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1. Introduzione 2. Capitolo 1 3. Capitolo 2 4. Capitolo 3 5. Capitolo 4 6. Capitolo 5 7. Capitolo 6

Capitolo 2 Non sono che gli sforzi compiuti dall?uomo nel suo lavoro, secondo il principio ?retribuzionepunizione?, che accedono alla fiducia totale del Creatore e possono vedere il vero mondo e la sua organizzazione. Allora, vedendo che tutto dipende dal Creatore, aspirano con le proprie forze al Creatore. Non bisogna allontanarsi dai pensieri e dai desideri egoistici e lasciare il proprio cuore vuoto. Non che riempendolo di aspirazioni spirituali, altruistici, e non egoistici, che si possono rimpiazzare i desideri di ieri nel loro contrario ed eliminare il proprio egoismo. Chi ama il Creatore prova immancabilmente della repulsione per l?egoismo perch sente su se stesso il male in tutte le sue manifestazioni e non vede in quale modo pu sbarazzarsene. Percepisce nettamente che non ha la forza di eliminarlo poich questa qualit stata data dal Creatore alle sue creature.

L?uomo non ha la capacit di sbarazzarsi da solo del suo egoismo, ma ha talmente coscienza che questo egoismo il suo nemico, che lo distrugge spiritualmente, che lo odier a tal punto che il Creatore potr aiutarlo a disfarsene, a tal punto che potr utilizzarlo al profitto della sua elevazione spirituale. E? detto nella Torah: ?Ho creato il mondo unicamente per i giusti assoluti o per i peccatori assoluti?. Che il mondo sia stato creato per i giusti, possiamo capirlo, ma perch non stato creato per i giusti non assoluti o meglio per i peccatori non assoluti, ma per i peccatori assoluti, per essi che il Creatore ha creato l?universo? L?uomo accetta involontariamente l?onnipotenza del Creatore in funzione della percezione che ha di questa, buona e magnanima, se gli gradita, o meglio non gradita se soffre. Altrimenti detto, come l?uomo percepisce il mondo, cos percepisce il Creatore, buono o cattivo. L?uomo percepisce l?onnipotenza del Creatore sul mondo in due modi: o percepisce il Creatore, e allora tutto sembra bello, o gli sembra che sono le forze della natura e non il Creatore, che governano il mondo. L?uomo capisce col suo intendimento, che non cos, ma i suoi sensi determinano le sue relazioni con il mondo e non il suo intendimento, si sente in colpa prendendo coscienza della differenza tra i suoi sensi e il suo intendimento. Comprendendo che il Creatore desidera rallegrarlo, ci che non possibile che riavvicinandosi a Lui, l?uomo percepisce il suo allontanamento in rapporto al Creatore come qualcosa di negativo e si sente in colpa. Tuttavia, se l?uomo si sente in colpa al punto che, malgrado tutto, grida verso il suo Creatore per chiedere soccorso, affinch si apra a lui in modo che gli dia delle forze per uscire dalla gabbia dell?egoismo ed entri nel mondo spirituale, il Creatore lo aiuter immediatamente. L?uomo, il nostro mondo e tutti i mondi spirituali sono stati creati per conoscere tali stati e, pervenendo allo stato di peccatore assoluto, l?uomo che ha gridato verso il Creatore, si erge a livello di giusto assoluto. Solo l?uomo liberato dalla sua colpevolezza e avendo preso coscienza della sua debolezza e della bassezza delle sue aspirazioni, diviene degno di percepire la magnificenza del Creatore. Pi importa all?uomo di essere vicino al Creatore, pi Lo percepisce, pi in grado di ricercare le sfumature ed i segni della Sua manifestazione; la meraviglia genera dei sentimenti nel suo cuore e risveglia la gioia in s. E? per questo che, se l?uomo vede che tutto non essendo meglio di coloro che lo circondano, che non hanno meritato una tale relazione particolare con il Creatore di cui fa l?esperienza, e non suppongono una relazione reciproca con il Creatore, che non si preoccupano di percepire il Creatore n di prendere coscienza del senso dell?esistenza e della progressione spirituale, ma lui, ha meritato, non si sa come, un?attenzione particolare nel fatto che il Creatore gli d la possibilit, non sarebbe che per riflettere persino sul senso dell?esistenza e alla relazione con il Creatore, se pu aver coscienza del carattere unico e dell?esclusivit di questa relazione del Creatore con lui, raggiunge un sentimento di gratitudine e di gioia infinite. Pi riesce ad apprezzare questa chance particolare, pi pu esprimere la sua gratitudine verso il suo Creatore, pi percepisce le sfumature possibili dei suoi sentimenti in ogni punto e in ogni momento della sua relazione con l?Alto, pi apprezzer la magnificenza del mondo spirituale che si apre a lui, e la magnificenza del Creatore, pi se ne rallegra con tanta pi sicurezza.

