Sei sulla pagina 1di 9

La societ dellinformazione e il mutato volto della guerra Giuseppe Caforio

PREMESSA Preparare le forze per operare in uno scenario ove la guerra asimmetrica (1) appare lunica opzione logica per i nostri avversari richieder adattamenti assai significativi nei metodi di educazione e di addestramento [del personale militare] ha scritto assai recentemente lanalista austriaco Herman Jung (Jung, 2009) mettendo laccento su una realt conflittuale che ci vede protagonisti di primo piano in scenari come quello afgano. Si tratta, come noto, di forme di guerra caratterizzate da una natura prevalentemente politica e ideologica (spesso religiosa), da un intenso sforzo di sfruttare i media, da una consapevole volont di ignorare regole etiche ed umanitarie. La strategia di chi usa queste forme di lotta quella di guadagnare potere politico diffondendo paura ed odio, creando un clima di terrore nella societ ed eliminando le voci moderate in essa presenti. Tutto ci accade in un mondo ove tecnologia e globalizzazione hanno accresciuto la vulnerabilit dei paesi moderati, specie occidentali, alla minaccia asimmetrica. E, parlando di globalizzazione, uno strumento della medesima, la comunicazione, ha ormai mostrato il suo potere militare in favore dei gruppi terroristi. E avvenuta, ed tuttora in corso, infatti, una trasformazione della societ, che ha portato a quella che stata chiamata la societ dellinformazione (information society). La information society quella che si giova di ed in parte modellata dalle cosiddette Information
and Communication Technologies (ICT) (2), le cui principali caratteristiche sono:

la velocit di comunicazione a distanza, la portata geografica e demografica potenziale, l'enorme potenziale di memoria,

l'accuratezza dell'informazione trasmessa, la selettivit dei messaggi.

La information society dunque la odierna societ globalizzata; la comunicazione, nelle sue forme vecchie e nuove, costituisce oggi lasse portante della globalizzazione e, come tale, anche il nuovo terreno di scontro e di confronto tra poteri contrapposti.

La comunicazione sociale, collettiva, si attua, come noto, attraverso i media che oggi vengono a costituire i principali agenti di socializzazione, anche primaria, occorre quindi iniziare il discorso parlando dei media.

I MEDIA OGGI Per media si intendono i mezzi di comunicazione che trasportano le informazioni, i messaggi. Ma letimo del termine pu meglio spiegare la sua duplice natura. Medium, infatti, fu scelto dagli analisti anglosassoni perch la lingua inglese non possiede un termine con il doppio significato di "mezzo" (come strumento) e "qualcosa che sta a met tra due poli" (in questo caso tra l'autore di un messaggio e il destinatario) . Nella odierna societ globalizzata ai media tradizionali si sommano i nuovi media, quelli appunto delle ICT. Se, infatti, inizialmente con mass media si faceva sostanzialmente riferimento a giornali, radio e televisione, successivamente si constatato come il confronto ideologico usi anche strumenti di conunicazione assai pi ampi e diversificati (e cio tutti quelli che agiscono sui processi di socializzazione), quali linsegnamento scolastico e le diverse forme di arte, dalla musica alla letteratura, dalla fotografia alle arti figurative propriamente dette. Alla fine del XX secolo si assiste poi alla prepotente affermazione di Internet e del computer, nonch della telefonia celluare, uso e distribuzione di DVD, strumenti qu tutti indicati sotto la voce generica di ICT.

Si verificata qu una trasformazione tecnologica che ha portato con s una trasformazione sociale, che pu anche essere sintetizzata parlando di un passaggio dalla societ dei mass-media ad una societ dei personal media, dove alla comunicazione uno-tutti si affiancata - e a volte sostituita - la comunicazione molti-molti.

