,5 m/s 0,3 1,5 m/s 0,3 1,5 m/s 1,6 3,3 m/s 0,3 1,5 m/s

Direzione prevalente N N-E, E e O N-E O N e N-O N-E E N-E

Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ARSIA

Come si pu osservare, i valori di velocit del vento rilevati sono in media modesti (classe di velocit del vento 2: 0,3-1,5 m/s), ad eccezione della stazione di Careggine, che presenta valori pi elevati (classe di velocit 3). I valori massimi si registrano nei mesi di marzo e aprile.

1.2.2.4. Radiazione solare


Stazioni
Lido di Camaiore Montecarlo San Pietro a M. Pieve di Compito Piazza al Serchio Barga

Radiazione media mensile [Wat/mq/h]


Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago
4,4 6,5 6,0 5,8 5,1 4,5

Set
4,5 5,9 5,7 5,2 4,9 4,1

Ott
4,1 5,3 5,2 4,6 4,9 3,9

Nov
3,8 5,3 5,9 4,8 5,6 4,6

Dic
3,7 5,3 6,0 5,1 5,0 3,8

3,5 3,9 4,6 5,1 4,7 4,8 4,5 5,3 6,1 7,0 6,9 6,7 6,3 6,3 6,4 6,2 7,3 7,1 6,2 5,6 5,6 4,6 5,3 6,0 6,4 6,1 5,5 5,5 4,9 6,4 6,7 6,2 5,7 5,1 5,1 3,7 5,6 6,2 6,6 5,5 4,6 4,6 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ARSIA

Stazioni
Lido di Camaiore Montecarlo San Pietro a M. Pieve di Compito Piazza al Serchio Barga

Radiazione media giornaliera mensile [Wat/mq/h]


Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago
305 340 315 405 308 350

Set
295 249 281 326 257 253

Ott
209 199 248 182 253 197

Nov
275 141 134 134 188 209

Dic
147 129 103 98 124 290

239 202 257 285 368 362 367 219 192 269 300 346 347 331 139 171 232 272 310 323 421 120 251 269 422 447 463 346 145 204 233 287 345 343 388 170 189 219 278 314 403 459 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ARSIA

42

1.2.3 QUADRO DEMOGRAFICO


Comuni Altopascio Capannori Lucca Montecarlo Pescaglia Porcari Villa Basilica PIANA DI LUCCA Camaiore Forte dei Marmi Massarosa Pietrasanta Seravezza Stazzema Viareggio VERSILIA Bagni di Lucca Barga Borgo a Mozzano Coreglia Anteminelli Fabbriche di Vallico MEDIA V. del SERCHIO Camporgiano Careggine Castelnuovo di Garfagnana Castiglione di Garfagnana Fosciandora Gallicano Giuncugnano Minucciano Molazzana Piazza al Serchio Pieve Fosciana San Romano in Garfagnana Sillano Vagli Sotto Vergemoli Villa Collemandina GARFAGNANA VALLE DEL SERCHIO Provincia di Lucca - Popolazione residente al 31/12/1998 Superficie territoriale Popolazione (Kmq) 28,70 10.398 156,60 43.739 185,53 85.558 15,59 4.282 70,37 3.787 17,88 6.970 36,48 1.883 511,2 156.617 84,59 30.535 9,00 8.748 68,59 20.101 41,84 24.566 39,37 12.753 80,72 3.464 31,88 58.332 356,0 158.499 164,65 6.926 66,53 10.035 72,41 7.372 52,78 4.861 15,53 557 371,9 29.751 27,10 2.431 24,46 665 28,50 6.153 48,64 1.938 19,82 695 30,50 3.817 18,94 556 57,00 2.574 31,63 1.204 27,09 2.612 28,77 2.456 26,04 1.417 62,15 791 41,02 1.209 27,30 408 34,81 1.393 533,8 30.319 905,7 60.070 1.772,81 375.186 Densit (Ab/Kmq) 362 279 461 275 54 390 52 306 361 972 293 587 324 43 1.830 445 42 151 102 92 36 80 90 27 216 40 35 129 29 45 38 96 85 54 13 29 15 40 57 66 212

Totale PROVINCIA

Fonte: Piano Territoriale di Coordinamento, relazione, realizzazione a cura di PROVINCIA di LUCCA, 2000; dati delle anagrafi comunali forniti dalla CCIAA di Lucca.

43

Popolazione per classi di et in Provincia di Lucca previsioni fino al 2011; Valori assoluti e flussi Anno Popolazione per et Popolazione per et % 0-19 20-64 65+ Totale 0-19 20-64 65+ Totale 1991 73.186 231.037 72.878 377.101 19,4 61,3 19,3 100 1996 63.512 235.234 76.805 375.551 16,9 62,6 20,5 100 2001 61.452 235.193 79.261 375.906 16,3 62,6 21,1 100 2006 63.591 229.551 84.251 377.393 16,9 60,8 22,3 100 2011 65.829 224.587 86.870 377.286 17,4 59,5 23,0 100 Periodo Variazioni assolute Variazioni percentuali 0-19 20-64 65+ Totale 0-19 20-64 65+ Totale 1992-96 -9.674 4.197 3.927 -1.550 -13,2 1,8 5,4 -0,4 1997-01 -2.060 -41 2.456 355 -3,2 0,0 3,2 0,1 2002-06 2.139 -5.642 4.990 1.487 3,5 -2,4 6,3 0,4 2007-11 2.238 -4.964 2.619 -107 3,5 -2,2 3,1 0,0 1992-11 -7.357 -6.450 13.992 185 -10,1 -2,8 19,2 0,0 Fonte: Piano Territoriale di Coordinamento, relazione, realizzazione a cura di PROVINCIA di LUCCA, 2000; dati delle anagrafi comunali forniti dalla CCIAA di Lucca.

Indicatori e tassi demografici previsti per la Provincia di Lucca


1991 Popolazione residente Indice di mascolinit Et media Indice di vecchiaia % popolazione residente Indice di ricambio Indice di dipendenza 1996 2001 2006 2011

377.101 375.551 375.905 377.392 377.287 92,3 92,5 92,8 93,2 93,7 42,4 43,4 44,2 45,0 45,6 152,0 173,6 174,1 175,0 172,5 19,3 20,5 21,1 22,3 23,0 96,6 118,5 159,1 156,5 170,0 41,7 45,3 47,7 52,0 54,7 Fonte: Piano Territoriale di Coordinamento, relazione, realizzazione a cura di PROVINCIA di LUCCA, 2000; dati delle anagrafi comunali forniti dalla CCIAA di Lucca.

In riferimento alle previsioni demografiche nella Provincia di Lucca, la popolazione censita al 1991, circa 377 mila persone, non dovrebbe subire rilevanti variazioni numeriche fino al 2011 registrando solo lievi variazioni durante il periodo considerato. E' evidente che le persone in et lavorativa, dai 20 ai 64 anni, continueranno a costituire il 60% circa della popolazione, tra le persone in et non da lavoro diminuir il peso dei giovani, e aumenter quello degli anziani ultrasessantacinquenni. Il continuo invecchiamento della popolazione comporter anche un aumento dell'et media che passer da 42,4 anni del 1991 a 45,6 anni del 2001. La popolazione anziana, infatti, dal 19,3% del 1991 potr aumentare al 23% nel 2011.

44

Abitazioni occupate e non occupate nei Comuni della Provincia di Lucca, 1991. Tot. Tot. Abitazioni Abitazioni Abitazioni abitazioni abitazioni occupate occupate % % Altopascio 3.856 2,21 3.376 2,5 Bagni di Lucca 4.747 2,72 3.038 2,3 Barga 4.290 2,45 3.647 2,7 Borgo a Mozzano 3.337 1,91 2.640 2,0 Camaiore 16.772 9,59 10.939 8,2 Camporgiano 1.171 0,67 864 0,7 Capannori 16.216 9,28 14.496 10,9 Careggine 463 0,26 263 0,2 Castelnuovo di Garfagnana 2.302 1,32 2.083 1,6 Castiglione di Garfagnana 1.093 0,63 669 0,5 Coreglia Antelminelli 2.074 1,19 1.730 1,3 Fabbriche di Vallico 361 0,21 241 0,2 Forte dei Marmi 6.964 3,98 3.518 2,6 Fosciandora 368 0,21 233 0,2 Gallicano 1.773 1,01 1.440 1,1 Giuncugnano 394 0,23 208 0,2 Lucca 33.245 19,02 30.711 23,0 Massarosa 7.067 4,04 6.302 4,7 Minucciano 1.558 0,89 1.031 0,8 Molazzana 661 0,38 463 0,4 Montecarlo 1.611 0,92 1.354 1,0 Pescaglia 2.356 1,35 1.390 1,0 Piazza al Serchio 1.129 0,65 857 0,6 Pietrasanta 13.593 7,78 8.957 6,7 Pieve Fosciana 1.000 0,57 854 0,6 Porcari 2.356 1,35 2.153 1,6 San Romano in Garfagnana 795 0,45 465 0,4 Seravezza 5.651 3,23 4.593 3,4 Sillano 737 0,42 288 0,2 Stazzema 2.686 1,54 1.403 1,1 Vagli Sotto 689 0,39 496 0,4 Vergemoli 488 0,28 213 0,2 Viareggio 31.059 17,77 21.388 16,0 Villa Basilica 1.155 0,66 745 0,6 Villa Collemandina 784 0,45 508 0,4 TOTALE PROVINCIA 174.801 100 133.556 100,0 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999;

Indice affollam. 3,0 2,4 2,8 2,9 2,8 2,9 3,0 2,9 3,0 3,0 2,8 2,5 2,7 3,0 2,7 2,8 2,8 3,0 2,6 2,7 3,0 2,7 3,1 2,8 2,9 3,2 3,0 2,8 2,8 2,6 2,7 2,2 2,7 2,7 2,7 2,8

Densit abitazioni Abitazioni/kmq 134,4 28,8 64,5 46,1 198,3 43,2 103,6 18,9 80,8 22,5 39,3 23,3 773,8 18,6 58,1 20,8 179,2 103,0 27,3 20,9 103,3 33,5 41,7 324,9 34,8 131,8 30,5 143,5 11,9 33,3 16,8 17,9 974,3 31,7 22,5 98,6

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Abitazioni non occupate, per motivi di non utilizzo, nei Comuni della Provincia di Lucca, 1991. Utilizzate Non Utilizzate Abitazioni non occupate Lavoro e/o Per altri % Abitaz. vacanza studio motivi totali Altopascio 185 19 24 252 480 12,5 Bagni di Lucca 1.241 47 52 369 1.709 36,0 Barga 308 21 40 274 643 15,0 Borgo a Mozzano 227 34 45 391 697 20,9 Camaiore 4.377 194 244 1.018 5833 34,8 Camporgiano 188 9 21 89 307 26,2 Capannori 343 119 201 1.057 1.720 10,6 Careggine 143 2 3 52 200 43,2 Castelnuovo di Garfagnana 70 11 23 115 219 9,5 Castiglione di Garfagnana 261 25 30 108 424 38,8 Coreglia Antelminelli 167 7 11 159 344 16,6 Fabbriche di Vallico 53 8 5 54 120 33,2 Forte dei Marmi 3.017 55 94 280 3.446 49,5 Fosciandora 36 12 7 80 135 36,7 Gallicano 173 20 28 112 333 18,8 Giuncugnano 154 0 3 29 186 47,2 Lucca 493 212 316 1.513 2.534 7,6 Massarosa 346 38 83 298 765 10,8 Minucciano 342 11 17 157 527 33,8 Molazzana 140 4 5 49 198 30,0 Montecarlo 62 19 33 143 257 16,0 Pescaglia 505 54 26 381 966 41,0 Piazza al Serchio 168 5 5 94 272 24,1 Pietrasanta 3.678 102 173 683 4.636 34,1 Pieve Fosciana 68 3 18 57 146 14,6 Porcari 15 20 32 136 203 8,6 San Romano in Garfagnana 185 4 20 121 330 41,5 Seravezza 441 55 86 476 1.058 18,7 Sillano 327 39 25 58 449 60,9 Stazzema 872 43 32 336 1.283 47,8 Vagli Sotto 85 4 10 94 193 28,0 Vergemoli 161 4 4 106 275 56,4 Viareggio 6.803 308 756 1.804 9.671 31,1 Villa Basilica 234 16 14 146 410 35,5 Villa Collemandina 127 18 82 49 276 35,2 TOTALE PROVINCIA 25.995 1.542 2.568 11.140 41.245 23,6 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999;

46

Indicatori statistici sintetici per comune, anno 1991 Indicatori sull'occupazione del patrimonio abitativo Comune

Abitazioni occupate per titolo di godimento

Anzianit del patrimonio abitativo

Abitazioni con riscaldamento per tipo di combustibile

Distribuzione sul territorio di popolazione ed abitazioni


% % abitaz. popolazione localizzate in residente in centri abitati centri abitati

N. medio N. medio % abitaz. % abitaz. % abitaz. % abitaz. % abitaz. % abitaz. % abitaz. % stanze % stanze % abitaz. % stanze in % abitaz. % stanze % abitaz. con % abitaz. % abitaz. con % abitaz. Densit di popolazione non occupate occupate ocupate ocupate occupate occupate in in affitto occupate abitaz. occup. occupate in abitaz. riscaldamento con con stanze per occupanti riscaldamento con 4-5 con 6 o costruite occup. a combustibile riscaldame a combustibile riscaldame abitaz. per stanza occupate con di in affitto propriet (abitaz. costruite costruite dopo il costruite occupata almeno 3 stanze pi stanze propriet (abitaz. occupate) prima del prima del liquido nto a gassoso nto a dopo il 1982 stanze occupate) 1945 1945 combustib energia 1982 ile solido elettrica

Altopascio Bagni di Lucca Barga Borgo a Mozzano Camaiore Camporgiano Capannoni Careggine Castelnuovo di Garfagn. Castiglione di Garfagn. Coreglia Antelminelli Fabbriche di Vallico Forte dei Marmi Fosciandora Gallicano Giuncugnano Lucca Massarosa Minucciano Molazzana Montecarlo Pescaglia Piazza al Serchio Pietrasanta Pieve Fosciana Porcari San Romano in Garfagn. Seravezza Sillano Stazzema Vagli Sotto Vergemoli Viareggio Villa Basilica Villa Collemandina Toscana Fonte: Regione Toscana

5,03 5,38 5,07 5,32 4,99 5,44 5,70 4,70 4,91 5,29 5,27 4,98 5,04 5,70 5,01 5,24 5,48 5,16 5,05 4,47 5,55 5,37 5,17 4,55 4,87 5,45 5,38 4,45 4,91 4,41 4,60 4,66 4,79 5,06 5,74 4,68

0,59 0,45 0,55 0,54 0,56 0,52 0,53 0,61 0,62 0,57 0,53 0,49 0,53 0,52 0,54 0,54 0,51 0,58 0,51 0,61 0,54 0,50 0,60 0,60 0,59 0,58 0,55 0,62 0,56 0,59 0,58 0,47 0,56 0,54 0,46 0,60

12,45 36,00 14,99 20,89 34,78 26,22 10,61 43,20 9,51 38,79 16,59 33,24 49,48 36,68 18,78 47,21 7,62 10,82 33,83 29,95 15,95 41,00 24,09 34,11 14,60 8,62 41,51 18,72 60,92 47,77 28,01 56,35 31,14 35,50 35,20 18,92

87,55 64,00 85,01 79,11 65,22 73,78 89,39 56,80 90,49 61,21 83,41 66,76 50,52 63,32 81,22 52,79 92,38 89,18 66,17 70,05 84,05 59,00 75,91 65,89 85,40 91,38 58,49 81,28 39,08 52,23 71,99 43,65 68,86 64,50 64,80 81,08

10,99 7,64 14,04 9,39 15,54 10,07 6,86 21,29 15,70 10,76 11,50 12,86 17,28 6,01 14,93 7,69 8,99 14,07 13,77 26,13 9,08 11,15 12,72 26,27 18,15 7,80 10,32 26,93 15,97 26,73 21,37 17,84 16,26 12,62 10,83 19,42

59,98 55,46 55,88 53,45 55,78 52,20 46,83 53,99 57,32 53,81 52,89 60,17 51,65 48,50 57,99 58,65 50,95 52,70 57,81 54,86 48,67 50,65 51,93 52,46 54,10 53,65 51,40 54,43 51,39 54,24 59,88 60,56 60,32 57,72 44,88 59,24

29,03 36,90 30,08 37,16 28,68 37,73 46,32 24,71 26,98 35,43 35,61 26,97 31,07 45,49 27,08 33,65 40,06 33,23 28,42 19,01 42,25 38,20 35,36 21,27 27,75 38,55 38,28 18,64 32,64 19,03 18,75 21,60 23,41 29,66 44,29 21,35

68,72 80,94 72,06 74,43 72,89 83,68 73,11 81,37 62,60 80,57 73,35 80,50 72,63 78,11 72,71 83,17 68,76 78,99 84,97 79,27 69,57 80,72 81,45 69,95 68,38 75,52 83,87 69,00 88,89 80,33 87,70 79,34 66,66 74,77 85,43 70,56

22,66 14,29 20,29 17,39 17,26 11,23 17,29 11,03 32,02 13,75 18,03 7,88 14,84 11,16 20,00 7,69 23,27 11,81 7,57 14,25 17,36 10,65 13,42 19,24 20,84 16,26 11,18 19,86 7,29 8,91 5,85 8,92 25,92 13,42 5,91 22,40

72,20 82,17 75,49 76,91 75,75 83,74 76,07 83,41 66,88 83,29 77,01 82,43 75,49 79,14 75,81 85,67 72,12 81,51 86,00 78,87 73,34 82,78 84,51 73,49 72,88 78,53 85,86 72,57 89,31 81,83 89,92 78,55 69,40 77,71 86,69 73,80

19,32 13,11 17,44 15,21 15,05 11,73 14,96 8,98 27,80 11,74 15,35 6,83 12,61 9,11 17,10 6,24 20,27 10,17 6,41 13,83 14,54 9,62 10,93 16,50 17,04 13,97 9,82 17,17 6,51 8,05 5,17 9,06 23,45 11,86 4,46 19,43

38,86 77,45 57,66 68,45 39,43 48,96 58,71 69,58 40,95 72,35 61,39 84,65 22,26 82,83 64,03 64,90 51,60 38,46 50,73 69,33 47,05 71,94 47,02 40,37 59,48 43,15 64,52 44,55 77,43 85,10 53,23 88,73 22,71 81,48 74,41 36,55

38,46 77,50 56,56 68,11 38,12 51,37 58,49 70,23 39,79 71,63 59,85 85,60 20,51 82,53 62,79 64,92 51,58 37,92 49,09 70,26 46,04 71,87 46,91 37,47 56,03 42,49 64,34 42,89 75,80 84,56 53,64 88,62 24,23 81,58 74,41 36,64

8,71 3,95 6,28 6,44 7,59 7,75 5,08 9,51 8,83 6,88 4,22 5,81 10,23 3,00 6,25 3,37 5,71 12,33 6,11 4,32 10,49 3,09 7,70 8,34 8,67 5,95 6,45 8,64 2,78 1,43 2,62 1,41 12,41 4,43 5,71 8,62

8,79 3,98 6,39 6,28 7,62 7,66 4,84 8,82 9,69 7,52 4,32 5,41 9,96 3,24 7,16 3,40 5,33 12,09 6,41 4,30 10,14 3,28 8,29 8,70 9,59 6,09 7,99 9,23 3,11 1,44 2,89 1,21 11,56 4,14 6,69 8,53

43,72 34,40 31,07 33,98 24,23 44,44 45,63 19,77 46,90 22,42 34,28 14,11 5,94 26,61 23,19 25,96 19,20 20,68 30,65 26,78 47,19 43,45 45,74 8,16 43,68 34,88 41,08 11,91 21,88 33,64 25,00 18,31 13,31 43,09 20,28 20,94

16,80 41,97 29,20 41,97 14,80 41,67 24,02 74,52 20,45 60,69 44,34 80,50 2,70 62,23 41,74 63,46 7,90 16,38 43,26 62,20 20,24 45,90 40,96 9,88 41,33 15,93 42,80 15,07 73,61 47,90 63,10 67,14 3,64 48,86 61,02 10,79

36,08 18,99 36,17 20,45 55,54 8,91 23,92 4,56 29,14 13,00 15,03 3,32 87,61 5,58 30,90 8,17 68,67 59,22 13,68 9,94 26,07 6,76 10,15 77,88 11,01 45,19 11,61 68,47 1,74 12,47 7,46 10,33 76,83 4,83 15,94 62,46

1,18 0,53 0,30 0,68 0,82 0,58 0,75 0,00 0,62 0,30 0,40 0,41 0,51 0,86 0,56 0,96 0,67 0,43 0,29 0,00 1,85 0,22 0,47 0,92 0,35 0,51 0,22 1,09 0,35 0,78 0,60 0,47 0,97 0,94 0,20 1,32

347,60 44,56 153,33 104,68 362,31 90,89 280,17 30,83 221,37 41,45 92,19 38,06 1057,11 34,91 129,02 30,94 469,47 275,51 46,98 39,74 260,74 53,46 98,38 593,14 84,81 381,82 54,07 323,37 12,74 45,06 32,30 16,96 1804,08 55,59 38,90 153,53

65,19 90,20 79,77 82,98 85,73 77,63 94,42 64,46 88,41 35,07 80,07 82,74 99,33 70,23 89,38 68,09 92,61 91,79 88,83 42,64 48,78 75,28 81,61 90,81 83,57 85,78 84,09 88,83 95,08 75,53 100,00 77,32 96,79 67,31 68,69 88,38

88,29 64,22 87,80 80,01 64,55 76,91 89,84 68,20 90,91 68,30 83,85 68,47 50,39 65,79 81,78 52,27 93,17 90,76 66,07 72,73 85,68 64,94 76,96 65,77 86,11 91,62 68,18 82,56 43,71 59,17 71,99 54,17 69,29 61,67 66,10 83,66

47

1.2.4. LE RISORSE FORESTALI:


Superficie boscata per tipologie di uso del bosco
Categoria di bosco Specifica Pure ad abete rosso Pure a larice Pure a pini Pure ad altre resinose Miste Totale Pure a sughera Pure a rovere Pure a cerro Pure ad altre querce Pure a castagno Pure a faggio Pure a pioppi Pure ad altre latifoglie Miste Superficie in ettari 109 45 7.158 268 1.409 9.166 0 19 344 71 28.274 4.649 725 306 614 35.002 3.306 47.474 36.086 4.630 40.716 629 88.819 % rispetto al territorio provinciale 0,06 % 0,03 % 4,04 % 0,15 % 0,79 % 5,17 % 0,00 % 0,01 % 0,19 % 0,04 % 15,94 % 2,62 % 0,41 % 0,17 % 0,35 % 19,74 % 1,86 %

Fustaie di latifoglie

26,77 % 20,35 % Cedui 2,61 % 22,96 % Totale cedui 0,35 % Macchia mediterraneai 50,08 % Totale boschi Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; Statistiche forestali ISTAT, annuario n.46, ed.1995 Semplici Composti

Totale Fustaie di resinose e latifoglie insieme Totale fustaie

La superficie boscata copre il 50,08% della superficie territoriale, pari a 88,819 ettari; evidente una equa ripartizione della superficie a ceduo e fustaia con circa il 26% per la fustaia e il 22% per il ceduo.

48

1.2.5. LAGRICOLTURA

Utilizzazione della superficie


SUPERFICI Superficie a bosco Superficie ad arboree Superficie a seminativi Superficie a prato-pascolo Superficie ad ortofloro-vivaismo Altra utilizzazione del suolo 18.168,04 ha 9.377,57 ha 10.336811,33 ha 6.772,23 ha 2.225,34 ha 521,27 ha

Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; Piano Territoriale di Coordinamento, relazione, realizzazione a cura di PROVINCIA di LUCCA, 2000.

Ripartizione dei seminativi nella Provincia di Lucca


% rispetto a % rispetto al superficie della totale Provincia seminativi Frumento 691,96 0,39% 6,69% Orzo 246,63 0,14% 2,39% Granoturco 4316,94 2,43% 41,77% Avena 407,44 0,23% 3,94% Barbabietola 25,96 0,01% 0,25% Girasole 586,27 0,33% 5,67% Soia 181,3 0,10% 1,75% Ortive 1244,29 0,70% 12,04 Floricolture 522,64 0,29% 5,06% Foraggere 2112,58 1,19% 20,44% TOTALE 10336,01 5,83% 100,00% Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; Censimento Agricoltura Ripartizione dei seminativi Superficie in ettari

Negli ultimi anni nelleconomia della Provincia di Lucca, si verificata una diminuzione delle superfici coltivate, con lintensificazione di alcune produzioni come le ortive e le floricole. Con riferimento alla ripartizione delluso del suolo in base ai seminativi, si pu notare che la superficie a seminativi copre solo il 5,8% dellintera superficie provinciale, mentre la percentuale pi alta tra i seminativi spetta alla coltivazione del granoturco, circa il 42%, seguita dalle coltivazioni ortive che coprono il 12% del totale.

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Struttura essenziale dellagricoltura della Provincia di Lucca Caratteristiche strutturali dei principali comparti produttivi Bosco
Superficie alla coltura Sup. media delle aziende interessate N. az. con sup. a bosco 30 ha 18.168,04 ha N. az. con coltura 4,15 ha Sup. a coltura 50 Stima del R.L. del comparto 4.377 32,51 % 1,82 MD

Colture arboree
(vigneto, oliveto, frutteto, castagneto e altre colture arboree) Superficie alla coltura 9.377,57 ha N. az. Con coltura Sup. media delle aziende interessate 2,22 ha Sup. a coltura/SAU
Stima del R.L. del comparto Di cui: Oliveto Superficie alla coltura Sup. media delle aziende interessate N. az. con sup. a bosco 4 ha Di cui: Vigneto Superficie alla coltura Sup. media delle aziende interessate N. az. con sup. a bosco 3 ha Di cui: Castagneto Superficie alla coltura Sup. media delle aziende interessate N. az. con sup. a bosco 30 ha 4.220 24,92 % 36,21 MD

2.024,67 ha N. az. Con coltura 1,25 ha Sup. a coltura/SAT 104

1.623 5,38 %

1.437,09 ha N. az. con coltura 0,80 ha Sup. a coltura/SAT 84

1.807 3,82 %

2.676,96 ha N. az. con coltura 2,70 ha Sup. a coltura/SAT 5

990 7,11 %

Seminativo (irriguo,asciutto, arborato)


Superficie alla coltura Sup. media delle aziende interessate N. az. con sup. a bosco 6 ha Di cui: Seminativo irriguo Superficie alla coltura Sup. media delle aziende interessate N. az. sup. a semin. irriguo 4 ha Superficie alla coltura Sup. media delle aziende interessate N. az. con sup. a prato 6 ha N. az. con sup. a pascolo 30 ha Superficie alla coltura Sup. media delle aziende interessate N. az. con sup. a prato 0,8 ha

18.811,33 ha N. az. con coltura 2,70 Sup. a coltura/SAT 5 Stima del R.L: del comparto

7.703 50,00 % 23,42 MD

10.847,29 ha N. az. con coltura 2,38 ha Sup. a coltura/SAT 619

4.558 28,83 %

Prato-pascolo
6.772,33 ha N. az. con coltura 2,13 ha Sup. a coltura/SAT 130 Stima del R.L: del comparto 8
3182 18,00 % 3,39 MD

Orto-floro-vivaismo
3073 5,91 % 64,77 MD R.L. medio del comparto 0,02 MD N. az. con oltre 100 ML di R.L: 157 FONTE: Piano Territoriale di Coordinamento, relazione, realizzazione a cura di PROVINCIA di LUCCA, 2000.

2.225,34 ha N. az. con coltura 0,72 ha Sup. a coltura/SAT 966 Stima del R.L: del comparto

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1.2.6. LE ATTIVITA PRODUTTIVE


Censimento Intermedio Industria e Servizi. Anno 1996. Unit Locali per area di attivit. Aree intercomunali, provincia di Lucca, Toscana, Italia.

SETTORI AREE INTERCOM. PIANA VERSILIA MEDIA VALLE GARFAGNANA TOT. PROVINCIA SETTORI

INDUSTRIA COMMERCIO U. L. 4016 4577 773 489 9855 % 31,7 30,5 35,3 27,4 31,1 U. L. 4599 6505 850 827 12781 % 36,3 43,4 38,8 46,4 40,4

ALTRI SERVIZI U. L. % 4069 3912 567 468 9016 32,1 26,1 25,9 26,2 28,5

Tot. Attivit 12684 14994 2190 1784 31652 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

INDUSTRIA COMMERCIO

AREE U. L. % U. L. % Tot. Attivit TERRIT. PROV. LUCCA 9855 31,1 12781 40,4 9016 28,5 31652 100,0 TOSCANA 93178 31,9 111802 38,3 86815 29,8 291795 100,0 ITALIA 1071291 28,2 1549248 40,8 1173536 30,9 3794075 100,0 Fonte: ISTAT - Censimento Intermedio dell'Industria e dei Servizi - 31/12/1996

ALTRI SERVIZI U. L. %

Addetti per area di attivit. Aree intercomunali, provincia di Lucca, Toscana, Italia
SETTORI AREE INTERCOM. PIANA VERSILIA MEDIA VALLE GARFAGNANA TOT. PROVINCIA SETTORI INDUSTRIA Add. % 25745 16442 6019 2730 50936 51,1 39,2 63,5 49,9 47,5 COMMERCIO ALTRI SERVIZI Add. % Add. % 12725 16425 2045 1707 32902 25,3 39,1 21,6 31,2 30,7 11881 9092 1413 1036 23422 23,6 21,7 14,9 18,9 21,8 Tot. Attivit 50351 41959 9477 5473 107260 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

AREE TERRIT. PROV. LUCCA 50936 47,5 32902 30,7 23422 21,8 TOSCANA 486847 47,2 292223 28,3 252350 24,5 ITALIA 6400693 46,4 3745422 27,1 3655386 26,5 Fonte: ISTAT - Censimento Intermedio dell'Industria e dei Servizi - 31/12/1996

INDUSTRIA Add. %

COMMERCIO ALTRI SERVIZI Add. % Add. %

Tot. Attivit 107260 1031420 13801501 100,0 100,0 100,0

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Imprese, unit locali, addetti per settore di attivit economica Anno 1998. Valori assoluti e percentuali. Provincia di Lucca
Attivit economica Imprese Valori assoluti Unit locali N. Di cui artigiane 4.200 133 93 16 6.390 3.998 37 0 5.623 4.491 12.306 965 2.710 44 1.478 1.047 806 4 3.037 377 Imprese Addetti 11,7 0,2 15,8 0,0 15,3 30,2 6,9 3,7 1,6 7,8 6,1 0,6 100,0 Percentuali Unit locali N. Di cui Addetti artigiane 10,5 1,1 2,9 0,2 0,1 0,5 15,9 32,5 36,4 0,1 0,0 0,9 14,0 36,5 10,3 30,6 7,8 23,4 6,7 0,4 5,7 3,7 8,5 3,5 2,0 0,0 2,5 7,6 3,1 5,6 5,9 2,8 100,0 10,0 0,0 100,0 5,1 3,0 100,0

Agricoltura e pesca 4.150 2.669 Industrie estrattive 70 499 Industrie manifatturiere 5.626 33.559 Energia 17 860 Edilizia 5.448 9.458 Commercio 10.736 21.611 Alberghi e Ristoranti 2.435 5.262 Trasporto e Comunicazioni 1.324 3.247 Servizi finanziari 569 2.286 Altri servizi alle imprese 2.789 5.206 Servizi alle persone (Istruz. Sant, altri 2.158 2.370 1.226 4.725 Serv. Pubb., Serv. Sociali e alle persone Senza codifica 223 1.129 2 2.801 TOTALE 35.545 40.179 12.303 92.183 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ISET.

Nel 1997 la Provincia di Lucca ha prodotto un VAC (valore aggiunto al costo dei fattori, che indica in quale misura ogni ramo e comparto di attivit ha contribuito alla produzione complessiva dei beni e servizi in una certa zona) costituito da: - 1 % settore primario (agricoltura, silvicoltura, caccia e pesca); - 30 % settore secondario (industria manifatturiera); - 65 % settore terziario (commercio, alberghi, pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni, credito e assicurazioni, servizi vendibili, pubblica amministrazione; E evidente lo sviluppo del settore terziario, ma no indifferente quello del settore manifatturiero. Nel complesso la Provincia ha prodotto un valore aggiunto globale che la colloca al terzo posto allinterno della Regione Toscana, dopo le Province di Firenze e Pisa. La struttura economica provinciale lucchese si compone numericamente di circa 35.500 imprese (esclusa la Pubblica Amministrazione) che gestiscono oltre 40.000 unit locali. Nella ripartizione del numero di imprese per i principali rami di attivit economica: - 12 % settore primario; - 31 % settore secondario; - 57 % settore terziario.