Se si analizza la differenza radicale degli attributi del Creatore e della creazione, non difficile concludere che non possono coincidere che alla condizione che l?uomo si sbarazzi della sua natura di egoista assoluto e non abbia pi allora esistenza propria, pi niente lo separa dal Creatore. soltanto diventando cosciente che, senza vita spirituale, per quanto desideri vivere appassionatamente, un corpo considerato privo di vita, quindi l'uomo ha la possibilit di penetrare la vita spirituale e impregnarsi di spiritualit. Come pervenire ad uno stato che farebbe si che l?eliminazione degli interessi personali e dei pensieri della propria persona, come anche l?aspirazione implacabile di rimettersi al Creatore, divengano lo scopo dell?esistenza al punto che se questo scopo non raggiunto, appare una sensazione di morte? L?accesso ad un tale stato, possibile progressivamente secondo il principio dell?azione reciproca: pi l?uomo fa sforzi nella quiete di un cammino spirituale, nello studio, nei tentativi di imitare gli elementi spirituali, pi convinto che non in grado di riuscire con le proprie forze. Pi l?uomo studia le fonti dello sviluppo spirituale, pi ha la sensazione che ci che studia diventa confuso. Pi si sforza di dirigersi verso i suoi maestri e i suoi amici conformemente a ci che ha appreso ? se veramente avanza spiritualmente ? pi sente che le sue azioni sono dettate dal suo egoismo. Ci si spiega col principio ?bisogna colpire per primo?: l?uomo non pu sbarazzarsi del suo egoismo che se vede che questo egoismo lo uccide, non gli permette di vivere la sua vera vita, eterna, piena di delizie. L?odio di fronte all?egoismo allontana l?uomo dall?uomo. La cosa principale di desiderare rimettersi interamente al Creatore prendendo coscienza della Sua grandezza (rimettersi al Creatore significa separarsi dal proprio ?io?). E? allora che l?uomo si deve rendere conto che c? un luogo di lavoro in questo mondo: i valori effimeri o i valori eterni? Perch niente esiste di ci che abbiamo prodotto, tutto passa. Sono solo eterne le strutture spirituali, come i pensieri, le azioni e i sentimenti altruistici. Altrimenti detto, sforzandosi con i propri pensieri, i propri desideri e i propri sforzi di assomigliare al Creatore, l?uomo crea questo stesso edificio di eternit. L?uomo ha la possibilit di avanzare sul sentiero rimettendosi al Creatore solo se ha coscienza della magnificenza del Creatore. E? lo stesso nel nostro mondo: se qualcuno appare grande ai nostri occhi, noi gli rendiamo con piacere un servizio e consideriamo che ci non perch abbiamo fatto qualcosa per lui, ma lui che, avendo accettato di prendere qualcosa da noi, ci ha testimoniato l?attenzione e ci ha gratificati avendo ricevuto da noi. Questo esempio mostra che lo scopo interiore pu modificare il senso di un?azione meccanica esteriore, prendere o dare, nel suo contrario. E? per questo che come l?uomo ha magnificato il Creatore, allo stesso modo pu dargli i suoi pensieri, i suoi desideri e i suoi sforzi e sentir che non d ma riceve dal Creatore, che riceve la possibilit di rendere un servizio, la possibilit di cui non sono degni che poche unit in ogni generazione. Ne segue da ci che il principale compito dell?uomo di magnificare il suo Creatore; altrimenti detto, di acquisire la fede nella Sua magnificenza e nella Sua potenza, la sola possibilit di uscire dalla gabbia dell?egoismo per penetrare i mondi spirituali.

Come indicato nel paragrafo precedente, se l?uomo prova delle difficolt al di sopra delle sue forze, quando vuole improntare la via della fede senza preoccuparsi di se stesso, perch ha l?impressione di essere come separato dal resto del mondo, che come sospeso nel vuoto, senza appoggio e lascia il suo ambiente, la sua famiglia e i suoi amici per fondersi nel Creatore. La sola ragione di questa impressione, l?assenza di fede nel Creatore, altrimenti detto, l?uomo non percepisce il suo Creatore, la Sua Presenza e la Sua onnipotenza, in altri termini, sprovvisto di fede. Appena comincia a sentire la presenza del Creatore, gi pronto a rimettersi totalmente a Lui e a seguirlo ad occhi chiusi, pronto a fondersi completamente in Lui, a disprezzo del buon senso. Lo scopo essenziale dell?uomo di sentire la presenza del Creatore. Orientare la sua energia, i suoi pensieri verso la percezione del Creatore vale la pena, perch, da quel momento, l?uomo cerca con tutta la sua anima di fondersi in Lui. Tutti i pensieri, le attivit, i desideri e il tempo dell?uomo, dovrebbero essere girati verso questo scopo e verso la percezione del Creatore nel risultato che si chiama fede. E? possibile accellerare questo processo se l?uomo accorda una certa importanza a questo scopo. E? pi questo importante ai suoi occhi, pi pu raggiungere la fede, altrimenti detto, sentire il Creatore. Pi sente il Creatore, pi questa sensazione cresce fino a divenire costante in lui. La chance, qualcosa che determinata dall?Alto, qualcosa sulla quale l?uomo non ha la capacit di influire in qualunque modo. Per contro, l?uomo ha l?obbligo, dall?Alto, di cercare se stesso, di pervenire a modificare la sua natura, poi dopo aver giudicato gli sforzi dell?uomo, il Creatore modifica questo Lui e lo eleva al di sopra del mondo. Prima che l?uomo faccia qualche sforzo, non deve in alcun modo contare sulle forze superiori, sulla chance e neanche su un?attenzione particolare che viene dall?Alto, deve intraprendere il suo compito avendo in mente che, se non lo compie, non potr arrivare a ci che vuole. Dopo aver terminato il suo compito, il suo studio o ogni altro sforzo, deve concludere che ci a cui pervenuto con i suoi sforzi, anche se non avesse fatto niente, in ogni modo, questo sarebbe stato la stessa cosa, perch tutto era gi pensanto dal Creatore. E? per questo che, chi desidera prendere coscienza di chi lo dirige veramente, deve, dall?inizio del suo cammino e in tutte le situazioni della vita, cercare di unire queste due contraddizioni. Per esempio, il mattino, l?uomo obbligato a cominciare la sua giornata abituale con lo studio e il lavoro, dopo aver eliminato dalla sua coscienza il fatto che il Creatore che dirige il mondo ed ognuno di noi. Deve lavorare come se il risultato finale non dipendesse che da lui. Alla fine del suo lavoro non deve in alcun caso permettersi di immaginarsi che ci che ha fatto il risultato dei suoi sforzi. Al contrario, deve riconoscere che, anche se fosse rimasto sdraiato tutto il giorno, sarebbe in ogni modo pervenuto alla stesso risultato perch questo era gi nel disegno del Creatore.

