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Intervista a Jenner Meletti, giornalista e inviato de La Repubblica 2 luglio 2008

Ci siamo dati appuntamento alle 6 di pomeriggio davanti alla nuova redazione di Bologna de La Repubblica in via S.Stefano, prima che il lavoro in redazione diventi pi frenetico per lansia da chiusura. Verso quellora il giornale prende forma. Andiamo in un posto qua vicino, cerchiamo un tavolino e prendiamo qualcosa da bere. Seguo Jenner, facciamo due chiacchiere di circostanza, svoltiamo in via Rialto, c un bar con un cortile interno senza troppa confusione. Ci sediamo e poi ordiniamo. A fianco al nostro tavolo c un ragazzo che sostiene un esame con una professoressa. Sorrido. Poi accendo il registratore. Jenner Meletti, classe 48, di Carpi, giornalista prima allUnit poi a La Repubblica, risponde volentieri.

1) Come iniziata la tua carriera da/di giornalista?

Quando avevo 20 anni scrivevo per il giornale del PCI. Ero iscritto alla FGCI, la federazione giovani comunisti italiani, a Palavano, vicino a Carpi, ed ero un membro abbastanza importante della mia federazione. Quasi tutti mi vedevano come un futuro dirigente, comunque inquadrato in un futuro politico, ma quando mi fecero la proposta di andare a lavorare per LUnit di Carpi la accettai. Avevo quella piccola esperienza utile per iniziare, e con la liberazione di un posto in redazione ne approfittai.

2) Come continuata la tua carriera? Quando sei arrivato a La Repubblica?

La collaborazione con lUnit continuata per molti anni, ho lavorato per le redazioni di Modena, poi Milano, poi Bologna. Quando la crisi de lUnit diventata molto pi profonda, dopo la direzione di Walter Veltroni, 92-96 per intenderci, nel 1999 con la chiusura della redazione di Bologna ho lasciato. E cos mi sono trovato a La Repubblica. Nel 97 Gad Lerner mi propone di collaborare con una rubrica al suo programma Pinocchio su Rai1, che va in onda per 2 anni. Ma linviato come figura giornalistica, lo faccio da 25 anni.

3) Com il lavoro dellinviato, del giornalista nel 2000?

E allo stesso momento pi facile e pi difficile. La documentazione, la reperibilit delle notizie si moltiplicata, grazie a Internet, a Google e ai motori di ricerca. Si creata cos una visione torbida, 1

la verit su un avvenimento o su una notizia sempre pi difficile da inquadrare da un punto di vista oggettivo, vista la vastit delle fonti e delle opinioni. Una forma di documentazione ben diversa da quella di 20 anni fa, quando non bastava un mese passato in biblioteca per trovare tante informazione come oggi su internet in un pomeriggio. E un discorso legato alla reperibilit delle notizie. Oggi le notizie meno significative si trovano proprio nelle redazioni dei giornali e nelle conferenze stampa. Quando io cerco una notizia, per scrivere un pezzo non posso accontentarmi di un dato statistico. Quando ho parlato dellaumento dei furti nei supermercati da parte dei pensionati e di persone anziane ho cercato di capire, di raccontare quello che succedeva. Di ricavare una storia: il modo in cui vengono fermati, come i commessi attraverso il controllo dello scontrino li conducono negli uffici, come cercano di avvicinarli, come questi ladri anomali si comportano alla domanda proprio sicuro di aver pagato tutto?. La maggior parte confessava tirando fuori la merce rubata, molti piangendo e chiedendo di non dire nulla ai propri figli. Gente magari abituata ad uno stile di vita medio, che per colpa di una pensione bassa ruba per necessit. Tutto questo per raccontare una realt che oggi sembra incredibile. In quel supermercato in 4 anni c stato un incremento del 40% di furti, un dato significativo certo, ma una scarsa illustrazione dei fatti non incuriosisce il lettore del giornale. Come inviato, di fronte a un fatto, un dato, io devo arricchirlo con una storia, altrimenti rimane solo un numero, una cifra indicativa ma poco profonda. E sempre stato cos, questo punto di vista oggi non cambiato. La gente ha ancora bisogno dellinviato.

4) Nei tuoi articoli c sempre una connotazione provinciale, comunque pi vicina al territorio, meno metropolitana. Ho capito che una determinata scelta stilistica da parte tua, come ci sei arrivato?