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Unit locali e addetti per area di attivit. Comuni e totale provincia di Lucca. Valori assoluti Comune UNITA' LOCALI ADDETTI
INDUSTRIA COMMERCIO ALTRI SERVIZI INDUSTRIA COMMERCIO ALTRI SERVIZI

Altopascio 352 295 261 2412 1026 597 Bagni di Lucca 185 225 150 1049 424 360 Barga 189 303 218 1892 923 679 Borgo a Mozzano 240 177 126 2099 434 243 Camaiore 1154 1182 561 2953 3115 1159 Camporgiano 42 38 31 84 65 75 Capannori 1448 1118 778 9928 3146 1819 Careggine 11 12 9 28 27 11 Castelnuovo di Garfagnana 107 271 198 861 647 512 Castiglione di Garfagnana 25 31 18 112 61 34 Coreglia Antelminelli 146 130 69 941 236 125 Fabbriche di Vallico 13 15 4 38 28 6 Forte dei Marmi 190 618 313 459 1921 684 Fosciandora 6 7 4 8 7 5 Gallicano 81 101 47 503 214 102 Giuncugnano 11 13 2 34 25 2 Lucca 1645 2771 2690 8430 7521 8743 Massarosa 620 576 283 2457 1343 511 Minucciano 39 77 36 209 130 57 Molazzana 8 20 6 26 32 6 Montecarlo 136 108 65 593 263 105 Pescaglia 97 64 62 641 130 92 Piazza al Serchio 51 81 38 244 162 90 Pietrasanta 820 956 583 3172 2520 1413 Pieve Fosciana 51 65 33 368 142 54 Porcari 290 207 186 3292 590 481 San Romano in Garfagnana 13 27 10 38 52 20 Seravezza 376 428 286 1807 881 590 Sillano 12 18 8 44 28 10 Stazzema 82 77 28 261 134 49 Vagli Sotto 13 25 11 125 47 18 Vergemoli 3 12 6 6 17 23 Viareggio 1335 2668 1858 5333 6511 4686 Villa Basilica 48 36 27 449 49 44 Villa Collemandina 16 29 11 40 51 17 TOTALE PROVINCIA 9855 12781 9016 50936 32902 23422 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ISTAT - Censimento Intermedio dell'Industria e dei Servizi - 31/12/1996

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Unit locali e addetti per area di attivit. Comuni e totale provincia di Lucca. - ripartizione percentuale tra industria, commercio e altri servizi. Comune UNITA' LOCALI ADDETTI
INDUSTRIA COMMERCIO ALTRI SERVIZI INDUSTRIA COMMERCIO ALTRI SERVIZI

Altopascio 38,8 32,5 28,7 59,8 25,4 14,8 Bagni di Lucca 33,0 40,2 26,8 57,2 23,1 19,6 Barga 26,6 42,7 30,7 54,1 26,4 19,4 Borgo a Mozzano 44,2 32,6 23,2 75,6 15,6 8,8 Camaiore 39,8 40,8 19,4 40,9 43,1 16,0 Camporgiano 37,8 34,2 27,9 37,5 29,0 33,5 Capannori 43,3 33,4 23,3 66,7 21,1 12,2 Careggine 34,4 37,5 28,1 42,4 40,9 16,7 Castelnuovo di Garfagnana 18,6 47,0 34,4 42,6 32,0 25,3 Castiglione di Garfagnana 33,8 41,9 24,3 54,1 29,5 16,4 Coreglia Antelminelli 42,3 37,7 20,0 72,3 18,1 9,6 Fabbriche di Vallico 40,6 46,9 12,5 52,8 38,9 8,3 Forte dei Marmi 16,9 55,1 27,9 15,0 62,7 22,3 Fosciandora 35,3 41,2 23,5 40,0 35,0 25,0 Gallicano 35,4 44,1 20,5 61,4 26,1 12,5 Giuncugnano 42,3 50,0 7,7 55,7 41,0 3,3 Lucca 23,1 39,0 37,9 34,1 30,5 35,4 Massarosa 41,9 38,9 19,1 57,0 31,2 11,9 Minucciano 25,7 50,7 23,7 52,8 32,8 14,4 Molazzana 23,5 58,8 17,6 40,6 50,0 9,4 Montecarlo 44,0 35,0 21,0 61,7 27,4 10,9 Pescaglia 43,5 28,7 27,8 74,3 15,1 10,7 Piazza al Serchio 30,0 47,6 22,4 49,2 32,7 18,1 Pietrasanta 34,8 40,5 24,7 44,6 35,5 19,9 Pieve Fosciana 34,2 43,6 22,1 65,2 25,2 9,6 Porcari 42,5 30,3 27,2 75,5 13,5 11,0 San Romano in Garfagnana 26,0 54,0 20,0 34,5 47,3 18,2 Seravezza 34,5 39,3 26,2 55,1 26,9 18,0 Sillano 31,6 47,4 21,1 53,7 34,1 12,2 Stazzema 43,9 41,2 15,0 58,8 30,2 11,0 Vagli Sotto 26,5 51,0 22,4 65,8 24,7 9,5 Vergemoli 14,3 57,1 28,6 13,0 37,0 50,0 Viareggio 22,8 45,5 31,7 32,3 39,4 28,3 Villa Basilica 43,2 32,4 24,3 82,8 9,0 8,1 Villa Collemandina 28,6 51,8 19,6 37,0 47,2 15,7 TOTALE PROVINCIA 31,1 40,4 28,5 47,5 30,7 21,8 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ISTAT - Censimento Intermedio dell'Industria e dei Servizi - 31/12/1996

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Unit locali e addetti per area di attivit. Comuni e totale Provincia di Lucca. - Valori percentuali sul totale provinciale. Comune UNITA' LOCALI ADDETTI
INDUSTRIA COMMERCIO ALTRI SERVIZI INDUSTRIA COMMERCIO ALTRI SERVIZI

Altopascio 3,6 2,3 2,9 4,7 3,1 2,5 Bagni di Lucca 1,9 1,8 1,7 2,1 1,3 1,5 Barga 1,9 2,4 2,4 3,7 2,8 2,9 Borgo a Mozzano 2,4 1,4 1,4 4,1 1,3 1,0 Camaiore 11,7 9,2 6,2 5,8 9,5 4,9 Camporgiano 0,4 0,3 0,3 0,2 0,2 0,3 Capannori 14,7 8,7 8,6 19,5 9,6 7,8 Careggine 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,0 Castelnuovo di Garfagnana 1,1 2,1 2,2 1,7 2,0 2,2 Castiglione di Garfagnana 0,3 0,2 0,2 0,2 0,2 0,1 Coreglia Antelminelli 1,5 1,0 0,8 1,8 0,7 0,5 Fabbriche di Vallico 0,1 0,1 0,0 0,1 0,1 0,0 Forte dei Marmi 1,9 4,8 3,5 0,9 5,8 2,9 Fosciandora 0,1 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 Gallicano 0,8 0,8 0,5 1,0 0,7 0,4 Giuncugnano 0,1 0,1 0,0 0,1 0,1 0,0 Lucca 16,7 21,7 29,8 16,6 22,9 37,3 Massarosa 6,3 4,5 3,1 4,8 4,1 2,2 Minucciano 0,4 0,6 0,4 0,4 0,4 0,2 Molazzana 0,1 0,2 0,1 0,1 0,1 0,0 Montecarlo 1,4 0,8 0,7 1,2 0,8 0,4 Pescaglia 1,0 0,5 0,7 1,3 0,4 0,4 Piazza al Serchio 0,5 0,6 0,4 0,5 0,5 0,4 Pietrasanta 8,3 7,5 6,5 6,2 7,7 6,0 Pieve Fosciana 0,5 0,5 0,4 0,7 0,4 0,2 Porcari 2,9 1,6 2,1 6,5 1,8 2,1 San Romano in Garfagnana 0,1 0,2 0,1 0,1 0,2 0,1 Seravezza 3,8 3,3 3,2 3,5 2,7 2,5 Sillano 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,0 Stazzema 0,8 0,6 0,3 0,5 0,4 0,2 Vagli Sotto 0,1 0,2 0,1 0,2 0,1 0,1 Vergemoli 0,0 0,1 0,1 0,0 0,1 0,1 Viareggio 13,5 20,9 20,6 10,5 19,8 20,0 Villa Basilica 0,5 0,3 0,3 0,9 0,1 0,2 Villa Collemandina 0,2 0,2 0,1 0,1 0,2 0,1 TOTALE PROVINCIA 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ISTAT - Censimento Intermedio dell'Industria e dei Servizi - 31/12/1996

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Imprese, unit locali e addetti per ci omparti di attivit manifatturiera industriale. Valori assoluti. Anni

1996-'98. Provincia di Lucca.


1996 1997 Unit locali Unit locali Imprese Imprese. N. Addetti N. Addetti Alimentare 526 603 2.602 531 608 2.637 Tessile e abbigliamento 424 459 2.607 409 450 2.466 Cuoio e calzature 881 925 5.247 825 869 5.042 Carta 352 438 5.865 356 444 6.384 Gomma e plastica 117 134 1.658 115 133 1.727 Minerali non metalliferi 702 831 4.446 688 822 4.411 Minerali metalliferi 1.081 1.180 6.663 1.057 1.161 6.964 Fabbric. Materiale elettr. 346 387 1.579 353 398 1.698 Fabbric. Mezzi di trasp. 191 230 1.509 199 242 1.482 Altre attivit manifatt. 1.134 1.247 3.887 1.132 1.256 4.036 TOTALE 5.754 6.434 36.063 5.665 6.383 36.847 Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ISET. Imprese 536 394 769 355 114 677 1.075 355 204 1.147 5.626 1997 Unit locali N. Addetti 615 2.151 439 2.333 917 4.460 448 5.393 132 1.579 813 4.043 1.188 6.465 402 1.966 252 1.514 1.284 3.655 6.390 33.559

Nel 1996 i Comuni che presentano il maggior numero di unit locali e addetti per il settore secondario sono Lucca (16,7% unit; 16,6% addetti), Capannori (14,7% unit; 19,5% addetti) e Viareggio (13,5% unit; 10,5% addetti); Per il settore terziario: Lucca (51,5% unit; 60,2% addetti) e Viareggio (41,5% unit; 39,8% addetti) Una considerazione a parte merita il comparto della carta per lelevata dimensione media delle imprese e che rappresenta complessivamente uno dei primi poli del settore cartario a livello europeo.

56

1.2.7. I TRASPORTI
Autovetture, autobus e motocicli circolanti. Valori assoluti e variazioni %. Anni 1995-'97. Provincia di Lucca, Toscana, Italia (dati provvisori anni 1996 e 1997) 1995 Autovett. Lucca Toscana Italia 219.759 2.052.818 30.301.424 Variaz. % 96/95 Autovett. Lucca Toscana Italia -1,1 -0,9 1,1 Autobus 10,8 1,6 4,2 Motocicli -2,3 -3,0 1,8 Totale -1,2 -1,1 1,1 Autobus 416 4.715 75.023 Motocicli 22.429 234.632 Totale 242.604 2.292.165 1996 Autovett. 217.327 2.035.340 30.624.277 Variaz. % 97/96 Autovett. 0,3 0,1 1,6 Autobus 4,5 10,3 8,0 Motocicli -2,0 -3,0 1,8 Totale -0,3 -0,2 1,6 Autobus 461 4.791 78.183 Motocicli 21.916 227.552 Totale 239.704 2.267.683 1997 Autovett. 217.285 2.036.556 Autobus 486 5.286 84.464 Motocicli 21.384 220.749 Totale 239.155 2.262.591 1998 Autovett. 220.085 2.049.307 31.370.765 Autobus Motocicli 464 5.164 84.822 22.315 225.866 2.737.366 Totale 242.864 2.280.319 34.192.953

2.530.750 32.907.197

2.576.213 33.278.673 31.106.789 Variaz. % 98/97 Autovett. 0,8 0,6 0.8

2.621.703 33.812.956

Autobus -3,7 -2,3 0,4

Motocicli 3,9 2,3 4,4

Totale 1,1 0,7 1,1

Fonte: ISTAT

57

Autovetture, autobus e motocicli circolanti in provincia di Lucca per aree intercomunali. Valori assoluti, per 1.000 abitanti e variazioni %. Anni 1995-'97.
(dati provvisori anni 1996 e 1997) 1995* Piana Autovett. Autobus Motocicli TOTALE 97.765 269 9.004 Versilia 90.046 81 9.948 Media Garfa- Tot. Valle gnana Prov. 16.461 15.392 219.664 16 49 415 22.413 1.884 1.577 1996 Piana Versili Media Garfa- Tot. a Valle gnana Prov. 1997 Piana 97411 323 8.704 Versilia 89170 92 9370 98.632 Media Valle 16443 18 1821 18.282 Garfagnana Tot. Prov.

96.876 89104 16246 15101 217.327 321 75 16 49 461 21.916 8881 9596 1866 1573

15.113 218.137 49 1.564 482 21.459

107.038 100.075 1995 (x 1000 abitanti) Piana Versilia 567,6 0,5 62,7 630,8

18.361 17.018 242.492 106.078 98.775 18.128 16.723 239.704 106.438 1996 (x 1000 abitanti) Media Garfa- Tot. Valle gnana Prov. 547,7 500,9 0,5 1,6 62,7 51,3 610,9 553,8 584,0 1,1 59,6 644,6 Piana Versili Media Garfa- Tot. a Valle gnana Prov. 578,6 1,2 58,4 638,2 1997 (x 1000 abitanti) Piana 622,0 2,1 55,6 679,6

16.726 240.078

Versilia 562,0 0,6 59,1 621,7

Media Valle 550,6 0,6 61,0 612,2

Garfagnana 494,5 1,6 51,2 547,3

Tot. Prov. 580,6 1,3 57,1 639,0

Autovett. Autobus Motocicli TOTALE

623,7 1,7 57,4 682,9 variazioni % 96/95 Piana

619,6 560,9 541,6 492,7 2,1 0,5 0,5 1,6 56,8 60,4 62,2 51,3 678,4 621,8 604,3 545,6

variazioni % 97/96 Versilia Media Garfa- Tot. Valle gnana Prov. Piana Versili Media Garfa- Tot. a Valle gnana Prov. 0,37 4,56 -2,09 0,16

-0,91 -1,05 -1,31 -1,89 0,55 0,07 1,21 0,08 Autovett. -1,06 19,33 -7,41 0,00 0,00 0,62 22,67 12,50 0,00 Autobus 11,08 -1,37 -3,54 -0,96 -0,25 -1,99 -2,36 -2,41 -0,57 Motocicli -2,22 TOTALE -0,90 -1,30 -1,27 -1,73 -1,15 0,34 -0,14 0,85 0,02 Fonte: ACI Italia - elaborazioni Ufficio Statistica CdC * non sono stati riportati i veicoli non attribuiti a nessun comune.

58

Parco veicoli circolante nei Comuni della Provincia di Lucca, 1997 Comune Autovetture Autocarri Autobus Motrici Motocicli Motocarri Totale Veicoli/abit 124 7.627 Altopascio 6.147 772 8 56 520 9,73 107 4.546 Bagni di Lucca 3.610 396 2 9 422 0,66 328 7.602 Barga 6.075 491 7 13 688 0,76 121 5.086 Borgo a Mozzano 4.109 435 6 17 398 0,69 792 21.732 Camaiore 17.116 1.936 15 17 1.856 0,71 31 1.387 Camporgiano 1.170 79 2 1 104 0,57 738 32.972 Capannori 27.096 2.735 18 67 2.318 0,75 15 356 Careggine 282 29 1 1 28 0,54 69 4.208 Castelnuovo di Garf. 3.348 414 7 5 365 0,68 19 1.164 Castiglione di Garf. 936 99 1 1 108 0,60 167 3.127 Coreglia Antelminelli 2.447 241 2 6 264 0,64 22 333 Fabbriche di Vallico 255 33 1 0 22 0,60 238 6.306 Forte dei Marmi 5.096 391 6 2 573 0,72 13 400 Fosciandora 337 14 0 0 36 0,58 113 2.322 Gallicano 1.833 141 5 3 227 0,61 8 392 Giuncugnano 305 47 2 1 29 0,71 913 66.277 Lucca 54.085 5,755 276 222 5.026 0,77 540 14.497 Massarosa 11.497 1.270 13 29 1.148 0,72 40 1.556 Minucciano 1.236 137 4 2 137 0,60 26 751 Molazzana 622 35 3 1 64 0,62 50 3.073 Montecarlo 2-501 284 12 11 215 0,72 44 2.529 Pescaglia 2.050 206 2 3 224 0,67 49 1.597 Piazza al Serchio 1.253 146 7 2 140 0,61 709 17.271 Pietrasanta 13.776 1.222 17 52 1.495 0,70 39 1.518 Pieve Fosciana 1.216 133 1 10 119 0,62 69 4.961 Porcari 4.012 537 4 38 301 0,71 25 825 San Romano in Garf. 663 59 5 0 73 0,58 379 8.331 Seravezza 6.692 515 8 28 709 0,65 28 434 Sillano 342 42 2 0 20 0,55 202 2.264 Stazzema 1.683 141 11 1 226 0,65 41 718 Vagli di Sotto 593 45 6 2 31 0,59 17 279 Vergemoli 219 18 2 0 23 0,68 792 40.092 Viareggio 33.016 2.805 25 94 3.360 0,69 23 1.187 Villa Basilica 1.008 74 3 18 61 0,63 20 796 Villa Collemandina 659 52 2 1 62 0,57 217.285 21.729 486 713 21.392 6.911 268.516 0,72 Totale Fonte: Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, 1999; ISTAT - Censimento Intermedio dell'Industria e dei Servizi - 31/12/1996

Relativamente al parco veicoli circolante, misurato in termine di veicoli per abitante, evidente un valore elevato per i Comuni di Altopascio, Barga, Camaiore, Capannori, Forte dei Marmi, Giuncugnano25, Lucca, Massarosa, Montecarlo, Pietrasanta e Porcari, che presentano valori dell'indicatore superiori a 0,7. In particolare, Lucca presenta il valore dell'indicatore pi elevato (0,77) registrando anche il pi elevato numero di veicoli circolanti (66.277), seguito da Viareggio (40.092) e Porcari (32.972). I valori pi bassi di pressione da veicoli si registrano a Careggine (0,54), Villa Collemandina (0,57) e Camporgiano (0,57).
25

Giuncugnano nonostante l'elevato valore di pressione conta un limitato numero di veicoli; solo 392.

59

1.2.7.1. Veicoli commerciali


Veicoli commerciali circolanti. Province toscane, Toscana, Italia.

Anno 1998 Autocarri Motrici Rimorchi Motocarri TOTALE


(dati provvisori) AR 19.963 459 FI 56.371 1.042 GR 14.323 239 LI 16.446 1.010 LU 22.203 744 MS 8.675 486 PI 23.824 505 PO 16.088 205 PT 16.591 258 SI 24.072 244 Toscana 218.556 5.192 Italia 3.151.411 100.500
Fonte: ACI Italia

6.507 22.792 2.716 6.567 4.936 1.956 7.930 4.013 3.998 4.502 65.917 814.936

2.880 29.809 7.868 88.073 3.183 20.461 3.492 27.515 6.826 34.709 2.462 13.579 4.487 36.746 1.655 21.961 2.165 23.012 3.272 32.090 38.290 327.955 409.009 4.475.856

Veicoli commerciali circolanti. Anni 1996-'98 (Dati provvisori). Provincia di Lucca, Toscana e Italia.

Anno 1996 Autocarri Motrici Rimorchi Motocarri TOTALE 20.671 665 Lucca 201.420 4.738 Toscana 2.944.185 89.996 Italia 4.871 66.666 809.239 6.921 33.128 40.980 313.804 429.070 4.272.490

Anno 1997 Autocarri Motrici Rimorchi Motocarri TOTALE 21.729 713 Lucca 211.060 5.034 Toscana 3.108.241 98.512 Italia 4.930 66.334 817.242 6.911 34.283 39.869 322.297 421.424 4.445.419

Anno 1998 Autocarri Motrici Rimorchi Motocarri TOTALE 22.203 744 Lucca 218.556 5.192 Toscana 3.151.411 100.500 Italia
Fonte: ACI Italia

4.936 65.917 814.936

6.826 34.709 38.290 327.955 409.009 4.475.856

60

Veicoli commerciali circolanti per aree intercomunali. Anni 1996 -'98. Provincia di Lucca. (Dati provvisori) Anno 1996. Autocarri Motrici Rimorchi Motocarri Piana di Lucca Versilia Media Valle Garfagnana Tot. Provincia Anno 1997 Autocarri Piana di Lucca Versilia Media Valle Garfagnana Tot. Provincia Anno 1998 Autocarri Motrici Rimorchi 2.778 1.521 390 247 4.936 Motocarri 1.911 3.615 743 557 6.826 10.363 8.280 1.596 1.490 21.729 Motrici 415 223 45 30 713 Rimorchi 2.764 1.520 396 250 4.930 Motocarri 1.961 3.652 745 553 6.911 9.792 7.899 1.536 1.444 20.671 373 216 45 31 665 2.780 1.484 372 235 4.871 1.951 3.665 750 555 6.921

TOTALE 14.896 13.264 2.703 2.265 33.128

TOTALE 15.503 13.675 2.782 2.323 34.283

TOTALE 15.798 13.822 2.758 2.331 34.709

Piana di Lucca 10.663 446 Versilia 8.459 227 Media Valle 1.584 41 Garfagnana 1.497 30 Tot. Provincia 22.203 744 Fonte: elaborazioni Ufficio Statistica CdC su dati ACI Italia

Veicoli commerciali circolanti per aree intercomunali. Variazioni % 97/96 e 98/97.


Provincia di Lucca. (Dati provvisori) Variaz.% 97/96 Autocarri Piana di Lucca Versilia Media Valle Garfagnana Tot. Provincia 5,83 4,82 3,91 3,19 5,12 Motrici 11,26 3,24 0,00 -3,23 7,22 Variaz. % 98/97 Autocarri Piana di Lucca Versilia Media Valle Garfagnana Tot. Provincia 2,89 2,16 -0,75 0,47 2,18 Motrici 7,47 1,79 -8,89 0,00 4,35 Rimorchi 0,51 0,07 -1,52 -1,20 0,12 Motocarri -2,55 -1,01 -0,27 0,72 -1,23 TOTALE 1,90 1,07 -0,86 0,34 1,24 Rimorchi -0,58 2,43 6,45 6,38 1,21 Motocarri 0,51 -0,35 -0,67 -0,36 -0,14 TOTALE 4,07 3,10 2,92 2,56 3,49

Fonte: ACI Italia - elaborazioni Ufficio Statistica CdC * non sono stati riportati i veicoli non attribuiti a nessun comune.

61

1.2.7.2. Autostrade
Movimenti annuali alle stazioni autostradali presenti in provincia di Lucca. Altopascio, Capannori e S. Concordio. Anni 1997-'99 (medie giornaliere)
1997
Entrate Uscite

1998
Entrate Uscite

1999
Entrate Uscite

Altopascio

Leggeri Pesanti Totale

5.059 5.091 1.547 1.478 6.606 6.569 var/97-96


Entrate Uscite

5.001 5.182 1.552 1.544 6.553 6.726 var/98-97


Entrate Uscite

5.929 1.769 7.698 var/99-98


Entrate

6.034 1.795 7.829


Uscite

Altopascio

Leggeri Pesanti Totale

1,98 2,18 2,02 1997


Entrate

3,22 2,07 2,96

-1,15 0,32 -0,80 1998

1,79 4,47 2,39

18,56 13,98 17,47 1999

16,44 16,26 16,40

Uscite

Entrate

Uscite

Entrate

Uscite

Capannori

Leggeri Pesanti Totale

2.968 2.997 847 924 3.815 3.921 var/97-96


Entrate Uscite

3.293 3.215 978 1.004 4.271 4.219 var/98-97


Entrate Uscite

3.489 847 4.336 var/99-98


Entrate

3.285 1.056 4.341


Uscite

Capannori

Leggeri Pesanti Totale

4,99 7,49 5,53 1997


Entrate

1,49 1,65 1,53

10,95 15,47 11,95 1998

7,27 8,66 7,60

5,95 -13,39 1,52 1999

2,18 5,18 2,89

Uscite

Entrate

Uscite

Entrate

Uscite

Lucca - S. Concordio

Leggeri Pesanti Totale

5.090 4.978 863 844 5.953 5.822 var/97-96


Entrate Uscite

5.233 5.137 894 875 6.127 6.012 var/98-97


Entrate Uscite

5.473 904 6.377 var/99-98


Entrate

5.272 911 6.183


Uscite

Lucca - S. Concordio

Leggeri Pesanti Totale

3,69 3,35 3,64

2,58 3,05 2,64

2,81 3,59 2,92

3,19 3,67 3,26

4,59 1,12 4,08

2,63 4,11 2,84

Fonte: Societ Autostrade S.p.A. - SST/PMI/MC

62

Movimenti annuali alle stazioni autostradali presenti in Provincia di Lucca. Viareggio, Versilia e S. Donato. Anni 1997-'99 (medie giornaliere).
1997
Entrate Uscite Entrate

1998
Uscite

1999
Entrate Uscite

Viareggio

Leggeri

9.012 2.080 Pesanti 11.092 Totale var/97-96


Entrate

9.072 1.883 10.955


Uscite

9.383 2.123 11.506 var/98-97


Entrate

9.545 1.930 11.475


Uscite

9.770 2.252 12.022 var/99-98


Entrate

9.843 2.029 11.872


Uscite

Viareggio

Leggeri Pesanti Totale

5,91 5,66 5,86 1997


Entrate

5,56 5,20 5,50

4,11 2,10 3,73 1998

5,21 2,49 4,74 1999


Uscite

4,13 6,05 4,48

3,12 5,12 3,46

Uscite

Entrate

Entrate

Uscite

Versilia

Leggeri Pesanti Totale

4.847 620 5.467 var/97-96


Entrate

5.058 613 5.671


Uscite

5.092 645 5.737 var/98-97


Entrate

5.323 650 5.973


Uscite

5.319 707 6.027 var/99-98


Entrate

5.560 676 6.237


Uscite

Versilia

Leggeri Pesanti Totale

8,59 5,92 8,28 1997


Direzione Lucca

9,52 5,66 9,09

5,06 4,01 4,94 1998

5,24 6,07 5,33 1999


Direzione Viareggio

4,46 9,70 5,05

4,45 4,02 4,41

Direzione Viareggio

Direzione Lucca

Direzione Lucca

Direzione Viareggio

Lucca S. Donato svincolo

Leggeri Pesanti Totale

3.933 401 4.334 var/97-96


Direzione Lucca

3.879 413 4.292


Direzione Viareggio

3.944 425 4.369 var/98-97


Direzione Lucca

3.897 433 4.330


Direzione Viareggio

3.922 445 4.367 var/99-98


Direzione Lucca

3.900 452 4.352


Direzione Viareggio

Lucca S. Donato svincolo

Leggeri Pesanti Totale

6,43 6,39 6,43 1997


Entrate

7,96 8,25 7,99

0,28 6,02 0,81 1998

0,46 4,79 0,88

-0,57 4,73 -0,05 1999

0,07 4,40 0,51

Uscite

Entrate

Uscite

Entrate

Uscite

Lucca S. Donato alla barriera

Leggeri Pesanti Totale

7.215 1.301 8.516 var/97-96


Entrate

7.332 1.480 8.813


Uscite

7.493 1.351 8.844 var/98-97


Entrate

7.596 1.557 9.153


Uscite

7.568 1.451 9.019 var/99-98


Entrate

7.680 1.684 9.365


Uscite

Lucca S. Donato alla barriera

Leggeri Pesanti Totale

3,94 3,00 3,80

3,73 3,64 3,72

3,85 3,86 3,85

3,59 5,19 3,86

1,01 1,01 1,01

1,11 8,15 2,31

Fonte: S.A.L.T.

63

1.2.7.3. Ferrovia
Movimento merci in tonnellate nelle stazioni della provincia di Lucca. Anni 1997-'99.
STAZIONI Altopascio Bagni di Lucca Castelnuovo G. Diecimo Lucca Forte dei Marmi-Querceta* TOTALE STAZIONI Altopascio Bagni di Lucca Castelnuovo G. Diecimo Lucca Forte dei Marmi-Querceta* TOTALE STAZIONI Altopascio Bagni di Lucca Castelnuovo G. Diecimo Lucca Forte dei Marmi-Querceta* TOTALE 1997 Arrivi Spedizioni 13.663 15.374 42.650 32.649 2.394 694 443 10.926 116.237 122.913 9.338 67.883 184.725 250.439 1998 Arrivi Spedizioni 4.863 18.309 15.321 30.148 300 936 11 11.673 101.374 125.020 3.050 24.517 124.919 210.603 1999 Arrivi Spedizioni 5.377 12.512 22.853 25.381 1.875 1.631 710 9.347 92.138 132.900 566 4.578 123.519 186.349 Variaz % 97/96 Arrivi 13,5 205,9 -74,4 542,0 -13,3 -42,0 -0,4 Variaz. % 98/97 Arrivi -64,4 -64,1 -87,5 -97,5 -12,8 -67,3 -32,4 Variaz.% 99/98 Arrivi 10,6 49,2 525,0 6354,5 -9,1 -81,4 -1,1 Spedizioni 12,4 1,8 -52,8 -9,0 9,4 -31,2 -7,4

Spedizioni 19,1 -7,7 34,9 6,8 1,7 -63,9 -15,9 Spedizioni -31,7 -15,8 74,3 -19,9 6,3 -81,3 -11,5

Fonte: Ferrovie dello Stato S.P.A. - Gestione Merci di Lucca e Centro Polifunzionale Merci di La Spezia. * Dato lo scarso volume di traffico, la stazione di Forte dei Marmi stata disabilitata dal servizio merci a partire dal 01/01/2000 (Bollettino Commerciale delle F.S. n.23 del 1999).

Movimento merci in carri nelle stazioni della provincia di Lucca. Anni 1997-'99.
STAZIONI Altopascio Bagni di Lucca Castelnuovo G. Diecimo Lucca Forte dei Marmi-Querceta* TOTALE STAZIONI Altopascio Bagni di Lucca Castelnuovo G. Diecimo Lucca Forte dei Marmi-Querceta* TOTALE STAZIONI Altopascio Bagni di Lucca Castelnuovo G. Diecimo Lucca Forte dei Marmi-Querceta* TOTALE Arrivi 450 913 7 178 7.994 333 9.875 1997 Arrivi Spedizioni 1.029 2.405 1.494 1.601 114 92 269 1.482 8.480 9.790 1.006 1.506 12.392 16.876 1998 Spedizioni 2.417 1.702 157 1.536 9.159 545 15.516 Variaz % 97/96 Arrivi 16,8 -14,4 -70,1 363,8 2,6 -16,9 -1,2 Variaz.98/97 Arrivi -56,3 -38,9 -93,9 -33,8 -5,7 -66,9 -20,3 Variaz.99/98 Arrivi 24,9 89,8 814,3 -16,3 -4,8 -72,4 3,4 Spedizioni 17,3 -0,9 -44,9 0,3 -1,1 -30,0 -2,8 Spedizioni 0,5 6,3 70,7 3,6 -6,4 -63,8 -8,1 Spedizioni -25,2 3,1 52,9 -16,0 -1,7 -78,0 -8,4

1999 Arrivi Spedizioni 562 1.809 1.733 1.755 64 240 149 1.290 7.612 9.000 92 120 10.212 14.214

Fonte: Ferrovie dello Stato S.P.A. - Gestione Merci di Lucca e Centro Polifunzionale Merci di La Spezia. * Dato lo scarso volume di traffico, la stazione di Forte dei Marmi stata disabilitata dal servizio merci a partire dal 01/01/2000 (Bollettino Commerciale delle F.S. n.23 del 1999).