Tutte le nostre azioni possono essere divise in buone, neutre e cattive. Il lavoro dell?uomo, compiendo delle azioni neutre, consiste ad elevarle al livello delle buone azioni unendo la loro realizzazione mentale alla coscienza che il Creatore che dirige tutto. Per esempio, un malato che comprende molto bene che la sua guarigione dipende interamente dal Creatore, obbligato a ricevere da un medico reputato per la sua arte, un medicamento provato e noto e deve credere che l?arte del medico lo aiuter a sormontare la sua malattia. Ma, avendo preso i medicamenti prescritti dal medico, dopo la sua guarigione, l?uomo deve credere che senza il medico sarebbe in buona salute con l?aiuto del Creatore. E, invece di essere riconoscente verso il medico, deve ringraziare il Creatore, cos che l?uomo trasforma un?azione neutra in azione spirituale. Se agisce cos, in tutte le azioni neutre spiritualizza progressivamente tutti i suoi pensieri. Gli esempi citati e le spiegazioni sono necessarie perch queste domande sono una pietra di inciampo sul cammino dell?elevazione spirituale e, in pi, l?uomo che crede di conoscere i principi dell?organizzazione del mondo si sforza di aumentare artificialmente l?intensit della sua fede nell?onnipotenza del Creatore e, invece di lavorare su se stesso, per evitare gli sforzi, per dimostrare la sua fede o semplicemente con la sua pigrizia, prima di mettersi al lavoro decide che tutto nel potere del Creatore, e che di conseguenza tutti gli sforzi sono vani! Pu, dopo aver chiuso gli occhi in una fede cieca, evitare le questioni relative alla fede, ma senza risposta a queste questioni, si priva della possibilit di avanzare spiritualmente. E? detto: ?Guadagnerai il pane col sudore della fronte?. Tuttavia, dopo aver guadagnato qualcosa col proprio sudore, l?uomo ha delle difficolt a riconoscere che il risultato non dipende dal suo lavoro n dalle sue capacit, ma il Creatore che ha fatto tutto al posto suo. E ?col sudore della sua fronte? deve rinforzare in lui la fede nell?onnipotenza del Creatore. E? precisamente negli sforzi e tentativi datti per unire le contraddizioni apparenti dell?onnipotenza dell?Alto che non esistono che per il fatto della cecit dell?uomo, precisamente grazie all?antagonismo dei principi opposti e dunque incomprensibili, che guidano le azioni richieste da lui, e grazie alla discussione cos indotta che fa crescere chi ha compreso queste contraddizioni, che riceve nuove sensazioni spirituali. Ci che ha preceduto la creazione si riassume all?esistenza di un Creatore unico. Il principio della creazione risiede in ci che il Creatore ha separato da Se stesso un punto per dargli pi tardi degli attributi differenti ai Suoi. Ci l?essenza stessa della creazione, perch dotano questo punto di egoismo, il Creatore lo ha come scacciato fuori da Se stesso. Questo punto il nostro ?io?. Ma come non esiste n luogo n distanza, il punto percepisce il suo allontanamento per rapporto ai suoi attributi originali come la dissimulazione del Creatore, altrimenti detto, non ha coscienza di questo allontamento, tra essi ci sono le tenebre create dall?egoismo di questo punto. L?abisso profondo cos creato, sentito dal punto come terribilmente vertiginoso se il Creatore desidera riavvicinarlo da Lui. Se il Creatore non desidera il riavvicinamento di questo punto, questi non sentono alcun abisso, e, in modo generale, non percepiscono n l?abisso, n la distanza per rapporto al Creatore, n il Creatore, non pu che immaginarli. L?abisso di tenebre che percepisce il punto, sono le sofferenze abituali che ci causano le difficolt materiali o le malattie, i figli e la famiglia, infine, tutto ci che ha creato il Creatore attorno al punto

affinch per mezzo di questo ambiente, Egli possa avere un?azione sul punto. In quale modo e a quale scopo? Per mostrare all?uomo che per risparmiarsi le sofferenze, deve sbarazzarsi del suo egoismo, il Creatore crea nel mondo circostante, vale a dire i figli, il lavoro, i debiti, le malattie, i dispiaceri familiari, un tale stato di percezione della sofferenza nel punto, che la vita sembra un peso insopportabile, a causa degli interessi personali che mirano a raggiungere qualcosa, e appare un solo desiderio, di non volere pi niente, altrimenti detto, non avere alcun interesse, sfuggire ogni desiderio egoistico perch genera delle sofferenze. Non rimane all?uomo che una soluzione, chiedere al Creatore di essere sbarazzato da questo egoismo che lo obbliga a battersi per sormontare tutti i dispiaceri e che di conseguenza gli causano delle sofferenze. Nella prefazione al ?Talmud Eser sefiroth? (paragrafo 2), Rabbi Ashlag scrive: ?se stessimo attenti col nostro cuore alla questione della necessit di studiare la Cabal, sono sicuro che tutti i dubbi sparirebbero, come se non fossero mai esistiti?. E? per questo che la questione posta dall?uomo in fondo al suo cuore e non dalla sua intelligenza o dalla sua