Guarda, il lavoro come inviato offre la possibilit di osservare la realt in maniera molto pi focalizzata. Quando mi reco in provincia per cercare spunti interessanti per un servizio, posso accedere ad una maggiore quantit di fonti rispetto a quello che avviene in citt. Facendo qualche domanda in giro, semplicemente al tabaccaio o a un barista, ad un carabiniere di un piccolo paese riesco proprio ad avere una maggiore quantit di informazioni anche dal punto di vista qualitativo per quel che riguarda la notizia o lavvenimento su cui sto scrivendo. C cos una pi ampia lettura del paese, inevitabilmente in cittadine con poche migliaia di abitanti pi o meno tutti sanno quel che succede. C pi osservazione, pi chiacchiere che girano.

5) C anche una scelta per quanto riguarda gli argomenti dei tuoi articoli?

La scelta deriva principalmente da proposte concordate con il capo redattore. A volte posso trovare qualche spunto personale, il mestiere dellinviato lascia abbastanza spazio di manovra. Argomenti che mi stanno a cuore, locali, spesso trovano pi spazio tra i miei lavori, come nel caso della crisi dellimpresa Sabiem a Bologna, sulla quale ho realizzato una serie di articoli proprio durante il periodo peggiore, quando la notizia e il riscontro sul territorio era vivo.

6) Nel tuo lavoro riesci sempre ad attirare il lettore, almeno a me succede, attraverso lattacco, linizio dellarticolo.

Questo stato uno dei consigli che ho ricevuto di cui ho fatto pi tesoro. Avevo 27-28 anni quando un vecchio giornalista dellUnit, Pietro Galimberti, mi sugger di curare bene lattacco. Perch quello che fondamentalmente attira il lettore a leggere larticolo oltre al titolo, al sottotitolo e alle didascalie delle foto. Se banalmente scrivi Allora x il giorno y presso la zona z avvenuto il tal fatto non attiri, non incuriosisci. Chi legge il giornale oggi vuole approfondimento, e dagli inviati vuole storie per potersi staccare dalla realt, almeno per qualche minuto. Se crei questo nelle 10 righe dellattacco, se incuriosisci, attraverso quel qualche cosa in pi riuscirai ad avere questo effetto. E qualcosa in pi di una semplice introduzione.

7) E la tua figura professionale come vive oggi?

Sono 25 anni che faccio linviato e il mio lavoro cambiato moltissimo rispetto al passato, quando prima cera un solo telegiornale e linformazione veniva principalmente dai giornali. Ora come figura professionale siamo effettivamente un po in crisi, manca un ricambio generazionale, anche perch entrare nel mondo del giornalismo faticoso e dispendioso dal punto di vista non solo economico ma anche umano. Le nuove leve in generale sono sottopagate, poco tutelate nei diritti sindacali, ma un discorso legato strettamente alla precariet dilagante del mondo del lavoro. Inoltre il nuovo modo di fare giornalismo, fortemente connesso alle nuove tecnologie, ad internet, limita ancor pi un ricambio nelle vecchie figure professionali del settore, come linviato o il corrispondente. Ma chi curioso, chi si interessa alle storie che offrono uno spaccato della realt quotidiana e ha voglia di raccontarle, pu cercare di entrare in questo mondo e intraprendere questa carriera professionale. 3

8) Pu avere qualche effetto il grande successo di Gomorra di Roberto Saviano?

Nel mondo dellinformazione la camorra, la mafia, sempre stata trattata ampiamente dai giornali e dai giornalisti. Ma la novit che Saviano ha introdotto, novit straordinaria, stata la dimensione del suo libro, che ha conquistato e avvicinato tantissimi lettori. Racconti che partono da una casa, da una via, da un Rione di Napoli, che parlano direttamente dallinterno della realt mafiosa, di quello che si chiama e che lui chiama Sistema. Offrendo testimonianze che molti miei colleghi non sono riusciti ad ottenere in molti anni di servizi. E stata proprio la sua provenienza dal cuore di Napoli ad incuriosire, a far si che pi di un milione di persone comprassero il suo libro e si interessassero alla sua complessit. Un libro che pu sicuramente, e lo ha gi fatto, aiutare tutti quanti ad inquadrare una realt feroce e vastissima come la camorra. Ha offerto nuovi mezzi per farlo, per aiutare a comprendere. Questo successo spinger qualcuno ad avere pi coraggio, a credere davvero di poter arginare questo fenomeno mondiale.

9) Con i contatti? Come ti muovi principalmente?