64

1.3 CONSUMI ENERGETICI Consumo elettrico complessivo


Consumi elettrici 1996: Dati su scala regionale Provincia Consumi elettrici kWh Arezzo Firenze Grosseto Livorno Lucca Massa Pisa Pistoia Prato Siena Totale 1.066.297.324 3.362.891.991 628.938.972 1.763.923.842 2.138.506.447 743.025.020 1.524.036.016 992.792.732 861.251.926 930.239.366 14.011.903.636

Fonte: Piano Energetico Regionale della Toscana, 1999;ENEL

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Consumi di energia elettrica complessivo per settori di attivit economica (milioni di Kilowatt ore). Anni 1996 -'98. Provincia di Lucca, Toscana, Italia.
1996 Lucca Toscana ITALIA GWh GWh GWh 11,5 180,1 4.106,9 1.744,5 8.491,8 129.140,4 1.439,0 4.648,7 64.836,2 0,3 742,1 18.015,0 89,4 122,8 5.477,9 32,4 1.208,8 19.876,8 0,3 29,7 1.575,1 127,1 1.193,5 12.759,3 12,1 101,6 923,7 16,9 344,7 4.605,3 0,6 240,9 4.198,3 4,4 101,7 978,9 6,1 33,6 522,6 87,0 371,0 1.530,5 1.189,8 1.381,5 8.707,2 1.187,0 1.338,0 7.309,0 259,6 3.130,4 53.211,3 45,3 379,8 9.934,4 59,6 1.434,8 10.601,8 34,1 1.066,0 8.395,3 3,5 76,5 904,4 3,0 195,7 667,9 19,0 96,6 634,2 49,0 448,2 16.627,3 13,3 71,0 3.302,2 1997 Lucca Toscana ITALIA GWh GWh GWh 12,0 188,7 4.353,8 1.898,9 9.011,5 133.916,0 1.583,1 4.965,4 66.518,7 0,3 822,5 18.544,3 97,1 130,0 5.539,5 34,5 1.276,3 20.283,8 0,3 37,5 1.637,2 123,6 1.202,8 13.058,0 13,5 95,8 961,7 18,7 353,0 4.919,3 0,7 225,6 4.093,9 3,3 100,6 987,0 5,8 33,3 525,6 81,6 394,5 1.570,5 1.327,6 1.533,8 9.093,1 1.324,4 1.486,9 7.618,7 268,1 3.292,6 56.058,7 50,8 377,5 10.188,3 55,1 1.521,3 11.107,7 29,8 1.146,3 8.884,1 3,4 78,0 879,5 3,2 199,7 679,1 18,7 97,3 665,0 50,8 476,6 17.588,2 12,7 76,0 3.433,8 1998 Lucca Toscana GWh GWh 13,10 199,30 1.975,40 9.089,70 1.648,80 4.976,40 0,30 686,30 104,10 142,90 34,00 1.297,20 0,40 41,90 116,50 1.247,80 14,10 94,80 19,80 372,00 0,70 244,50 4,50 102,20 5,20 35,00 72,20 399,30 1.393,90 1.602,20 1.390,20 1.551,00 280,70 3.357,00 56,10 399,40 52,10 1.497,20 28,30 1.113,60 2,90 82,80 3,10 202,60 17,80 98,20 56,00 515,70 14,50 85,50 13,00 4,10 88,80 87,30 8,70 6,00 7,00 225,80 193,90 379,70 360,50 230,30 108,90 88,40 ITALIA GWh 4.486,80 137.700,30 67.689,50 18.897,40 5.583,40 20.394,80 1.674,00 13.548,70 958,50 5.053,80 4.348,90 1.026,40 538,00 1.623,10 9.265,20 7.670,40 58.380,60 10.710,60 11.171,70 8.914,60 895,90 689,50 671,70 18.689,40 3.497,90 4.494,50 3.780,10 8.635,70 7.152,50 3.822,50 856,20 1.052,40 10.577,80 197,30 4.281,60 1.095,60 5.003,30 59.346,60 45.363,00 3.571,20 2.751,40 13.797,10 8.132,70 2.340,30 10.066,80 13.983,60 3.234,00 5.183,90 5.565,70 59.275,30 4.258,00 260.809,00

AGRICOLTURA INDUSTRIA Manifatturiera di base Siderurgica Metalli non Ferrosi Chimica di cui: Fibre Materiali da costruzione di cui:Estrazione da Cava Ceramiche e Vetrarie Cemento, Calce e Gesso Laterizi Manufatti in Cemento Altre Lavorazioni Cartaria di cui:Carta e cartotecnica Manifatturiera non di base Alimentare Tessile, abbigl. e calzature di cui:Tessile Vestiario e Abbigliamento Pelli e Cuoio Calzature Meccanica di cui:Apparecch. elett. ed elettron. Mezzi di Trasporto 13,3 211,3 4.230,5 12,4 218,1 4.574,1 4,7 186,0 3.614,6 4,3 188,3 3.896,6 di cui:Mezzi di trasporto terrestri Lavoraz. Plastica e Gomma 79,9 337,5 7.625,8 84,1 362,6 8.124,1 77,6 323,1 6.280,2 82,6 347,6 6.724,2 di cui: Articoli in mat. plastiche Legno e Mobilio 8,8 228,7 3.438,1 8,7 235,2 3.663,4 Altre Manifatturiere 3,7 90,1 753,4 6,2 101,3 812,9 Costruzioni 7,5 71,0 1.098,9 6,8 73,4 1.043,3 Energia ed acqua 38,4 641,7 9.994,0 40,9 680,1 10.295,3 Estrazione Combustibili 0,2 16,0 201,7 0,1 13,2 185,0 Raffinazione e Cokerie 0,1 247,7 3.961,5 0,1 274,2 4.172,3 Elettricita' e Gas 4,9 115,7 1.029,6 5,6 97,8 1.036,6 Acquedotti 33,2 262,3 4.801,2 35,1 294,9 4.901,4 TERZIARIO 351,5 3.510,2 49.847,0 360,1 3.617,2 52.129,5 Servizi vendibili 270,6 2.649,6 36.863,5 280,9 2.735,3 38.582,1 Trasporti 6,2 110,1 3.229,5 6,9 120,1 3.319,7 Comunicazioni 17,7 172,0 2.549,5 17,7 175,4 2.642,9 Commercio 101,6 930,9 12.359,5 106,9 984,6 12.991,4 Alberghi, Ristoranti e Bar 72,6 596,4 7.365,1 74,6 623,4 7.742,2 Credito ed assicurazioni 16,5 162,7 2.250,3 16,1 164,1 2.313,8 Altri Servizi Vendibili 56,0 677,5 9.109,6 58,7 667,7 9.572,1 Servizi non vendibili 80,9 860,6 12.983,5 79,2 881,9 13.547,4 Pubblica amministrazione 8,8 160,6 3.176,4 8,2 156,6 3.173,9 Illuminazione pubblica 35,1 285,9 4.896,2 37,0 291,8 5.049,0 Altri Servizi non Vendibili 37,0 414,1 4.910,9 34,0 433,5 5.324,5 DOMESTICO 398,2 3.713,2 57.969,6 402,2 3.751,0 58.484,9 8,9 188,7 4.046,0 9,2 196,9 4.154,2 di cui: Serv. gen. edifici TOTALE 2.505,7 15.895,3 241.063,9 2.673,2 16.568,4 248.884,2 Fonte: ENEL Nota: poich i consumi per trazione elettrica sono noti solo a livello regionale e nazionale, per omogeneit con i valori provinciali i consumi per trazione FS sono stati sottratti dalla voce "trasporti" per Toscana e Italia.

38,90 667,90 0,00 14,40 0,10 263,80 5,20 83,10 33,60 306,60 378,00 4.306,40 295,90 3.382,50 7,90 137,20 18,50 182,80 113,80 1.043,70 77,40 654,30 16,40 170,50 61,90 660,30 82,10 923,90 9,00 167,80 37,30 297,90 35,80 458,20 411,40 3.836,20 9,90 207,80 2.777,90 17.431,60

66

Consumi di energia elettrica per settori di attivit economica. Incidenza di Lucca su Toscana e Italia. Anni 1996-'98. Variazioni 1997/96 e 1998/97.
Variaz. Variaz. 1997/96 1998/97 1996 1997 1998 Lucca/ Lucca/ Lucca/ Lucca/ Lucca/ Lucca/ Toscana Italia Toscana Italia Toscana Italia Lucca Toscana ITALIA Lucca Toscana ITALIA GWh GWh GWh GWh GWh GWh GWh GWh GWh GWh GWh GWh AGRICOLTURA 6,4 0,3 6,4 0,3 6,6 0,3 4,3 4,8 6,0 9,2 5,6 3,1 INDUSTRIA 20,5 1,4 21,1 1,4 21,7 1,4 8,9 6,1 3,7 4,0 0,9 2,8 Manifatturiera di base 31,0 2,2 31,9 2,4 33,1 2,4 10,0 6,8 2,6 4,2 0,2 1,8 Siderurgica 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 10,8 2,9 0,0 -16,6 1,9 Metalli non Ferrosi 72,8 1,6 74,7 1,8 72,8 1,9 8,6 5,9 1,1 7,2 9,9 0,8 Chimica 2,7 0,2 2,7 0,2 2,6 0,2 6,5 5,6 2,0 -1,4 1,6 0,5 0,0 0,8 0,0 1,0 0,0 0,0 26,3 3,9 33,3 11,7 2,2 1,0 di cui: Fibre Materiali da costruzione 10,6 1,0 10,3 0,9 9,3 0,9 -2,8 0,8 2,3 -5,7 3,7 3,8 11,9 1,3 14,1 1,4 14,9 1,5 11,6 -5,7 4,1 4,4 -1,0 -0,3 di cui: Estrazione da Cava 4,9 0,4 5,3 0,4 5,3 0,4 Ceramiche e Vetrarie 10,7 2,4 6,8 5,9 5,4 2,7 0,2 0,0 0,3 0,0 0,3 0,0 16,7 -6,4 -2,5 0,0 8,4 6,2 Cemento, Calce e Gesso 4,3 0,4 3,3 0,3 4,4 0,4 Laterizi -25,0 -1,1 0,8 36,4 1,6 4,0 18,2 1,2 17,4 1,1 14,9 1,0 -4,9 -0,9 0,6 -10,3 5,1 2,4 Manufatti in Cemento 23,5 5,7 20,7 5,2 18,1 4,4 Altre Lavorazioni -6,2 6,3 2,6 -11,5 1,2 3,3 Cartaria 86,1 13,7 86,6 14,6 87,0 15,0 11,6 11,0 4,4 5,0 4,5 1,9 88,7 18,3 89,1 17,4 11,6 11,1 4,2 5,0 4,3 0,7 di cui: Carta e cartotecnica 89,6 18,1 Manifatturiera non di base 11,9 0,5 8,1 0,5 8,4 0,5 3,3 5,2 5,4 4,7 2,0 4,1 Alimentare 11,9 0,5 13,5 0,5 14,0 0,5 12,1 -0,6 2,6 10,4 5,8 5,1 -7,6 6,0 4,8 -5,4 -1,6 0,6 Tessile, abbigl. e calzature 4,2 0,6 3,6 0,5 3,5 0,5 3,2 0,4 2,6 0,3 2,5 0,3 -12,6 7,5 5,8 -5,0 -2,9 0,3 Tessile 4,6 0,4 4,4 0,4 3,5 0,3 -2,9 2,0 -2,8 -14,7 6,2 1,9 Vestiario e Abbigliamento 1,5 0,4 1,6 0,5 1,5 0,4 6,7 2,0 1,7 -3,1 1,5 1,5 Pelli e Cuoio 19,7 3,0 19,2 2,8 18,1 2,6 -1,6 0,7 4,9 -4,8 0,9 1,0 Calzature Meccanica 10,9 0,3 10,7 0,3 10,9 0,3 3,7 6,3 5,8 10,2 8,2 6,3 18,7 0,4 16,7 0,4 17,0 0,4 -4,5 7,0 4,0 14,2 12,5 1,9 Apparecch. elett. ed elettron. Mezzi di Trasporto 6,3 0,3 5,7 0,3 5,8 0,3 -6,8 3,2 8,1 4,8 3,5 -1,7 2,5 0,1 2,3 0,1 2,1 0,1 -8,5 1,2 7,8 -4,7 3,0 -3,0 Mezzi di trasporto terrestri Lavoraz. Plastica e Gomma 23,7 1,0 23,2 1,0 23,4 1,0 5,3 7,4 6,5 5,6 4,7 6,3 24,0 1,2 23,8 1,2 24,2 1,2 6,4 7,6 7,1 5,7 3,7 6,4 Articoli in mat. plastiche Legno e Mobilio 3,8 0,3 3,7 0,2 3,8 0,2 -1,1 2,8 6,6 0,0 -2,1 4,3 Altre Manifatturiere 4,1 0,5 6,1 0,8 5,5 0,7 67,6 12,4 7,9 -3,2 7,5 5,3 Costruzioni 10,6 0,7 8,1 0,5 7,9 0,7 -9,3 3,4 -5,1 2,9 20,4 0,9 Energia ed acqua 8,3 0,5 6,0 0,4 5,8 0,4 6,5 6,0 3,0 -4,9 -1,8 2,7 Estrazione Combustibili 1,3 0,1 0,8 0,1 0,0 0,0 -50,0 -17,5 -8,3 -100,0 9,1 6,6 Raffinazione e Cokerie 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 10,7 5,3 0,0 -3,8 2,6 Elettricita' e Gas 4,2 0,5 5,7 0,5 6,3 0,5 14,3 -15,5 0,7 -7,1 -15,0 5,7 Acquedotti 12,7 0,7 11,9 0,7 11,0 0,7 5,7 12,4 2,1 -4,3 4,0 2,1 TERZIARIO 10,0 0,7 10,0 0,5 8,8 0,6 2,4 3,0 4,6 5,0 19,1 13,8 Servizi vendibili 9,4 0,7 10,3 0,7 8,7 0,7 3,8 3,2 4,7 5,3 23,7 17,6 Trasporti 5,6 0,2 5,7 0,2 5,8 0,2 11,3 9,1 2,8 14,5 14,2 7,6 Comunicazioni 10,3 0,7 10,1 0,7 10,1 0,7 0,0 2,0 3,7 4,5 4,2 4,1 Commercio 10,9 0,8 10,9 0,8 10,9 0,8 5,2 5,8 5,1 6,5 6,0 6,2 Alberghi, Ristoranti e Bar 12,2 1,0 12,0 1,0 11,8 1,0 2,8 4,5 5,1 3,8 5,0 5,0 Credito ed assicurazioni 10,1 0,7 9,8 0,7 9,6 0,7 -2,4 0,9 2,8 1,9 3,9 1,1 Altri Servizi Vendibili 8,3 0,6 8,8 0,6 9,4 0,6 4,8 -1,4 5,1 5,5 -1,1 5,2 Servizi non vendibili 9,4 0,6 9,0 0,6 8,9 0,6 -2,1 2,5 4,3 3,7 4,8 3,2 Pubblica amministrazione 5,5 0,3 5,2 0,3 5,4 0,3 -6,8 -2,5 -0,1 9,8 7,2 1,9 Illuminazione pubblica 12,3 0,7 12,7 0,7 12,5 0,7 5,4 2,1 3,1 0,8 2,1 2,7 Altri Servizi non Vendibili 8,9 0,8 7,8 0,6 7,8 0,6 -8,1 4,7 8,4 5,3 5,7 4,5 DOMESTICO 10,7 0,7 10,7 0,7 10,7 0,7 1,0 1,0 0,9 2,3 2,3 1,4 4,7 0,7 4,7 0,2 4,8 0,2 3,4 4,3 2,7 7,6 5,5 2,5 Serv. gen. edifici TOTALE 15,8 1,0 16,1 1,1 15,9 1,1 6,7 4,2 3,2 3,9 5,2 4,8 Fonte: ENEL Nota: poich i consumi per trazione elettrica sono noti solo a livello regionale e nazionale, per omogeneit con i valori provinciali i consumi per trazione FS sono stati sottratti dalla voce "trasporti" per Toscana e Italia.

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Consumo di energia elettrica 1996-1998 2500 2000


GWh

1500 1000 500 0 1996 1997 1998

Agricoltura Industria Terziario Domestico

Dati statistici Enel Esercizio di Lucca anno 1998


Comuni Illuminazione Pubblica Utenze Energia n kwh
39 60 64 55 98 25 38 16 26 51 31 7 33 10 43 13 94 120 48 35 10 53 38 64 20 15 19 21 10 43 7 10 51 37 34 1.338 891.000 952.000 793.000 886.000 2.916.000 229.000 2.172.000 76.000 698.000 179.000 566.000 73.000 2.639.000 73.000 454.000 98.000 6.731.000 1.340.000 272.000 106.000 219.000 287.000 236.000 4.029.000 240.000 666.000 169.000 1.068.000 122.000 519.000 201.000 38.000 6.938.000 192.000 203.000 37.271.000

Usi domestici Utenze n


4.081 4.368 4.279 3.271 16.895 1.184 16.207 438 2.481 1.076 2.148 387 7.098 332 1.818 380 34.655 7.911 1.534 696 1.638 2.143 1.147 13.693 1.038 2.491 675 5.678 722 2.387 682 406 32.888 1.044 837 178.708

Agricoltura Utenze n
103 48 65 53 369 38 328 11 27 17 48 5 33 16 36 25 281 184 17 25 113 35 34 178 28 41 38 55 16 7 9 3 349 8 35 2.678

Industria e Terziario Utenze n


1.030 793 925 732 3.823 180 4.014 61.000 947 129 401 61 1.668 41 323 51 9.663 1.852 233 83 345 327 248 3.244 187 787 104 1.439 87 345 88 38 8.328 177 112 42.866

Totale

Energia kwh
10.618.000 7.202.000 9.368.000 7.536.000 35.377.000 2.254.000 47.396.000 527.000 5.824.000 1.781.000 4.691.000 494.000 16.822.000 601.000 3.588.000 507.000 90.060.000 19.073.000 2.411.000 1.139.000 4.654.000 3.854.000 2.339.000 28.505.000 2.393.000 6.988.000 1.235.000 12.330.000 851.000 3.263.000 1.119.000 337.000 62.737.000 1.952.000 1.262.000 401.088.000

Energia kwh
506.000 19.000 64.000 113.000 1.541.000 136.000 1.840.000 12.000 112.000 37.000 63.000 1.000 117.000 1.000 54.000 13.000 994.000 1.248.000 57.000 28.000 799.000 67.000 37.000 584.000 138.000 390.000 56.000 89.000 10.000 3.000 8.000 2.000 3.962.000 2.000 22.000 13.125.000

Energia kwh
82.088.000 55.586.000 130.293.000 147.621.000 40.740.000 627.000 255.003.000 1.282.000 80.862.000 812.000 34.910.000 17.784.000 20.754.000 156.000 11.208.000 201.000 193.105.000 21.079.000 1.857.000 458.000 6.353.000 12.214.000 2.808.000 68.474.000 1.998.000 363.156.000 602.000 44.743.000 273.000 5.359.000 1.237.000 200.000 95.248.000 79.696.000 562.000 1.779.349.000

Utenze n
5.253 5.269 5.333 4.111 21.185 1.427 20.587 526 3.481 1.273 2.628 460 8.832 399 2.220 469 44.693 10.067 1.832 839 2.106 2.558 1.467 17.179 1.273 3.334 836 7.193 835 2.782 786 457 41.616 1.266 1.018 225.590

Energia kwh
94.103.000 63.759.000 140.518.000 156.156.000 80.574.000 3.246.000 306.411.000 1.897.000 87.496.000 2.809.000 40.230.000 18.352.000 40.332.000 831.000 15.304.000 819.000 290.890.000 42.740.000 4.597.000 1.731.000 12.025.000 16.422.000 5.420.000 101.592.000 4.769.000 371.200.000 2.062.000 58.230.000 1.256.000 9.144.000 2.565.000 577.000 168.885.000 81.842.000 2.049.000 2.230.833.000

Altopascio Bagni di Lucca Barga Borgo a Mozzano Camaiore Camporgiano Capannori Careggine Castelnuovo Garf. Castiglione di Garf. Coreglia Anteli. Fabbriche di Vallico Forte dei Marmi Fosciandora Gallicano Giuncugnano Lucca Massarosa Minucciano Molazzana Montecarlo Pescaglia Piazza al Serchio Pietrasanta Pieve a Fosciana Porcari S. Romano in Garf. Seravezza Sillano Stazzema Vagli di Sotto Vergemoli Viareggio Villa Basilica Villa Colemandina

Totale

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La Provincia di Lucca presenta un consumo elettrico pari a circa 2.230.000.000 kwh, il cui carico maggiore costituito dai settori Industria e Terziario con circa 1.780.000.000 kwh, seguito dagli usi domestici con circa 401.000.000 di kwh. I Comuni che mostrano valori maggiori sono: Porcari (371.210.000 kwh), Capannori (306.411.000 kwh), Lucca (290.890.000 kwh), Barga (140.518.000 kwh). In tutti i Comuni il consumo a carico del settore Industria e terziario preponderante.

Utenze energia elettrica 1998

Industria e Terziario 19%

llluminazione pubblica 1%

Agricoltura 1%

Usi domestici 79%

Consumo energia elettrica 1998

llluminazione pubblica 2%

Usi domestici 18% Agricoltura 1%

Industria e Terziario 79%

69

Consumo complessivo di combustibili

Consumi Gas Naturale (mc) 1996 1997 1998 Agricoltura, silvicoltura, zootecnia 650.442 786.076 757.214 Attivit industriali 385.327.671 515.943.253 572.811.719 Usi domestici e civili 182.587.168 172.442.605 193.851.537 Autotrazione 4.802.078 4.693.966 4.997.823 Totale 573.367.359 693.865.900 772.418.293 Fonte: 1 Rapporto sullo Stato dell'Ambiente nella Provincia di Lucca, 1999; SNAM

Provincia di Lucca - Consumo di Gas naturale 1996-1998


600000000

400000000

200000000

Agricoltura Industria Domestico e civile Autotrazione

(mc)

1996 1997 1998

L'andamento dei consumi di gas naturale, registra un maggior impiego di tale combustibile. Si pu verificare che rispetto al 1996 si passa da un consumo di circa 573 milioni di metri cubi fatturati in tale anno, ai circa 772 milioni del 1998, che conferma come il gas naturale stia sempre pi sostituendo il petrolio.

Consumi Gasolio (tonn) 1994 1995 1996 1997 Gasolio motori 86.236 86.967 87.493 83.461 Gasolio per riscaldamento 13.623 12.004 13.953 8.949 Gasolio uso agricolo 8.951 4.367 3.414 3.522 Totale 108.810 103.338 104.860 95.932 Fonte: Amministrazione provinciale di Lucca - Settore agricoltura; 1 Rapporto sullo Stato dell'Ambiente nella Provincia di Lucca, 1999; Unione Petrolifera

I consumi di gasolio nella Provincia sono caratterizzati, per il periodo 1994-1997, da una lieve crescita per quanto riguarda il gasolio motori, seguito da un netto calo nel 1997, passando dalle 86.236 tonnellate del 1994 alle 83.461 tonnellate del 1997. Si verifica invece una lieve crescita per il gasolio da riscaldamento passando dalle 13.623 tonnellate del 1994 alle 13.953 tonnellate del 1996. Il consumo di gasolio nel settore agricolo, regista invece un netto calo passando dalle 8.951 tonnellate del 1994 alle 3.522 tonnellate del 1997.
70

Provincia di Lucca - Consumo di Gasolio 1994-1997


100000 80000

Gasolio motori Gasolio per riscaldamento Gasolio uso agricolo

(mc)

60000 40000 20000 0

1994

1995

1996

1997

Consumo energetico globale

Consumo energetico globale 1997 TEP Elettricit 668.300 Combustibili 862721,9 Gas Naturale (mc) 572.439,4 Gasolio (tonn) 96.991,8 Benzina (tonn) 158.021,9 GPL (tonn) 11.135,3 Olio combustibile (tonn) 24.133,5 Totale 1.531.021,9 Fonte: 1 Rapporto sullo Stato dell'Ambiente nella Provincia di Lucca, 1999;

Consumo energetico 1997 (TEP)

Benzina 10% Gasolio 6%

GPL 1%

Olio Combustibile 2% Elettricit 44%

Gas naturale 37%

71

1.3.1. CONSUMI CIVILI E DOMESTICI 1.3.1.1. Consumo di energia elettrica


Consumi di energia elettrica per usi domestici e illuminazione pubblica (Valori assoluti). Anni 1996-'98. Provincia di Lucca, Toscana, Italia
1996 Lucca GWh Illuminazione pubblica Consumi domestici Fonte: ENEL Toscana GWh ITALIA GWh 1997 Lucca GWh Toscana GWh ITALIA GWh 1998 Lucca GWh Toscana GWh ITALIA GWh

35,1 398,2

285,9 3.713,2

4.896,2 57.969,6

37,0 402,2

291,8 5.049,0 3.751,0 58.484,9

37,30 297,90 5.183,90 411,40 3.836,20 59.275,30

Consumi di energia elettrica per usi domestici e illuminazione pubblica (milioni di Kilowatt ore). Anni 1996-'98. Variazioni 1997/96 e 1998/97. Incidenza di Lucca su Toscana e Italia.
1996 Lucca/ Toscana GWh Illuminazion e pubblica Consumi domestici Fonte: ENEL Lucca/ Italia GWh 1997 Lucca/ Toscana GWh Lucca/ Italia GWh 1998 Lucca/ Toscana GWh Lucca/ Italia GWh Variaz. 1997/1996 Lucca GWh Toscana ITALIA GWh GWh Variaz. 1998/97 Lucca GWh Toscana ITALIA GWh GWh

12,3 10,7

0,7 0,7

12,7 10,7

0,7 0,7

12,5 10,7

0,7 0,7

5,4 1,0

2,1 1,0

3,1 0,9

0,8 2,3

2,1 2,3

2,7 1,4

Provincia di Lucca - Consumo di energia elettrica per usi domestici e illuminazione pubblica 1996-1998
500 400
GWh

300 200 100 0 1996 1997 1998

Illuminazione Pubblica Consumo domestico

72

1.3.1.2. Consumo di combustibili:


Stima consumo di combustibili per uso civile e domestico sul territorio provinciale di Lucca; Anno 1999.
Edifici commerciali 278 169 264 158 922 26 1037 4 255 24 107 11 476 5 85 11 2504 554 60 11 105 59 80 754 62 190 17 388 14 46 17 1 2.274 26 18 11.012 Totale edifici/ UTENZE 3.604 2.953 3.717 2.627 11.405 837 14.949 230 2.204 651 1.766 230 3.635 232 1.439 205 32.499 6.930 1.011 439 1.491 1.402 896 10.766 883 2.298 464 4.821 288 1.343 462 181 30.617 698 519 148.693 Consumo CH4 3.137.769 1.673.920 4.622.913 1.088.327 13.300.233 0 11.575.020 0 1.835.866 0 700.000 0 10.824.096 0 1.095.425 0 53.204.366 7.399.756 0 0 914.496 771.344 0 16.263.708 1.295 3.677.405 0 6.078.248 0 158.813 0 0 34.763.585 0 0 173.086.588 Gradi giorno 1.648 1.931 2.536 1.802 1.485 2.633 1.691 3.512 2.234 2.784 2.892 2.360 1.402 2.449 2.053 3.408 1.715 1.433 3.112 2.630 1.956 2.695 2.764 1.428 2.448 1.676 2.805 1.493 3.194 1.726 2.903 2.988 1.416 2.319 2.792 Fabbisogno energetico stimato (GJ) 198.702 190.768 315.307 158.364 572.364 73.699 845.572 26.995 164.665 60.658 170.873 18.160 375.145 18.998 98.835 23.336 1.864.387 332.186 105.257 38.583 97.550 126.415 82.827 560.854 72.309 128.853 43.541 120.767 30.737 77.556 44.875 18.141 1.198.822 54.118 48.458 8.478.676 Fabbisogno energetico aggiuntivo (GJ) Energia da CH4 (GJ) 108.206 57.725 159.421 37.531 458.364 0 399.165 0 63.310 0 24.140 0 373.269 0 137.776 0 1.834.753 255.181 0 0 31.536 26.600 0 560.854 45 126.815 0 209.608 0 5.477 0 0 1.198.822 0 0 5.968.891 Fabbisogno energetico (GJ) al netto di CH4 ed elettricit 89.502 132.089 154.309 120.041 168.769 73.331 442.180 26.860 100.532 60.354 145.879 18.069 0 18.903 60.565 23.219 20.313 75.345 104.731 38.390 65.525 99.183 82.413 29.848 71.903 1.394 43.323 29.955 30.583 71.691 44.651 18.050 22.575 53.847 48.215 2.586.538 Consumi gasolio (t) 797,6 1.177,1 1.375,1 1.069,8 1.504,0 653,5 3.940,5 239,4 895,9 537,8 1.300,0 161,0 0,0 168,5 539,7 206,9 181,0 671,4 933,3 342,1 583,9 883,9 734,4 266,0 640,8 12,4 386,1 266,9 272,5 638,9 397,9 160,9 201,2 479,9 429,7 23.050 Consumi olio comb. (t) 35,3 52,1 60,9 47,3 66,6 28,9 174,4 10,6 39,6 23,8 57,5 7,1 0,0 7,5 23,9 9,2 8,0 29,7 41,3 15,1 25,8 39,1 32,5 11,8 28,4 0,5 17,1 11,8 12,1 28,3 17,6 7,1 8,9 21,2 19,0 1.020 Consumi GPL (t) 328,7 485,1 566,8 440,9 619,9 269,3 1.624,1 98,7 369,2 221,7 535,8 66,4 0,0 69,4 222,4 85,3 74,6 276,7 384,7 141,0 240,7 364,3 302,7 109,6 264,1 5,1 159,1 110,0 112,3 263,3 164,0 66,3 82,9 197,8 177,1 9.500 Energia da comb. legno 38.935 57.461 67.127 52.220 73.417 31.900 192.355 11.684 43.733 26.255 63.460 7.860 0 8.223 26.347 10.101 8.836 32.776 45.560 16.700 28.505 43.146 35.851 12.984 31.279 606 18.846 13.031 13.304 31.187 19.424 7.852 9.820 23.424 20.974 1.125.185 Consumi legno (t) 3.044 4.492 5.248 4.083 5.740 2.494 15.039 913 3.419 2.053 4.961 615 0 643 2.060 790 691 2.562 3.562 1.306 2.229 3.373 2.803 1.015 2.445 47 1.473 1.019 1.040 2.438 1.519 614 768 1.831 1.640 87.968

Citt
Altopascio Bagni di Lucca Barga Borgo a Mozzano Camaiore Camporgiano Capannori Careggine Castelnuovo Garf. Castiglione di Garf. Coreglia Antelminelli Fabbriche di Vallico Forte dei Marmi Fosciandora Gallicano Giuncugnano Lucca Massarosa Minucciano Molazzana Montecarlo Pescaglia Piazza al Serchio Pietrasanta Pieve a Fosciana Porcari S. Romano in Garf. Seravezza Sillano Stazzema Vagli di Sotto Vergemoli Viareggio Villa Basilica Villa Colemandina Totale Fonte: ISTAT

abitazioni

3.326 2.784 3.453 2.469 10.483 811 13.912 226 1.949 627 1.659 219 3.159 227 1.354 194 29.995 6.376 951 428 1.386 1.343 816 8.497 821 2.108 447 4.433 274 1.297 445 180 20.786 672 501 128.608

58.216

32.817

28.712

119.745

Dall'analisi dei dati di consumo di metano, ripartito per Comune, in base ai valori forniti dalle aziende erogatrici gas metano sul territorio. I consumi maggiori si verificano a Lucca, Viareggio, Pietrasanta e Capannori.
73

Indicatori statistici sintetici per Provincia: indicatori sulle abitazioni con riscaldamento. Anno 1991 Provincia Lucca Toscana Fonte: ISTAT Abitazioni con riscaldamento per tipo di combustibile % abitaz. con riscald. a % abitaz. con riscald. a % abitaz. con riscald. % abitaz. con riscald. a combust. liquido combust. solido a combust. gassoso energia elettrica 24,33 17,34 53,44 0,74 20,94 10,79 62,46 1,32

Consumi GPL (q) 1994 1995 1996 1997 Rete 19.482 20.780 26.256 25.590 Extra Rete 48.671 65.948 86.151 75.640 Totale 78.153 86.728 112.417 101.230 Fonte: 1 Rapporto sullo Stato dell'ambiente nella Provincia di Lucca, 1999; ; Bollettino Unione Petrolifera

Il consumo di GPL si caratterizza per una netta tendenza alla crescita fino al 1996, con un lieve calo nel 1997. I consumi al 1997 si attestano su 101.230 quintali, con 25.590 quintali venduti in rete e 75.640 venduti extra rete.

Provincia di Lucca - Consumo di GPL 1994-1997 120000 100000 80000 (q) 60000 40000 20000 0 1994 1995 1996 1997 Extra rete Rete

74

Consumi gasolio (tonn) 1994 1995 1996 1997 13.623 12.004 13.953 8.949 Gasolio per riscaldamento Fonte: 1 Rapporto sullo Stato dell'Ambiente nella Provincia di Lucca, 1999; Unione Petrolifera

Per il gasolio da riscaldamento si registra una lieve crescita passando dalle 13.623 tonnellate del 1994 alla 13.953 del 1996, mentre nel 1997 si ha un forte calo del consumo passando a 8.949 tonnellate.

