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TEOLOGIA MAGGIONI

ERA VERAMENTE UOMO


La divina umanit di Ges - Intro Questuomo era veramente un Figlio di Dio (Mc 15,39) Ges ha condiviso in tutto lesperienza delluomo Ges non muore, ad esempio, come Socrate, cio come un eroe o come luomo vorrebbe morire, ma muore con una domanda rivolta a Dio e con un grido senza parole (cos i racconti di Marco e Matteo). Ges morto come muore luomo: morire con un grido senza parole il modo pi umano di morire. Lumanit di Ges la trasparenza del volto di Dio. la Parola si fatta Carne Carne luomo nella sua fragile umanit. Un uomo si rivela nel suo modo di parlare. Il parlare di Ges vivo, pittoresco, immaginoso, a lampi, per paragoni e parabole (non fa lunghi discorsi). Ges ha soprattutto parlato per parabole, che rappresentano la punta pi alta e geniale, pi rifinita del suo linguaggio. Anche i miracoli occupano un posto privilegiato nellattenzione della comunit. Ma si tratta di miracoli che non vogliono essere il segno di ci che Dio pu fare, bens di chi egli sia. Dio non potenza ma amore. Per questo i miracoli di Ges preferiscono la qualit alla grandiosit. Ges prega nei momenti cruciali della propria missione, rivela unaltra dimensione: nella preghiera Ges riscopre la propria missione e ritrova la nitidezza delle proprie scelte. Una preghiera di ascolto e ricerca (attenzione alla Parola, meditazione e alle Scritture). Ges ha anche pianto (sulla tomba dellamico Lazzaro), condividendo il dolore delle sorelle. Sapeva che Lazzaro sarebbe risorto, e tuttavia ha pianto. La speranza cristiana anche quando grande non annulla lo spazio dellangoscia. Si arrabbia contro la morte, che appare sempre ingiusta! Anche Ges dunque ha provato questi sentimenti (speranza, angoscia e rabbia). La prerogativa di Ges che costituisce il fondamento della fede la sua umanit, la sua piena condivisione delle situazioni delluomo. Ges conosce fino in fondo il patire delluomo e lha condiviso i tutto, eccetto il peccato. Verbo compatire non indica soltanto le proprie sofferenze, ma si estende anche a quelle degli altri. come patire due volte, per s e per gli altri. Ges ha sperimentato la prova il verbo esser provato al participio perfetto, dunque una prova lunga e continua. Ges ha obbedito e insieme ha capito che cosa significhi veramente obbedire. Ha conosciuto la debolezza e la paura di fronte alle richieste di Dio, e ha capito che solo con la preghiera si pu ritrovare la fiducia e la serenit. Figlio di Dio, Figlio delluomo parte prima Ges, il Figlio Per Ges il nome pi appropriato per parlare di Dio Padre, non Re. Dio giudice, Onnipotente, Signore del mondo, ma questi titoli perderebbero la loro verit, se non venissero letti a partire dalla paternit. Il procedimento corretto : dal Padre al Signore, dal Padre al Giudice, dalla paternit allonnipotenza. La signoria di Dio non per dominare, ma perdonare. La sua onnipotenza quella dellamore; la sua giustizia per offrire il perdono. Dio anzitutto il Padre di Ges Dio estende anche a noi ci che egli vive in se stesso, introducendoci in un dialogo che suo, lasciandoci chiamarlo Padre nostro. Vi gratuit: Dio non aveva bisogno di noi per esprimere il suo amore di Padre. Quando ci ha creati era gi Padre. Amore reciproco la storia dellamore ha la sua sorgente nel Padre ed guidata da un come: Come il Padre ha amato me, cos io ho amato voi (Gv 15,9); Come io ho amato voi, cos amate anche voi gli uni e gli altri (Gv 13,34). Lo stesso amore si espande nella reciprocit. Mite e umile di cuore Ges si rivolge a tutti coloro che conducono una vita difficile e penosa. Prendete il mio giogo = significa affidarsi alla sua persona. Prendere il giogo equivale a seguirlo. Imparate da me = nel linguaggio evangelico non significa solo apprendere, ma anche seguirlo, farsi discepolo nel senso pieno della parola.

