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Bosnia, via la tassa solare a Tuzla

Il governo cantonale della citt nel nordest del Paese accoglie le proteste di molti residenti promettendo labrogazione dellimposta sugli impianti fotovoltaici ed eolici a utilizzo commerciale. Una piccolo comma contenuto nel testo della legge che regola le concessioni energetiche nel territorio del Cantone di Tuzla, citt nel nordest del Paese, prevede il pagamento di una tassa aggiuntiva per lo sfruttamento dellenergia solare ed eolica ai fini commerciali. Ridicolo! - commenta lesperto di rinnovabili bosniaco e direttore del Centro per le energie alternative di Tuzla, Ismet Salihovic - Non si possono guadagnare soldi con qualcosa che non si possiede come il sole o il vento. assurdo. Inoltre non so chi sia effettivamente il proprietario del sole - ironizza Salihovic al sito internet Balkan Insight -. Prima o poi apparir sulla terra per farci pagare tutti i raggi solari che abbiamo utilizzato per produrre energia?. La polemica sullimposta ormai nota come tassa solare divampata lanno scorso in seguito allapprovazione, in seno al governo cantonale di Tuzla, della legge sulle concessioni per lo sfruttamento delle rinnovabili. I gestori e proprietari di attivit commerciali si sono ritrovati, improvvisamente, a dover pagare un cospicuo obolo per lutilizzo degli impianti fotovoltaici ed eolici. Cos, spalleggiati dalla maggior parte degli esperti di rinnovabili, molti di loro hanno protestato duramente affinch le due tasse venissero stracciate. Finora il governo cantonale ha sempre reagito con freddezza continuando sulla propria strada, ma in seguito a una riunione con i massimi esperti energetici lesecutivo ha deciso di fare dietro-front: i due commi saranno quindi abrogati durante la prossima seduta consiliare. Lo ha confermato e annunciato il ministro dellEnergia di Tuzla, Zelijko Knezicek: Il governo ha deciso che durante la prossima assemblea le due previsioni normative verranno definitivamente cancellate.

Macedonia-Serbia, primo incontro tra i premier

I colloqui avvenuti a Skopje tra Nikola Gruevski e Ivica Dacic hanno anche fatto emergere i contrasti e le ferite aperte nelle relazioni tra i due Paesi. Il mancato riconoscimento della Chiesa ortodossa macedone e le differenti posizioni sullindipendenza del Kosovo sono i principali ostacoli che mettono a dura prova le relazioni tra Macedonia e Serbia. E quanto emerge dallincontro avvenuto ieri a Skopje per la prima volta tra il primo ministro macedone, Nikola Gruevski, e lomologo serbo, Ivica Dacic. Secondo il sito internet del quotidiano macedone Dnevnik, durante i colloqui si discusso anche delle tensioni nella Valle del Presevo, striscia di terra della Serbia meridionale al confine tra Kosovo e Macedonia popolata da una folta comunit albanese. Dacic ha ribadito che gli albanesi del Presevo hanno gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini serbi e che la recente rimozione di un monumento commemorativo dei guerriglieri kosovaro-albanesi non ha niente a che vedere con i diritti umani e civili. Per il resto i due capi di governo hanno manifestato lintenzione di migliorare le relazioni di buon vicinato, con unattenzione particolare alla cooperazione economica e agli scambi commerciali. Il premier macedone ha discusso soprattutto di infrastrutture - in particolare del potenziamento delle capacit di trasporto e di energia - cos come della stabilit energetica nella regione e del completamento del corridoio paneuropeo 10 (Salisburgo, Lubiana, Zagabria, Belgrado, Nis, Skopje, Veles, Salonicco). I due primi ministri hanno auspicato una maggiore cooperazione tra le aziende dei due Paesi nei settori del commercio, dell'agricoltura, del turismo e della medicina. Dacic e Gruevski hanno sottolineato come il miglioramento della cooperazione transfrontaliera rappresenti una vera priorit, soprattutto con lapertura di nuovi valichi di frontiera. In merito allintegrazione comunitaria, a cui ambiscono sia Skopje che Belgrado, i due capi di governo hanno convenuto sul solito punto: assolutamente necessario proseguire sul sentiero delle riforme per soddisfare gli standard europei. A tal proposito, Macedonia e Serbia si aspettano che il prossimo Consiglio europeo possa finalmente garantire l'apertura dei negoziati di adesione. "Sarebbe un riconoscimento delle riforme che abbiamo intrapreso ha affermato Gruevski - e un ulteriore incentivo per continuare a