erudizione, altrimenti detto la questione gridata dal pi profondo di se stesso, il perch della sua esistenza, quale senso abbia, quale senso hanno le sue sofferenze che sono molto superiori ai suoi piaceri, perch la vita quando la morte sembra una soluzione facile e una salvezza, perch la vita nel corso della quale, se fa un semplice calcolo, le sofferenze superano di molto i piaceri, durante i quali non c? fine ai vortici della sofferenza fino a che, totalmente senza forzi e vuoti, noi la lasciamo. Chi in fin dei conti prende piacere o a chi faccio piacere o cosa mi attendo da questa esistenza? Bench inconsciamente ognuno di noi sia ossessionato da questa questione, persino ci colpisce in maniera inattesa fino a turbarci la mente e lasciarci senza forza per intraprendere qualunque cosa, essa ci preoccupa e ci precipita nell?abisso oscuro della desolazione e della presa di coscienza della nostra insignificanza, nell?attesa di aver la chance di trovare una soluzione conosciuta e poi continuare ad esistere come ieri, lasciarsi andare al grado della corrente dell?esistenza senza pensare a niente di particolare. Come abbiamo gi detto, queste sensazioni coscienti, il Creatore le d all?uomo affinch possa comprendere progressivamente che tutti i suoi guai, la ragione di tutte le sue sofferenze, provengono dal fatto che cerca un interesse personale nel risultato delle sue azioni, che il suo egoismo, altrimenti detto il suo essere, la sua natura, lo obbligano ad agire a nome del suo ?benessere? perch soffre continuametne della realizzazione dei suoi desideri. Ma, se si sbarazzasse del suo interesse personale, qualunque sia, sarebbe subito libero da tutte le angosce del suo essere e, percepirebbe tutto ci che lo cironda senza dolore n sofferenza. Il mezzo per uscire dalla schiavit dell?egoismo ? la Cabal. Il Creatore la ha specialmente creata tra Lui e noi, tra Lui e il punto del nostro cuore, il nostro mondo con le sue sofferenze, per portare ognuno di noi alla sensazione della necessit di sbarazzarsi del suo egoismo, ragione di tutte le nostre sofferenze. Mettere un termine alle sofferenze e sentire il Creatore, fonte di piacere, non possibile che se l?uomo sente veramente il desiderio di sbarazzarsi del suo egoismo. I desideri nei mondi spirituali corrispondono alle azioni, perch i desideri veri e interi, conducono immediatamente all?azione.

E? il Creatore Stesso che conduce l?uomo a decidere in modo definitivo di sbarazzarsi di ogni interesse personale in tutte le situazioni dell?esistenza, obbligandolo a soffrire al punto che il solo desiderio che resta di percepire continuamente le sofferenze, ci che non possibile che in assenza di ogni interesse personale e di ogni egoismo nelle situazioni della vita che si presentano a lui. Ma dov? il libero arbitrio, il suo diritto di scelta, quale sentiero improntare e cosa scegliere nella vita? Il Creatore stesso, spinge l?uomo a prendere una decisione. Per il fatto stesso che Egli mette una situazione piena di sofferenza al punto che la morte sembri pi dolce delle sofferenze, ma il Creatore non permette di mettere un termine alla sua esistenza e fuggire cos alle sofferenze e, in una situazione riempita di sofferenze insopportabili, improvvisamente, come un raggio di sole attraverso una nube, appare chiaro all?uomo che la sola soluzione possibile, non la morte, non la fuga, ma l?eliminazione dei suoi interessi personali. Questa soluzione la sola che conduca al riposto delle sofferenze insopportabili. Va da s che, il libero arbitrio non presiede a questa scelta, con la forza che l?uomo sceglie poich messo davanti all?obbligo di fuggire alle sofferenze. La scelta e la libert di scelta risiedono nel fatto che, mentre l?uomo esce un po? dal suo stato di abbattimento, deve mettere in applicazione la decisione presa, attaccandovisi, mettersi alla ricerca, con l?azione, in modo da uscire dallo stato orribile che viene a sperimentare affinch lo scopo di tutti i suoi pensieri sia ?per il Creatore?, la vita ?in s?, non apportando che delle sofferenze. Questo lavoro permanente e il controllo dei suoi pensieri, si chiamano lavoro di purificazione. La sofferenza sentita per il fatto dell?interesse pesonale, motore delle situazioni della vita deve essere cos acuta da obbligare l?uomo ad essere pronto ad ?accontentarsi di un pezzo di pane, di un goccia d?acqua sul suolo nudo? per estirpare da s il suo egoismo, il suo interesse personale a vivere. Se interiormente pervenuto ad un tale stato, che si sente felice, entra nella sfera spirituale che si chiama ?il mondo a venire? ? l?Olam HaBa?. Altrimenti detto, se le sofferenze hanno obbligato l?uomo a prendere la decisione definitiva di rinunciare al suo egoismo per il proprio bene e, affich in seguito, con degli sforzi personali, tenendo costantemente in mente le sofferenze delle altre volte, intrattenendo e rinforzando questa decisione, raggiunga uno stato tale che lo scopo