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Che sono mite e umile di cuore = mite il povero, non violento, maltrattato e oppresso, che confida in Dio. Ges non un maestro arrogante, duro, autoritario, ma discreto e paziente. Non si rivolge solo ai piccoli, ma uno di loro. Mite e umile precisano latteggiamento di Ges verso Dio e verso gli uomini. Verso Dio: un atteggiamento di confidenza, obbedienza, docilit; verso gli uomini: un atteggiamento di accoglienza, pazienza, discrezione, disponibilit al perdono, addirittura al servizio. Ges il vero Maestro in forza di una duplice relazione: conosce profondamente il Padre e quindi pu rivelarlo; condivide la situazione dei piccoli e dunque pu comprenderla. Ges in ascolto In principio era la Parola e la Parola era vicina e rivolta verso il Padre, e la Parola era Dio (Gv 1,1) Nella sua essenza pi intima il Figlio in relazione, ascolto, obbedienza al Padre. Parola dice che Ges il rivelatore, in ascolto dice che egli pu parlare agli uomini perch guarda Dio. La Parola si fatta carne si posta in ascolto delluomo, condividendone la debolezza, le domande, i problemi. Con la sua persona, la sua vita e la sua parola, Ges non ha fatto altro che narrare Dio. I vangeli ricordano che le folle accorrevano da Ges per ascoltarlo parola autorevole, ricca di forza, non soltanto perch accompagnata da miracoli, ma anche per la forza della verit che lasciava trasparire: parola chiara, convincente, capace di raggiungere gli ascoltatori, coinvolgendoli. Ecco il segreto del parlare parabolico di Ges: un parlare essenzialmente dialogico La parabola non procede senza la risposta di chi lascolta. Rimane inerte se lascoltatore non entra nel gioco. Gli uomini, invece, ricorrono spesso a un parlare che zittisce. Il silenzio di Ges Ges parla, dialoga e ascolta, ma incontra anche il silenzio ed egli stesso, in diverse occasioni, sta in silenzio. A volte il silenzio dice pi della parola (silenzio della passione). C anche il silenzio delluomo che rimane ammutolito di fronte a Ges, o perch la sua parola lo riempie di meraviglia, o perch la sua verit lo infastidisce. E c il silenzio di Ges di fronte alle domande pretestuose o inutili di chi finge di interrogarlo. E c il silenzio che Ges impone a chi vorrebbe parlare di lui prima di averne intravisto la novit, che la croce. La parola che fa tacere non sempre una parola accolta. C anche il silenzio di chi tiene chiusa la bocca semplicemente perch non trova pi ragioni da opporre a difesa delle proprie verit, che tuttavia continua caparbiamente a non voler cambiare. il silenzio dellostinazione. Di fronte alle domande insincere, Ges oppone il silenzio. il silenzio di Ges di fronte a Erode: che lo interroga con molte domande, ma solo per curiosit, domande superficiali, perch non sorgono dal desiderio della verit, ma dalla speranza di vedere qualche prodigio. E Ges non risponde. Il momento pi espressivo del silenzio di Ges la passione. Parla poche volte, non per difendersi, ma per spiegare la sua identit. Ges non risponde alle molte accuse, e tace. il silenzio di chi conserva intatta la sua dignit. il silenzio di chi lucidamente consapevole dellinsincerit dei giudici, che fingono un interrogatorio, in realt avendo gi deciso la condanna. Soprattutto il silenzio del giusto, che di fronte alle accuse non di difende, perch ha posto interamente la sua fiducia nel Signore, che non abbandona. Il silenzio non esprime indifferenza, ma dignit. Ed un silenzio che parla pi di molte parole. nei racconti di Marco e Matteo attorno al Crocifisso sono in molti a parlare: i passanti, i sacerdoti, le guardie, i due ladroni. Tutti parlano di Ges e contro Ges, ma lui tace. Rivolge una domanda al suo Dio che cade nel silenzio (Dio mio, Dio mio, perch mi hai abbandonato?). Il Padre parler, ma dopo, con la resurrezione. Ges, un pane spezzato Rivelatore dellidentit di Ges il gesto eucaristico. Dal racconto di Marco vi sono 5 elementi da osservare: 1. Il convito pasquale aveva contemporaneamente lo sguardo rivolto alla liberazione futura, di cui la liberazione passata (dalla schiavit dEgitto) e presente soltanto una figura. Dunque, ricordo e speranza, gioia per la liberazione ottenuta e per la certezza di una liberazione ancora pi grande nel futuro; 2. Ges ha compiuto il suo gesto durante un banchetto, scegliendo dunque un contesto umano che fra i pi semplici e quotidiani e fra i pi ricchi di valori simbolici (intimit, amicizia, fraternit); 3. Clima di ringraziamento il gesto di Ges mutu il suo nome di eucaristia (che significa appunto ringraziamento). Ges ringrazia per le grandi opere che Dio ha compiuto in nostro favore: dalla creazione