fare progressi in tutti i campi che incidono particolarmente sul processo dintegrazione europea". Dacic, da parte sua, ha confermato il sostegno garantito costantemente dalla Serbia allavvio dei negoziati di adesione allUe di Skopje. Durante lincontro sono emerse anche le questioni pi delicate e sensibili in corso tra i due Paesi, anche se i premier si sono dati un gran da fare per minimizzare i contrasti e le ferite aperte esistenti tra Macedonia e Serbia. Non ci sono grandi problemi tra i due Stati - ha garantito Dacic - a parte il problema del Kosovo e la questione della Chiesa ortodossa macedone e, la cui autonomia non stata mai riconosciuta da Belgrado. "Tale problema non di nostra diretta competenza, ma ricade sulla giurisdizione delle chiese dei due Paesi - ha spiegato Gruevski -. Tuttavia siamo sempre disposti a collaborare per trovare una soluzione comune.". Il premier serbo Dacic ha inoltre affermato che il suo Paese favorisce la pace e la stabilit nella regione, precisando che solo il dialogo la giusta via per risolvere le questioni aperte. "Siamo pronti a fare tutto ci che serve per superare il problema", ha assicurato Dacic. Laltra grana che ha sempre ostacolato i buoni rapporti tra i due Paesi riguarda la questione del Kosovo, la cui indipendenza da Belgrado stata riconosciuta da Skopje. Al riguardo Dacic, anche a nome del presidente serbo Tomislav Nikolic, ha voluto inviare un messaggio di fratellanza e vicinanza allintero popolo macedone. In realt entrambi i premier hanno sorvolato la questione confermando implicitamente che la ferita aperta continuer a bruciare.

Montenegro, infuria la protesta per la nuova tassa


Il Parlamento di Skopje sta discutendo la cosiddetta imposta di crisi che penalizzer notevolmente gli stipendi medi percepiti nel Paese, facendo scoppiare nuovi dissensi. Il Parlamento montenegrino ha discusso oggi la cosiddetta "tassa di crisi" dopo che la maggioranza ha proposto emendamenti a una bozza precedente della legge. Gli emendamenti presentati, secondo l'emittente "Antena m", prevedono una tassa aggiuntiva ai salari lordi superiori a 720 euro mensili. La proposta precedente

parlava di un aumento delle tasse dal 9 al 15 per cento per tutti i salari superiori a 480 euro al mese. Quest'ultima proposta ha causato ieri una manifestazione di protesta davanti alla sede del Parlamento organizzata dall'Alleanza dei sindacati. La nuova proposta non ha comunque fatto cambiare l'idea ai partiti dell'opposizione, i quali hanno annunciato un voto contrario. Secondo Nebojsa Medojevic, del Fronte democratico, la legge "rappresenta una mossa politica e non economica". Per Damir Sehovic, del Partito socialdemocratico (Sdp), si tratta invece "di una misura per mantenere la stabilit macro-economica". Lo stesso Sehovic ha tuttavia riconosciuto che "la tassa di crisi non una soluzione duratura". La tassa in questione fa parte delle misure temporanee previste dal governo per abbassare, entro la fine dell'anno, il disavanzo di bilancio. Attualmente in corso una discussione parlamentare anche sulle altre leggi che fanno parte delle misure provvisorie.

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