Provincia di Lucca - Consumo di Gasolio 1994-1997


100000 80000

Gasolio motori Gasolio per riscaldamento Gasolio uso agricolo 1994 1995 1996 1997

(Tonn)

60000 40000 20000 0

75

1.3.2. CONSUMI INDUSTRIALI 1.3.2.1. Consumo elettrico industriale


Prelievo elettrico complessivo (1996)
Percentuali Province Altro Consumi elettrici kWh Industria Utenti Incidenza Industria ripetto al totale Percentuali Altro Numero

Industria Altro (1) (2) Arezzo 4,1% 3,3% 7,0% 590.545.612 Firenze 15,1% 8,1% 17,4% 2.187.704.806 Grosseto 1,6% 523.470.478 3,6% 0,7% Livorno 5,2% 7,0% 14,9% 753.602.308 Lucca 5,5% 9,3% 19,8% 799.007.664 Massa Carrara 2,4% 2,7% 5,8% 353.259.901 Pisa 10,0% 845.567.556 5,9% 4,7% Prato 12,7% 437.157.988 3,0% 6,0% Pistoia 4,0% 2,9% 6,2% 575.232.195 Siena 4,2% 2,2% 4,7% 610.834.958 Totale regione 53,1% 46,9% 100,0% 7.676.383.466 Fonte: ENEL 1996 - (1) - rispetto al totale regionale -

475.751.712 44,6% 8,4% 1.175.187.185 34,9% 25,0% 105.468.494 16,8% 7,9% 1.010.321.534 57,3% 10,0% 1.339.498.783 62,6% 10,4% 389.765.119 52,5% 5,9% 678.468.460 44,5% 9,6% 861.871.554 66,3% 5,0% 417.560.537 42,1% 7,1% 319.404.408 34,3% 7,4% 6.773.297.786 46,9% 96,7% (2) - rispetto al totale della sola industria

Industria Altro Industria (1) (2) 0,3% 10,4% 172.816 7.046 0,9% 27,5% 515.101 18.698 0,1% 3,5% 161.587 2.371 0,1% 3,7% 206.763 2.514 0,4% 10,6% 213.544 7.213 0,1% 3,4% 121.221 2.282 0,4% 11,3% 198.363 7.713 0,4% 13,4% 102.433 9.120 0,3% 10,4% 145.196 7.088 0,2% 5,8% 152.435 3.932 3,3% 100,0% 1.989.459 67.977

Densit energetica delle attivit industriali Provincia MWh/addetto MWh/kmq Arezzo 219,17 2,23 Firenze 492,99 1,99 Grosseto 41,1 1,11 Livorno 458,19 1,88 Lucca 995,56 5,41 Massa 365,48 0,97 Pisa 423,14 1,9 Pistoia 599,83 1,99 Prato 2497,23 6,16 Siena 106,46 1,97

MWh/Ab. 10664,15 10054,09 12905,28 20167,20 19015,71 15565,30 13333,77 11893,86 13888,70 12294,35

76

77

Provincia di Lucca - Energia elettrica fatturata per tipologia aziendale - anno 1993 Settore Industrie della carta e della cartotecnica Industrie della lavorazione degli altri minerali non metalliferi Industrie metallurgiche dei metalli non ferrosi Industrie per la lavorazione di materie plastiche Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco Industrie tessili Acqua Industrie meccaniche Industrie chimiche, escluso le industrie dei derivati del carbone e petrolio Industrie delle calzature in cuoio Industrie ceramiche e vetrarie Industrie della costruzione di macchine elettriche e di apparecchi e forniture elettriche Industrie per l'estrazione di materiali di cava Industrie della costruzione dei mezzi di trasporto terrestri Industrie del sughero e del legno Industrie poligrafiche, editoriali ed affini Industrie della costruzione dei mezzi di trasporto navali Industrie dei manufatti in cemento e simili Industrie delle costruzioni e dell'installazione di impianti Industrie del vestiario, abbigliamento, arredamento e affini Industrie dei prodotti di gomma Industrie del mobilio e dell'arredamento in legno Industrie manufatturiere non classificabili altrove Industrie per l'estrazione di minerali metalliferi Industrie delle pelli e del cuoio, escluse industrie delle calzature Industrie del cemento, calce, gesso e simili Industrie della costruzione di apparecchi e componenti elettronici Industrie per la produzione di cellulosa per usi tessili e fibre chimiche Raffinerie di petrolio Industrie dei laterizi Gas Industrie carbochimiche e petrolchimiche Industrie per l'estrazione di combustibili solidi Industrie siderurgiche Industrie dei derivati del carbone e del petrolio Industrie della costruzione dei mezzi di trasporto aerei Energia elettrica, vapore e acqua calda Industrie per l'estrazione di minerali uraniferi Industrie per l'estrazione di altri minerali non metalliferi Cokerie Industrie per la produzione di ferroleghe Industrie per l'estrazione di combustibili liquidi e gassosi Industrie dei combustibili nucleari Totale complessivo Fonte: elaborazioni su dati ENEL 1993

kWh 677.303.790 94.668.715 83.438.348 65.749.139 43.066.532 31.585.094 25.073.964 23.907.829 22.021.396 16.984.531 16.943.850 13.674.372 13.168.162 10.281.928 7.915.969 7.685.443 7.347.945 6.055.285 4.886.088 3.922.486 2.991.182 2.676.126 2.345.072 1.408.074 1.405.626 722.656 685.314 514.499 344.281 244.599 240.221 103.991 98.318 95.790 37.995 31.293 10.321 7.817 2.961 2.208 58 1.189.649.268

78

Provincia di Lucca - Densit energetica delle attivit industriali Comune MWh/kmq MWh/Ab.
Porcari Castelnuovo di Garfagnana Borgo a Mozzano Altopascio Villa Basilica Barga Capannori Pietrasanta Fabbriche di Vallico Seravezza Viareggio Lucca Coreglia Anteminelli Bagni di Lucca Gallicano Montecarlo Massarosa Forte dei Marmi Pescaglia Camaiore Piazza al Serchio Stazzema Pieve Fosciana Vagli Sotto Minucciano Molazzana Camporgiano Castiglione di Garfagnana San Romano in Garfagnana Villa Collemandina Careggine Giuncugnano Fosciandora Sillano Vergemoli Medie Fonte: elaborazioni su dati ENEL 1993 15.906,9 2.636,6 2.547,1 2.249,0 1.802,5 1.605,6 1.454,3 1.093,8 1.087,6 1.052,5 860,6 611,6 342,7 322,7 224,7 215,1 207,6 147,7 143,6 125,1 56,6 52,4 31,8 25,4 20,1 4,6 4,5 3,0 2,2 2,1 1,8 1,5 0,5 0,5 0,1 995,6 41,7 11,9 24,3 6,5 32,4 10,5 5,2 1,8 28,6 3,3 0,5 1,3 3,7 7,2 1,7 0,8 0,8 0,1 2,7 0,3 0,6 1,2 0,4 0,8 0,4 0,1 0,0 0,1 0,0 0,1 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 5,41

79

Classifica comuni per il consumo industriale di energia elettrica (1993) Consumo industriale Comune % sul totale regionale % cumulato (kWh) Porcari 225.330.743 3,46% 21,7% Capannoni 186.339.835 2,86% 24,6% Borgo a Mozzano 155.720.497 2,39% 35,0% Lucca 103.028.482 1,58% 48,1% Barga 98.378.415 1,51% 51,1% Villa Basilica 70.450.908 1,08% 60,9% Castelnuovo di Garfagnana 60.734.431 0,93% 66,0% Bagni di Lucca 49.831.341 0,77% 68,4% Seravezza 48.633.011 0,75% 69,2% Altopascio 48.395.406 0,74% 69,9% Pietrasanta 42.423.424 0,65% 72,6% Totale regionale 6.513.763.547 Fonte: elaborazioni su dati ENEL 1993

Classifica comuni per il consumo elettrico nell'industria cartaria (1993) Piccoli Medi Grandi Totale Consumo Consumo Pr Comune utenti utenti utenti utenti piccoli utenti medi utenti N N N N (kWh) (kWh) LU Porcari 6 4 10 20 83.777 119.458 LU Borgo a Mozzano 4 7 7 18 126.816 3.132.450 LU Capannori 25 25 15 65 407.977 13.416.344 LU Villa Basilica 13 10 8 31 120.564 8.539.874 LU Castelnuovo di Garf. 1 1 PT Pescia 16 12 4 32 207.711 5.329.190 LU Bagni di Lucca 4 2 3 9 67.969 1.329.100 LU Altopascio 3 4 7 126.748 LU Fabbriche di Valico 2 2 MS Fivvizzano 2 2 PT Piteglio 2 2 PT Pistoia 8 2 10 26.213 10.800 LU Lucca 15 3 2 20 161.747 1.281.500 LU Barga 1 2 2 5 1.251 367.350 Totale 95 65 64 224 1.330.773 33.526.066 Totale regionale settore 404 186 71 661 4.761.568 64.966.325 Fonte: elaborazioni su dati ENEL 1993

Consumo grandi utenti (kWh) 198.234.992 128.882.784 103.722.768 61.510.075 53.847.840 28.770.230 30.986.688 28.021.479 16.025.514 14.005.620 13.450.432 12.376.280 10.234.440 9.836.100 709.905.242 734.014.293

Consumo totale utenti (kWh) 198.438.227 132.142.050 117.547.089 70.170.513 53.847.840 34.307.131 32.383.757 28.148.227 16.025.514 14.005.620 13.450.432 12.413.293 11.677.687 10.204.701 744.762.081 803.742.186

80

1.3.2.1. Consumo combustibili nell' industria


Consumi Gas Naturale (mc) 1996 1997 1998 Industrie estrattive 0 0 0 Industrie manifatturiere 0 0 0 Alimentari ed affini 8.783.449 8.887.367 10.131.553 Pelli e cuoio 0 0 0 Tessili 7.619.517 8.659.987 9.328.996 Vestiario, abbigliamento, arredamento, simili 0 0 0 Legno 0 0 0 Carta e cartotecnica 297.217.822 301.522.580 348.759.909 Poligrafiche editoriali ed affini 0 0 0 Metallurgiche 19.177.597 19.275.793 19.774.256 Meccaniche 1.160.091 1.051.720 1.155.881 Trasformazione minerali non metalliferi 7.604.356 7.932.338 7.900.568 Chimiche ed affini per combustione 8.382.918 9.993.325 9.147.484 Chimiche ed affini per sintesi 0 0 0 Gomma 868.601 840.219 764.743 Altre industrie 11.656 2.101 0 Produzione di energia termoelettrica(*) 34.274.955 157.527.958 165.680.279 Cogenerazione con teleriscaldamento 0 0 0 Trasporto distrib. Gas naturale via gasdotto 226.709 249.865 168.050 Totale 385.327.671 515.943.253 572.811.719 Fonte: 1 Rapporto sullo Stato dell'Ambiente nella Provincia di Lucca, 1999; SNAM

I settori in cui si maggiormente concentrato l'uso del gas naturale sono quello della carta e della cartotecnica che nel 1998 registra un consumo pari a circa 348 milioni di metri cubi, in netto aumento rispetto ai valori del 1996.

Provincia di Lucca - Consumo di Gas naturale nell'industria 1996-1998


700.000.000 600.000.000 500.000.000

(Tonn)

400.000.000 300.000.000 200.000.000 100.000.000 0

Gas naturale

1996

1997

1998

81

Benzina: consumato nelle imprese con pi di 50 addetti ed il venduto Benzina (tonnellate) consumato venduto rapporto Lucca 23 151.235 0,0% Toscana 2.332 1.362.091 0,2% Fonte: Rapporto sullo Stato dell'Ambiente Regione Toscana, 1997;

82

Consumi olio Combustibile (tonn) 1994 1995 1996 13.193 15.854 14.207 FONTE: 1 Rapporto sullo Stato dell'ambiente nella Provincia di Lucca, 1999

Olio Combustibile

1997 24.626

I consumi di olio combustibile nel qudriennio in esame mostrano una tendenza alla crescita passando dalle circa 13mila tonnellate del 1994 alle oltre 24mila del 1997.

Provincia di Lucca - Consumo di Olio combustibile 1996-1998


50000 40000

(Tonn)

30000

Olio combustibile
20000 10000 0

1994

1995

1996

1997

83

1.3.3. CONSUMI IN AGRICOLTURA


Benzina assegnata ed utilizzata dagli agricoltori. Anni 1997-'99. Provincia di Lucca 1997 1998 1999 Assegna to Prelevato Saldo Assegnato Prelevato Saldo Assegnato Prelevato (Kg) (Kg) (Kg) (Kg) (Kg) (Kg) 27.400 561 26.839 35.530 1.500 34.030 30.700 1.352 Gennaio 41.510 2.439 39.071 34.715 1.425 33.290 36.280 1.569 Febbraio 29.815 4.671 25.144 38.240 4.074 34.166 36.820 2.265 Marzo 32.730 6.313 26.417 27.510 5.498 22.012 20.580 4.275 Aprile 24.520 7.621 16.899 25.160 5.594 28.250 9.687 18.563 Maggio 23.230 10.558 12.672 20.280 9.556 10.724 14.840 13.971 Giugno 19.235 15.352 3.883 18.060 13.369 4.691 9.800 14.828 Luglio 6.240 5.494 746 4.980 5.723 2.670 6.084 -3.414 Agosto 4.120 9.971 -5.851 3.050 15.994 -12.944 1.720 11.702 Settembre 4.970 19.893 -14.923 2.290 13.174 -10.884 940 11.219 Ottobre 590 9.173 -8.583 590 9.664 -9.074 1.550 14.271 Novembre 710 30.297 -29.587 500 23.884 1.360 31.204 -29.844 Dicembre Totale 215.880 125.906 89.974 211.735 117.666 94.069 183.870

Saldo 29.348 34.711 34.555 16.305 19.566 869 -5.028 -743 -9.982 -10.279 -12.721 -23.384

110.653 73.217

Provincia di Lucca - Consumo di Benzina per uso agricolo 1997-1999


300000

200000

Benzina assegnata Benzina prelevata Saldo

(Kg)
100000

1997

1998

1999

84

Gasolio assegnato ed utilizzato dagli agricoltori. Anni 1997-'99. Provincia di Lucca 1997 1998 1999 Assegnato Prelevato Saldo Assegnato Prelevato Saldo Assegnato (Kg) (Kg) (Kg) (Kg) (Kg) 6.629.835 1.510.675 5.119.160 6.446.205 1.531.781 4.914.424 6.634.500 Gennaio 1.431.730 1.607.535 -175.805 1.691.935 1.715.630 -23.695 2.181.315 Febbraio 1.443.615 1.283.958 159.657 1.665.315 1.619.986 45.329 1.594.525 Marzo 930.573 879.549 51.024 764.570 559.528 205.042 576.450 Aprile 405595 281.587 124.008 347390 481.440 277.114 204.326 Maggio 282.690 203.518 79.172 274.165 246.141 28.024 307.600 Giugno 221.650 215.738 5.912 191.960 228.721 -36.761 216.030 Luglio 120.280 179.028 -58.748 197.040 118.456 78.584 85.215 Agosto 292.270 553.478 -261.208 233.290 438.892 -205.602 256.370 Settembre 1.251.940 1.417.467 -165.527 1.127.185 1.014.313 112.872 1.116.770 Ottobre Novembre 1.089.097 1.254.121 -165.024 1.879.970 2.166.674 -286.704 1.320.578 1.396.420 2.666.707-1.270.287 2.029.670 3.382.781-1.353.111 1.299.550 Dicembre

Prelevato (Kg) 1.669.713 2.444.447 1.235.124 557.209 292.517 221.560 220.968 184.695 562.083 871.317 1.760.969 2.374.907

Saldo 4.964.787 263.132 -359.401 -19.241 -54.873 -86.040 4.938 99.480 305.713 -245.453 440.391 1.075.357

Totale 15.571.540 12.048.888 3.522.652 16.906.900 13.304.490 3.602.410 15.936.293 12.395.509 3.540.784 Fonte: Amministrazione provinciale di Lucca - Settore agricoltura

Provincia di Lucca - Consumo di Gasolio per uso agricolo 1997-1999


30000000

20000000

Gasolio assegnato Gasolio prelevato Saldo

(Kg)
10000000

1997

1998

1999

85

Consumo Gasolio nel settore agricolo Anni 1994-1999. Provincia di Lucca 1994 1995 1996 1997 1998 1999 8.951 4.367 3.414 3.522. 3.602 3.540 (tonn)

Il consumo di gasolio nel settore agricolo registra un netto calo passando dalle 8.951 tonnellate del 1994 alle 3.540 del 1999.

Provincia di Lucca - Consumo di Gasolio per uso agricolo 1994-1999


10.000 8.000

(Tonn)

6.000

Gasolio
4.000 2.000 0

1994 1995 1996 1997 1998 1999

86

1.3.4. CONSUMI NEL TERZIARIO 1.3.4.1. Consumi elettrici nel terziario:


Consumi di energia elettrica nel settore terziario (milioni di Kilowatt ore). Anni 1996 -'98. Provincia di Lucca, Toscana, Italia.
1996 Lucca Toscana ITALIA GWh GWh GWh 270,6 2.649,6 36.863,5 6,2 110,1 3.229,5 17,7 172,0 2.549,5 101,6 930,9 12.359,5 72,6 596,4 7.365,1 16,5 162,7 2.250,3 56,0 677,5 9.109,6 80,9 860,6 12.983,5 8,8 160,6 3.176,4 35,1 285,9 4.896,2 37,0 414,1 4.910,9 351,5 3.510,2 49.847,0 1997 Lucca Toscana ITALIA GWh GWh GWh 280,9 2.735,3 38.582,1 6,9 120,1 3.319,7 17,7 175,4 2.642,9 106,9 984,6 12.991,4 74,6 623,4 7.742,2 16,1 164,1 2.313,8 58,7 667,7 9.572,1 79,2 881,9 13.547,4 8,2 156,6 3.173,9 37,0 291,8 5.049,0 34,0 433,5 5.324,5 360,1 3.617,2 52.129,5 1998 Lucca Toscana GWh GWh 295,90 3.382,50 7,90 137,20 18,50 182,80 113,80 1.043,70 77,40 654,30 16,40 170,50 61,90 660,30 82,10 923,90 9,00 167,80 37,30 297,90 35,80 458,20 378,00 4.306,40 ITALIA GWh 45.363,00 3.571,20 2.751,40 13.797,10 8.132,70 2.340,30 10.066,80 13.983,60 3.234,00 5.183,90 5.565,70 59.346,60

Servizi vendibili Trasporti Comunicazioni Commercio Alberghi, Ristoranti e Bar Credito ed assicurazioni Altri Servizi Vendibili Servizi non vendibili Pubblica amministrazione Illuminazione pubblica Altri Servizi non Vendibili TOTALE TERZIARIO

Consumi di energia elettrica nel settore Terziario. Incidenza di Lucca su Toscana e Italia. Anni 1996-'98. Variazioni 1997/96 e 1998/97.
1996 1997 Lucca/ Lucca/ Lucca/ Toscana Italia Toscana GWh GWh GWh 9,4 0,7 10,3 5,6 0,2 5,7 10,3 0,7 10,1 10,9 0,8 10,9 12,2 1,0 12,0 10,1 0,7 9,8 8,3 0,6 8,8 9,4 0,6 9,0 5,5 0,3 5,2 12,3 0,7 12,7 8,9 0,8 7,8 10,0 0,7 10,0 Lucca/ Italia GWh 0,7 0,2 0,7 0,8 1,0 0,7 0,6 0,6 0,3 0,7 0,6 0,5 Variaz. 1997/96 1998 Lucca/ Lucca/ Toscana Italia Lucca Toscana ITALIA GWh GWh GWh GWh GWh 8,7 0,7 3,8 3,2 4,7 5,8 0,2 11,3 9,1 2,8 10,1 0,7 0,0 2,0 3,7 10,9 0,8 5,2 5,8 5,1 11,8 1,0 2,8 4,5 5,1 9,6 0,7 -2,4 0,9 2,8 9,4 0,6 4,8 -1,4 5,1 8,9 0,6 -2,1 2,5 4,3 5,4 0,3 -6,8 -2,5 -0,1 12,5 0,7 5,4 2,1 3,1 7,8 0,6 -8,1 4,7 8,4 8,8 0,6 2,4 3,0 4,6 Variaz. 1998/97 Lucca Toscana ITALIA GWh GWh GWh 5,3 23,7 17,6 14,5 14,2 7,6 4,5 4,2 4,1 6,5 6,0 6,2 3,8 5,0 5,0 1,9 3,9 1,1 5,5 -1,1 5,2 3,7 4,8 3,2 9,8 7,2 1,9 0,8 2,1 2,7 5,3 5,7 4,5 5,0 19,1 13,8

Servizi vendibili Trasporti Comunicazioni Commercio Alberghi, Ristoranti e Bar Credito ed assicurazioni Altri Servizi Vendibili Servizi non vendibili Pubblica amministrazione Illuminazione pubblica Altri Servizi non Vendibili TERZIARIO

Provincia di Lucca - Consumo di energia elettrica nel settore terziario 1996-1998


500 400

(GWh)

300 200 100 0

Consumo energia elettrica

1996

1997

1998

87

1.3.5. CONSUMI NEI TRASPORTI:


Provincia di Lucca: Consumi di benzina: serie storica Consumi Benzina (tonn) 1994 1995 1996 1997 1998 Benzina 94.902 83.742 76.160 65.978 77.752 Benzina Senza Piombo 52.335 64.730 75.075 84.519 129.766 Totale 147.237 148.472 151.235 150.497 207.418 Fonte: 1 Rapporto sullo Stato dell'ambiente nella Provincia di Lucca, 1999; Bollettino Unione Petrolifera

Provincia di Lucca - Consumo di Benzina 1994-1998


150000

(tonn)

100000

Benzina Benzina senza piombo

50000

1994 1995 1996 1997 1998

Dai dati evidente una sostanziale stabilizzazione dei volumi di consumo delle benzine fino al 1997, con un trend di crescita di poco positivo; nel 1998 si ha invece un incremento del 50% del consumo della benzina senza piombo, probabilmente dovuto all'aumento di nuovi veicoli in circolazione provocato dagli incentivi sulla rottamazione auto.

88

Provincia di Lucca: ripartizione per punti vendita. Vendita benzina 1998 Super Senza piombo Altopascio 3.047.445 5.753.279 Bagni di Lucca 969.997 1.356.480 Barga 1.898.280 2.360.531 Borgo a Mozzano 1.893.966 2.941.687 Camaiore 6.285.527 8.816.771

Totale 8.800.724 2.326.477 4.258.811 4.835.653 15.102.298 Camporgiano 0 Capannori 7.582.651 12.189.267 19.771.918 Careggine 0 Castelnuovo Garf. 1.928.559 2.645.554 4.574.113 Castiglione di Garf. 0 Coreglia Antelminelli 923.953 1.311.758 2.235.711 Fabbriche di Vallico 94.316 94.316 Forte dei Marmi 2.164.059 4.363.035 6.527.094 Fosciandora 0 Gallicano 611.708 788.457 1.400.165 Giuncugnano 130.570 133.838 264.408 Lucca 19.538.146 36.042.749 55.580.895 Massarosa 3.307.335 4.288.213 7.595.548 Minucciano 106.569 117.912 224.481 Molazzana 285.025 415.328 700.353 Montecarlo 235.383 168.833 404.216 Pescaglia 518.593 654.994 1.173.587 Piazza al Serchio 910.581 1.089.112 1.999.693 Pietrasanta 7.594.479 18.564.785 26.159.264 Pieve a Fosciana 862.521 958.682 1.821.203 Porcari 1.351.102 2.216.684 3.567.786 S. Romano in Garfagnana 0 Seravezza 3.575.214 4.571.298 8.146.512 Sillano 0 Stazzema 0 Vagli di Sotto 58.096 110.508 168.604 Vergemoli 0 Viareggio 11.644.739 17.569.445 29.214.184 Villa Basilica 233.349 337.462 570.811 Villa Colemandina 0 Totale 77.752.163 129.766.662 207.518.825 FONTE: 1 Rapporto sullo Stato dell'ambiente nella Provincia di Lucca, 1999; UTIF

Dal dato di vendita della benzina Super e benzina senza piombo effettuate dai vari distributori presenti dei Comuni alla provincia di Lucca, si pu notare come le qualit di benzina maggiori siano vendute nel Comune di Lucca, seguito da Viareggio, Pietrasanta, Capannori e Camaiore. In tutti i Comuni, il consumo di benzina senza piombo ha superato quello della benzina super.

89

1.4. PRODUZIONE ENERGETICA ATTUALE La produzione energetica della nostra Provincia basata essenzialmente sulla produzione di energia elettrica e calore con un apporto minimale della produzione di biomasse per i caminetti e per il riscaldamento. Per quanto concerne la produzione di energia elettrica questa deriva da centrali idroelettriche e da centrali di cogenerazione. 1.4.1. CENTRALI ENEL ERGA Questo parco centrali tutte idroelettriche,ha origini storiche nella nostra provincia e dopo la privatizzazione dellENEL, la ripartizione dei suoi impianti avvenuta come segue:

Provincia di Lucca; Impianti idroelettrici assegnati a ENEL Produzione- 1999 Dighe Potenza Potenza Producibilit Denominazion soggette a installata efficiente Comune e dellimpianto kW regolamento naz. kW GWH Vagli Castelnuovo Garf. Torrite Isola Santa 81.000 67.000 118,73 Vagli di Sotto Careggine Vilacollemandina Pieve a Fosciana Corfino 17.000 15.000 25,82 Villacollemandina Gallicano Trombacco Gallicano 24.000 17.000 82,13 Vergemoli della Rio Salita Borgo a Mozzano Pian 42.000 22.000 83,12 Rocca Turrite Cava Vinchiana Borgo a Lucca Mozzano 34.000 22.000 102,72 Borgo a Mozzano Vinchiana TOTALE 198.000 143.000 412,52

90

Provincia di Lucca; Impianti idroelettrici assegnati a ERGA Produzione- 1999 Dighe Potenza Potenza Producibilit Denominazione soggette a installata efficiente Comune kW dellimpianto regolamento kW GWH naz. Sillano 0 910 830 1,47 Sillano Sillano 1 Vicaglia 7.660 6.900 17,81 Sillano Sillano 2 9.000 4.600 12,94 Sillano Gramolazzo Vagli di Fabbriche 7.300 5.000 10,51 sotto Minucciano Castiglione Villico 1.600 1.200 2,19 Garf. Pontecosi 9.000 5.500 Castelnuovo Castelnuovo Garf. 14,36 Pieve a Fosciana 7.150 5.500 Bagni di Lima 26,77 Lucca Ania 550 400 Coreglia 1,2 Antelminelli Lombrici 1.520 1.000 2,83 Camaiore TOTALE 44.690 30.930 90,08

91

1.4.2. AUTOPRODUTTORI: Tuttavia a fronte di una cultura dello sfruttamento delle risorse locali molto radicata sul nostro territorio, oltre al parco centrali ENEL c tutta una serie diniziative concretizzate da parte per lo pi di privati ma anche di alcuni soggetti pubblici che sono state finalizzate alla produzione di energia elettrica e calore. Mentre lenergia elettrica utilizzata per autoconsumo e per la vendita al Gestore della rete nazionale il calore viene utilizzato per la stragrande maggioranza dei casi per sopperire ai fabbisogni del processo e talvolta per il teleriscaldamento.

1.4.2.1. FONTE IDROELETTRICA

Provincia di Lucca: Impianti idroelettrici di terzi che immettono energia in rete ENEL, 1997; Comune Denominazione Potenza installata Potenza dellimpianto (kW) efficiente (kW) Consorzio pluvioirr. 350 350 Barga Il Ciocco 165 165 Barga Idroelettrica Pizzorne 250 250 Borgo a Mozzano Bartolomassi 75 75 Camporgiano Fibrocellulosa 315 315 Coreglia Bertoli 360 360 Gallicano Comune di Gallicano 128 128 Gallicano S.P.E. di Ponziani 230 230 Gallicano ARPEL 1165 750 Lucca GIPE 440 440 Lucca Comune di S. Romano 1096 1096 S. Romano Garfagnana Comune di S. Romano 315 315 S. Romano Garfagnana

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Provincia di Lucca: Impianti idroelettrici di terzi che non immettono energia in rete ENEL, 1997; Potenza installata Comune Denominazione (kW) dellimpianto Ammin. Comunale 342 Bagni di Lucca ALCE 108 Bagni di Lucca SIETO 1.250 Bagni di Lucca ITALVETRO 1.091 Borgo a Mozzano EUROIMMOBILARE 68 Camporgiano UNIGEST 56 Capannoni 1.410 Castelnuovo Garfagnana SEIT Giovannini 1.128 Fabbriche di Vallico Marchetti Fabbriche di Vallico Ponziani 150 Gallicano I.C.C.I. 180 Lucca Molino S. Pietro 103 Lucca COLORSTAR 59 Marlia FROLA Coop. 20 Sillano Comune di Sillano 60 Sillano

1.4.2.2. SISTEMI DI COGENERAZIONE I sistemi di cogenerazione nella provincia di Lucca sono attribuibili quasi esclusivamente al settore cartario. Tale settore ha attualmente il seguente assetto:
TIPO DI PRODUZIONE PRODUZIONE t/h N AZIENDE CONSUMO ENERGETICO TOTALE (Vap+E:E:) TEP 225.000 169.000 23.000 1.750.000

Carte per usi industriali Tissue Altre:bianche,colorate,cartoncini,c arte spciali TOTALE

900.000 750.000 100.000 1.750.000

17 24 11 52

La penetrazione di sistemi di cogenerazione ad elevata efficienza nel sistema produttivo gi avanzata poich il ciclo di produzione prevede una elevata richiesta di vapore per lessiccamento del foglio e si presta pertanto ad una razionale applicazione dei processi di cogenerazione. Allo stato attuale, da una indagine preliminare, risulta il seguente assetto del settore cartario provinciale rispetto alla introduzione di cogenerazione ad alta efficienza.

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Produzione t/h
< 10.000 10.000 25.000 25.000 - 50.000 50.000 100.000 > 100.000

Numero di cartiere per tipo di produzione


CARTEX Per usi industriali 3 5 4 (1) 3 (3) 2 (2) TISSUE 4 14 2 (1) 4 (4) ALTRE Bianche,colorate,ecc 7 2 1 1 TOTALI 14 21 7 8 2

( ) sistemi di cogenerazione presenti La cogenerazione pu consentire un beneficio complessivo per tonnellata di vapore prodotto riportato nella tabella:
TIPO DIMPIANTO a) vapore a contropressione b) turbogas a ciclo semplic c) ciclo combinato a contro. POTENZA ELETTRICA (Kw) 125 300 450 CONSUMI EVITATI DI RIDUZIONE COMBUSTIBILE Kg/h EMISSIONI CO2 t/anno 13 312 30 720 47 1128

In particolare con la trasformazione di un ciclo tipo a) in un tipo c) si ha un incremento di potenza di 325 Kw per t/h di vapore avviata allutenza termica. Si ha conseguentemente una riduzione di consumo di combustibile di 34 Kg/h di o.e. ed una minore emissione di gas serra di 102 Kg/h. Tali considerazioni fanno ritenere, nello scenario produttivo cartario della Provincia di Lucca, auspicabile lelaborazione di un piano energetico per il settore cartario volto a razionalizzare la produzione di energia con una attenta valutazione della fattibilit economica commisurata con la riduzione di effetti ambientali complessivi. In particolare si pu tendere a promuovere la formazione di consorzi per utilizzare il sistema in una serie di piccole attivit al di sotto della soglia minima di economicit realizzando uno o pi cogeneratori per la distribuzione del vapore ed il vettoriamento dellEnergia Elettrica alle utenze . Al di fuori del settore cartario va menzionato il cogeneratore di Gallicano che ha abbinato un impianto di teleriscaldamento che rappresenta un esempio ottimale di utilizzo di questo tipo di impianti. Le sue caratteristiche principali sono:
Potenze elettriche, termiche e rendimenti dellimpianto; valori nominali 9634 kWt Potenza termica introdotta (PF) 3884 kW Potenza elettrica cogenerata 117 kW Potenza elettrica ausiliari 3767 kW Potenza elettrica cogenerata utile (PME) Potenza termica recuperabile dai fumi durante 2840 kWt il periodo di esercizio dei motori (QU1) Potenza termica recuperabile come acqua 1824 kWt calda dei motori in periodo invernale per teleriscaldamento (QU2) RENDIMENTO DEL CICLO (uni 8887) =(PME + QU1 + Q2)/PF = 87%

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1.4.2.3. FONTE SOLARE FOTOVOLTAICA Provincia di Lucca: Impianti solari-fotovoltaici; Anno 1996 Provincia Ubicazione Applicazione Potenz Numero di Accumulo Voltaggio a di generatori della della picco batteria in batteria in unitari Ah V a kWp Lucca Tassignano Illuminazione 0,096 66 100 aereoporto FONTE:Rapporto sullo Stato dellAmbiente in Toscana 1997 12

Laereoporto di Lucca stato illuminato con un sistema di pannelli fotovoltaici; il complesso costituito da 66 gruppi autonomi, ciascuno di 96 Wp che caricano una batteria da 100 Ah a 12 V. Ogni sistema provvede ad alimentare la lampada di un segnale aeroportuale della pista evitando in tal modo di posare cavi di alimentazione.

2.0

PROGRAMMA ENERGETICO
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2.1

PRODUZIONE ENERGETICA

In questo capitolo sono riportate le decisioni programmatiche assunte dalla Provincia di Lucca in merito alla produzione energetica nel soddisfacimento del fabbisogno e nello stesso tempo nella ricerca di uno sviluppo che contenga ed anzi riduca gli effetti di tale sviluppo sullambiente. Una produzione quindi che nel pieno rispetto della domanda riduca la dipendenza energetica promovendo lefficienza e che privilegi le fonti rinnovabili di energia. 2.1.2 PRODUZIONE DA FONTI RINNOVABILI Si definiscono fonti rinnovabili di energia quelle fonti che a differenza dei combustibili fossili e nucleari destinati ad esaurirsi in un tempo finito, possono essere considerate virtualmente inesauribili. E ci perch il loro ciclo di produzione, o riproduzione, ha tempi caratteristici comparabili con quelli del loro consumo da parte degli utenti. Le fonti rinnovabili comprendono lenergia solare che investe la terra e quelle che da essa derivano: lenergia idraulica, del vento, delle biomasse, delle onde e delle correnti marine. Per completezza ma non riguardano il nostro piano sono inoltre considerate come tali lenergia geotermica, presente in quantit pi o meno rilevanti in molti sistemi profondi nella crosta terrestre e lenergia resa disponibile sulle coste dalle onde marine e dalle maree dovute allinfluenza gravitazionale, prevalentemente della luna e del sole. Lo scopo dellintroduzione nel sistema energetico delle nuove fonti rinnovabili leliminazione definitiva dellimpiego di una certa quantit di combustibili fossili, mantenendo il servizio da questi attualmente reso. Perci, per ogni potenziale nuova fonte primaria e relativa tecnologia di trasformazione occorre eseguire un accurato bilancio energetico. Occorre cio valutare non solo lenergia erogata come servizio, ma anche quella necessaria per mantenere attiva la produzione della tecnologia impiegata per trasformare la fonte primaria rinnovabile in fonte secondaria pronta alluso finale. Sarebbe auspicabile che entrambe queste energie provenissero dalla fonte primaria rinnovabile senza il contributo di fonti energetiche fossili. Il presente sistema energetico ha potuto crescere fino alle attuali dimensioni, poich tutta lenergia necessaria per costruire e gestire le infrastrutture necessarie a produrre le fonti secondarie notevolmente minore dellenergia originariamente inclusa nelle fonti primarie di partenza. Il nostro sistema energetico ha potuto finora espandersi senza limiti, se non quelli posti dalla domanda, poich lo sviluppo tecnologico ha permesso lapprovvigionamento di tutte le quantit di fonti primarie richieste. I limiti cominciano a rendersi ora evidenti e sono connessi con la limitatezza delle risorse fossili, con limpatto ambientale fuori controllo e con i problemi geopolitici che discendono dal reperimento dellenergia primaria
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e con quelli della crescita della popolazione. Con lacuirsi di questi problemi, cresce lesigenze di cambiare, lentamente ma progressivamente, in modo sostanziale, il sistema energetico dalla sua attuale struttura, basata prevalentemente sui combustibili fossili, verso una struttura ed operativit che consentano di superare tutti gli ostacoli sopra richiamati. Le linee di attacco a questo problema, sono, com ben noto, la ricerca della riduzione della domanda di energia (riduzione dellintensit energetica, incrementi di risparmi energetici) e lintroduzione di fonti di energia primaria, rinnovabili, non contaminanti, non soggetti a severi vincolo geopolitici. Lo sviluppo delle nuove fonti di energia rinnovabile unoperazione che va condotta con queste motivazioni strategiche, nel quadro di una politica energetica che guardi al futuro e non solo alla possibilit di sfruttamento economico immediato di tali fonti e delle loro tecnologie. Le nuove fonti rinnovabili vanno sviluppate al meglio non perch diano promessa di profitto immediato, ma perch potranno divenire necessarie nel sistema energetico di domani, e quindi, dovranno essere economicamente utilizzabili. La rilevanza che le fonti rinnovabili potranno acquisire in un futuro mix energetico potr dipendere dai molti fattori gi menzionati (costi, disponibilit delle fonti fossili, gravit dellimpatto ambientale, domanda dei paesi emergenti, sviluppo di tecnologie energetiche); per questi motivi non immediato definire ora, quale sar il loro contributo effettivo nel tempo. Abbiamo ritenuto doveroso predisporre fin da oggi di tali tecnologie per un ruolo che si gi configurato e per una domanda che si andr qualificando con il procedere degli eventi.