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alla redenzione, dal dono del cibo al dono della sua alleanza, dallamicizia fra a noi allamicizia con lui. Discepolo colui che riconosce che tutto dono e sempre ringrazia; 4. Leucaristia istituita fra la constatazione del tradimento di Giuda e la profezia dellabbandono dei discepoli. La comunit invitata a vigilare (allorch scoprir il tradimento e il peccato). In tal modo la celebrazione eucaristica insieme avvertimento e consolazione. Nonostante le divisione, Cristo ci salva; nonostante il peccato, siamo la Chiesa di Dio; 5. I gesti di Ges: il pane spezzato e il vino distribuito. Ges vive unesistenza per Dio e per i fratelli. Quello di Ges un donarsi per tutti, non solo per alcuni. Nellamore di Dio non ci sono gli esclusi o gli emarginati, non ci sono i primi o gli ultimi. Occorre guardare alla vita di Ges, presentata come un servizio ed evidenziata appunto dal gesto eucaristico: il gesto eucaristico la memoria del Figlio di Dio che si donato, che si posto in atteggiamento di servizio: perch il servizio , appunto, il donarsi. Non ha considerato il suo esser Figlio come un privilegio, ma come un servizio. Ges e i suoi discepoli parte seconda Le strutture della sequela evangelica I verbi pi importanti dellintera narrazione (evangelista Marco) sono: vide, disse, li chiam. Liniziativa di Ges ed del tutto gratuit. Perch chiama proprio questi uomini e non altri? Sta qui la gioia, ma anche il tormento, di chi stato chiamato: perch io e non altri? Non pensabile una chiamata a vantaggio proprio. Dio non sarebbe pi il Dio di tutti: si chiamati non per s, ma per la missione. Lappello di Ges inoltre porta ad un distacco radicale e profondo (dalla famiglia, dal proprio mestiere,) che Marco sottolinea. Vi anche una certa urgenza della risposta: E subito lasciate le reti lo seguirono (Mc 1,16-20). Serve fiducia alla chiamata. La chiamata non conclude un itinerario, ma lo apre. Ed una chiamata ad uscire, a camminare verso gli altri e diffondere il messaggio (missione). Inoltre i discepoli mentre seguono Ges, imparano, apprendono (il verbo che solitamente si accompagna al termine discepolo imparare). Ges chiama anche i peccatori e gli uomini che dovrebbero esser evitati, e dice: Non sono venuto per i sani che hanno bisogno di un medico, ma i malati. Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori (Mc 2,1517). Nessuno a priori escluso dalla chiamata. Il cammino del discepolo Dallintero vangelo di Marco si ricava che le caratteristiche che contraddistinguono il discepolo sono tre: 1. Il discepolo sta con Ges a tempo pieno, vive con lui; la folla invece segue Ges, lo ascolta, ma poi torna alle proprie occupazioni. 2. Al discepolo dato capire il mistero del regno di Dio; alla folla invece tutto posto in parabole, come in un chiaroscuro; 3. Il discepolo infine mandato nel mondo intero: deve farsi, a sua volta, itinerante. Ges arriva con il gruppo dei discepoli ma poi il protagonista soltanto lui. Il discepolo nella possibilit di comprendere a fondo, - proprio perch a differenza della folla - sta con Ges e ne condivide le esperienze . Per capire il vangelo non basta osservarlo dal di fuori, come uno spettatore. Devi viverlo. Solo cos lo comprendi. Marco convinto che Satana si esprime in due modi: uno allesterno della comunit e uno allinterno. Allesterno si esprime attraverso tutti coloro che rifiutano la messianicit di Ges. Allinterno attraverso coloro che accettano la messianicit di Ges, ma senza la croce. Che cosa disse Pietro di cos satanico? Niente. Semplicemente ha ragionato non secondo Dio, ma secondo gli uomini. Il discepolo non ha poteri propri, ma pu solo invocare il potere di Dio. Le direttrici del discepolato Il discepolato un itinerario di continua conversione, che porta a comprendere sempre pi profondamente chi Ges. Il vangelo di Marco un racconto, allinterno del quale si sviluppa un dibattito: personaggi differenti scorgono Ges e prendono posizione esprimendo il loro parere, chi in un modo e chi in un altro. Da una parte, parola e gesti nei quali si manifesta la potenza di Dio; dallaltra, una sconcertante debolezza. Marco il vangelo dei miracoli, ma i miracoli muoiono sulla croce, dove Ges, che ha guarito gli altri, non salva se stesso. Potenza e debolezza sono le due facce del mistero di Ges. Per Marco il vero discepolo il centurione che ai piedi della croce riconosce il Figlio di Dio nella morte (Mc 15,39): non soltanto nei