di tutte le sue azioni consiste unicamente a trarne un beneficio personale, al di l di quelli che gli sono necessari, nel timore di sentire di nuovo queste sofferenze insopportabili, che appaiono dalla manifestazione del minimo interesse personale. E questo stato fa s che, se potesse strapperebbe questo interesse completamente da se stesso, dalle sue preghiere, anche da ci che pi necessario, tanto che perverrebbe all?ultimo punto di deviamento dei suoi bisogni personali. Abitutato allora ad un tale modello di pensiero nella vita quotidiana, nelle sue relazioni, nella sua famiglia, nel lavoro, in tutti gli affari del mondo, senza distinguersi in niente che sia esteriore da coloro che lo circondano, mentre nel suo corpo, come un?abitudine, una seconda natura, non ha pi interessi personali, pu passare alla seconda parte della sua vita spirituale, pu deliziarsi del fatto che con le sue azioni fa piacere al Creatore. Il suo piacere non il suo piacere, ma quello provato dal Creatore perch ha ?eliminato? in s tutti i suoi bisogni nei piaceri personali. Questo piacere del Creatore infinito nel tempo e immenso in grandezza, perch non limitato dai bisogni personali dell?uomo che vede allora la bont e la magnificenza del Creatore nel fatto che Egli gli ha datto la possibilit di raggiungere la fortuna di fondersi in un amore eterno in Lui.

Per pervenire a questo scopo della creazione, l?uomo impronta un cammino costituito da due tappe successive: la prima quella delle sofferenze e delle esperienze difficili fin quando esiste l?egoismo; la seconda, dopo che l?uomo ha raggiunto la prima parte del suo cammino, ed estrarre dal suo corpo tutti i desideri personali, ci consiste nel fatto che orienta tutti i suoi pensieri verso il suo Creatore, che gli permette di cominciare una nuova vita piena di piaceri spirituali e di calma eterna, ci che era il progetto del Creatore sin dall?inizio della Creazione. Non obbligatorio astenersi assolutamente da tutto, al punto di accontentarsi di un pezzo di pane, di una goccia d?acqua o dormire sul suolo e cos insegnare al corpo a disfarsi del suo egoismo. Invece dell?eliminazione forzata dei desideri corporei, la Torah ci stata data, pi precisamente, la luce della Torah che pu aiutare l?uomo a sbarazzarsi della fonte dei suoi guai, del suo egoismo. Altrimenti detto, una forza indefinita, chiamata luce della Torah, pu dare all'uomo la forza di ergersi fuori dal carcano degli interessi del suo corpo. La forza spirituale contenuta nella Torah, agisce sull?uomo unicamente se crede che essa lo aiuter, che gli necessaria per vivere e non morire in sofferenze insopportabili, altrimenti detto, credere che lo studio lo conduca allo scopo e che ricever la retribuzione che attende dallo studio della Torah, la liberazione dei desideri egoistici. Come l?uomo prova una necessit veramente vitale di liberarsi, ricerca mentalmente e in permanenza il mezzo e, durante lo studio della Torah, desidera trovare il modo di come poter uscire dalla gabbia dei propri interessi. La fede dell?uomo nella Torah pi grande del suo sentimento di necessit di studiare e ricercare. Se tutti i suoi pensieri sono in permanenza occupati unicamente alla ricerca dell?eliminazione del suo egoismo, si pu considerare che la sua fede sia completa, ci che non pu essere il caso che se ha il sentimento di essere peggio di un morto se non pu effettivamente uscire da questo stato, perch le sofferenze generate dai suoi interessi personali sono immense. Non che se l?uomo cerca ostinatamente la sua salvezza, che la luce della Torah lo aiuta, che una forza spirituale gli data capace di ?estrarre? da lui il suo proprio ?io?. E? allora che si sente libero. Per chi non prova questa necessit in un modo generale o in particolare, la luce della Torah diviene tenebre, e pi studia, pi cade nell?egoismo, perch non utilizza la Torah secondo la sua funzione. E? per questo che abbordando lo studio della Torah, aprendo uno degli scritti del RASHBI, dell?ARI, di Rabbi Ashlag o del RABASH, ci impegnamo a ricevere dal Creatore la forza della fede nella retribuzione, a trovare alla fine del nostro studio il mezzo per cambiare, divenire degni che, il Creatore ci cambi che, la nostra fede nella retribuzione attesa cresca, ad acquisire la fiducia ed anche a trovare nel nostro egoismo la possibilit di ricevere dall?Alto questo dono, che la nostra trasformazione in uno stato spirituale opposto. Anche chi non ha conosciuto tutte le sofferenze che obbligano a rinunciare totalmente agli interessi personali, la luce della Torah lo aiuter in ogni modo e, invece delle sofferenze indotte dall?egoismo, conoscer un altro modo di percorrere il suo sentiero. Nella lotta con la nostra ostinazione originale, che si manista con l?assenza del desiderio di rinunciare al nostro egoismo e con la nostra propensione a dimenticare le sofferenze che ci causa, la luce che emana dagli scritti cabalistici ci aiuta.