2.1.1.1 Fonte idroelettrica L'idraulica ha origini antichissime ed ha accompagnato lo sviluppo delluomo che lha sempre considerata come fonte denergia meccanica prima, ed elettrica poi. La nostra Provincia specialmente nelle zone montane testimone di questo percorso dellenergia idraulica in tutti i suoi aspetti come descritto nel paragrafo. Tuttavia per quanto riguarda lenergia elettrica da fonte idraulica, linteresse degli operatori si sempre concentrato fondamentalmente sui grandi impianti idroelettrici capaci di produrre decine o centinaia di MW e caratterizzati da un considerevole impatto sia economico che ambientale. La principale motivazione di ci fu nella necessit di sfruttare a pieno le risorse ottimizzando al massimo il rapporto fra la quantit di energia prodotta ed il costo delle opere civili decisamente importanti. Oggi per questa tendenza stata abbandonata sia per il fatto che non ci sono pi grandi impianti da realizzare sia in considerazione del fatto che, nel panorama generale del bilancio sia nazionale che locale, lenergia da fonte idraulica pu giocare un ruolo importante non soltanto in termini assoluti di
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incidenza percentuale sulla produzione energetica ma soprattutto sotto forma di recupero energetico ed ottimizzazione di gestione della rete. Infatti si convinti che notevoli potrebbero essere le razionalizzazioni attuabili sui vecchi impianti dismessi o male impiegati e soprattutto le realizzazioni di impianti mini-hydro a carico degli schemi idrici degli acquedotti comprensoriali, delle reti di bonifica e di quei sistemi idrici destinati a gestire luso plurimo delle acque dei bacini di competenza, oltre che naturalmente, dellutilizzazione di siti ancora disponibili per la realizzazione di nuovi impianti. Si prevede che per lanno 2010 si dovrebbe avere per gli impianti mini-hydro un incremento di circa il 5% a riprova della sua potenzialit. Le potenzialit legate alla micro ed alla mini idraulica sono decisamente interessanti soprattutto nelle zone che sono tuttora in attesa di uno sviluppo che possa migliorare leconomia locale e la qualit della vita. La politica delle piccole centrali idrauliche, in grado di rendere disponibile lenergia direttamente in prossimit degli utilizzatori, rende attuabili soluzioni tecnologicamente accettabili ed utili in situazioni di sotto sviluppo energetico. Limpiego della mini idraulica come soluzione strategica al problema energetico nelle nostre zone caratterizzata da alcuni vantaggi tipici degli impianti idroelettrici anche di classe elevata. In particolare limpiego della mini idraulica comporta: Limpiego di una fonte energetica rinnovabile, che non produce sostanze inquinanti durante la conversione energetica e che fa uso di risorse disponibili localmente; La possibilit di inserimento della rete di centrali idroelettriche nellambito dei sistemi di irrigazione e di distribuzione dellacqua e dellenergia gi esistenti nel paese, con benefici sui costi di realizzazione dati dallintegrazione dei tre servizi; Luso di tecnologie ben collaudate; Scarsi interventi di manutenzione da parte di personale privo di forte specializzazione. Unaltro vantaggio delle mini centrali idrauliche di notevole interesse, ma forse meno evidente ad un primo approccio, legato alla possibilit di moltiplicare i siti potenzialmente utilizzabili in virt delle richieste contenute di risorse idrogeologiche in termini di portata smaltita e salto utilizzato (non sono infrequenti i casi di impianti che sfruttano salti inferiori ai 10 m e portate di poche centinaia di litri al secondo); in queste condizioni decisamente pi agevole individuare bacini di utilizzo posti in prossimit delle aree da servire, cos da minimizzare le risorse investite per attrezzare la rete di distribuzione dellenergia. E interessante osservare inoltre come ben difficilmente linstallazione di una mini centrale ha un impatto pesantemente invasivo sullambiente naturale. Non mancano infatti esempi di impianti minihydro installati addirittura in Comunit Montane ed in Parchi Naturali, come ad esempio lottima ed assai interessante realizzazione del Parco dellAdamello, dove, nonostante i rigidissimi vincoli
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paesaggistici ed ambientali, si riusciti a coniugare produzione energetica e tutela ambientale. A fronte degli aspetti altamente positivi degli impianti mini-hydro precedentemente esposti, esistono tuttavia alcuni problemi oggettivi che hanno limitato fino ad oggi la diffusione e lo sviluppo di una seria strategia basata sulla mini idraulica. Tre fattori principali possono essere individuati: 1. Il costo ancora elevato dellequipaggio turbina-generatore; ci costituisce una grave barriera di natura economica . Le cause sono da ricercare nelle procedure di progettazione e di produzione attuate tradizionalmente dai costruttori di turbine; la pretesa di trasferire la tecnologia delle grandi macchine nel campo delle piccole potenze non ha consentito di adeguare il prodotto offerto alle differenti esigenze che caratterizzano il settore minihydro; 2. Lo scarso contributo offerto dalle mini centrali alla rete di distribuzione dellenergia elettrica ha un pesante effetto dissuasivo nei confronti delle scelte strategiche di sviluppo della mini idraulica; 3. Per impianti di piccola taglia (ad es. al di sotto dei 100 kW) la necessit di disporre di uno staff numeroso per la gestione delle centrali costituisce un aggravio dei costi spesso inaccettabile da sopportare. In realt questo un problema che pu essere risolto con una razionale progettazione dellimpianto; frequenti sono i casi in cui un impianto di piccola taglia opera con sufficiente sicurezza in modalit praticamente automatica e a controllo remoto, richiedendo limpegno saltuario di un solo addetto. E chiaro quindi che tale difficolt legata fondamentalmente allerrata metodologia progettuale attuata in passato. Da quanto detto e dalle prospettive tecnico-economiche ad oggi esistenti, si evince che le idroenergie di piccola potenza costituiscono una componente significativa e tecnologicamente matura nel panorama delle energie rinnovabili applicabili proficuamente sia nelle aree ad industrializzazione sviluppata ed infrastrutture energetiche complesse, sia nelle aree di nuova industrializzazione che in quelle in via di sviluppo. La mini idraulica manifesta inoltre tutte le proprie potenzialit operative ed economiche quando applicata non soltanto per produrre energia da immettere nelle reti di distribuzione interconnesse, quanto principalmente per produrre energia finalizzata ad accrescere la competitivit aziendale, pubblica e privata, riducendo i costi dellapprovvigionamento energetico e favorendo luso plurimo della risorsa idrica nel rispetto della compatibilit ambientale, anzi favorendo spesso la fruibilit delle risorse territoriali ed ambientali.

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In base alle considerazioni precedenti ed alla cultura storica delle nostre zone in merito a questa fonte di energia ed al patrimonio naturale. LAgenzia per lEnergia si posta i seguenti obiettivi programmatici:
OBIETTIVI PROGRAMMATICI (su 22 siti gi individuati): Potenza efficiente totale: = 9,6 Mw Producibilit media annua totale: = 45,4 Gwh/annoMtep risparmiati: = 0,01 Riduzione CO2: = 32.000 t/anno

Bacino fiume Serchio. Impianti programmati entro il 2002: mpianti


Giuncugnano Fabbriche d. V. Careggine Vagli di Sotto - Tambura Vagli di Sotto - Rio Cavo Bagni di Lucca Villa Collemandina Camporgiano Gallicano Sillano-P.zza al Serchio Stime investimenti previsti (Lit.) L. 2.500.000.000 L. 4.500.000.000 L. 1.200.000.000 L. 3.200.000.000 L. 1.000.000.000 L. 2.100.000.000 L. 1.700.000.000 L. 1.400.000.000 L. 1.500.000.000 L. 400.000.000 Produzione (Kwh) 2.230.000 5.118.000 1.192.644 3.021.419 413.515 2.656.648 1.980.000 1.630.000 1.780.000 200.000 TEP 514 1052 275 694 95 612 456 375 410 46 CO2 1540 3151 824 2074 284 1833 1366 1123 1228 137

L. 19.500.000.000

19.667.226

4.529

13.560

Lattivit tecnico-conoscitiva intrapresa dallAgenzia per lattuazione di tali obiettivi ha portato ad oggi allindividuazione delle seguenti iniziative in corso dimpostazione tecnico-economica e al vaglio dei processi autorizzativi.
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IMPIANTO IDROELETTRICO-IRRIGUO A MAGLIANO, COMUNE DI GIUNCUGNANO (LU); Concessione: Comune di Giuncugnano Elementi tecnici di progetto:
Bacino imbrifero Salto netto Portata media Portata massima Potenza media Potenza efficiente Produzione annua Risparmio annuo di fonti rinnovabili pari a Mancata emissione di CO2 pari a Investimento previsto 4,7 Kmq 325 mt. 0,115 mc/sec 0,210 mc/sec 366 Kw 507 Kw 2.230.000 Kwh 514 TEP 1.540 Tonn/Annue Lit. 2.240.000.000

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

IMPIANTO IDROELETTRICO SUL TORRENTE TURRITE CAVA, COMUNE DI FABBRICHE DI VALLICO (LU); Concessione: Comune di Fabbriche di Vallico; Elementi tecnici di progetto:
Bacino imbrifero Salto netto Portata media Portata massima Potenza media efficiente Produzione annua Risparmio annuo di fonti rinnovabili pari a Mancata emissione di CO2 pari a Investimento previsto

34 Kmq 88 mt. 1,5 mc/sec


0,210 mc/sec 1.006 Kw 5.118.000 Kwh 1.180 TEP 3.535 Tonn/Annue Lit. 4.500.000.000

Opera di presa a Fabbriche di Vallico-

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______________________________________________________________________________ IMPIANTO MINI-IDROELETTRICO, COMUNE DI CAREGGINE (LU); Concessione: Comune di Careggine Elementi tecnici di progetto:
Bacino imbrifero Salto netto Portata media Potenza media Produzione annua Risparmio annuo di fonti rinnovabili pari a Mancata emissione di CO2 pari a Investimento previsto 106 mt 0,3 mc/sec 243 Kw 1.192.644 Kwh 275 TEP 824 Tonn/Annue 1.000.000.000 Lit.

________________________________________________________________________________ IMPIANTO IDROELETTRICO DEL TAMBURA, COMUNE DI VAGLI DI SOTTO (LU); Concessione: Comune di Vagli di Sotto;

Elementi tecnici di progetto:


Bacino imbrifero Salto netto Portata media Potenza media Produzione annua Risparmio annuo di fonti rinnovabili pari a Mancata emissione di CO2 pari a Investimento previsto 3,30 Kmq 253 mt 0,276 mc/sec 532 Kw 3.021.419 Kwh 694 TEP 2.077 Tonn/Annue 3.021.060 Lit.

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________________________________________________________________________________ IMPIANTO IDROELETTRICO SUL TORRENTE RIO CAVO, COMUNE DI VAGLI DI SOTTO (LU); Concessione: Comune di Vagli di Sotto:

Elementi tecnici di progetto:


Bacino imbrifero Salto netto Portata media Potenza efficiente Produzione annua Risparmio annuo di fonti rinnovabili pari a Mancata emissione di CO2 pari a Investimento previsto 1,6 Kmq 311,7 mt 0,04 mc/sec 95 Kw 413.515 Kwh 95 TEP 284 Tonn/Annue 950.000.000 Lit.

_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

IMPIANTO IDROELETTRICO DELLE RAVACCE, COMUNE DI BAGNI DI LUCCA (LU) Concessione: Comune di Bagni di Lucca:

Elementi tecnici di progetto:


Bacino imbrifero Salto netto Portata massima Portata minima Potenza massima Produzione annua Risparmio annuo di fonti rinnovabili pari a Mancata emissione di CO2 pari a Investimento previsto 7 Kmq 10,7 mt 5 mc/sec 1,5 mc/sec 440 Kw 2.656.648 Kwh 612 TEP 1.833 Tonn/Annue 2.100.000.000 Lit.

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_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

IMPIANTO IDROELETTRICO COMUNE DI VILLA COLLEMANDINA Concessione: Comune di Villa Collemandina:

Elementi tecnici di progetto:


Produzione annua Risparmio annuo di fonti rinnovabili pari a Mancata emissione di CO2 pari a Investimento previsto 1.980.000 456 TEP Kwh

1366 Tonn/Annue 1.485.450.000 Lit.

_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

IMPIANTO IDROELETTRICO COMUNE DI CAMPORGIANO Concessione: Comune di Camporgiano: Elementi tecnici di progetto:
Produzione annua Risparmio annuo di fonti rinnovabili pari a Mancata emissione di CO2 pari a Investimento previsto 1.630.000 475 TEP Kwh

1123 Tonn/Annue 1.221.663.306 Lit.

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IMPIANTO IDROELETTRICO COMUNE DI GALLICANO Concessione: Comune di Gallicano: Elementi tecnici di progetto:
Produzione annua Risparmio annuo di fonti rinnovabili pari a Mancata emissione di CO2 pari a Investimento previsto 1.780.000 410 TEP Kwh

1228 Tonn/Annue 1.260.000.000 Lit.

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

IMPIANTO IDROELETTRICO COMUNE DI SILLANO PIAZZA AL SERCHIO Elementi tecnici di progetto:


Produzione annua Risparmio annuo di fonti rinnovabili pari a Mancata emissione di CO2 pari a Investimento previsto 200.000 Kwh 46 TEP 137 Tonn/Annue 300.663.306 Lit.

Sono inoltre in fase di definizione progetti tendenti allutilizzo delle risorse legate ai canali demaniali della Provincia ed al Consorzio di Bonifica del Bientina. LAgenzia inoltre ha posto attenzione anche al micro-hydro fornendo sostegno ad iniziative private tendenti allutilizzo di piccoli corsi dacqua per autoconsumo.
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Standard tecnici e prescrizioni territoriali (idroelettrico) Le prescrizioni generali sulle centrali idroelettriche, e quindi anche della miniidraulica, sono: - il rispetto dei valori della portata da restituire al corso d'acqua dopo la derivazione per non compromettere la vita acquatica e l'ambiente circostante (DMV - Deflusso Minimo Vitale); - la limitazione dell'impatto visivo sul paesaggio; - Per gli impianti ubicati in aree urbane devono essere previsti interventi di assorbimento dei rumori e delle vibrazioni prodotte dalle macchine. - Deve essere ricercata la collocazione di tali impianti all'interno di sistemi di gestione integrata delle risorse idriche: I sistemi idrici nei quali esistono possibilit di recupero sono: acquedotti locali o reti complesse; sistemi idrici ad uso plurimo (potabile, industriale, irriguo, ricreativo, ecc.); sistemi di canali di bonifica o irrigui; canali o condotte di deflusso delle piene; circuiti di raffreddamento di condensatori di impianti motori termici; - Linserimento dellimpianto deve soddisfare la tutela delluso prioritario delluso della risorsa idrica a scopo potabile come previsto dallart.1 della Legge 36/94 (nota come legge Galli). Il criterio fondamentale per la progettazione di un impianto di questo tipo la massimizzazione della produzione di energia elettrica compatibile con il corretto funzionamento del sistema idrico-potabile. Occorre infatti evitare che linserimento dellimpianto non provochi una esagerata diminuzione dei carichi della rete e quindi la necessit di successivi risollevamenti.

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2.1.1.2 Fonte eolica Il vento costituisce una delle fonti energetiche rinnovabili alle quali si ricominciato a guardare con crescente interesse in vista del loro possibile utilizzo, sia pure in un ruolo integrativo, per la produzione di elettricit. I progressi compiuti nella messa a punto delle tecnologie per lo sfruttamento di questa fonte hanno ormai consolidato la convinzione che essa possa fornire un contributo non trascurabile alla soluzione dei maggiori problemi che la produzione di elettricit da fonti tradizionali (combustibili fossili) comporta: in particolare i problemi derivanti dallinquinamento ambientale e dalle necessit di importare combustibili da aree lontane e talvolta politicamente instabili. La fonte eolica possiede alcune caratteristiche, quali la bassa concentrazione energetica, la forte variabilit aleatoriet, che ne rendano pi complesso lo sfruttamento rispetto alle fonti tradizionali, soprattutto se si tiene conto delle esigenze di produttori di elettricit. La bassa concentrazione energetica comporta la necessit di impiegare, per realizzare centrali anemoelettriche di potenza significativa, un elevato numero di aerogeneratori aventi grandi dimensioni in rapporto alla potenza installata con la conseguenza che il territorio interessato sensibilmente maggiore di quello degli impianti di generazione tradizionale. Le risorse eoliche disponibili sono sufficienti a soddisfare i fabbisogni di energia elettrica. Dal punto di vista applicativo i fattori tecnici, ambientali ed economici limitano la quota di risorse eoliche effettivamente utilizzabili ai fini energetici. Una stima del potenziale eolico sfruttabile sulla base degli elementi prima riportati unoperazione estremamente complessa e tuttora in corso. Lo sfruttamento della fonte eolica su scala significativa, che comporta la realizzazione di centrali con numerosi aerogeneratori collegati in parallelo alla rete elettrica, condizionato dalla soluzione di problemi di tipo sociale, ambientale e tecnico. Dal punto di vista sociale, il principale problema laccettabilit dellimpianto da parte delle popolazioni e delle autorit locali, che possono in certi casi, manifestare opposizioni per timore di conseguenze sullambiente e sulle attivit umane preesistenti. Per prevenire atteggiamenti aprioristicamente negativi, lesperienza sinora acquisita, ha dimostrato quanto sia opportuno che gli abitanti del luogo vengano, fin dallinizio, esaurientemente informati e, eventualmente anche coinvolti nelle principali decisioni da prendere in merito alla configurazione dellimpianto. Dal punto di vista ambientale, gli aspetti da considerare sono diversi. Esiste il problema del territorio interessato, dovuto al numero ed alle dimensioni delle macchine da installare ed aggravato dal fatto che le varie unit devono essere opportunamente distanziate per limitarne la reciproca interferenza aerodinamica (la densit di potenza che pu essere installata va da 5 a 8 MW/Kmq). Comunque da osservare che le strutture di una centrale eolica occupano solo l1% del totale della superficie interessata. La parte rimanente pu essere adibita ad altri usi (pascolo, coltivazioni agricole
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produttive ecc...). In particolare gli aerogeneratori occupano circa lo 0.2% del terreno, mentre il rimanente 0.8% occupato dalle strade di collegamento e dalle aree di servizio. Gli aerogeneratori hanno anche un impatto visivo sul paesaggio, che pu essere pi o meno accentuato a seconda della loro sagoma, del loro colore, ed elemento non trascurabile, dallatteggiamento psicologico dellosservatore. Anche le preoccupazioni per lincolumit delle persone possono costituire un ostacolo alla diffusione delle macchine eoliche ma importante sottolineare che gli incidenti fino ad oggi sono pressoch inesistenti. Il problema dellinquinamento acustico, poi, da non sottovalutare per quanto riguarda le componenti a bassa frequenza, nei moderni aerogeneratori pu essere tenuto sotto controllo e limitato ai livelli che a qualche centinaia di metri, risultino del tutto accettabili, anche per abitazioni rurali. Anche le temute interferenze elettromagnetiche per le telecomunicazioni, risultano generalmente limitate allarea immediatamente circostante le macchine. Ulteriore problema ambientale la possibile interferenza con lecosistema, in particolare per lavicoltura. Tuttavia i risultati di alcune ricerche mostrano che gli aerogeneratori non rappresentano per la vita degli uccelli, pericoli pi gravi di altre strutture derivanti da insediamenti umani come linee elettriche. Nel sistema elettrico, problemi tecnici possono manifestarsi, con linserimento di quote consistenti di potenza di generazione da fonte eolica (fonte variabile ed aleatoria) soprattutto per quanto riguarda la regolazione della frequenza o della tensione. Uno studio della Comunit Europea ha dimostrato che i sistemi elettrici nazionali europei possono accogliere senza particolari problemi tecnici una penetrazione eolica pari al 5% dellenergia prodotta. Riassumendo possiamo dire che elementi sfavorevoli per lapplicazione di questa fonte sono: La discontinuit I costi Il rumore Tempo di vita dellimpianto relativamente breve

Mentre elementi favorevoli sono: Abbondanza della fonte Consistenza della fonte gi in energia meccanica Tecnologia semplice di captazione Trasformazione e conversione Assenza di emissioni Buona sicurezza degli impianti di produzione. Stante ai dati raccolti dalle stazioni metereologiche poste sul territorio provinciale si evince che la nostra Provincia non particolarmente vocata per centrali eolice (vedi tabella nel quadro fisico e climatico.). Tuttavia le centraline di rilevamento di cui sopra, non erano finalizzate alla definizione del campo di vento delle zone monitorate. LAgenzia per lEnergia e la Provincia di Lucca
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hanno quindi programmato di sviluppare un progetto su un modello di simulazione adeguato insieme allENEA, lUniversit di Pisa ed al Lamma della Regione Toscana per definire i campi di vento nel territorio provinciale ed individuare i siti vocati. Ad oggi in base ai dati storici in possesso della Regione Toscana e delle Regione Emilia si individuano alcune aree sullAppennino Tosco-Emiliano con le seguenti caratteristiche:

Localit

Passo Comunella Pradarena Lugl. 86 - Genn. 92 S.Pellegrino in Alpe (Passo delle Radici) Cava Piastra Marina (Passodella Focolaccia)

Periodo Rilevazione Da A della Sett. 91 - Ott. 91

N di mesi 1 66

Velocit Media m/s 7.0 5.5 > 5.0 > 5.0

Il sito posto presso la Cava Piastra Marina posto allinterno del Parco delle Alpi Apuane e quindi da sottoporre ad attente analisi dimpatto per definirne la fattibilit. Infine come per il micro-idroelettrico anche per la fonte eolica il piano incoraggia liniziativa privata nellambito delle mini turbine eoliche. Basti pensare che sul mercato sono presenti prodotti a partire da 100 e 300 W che possono dare un contributo generale se si diffonde su vasta scala e che comunque possono risolvere magari con soluzioni integrate ad altre fonti le esigenze particolari di infrastrutture montane come i rifugi, le energy farm, gli agriturismo ecc. Standard tecnici e prescrizioni territoriali (eolico) Al fine di agevolare e comunque chiarire le problematiche relative alle procedure per la realizzazione di impianti eolici, di seguito si definiscono alcune prescrizioni territoriali e standard che dovranno essere adottati per definire percorsi "automatici" o comunque agevolati e semplificati al massimo, sempre in ottemperanza alla LEGGE 10/91, nel caso di progetti di impianti eolici che: 1. prevedano l'installazione di generatori eolici comunque al di fuori delle aree di riserva naturale e integrale; 2. prevedano l'installazione di impianti eolici nell'ambito di parchi e riserve, purch non nelle aree a protezione integrale, e se tali da produrre la quantit di energia consumata nell'area protetta in questione. In particolare ci si riferisce alle isole del Parco dell'Alpi Apuane, la cui autosufficienza energetica con fonti rinnovabili considerata prioritaria in quanto elemento decisivo per la stessa
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"qualit ambientale" del Parco; 3. prevedano l'installazione di generatori eolici al di fuori di 'fasce di rispetto con vincolo totale di protezione e salvaguardia di siti con monumenti, centri o edifici storici di assoluto rilievo ed unicit storica, architettonica e paesaggistica; 4. rispettano le distanze di sicurezza da assi viari e ferroviari, impianti industriali, ecc., stabilite dalla normativa vigente; 5. prevedano l'installazione di generatori eolici a distanze di almeno 400 m da centri abitati stabilmente; 6. prevedano la realizzazione di linee elettriche compatibili col territorio; 7. prevedano l'organizzazione di iniziative di informazione e consultazioni delle popolazioni interessate, con il coinvolgimento di organizzazioni Ambientaliste e dei consumatori riconosciute; 8. evitino tagli estesi e diffusi, pertanto non sporadici, di alberi ad alto fusto; 9. adottino soluzioni di minimizzazione dell'impatto visivo con l'adozione di strutture tubolari e non a traliccio; 10. non abbiano una potenza installata superiore ai 20 MW su terra.

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2.1.1.3 Fonte solare fotovoltaica La conversione fotovoltaica consiste nella trasformazione diretta dellenergia solare in energia elettrica mediante dispositivi a stato solido (le celle fotovoltaiche) basati sui semiconduttori, prodotti con metodi affini a quelli impiegati nella industria elettronica. Fra le varie tecnologie per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili, quella fotovoltaica (FV) appare, almeno nel lungo termine, la pi promettente per la produzione di energia elettrica su larga scala, soprattutto in paesi come lItalia con alti livelli di insolazione. Considerando che tutta lenergia solare incidente sulla superficie terrestre (circa 500x10E+6 km2) ammonta ogni anno a 795x10E15 kWh, nella nostra Provincia (1772.81 kmq) il potenziale fotovoltaico ammonta a circa 2800 miliardi di kWh/anno. Di conseguenza, per soddisfare completamente il fabbisogno elettrico della Provincia sarebbe sufficiente utilizzare pochi per mille del potenziale totale. E chiaro quindi che anche un uso limitato di questa tecnologia sarebbe in grado di ridurre significativamente la dipendenza energetica dalle fonti convenzionali. Inoltre lindustria italiana in grado oggi di produrre unintera centrale elettrica fotovoltaica senza dover ricorrere allesterno per lacquisizione di know-how e materie prime: il fotovoltaico appare quindi come una vera risorsa energetica nazionale. Limpatto ambientale del fotovoltaico praticamente nullo: la costruzione dei moduli, infatti, richiede luso di tecnologie convenzionali, poco inquinanti, mentre lesercizio degli impianti non da origine ad alcun tipo di emissione. Il decommissioning degli impianti, dopo 25/30 anni di esercizio, non presenta in genere problemi e non richiede luso di discariche speciali. Per alcuni tipi di sistemi, ad esempio quelli stand-alone con accumulo elettrico-chimico, c da considerare il problema delle batterie esauste, comune peraltro anche ad altre tecnologie quali quella telefonica, dellautotrazione ecc. Lunica controindicazione di carattere ambientale potrebbe essere costituita, dalla necessit di occupare aree estese di territorio. Va osservato per che questa limitazione pu essere superata utilizzando per linstallazione dei moduli strutture gi esistenti, come i tetti degli edifici. Attualmente lunica seria limitazione alla diffusione della tecnologia costituita dallelevato costo del kWh prodotto, che non ancora competitivo con quello ottenuto dalle fonti convenzionali. E quindi chiaro che per promuovere questa fonte rinnovabile occorrono dei programmi con finanziamenti adeguati. Da qui il programma dei 50.000 tetti fotovoltaici che prevede linstallazione di impianti direttamente connessi alla rete al 2006. Il Programma ha lo scopo di diffondere attraverso l'erogazione di contributi a fondo perduto (fino al 75%) l'installazione di pannelli solari per la produzione di energia. Destinatari di tale operazione sono sia soggetti privati che pubblici. E' stata comunque pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 24 gennaio 2001, n. 19, la deliberazione 6 dicembre 2000 emanata dall'Autorit per l'energia elettrica ed il gas, recante la
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"Disciplina delle condizioni tecnico-economiche del servizio di scambio sul posto dell'energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici con potenza nominale non superiore a 20 KW". In pratica con tale provvedimento e' stato liberalizzato lo scambio dell'energia prodotta con piccoli impianti fotovoltaici (di potenza nominale non superiore a 20 KW). Destinatari di tali disposizioni sono i "clienti di mercato vincolato titolari di un contratto di fornitura di energia elettrica" e quindi cittadini ma anche imprese. Nella pratica tale servizio dovrebbe funzionare in questa maniera: chi installa il pannello solare fotovoltaico potr "vendere" alla societ elettrica di competenza l'elettricit prodotta, alla fine di ogni anno si operer una compensazione tra l'energia spesa e quella "venduta" e la differenza sar scontata dalla bolletta. Gli obbiettivi del presente piano sono, tenendo presente che rispetto alle fonti tradizionali per ogni kWh prodotto si risparmiano circa 250 grammi di olio combustibile e si evita la produzione di 0,7 kg di CO2, sintetizzabili come segue: Risaltato Energetico (MW) Produzione Fotovoltaico 2 Mtep risparmiati CO2 evitata (t/anno)

0.0001

700

Per tutta una serie di situazioni, quali utenze remote o isolate in cui, per motivi logistici il costo della disponibilit dellenergia elettrica risulta molto elevato si prevede inoltre di installare impianti fotovoltaici stand-alone. Rientrano in questa categoria i numerosi rifugi delle Alpi Apuane e dellAppennino Toscoemiliano per i quali si sta elaborando un programma insieme agli enti Parco ed alle Sovrintendenze ai Beni ambientali e culturali.

Standard tecnici e prescrizioni territoriali (fotovoltaico) (PER) le applicazioni FV, quando possibile, debbono utilizzare le coperture di edifici abitativi, industriali ed agricoli al fine di evitare un'inutile consumo del territorio;

gli impianti collegati in rete nel residenziale (le potenze ottimali sono di poco superiori ad 1 kW/nucleo familiare), debbono sempre essere accompagnati da interventi di riduzione dei consumi elettrici, installazione di elettrodomestici a basso consumo, ecc. per gli edifici commerciali, pubblici, sportivi e del terziario con necessit di potenze ben maggiori, deve essere ricercata l'integrazione del FV nella struttura dell'edificio stesso, particolarmente nelle facciate, al fine di abbattere i costi ed
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industrializzare la produzione del settore

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2.1.1.4 Fonte solare termica Con questa fonte ci si riferisce alla potenzialit dei raggi solari per ridurre i costi dellenergia termica consumata e comunque sostituirla con energia pulita che disponibile in quantit illimitata e gratuita. Parlando dello sfruttamento di questa risorsa si possono sostanzialmente individuare due metodi: Attivi Passivi collettori solari termici tutti gli interventi architettonici che migliorano lisolamento termico e captano calore dal Sole

I pannelli o collettori solari sono strutture in vetro e metallo sistemate in giardino o sul tetto. Sono ideali in zone con molto sole in quanto captano i raggi solari per scaldare la casa o lacqua. Nel Nord, dove linverno pi lungo, vengono utilizzati per completare gli impianti tradizionali. I collettori termici producono acqua calda intorno ai 38/45. La quantit in termini di superficie dipendono dal clima, dal nucleo familiare e dalluso che se ne vuole fare (per la sola produzione di acqua calda, circa 50 litri a persona o eventualmente anche riscaldamento). Lacqua viene accumulata in un serbatoio; ogni mq di pannello produce da 80 a 130 litri di acqua calda al giorno ed ha bisogno di un serbatoio di 50/80 litri che in estate si riscalda in mezza giornata mentre in inverno necessaria una intera. Con il cielo nuvoloso, entra in funzione una resistenza elettrica posta nel serbatoio oppure si pu collegare limpianto ad una caldaia a gas a controllo elettronico, che riceve cos acqua preriscaldata con un risparmio sulla bolletta. I pannelli servono quindi per la fornitura di acqua calda e rappresentano principalmente un supporto allimpianto tradizionale di riscaldamento. Occorre considerare che nelle aree abitate, dove laggressione degli inquinanti rappresenta un problema per la salute dei cittadini e degli edifici storici sempre pi corrosi, 1 mq di pannello solare evita limmissione di inquinanti nellatmosfera di diverse sostanze tra cui 2 q/anno di CO2 (libro bianco U.E.). Per il solare termico infine importante rimuovere lostacolo dei vincoli paesaggistici e prevedere che nelle ristrutturazioni si attuino quegli interventi che possano favorirne anche successivamente ladozione, ovvero: eliminare il vincolo paesaggistico, consentendo la posa sui tetti dei collettori solari (questo fondamentale anche per i pannelli fotovoltaici). Per centri storici di pregio la posa sui tetti potrebbe essere autorizzata imponendo la posa a filo di tetto. introdurre nei regolamenti edilizi lobbligo di predisporre le condutture per collettori solari sia per nuove costruzioni che in caso di ristrutturazioni. In fase di progettazione occorre considerare anche larea di installazione per i collettori che deve essere dimensionata per il fabbisogno massimo di acqua calda previsto dalla normativa di settore.
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A fronte degli obiettivi espressi nel Piano Regionale ed a fronte della nostra specificit possiamo fare alcune considerazioni. Essendo sufficiente 1 mq di pannello solare per soddisfare le normali esigenze di un cittadino le potenzialit teoriche del solare termico nella nostra Provincia sono di circa 400.000 mq. Le reali potenzialit sono determinate dalle utenze vocate suddivise fra:

Collettori solari nelle utenze vocate Strutture ospedaliere Strutture scolastiche Strutture sportive Strutture turistiche Residenze monofamiliari Totale

Provincia di Lucca (mq) 2079 242 1041 18220 80500 102082

Nel complesso si ha un potenziale di circa 100,000 mq di pannelli solari Lobiettivo minimo del 22.5% posto dal PER porta ai benefici seguenti: Potenza istallabile Mtep risparmiati Riduzione di CO2 (t/anno) 22500 mq di pannelli 0,00075 400

La valutazione del risparmio energetico e delle emissioni evitate stata fatta con lipotesi che lenergia prodotta da fonte solare sia in sostituzione di energia prodotta con apparecchiature precedenti alimentate per met a metano e per met ad elettricit. Riguardo questultima le emissioni sono state valutate tenendo conto che lenergia venga prodotta mediante centrali convenzionali ad olio combustibile con rendimento del 40%.