Io odio il telefono, lo uso per lindispensabile ovviamente, ma per le interviste non lo uso mai. Poi un conto vedere le cose di persona un altro farsele raccontare. Io mi muovo molto, vado in provincia, uso il treno spessissimo, apposta per usare i miei occhi direttamente sul posto. Gli occhi riescono a vedere molto di pi se sei presente di persona, e arricchiscono di elementi utili il lavoro. Di solito parto con un obiettivo gi individuato, con una documentazione preparata secondo i casi, e quando mi reco in un posto mi metto a cercare. Devo imbastire una storia o una somma di storie. Cerco attraverso i contatti di trovare spunti che mi possano essere utili per elaborare la mia storia.

10) E lintervista per i 60 anni di Cofferati del febbraio scorso?

Guarda, quella sinceramente stata una botta di culo. Stavo andando a Roma per una riunione di redazione quando lho incrociato sul treno. Sapevo che cera la ricorrenza e ne ho approfittato per fargli qualche domanda. Le risposte me le sono segnate su un tovagliolino, pensa t! Questo insegna che bisogna essere svegli e sapersi arrangiare in questo mestiere.

11) A febbraio hai scritto un articolo sul centesimo morto sul lavoro. Una storia toccante, in una fabbrica, la CMG, che da 40 anni non aveva incidenti gravi sul lavoro ma che purtroppo stata segnata da questa disgrazia. Lennesima conferma della tragica statistica di 3/4 morti bianche al giorno in Italia. Mi dicevi che le notizie sul mondo del lavoro vengono scritte o quando c crisi economica o quando avviene una tragedia, ma dopo la strage della Thyssenkrupp, dopo le ultime stragi a Molfetta ecc, c qualche cambiamento o una maggior consapevolezza di questa guerra con oltre 1000 morti lanno?

Secondo me no. Sia nellopinione pubblica che nel mondo del lavoro non avvenuto un grande cambiamento. Si ricerca sempre un maggior profitto in questo capitalismo sfrenato, attraverso i vari sistemi dellappalto e del sub-appalto, dellesternalizzazione, e chi chiede maggior sicurezza viene scartato dal mondo del lavoro. Un mondo in cui la produttivit a ogni costo il fattore principale. Ormai la delocalizzazione, prima in Romania e Polonia, adesso anche in Cina, porta la concorrenza sempre a livelli pi bassi, a discapito troppo spesso della sicurezza dei lavoratori. La tragedia della Thyssenkrupp ha aumentato la sensibilit vero, ma ancora oggi per un titolo da prima pagina ci vogliono 4 operai morti in un incidente, e non 4 morti in una giornata. Non fanno quasi notizia, si meritano un trafiletto nei quotidiani nazionali, e nei telegiornali non vengono neanche citati. Discorso a parte per i giornali locali. Sono sinceramente pessimistico su questo. Ho scritto sul 100esimo morto perch a febbraio eravamo gi a cifra tonda, che suscita un maggior effetto.

12) Come nata lidea per il tuo libro biografico, Il medico del mondo. Vita e morte di Carlo Urbani?

C stato un editore che mi ha chiesto questo lavoro e io lho svolto molto volentieri. Ci sono situazioni che vengono fuori principalmente in occasione di disgrazie, questa una di quelle. Carlo Urbani era il Presidente dei Medici senza frontiere italiani, che nel 1999 a Oslo aveva ritirato il premio Nobel per la pace. Tuttavia soltanto una sua prematura scomparsa avrebbe finalmente fatto conoscere al mondo la sua lotta quotidiana a favore delle popolazioni pi abbandonate. LItalia lo scopr con un flash dellagenzia di stampa Ansa: Virus Misterioso: medico italiano morto a Bangkok. Per primo aveva lanciato lallarme per la malattia della Sars. Da dieci giorni curava pazienti colpiti dal virus letale quando lui stesso ne rimasto vittima. Il mio fiuto da giornalista mi ha guidato, cerano le basi per una storia da raccontare per il giornale, e mi recai subito a Castelplanio, paese dorigine di Urbani. Il progetto del libro si sviluppato successivamente. Il 5

lavoro che ho svolto mi ha anche coinvolto emotivamente, ho conosciuto la sua famiglia con cui sono rimasto in buoni rapporti. Ho ricevuto in seguito richieste simili ma non le ho accettate.

13) Ti piace il tuo lavoro? Lo rifaresti se potessi tornare indietro?

S certo, dopo pi di 30 anni direi di s, se non mi fosse piaciuto avrei cercato altro. Rimpianti per non aver fatto altre cose non ne ho, anche perch con questo lavoro ho potuto conoscere tante persone che mi hanno arricchito professionalmente e, altrettanto importante, internamente. Certo qualche giorno libero in pi non mi sarebbe dispiaciuto.

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