MEDIA E GUERRA ASIMMETRICA

Non difficile documentare che i media citati nel paragrafo precedente concorrono tutti alla socializzazione dei singoli e dei gruppi e che, come tali, vengono sfruttati come strumento - e, a mio avviso, strumento principe - della guerra asimmetrica. La scuola innanzitutto, come agente di socializzazione primaria, viene abbondantemente usata - ad esempio in numerose madrasse islamiche - per il condizionamento ideologico fin dalla pi tenera et, associando la possibilit di elevazione culturale al fanatismo religioso integralista e fornendo al braccio operativo della parte debole del confronto asimmetrico potenziali strumenti lotta, sino al sacrificio consapevole della propria vita (kamikaze). Non pare poi nemmeno necessario esemplificare come i media pi tradizionali - stampa, radio, televisione - ineriscano, ma non da oggi, alla penetrazione ideologica nelle masse (3). Della loro azione a vantaggio delle forme di guerra asimmetrica vi ormai piena consapevolezza da diversi anni, poich, come scriveva Jean Luc Marret gi anni or sono ( Jean Luc Marret, 2003): Les mdias offrirent au terrorisme ce que jamais elles naccordrent une entreprise commerciale une promotion gratuite Essi tuttavia si giovano oggi di nuove tattiche e forme, quali i talk show televisivi, documentari apparentemente neutrali, movies, fiction, musiche e canzoni selezionate secondo lo scopo. Viene dato soprattutto nuovo sviluppo ed importanza allimmagine, per la sua capacit di catturare lattenzione e di porre lo spettatore dentro le situazioni, di identificare le forze da considerare ostili, di vittimizzare le popolazioni locali colpite (anche per errore). Il ricorso a testimoni diretti, la

visione dei feriti, rinforzano il messaggio e rendono sistematica lindignazione. Attraverso tali procedure linformazione viene vissuta anzich essere analizzata. Ma nel nostro settore di interesse occorre considerare, come gi detto, che quando si parla di comunicazione lattenzione non limitata ai mass media. Molti altri strumenti, difficili da controllare, vengono impiegati dalle organizzazioni terroristiche. Le ICT, infatti, hanno offerto una gamma nuova e assai vasta di strumenti alla guerra asimmetrica, permettendo propaganda e informazione capillare tramite internet, collegamenti sicuri e diffusi (telefoni cellulari e email), propaganda a addestramento alla guerriglia e/ o al terrorismo tramite siti web sicuri e distribuzione di idonei DVD. Lagenzia di studi militari Janes riporta, ad esempio (4.07.2008) che si registra una crescente preoccupazione che internet abbia sostituito i campi di addestramento alla guerriglia afgani come principale mezzo di addestramento per aspiranti jaidisti. Una vasta libreria di informazioni sulluso di esplosivi, preparazione di ordigni, impiego delle armi e tattiche di guerriglia oggi disponibile online. A questa situazione corrisponde, da parte dei gruppi terroristi, la elaborazione di tattiche completamente nuove, che possono ben venire ben esemplificate dallo studio dello International Crisis Group pubblicato nel 2008 (Armstrong, 2008) ove si legge: Sfortunatamente noi tendiamo a vedere le operazioni di informazione come complementari alle operazioni di combattimento. Per i Talebani, invece, gli obiettivi informativi guidano le operazioni di combattimento: ogni operazione di combattimento che essi intraprendono specificamente concepita per influenzare le opinioni e gli atteggiamenti della opinione pubblica. Il fatto stesso, commenta Armstrong, che continuiamo a chiamare non convenzionali operazioni che oggi sono la forma di lotta oggi dominante, la dice lunga sulla nostra difficolt ad acquisire una mentalit adeguata a tali forme. La rivoluzione concettuale del pensiero militare operata dalla guerra asimmetrica si palesa qui in tutta la sua novit e significanza. Le operazioni di combattimento, sul terreno, non sono pi

condotte con il fine preciso di sconfiggere e distruggere le forze avversarie, ma bens per produrre un certo effetto mediatico, sulle opinioni pubbliche in generale (specie occidentali) e sulle popolazioni interessate dal conflitto in particolare. E lo sfruttamento mediatico operato dai combattenti della parte debole appare ancora una volta ben esemplificato dallottimo lavoro di Armostrong (op.cit.), come segue: Un sito web con il nome del vecchio regime - the Islamic Emirate of Afghanistan viene usato come centro internazionale per la distribuzione di comunicazioni dei leader talebani e un gonfiato resoconto dei risultati militari conseguiti. Quantunque condotto in modo poco sofisticato, si rivela come uno sforzo efficace: aggiornamenti vengono fatti diverse volte al giorno in cinque differenti lingueInoltre per la popolazione delle campagne, largamente analfabeta, grande sforzo viene fatto distribuendo DVD, audiocassette e shabnamah (forma locale di pamphlets) con preghiere, minacce, canzoni nazionaliste e poemi. I Talebani poi fanno largo uso dei telefoni cellulari per diffondere i loro messaggi. Questo adattamento delluso dei media alla situazione locale ci porta a riconoscere un altro fenomeno di recente sviluppo, nato nel mondo industriale e commerciale, ma poi estesosi ad altri settori della comunicazione, la cosiddetta glocalizzazione. Infatti, un aspetto di particolare interesse dellimpiego conflittuale dei media costituito proprio dalla glocalizzazione, che integra la globalizzazione attraverso una ibridazione di forme culturali nuove e globali con forme culturali vecchie e locali, per acquisire una maggiore capacit di penetrazione del messaggio. Essa indica l'approfondimento simultaneo delle due dimensioni globale e locale. Secondo la definizione data da Friedman (Friedman 2005), La glocalizzazione lidea di combinare innovazioni e pratiche straniere con la cultura e le tradizioni locali, essenzialmente combinando il meglio delle due.