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miracoli, ma in quella morte, cio nellostinazione dellamore e nella solidariet pi radicale, il centurione scopre la presenza di Dio. Maria, Madre e discepola Maria la madre di Ges, discepola e credente. Il cammino di fede di Maria non stato una sorta di passaggio dalla maternit al discepolato, da una maternit fisica a una maternit sempre pi spiritualmente vissuta. La maternit di Maria sempre stata luna e laltra sin dallinizio. Maria credente fin dallinizio. La singolarit di Maria sta nellaver percorso il discepolato allinterno della sua condizione di madre. Leggendo i racconti di Matteo (cap. 1-2) ci si accorge che Maria sempre presente in tutte le scene, ma senza dire una parola, come in unombra. Non occupa mai il posto centrale,. La sua posizione sempre accanto al Figlio. Luca invece mostra il rapporto tra Maria e Ges che non si riduce ad una semplice parentela (Lc 1,34). Vergine e madre: la maternit di Maria si inserisce in una scelta previa di fede e di totale disponibilit. Tra amici e nemici parte terza Ges e le donne Il tema che ci interessa non chi la donna secondo il vangelo, ma come Ges si comportato nei suoi confronti. Ges ha incontrato diverse figure di donne e in varie occasioni ha attirato lattenzione su di loro. Poniamo la nostra attenzione su quattro donne in difficolt, donne doppiamente emarginate: perch donne e perch in situazioni ritenute irregolari. 1. Ges ospite di un ricco fariseo (Lc 7,36-50). Una donna, conosciuta da tutti come peccatrice, entra nella casa, si siede ai piedi di Ges, li cosparge di profumo e versa lacrime di commozione. 2 modi di guardare: il fariseo vede la peccatrice e basta, Ges invece scorge in lei il pentimento, la riconoscenza e lamore. Il primo perch si lascia condizionare dal fatto che quella donna una peccatrice: legge il suo gesto partendo da un giudizio generale gi precostituito. Libero da schemi e da giudizi gi fatti, stabiliti, Ges in grado di cogliere il gesto nella sua singolarit e, quindi, la donna nella sua verit: non solo capace di molti peccati, ma anche di molto amore. 2. Un giorno scribi e farisei portano davanti a Ges una donna sorpresa in adulterio (Gv 8,2-11). Per lei parlano gli scribi accusandola, e Ges parla difendendola (Chi senza peccato scagli per primo la pietra). Quando tutti se ne sono andati, Ges pone alla donna una domanda inutile: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?. Ges non chiede per sapere, ma per perdonare. Ges riconosce che quella donna peccatrice, ma sa che il perdono disponibile anche per lei, come per gli altri. 3. La donna che Ges incontra al pozzo di Sicar (Gv 4,5-26) una donna che egli avrebbe dovuto evitare per pi motivi. Perch samaritana (i giudei non mantengono buone relazioni con i samaritani); perch convive con un uomo che non suo marito; e perch donna. Invece Ges si ferma e parla. La meraviglia della donna la meraviglia di sentirsi accolta, che si apre allascolto e alla verit. Il colloquio di Ges paziente, progressivo, tutto proteso nel condurre la donna al di l dei suoi interessi immediati. E cos alla fine il miracolo avviene. Ascoltata e compresa, la donna dimentica ci che prima le interessava: venuta a prendere acqua, dimentica la brocca. Ha trovato di meglio. 4. Il miracolo della guarigione della donna che soffriva di perdite di sangue (Mc 5,25-34) si sarebbe prestato molto bene a sottolineare la potenza di Ges. E invece non su ci che levangelista ferma lattenzione. Inoltre chi veniva toccato dalla donna secondo le credenze di allora diventava impuro. Ges fa in modo di esser toccato e vede la donna nella sua malattia e nella sua fede, non attraverso lo schema culturale del puro e dellimpuro. Ges ha accolto al suo seguito molte donne, rendendole partecipi della sua vita itinerante. Seguire e servire sono i verbi del discepolato. Le donne seguivano e servivano gi abitualmente Ges. La presenza delle donne accanto alla croce importante. Sono loro che faranno da collegamento fra lavvenimento della croce e lavvenimento della resurrezione, e fra i discepoli che hanno abbandonato Ges crocifisso e Ges risorto che di nuovo vuole radunarli (mc 15,47). In tutti i casi in cui Ges si trovato di fronte ad una donna, ha infranto un divieto, rotto uno schema. Il suo modo di vedere la donna del tutto libero da quei molti pregiudizi, religiosi e culturali, che spesso impedivano di vedere la donna quale realmente , nel bene e nel male. Ci che diverso nellatteggiamento di Ges che non viene condizionato dalle opinioni comuni.

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Una lieta notizia per i peccatori e per i giusti La storia di Ges di Nazareth lieta notizia, perch la storia di un giusto o di un profeta. Fosse stata semplicemente la storia di un uomo giusto, ci avrebbe soltanto insegnato come luomo debba stare davanti a Dio. Essendo invece la storia del Figlio di Dio, Ges ci ha raccontato come Dio si pone davanti alluomo.

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