Architettura Bioclimatica Per fruttare al meglio lenergia solare e potenziare leffetto dei pannelli si pu fare una serie di interventi quando si costruisce o si ristruttura un edificio. Da qui il concetto di architettura bioclimatica che sfrutta al massimo il calore del sole ma studia soluzioni per rinfrescare nei mesi pi caldi. Quindi prima si invitano i proprietari di immobili pubblici o privati a considerare o a far considerare questi tre aspetti: lorientamento che deve tener conto del ciclo solare e del flusso dei venti la variazione delle temperature medie e dellumidit relativa
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leventuale presenza di alberi intorno allimmobile Gli interventi pi caratterizzanti sono: vetrate con vetri termici condotti per la ventilazione degli ambienti ed il passaggio di aria calda allinterno di doppie vetrate, muri interni e solai serre, sulla parete Sud collegate ai locali abitati muri con intercapedini riempite di sassi un muro di Trombe, cio una parete che abbia vetrata, muro ad alta inerzia termica, intercapedini e condotti per il flusso di calore e la ventilazione una stufa inserita nel muro centrale a massa termica (distribuisce il calore in condotti interni sia lungo il perimetro sia ai piani superiori) se il clima molto freddo (Garfagnana), perch in questo modo possibile potenziare il sistema di riscaldamento tradizionale un patio centrale con vetrate aperte sui diversi locali, nelle zone pi calde (Versilia) schermature come frangisole e tende a lamelle, serre o verande sul lato sud in diretta comunicazione con i locali abitati, pareti di alberi o rampicanti e specchi dacqua per evitare il surriscaldamento estivo. Interventi di questo tipo sono vivamente raccomandati e si collocano fra la produzione da fonte rinnovabile ed il risparmio energetico. Bisogna peraltro rimarcare che anche per larchitettura bioclimatica occorrono degli adeguamenti normativi complessi. Risulta infatti indispensabile ad una larga diffusione di questa edilizia lemanazione di specifiche norme che garantiscano laccesso al sole e di strumenti urbanistici che definiscano lorientamento dei lotti e le interdistanze dei fabbricati, parametri indispensabili per una urbanistica solare. Nelle norme urbanistiche si devono prevedere i seguenti punti: nelle aree dove possibile una nuova edificazione, e nei casi in cui non sussistano obblighi di mantenimento delle condizioni di bordo delle strutture murarie perimetrali, la localizzazione e lorientamento dei nuovi edifici dovranno massimizzare lapporto di energia solare passiva per una migliore captazione solare ed un pi efficace bilancio energetico si preferiranno ampie superfici vetrate verso Sud e verso Est ed Ovest. Per i lati Nord saranno da preferire dimensioni pi contenute, fino al limite del minimo rapporto di finestratura per i locali interni. I sistemi di oscuramento e ombreggiatura saranno sia fissi che mobili. Tutto ci dovr tendere allo sfruttamento dellenergia solare nel periodo invernale, al controllo dellinsolazione nel periodo estivo ed allottenimento di un adeguato livello di illuminamento naturale in relazione ai diversi orientamenti e funzioni dei locali. Il numero delle aperture sul fronte Sud deve essere non minore di quello
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sul fronte Nord e dovr tendere al massimo consentito per i fronti Sud ed al minimo consentito per i fronti a Nord. Le logge, le serre, le verande ed i balconi dovranno essere progettati curandone la corretta collocazione sulle facciate in ragione della loro funzione di regolazione e filtro climatico (ombreggiatura, protezione) nonch ovviamente per la preferenza ad essi riservata dagli utenti. Inoltre va favorita la funzione di captazione dellenergia solare passiva se rispondente alle caratteristiche minimali indicate per le serre solari. Questi elementi potranno essere arricchiti da graticci con rampicanti stagionali, schermature mobili, ecc, purch progettati unitariamente. Definizione di nuovi metodi di calcolo della cubatura al netto degli accorgimenti bio-climatici quali serre, verande, ispessimenti murari atti ad incrementare lisolamento e linerzia termica.

Standard tecnici e prescrizioni territoriali (solare termico) (PER) - in edifici storici gli impianti solari debbono essere adagiati sulla copertura inclinata e gli eventuali serbatoi devono essere posizionati all'interno degli edifici stessi; - in edifici non storici gli impianti solari debbono essere adagiati sulla copertura inclinata, mentre i serbatoi potranno essere sia adagiati sulla copertura inclinata come posizionati nell'interno dell'edificio; nel caso di edifici non storici a copertura piana i pannelli solari ed i loro serbatoi potranno essere installati con l'inclinazione ritenuta ottimale, curandone comunque l'installazione nella parte centrale della copertura, o comunque in quella meno visibile dal piano stradale sottostante;

- negli edifici ubicati nelle aree a parco e riserva naturale da considerarsi prioritaria l'installazione di impianti solari al fine di raggiungere quanto pi possibile l'autonomia energetica, quale contributo ad una maggiore "qualit ambientale" della stessa area protetta.

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2.1.1.5

Biomasse

Le foreste coprono circa il 51 % della superficie della Provincia ed costituita da: cedui semplici 20,35% fustaie di latifoglie 19,74% fustaie resinose 5,17% cedui composti 2,61% fustaie di resinose e latifoglie 1,86% macchia mediterranea 0,35% La biomassa presente nella Provincia di Lucca concentrata nellarea comprendente la Garfagnana e la Mediavalle perch come possiamo vedere dalla cartina ricca di foreste che sono le maggior produttrici di materiale organico sfruttabile. In questarea infatti la biomassa presente deriva per il 75% dalla regimazione e pulizia del bosco e del sottobosco deciduo; importanti sono i lavori di manutenzione dei castagneti che forniscono un gran quantitativo di materiale, anche se oggi la coltivazione del castagno ha perso la sua importanza economica nellarea. Il restante 25% deriva dai residui dellagricoltura (steli dei prodotti cerealicoli, potatura), e in minor parte dalla manutenzione di strade, parchi, giardini, nonch scarti di lavorazione di segheria e di industrie edili. La risorsa pi conveniente da sfruttare deriva quindi dalla pulizia e dalla manutenzione dei boschi.

Provincia di Lucca: Biomassa essiccata da residui forestali (Tonn/anno); Anno 1996: Foresta alta Bosco ceduo Bosco ceduo Totale Provincia puro complesso Provincia Lucca 2.868 11.262 103 14.233
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FONTE:Rapporto sullo Stato dellAmbiente in Toscana 1997

Biomassa essiccata da residui forestali (Tonn/anno) 151 2238


Foresta alta Bosco ceduo puro Bosco ceduo complesso

11262

Provincia di Lucca: Biomassa essiccata da residui di coltura arboree (Tonn/anno); Anno 1996: Vite Ulivo Alberi da frutto Provincia Totale Provincia Lucca 4.025 4.881 521 9.427

Fonte: Rapporto sullo Stato dellAmbiente in Toscana 1997

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Biomassa essiccata da residui di colture arboree (Tonn/anno) 151

2238

4881

Vite Ulivo alberi da frutto

Provincia di Lucca: Biomassa essiccata da rifiuti agro-idustriali da rifiuti agroindustriali (Tonn/anno); Anno 1996: Acini Bucce Imballaggi Cartone Totale Provincia Lucca 2.238 12.821 151 1.732 16.942

Fonte: Rapporto sullo Stato dellAmbiente in Toscana 1997

Biom assa essiccata da rifiuti agro-industriali (Tonn/anno)

1732 151

2238
acini Bucce Imballaggi Cartone

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Nota:

Imballaggi, cartoni, e comunque biomassa non pura, sono esclusi dalla possibilit di utilizzo negli impianti previsti nel presente programma

Utilizzando un impianto a combustione diretta si pu sfruttare questo materiale per la produzione di energia elettrica, che combinato ad un sistema di teleriscaldamento, pu fornire fluido caldo utilizzabile da destinare alla popolazione per il riscaldamento domestico ecc.. Negli impianti a combustione diretta infatti, circa il 60 % dellenergia prodotta viene disperso sotto forma di calore, integrandovi il sistema di teleriscaldamento si riesce quindi, ad ottimizzare il risparmio energetico.
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Perch questo impianto sia efficiente nel fornire acqua calda, deve essere situato in una posizione relativamente vicina ai centri abitati (per evitare leccessiva dissipazione di calore durante il trasporto del fluido), a qualche km di distanza dai centri abitati. Affinch questo porti un vantaggio sia a livello energetico che economico si deve trovare a una distanza ottimale dai siti di raccolta della biomassa. Esiste infatti la necessit di ridurre le spese dovute al trasporto e riducendo la distanza media dai siti di raccolta si ottimizzano sia il traffico medio delle strade interessate sia la quantit di emissioni nellatmosfera da parte dei mezzi coinvolti nel trasporto del combustibile. Chiaramente limpianto verr posto nella zona della Mediavalle-e Garfagnana, dove, come abbiamo precedentemente rilevato, la zona dove pi facilmente reperibile la biomassa, dove si pu avere un flusso costante, data la grande quantit, di combustibile disponibile. Larea totale da dove pu provenire la biomassa di circa 900 kmq, fornendo una quantit di biomassa stimabile intorno 100000 t/ anno. Larea attraversata dalla strada ss 12 del Brennero e dalla Via Ludovica, che sono le due vie di comunicazione principali che possono ospitare il trasporto di materiali su gomma. Larea percorsa, da Nord a Sud dalla rete ferroviaria, che per non ancora organizzata sufficientemente per sopperire al trasporto di questo materiale. Sono possibili dei potenziamenti futuri della linea quindi anche il trasporto su strada ferrata diventerebbe importante. Il trasporto via fiume non possibile perch i bacini principali (fiume Serchio e torrente Lima) hanno regime torrentizio, inadatti quindi per il trasporto del materiale. Un sito favorevole dove installare questo genere di impianto si deve trovare in una posizione baricentrica nellarea di raccolta del materiale, deve essere facilmente raggiungibile dai maggiori assi viari e deve avere possibilmente una stazione ferroviaria vicina. Il sito deve inoltre presentare la possibilit a livello territoriale di ospitare una centrale a combustione diretta si deve perci trovare preferibilmente in una zona pianeggiante abbastanza vasta lontana dai centri abitati. La raccolta del materiale non dovr essere effettuata in modo indiscriminato, ma dovr essere salvaguardata la specificit biologica del sottobosco. Bisogner anche cercare di incentivare il mantenimento a coltura dei castagneti, che oltre a fornire un quantitativo notevole di combustibile, opera in senso positivo per salvaguardare lequilibrio idrogeologico dei versanti dei rilievi, evitando quindi, lo spopolamento delle montagne. Il reperimento del combustibile potr essere organizzato e svolto dalla centrale stessa, ma anche attraverso lorganizzazione di cooperative per la raccolta, contribuendo cos alla formazione di nuovi posti di lavoro.
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Con la quantit disponibile e tenendo conto che parte della risorsa destinata ad altro uso, si possano avere a disposizione circa 70000 t/anno per un impianto a combustione diretta della potenza di 10 Mwe e circa 15 MW di energia termica. In conclusione la produzione annua di questa centrale sar di circa 70 GWh; il fabbisogno annuo di energia elettrica della Provincia di Lucca di 2.600.GWh, quindi questa centrale riuscir a coprire lo 2.7 % del fabbisogno energetico totale pari ad un risparmio di circa 19000 tep, e ad un calo di immissione di circa 70000 t di CO2 nellatmosfera, andando a contribuire al controllo delleffetto serra.

Poich la biomassa distribuita su tutto il nostro territorio montano, deve essere incentivato il suo utilizzo su piccoli impianti di riscaldamento pur tenendo conto che a causa delle possibili emissioni di particolato molto nocivo bisogna inoltre prestare particolare cura alle camere di combustione. Standard tecnici e prescrizioni territoriali (biomasse) (PER) Lo sviluppo degli impianti deve essere collegato alla capacit di produzione e/o reperimento della biomassa nell'ambito territoriale di competenza dell'impianto. Devono essere localizzati laddove questi minimizzano la movimentazioni di combustibile ed il corrispondente aggravio del traffico stradale.

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2.1.2

COGENERAZIONE

La cogenerazione una tecnologia che consente di produrre simultaneamente energia meccanica-elettrica e termica da una unica sorgente di energia primaria, rendendo possibile un risparmio di combustibile dellordine del 44%. Oltre a contenere la spesa energetica, si riduce limmissione di gas inquinanti in atmosfera contribuendo alla salvaguardia dellambiente. La cogenerazione interessa sia il fronte dellapprovvigionamento energetico delle attivit produttive che quello dei consumi civili (pubblici e privati); questa caratteristica rende possibili e perseguibili interazioni positive fra i diversi settori, programmando in modo corretto gli interventi. Deve essere incrementata la realizzazione di impianti di cogenerazione con uso del calore recuperato a fini tecnologici o per riscaldamento o raffreddamento ad uso civile e/o industriale. La realizzazione di impianti di cogenerazione, teleriscaldamento e teleraffreddamento consente di ridurre le emissioni complessive di CO2. La produzione presso centrali tradizionali ENEL di energia elettrica comporta emissioni di circa 750 gCO2/kwh elettrico (elaborazione su dati ENEL 1990). Nel caso di un impianto di cogenerazione alimentato a gas metano, con un rendimento elettrico del 35% ed un rendimento termico del 40%, le emissioni specifiche valgono 320 gCO2/kwh elettrico, con un risparmio, pertanto di circa 430 gCO2/kwh elettrico autoprodotto. La realizzazione di interventi di cogenerazione consente di ottenere una riduzione sui costi dellenergia che si riflette su un miglioramento della competitivit aziendale complessiva. Nel caso di impianti di teleriscaldamento/raffrescamento ad uso civile tali effetti si possono riflettere sulla diminuzione della spesa complessiva degli utenti. Con tale termine si identifica un sistema rispondente a requisiti e definizioni generali stabilite nelle norme CTI-UNI 80887 del Febbraio 1987, con potenza elettrica installata pari almeno al 10% di quella termica alimentato a gas naturale che produce energia elettrica e calore che viene immesso in una rete distributiva a servizio di un comparto urbano esistente o programmato, con destinazione civile (residenziale, commerciale, terziario), per soddisfarne i relativi fabbisogni, restando inteso che eventuali significative quote di utilizzazione industriali saranno trattate a parte, essendo regolate dal sistema tariffario industriale. La rete di teleriscaldamento per intrinseca caratteristica con indeterminatezza della domanda, deve necessariamente costituire un sistema dinamico ed aperto, accessibile a tutti i potenziali utilizzatori del comparto urbano interessato, potenzialmente sviluppabile per soddisfare la crescita della domanda degli utilizzatori gi allacciati che dei nuovi ubicati sotto rete o in aree dove la stessa pu essere estesa.

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Dai dati riportati sulla situazione dellindustria lucchese e dai dati relativi a questa fonte energetica sopra riportati si deduce che c spazio e convenienza per nuovi interventi di cogenerazione. Considerando limportanza di questa produzione energetica, si d lindirizzo di estendere la sua applicazione a tutte le situazioni che lo consentono. Lindustria cartaria della Provincia di Lucca si differenzia da quella nazionale per la presenza massiccia di due settori: quello delle carte per ondulatori e quello delle carte per uso igienico sanitario, con presenze marginali nel settore cartoncino e trascurabile per carte monolucide per imballaggi flessibili. Tale caratterizzazione comporta un diverso rapporto (rispetto alla media nazionale) del fabbisogno di energia per usi termici di processo (T) rispetto allenergia elettrica richiesta (E). Infatti mentre tale rapporto (T/E) sulla media nazionale pari all 1.11% nel caso dellindustria cartaria lucchese tale rapporto medio ponderale corrisponde ad 1.37 (45.2% di carte per ondulatori con rapporto 2.17, 51.6% di carta tissue con 0.56 e 3.2% di cartoncini con rapporto di 3.31). Nellelaborazione dei dati relativi alla valutazione dellapporto dellindustria cartaria alla limitazione delle emissioni di anidride carbonica nella produzione di calore di processo si tenuto conto di tale rapporto medio che ha portato il valore medio del consumo specifico del calore di processo per lanno 2000 a 9.237 Mj/kg (contro la media nazionale di 8.462 Mj/kg). Come si evince dalla tabella sotto riportata con gli interventi di natura tecnologica atti a conseguire un ulteriore miglioramento del fabbisogno specifico del calore di processo si ottenuta nellanno 2000 una diminuzione di emissione di CO2 di circa 49000 t/a e si otterr nel 2010, rispetto alle emissioni di CO2 tendenziali una riduzione di oltre 109000 t/a (circa il 9%). APPORTO INDUSTRIA CARTARIA DELLA PROVINCIA DI LUCCA ALLA LIMITAZIONE DELLE EMISSIONI DI CO2 NELLA PRODUZIONE DI CALORE DIPROCESSO:
Anno Produzione cartaria (t/a) Situazione fabbisogno primario per gli usi termici di processo Emissioni di CO2
Dati tendenziali 1.550.000 2.027.000 (tep/a) 392.802 513.878 (t/a) 945.725 1.233.163 Dati con interventi (tep/a) 375.584 468.345 (t/a) 893.892 1.124.028

Riduzione emissioni CO2


Rispetto al valore tendenziale a seguito interventi (tep/a) (t/a) % 17.218 48.833 5,18 45.533 109.135 8,85

Lapporto della nuova cogenerazione, tenendo conto dello sviluppo del settore cartario a Lucca da qui fino allanno 2010 stato studiato nella tabella sottostante da parte di Assocarta, unitamente al potenziamento degli impianti esistenti. Rispetto ai dati nazionali corrispondenti si tenuto conto, come detto in precedenza, del diverso rapporto T/E che comporta quindi una minore necessit di energia elettrica nel settore cartario lucchese rispetto alla media nazionale.
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Gi infatti nellanno 2000, tenendo conto del numero notevole di impianti di cogenerazione installati nelle cartiere lucchesi del tipo combinato gas/vapore il consumo specifico elettrico stato di 0.558 kWh/kg con un energia primaria equivalente di 5.284 Mj/kg (contro 7.623 Mj/kg della media nazionale). Si anche tenuto conto nella conversione in energia primaria equivalente di un rendimento medio di produzione ponderale di energia di 51.8% influenzato dalla cogenerazione, contro la media di rendimento per lindustria cartaria nazionale di 40.5%. APPORTO INDUSTRIA CARTARIA DELLA PROVINCIA DI LUCCA ALLA LIMITAZIONE DELLE EMISSIONI DI CO2 ATTRAVERSO IL POTENZIAMENTO DEGLI IMPIANTI ESISTENTI E LA REALIZZAZIONE DI NUOVI IMPIANTI DI COGENERAZIONE PER LA COPERTURA DI PARTE DEI NUOVI FABBISOGNI DI PROCESSO ENTRO IL 2010: Produzione elettrica nuove Incremento unit di produzione cogenerazione cartaria tipo CCC 2000-2010 (t/a) (GWh/a) 265 477.000 356 621 Risparmio di energia primaria rispetto agli impianti convenzionali (tep/a) 265 356 55.425

Tipo di Intervento

Emissioni di CO2 (t/a)

Potenziamento Nuove unit Apporto totale nuova cogenerazione entro il 2010

29.349 26.076 170.155

Risulta in conclusione che il risparmio di energia primaria al 2010 ammonter a 55425 TEP/anno (costituiti da prodotti petroliferi). Inoltre le emissioni di CO2 nellatmosfera si ridurranno da un minimo conservativo di 170155 t/anno ad un massimo che pu ritenersi realistico di 211152 t/anno. Oltre a questi interventi tipicamente industriali e legati alle prospettive dellindustria nella Provincia il presente programma vuole indirizzare verso la media e piccola cogenerazione legata essenzialmente al settore commerciale e dei servizi (alberghi, piccoli ospedali, centri sportivi, comunit ). Per esempio sono state installate delle turbine a gas di piccola taglia particolarmente adatte per la piccola industria dove viene particolarmente avvertito il problema della continuit della fornitura di energia.
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LAgenzia per lenergia sta promovendo questi piccoli impianti ed il teleriscaldamento per cercare di aumentare di circa il 5% il contributo a risparmio ed emissione che la grande cogenerazione gi in grado di dare. 2.2. RISPARMIO ENERGETICO In questo paragrafo si illustreranno le linee guida per procedere ad operazioni di risparmio energetico, ritenendolo insieme ai trasporti, il settore, dove per la nostra provincia sia possibile raggiungere i risultati energetico-ambientali pi significativi alla luce degli obiettivi del presente piano riportati nellIntroduzione. Per risparmio energetico intendiamo quellintervento che si ripromette lobiettivo di ottenere la stessa produzione di beni e servizi, ovvero lo stesso beneficio, con il minor consumo di energia. Risparmiare energia eliminando gli sprechi, migliorando i processi produttivi o la gestione dei flussi di energia o di materia, modificando le apparecchiature, recuperando gli scarti (compreso il calore) uno stimolo allinnovazione tecnologica ed ha effetti positivi sulla qualit dei prodotti o sui costi di produzione contribuendo ad accrescere la competitivit dellimpresa. Naturalmente il concetto di risparmio energetico esposto si applica non solo ai processi produttivi ma anche al terziario e agli usi domestici. In generale il risparmio energetico non una operazione gratuita, per a fronte di un certo onere economico si hanno dei minori costi conseguenti al minor consumo energetico che lintervento di risparmio o di uso razionale dellenergia consente. A questo proposito si parla di tempo di ritorno dellinvestimento, cio dopo quanto tempo i minori costi conseguenti ai minori consumi energetici permettono di recuperare la spesa sostenuta. Questo periodo di tempo che varia a seconda del tipo di intervento e del processo produttivo, pu andare da alcuni mesi a pi anni. In base a diagnosi energetiche o studi di fattibilit effettuati dall ENEA sono state individuate diverse tipologie di interventi di uso razionale dellenergia che vanno dalla modifica dei contratti di fornitura energetica ad interventi ben pi onerosi come le modifiche di impianto oppure la cogenerazione. Gli interventi pi frequentemente proposti sono qui riportati

Interventi Proposti

Modifiche Impianto Modifiche

Tempo ritorno medio investimento (anni) 3 <1

Tipo investimento

Medio Alto Basso o Nullo


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Contrattuali Recupero Calore Rifasamento Modifiche Gestionali Cogenerazione

3 <1 <1 >5

Medio Basso Basso Alto

le modifiche di impianto riguardano in genere la sostituzione di apparecchiature, componenti o addirittura parti di impianto con altre aventi maggiore efficienza energetica: gli interventi sugli impianti di produzione del calore e sulle linee di distribuzione dellenergia elettrica e del calore; altre iniziative che prevedono operazioni quali il rischio di materia prima. le modifiche gestionali consistono nel dare continuit di funzionamento agli impianti, nellutilizzare le potenzialit degli stessi nelle condizioni di massimo rendimento possibile (pi intensiva utilizzazione degli impianti), nel fare la manutenzione, nel programmare i carichi (in particolare riducendo il carico elettrico di punta mediante una adeguata gestione dei carichi elettrici parziali); in questa tipologia di interventi rientra anche il miglioramento dei rendimenti delle caldaie e leliminazione degli sprechi.

Autodiagnosi Energetica Con questo termine si intende tutta una serie di operazioni svolte dallente preposto, dallenergy manager pubblico o privato, dallartigiano, dal commerciante e dai singoli cittadini aventi lobiettivo di individuare le opportunit di risparmio energetico: Raccolta bollette ed altri dati energetici Analisi del processo produttivo e dei servizi ed individuazione dei flussi di energia (vettori energetici quali vapore,acqua calda, aria compressa, energia elettrica, combustibili ecc); Costruzione dei modelli di consumo elettrico e termico; Individuazione dei possibili interventi di risparmio energetico; Analisi costi-benefici: valutazione degli investimenti da effettuare e dei risparmi energetici in termini economici per calcolare la redditivit delle proposte;
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Controllo periodico dellandamento dei consumi energetici e dei rendimenti dei vari impianti.

L' autodiagnosi deve permettere di individuare e valutare leffettiva realizzabilit degli interventi di razionalizzazione del processo produttivo che portano a risparmiare energia e che sono a basso investimento e a breve ritorno; poi degli interventi pi impegnativi, cio a maggiore investimento e a medio lungo ritorno, da fare eventualmente in occasione di ampliamenti o modifiche del processo produttivo (dove un miglioramento pu essere indotto proprio dallintervento di risparmio energetico); in questo secondo caso deve essere fatta una valutazione pi approfondita sulla convenienza, una vera e propria diagnosi. L autodiagnosi importante perch: una chiave per valutare il processo produttivo, la sua razionalit, in quanto gli aspetti energetici sono strettamente legati alle varie fasi dellattivit dellimpresa; Permette di conoscere il valore dellenergia allinterno dellimpresa, di individuare le aree dove possibile intervenire per razionalizzare luso e fare una graduatoria dei possibili interventi; Permette di avviare la diagnosi vera e propria nel caso in cui venissero rilevate gravi irregolarit energetiche, con un risparmio sul costo della diagnosi stessa; risultato, delle esperienze passate, che la probabilit che le misure finalizzate alluso razionale dellenergia fossero effettivamente adottate molto pi alta quando coinvolto un addetto dellazienda. Nelle tabelle 1, 2 e 3 sono riportati, in corrispondenza di possibili problematiche energetiche relative al processo produttivo o ai servizi (illuminazione, riscaldamento, ecc), i criteri ed i parametri per individuare gli interventi pi convenienti e giudicare la validit, oltre che le possibili soluzioni che permettono di risolvere o migliorare le irrazionalit energetiche rilevate, almeno quelle pi evidenti e che hanno un ritorno economico. Si distingue tra risparmio di energia elettrica e risparmio di energia termica perch diversi sono gli accorgimenti da adottare nonch i risultati conseguibili, essendo lenergia elettrica in forma finale mentre quella termica deve essere prodotta.

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Tab. 1 - Energia elettrica CAMPO DI INDAGINE PARAMETRI POSSIBILI SOLUZIONI revisione ed ottimizzazione del lettura bolletta ENEL: tensione di 1. Contratto di fornitura energia contratto di fornitura dell'energia consegna, potenza impegnata, elettrica
regime di utilizzazione, prelievi per potenza ed energia attiva

elettrica in funzione delle reali necessit da parte dell'utenza

2. Sfasamento impianto elettrico

lettura bolletta ENEL: valori di costi installazione di condensatori d rifasamento (conveniente per valori (che non deve essere inferiore a 0,9) Perdite di energia nelle linee e di costi inferiori a 0,85 / 0,80) e consumi di energia reattiva cadute di tensione che portano a presenza di importanti carichi rifasamento distribuito se ci sono alte perdite interne di distribuzione decentrati sulle reti elettriche penalit tariffarie

3. Illuminazione uffici

di

locali

ed superficie da illuminare

ore annue di accensione delle lampade

installazione lampade ad alta efficienza (fluorescenti al neon o compatte) in luogo di quelle tradizionali ad incandescenza (convenienza laddove vi la necessit di un uso prolungato e senza accensioni troppi frequenti) dimensionamento delle macchine pi aderente possibile alle reali necessit di esercizio (sostituzione di quelle funzionanti a meno del 50% del carico nominale) se il fattore di carico variabile possibile regolare le portate (e quindi la potenza) adeguandole alle esigenze del momento, mediante inverter riduzione delle punte e dei periodi di marcia a basso carico o a vuoto adozione motore alto rendimento (in caso di sostituzione de] vecchio o di manutenzione straordinaria) convenienza maggiore quanto maggiore il numero di ore l'anno di esercizio (generalmente pi di 2000 ore/anno)

4. Motori elettrici
-

potenza massima richiesta (di targa) Verifica del dimensionamento potenza assorbita o media di funzionamento (rilevabile con dei macchinari misurazioni fatte con apparecchi Verifica dei rendimenti specifici o in base a valori teorici Gestione dei carichi elettrici verificando carico medio, punte Ricorso a tecnologie pi richieste e tempo di lavoro a basso avanzate ed efficienti carico) ore annue di funzionamento et: per un motore giunto a fine vita deve essere valutata la convenienza a sostituirlo o a ricondizionarlo (riavvolgimento) rendimento medio del motore ordinario che dovrebbe essere sostituito e di quello nuovo

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Tab. 2 - Energia termica


CAMPO DI INDAGINE

1.Combustibile utilizzato condizioni di fornitura

POSSIBILI SOLUZIONI sostituzione del combustibile utilizzato (migliori prestazioni con costo dei combustibili I combustibili hanno diversi poteri spesa termica annua impianti a metano) calorifici per cui, in relazione al lettura bolletta del gas (tipo di revisione ed ottimizzazione del prezzo, hanno una diversa contratto di fornitura del metano fornitura, livello di utilizzazione, convenienza prelievo di metano)

PARAMETRI

e consumi termici

2. Centrale termica rendimento dei generatori di calore sostituzione caldaia, se vecchia e/o Produzione acqua calda o vapore o con basso rendimento (< 75-80%) (%) aria calda per usi produttivi o potenza (in kW o in kcal/h) sostituzione bruciatore poco
riscaldamento ambienti Verifica dei rendimenti Dimensionamento dei generatori

efficiente con uno adatto al et generatore del calore temperatura del mantello del manutenzione caldaia per migliorare generatore il rendimento e rispettare la temperatura dei fumi ed eventuali normativa prevista dal DPR 412/93 perdite di calore caldaia se la altri dati, oltre a questi, sono coibentazione temperatura superficiale del desumibili dal libretto di centrale o mantello del generatore supera i 50consultando chi fa la manutenzione 600C temperatura fumi recupero calore residuo temperatura esterna. grado di coibentazione coibentazione dimensionamento in alimentazione e consumo unitario e all'utilizzo periodo di accensione

3.Forni
(fusori, per cottura ecc.)

relazione

4. Rete di distribuzione del calore


Apparecchiature e attraversate da fluidi caldi tubazioni

coibentazione delle tubazioni in caso di rivestimento isolante inadeguato, rotto o mancante, con perdite di energia termica trasmessa del 1020%

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differenza tra temperatura ambiente e temperatura dei fluidi termovettori

5. Possibilit di recupero del calore


Calore disponibile nei prodotti della combustione a media-alta temperatura avviati al camino da parte di un generatore di calore, forno o simile impianto

temperatura e quantit del calore recupero calore dai fumi caldi e riutilizzo nel processo produttivo o utilizzato e di quello residuo nel riscaldamento degli ambienti presenza di utenze che potrebbero (conviene quando in alternativa si utilizzare il calore residuo dovrebbe aumentare la potenza temperatura e quantit di calore della caldaia) richiesta da tali utenze

6. Recupero energetico dei residui necessit di avere calore per H recupero di questi scarti e tramite di lavorazione riscaldamento degli ambienti o per il una specifica caldaia produzione di
Residui derivanti dall'attivit produttiva (es. lavorazione legno) 7. Dispersioni della struttura edilizia Perdite di calore che si verificano tramite le pareti, i serramenti e la copertura dell' edificio Elevata altezza dei locali (con forte stratificazione termica) attenuazione della stratificazione termica mediante applicazione di un controsoffitto coibentato o l'utilizzo di ventilatori coibentazione delle pareti. soprattutto m caso di rifacimento delle facciate installazione di doppi vetri 8. Esigenza di condizionamento e/o necessit di riscaldamento e installazione pompa di calore calore a bassa temperatura raffrescamento elettrica o ad assorbimento in processo produttivo richiedente basse particolare in presenza di possibili temperature recuperi di calore possibilit di recuperare calore recupero di questi scarti e tramite una specifica caldaia produzione di calore processo produttivo possibilit di bruciare gli scarti volumetria riscaldata altezza dell'edificio anno e materiale di costruzione superficie dei serramenti ore/anno di riscaldamento temperatura misurata a soffitto superfici e spessori delle pareti calore

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Tab. 3 - Cogenerazione CAMPO DI INDAGINE 1. Convenienza alla autoproduzione di energia elettrica


PARAMETRI POSSIBILI SOLUZIONI andamento dei consumi elettrici e installazione di un impianto termici nell'anno e in una appropriato per la produzione giornata tipo congiunta di elettricit e calore spesa per energia elettrica e (cogenerazione); il calore combustibili recuperato dal raffreddamento continuit della fornitura di motore e dai fumi di scarico viene energia elettrica impiegato per riscaldamento temperatura a cui viene richiesto ambiente, produzione di acqua il calore calda, servizi tecnologici rapporto domanda termica l'energia elettrica prodotta in domanda elettrica eccesso pu essere scambiata o potenza elettrica richiesta ceduta all'ENEL esiste anche la possibilit nel caso di grosse produzioni di calore in eccesso di cederlo ad utenze (necessariamente limitrofe) industriali o civili

Nel novembre 1999 lAmministrazione Provinciale ha varato la campagna di autocertificazione e controllo degli impianti termici in ottemperanza al DPR 412/93 e DPR 551/99 che dovrebbe portare ad una riduzione del 10-15% dei consumi energetici con una conseguente emissione di CO2 in atmosfera. A complemento si dovrebbero attivare le campagne dei Comuni di Lucca, Capannori e Viareggio che hanno una popolazione superiore a 40000 abitanti estendendo i benefici energetici ed ambientali a tutta la Provincia. Per la valutazione degli effetti complessivi delle azioni di Risparmio Energetico, stato ritenuto valido un campione significativo del parco edilizio, individuato dalla Regione Toscana, in occasione della stesura del PER; questo campione significativo considerando gli interventi gi attuati sul tessuto urbano con lattuazione della Legge n 10/91, stato riportato, su circa l1% del patrimonio edilizio provinciale.
Tipo dintervento
superfici vetrate superfici opache isolamento del tetto Manutenzione impianto Termoregolazione impianto

Numero di abitazioni Interessate


262 262 53 210 210 320 320 66 180 180

Tep Risparmiati

Kg CO2 evitata
745256 745256 153708 418480 418480

Si pu considerare una penetrazione delle suddette strategie del 30% per quanto attiene interventi diretti sugli edifici e invece del 50% per quanto riguarda gli interventi sugli impianti, si ottengono i seguenti effetti:
Mtep risparmiati CO2 evitata

