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Ci che sar stato non sar, dunque ci che non sar stato non sar pi (La logica dello

spettacolo della nihilazione) Anticipazioni dal testo: Si sta completando sotto i nostri occhi la secessione democratica dei padroni da l primo Mondo al secondo, la neoTerra. Il proletariato sar la confederazione delle miserie. La pluralit maestosa delle te orie. I padroni hanno condiviso la Terra con i loro servi, ora ci non pi necessario. La tecnologia giunta finalmente al livello che consente il completa mento di una or iginale e integrale tecnostruttura che esili nel Mondo consumato la miseria assi stita, quella semi-assistita e la miseria esclusa dall'assistenza. Ma lo spettacolo della nihilazione vuole essere amato da chi esclude e chi ne es cluso vuole parteciparvi. La secessione dal primo Mondo un atto democratico, l'ultima espressione legittim a delle ambizioni del proletariato. La democrazia il diritto universale al sogno, alla condivisione dei segni del su ccesso che negano tutto ci che non valore. Dunque la democrazia la guerra univers ale regolata dalle leggi dello spettacolo, le cui uniche leggi sono antitetiche: la ripetizione e l' audacia. Chi si sente escluso dallo spettacolo della nihilazione ne sar richiamato se capa ce di fare uso del terrore. La rivincita della dialettica si manifesta nello spe ttacolo. Lo spettacolo interminabile della nihilazione non che lo spettacolo che promette di avere una fine per aumentare la platea. La dialettica il linguaggio dello spettacolo della nihilazione, il rifiuto della dialettica anticipa la fin e dello spettacolo.

You are my Destiny 0 "Era cambiato tutto meno la cosa che decide di ogni altra, l'inimicizia come spi rito del mondo" (pag.67). "Sono come sempre un gregario nell'animo..." (pag.78). "Un libro serve a chi lo scrive, raramente a chi lo legge" (pag.89). "Abbondare nei particolari, visto che l'insieme inafferrabile" (pag.91). (Luigi Pintor - Servabo). 0.1 Premesse. Lidea delleterno ritorno lidea del nessun ritorno, perci non preferibile a quella d ll eterna vergogna o dell eterno smarrimento. In linea generale, quella che, maldestramente si chiama vita prenatale, o intrau terina (A. Breton, P. Eluard), senza dubbio pi densamente vissuta della cosiddett a esistenza tanto che mai il divenire conoscer la stessa intensit. La cui cifra un a esclusione, l exsistere al di fuori della vera vita. Su questo argomento, dato che ogni parvenu crede di poter dire la sua, converr procedere in ordine sparso. Al fato ci che suo, i cambiamenti appaiono vorticosi e non necessario spendervi parole pi inutili di quelle che dovrebbero evitare gli inconvenienti successivi. L immacolata concezione che la tecnica rende disponibile per cui si disinvoltame nte liberata dell Edipo, restituisce come materiale inerte i testi che questo pe riodo apertamente richiama, e si offre, rifiutando di vedere intorno a s, al peri colo. "Una grande presunzione - grande oltre ogni confronto - per mette al fanta sma di negare la realt delle forme che lo incatenano". Nella gettatezza dell exsistere la possibilit del progetto il progetto della prop ria fine; il gettarne avanti ci che resta, giacch si finisce con il guardare indie tro, filologicamente auspicabile, come direbbe W. Benjamin.