La riparazione forza che agisce grazie alla preghiera che il Creatore percepisce nel cuore dell?uomo. La vera preghiera e la sua risposta, la salvezza, non sono possibili che a condizione che l?uomo compia degli sforzi completi, faccia tutto ci che gli possibile, in quantit e, particolamente, in qualit. L?aspirazione a trovare la sua salvezza deve essere tale che si concentrer il proprio pensiero e la propria attenzione durante lo studio per trovare ci che necessario alla propria salvezza nella Torah, nelle sue lettere e nel suo senso profondo, l dove l?uomo si cerca e cerca ci che lo riguarda, cerca ci che detto sul modo di estrarre da se stesso il suo ?io?. E? per questo che, se le sofferenze non sono ancora ?strette? l?uomo come un animale selvaggio spaventato in un angolo della sua gabbia, se esiste ancora nei recessi del suo cuore un desiderio di piacere, altrimenti detto, che non ha preso coscienza ancora pienamente e che le sofferenze non gli hanno fatto capire che l?egoismo il suo solo nemico, l?uomo non pu fornire tutti gli sforzi, ne pu trovare nella Torah le forze e il sentiero per uscire dall?imprigionamento del suo egoismo ed per questo che non perviene a liberarsi. Bench all?inizio dello studio l?uomo sia ben deciso a studiare la Torah con questo scopo, durante lo studio, questo pensiero lo lascia malgrado lui, perch i desideri, come abbiamo gi detto, determinano i nostri pensieri e il cervello, la nostra ragione, come uno strumento ausiliario, non ricercano che la soddisfazione dei nostri desideri. La differenza tra lo studio della parte rivelata della Torah e di quella parte velata, la Cabal, risiede nel fatto che, studiando la Cabal pi facile trovare quella forza che aiuta l?uomo ad uscire dal suo egoismo perch, studiando la Cabal, l?uomo studia direttamente la descrizione delle azioni del Creatore, gli attributi del Creatore, i suoi attributi e in cosa questi differiscono dagli spirituali, l?obiettivo del Creatore nella creazione e i mezzi di riindirizzare il proprio ?io?. E? incomparabilmente pi facile orientare i propri pensieri verso lo scopo necessario esposto qui sopra. D?altronde, la Luce della Torah, quella forza spirituale che aiuta l?uomo a lottare contro il suo egoismo molto pi grande durante lo studio della Cabal della luce ricevuta studiando la parte rivelata della Torah e la descrizione delle azioni spirituali nella lingua del nostro universo, analizzando le azioni materiali, iniziando delle discussioni giuridiche, perch le azioni spirituali ? che sono nasoste dietro le parole ? gli sfuggono. Chi studia la Torah per trarne delle conoscenze, pu studiarla nella sua semplice espressione, ma chi studia la Torah per effettuare la sua riparazione, la studier di preferenza con l?aiuto della Cabal. La Cabal la scienza relativa al sistema delle nostre radici spirituali che emanano dall?Alto secondo delle regole strette, che si uniscono e finiscono all?unico e supremo obiettivo ?la conoscenza del Creatore da parte delle creazioni che si trovano in questo mondo?. La Cabal, altrimenti detto, la conoscenza del Creatore, si compone di due parte: ci che enunciato negli scritti dei Cabalisti, vale a dire da coloro che hanno una conoscenza del Creatore, e ci che conosciuto da coloro che sono dotati di ?vasi? spirituali, le cui aspirazioni sono altruistiche, nei quali possono ricevere, proprio come in un vaso, le sensazioni spirituali, altrimenti detto, percepire il Creatore.

Bench ognuno possa acquistare opere di Cabal, solo chi ha lavorato per sviluppare delle aspirazioni altruistiche spirituali, ha la possibilit di comprendere e apprendere ci che annunciato in queste opere, ma non pu trasmettere le sue sensazioni a chi non ha acquisito degli attributi altruistici. Se dopo ogni elevazione spirituale, l?uomo si abbassa di nuovo verso dei desideri impuri, i buoni desideri che esistevano in lui durante la sua progressione spirituale si legano agli impuri. L?accumulo dei desideri impuri aumenta progressivamente. E? cos fintanto che l?uomo potr costantemente restare in uno stato spirituale di desideri esclusivamente puri. Quando l?uomo ha terminato il suo lavoro ed ha messo a nudo tutti i suoi desideri, riceve dall?Alto una tale forza di luce che sbarazzato dalla conchiglia del nostro mondo e diviene un abitante permanente dei mondi spirituali, ci di cui non dubita il suo ambiente. Il lato destro o la linea destra corrisponde ad uno stato che si caratterizza dal fatto che il Creatore ha sempre ragione agli occhi dell?uomo che giustifica l?onnipotenza del Creatore. Questo stato si chiama fede. Dai primi tentativi di sviluppo spirituale e di elevazione, l?uomo deve cercare di agire come se fosse pervenuto ad una fede totale nel suo Creatore, deve rappresentarsi nella sua mente che Lo percepisce con tutto il suo corpo, che il Creatore dirige il modo con un?assoluta bont, e che l?insieme del mondo non riceve da Lui che del bene. Considerando la sua condizione, l?uomo si percepisce essere privo di tutto ci che desidera, e che guardandosi attorno, pu convincersi delle sofferenze dell?insieme dell?universo, deve malgrado tutto dirsi che ci che vede un piano snaturato