0,025 91160 t/anno

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2.3. TRASPORTI La crescente esigenza di mobilit di persone e merci una caratteristica della societ moderna. Ci dovuto non solo allo sviluppo economico, ma anche allaumento del tempo libero, al decentramento delle attivit produttive e delle residenze, a modelli di comportamento che vedono lautovettura privata simbolo di libert e di affermazione individuale. Questo ha portato in tutto il mondo industrializzato e quindi anche nella nostra Provincia ad un aumento del volume del traffico passeggeri per chilometro e ad un aumento dei consumi energetici. Basti pensare che un terzo dei consumi energetici a livello nazionale, da attribuire ai trasporti. L attuale sistema della mobilit basato sulla gomma e sul trasporto individuale di persone e di merci, tra le cause principali dellinquinamento acustico e atmosferico (i trasporti sono responsabili di pi del 25% delle emissioni nazionali di gas inquinanti), dello spreco energetico e della congestione del traffico che rendono sempre pi insostenibile la vita nelle nostre citt. Sono aumentati i rischi per la salute conseguenti sia allinquinamento acustico che a quello atmosferico. Secondo il Ministero dellAmbiente oltre il 72% della popolazione del nostro paese esposta a livelli di rumorosit superiori ai limiti massimi previsti e nelle citt laumento di patologie polmonari oscilla tra il 9 ed il 13%. E in aumento anche il numero di incidenti che coinvolgono pedoni,soprattutto bambini ed anziani, ciclisti e motociclisti. Non bisogna infine dimenticare i danni ai monumenti e loccupazione di spazio pubblico da parte degli autoveicoli, in citt come Lucca, ad alto pregio storico e culturale. Quindi appare evidente che per migliorare la qualit della vita e per ridurre i rischi alla salute bisogna intervenire. Intervenire per noi significa non soltanto migliorando lefficienza energetica dei mezzi di trasporto e promovendo modi di trasporto a ridotto impatto ambientale, in modo da ridurre luso di combustibile e le emissioni di gas inquinanti, ma soprattutto favorendo una mobilit sostenibile. Su questo problema di tipo globale sono state promosse numerose iniziative governative che potremmo ricordare: - le disposizioni comunali di limitazione del traffico nelle citt,nei giorni in cui la concentrazione atmosferica di ossido di carbonio e benzene supera i livelli di attenzione (DM 23 ottobre 1998); - la modifica del sistema degli incentivi per la rottamazione concessi dal governo italiano per favorire le auto a basso consumo, a metano, a GPL e a trazione elettrica; - il decreto Ronchi che impone a tutti i motorini messi in commercio a partire dal giugno 1999 il rispetto dei limiti di inquinamento, soprattutto da benzene (direttiva europea 97/24/CE); - i decreti ministeriali che impongono il controllo annuale delle emissioni dei gas di scarico degli autoveicoli in circolazione e che dettano le norme per la revisione dei
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veicoli a motore (DM del 5 febbraio 1996,del 30 dicembre 1997 e del 22 aprile 1998) Oltre a queste iniziative a livello nazionale occorre promuovere iniziative a livello locale che mirino a potenziare il trasporto pubblico, a rivalutare i percorsi pedonali e ciclabili in modo da disincentivare luso dellauto privata. A titolo dindirizzo: I Piani Urbani del Traffico (PUT) resi obbligatori per i Comuni con pi di 30000 abitanti che hanno lintento di migliorare la circolazione e la sicurezza stradale, ridurre i consumi energetici e le emissioni acustiche e di gas inquinanti; I fondi che le amministrazioni locali potranno utilizzare per finanziare progetti pilota di razionalizzazione della mobilit urbana che utilizzino mezzi di trasporto pubblici ,se del caso elettrici, e veicoli a due ruote; Listituzione della figura del Mobility Manager, responsabile della mobilit aziendale per ottimizzare gli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti; La promozione di forme di uso multiplo delle autovetture, che prevedono il pagamento di una quota proporzionale al tempo duso e ai chilometri percorsi (taxi collettivi, car sharing, car pooling); La razionalizzazione di trasporti urbani ed extraurbani con lintroduzione del concetto del servizio a chiamata; Campagne informative ai cittadini per promuovere comportamenti virtuosi che possano ridurre significativamente i consumi e di conseguenza le emissioni in atmosfera. Risulta molto difficile programmare lo sviluppo del settore trasporti nei prossimi 10 anni perch le possibilit di risparmio di combustibile e la riduzione delle emissioni dipende anche dalla capacit di innovazione tecnologica anche a livello veicolare che sicuramente subir delle accelerazioni molto significative (bassi consumi, idrogeno, ecc.). In questo programma si prendono a riferimento gli indirizzi dati nel Piano Energetico Regionale calandoli con effetto di scala nella specificit della nostra realt provinciale. Gli effetti di riduzione della CO2 indotta dallattuazione delle specifiche politiche promosse prima a livello nazionale e poi dal PER dovrebbero essere: Interventi sulla circolazione 700000 tonn/anno Interventi verso il maggior utilizzo del mezzo collettivo 55000 tonn/anno Interventi sul trasporto merci 40000 tonn/anno Interventi sulle teconologie veicolari e sui nuovi carburanti 85000 tonn/anno Dallipotesi e dagli indirizzi del PER la riduzione del consumo di combustibile sar circa di 72000 TEP.
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2.3.1. USO DI BIODIESEL NEL TRASPORTO PUBBLICO SU GOMMA IN PROVINCIA DI LUCCA. PREMESSA. Oggi e possibile far muovere mezzi di trasporto dotati di motori diesel, impiegandovi il cosiddetto biodiesel come carburante. Per biodiesel si deve intendere un carburante che e essenzialmente metil-estere ottenuto da biomasse. Per biodiesel, dobbiamo oggi tuttavia intendere metil-estere ottenuto da acidi grassi (FAME) ed consentito derivarlo da una variet di oli e grassi nuovi o usati, animali o vegetali. Fino a tempi recentissimi il biodiesel commercializzato, cio il metilestere, era ottenuto solo da un adatto olio vegetale (RME), nuovo o moderatamente usato, come e ad esempio lolio di colza. La derivazione da acido-grasso, un processo che produce il medesimo prodotto a partire da diversi materiali (multifeedstock), ha accelerato la standardizzazione del biodiesel inaugurata nel 1991 sul RME (NC 1190). Nel 1997 lAustria ha normato il FAME (NC 1191) seguita quindi dalla Germania (DIN 51606) nello stesso anno. E' prevista a breve termine una nuova standardizzazione UE del FAME. La produzione di biodiesel ha raggiunto pertanto una versatilit impensabile nel 1982 o nel 1988, quando, rispettivamente, sono iniziate la sperimentazione e commercializzazione del biodiesel, allora da solo olio di colza.

Aspetti delle produzione e del consumo del biodiesel. La combustione del biodiesel offre rispetto a quella dei combustibili tradizionali, metano compreso, emissioni di inquinanti pi ridotte, qualitativamente e quantitativamente; inoltre, pi il biodiesel combusto proviene da materiale usato, pi viene evitato ed effettivamente sostituito luso di combustibili fossili. In ogni caso, l'intercettazione e raccolta del multifeedstock adatto alla transesterificazione necessaria anche per il biodiesel, comporta comunque un beneficio per lambiente e le persone, poich questo materiale/rifiuto finirebbe per non raggiungere la componente acqua. La produzione del tipo multifeedstock, consente di ottenere una resa del 100%, cio trasforma in FAME tutte le molecole che nel feedstock complessivo hanno questo potenziale. Queste sono tutti i trigliceridi e anche tutti gli acidi grassi liberi. La resa e importante sotto due aspetti. Perch cali di resa del 10% abbassano i profitti anche del 25%; perch pi spinta e la resa, minore e il rifiuto che il processo genera.
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2.3.2 RIDURRE LINQUINAMENTO DA VEICOLI PRODUCENDO E UTILIZZANDO BIODIESEL DA RIFIUTI. Premesse le dovute cautele, ragionevole valutare la possibilit che offre il biodiesel da trazione quando prodotto da materiali usati. Nelle sezioni seguenti consideriamo luso di tale biodiesel nella parte di trasporto pubblico provinciale che avviene su gomma; tali considerazioni potrebbero essere applicate anche al trasporto pubblico su ferro che in provincia utilizza diesel fossile.

Dati sul trasporto pubblico su gomma in provincia. Il trasporto pubblico su gomma che e assicurato alle persone attraverso la provincia, copre ogni anno almeno 8.724.000 km muovendo fino a 209 autobus al giorno. Il carburante che assicura questo servizio annuale e diesel fossile per complessivi litri 3.140.000 (App.1).

Inserimento di biodiesel nel trasporto pubblico provinciale su gomma. Se gli attuali chilometri annuali in servizio pubblico con Clap e Lazzi dovessero essere effettuati con biodiesel, ne occorrerebbe un quantitativo di circa il 6% superiore a quello del diesel fossile. Sarebbero dunque necessari 3.328.400 litri di biodiesel. Questo maggior consumo e dovuto al minore valore di riscaldamento del FAME rispetto al diesel fossile: il biodiesel ha infatti un contenuto di ossigeno pari al 10% circa. Da aggiungere anche la modifica di elementi del motore dellautobus (diversi condotti in plastica) o di parti connesse ad esso (pompa, sistema di riscaldamento), attraversati dal biodiesel. Adattare un autobus ha costi variabili a seconda che il mezzo sia gi pi o meno FAME resistente. Probabilmente ancora da aggiungere, un cambio dellordinario olio del motore, accelerato di circa il 25% (=40.000km) rispetto agli autobus a carburante tradizionale. Lesperienza austriaca indica altrimenti completa compatibilit tra FAME e olio motore abituale26. Fabbisogno di feedstock per biodiesel necessario a Clap e Lazzi in provincia. Nella peggiore delle ipotesi per ottenere un litro di biodiesel da materiale usato, ovvero da rifiuti, occorre disporre di circa 1,3 litri di questi ultimi. Tenendo conto che i chilometri annuali Clap e Lazzi presuppongono un consumo di biodiesel che e pari
26

Il servizio pubblico con 40 autobus della citt di Graz e interamente a biodiesel da rifuti, e consente alla citt consistenti risparmi economici nella prevenzione dellinquinamento delle acque e dellaria, oltreche dellesercizio stesso degli autobus. La citt compra ora autobus costruiti con complete garanzie FAME. In Austria il retrofitting dei condotti in autobus Steyr SS 11 HUA 210, e Man NL 202, costa tra 15'000 e 20.000 scellini. Non risultano costruttori italiani che offrano i propri autobus gi standardizzati FAME o garantibili in questo senso: su questo v. App.2

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a quello di diesel fossile aumentato del 6% (corrispondenti a 3.328.400 litri), occorre allora disporre di un feedstock complessivo di circa 4.327.000 litri/anno. Non esistono stime dei rifiuti adatti alla produzione di biodiesel, rinvenibili in provincia di Lucca. Secondo estrapolazioni da stime Istat sul rilascio nazionale procapite di oli e grassi alimentari, abitazioni e attivit in provincia dovrebbero offrire 6 milioni di kg di questi residui, cio garantirebbero il feedstock necessario.

Stato delle intercettazioni provinciali del rifiuto/feedstock. Lintercettazione del materiale/rifiuto in questione, e pressoch inesistente in provincia per quello che riguarda le abitazioni, con raccolte specifiche appena iniziate nei soli Comuni di Lucca e Viareggio. Secondo raccoglitori di oli e grassi alimentari usati, che sono stati intervistati, in provincia sarebbe gi piuttosto capillare lintercettazione presso le attivit in genere. In ogni caso non risultano informazioni su uso o destinazione di questa intercettazione27. In ogni caso risulta che uno dei soggetti autorizzati dalla Provincia a gestire oli usati, ogni giorno trasforma in acidi grassi una quantit sconosciuta di rifiuti adatti, e tuttavia inclusiva di almeno 50t/settimana importate da fuori provincia. La gran parte degli acidi grassi cos prodotti sarebbe poi destinata a produzioni italiane di biodiesel da riscaldamento.

Prospettive per una produzione di biodiesel da rifiuti in provincia. Dal punto di vista di una produzione di biodiesel FAME da rifiuti, e garantito per autotrazione, la provincia di Lucca offre delle possibilit interessanti. - Vi esiste gi una attivit di trasformazione in acidi grassi dei rifiuti/feedstock. Questa risulta inoltre orientata ad aumentare comunque la produzione attuale e la destinazione a biodiesel. Vi esiste gi una intercettazione del rifiuto/feedstock. Questa sembra concentrata sul solo settore delle attivit, ma sembra offrire il potenziale per espandere la capillarizzazione della raccolta anche verso le abitazioni. Tra autorizzazioni provinciali e Albo dei gestori dei rifiuti, si possono contare gi almeno 16 entit interessate al feedstock. Esiste infine un punto di rilevanza generale. Risulta infatti che la produzione italiana di biodiesel da rifiuti sia estremamente bassa, e comunque sia considerata
27

La sola intercettazione del rifiuto/feedstock, comporterebbe: (a) una significativa riduzione del carico inquinante nelle acque, e (b) un aumento della raccolta differenziata e della purezza delle sue frazioni, in particolare quella destinata a compost.). Peraltro, risulta a chi scrive che nessun depuratore di acque in provincia, sia equipaggiato con apparato disoleatore

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non interessante da parte dei principali produttori nazionali, che per lo pi risultano infatti produrre RME. A favore del cosiddetto start-up della produzione va considerato anche quanto segue. E irrefutabile il beneficio igienico, anche dal punto di vista economico, della sostituzione del gasolio fossile con FAME, sia sul versante aria, che su quello acqua, che su quello dei rifiuti stessi (App.3). Ricordiamo anche che incombe sullItalia lapplicazione della 96/61/CE per cui le amministrazioni pubbliche sono costrette a inventariare la concentrazione in aria e acqua di un minimo di 21 famiglie di inquinanti, e a ottenere una loro riduzione a oltranza. E assodato il beneficio economico nei veicoli su gomma che sostituiscono il gasolio fossile con biodiesel (RME o FAME). In provincia, oltre al trasporto pubblico su gomma sono interessate alla immediata disponibilit di FAME anche le seguenti entit: ferrovie, agricoltori, marittimi.

APPENDICE 1. Dati sul trasporto pubblico di persone su gomma in provincia di Lucca. Fonte: comunicazioni Clap e Lazzi per lanno 2000 Km/a Clap km/a Lazzi fuel/a Clap fuel/a Lazzi bus/g Clap bus/g Lazzi ------------- -------------- ------------- -------------- ------------- -------------6'800'000 1'923'927 2'522'885 616'644 154 55 --------------------------------------------------------------------------------------------

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APPENDICE 2. Mezzi di trasporto standardizzati o garantibili al FAME. Lista al maggio 2000.


-----------------------------------------------------------------------------------------------------

Audi tutti i modelli tdi, automobili BMW modello 525 tds, automobili Mercedes-Benz serie C, C200, E220; 220CDI; etc; automobili Seat serie tdi Skoda serie tdi Volkswagen serie tdi e sdi Volvo serie S80-D, S70-tdi, V70-tdi Case International Harvester tutti i modelli, trattori Claas possibili garanzie, trattori e mietitrebbia Fiatagri tutti i nuovi modelli, trattori Ford (Germania) tutti i nuovi modelli, trattori Holder possibili garanzie, trattori Iseki serie 3000 e 5000, trattori John Deere possibili garanzie, trattori e mietitrebbia KHD possibili garanzie, trattori Kubota serie OC, O5, O3, SuperMini; trattori Lamborghini serie 1000, trattori Same tutti i modelli, trattori Steyr tutti i modelli, trattori Valmet tutti i modelli, trattori Faryman Diesel possibili garanzie, motori Mercedes-Benz serie BR 300 e 400, Unimog, etc; camion e autobus Steyr serie M 16 TCAM e M 14 TCAM, imbarcazioni ------------------------------------------------------------------------------------------------------APPENDICE 3. Riduzioni di rischio e segmenti di mercato che possono favorirle aria globale aria locale biodegradabilit tossicit acque ------------- ------------- -------------------- ----------------trasporto pubblico cittadino: bus e taxi industria estrattiva acque per usi potabili corpi dacqua + + + + + ++ +++ +++ ++ +++

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2.4.

RIFIUTI E RECUPERO RISORSE NEL FUTURO DEL PROGRAMMA ENERGETICO PROVINCIALE

Questo paragrafo vuole mettere in risalto il tema dei rifiuti che pu trovare collocazione allinterno del Piano Energetico non come recupero di energia da termodistruzione ma soprattutto come recupero di materiale (es. lattine di alluminio), come risparmio energetico per i processi necessari alla rimozione del rifiuto stesso (depurazione delle acque) e cos via. Ad oggi ancora prematuro inserire questi quantitativi in un bilancio energetico tuttavia un passo obbligato su cui gi questo programma vuole porre lattenzione. I successivi approfondimenti dovranno affrontare una valutazione dettagliata dei bilanci energetici relativi, individuando priorit dintervento per specifici campi di attivit.

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3.0. SINTESI ED INDIRIZZI CONCLUSIVI Dagli elementi che emergono dall'esame degli effetti producibili dalla attuazione degli indirizzi precedentemente esposti e basati sul perseguimento di tutte le potenzialit e le possibilit che il Governo Nazionale, il Governo Regionale e gli Enti Locali possono perseguire per il raggiungimento degli obiettivi fissati a livello mondiale e della U.E. si ha il seguente quadro di sintesi

3.1. QUADRO DI SINTESI

Risultato energetico MW PRODUZIONE Idroelettrico Eolico Solare FV Solare Termico Biomasse Cogenerazione RID. CONSUMI Civile e Terziario Trasporti TOTALI 10 10 2 22500 mq 10 82

MTEP Risparmiati

CO2 Evitata t/anno

Investimenti (Miliardi di )

0.01 0.005 0.0001 0.0007 0.019 0.055 0.025 0.072 0.1868

32000 15000 700 400 70000 200000 90000 250000 658100

50 18 30 16 50 190

Obiettivi al 2010 Dall'analisi dei dati di sintesi si evince anche che l'attuazione degli indirizzi e delle politiche fin qui indicate produrrebbe una modifica del sistema energetico provinciale tale da ottenere un quantitativo di C02 evitata al 2010 di circa 650.000 t./anno rispetto allo scenario che si verificherebbe senza la previsione e l'attuazione di dette politiche. Confrontando tale risultato con gli obiettivi prefigurati nella introduzione di 550.000 t/anno per la provincia di Lucca (dato allineato con gli impegni assunti in di Piano Energetico Regionale coerentemente a quelli assunti in sede mondiale ed europea dallo Stato Italiano) risulta una capacit di circa 100.000 t./anno superiore agli obiettivi medi. Gli interventi previsti dal presente piano sul sistema di produzione di energia, sia elettrica che termica contribuiscono al raggiungimento dell'obiettivo ambientale nei
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valori percentuali di seguito rappresentati:

Idroelettrico Eolico Solare Fotovoltaico Solare termico Biomasse Cogenerazione Civile e terziario Trasporti

Contributo % 4.9 2.3 0.1 0.06 10.6 30.34 13.7 38.0

Si rileva, anche, che si otterrebbe un risparmio di 168.000 tonnellate equivalenti di petrolio che rappresenta circa il 12,5% degli interi consumi provinciali. Come dati parziali e di larga stima pu essere, inoltre, evidenziato che l'attuazione degli indirizzi e delle politiche del presente piano indurrebbe nuova occupazione e muoverebbe investimenti per oltre 350 miliardi di lire:

3.2.

IL QUADRO DELLE STRATEGIE

Il soddisfacimento degli obiettivi indicati nelle linee di indirizzo deve passare dalla definizione di politiche energetiche collegate agli indirizzi del PER e quindi del PRS Regionale; - fare sistema: - innovare per uno sviluppo sostenibile Gli obiettivi di queste politiche devono essere raggiunti attraverso azioni che tengano conto: - degli ormai consolidati indirizzi normativi per il risparmio energetico; - delle nuove dinamiche di liberalizzazione del mercato dell'energia; - delle nuove dinamiche di federalismo locale e le relative competenze assegnate dai dispositivi normativi; - dalle nuove dinamiche di sviluppo sostenibile che si stanno consolidando a livello internazionale e locale; - dei nuovi metodi di politica concertata; Con queste indicazioni preliminari il presente piano si pone l'intento di orientare il
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mercato attraverso: - Il governo della domanda energetica interna; - L'orientamento della produzione - Il coordinamento delle politiche di settore Intendendo che lo sviluppo si baser sull'approccio di concertazione, di sistema e di innovazione

Lineamenti attuativi Pertanto la Regione, attraverso il PER, fissa i seguenti lineamenti attuativi delle politiche che il presente Programma condivide e fa propri: - ruolo Regionale di coordinamento e promozione al fine di orientare il mercato, consumatori e produttori verso una maggiore sostenibilit economica e ambientale; - nuovi meccanismi di mercato (governo della domanda e orientamento della produzione) e di architettura finanziaria; - orientamento del mercato. della produzione con l'assegnazione di sostanziali flussi economici (provenienti da fondi europei e nazionali e regionali) secondo criteri di assegnazione rispondenti alle linee di indirizzo del presente piano; - agevolazione prioritaria dell'accesso al credito pi che al finanziamento diretto delle opere al fine di operare in regime di efficienza e libera concorrenza; - utilizzazione dei tavoli di concertazione per la sottoscrizione di accordi volontari per governare la domanda ed i criteri per assegnare i finanziamenti; - garanzia dei soggetti pubblici di certezza normativa e agevolazione al credito; - azione di coordinamento delle diverse politiche di settore con gli strumenti attuativi delle politiche quale strategia fondamentale per il governo del territorio.

Strategie Il perseguimento degli effetti voluti dal presente programma passa attraverso le seguenti strategie che ci sono indicate gi dal PER: Utilizzo dei nuovi meccanismi di mercato per: - la riorganizzazione della domanda energetica pubblica e/o compartecipata per la
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contrattazione con i fornitori di mercato dell'acquisto dei vettori energetici a costo ridotto, privilegiando le fonti rinnovabili; la compressione della domanda energetica pubblica e/o compartecipata tramite l'utilizzo delle tecniche di Third Part Financing per ottenere la riduzione delle emissioni inquinanti a costo nullo per gli enti locali;

Utilizzo dei meccanismi di ingegneria finanziaria per: - agevolare l'accesso al credito (fondo di rotazione, fondo di garanzia, mutui energia, assicurazione energia, ecc.) per implementare lo sviluppo di un "mercato energia" orientato alla Sostenibilit ambientale e economica; - finanziare la produzione anche attraverso meccanismi indiretti o attraverso tecniche di Project Financing (PF) o attraverso accordi di acquisto dei vettori energetici a prezzo concordato, al fine di premiare l'efficienza energetica e gestionale; Utilizzo dei meccanismi di politica concertata per: - realizzare interventi di riduzione e/o di produzione che si andranno a realizzare sul territorio toscano al fine di garantire sostenibilit ambientale ed economica; coordinare ed integrare i processi autorizzativi dello sportello unico, della VIA, della L.R. 5/95, della "Bassanini bis" al fine di garantire certezza nei tempi per quegli impianti per i quali Sottoscrivibile un accordo volontario; sviluppare accordi con i soggetti finanziari e bancari al fine di agevolare l'accesso al credito per le imprese e le aziende che vogliono sviluppare interventi sulla base di TPF e PF; - agevolare il trasferimento tecnologico e gestionale dai centri di ricerca alle imprese al fine di aumentare l'efficienza energetica, l'innovazione e la competitivit; - indirizzare e stimolare soggetti che svolgono attivit di ricerca e sviluppo sul territorio regionale; - indirizzare e stimolare i soggetti (con particolare riferimento alle compartecipate pubbliche) che a diverso titolo entrano nel mercato dell'energia al fine di promuovere le ESCO;

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4.0.

GLI STRUMENTI E LE METODOLOGIE PER PORTARE AD EFFETTO LE SCELTE DI PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE (PER)

La tipologia del settore su cui intervengono le scelte di pianificazione e di programmazione condiziona la scelta degli strumenti e delle metodologie. Infatti quando trattasi di progetti e opere di dimensione significativa lo strumento basilare senzaltro l'accordo volontario in quanto su un tavolo di concertazione istituzionale vengono ricercate le sinergie ottimali ed i consensi istituzionali e non. Quando, invece, trattasi di comportamenti generalizzati o di piccoli interventi ad ampia diffusione sul territorio diventa fondamentale la norma che guida il processo nonch le metodologie individuate per l'ottenimento dei risultati previsti.

4.1.

Casi riconducibili a singoli interventi significativi

E' lo strumento dell'accordo volontario che si applica a tutti gli interventi che, per la loro dimensione, giustificano una specifica procedura di politica concertata che viene di seguito indicata.

4.1.1 Gli accordi volontari settoriali Gli accordi volontari settoriali rappresentano un importante strumento per costruire dei percorsi attuativi di politiche energetiche che coinvolgono non singoli progetti ma interi settori individuabili sia per tipologia logistica sia per ambiti territoriali che contengono una pluralit di iniziative analoghe ed omogenee fra loro o progetti collegati fra loro da finalit energetiche. Questi accordi sono specifica attivit anche degli organi statali; ne prova l'accordo nazionale settoriale sul teleriscaldamento urbano tramite reti che stato sottoscritto contestualmente al Patto Nazionale sull'energia e l'ambiente. Possono essere promossi accordi settoriali a livello regionale con i quali formulare le "regole" generali e le condizioni "contrattuali" che guidino un successivo percorso articolato per singoli progetti. LAmministrazione Provinciale e quelle Comunali possono delegare lAgenzia Lucchese per LEnergia ed il Recupero delle Risorse alla definizione di tali accordi (come stato quello sul Solare Termico per lanno 2000. La Regione a sua volta pu delegare alle Agenzie Provinciali per lEnergia la fase di pubblicizzazione di informazione e di attuazione degli accordi settoriali.
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4.1.2. Gli accordi volontari territoriali Questo tipo di accordo rappresenta lo strumento che definisce le condizioni per la realizzazione di singoli progetti e si pone a garanzia della loro attuazione in conformit a quanto espresso dai singoli soggetti interessati sia pubblici che privati. Assume il ruolo, pertanto, di atto finalizzato a promuovere interventi, acquisire consensi ed intese nonch elemento indispensabile per l'ammissibilit dei progetti a qualsiasi forma di pubblica e/o ad un regime di procedure semplificate. il presente strumento di attuazione delle politiche si propone, inoltre l'obiettivo di acquisire un "parco progetti" che esprima le migliori opportunit di razionalizzazione del sistema energetico in relazione alle risorse territoriali ed alle opportunit presenti nella regione Per sostanziare questo percorso di politica partecipata si prevede l'attivazione della seguente procedura: a) presentazione alla Regione, da parte del soggetto promotore dell'iniziativa, del progetto preliminare o definitivo dell'opera che intende realizzare tramite un'istanza di apertura del tavolo di concertazione" corredata dall'elenco di tutti i soggetti a qualsiasi titolo interessati alla esecuzione dell'intervento Tale istanza deve essere completa del progetto stesso il quale va trasmesso a tutti i soggetti indicati. b) Invito, da parte della Regione, a tutti i soggetti indicati dal promotore a partecipare al "tavolo di concertazione" che viene contestualmente costituito. c) Sottoscrizione fra le parti in causa dell'Accordo Volontario Territoriale perfezionato con l'iter dei lavori del tavolo di concertazione per la formalizzazione degli effetti di merito consensuale e tecnico - amministrativo che determina 'inserimento dell'iniziativa nel "parco progetti" d) Sottoscrizione fra le parti in causa dell'accordo per la formalizzazione degli effetti di merito economico nel caso in cui l'accordo preveda una contribuzione pubblica ed a seguito di specifica selezione caratterizzante le singole fonti di finanziamento. Lo schema tipo di accordo volontario territoriale viene riportato in allegato (ALL. I) 4.2. Casi non riconducibili a singoli interventi significativi

Analizzando i settori di intervento sia sul versante della produzione che dei consumi energetici che compongono il piano di indirizzo si possono evidenziare settori, , per i quali risulta necessario individuare meccanismi di attuazione delle politiche diversi dagli accordi volontari territoriali e settoriali. Alcuni di questi settori sono di seguito elencati:
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recupero energetico nel settore abitativo e terziario recupero energetico tramite l'attuazione di nuove strategie di mobilit urbana recupero energetico nel settore produttivo

E' il caso in cui si presenta la fattispecie di non avere un soggetto economico definito ed individuabile con cui costruire un percorso di realizzazione dei vari interventi ma, invece, una pluralit di utenti con i quali non prevedibile instaurare un rapporto diretto che promuova e porti ad effetto azioni congruenti con le strategie di pianificazione energetica. Devono, quindi, essere ricercati: soggetti capaci di aggregare un potenziale diffuso di domanda con cui stabilire percorsi e strategie attuative azioni normative e regolamentari che inducano comportamenti idonei al perseguimento dei fini che il presente piano si pone.

4.2.1. I1 caso dei soggetti con capacit di aggregazione di interessi diffusi Rappresenta il caso in cui possano essere individuati soggetti in grado di rappresentare gli interessi di una pluralit di utenti diffusi genericamente sul territorio regionale e che, contestualmente, questi interessi diffusi producano effetti conformi agli obiettivi del presente piano. Con i "soggetti aggreganti" possono essere stipulati accordi volontari da parte delle pubbliche amministrazioni e di eventuali altri soggetti a qualsiasi titolo interessati. Tali intese dovranno prevedere: 1) Il campo specifico di intervento su cui interagisce l'intesa 2) Il titolo del soggetto aggregante che lo legittima ad assumere la rappresentanza dell'iniziativa 3) Il taglio dimensionale delle opere che l'intesa produce 4) Le caratteristiche tecniche dell'iniziativa 5) Le condizioni economiche che dimostrano la capacit di penetrazione dell'iniziativa 6) Le metodologie organizzative dell'azione complessiva in rapporto all'utente finale ed alle Amministrazioni che condividono l'azione stessa 7) La definizione delle risorse economiche, anche tramite contribuzione pubblica, che supportano l'iniziativa e loro modalit di gestione. Tali accordi volontari potranno essere promossi dalle Pubbliche Amministrazioni, dalle Agenzie energetiche (nel nostro caso dallAgenzia Lucchese per lEnergia ed il Recupero delle Risorse) e da soggetti privati, anche a partecipazione pubblica, aventi
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titolo e capacit di aggregazione di interessi diffusi. Questo strumento per l'attuazione delle politiche si propone di realizzare, oltre agli obiettivi ambientali e di risparmio energetico, anche un processo di crescita di nuovi settori imprenditoriali e di una loro progressiva specializzazione nonch la creazione di nuove opportunit di lavoro qualificato e di prospettiva. A titolo di esempio pu essere citata un eventuale accordo volontario con imprese costruttrici e/o di installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda per usi sanitari. In questo caso potr essere concordata l'erogazione di un servizio agli utenti costituito dall'installazione e manutenzione di pannelli solari termici a titolo gratuito. Tale servizio verrebbe pagato dall'utente stesso quale fornitura energetica e nel corso degli anni a condizioni competitive con il costo corrispondente all'utilizzo di fonti tradizionali quali l'energia elettrica ed il metano. A sostegno di questi accordi la parte pubblica provveder, anche tramite il ricorso ad istituti bancari, alla istituzione di un fondo di rotazione contribuendo in conto interessi o in conto capitale cosi come le singole intese determineranno. Il dettaglio dei contenuti e della forma delle singole intese saranno stabiliti con appositi e successivi atti emanati dalla Giunta Regionale.

4.2.2. Il caso dell'azione normativa e regolamentare Per la determinazione di "comportamenti energetici" attuativi delle linee di indirizzo del presente piano per i quali non e' individuabile un soggetto aggregante interessi plurimi il metodo applicabile quello normativo e regolamentare. Le indicazioni energetiche a scala locale sono contenute nel Piano Regolatore Generale, nel Piano Energetico Comunale (Comuni con popolazione superiore ai 50.000 abitanti) e nel Regolamento Edilizio. Tali strumenti di disciplina per l'attivit urbanistico-edilizia del territorio comunale dovranno contenere previsioni e prescrizioni sul risparmio energetico al fine di consentire in maniera agevole i relativi interventi sul parco immobiliare esistente e al tempo stesso prescrivere i sistemi da adottare per i nuovi insediamenti, cos come codificato nel cap. 1 del PER. Le incentivazioni per 1' uso razionale dell'energia e quindi per il risparmio energetico (oltre ai contributi diretti statali o indiretti come il decremento dell'aliquota IVA di competenza o diretti regionali) potranno essere semplicemente costituite abbattendo in misura percentuale gli oneri di urbanistici di costruzione Fruiranno delle incentivazioni sia i nuovi insediamenti che gli interventi sull'esistente soggetti ad oneri, che dimostreranno preventivamente e comunque all'atto dell'autorizzazione comunale il rispetto dei parametri ambientali ed energetici
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richiesti.

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4.3.

L' Agenzia Lucchese per l'Energia ed il Recupero delle Risorse (ALERR)

La Provincia con il Comune di Lucca, il Comune di Castelnuovo Garfagnana, le Comunit Montane ed altri operatori locali hanno varato un progetto triennale, cofinanziato dalla U.E. nellambito del programma SAVE che ha portato nel 1999 alla costituzione dellAGENZIA LUCCHESE PER LENERGIA ED IL RECUPERO DELLE RISORSE srl (ALERR) con la finalit di coordinare e di organizzare le attivit per la realizzazione del presente piano e quindi seguire lo sviluppo dei progetti in esso previsti. La ALERR sul mercato quindi per promuovere e finalizzare tutte le iniziative ispirate al presente piano qualora fosse richiesto da operatori pubblici e/o privati. La Provincia (i Comuni per ci che di loro competenza) inoltre potr affidare alla ALERR funzioni riferite: a) ai compiti istruttori ad essa espressamente conferiti in ordine alla pianificazione locale, con particolare riguardo al presente Piano e ai Programmi provinciali per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico, previsti dalla lett. a) del comma 2 dell'art. 31 del D.Lgs.vo 31 marzo 1998, n.112; b) alla verifica e certificazione degli standard tecnici definiti, nell'ambito del Piano ("Attribuzione agli enti locali e disciplina generale delle funzioni amministrative e dei compiti in materia di urbanistica e pianificazione territoriale, protezione della natura e dell'ambiente, tutela dell'ambiente dagli inquinamenti e gestione dei rifiuti, risorse idriche e difesa del suolo, energia , opere pubbliche, viabilit e trasporti conferite alla Provincia dal decreto legislativo 31marzo 1998,n.112"); c) ai compiti di sportello informativo ai fini dell'orientamento e della informazione agli Enti locali, ai produttori ed ai consumatori d) allo svolgimento di studi e ricerche finalizzate: - alla redazione di progetti energetici di interesse provinciale - alla redazione di progetti di investimenti ed alle altre iniziative di ricerca, di studio e progettazione; e) alle attivit di raccolta ed acquisizione dei dati relativi al livello di ottenimento dei risultati attesi; f) ai compiti di formazione degli operatori pubblici e privati presenti nel settore dell'energia.

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4.4.