CONSEGUENZE SULL ISTITUZIONE MILITARE Come gi detto pi sopra Preparare le forze per operare in uno scenario ove la guerra asimmetrica appare lunica opzione logica per I nostri avversari richieder adattamenti assai significativi nei metodi di educazione e di addestramento. Per comprendere il distacco dalla tradizionale cornice di riferimento delle attiviat addestrative, dobbiamo in primo luogo considerare lodierno aspetto multidimensionale dellimpegno militare. Il soldato oggi deve eseguire operazioni militari diverse (assistenza umanitaria, peacekeeping, operazioni di combattimento) spesso simultaneamente. Se prendiamo un qualsiasi numero della Newsletter distribuita dallo Stato Maggiore Italiano sotto la voce Attivit Operative possiamo toccare con mano questo aspetto. Ma il dato comune e, per gli US, stato espresso con chiarezza e semplicit dal generale T.R. Dake (Dake, 1999), che scrive: noi pensiamo ad un marine che impegnato nella assistenza umanitaria allalba, nel peacekeeping a mezzogiorno, in combattimento al tramonto Un secondo aspetto riguarda la necessit di considerare il versante mediatico di ogni operazione, sia propria che avversaria, ancor prima del versante tattico militare. Per i pianificatori militari non pi essenziale soltanto quello che accade sul terreno, bens anche il modo in cui viene comunicato e descritto nei vari ambiti. Come, infatti, ben esemplificato da Armstrong, citato nel paragrafo che precede, la pianificazione operativa deve tener conto anche di un obiettivo finale diverso da quello tradizionale militare - sconfiggere e/o distruggere lo strumento militare avversario - e cio la necessit di conquistare le menti e i cuori delle popolazioni locali, sottraendole allinflusso degli avversari. E poi, oltre a questi obiettivi diretti, fa premio anche la necessit di fornire una immagine internazionale positiva - o, quantomeno, non negativa - del modus operandi delle proprie forze in campo. Un terzo aspetto riguarda la glocalizzazione dellambiente e dellazione, glocalizzazione che richiede nel militare una conoscenza ed una padronanza di culture locali - linguaggio, costumi, tradizioni, convinzioni religiose - prima non richiesta nelle operazioni cosiddette convenzionali. E

bene per precisare che qui il cambiamento non soltanto dato dalla necessit di un apprendimento di tali culture, bens implica l'apertura al pluralismo dei punti di vista e l'interrogazione sulla propria identit e i propri limiti. Non , cio, sufficiente uno studio delle caratteristiche locali del paese ove si opera, ma occorre anche una educazione a comprendere e in qualche misura ad accettare tali caratteristiche culturali. Si tratta di un qualche cosa che i militari hanno gi fatto in passato, sporadicamente ed in contesti particolari. Si tratta di acquisire, almeno in parte la mentalit e capacit di comprensione alla Lawrence dArabia, ben presenti in diversi ufficiali italiani che hanno operato nelle colonie negli anni 30 e 40 del secolo scorso (4). Mi pare significativo riportare in merito una riflessione del Ten. Guillet sullIslam, sempre attuale: LIslamgli faceva scoprire la complessit dei codici che, in una societ tradizionale, si celano dietro il gesto, lespressione del volto, il modo di arrotolare il turbante o di portare il pugnale. Questo simbolismo lo faceva riflettere su quanto egocentrica fosse la cultura europea; quanto artificiale fosse la distinzione tra peccato e tabu, fra religione e rituale. Nella societ in cui ora viveva [quella indigena eritrea in situazione di guerriglia], speculazione ed intellettualismo non avevano senso (Dan Segre pag. 154155). Su in piano pi pragmatico scriveva nel 1999 il gi citato generale statunitense (Dake, 1999): Le sfide che un giovane sottufficiale si trova ad affrontare in questo tipo di guerra richiedono intelligenza, creativit, resistenza e fermezza di carattere. Queste caratteristiche debbono essere nutrite e sviluppate attraverso un addestramento impegnativo ed un adeguato curriculum educativo, un curriculum che enfatizzi capacit di comando, integrit morale, coraggio, iniziativa, agilit mentale e fiducia in se stesso.

