Sei sulla pagina 1di 4

ALMANACCHI ITALIANI Gli almanacchi giovano alla tradizione letteraria italiana.

Per l'esattezza dal 1827, anno di pubblicazione delle leopardiane Operette morali. Infatti per il carattere della nostra cultura, cos poco rivolta all'interiorit e all'introspezione e cos squisitamente rivolta verso l'esterno, sembra proprio che in essa si realizzi in modo estensivo il detto goethiano secondo cui tutta la poesia sarebbe in fondo poesia d'occasione. Da qui l'interesse degli almanacchi letterari italiani, pubblicazioni di carattere talora sistematico, con l'intento di fare il punto sulla vita culturale italiana come l'Almanacco Bompiani (uscito a due riprese tra gli anni trenta e i sessanta) o antologiche e miscellanee (come l'Almanacco dello specchio mondadori, uscito a partire dagli ultimi anni trenta) che hanno spesso la caratteristica di celare dietro la loro veste anonima e apparentemente dimessa (il cartoncino leggero della copertina a vivaci colori) nuovi orientamenti teorici e tendenze di poetica.

La nota d'occasione o la lirica con cui uno scrittore soddisfa la richiesta dell'amico compilatore di Almanacchi per Mondadori o Bompiani o per un editore minore, spesso scritta con la mano sinistra, ma a maggior ragione lo dichiara, lo scolpisce in un'immagine meno levigata ma pi somigliante di quelle comunemente tramandate. Gli incontri che si possono fare sfogliando questi volumetti sono dunque, lo si sar capito, molto ricchi di significato. Incominciamo dalla strenna che l'Almanacco dello specchio offriva ai suoi lettori all'inizio del 1942 (XX). Il leading article dovuto alla penna di Giuseppe Bottai, ancora per poco ministro dell'educazione nazionale, che una testimonianza assai concentrata di politica e di poetica. Lasciando naturalmente da parte la prima, necessariamente discutibile, la seconda una secca e concisa difesa dell'autonomia espressiva dell'arte, che si conclude con la sanzione della nuova stagione realistica. Il tutto alla fine di dieci nitide paginette nelle quali non viene mai nominata (o solo una volta di sfuggita) la Germania nazista, nel novembre del 1941.

Cos sfogliando le pagine apparentemente leggere e disimpegnate di un almanacco letterario ci si ritrova quasi inavvertitamente iniziati alle ambiguit, alle scivolosit e al fascino di un personaggio tra i pi significativi del nostro recente passato. Tutto questo da un lato segna la stagione di Primato, la rivista che Bottai dirige dal 1940, dall'altro apre la stagione del neorealismo. All'editoriale seguono infatti racconti assai significativi di Pavese, Piovene, Bilenchi, opportunamente presentati da Enrico Falqui. Ulteriore risultato che si presenta al lettore d'almanacchi con plastica evidenza che il neorealismo non nasce (nello stesso 1941) solo con Americana, ma con percorsi anche pi complessi. Non un bottino da poco per il distratto bibliofilo che aveva individuato il datato Almanacco nel catalogo di una libreria antiquaria. Ma veniamo a un'epoca pi recente, e cio alla nostra belle poque, come chiamarono familiarmente gli anni sessanta Calvino e La Capria. Apriamo L'Almanacco del pesce doro, Scheiwiller 1960. A cura di Delfini Flaiano & Fratini. Viene subito fatto di osservare che gli almanacchi esibiscono insieme (com'erano

all'origine) personaggi che la storiografia ha diviso, sulla base di gerarchie critiche o di esclusioni politiche. Qui gi tra i curatori compaiono insieme il celeberrimo Flaiano, sceneggiatore di Fellini, gi caporedattore del Mondo, romanziere premiato, con il semiclandestino Delfini, che la critica (Garboli) e gli editori hanno scoperto decenni pi tardi. Delfini tira con s significative figure di irregolari: il nobile veneto e singolare poeta dialettale politico Giacomo Noventa, presente con una singolare prosa, e lo stesso Camillo Sbarbaro. Il quale, antifascista irriducibile, compare qui, a fianco di Ezra Pound. Insieme ai personaggi decisamente fuori dal cono di luce compaiono i celebrati. Renato Calapso

Potrebbero piacerti anche