del mondo che vede attraverso il prisma del suo egoismo, e che vedr il vero piano quando perverr allo stato di altruismo assoluto, quando vedr che il Creatore dirige il mondo al fine di portare le creazioni ad una delizia totale. Questo stato che fa si che l?uomo abbia una fede nella bont assoluta del Creatore pi grande di ci che vede e sente, si chiama fede messa al di sopra della ragione. L?uomo non in grado di valutare il vero grado dove si trova e determinare se sta vivendo uno stato di elevazione spirituale o, al contrario, di caduta spirituale. Pu sentirsi in una fase di caduta spirituale ma, infatti, il momento in cui il Creatore gli mostra la sua vera natura, gli fa scoprire che senza piacere personale, non capace di fare niente che non oscura nella malinconia o anche nella depressione o la collera, perch il suo corpo non riceve sufficientemente piacere da questa vita. Infatti, si tratta di una elevazione spirituale perch l?uomo in questo preciso momento pi vicino alla verit di quanto lo fosse prima quando si sentiva semplicemente bene, come un bambino, in questo mondo. E? per questo che detto: chi accresce le sue conoscenze accresce le sue pene. Quando l?uomo pensa che si eleva spiritualmente, forse si illude e prova un piacere personale e dell?autosoddisfazione. Solo chi percepisce il Creatore e la Sua onnipotenza sulle creature pu vermanete sapere a quale grado di progressione si trova. Tenuto conto da ci che precede, non difficile capire che pi l?uomo progredisce lavorando su se stesso nei suoi tentativi di correggere il suo egoismo, pi fa sforzi, pi ogni tentativo, ogni giorno passato, ogni pagina girata lo fanno dubitare della possibilit di pervenire a qualcosa. Pi l?uomo si dispera nei suoi tentativi, pi esige allora dal Creatore di uscire da questo baratro nero (dall?oscurit dei desideri del corpo) nel quale si trova.

Tenuto conto di ci che precede, non difficile comprendere che pi l?uomo progredisce lavorando su se stesso nei suoi tentativi per correggere il suo egoismo, pi fa sforzi, pi ogni tentativo, ogni giorno passato, ogni pagina girata lo fanno dubitare della possibilit di pervenire a qualcosa. Pi l?uomo si dispera nei suoi tentativi, pi esige dal Creatore di uscire da questo baratro nero (dall?oscurit dei desideri del corpo) nel quale si trova. E? cos che fintanto che l?uomo non ha fatto tutto ci che in suo potere e non si convinto che non in grado di aiutarsi da solo, che solo il Creatore che crea tutti questi ostacoli affinch l?uomo sia obbligato a girarsi verso di Lui per chiedergli soccorso, affinch voglia trovare il legame che lo unisce a Lui. E? la ragione per la quale la richiesta deve provenire dal profondo del cuore, ci che non possibile fintanto che l?uomo non esaurisce tutte le sue possibilit e non si convinca che senza forza. Non che allora che capae di formulare la sua richiesta che proviene dal pi profondo di se stesso, richiesta che diviene il suo unico desiderio, poich convinto che solo un miracolo dall?Alto pu salvarlo dal suo pi grande nemico, il suo ?io?. E? solo a questa preghiera che risponde il Creatore che cambia il cuore egoista dell?uomo in cuore spirituale, il suo cuore di pietra in cuore di carne. Fintanto che il Creatore non gli avr fatto effettuare un ritorno, pi l?uomo avanzer, pi diverr malvagio ai propri occhi. Ma, infatti, sempre stato cos. Semplicemente, con l?acquisizione di una certa comprensione degli attributi dei mondi spirituali, sente sempre di pi quanto all?opposto dei suoi desideri. Se l?uomo, malgrado la fatica e la disperazione nata dai suoi tentativi di dominare il suo corpo con i propri mezzi, e se dopo aver fatto i suoi conti ed essersi persuaso non vede come uscirne, pu tuttavia con la forza della mente, avendo coscienza della vera ragione del suo stato mentale, creare in s un umore ottimistico e gioioso che testimonia che crede nella giustizia dell?organizzazione del mondo, nell?onnipotenza e nella bont del Creatore, diviene spiritualmente capace di percepire la luce del Creatore, perch avr costituito la sua relazione in relazione alla fede, elevandola al di sopra della ragione. Non c? nell?esistenza del momento di progressione spirituale pi prezioso che quando l?essere sente che ha esaurito tutte le sue forze, quando, dopo aver fatto tutto ci che poteva immaginarsi, non pervenuto a ci che desiderava. E? solo in quell?istante che pu chiamare il Creatore dal pi profondo di se stesso, perch totalmente convinto che tutti i suoi sforzi non lo aiuteranno pi in niente. Avendo esaurito tutte le forze nella ricerca di un?uscita dalla sua situazione, l?uomo ancora sicuro che otterr con esse ci che desidera, non potr illudersi ed implorare sinceramente soccorso nella sua preghiera, il suo egoismo superando i suoi pensieri, lui stesso essendo persuaso che ha l?obbligo di raddoppiare i suoi vani sforzi. Non che una volta convinto di essere il pi debole di tutti gli esseri nella lotta contro il suo egoismo, che l?uomo perviene a prendere coscienza della sua debolezza e della sua insignificanza. E? allora pronto a piegarsi e a pregare il Creatore. La fede nell?unit del Creatore significa che l?uomo percepisce con tutto il suo essere il mondo nella sua totalit, notamente se stesso, come uno strumento tra le mani del Creatore. Al contrario,

