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UNA GIORNATA PARTICOLARE di Ariberto Terragni Il vaffanculo Day di Beppe Grillo stato, nel bene e nel male, qualcosa

a da tenere presente. Al di l della facile ironia attorno alla sincopata e caricaturale esagitazione del comico, c un fondamento di verit difficilmente confutabile e con il quale la politica, e buona parte della societ dellinformazione e della cultura, saranno presto costretta a confrontarsi. Le richieste di Grillo sono chiare: impedire ai condannati in via definitiva di accedere alle camere, ripristinare la preferenza diretta alle elezioni politiche impedendo ai partiti di attribuire i seggi a chi gli pare, consentire non pi di due legislature ai deputati. Sul primo punto, almeno a parole, sono daccordo tutti. Sugli altri due, un po di meno, soprattutto sul fatto che un deputato non possa essere eletto per pi di due mandati: si invoca la libert di scelta del cittadino, si considera che se uno bravo debba rimanere per la maggior gloria del paese e altre storie. Ma perch non osservare la realt dei fatti, una buona volta? Due legislature equivalgono a dieci anni di governo, e dunque di poteri, di privilegi e di responsabilit (si spera): sono abbastanza. Nemmeno io sono pi disposto ad accettare questa classe politica che si giudica, si comprende e puntualmente si assolve, ostentando con risentito e ipocrita orgoglio la sacralit del proprio ruolo, in virt della quale ogni immunit consentita e ogni abuso perdonato con una pacca sulla spalla. Se poi i governi non durano neanche un anno un problema del parlamentari (e di riflesso nostro), per cui il fatto di avere a disposizione solo due cartucce potr essere un incentivo a gestire in modo diverso e pi redditizio la fiducia accordata dallelettorato, visto che viene a mancare la prospettiva di poter ballonzolare da una legislatura allaltra fino alla fine dei tempi. Se un politico bravo avr modo di dimostrarlo in quel lasso di tempo, perch cos come stanno le cose per un politico bravo che c se ne mantengono altri dieci incapaci (o peggio, disonesti) a oltranza. Tacciare di qualunquismo chi si batte per un modello di trasparenza che sia trasversale, che sia basato cio su principi di legalit e buonsenso al di l dello schieramento, mi pare alquanto strumentale, un randello agitato per lo pi dalla media dei giornalisti e dei politici ideologizzati che forse ancora non hanno capito quale sia il nuovo corso della vita sociale e politica italiana, in cui fattivamente importa sempre meno la confezione preconcetta e superata del destra sinistra. Soprattutto quando destra sinistra non rappresentano pi un reale sistema di valori da applicare alla vita sociale, ma solo un alibi dietro il quale nascondere gli interessi privati, gli opportunismi meschini e le pratiche pi basse e faziose. Non a caso lammucchiata al centro degli ultimi anni: pi si moderati pi facile non scontentare nessuno e magari accapparrarsi pi voti. La questione di cultura politica, prima di tutto: tra le tante formazioni piccole e grandi con cui abbiamo a che fare manca un progetto, mancano delle idee forti, nonch una linea che non sia pi esclusivamente ideologica (come nel caso dellestrema sinistra) o viceversa meramente votata al soldo e alle effimere fluttuazioni del mercato. Un altro aspetto poi merita attenzione. Beppe Grillo ha sfruttato esclusivamente la vetrina offerta da internet, niente altro, e ha dimostrato che loligarchia giornali televisione sia scardinabile, anzi, di fatto sia gi stata scardinata, e questo ha dato fastidio a molti: ha dimostrato che giornali televisione non sono poi cos insostituibili come si pensava, o come a molti padroni del vapore, illudendosi, piaceva pensare. Ho letto commenti inviperiti anche da parte di dinamici commentatori fieramente di sinistra, cos progressisti e illuminati, che evidentemente si sono sentiti spodestati da quello che credevano il loro piccolo regno, il piccolo feudo informativo che ora viene pericolosamente messo in discussione da una nascente generazione che non pi disposta a vedersi filtrate le notizie. Intendiamoci: la rete non la panacea di tutti i mali, ma diciamo che un suo utilizzo sensato forse lultimo usbergo della libert dinformazione, perch sul web vivaddio non occorrono n tessere di partito, n raccomandazioni n affiliazioni a varie caste perch si possa diffondere unidea. Certo, non tutte le idee sono buone, ma pur vero che esiste una possibilit di scelta che gli altri canali di informazione negano, in nome di facolt decisionali in materia di bene e male che nessun network si pu arrogare.

Gi il solo fatto di aver portato alla luce il mondo sommerso di internet, di aver battuto un colpo un merito che a Beppe Grillo va riconosciuto, con buona pace dei tanti onesti scrivani che si sentono il cadreghino sfilarsi da sotto le terga. Ma detto questo dal grillismo probabilmente non lecito aspettarsi di pi. E questo perch il vero limite della manifestazione di ieri stato il delegittimare il sistema politico senza una controproposta, e questo va da s, perch il solo fatto di proporre unalternativa implica il passaggio dallantipolitica alla politica militante, smentendo, almeno in parte, gli strali lanciati contro il sistema. E a dire la verit questo aspetto gioca a vantaggio di Grillo: impastoiarsi nella politica romana significa fare il suo gioco, significa accettare il compromesso, perdere la verginit e ritrovarsi in una spirale da cui poi impossibile uscire. Basta pensare alla parabola della Lega, tanto per intenderci: il sistema per neutrlizzarla lha inglobata e alla fine resa inoffensiva. C poi una componente pericolosa nel movimento di Beppe Grillo: un certo populismo di scuola Bossi, una voglia di fare il capopopolo che rischia di condurre alle pi deleterie derive demagogiche, tutte strilli e zero idee: piazzate che alla lunga non portano da nessuna parte. Ma provarci, nonostante tutto, un dovere, trecentomila firme dopotutto non sono uno scherzo, ma qualcosa di maledettamente concreto, con cui il sistema ufficiale dovr in qualche modo fare i conti.

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