Interazione con il Piano di indirizzo territoriale P.I.T.

Riprendiamo quanto espressamente previsto nel Piano Energetico Regionale: Al fine di assicurare la permanenza e lo sviluppo delle realizzazioni energetiche comprese le reti di trasporto energetico, in un contesto in armonia con il territorio ed il paesaggio e con gli insediamenti ed al fine di garantire una elevata qualit di progettazione degli interventi, la Regione, le Provincia ed i Comuni, nell'ambito delle rispettive competenze di pianificazione e di regolamentazione, si adeguano nel metodo per la formazione e l'aggiornamento dei relativi strumenti di pianificazione ai seguenti criteri: 1. il S.I.T. della Regione, acquisisce ed aggiorna sulla base dei flussi informativi di cui all'art.2 della L.~ 5/95 il quadro del sistema delle grandi infrastrutture di trasporto energetico in modo da rendere disponibili le relative informazioni alla pianificazione; 2. i piani regionali, il P.T.C. della provincia ed i Piani Strutturali dei Comuni individuano ed evidenziano nei propri quadri conoscitivi i corridoi infrastrutturali interessati dall'attraversamento di direttrici di trasporto energetico; 3. le norme dei suddetti strumenti individuano discipline, alle relative scale di competenza e nell'ambito dei corridoi individuati, per la realizzazione sia delle infrastrutture, sia degli insediamenti in modo che da un lato venga garantita la salvaguardia di riconosciuti valori paesaggistici, idrogeologici o di area protetta, nonch di tutela dall'inquinamento, idrico, atmosferico, acustico ed elettromagnetico, e dall'altro la realizzazione di insediamenti residenziali, produttivi o di pubblico servizio. 4. i gestori delle infrastrutture energetiche, nella predisposizione di nuovi impianti o di modifica o ristrutturazione di impianti esistenti, garantiscono una qualit di progettazione corrispondente agli standard stabiliti dal presente piano e dal Titolo Il della L.R. l agosto 1999 n 51 nonch conforme alle altre leggi di settore ed dalle norme urbanistiche ed ambientali degli enti locali interessati; 5. nell'esercizio delle rispettive competenze autorizzative o consultive, le amministrazioni e gli organismi preposti, verificano la congruit degli interventi con i piani e le norme suddette, tenuto conto dellesigenza di garantire le funzioni di pubblico interesse correlate con lesercizio degli impianti interessati allintervento, con ci apponendo alleventuale diniego proposte alternative che consentano la continuit e lefficacia del servizio. 6. La Regione e gli Enti Locali, tenuto conto del pubblico interesse connesso alla tempestiva attuazione degli interventi infrastrutturali per il trasporto energetico, perseguono ed attuano la massima integrazione e semplificazione dei procedimenti che concorrono alla approvazione dei progetti.

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4.5.

Offerta di contribuzione ed incentivazione pubblica

Lofferta di contribuzione ed incentivazione pubblica in tema di risparmio energetico, di sviluppo di nuove tecnologie, di ottimizzazione del sistema energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili rappresenta un tema in continua evoluzione ed tuttora molto dibattuto sia tra le varie istituzioni pubbliche e private dellUnione Europea che allinterno dei singoli stati che comunit locali. In linea generale le fonti di finanziamento in tema di energia possono essere ricollegate a tre filoni principali a cui si pu aggiungere un regime di riduzione degli oneri fiscali. Le fonti di finanziamento che rappresentano lofferta pubblica di contribuzione sono: - Programmi Comunitari - Fondi Nazionali - Fondi Regionali L Agenzia Lucchese per lEnergia e il Recupero delle Risorse pu avere funzione di sportello informativo locale per tutti gli operatori del settore sia pubblici che privati.

4.6.

Domanda di contribuzione ed incentivazione pubblica

La domanda di contribuzione ed incentivazione pubblica risulta assolutamente necessaria per promuovere realizzazioni e comportamenti progettuali e gestionali che producono gli effetti ambientali, sociali, occupazionali di risparmio energetico prefissati nel programma energetico laddove, in assenza di contribuzioni ed incentivi, non presentano una redditivit sufficiente a determinare un interesse dimpresa. Nel caso in cui lo strumento attuativo rappresentato dagli accordi volontari (Vedi Allegato) il tavolo di concertazione la sede in cui devono essere ricercate tutte le condizioni che concorrono a rendere redditivi gli interventi considerati tramite: - Lutilizzo di meccanismi di mercato introdotti anche dalle recenti norme che liberalizzano il mercato delle forniture energetiche - Lutilizzo di meccanismi di ingegneria finanziaria - Lutilizzo di sinergie positive che il contesto territoriale in cui gli interventi si collocano in grado di offrire - Il ricorso a contribuzioni ed incentivazioni pubbliche quando i precedenti strumenti non abbiano raggiunto ancora la redditivit dimpresa necessaria a determinare concretamente linteresse a procedere nelle realizzazioni. La sottoscrizione finale degli accordi volontari, oltre ad esprimere consenso sulle iniziative e a prefissare percorsi autorizzativi semplificati e celeri, stabilisce anche se e quali percentuali di contribuzioni sono assegnate ai singoli progetti.
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La domanda di contribuzione e di incentivazione sar conosciuta nel dettaglio per le singole annualit finanziarie tramite gli accordi volontari che costituiscono il parco progetti definito al Titolo II del Piano Energetico Regionale.

4.7.

Criteri per la selezione dei progetti e delle iniziative

La condizione preliminare per lammissibilit a qualsiasi forma di contribuzione ed incentivazione la sottoscrizione dellaccordo volontario che ne stabilisce le condizioni economiche, tecniche, autorizzative e temporali. La selezione effettuata sui progetti che hanno le caratteristiche sopra definite in occasione delle disponibilit di risorse comunitarie, nazionali o regionali che si presenteranno e le relative graduatorie saranno effettuate: - Privilegiando interventi inerenti fonti rinnovabili di energia - Privilegiando interventi che consentono effetti ambientali aggiunti riguardanti la salvaguardia complessiva dellambiente e delle sue risorse naturali e paesaggistiche - Privilegiando interventi che determinano il miglior risultato energetico complessivo - Privilegiando interventi che determinano il maggior risparmio di TEP - Privilegiando interventi che determinano la maggiore quantit di CO2 evitata - Privilegiando interventi che determinano la maggiore ricaduta occupazionale sia strutturale che temporanea - Privilegiando il maggior rapporto tra gli effetti ambientali ottenuti e i contributi necessari alla realizzazione degli interventi. L Agenzia Lucchese per lEnergia ed il Recupero delle Risorse pu supportare gli operatori pubblici e privati della Provincia per accedere al parco progetti della Regione ed essere ammessi a finanziamento compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili.

4.8.

Verifica dei risultati attesi

Gli effetti energetici prodotti dalla realizzazione delle iniziative promosse dal presente programma saranno monitorati e verificati con il sistema definito al Titolo IV del Piano Energetico Regionale. Gli indicatori da assumere sono senzaltro quelli presi per caratterizzare gli effetti indotti dagli indirizzi dati per i vari settori: 1. Parametro energetico caratterizzante lintervento (MW, Gcal,ecc) 2. Tonnellate Equivalenti di Petrolio risparmiate (TEP) 3. CO2 ridotta o evitata
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4. 5.

Investimenti indotti dagli interventi ed eventuale percentuale di contribuzione pubblica impegnata Occupazione risultante dallattuazione degli interventi.

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BIBLIOGRAFIA

P.E.R. Piano Energetico Regionale, realizzazione a cura della REGIONE TOSCANA, Firenze, 1999 Primo Rapporto sullenergia. Verso il Piano Energetico Ambientale della Provincia di Torino, realizzazione a cura di PROVINCIA di TORINO, in collaborazione con AMBIENTE ITALIA, Torino,1999. Primo Rapporto sullo Stato dellAmbiente nella Provincia di Lucca, realizzazione a cura di PROVINCIA di LUCCA, 1999, Lucca. Piano Territoriale di Coordinamento, relazione, realizzazione a cura di PROVINCIA di LUCCA, Settore di Pianificazione Territoriale e Urbanistica 2000, Lucca. Rapporto 2000; Rapporto sullo Stato dellAmbiente in Toscana 2000, realizzazione a cura di REGIONE TOSCANA, Giunta Regionale delle Politiche Territoriali e Ambientali; ARPAT, Firenze, 2000; Rapporto sullo Stato dellAmbiente in Toscana 1997, realizzazione a cura di REGIONE TOSCANA, Giunta Regionale delle Politiche Territoriali e Ambientali; ARPAT, 1998;

BIBLIOGRAFIA BIODIESEL

www.biodiesel.at; www.blt.bmlf.at; www.biodiesel.org;

www.biodiesel.de;

www.biodiesel-intl.com;

The dark side of aereosol. 2001. M.O.Andrae. Nature 409 671-672. Rinvenibile anche presso www.natura.com. Annuario statistico italiano 1999

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ALLEGATO 1 PATTO REGIONALE PER L'ENERGIA E L 'AMBIENTE

PREMESSO che -il Protocollo di Kyoto del 1997 prevede l'impegno di tutti i paesi industrializzati a ridurre le emissioni di gas di serra, entro il 2012, del 5,3 % rispetto ai valori del 1990; - la Comunicazione della Commissione Europea Com (98) 553 ha individuato le linee di sviluppo delle politiche e delle misure europee per l'attuazione del Protocollo di Kyoto; - la decisione del Consiglio dei Ministri dell'Ambiente dell'Unione Europea del 17.06.1998 che impegna l'Italia alla riduzione delle proprie emissioni di C02 ed equivalenti nella misura del 6,5% rispetto ai livelli del 1990 nel quadro degli impegni comunitari di riduzione complessiva delle emissioni a livello europeo di CO2 ed equivalenti nella misura dell'8% rispetto ai livelli 1990; - la delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica n. 137/98 stabilisce le linee guida per le politiche e le misura nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra; - il Decreto Ministeriale n. 112/98 "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti Locali" - il 26.11.1998 le rappresentanze delle istituzioni centrali e periferiche, delle forze sociali ed economiche, degli ambientalisti e dei consumatori, hanno sottoscritto un Patto Nazionale per l'Energia e l'Ambiente; - il Decreto Legislativo n. 24 del 9.02.1999 "Attuazione della direttiva 96/92/CE concernente norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica" ha introdotto un regime progressivo di privatizzazione; PREMESSO che - Ai Sensi della L.R. 27 Giugno 1997 n. 45 la Giunta Regionale, con deliberazione n. del .... ,ha approvato il P.E.R. recependo anche l'indirizzo determinato dal Protocollo di Kyoto e le successive determinazioni dell'U.E. nonch inserendo le politiche energetiche nel pi vasto contesto di uno sviluppo sostenibile del territorio;
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- il P.E.R. composto da: 1. 2. 3. 4. TITOLO I - Quadro conoscitivo composto da: Le metodologie Le strutture I consumi energetici regionali Il bilancio regionale delle emissioni inquinanti TITOLO II - Piano di indirizzo costituito da: le scelte di pianificazione e programmazione il quadro delle strategie gli strumenti e le metodologie per portare ad effetto le scelte di pianificazione e programmazione il monitoraggio e la verifica dei risultati attesi

1. 2. 3. 4.

TITOLO III - il Piano Finanziario costituito da: 1. la domanda di contribuzione e incentivazione pubblica 2. l'offerta di contribuzione e incentivazione pubblica 3. i criteri per la selezione dei progetti e delle iniziative Le rappresentanze delle Istituzioni, delle forze economiche dell'associazionismo ambientalista e dei consumatori, di seguito riportate: Regione Toscana Unione Comuni Toscani Amm.ne Prov.le di Firenze Amm.ne Prov.le di Arezzo Amm.ne Prov.le di Grosseto Amm.ne Prov.le di Livorno Amm.ne Prov.le di Lucca Amm.ne Prov.le di Massa Carrara Amm.ne Prov.le di Pisa Amm.ne Prov.le di Pistoia Amm.ne Prov.le di Prato Amm.ne Prov.le di Siena C.G.I.L. U.I.L. C.I.S.L. C.LS.L.
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sociali,

Confederazione autonoma sindacati artigiani Confindustria Toscana Confederazione Toscana Piccola e Media lmpresa (Confapi) Confcommercio Toscana - Unione regionale commercio turismo e servizi ConfercentiToscana Confcooperative - Unione regionale toscana Lega regionale toscana cooperative e mutue Confederazione servizi Cispel Confederazione regionale artigianato e piccole imprese (CNA) Federazione regionale artigianato toscano (FRAT) Federazione regionale agricoltori toscani Federazione regionale coltivatori diretti Federazione regionale della Confederazione italiana agricoltori Unione Regionale Cooperative agricole toscane Coordinamento Regionale dei Produttori Biologici Associazione tra le Casse di Risparmio Italiane Associazione Bancaria Italiana (ABI) FDI Toscana Legambiente Amici della Terra Fondo Nazionale per la Natura ENEL ENI ARPAT UNCEM Delegazione Reg.le Toscana UNAPACE ARPAT CNR-IIRG di Pisa

CONDIVIDONO, SOTTOSCRIVONO E SI IMPEGNANO A DARE ATTUAZIONE AL PATTO REGIONALE PER L'ENERGIA E L'AMBIENTE PER COME DI SEGUITO DEFINITO:

1. Gli indirizzi Il Piano energetico regionale approvato dalla Regione con deliberazione n. del..... assume decisioni programmatiche che tengono conto delle opportunit che la Toscana
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offre sul fronte della produzione energetica e su quello della riduzione dei consumi. Si prefigge, inoltre, la ricerca di uno sviluppo che contenga e, anzi, riduca gli effetti di tale sviluppo sull'ambiente, che riduca la dipendenza energetica dall'estero, che privilegi le fonti rinnovabili di energia, che sviluppi attivit di impresa e che produca occupazione. Il sistema di indirizzi coerente con la pianificazione energetica regionale e' cos definito: - mantenimento delle attuali centrali termoelettriche e loro adeguamento a riferimenti ambientali in linea con le ultime normative, con le pi avanzate tecnologie e con i pi recenti orientamenti della U.E. - ulteriore sviluppo degli impianti cogenerativi con uso del calore recuperato ai fini tecnologici e/o per riscaldamento o raffreddamento - realizzazione di nuovi impianti idroelettrici ancora possibili, installazione di miniidraulica e ripotenziamento degli impianti esistenti - forte sviluppo di impianti eolici per la produzione di energia elettrica utilizzando le aree con caratteristiche idonee rispetto ai parametri tecnici e ambientali - regolamentazione del trasporto e distribuzione di energia sulla base della riforma del sistema autorizzativo - la diffusione del "solare fotovoltaico" nelle utenze vocate (utenze isolate, piccole isole, abitazioni monofamiliari) - forte sviluppo del "solare termico" in particolare nelle utenze vocate (strutture ospedaliere, strutture sportive, strutture scolastiche, strutture turistiche, abitazioni monofamiliari ...) - massimo sviluppo della produzione energetica da biomasse sia elettrica che termica in stretta correlazione con le capacit territoriali di produzione e/o di reperimento delle biomasse stesse - adeguamento delle centrali geotermoelettriche esistenti al massimo rendimento e l'installazione di nuove centrali in relazione alla risorsa geotermica ed alla "sostenibilit" degli interventi - massimo sfruttamento delle risorse geotermiche non utilizzate o utilizzabili a fini elettrici gi disponibili e potenzialmente estraibili per l'uso diretto del calore in impianti produttivi o per teleriscaldamento - utilizzo del combustibile derivato dai rifiuti per la produzione di energia sia elettrica che termica - riduzione e razionalizzazione dei consumi negli insediamenti abitativi e nel terziario con interventi sul tessuto urbano, sugli edifici, sugli impianti di riscaldamento e raffrescamento, sull'illuminazione e apparecchiature elettriche, sul ciclo dell'acqua, - razionalizzazione dei consumi nel settore produttivo promuovendo l'anagrafe delle imprese, le certificazioni EMAS o ISO 14001 degli impianti industriali - riduzione e razionalizzazione dei consumi nel settore dei trasporti intervenendo nelle arre urbane e metropolitane sulla gestione della domanda e la razionalizzazione dell1offerta, intervenendo sul trasporto merci di media e lunga percorrenza nonch
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sulle tecnologie veicolari e sui nuovi carburanti.

1. Gli obiettivi Gli indirizzi e le politiche definite al precedente punto I previsto che indurranno effetti tali da consentire il perseguimento dei seguenti obiettivi: - 10 milioni di tonnellate annue di anidride carbonica evitate al 2010. Dal confronto con la quota di circa 6 milioni di tonnellate /anno attribuibile alla Toscana per il raggiungimento degli obiettivi nazionali (6,5 % di riduzione al 1990) l'obiettivo regionale risulta superare di 4 milioni di tonnellate annue al 2010 - risparmio annuo al 2010 di oltre 3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Tale dato rappresenta il 28% degli interi consumi regionali - incremento della produzione elettrica regionale di circa 1600 Mwe al 2010 dei quali oltre 1000 Mwe da fonti rinnovabili Considerando anche l'aumento di potenza attendibile dall'applicazione degli indirizzi sulle centrali ENEL esistenti, si raggiunge un incremento della produzione elettrica toscana del 7% che rappresenta complessivamente un esubero regionale al 2010 di produzione elettrica di oltre il 12% rispetto ai consumi - la promozione di investimenti per la realizzazione degli interventi per 4000 miliardi di lire nel decennio 2000-2010 - la creazione di 20.000 nuovi posti di lavoro nel decennio 2000-2010

3. Le azioni Per il perseguimento degli obiettivi le parti firmatarie del presente patto condividono e si impegnano ad operare secondo azioni che tengono conto: - degli ormai consolidati indirizzi normativi per la razionalizzazione del risparmio energetico - delle nuove dinamiche di liberalizzazione del mercato dell'energia - delle nuove dinamiche di federalismo locale - delle nuove dinamiche di sviluppo sostenibile che si stanno consolidando a livello internazionale e locale - dei nuovi metodi di politica concertata - dei nuovi meccanismi di mercato - dei meccanismi di ingegneria finanziaria

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4. Gli strumenti attuativi Le parti firmatarie del presente patto condividono e si impegnano ad utilizzare gli strumenti e le metodologie definite nel PER per portare ad effetto le scelte di pianificazione e programmazione e che sono di seguito riportate: - gli accordi volontari settoriali quale percorso per attuare politiche energetiche che coinvolgono non singoli progetti ma interi settori individuabili sia per tipologia logistica sia per ambiti territoriali - gli accordi volontari territoriali che rappresentano un efficace strumento per la ricerca dei consensi istituzionali e per delineare percorsi autorizzativi semplificati per definire le Condizioni tecniche ed economiche per la realizzazione dei progetti. Gli accordi Costituiscono inoltre un elemento preliminare di garanzia della loro attuazione sia per la parte pubblica che per il soggetto economico proponente. Lo strumento dell'accordo volontario territoriale utilizzato sia per i casi riconducibili a singoli interventi significativi sia per i casi in cui sono individuabili soggetti con capacit di aggregazione di una pluralit di progetti di dimensione non significativa - l'azione normativa e regolamentare di incentivazione a cura della Regione, degli Enti Locali e dei soggetti preposti alle forniture energetiche per determinare comportamenti progettuali e gestionali conformi agli indirizzi di razionalizzazione del sistema energetico Toscano

5. Le risorse finanziarie 5.1 I soggetti economici firmatari del presente patto si impegnano a ricercare, per la realizzazione di progetti energetici tutte le seguenti condizioni che concorrono al raggiungimento della loro redditivit: - l'utilizzo di meccanismi di mercato introdotti anche dalle recenti norme che liberalizzano il mercato delle forniture energetiche - l'utilizzo di meccanismi di ingegneria finanziaria - la ricerca ed il perseguimento che il contesto territoriale in cui gli interventi si collocano in grado di offrire. 5.2 La Regione e gli Enti Locali si impegnano a ricercare nel proprio bilancio e nei fondi dell'U.E. e dello Stato a loro attribuiti risorse per le contribuzioni e le incentivazioni pubbliche nei limiti della disponibilit e per la quota parte che, dopo la ricerca delle condizioni di cui al precedente punto 5.1 da parte del soggetto economico, ancora necessitano per raggiungere la redditivit d'impresa che determini concretamente l'interesse a procedere nelle realizzazioni.
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5.3 La Regione, gli Enti Locali e i soggetti preposti alle forniture energetiche si impegnano ad applicare incentivazioni su tasse, tariffe e oneri di propria competenza per la diffusione di comportamenti progettuali e gestionali che determinino riduzione e razionalizzazione dei consumi energetici.

6.

Gli impegni

6.1 AI Patto regionale possono e potranno aderire unilateralmente, con propri programmi coerenti con gli indirizzi, gli obiettivi e le azioni, altri soggetti non previsti tra le rappresentanze firmatarie. 6.2 Le parti concordano nel riconoscere nella Regione Toscana l'autorit garante della attuazione del patto regionale per l'energia e l'ambiente. 6.3 Alla Regione affidata la responsabilit di svolgere un'azione di monitoraggio e di accompagnamento dell'attuazione del Patto in particolare per quanto attiene alla sua traduzione in accordi volontari settoriali e territoriali 6.4 Le parti, oltre a quanto stabilito nei punti 3), 4) e 5) si impegnano a partecipare ai tavoli di concertazione promossi dalla Regione quale autorit garante dell'attuazione del patto. 6.5 Le parti si impegnano a fornire le informazioni necessarie per il monitoraggio e la verifica dei risultati attesi.

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ALLEGATO 2 SCHEMA DI ACCORDO VOLONTARIO TERRITORIALE Accordo Volontario territoriale per la realizzazione dell'intervento di tra Regione Toscana Provincia di Comuni di Soggetto Economico .. Altri soggetti coinvolti, a qualsiasi titolo, nella realizzazione dell'intervento .. . Premesso che: 1. Lo sviluppo e la diffusione delle fonti rinnovabili, la cogenerazione con gas metano, la produzione energetica derivante da rifiuti o prodotti di risulta del loro trattamento nonch iniziative di ottimizzazione del sistema energetico rappresentano obiettivi del piano energetico regionale e permettono: a) il contenimento dei fenomeni di inquinamento ambientale nel territorio regionale con particolare riferimento agli obiettivi stabiliti dal protocollo di Kyoto a livello globale e dai provvedimenti dell'Unione Europea; b) la realizzazione di politiche di sviluppo socio-economico delle aree interessate dagli interventi, con particolare riflesso sul livelli occupazionali tali da rispondere in parte agli obiettivi individuati dal patto sociale per lo sviluppo e l'occupazione firmato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri il 22.12.98; e) la crescita e la competitivit dell'industria nazionale del settore con particolare riferimento alla piccola e media impresa propria della cultura industriale italiana, con ampie possibilit in termini di indotto e di valorizzazione delle risorse locali. 2. L'importanza della valorizzazione e degli interventi di ottimizzazione del sistema
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energetico stato ribadito da fonti normative comunitarie e nazionali e dal Patto generale per l'energia e l'Ambiente firmato a Roma nel Novembre 1998. 3. Specifiche norme comunitarie e nazionali prevedono l'incentivazione agli investimenti nel settore delle fonti energetiche rinnovabili da parte delle Regioni attraverso contributi in conto capitale provenienti da fondi comunitari (Fesr e Feoga), da fondi nazionali (carbon tax) e attraverso fondi regionali (1% accisa sulla benzinaD.Legs 112/98-). 4. La direttiva 96/92 Ce ha disposto la liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica, con nuove opportunit in termini di concorrenza e nuove opportunit di sviluppo per consorzi, distretti industriali ed aziende municipali e speciali cos come definite dalla L.142/90. 5. L'attivazione degli accordi volontari stato ritenuto uno strumento appropriato dal Consiglio dei Ministri dei Paesi dell'Unione Europea competenti in materia energetica nella seduta del 11.05.98 e ribadito dal Patto Generale per l'Energia e l'Ambiente del Novembre 1998, come strumento di politica ambientale anche al fine di: a) cogliere e sfruttare al meglio le capacit di azione e le risorse esistenti nel sistema economico per il raggiungimento di obiettivi di sviluppo, sulla base di azioni concordate e dimensionate sulle potenzialit di intervento reali dei soggetti coinvolti a condizioni date; b) cogliere e sfruttare le specificit locali dei sistemi territoriali coinvolti, con una migliore aderenza delle soluzioni alle problematiche peculiari e, di conseguenza, l'ottimizzazione dell'azione rispetto ad obiettivi determinati, misurati ed adattati alle reali necessit; c) instaurare un rapporto di collaborazione pi stabile e su base consensuale tra attori pubblici ed economici, aumentando il grado di accettabilit sociale degli interventi da realizzare; d) favorire e promuovere politiche di concertazione permanente tra i vari soggetti coinvolti al fine di perseguire il maggior grado di efficienza e di efficacia nell'esercizio delle rispettive funzioni nel rispetto dei principi di sussidiariet, adeguatezza, trasparenza e differenziazione, in un quadro di rinnovata reciprocit e coerenza globale; e) garantire la realizzazione degli interventi anche attraverso il sostegno pubblico sia in termini economico-finanziari che attraverso il superamento delle barriere territoriali ed amministrative che possono ostacolare le realizzazioni impiantistiche. 6. La Legge 8 Giugno 1990, n. 142 prevede la stipulazioni di accordi tra soggetti pubblici coinvolti nella realizzazione di opere ed interventi con procedimenti di
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arbitrato in caso di inadempienze dei soggetti partecipanti. 7. La Legge 7 Agosto 1990, n.241 prevede la semplificazione dell'azione amministrativa attraverso il ricorso alla conferenza dei servizi a tutela sia degli interessi pubblici che privati coinvolti in un procedimento amministrativo. 8. La Legge 28 Dicembre 1996 n0 662 prevede all'art. 2 strumenti di programmazione negoziata, ovvero la possibilit di attivare in via amministrativa nuove tipologie negoziali anche al di fuori di quelle previste dalla legge, flessibilizzando gli strumenti in ragione delle concrete necessit, anche al fine di perseguire l'obiettivo di accelerazione del processo di sviluppo territoriale 9. Il Decreto Legislativo, 31 Marzo 1998, n. 112 ha definito nuove competenze riservate alla Regione ed agli Enti Locali in tema di funzioni amministrative in campo energetico e di risorse geotermiche. 10.La Legge Regionale 1 Dicembre 1998, n.88 all'Art.28 detta le funzioni riservate alla Regione ed alle Province in tema di energia e risorse geotermiche, nonch incentiva forme di raccordo e processi di concertazione con gli Enti Locali. 11.Il piano energetico regionale in applicazione della Legge Regionale n.45/97, indica tra gli strumenti e le metodologie per conseguire gli obiettivi della pianificazione strategica, l'adozione di accordi volontari territoriali e settoriali anche allo scopo di accelerare gli investimenti privati con contributo pubblico in conto capitale e di conseguire una maggiore efficienza ed efficacia dei meccanismi di finanziamento pubblico sia in termini temporali che macro-economici. 12.Il soggetto/i proponente l'intervento, all'atto di presentazione del progetto definitivo alla Regione, dovr indicare l'elenco di tutte le autorizzazioni, nulla osta o assensi comunque denominati, necessari per la realizzazione dell'opera, ivi compresi gli organi competenti con contestuale richiesta di apertura del tavolo di concertazione; 13.Il soggetto proponente l'intervento dovr trasmettere copia del progetto definitivo agli Enti di cui al precedente punto 12 per le rispettive competenze e con le relative istanze autorizzativi e/o di nulla osta o pareri nelle forme e con le procedure previste dalle normative di settore, ivi compresa quella riferita alla eventuale valutazione d'impatto ambientale. Ci premesso si conviene e si stipula il seguente accordo volontario per la realizzazione dell'intervento
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di . da ubicarsi nel comune/i di ., con le seguenti modalit: Art. 1 DEFINIZIONE DEI TERMINI L accordo definisce la realizzazione del progetto di da ubicarsi nell'area del Comune/i di .. Enti competenti . Elementi progettuali .. Piano Economico e Finanziario .... - Tempo di ritorno dell'investimento . - Return on Equity... - Indice di profittabilit o rapporti costi/benefici... Tempificazione del percorso attuativo Eventuale definizione del contributo sia in termini quantitativi che temporali Soggetti partecipanti all'investimento complessivo ... Contributi privati sia in conto capitale che in conto interessi .. Eventuali condizioni e/o prescrizioni .. Art. 2 OBIETTIVI QUANTIFICATI Descrizione e quantificazione degli obiettivi Dati di sintesi Risultato energetico M tep risparmiati Riduzione C02 Investimenti necessari Contribuzione pubblica Occupazione: - stabile - temporanea Art 3 DEFINIZIONE DEGLI OBBLIGHI La parte pubblica si impegna a facilitare gli iter tecnico-amministrativi per la realizzazione del progetto, nonch per il finanziamento dello stesso ed in particolare: - il soggetto proponente si impegna a presentare a tutti gli Enti interessati il progetto definitivo entro .. giorni dalla data di sottoscrizione del presente accordo (nel caso che l'istanza di apertura del "tavolo di concertazione" sia stata presentata sulla base di
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un progetto preliminare); - la Regione, si impegna a convocare, nel termine di . giorni dalla sottoscrizione del presente accordo o dalla presentazione del progetto definitivo, la Conferenza dei Servizi di cui all'Art. 14 della L.24 1/90 e successive modifiche ed integrazioni, al fine di acquisire intese, concerti, nulla-osta o assensi comunque dominati di altre Amministrazioni Pubbliche. Le determinazioni espresse nella Conferenza dei Servizi sostituiscono a tutti gli effetti i concerti, le intese, i nulla osta e gli assensi richiesti ed integrano il presente accordo volontario. Tali determinazioni dovranno essere relative al progetto definitivo; - la Regione e/o altro Ente si impegnano a cofinanziare la realizzazione del progetto attraverso il ricorso a contributi in conto capitale nella misura del ., con i fondi allocati sui capitolo/i dei rispettivi bilanci. Il finanziamento verr corrisposto nel rispetto della L.R. n.28/77 e successive modifiche ed integrazioni e delle normative di riferimento di altri Enti, nonch negli stessi termini e modalit gi previsti dalla Deliberazione della Giunta Regionale n.479/97, la quale dispone, per i soggetti privati, la presentazione di apposita garanzia fidejussoria sugli acconti fino all'80% del contributo erogabile in tema di contributi comunitari; - la Regione e/o altro Ente si impegna ad erogare i contributi con le seguenti modalit - gli Enti pubblici coinvolti si impegnano a fornire la pi ampia collaborazione ai soggetti realizzatori degli interventi al fine di agevolare gli iter amministrativi dell'opera nei termini definiti nel presente accordo. - Il soggetto economico si impegna a finanziare, realizzare e gestire l'intervento nei termini progettuali e finanziari previsti nel presente accordo; - Eventuali impegni di altri soggetti non pubblici che partecipano all'accordo - il soggetto economico si impegna a monitorare gli effetti energetici, ambientali ed occupazionali strutturali dell'intervento trasmettendo una apposita relazione semestrale agli uffici competenti della Regione e degli Enti Locali interessati dall'intervento; - eventuale Istituto/i di credito si impegna a finanziare il progetto garantendo alla Societ ... un tasso di interesse pari al ...
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Art. 4 CONTROLLO DEI RISULTATI Il controllo dei risultati dovr avvenire attraverso un apposito monitoraggio per la verifica del rispetto degli impegni ed obblighi assunti dai soggetti Sottoscrittori del presente accordo, anche al fine di intraprendere iniziative nel caso di inadempienza o ritardo. Il monitoraggio sar effettuato da un gruppo di lavoro composto da un rappresentante della Regione, un rappresentante ciascuno degli Enti Locali interessati, da un rappresentante dei soggetti realizzatori e finanziatori dell'intervento e dal direttore dei lavori. Tale gruppo, coordinato dalla Regione, composto dalle seguenti persone: Il gruppo di lavoro potr essere integrato da soggetti non sottoscrittori dell'accordo, ma comunque interessati per le tematiche ambientali e territoriali eventualmente interessate dall'intervento. Art 5 DEFINIZIONE DELLE CONTROVERSIE E SANZIONI Tutte le controversie che potessero sorgere relativamente ai rapporti derivanti dal presente accordo e che non si fossero potute definire in via amichevole e bonaria, saranno deferite ad un collegio arbitrale costituito da un membro per ciascuno dei soggetti coinvolti nella realizzazione dell'intervento, che giudicher secondo le regole del diritto. In mancanza di accordo, le eventuali controversie saranno giudicate dal Presidente del Tribunale di Firenze. Ci premesso, nel caso che le inadempienze producano la non realizzazione dell'intervento per causa da addebitarsi al soggetto beneficiario del contributo, la Regione potr avvalersi del recupero coattivo dei contributi gi erogati, ai sensi della L.R. N. 85/96 e di quanto disposto dalla deliberazione Giunta Regionale 479/97. Nel caso che la mancata realizzazione dell'intervento sia imputabile ad elementi ostativi iniziali o sopravvenuti da parte degli Enti pubblici firmatari, alla Societ comunque riconosciuta una quota di indennizzo proporzionale alle spese sostenute nei seguenti termini e modalit: - fino al 50% del costo della progettazione definitiva: - fino al ..... delle spese effettivamente sostenute e certificate. Le spese di cui sopra saranno ripartite in proporzione tra gli Enti pubblici inadempienti, anche tramite la previsione, nell'accordo stesso, di appositi fondi di garanzia.
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Art. 6 DURATA DELL'ACCORDO E SUOI EFFETTI. Il presente accordo volontario decorre dalla stipula dello stesso da parte di tutti i soggetti interessati e per tutti gli effetti ivi contenuti e trover conclusione con la attuazione di quanto previsto con termine al il presente accordo produrr gli effetti economici, se previsti, solo al momento della sottoscrizione di merito economico da parte del soggetto/i che eroga il contributo che sar subordinata all'effettivo reperimento delle risorse finanziarie definite nell'accordo stesso.

Firme di merito consensuale e tecnico - amministrativo .. Firme di merito economico (eventuale)

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