Si evidenzia dunque, anche limitandosi ai pochi elementi qui sintetizzati, un quadro di cambiamento che rende necessarie capacit e conoscenze da parte del personale, e particolarmente della dirigenza militare, assai diverse, pi complesse e pi vaste rispetto al passato.

Lavvento della information society ed il suo impiego bellico, soprattutto nelle forme della guerra asimmetrica, ha avuto e sta avendo sulla istituzione militare un impatto epocale, che pu trovare un parallelo ed un confronto soltanto con altri impatti storici epocali, quale quello prodotto dalla invenzione e dalla diffusione della polvere da sparo qualche secolo or sono. Cos come cambiarono radicalmente allora diversi aspetti del pensiero e della pratica militare (dalla strategia, alla tattica, alla logistica, alla fortificazione militare) oggi occorrono cambiamenti di non minore entit per affrontare quelle che Mary Kaldor (Kaldor, 1999) ha chiamato, con vocabolo forse un po scontato, le New Wars.

Note (1) Come

noto, un conflitto asimmetrico tipicamente coinvolge due attori, uno forte ed uno

debole. In questo tipo di conlflitto lattore forte ha in genere un interesse minore a vincere il confronto, perch non in gioco la sua immediata sopravvivenza, fattore questo che condiziona fortemente le sue azioni, specie laddove egli deve rendere conto ad una opinione pubblica largamente critica e responsabilmente umanitaria. In questo contesto la parte debole riesce a colmare il proprio svantaggio rispetto alla cosiddetta parte forte.
(2) Esse comprendono

tutto il software, le interfacce e i dispositivi che si collegano ai computer e

che consentono, tramite l'uso di un supporto tecnologico teso alla elaborazione di sistemi simbolici, la costruzione, negoziazione e condivisione di significati. Vanno inclusi in questo elenco anche i telefoni cellulari, per la loro capacit di inoltrare SMS ad un numero imprecisato di destinatari, come pure strumenti di divulgazione quali i DVD.
(3) I nazionalismi

del XX secolo - fascismo e nazismo prima e comunismo poi - ci hanno fornito

abbondante esempio di tale uso.


(4) Quali

il Tenente Luigi Cavarzerani di Nevea (vedi bibliografia), il tenente Amedeo Guillet

(vedi Segre in bibliografia)

Bibliografia

Armstrong Matt, The art of asymmetric warfare A blog by Matt Armstrong on public diplomacy and strategic communication in the 21st century, July 28, 2008 Caforio Giuseppe The asymmetric warfare: In search of a symmetry, in G. Caforio, G. Kuemmel, B, Purkayastha (eds.) Armed forces and conflict resolution: Sociological perspectives, Emerald Group, Bingley (UK) 2008, pp. 7- 24.

Cavarzerani di Nevea Luigi, Ufficiale da sbaraglio , Pasia di Prato, Campanotto Editore, 1994 Dake, T. R. (1999). The City's Many Faces (Keynote). In R. W. Glenn (Ed.), Proceedings of the RAND Arroyo-MCWL-J8 UWG Urban Operations Conference, April 13-14, 1999. Friedman, Thomas L. The World Is Flat. New York: Farrar, Strous and Giroux, 2005 Jung Hermann New Ways of military Thinking and Acting for a better World, in Giuseppe Caforio (ed.) Military sociology essays in honour of Charles C. Moskos , Emerald Group, Bingley (UK) 2009

Kaldor Mary, New and Old Wars, Cambridge, Polity, 1999 Marret, Jean-Luc, Terrorisme: les stratgies de communication, Paris, C2SD, 2003. Segre, Dan Vittorio La Guerra privata del Tenente Guillet, Milano, Corbaccio 1993.

Potrebbero piacerti anche