se l?uomo considera che anche capace in un modo o in un altro, di influenzare gli avvenimenti, questo si chiama credere alle molteplici forze della natura, e non in un Creatore solo e unico. E? per questo che distruggendo il proprio ?io?, l?uomo si mette in conformit con il vero mondo nel quale, all?eccezione della volont del Creatore unico, niente esiste. Ma se l?uomo non pervenuto ad un tale grado, non ha il diritto di considerare che non esiste che il Creatore in questo mondo, e incrociare le braccia. Pervenire ad un tale grado che fa si che si abbia la sensazione che niente esiste al mondo oltre il Creatore, non possibile che con un lavoro assiduo e con uno sviluppo interiore di aspirazioni corrispondenti. Non che dopo aver percepito, in tutte le sensazioni vissute, una comunione vera con il Creatore, altrimenti detto a livello del mondo di Atziluth, che l?uomo raggiunge l?unit del Creatore, e in quel momento, sicuramente, agisce in conformit con questa vera realt. Prima di pervenire a questo grado, deve agire conformente al livello al quale si trova, e non a quello che non pu che immaginarsi nei suoi fantasmi. Il vero lavoro su se stesso consiste, per l?uomo, di avere la convizione che tutto dipenda dalle sue forze all?inizio del lavoro, ma che ci a cui pervenuto grazie ai suoi sforzi, lo avrebbe in ogni modo ottenuto senza questi, poich dal suo inizio, la creazione si sviluppata secondo il piano del Creatore, secondo il Suo piano della creazione. L?uomo non deve pensare cos, che dopo aver fatto tutto ci che dipende da lui. L?uomo non pu capire da solo questo attributo spirituale che sono l?altruismo assoluto e l?amore, il suo intendimento non in grado di prendere coscienza dell?esistenza di un tale avvicinamento nel mondo perch l?uomo trae obligatoriamente un vantaggio personale da tutto ci che fa, altrimenti detto non potrebbe fare alcun gesto. Una tale capacit non data all?uomo che dall?Alto, e solo chi dotato pu prenderne coscienza. Ma se questa capacit data all?uomo dall?Alto, perch fare degli sforzi per pervenirvi? Gli sforzi fatti non apporteranno a niente, fintanto che il Creatore non aiuter l?uomo e non gli dar dall?Alto nuovi attributi, una nuova natura? L?uomo deve esprimere ?dal Basso? una preghiera, una richiesta, un desiderio affinch il Creatore trasformi le sue qualit. Non che se il desiderio veramente forte che il Creatore pu rispondergli. E? giustametne per sviluppare in s un desiderio forte per ottenere una risposta dal Creatore, che l?uomo deve fare molti sforzi. E? nel tentativo di raggiungere lo scopo con i propri mezzi, che l?uomo prende coscienza che non ha in se stesso, n il desiderio, n la capacit di raggiungere questo scopo. E? allora che l?uomo prova il bisogno autentico di pregare il Creatore, di liberarlo dai suoi attributi originali e dargliene dei nuovi. Non tuttavia possibile, senza che l?uomo non metta tutte le sue forze nei suoi tentativi e che lui stesso non si convinta che esse sono infruttuose. Non che al suo grido dal pi profondo del cuore che il Creatore risponde. Questa richiesta che lo aiuta a cambiare i suoi sentimenti, l?uomo non pu formularla che dopo essersi convinto che nessuno dei suoi desideri, nessuna delle cellule del suo corpo non sia pronta e che la loro natura sia modificata per abbandonarsi al Creatore senza condizione alcuna, altrimenti detto, che in quel preciso momento tanto schiavo della sua natura che desidera divenire schiavo dell?altruismo.

E? unicamente prendendo csocienza che non c? alcuna speranza affinch il suo corpo sia d?accordo con un tale cambiamento, che l?uomo pu gridare verso il Creatore per chiedere dell?aiuto dal fondo del cuore, ed allora che il Creatore riceve la sua richiesta e vi risponde trasformando il suo egoismo nel suo contrario, l?altruismo; l?uomo si riavvicina allora al Creatore. Se l?uomo pensa a ci che gli apportano tutti i suoi sforzi personali per ottenere molte cose in questo mondo, arriva alla conclusione che non cos difficile lavorare per cercare di trasformarsi, perch suo malgrado deve lavorare, e cosa resta alla fine dei suoi giorni di tutti i suoi sforzi? Chi pervenuto a modificare i suoi attributi sente in s il piacere dei suoi sforzi spirituali perch vede in nome di chi lavora, ed per questo che gli sforzi per se stessi sono percepiti non come essendo penosi, ma come gioiosi e pi sono grandi, pi l?uomo li compie con allegria e sente immediatamente un?immensa ?retribuzione? eterna per ognuno di essi. Esistono degli esempi nel nostro mondo che mostrano che l?entusiasmo elimina la difficolt davanti agli sforzi importanti: se si ha molta stima di qualcuno e, ai nostri occhi, il pi grande di questo mondo, per lui, tutto ci che vuoi siete in grado di fare, lo farete con la gioia di avere avuto questa possibilit, e ogni sforzo vi sembrer, al contrario un piacere alla maniera di ci che prova chi ama ballare o fare degli sforzi fisici e per chi i movimenti non sono un lavoro ma un piacere.

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