0.1.1 "Ma dove vado adesso, dove andr, notte iniziata tardi e gi finita? Provavo il marciapiede con la neve scivolando a New York sul marciapiede per la neve ormai immobile e gelata. Con una mia caldissima pisciata potrei scioglierla un po , aprire un po la strada. Eccomi utile e tardamente chiara: luna che cresce, vento che scende, adesso dormo, domani torno". ("Notte palombara" di Patrizia Cavalli) Attraverso un atto meno singolare della pretesa che la poesia getta sotto, la no stalgia si camuffa in uno scherzo, che pi bello di qualunque testardaggine. "Acce ndi le prospettive della stanchezza" il consiglio che i versi interpretano tropp o bene, perch "la nostalgia l ombra pi bella sulla meridiana"? 0.1.2 Pierrots e manichini. Silvano teneva un manichino in salotto, Pierrot un po sudato era forse lui stes so, comunque si trattava del titolo di una brevissima introduzione a un volumett o, stampato a sue spese, in cui raccoglieva le poesie che aveva scritto. Qualche mese dopo, o poco pi, si suicidava: una volta per scherzo, in bar per caso lo tr ovai che festeggiava il tentativo non riuscito o la sopravvivenza - non mi era c hiaro - e la volta decisiva, davvero, seppi dopo, con un analogo stato d animo e uforico. Gli proposi di scrivere l introduzione alle sue poesie -qualche tempo p rima mi aveva regalato una raccolta di Lieder di Hugo Wolf- comunque gli piacque subito, per quanto non del tutto prevedibilmente. In riferimento a una poesia a ccennavo alle pallide lune dei bar e alle rare luci che brillano nelle notti del poeta. Il breve testo finiva con una citazione di L. Wittgenstein: - Il soggett o il soggetto che vuole - pendant allusivo a un altra che diceva. - Noi, i sogge tti -. 0.1.3 Spesso si nasce e si trova una famiglia gi pronta, altre volte no, o la famiglia non pronta o la famiglia non c . Molto spesso si vorrebbe che lo cose andassero i n modo diverso e, destino del pensiero trovare la sua pratica, si prova a farle andare diversamente, infine si ripiega sulla nostalgia o sul rimpianto. "Villa Ventosa"di Anne Fine (Adelphi) descrive, come innumerevoli altri romanzi e film, delle questioni familiari. Questo noioso argomento ha il pregio di esser e conosciuto per diretta esperienza da molti, da un numero sufficiente di person e perch si continui a dedicargli spazio tra le proposte editoriali e cinematograf iche, sperando che tra tutti questi esperti un buon numero voglia comprare il li bro o vedere il film. Perch mai ci si dovrebbe appassionare a un simile argomento , che finisce il pi delle volte, come suo principale merito, per sollevare questi oni disgustose? I personaggi di questo romanzo sono una vedova che vive in una casa con un bel g iardino, e che si impegna a distruggere, e i suoi figli, cio William, con il suo amante Caspar, e le tre figlie: Barbara, Tory (Victory) e Gillyflower. Sul risentimento della vedova, di Lilith, si impernia il romanzo. Un risentiment o che le figlie e il figlio stentano a capire, vedendo in lei invece la grande c astigatrice, seduta con quelle labbrucce strette e le dita che toglievano pelucc hi inesistenti. Il risentimento di Lilith ha una data di nascita, e una frase, u n piccolo pensiero sovversivo aveva messo radici. Ma naturalmente tutti hanno dei buoni motivi per sentirsi incompresi se non odia ti, e tutti sanno altrettanto bene odiare senza apparire a s stessi colpevoli di farlo. 0.2

Glosse a una critica radicale del tempo. Quando Menelao si trov davanti Proteo si lanci, dice il mito omerico, e lo cattur; ma subito Proteo si fece leone, pantera, drago, acqua corrente, albero verdeggia nte. Fu necessario che Menelao domasse Proteo e lo costringesse a prendere la su a propria forma: allora Proteo disse a Menelao la verit(Simone Weil - Primi scrit ti filosofici). 0.2.1 La velocit. Nello sguardo di chi ha la catastrofe alle spalle, e vede da dietro le macerie, l importante proprio la velocit con cui si acquisisce e si legge lo spazio, gli a mbienti, quali si attraversano e da cui si attraversati, ma la sfuggenza e la mo bilit sempre meno evitano la cattura e tantomeno il mimetismo della lepre di Ador no. Ogni movimento si fa doppio, triplo, quadruplo, ma non basta. Non questa la via. (...) Non si tratta di un articolo molto interessante, ma finisce cos: "E il travestim ento che smaschera, ma non c nulla da smascherare: il doppio fittizio, perch il q uadro mutevole. Non pi l, ma quando andr l e mi sembrer cos, non ci sar pi." 0.2.1.1 L impossibile. Il volume "L impossibile" di G. Bataille fu pubblicato con inchiostro bianco su pagine nere, d altronde lo stesso editore, dello stesso aurore aveva stampato la "Critica dell occhio". Le conferenze del non-sapere contengono il materiale gre zzo che avrebbe dovuto confluire in un libro che non fu mai composto, e che avre bbe dovuto avere come titolo "Ridere da morire. Morire dal ridere". L inutilit no n un appendice estetica della teoria. 0.2.2 Nei mari estremi. "Non mi ero posta il problema: io non temo il vissuto. La parola scritta, il rit mo delle frasi non dipendono da esso. L arte astrazione" - Dalla Presentazione d el 1996 a "Nei mari estremi". Se l arte non astrazione, ma in linea di principio, il non porsi del problema pi uttosto che - spropositatamente? - affermare di non temere n questo n quello, sicc h solo l inizio verosimile, ecco dunque, che il dimenticare la presunzione della non intimorita, e di chi anche? 0.2.2.2 Un comando come "Regola il passo su quello delle tempeste", non intimorisce, n ac quieta sulla presunzione acquisita che le uniche certezze sono le eccezioni e ch i le governa sa che ogni scrupolo a suo danno, infatti "tutti gli uomini sono pa rtigiani della Libert, dell Uguaglianza e della Fraternit e, aggiungo io, della re ciproca Solidariet" - cos si scrive per simulare l imbecillit. 0.2.3 Un paradosso. In una recensione al libro di Gershom Scholem, "Walter Benjamin e il suo angelo" , pubblicata su Anarchos, sostenevo che esistesse un etica della critica, prima di avvedermi della numisma tica. E il presente a uncinare, a tirare a s ci che si ritrae, a interrogarsi sul la profondit e anfrattuosit del rapporto con la presenza spettrale, virtuale della rivoluzione, cio della redenzione, per Benjamin e Rosenzweig, per il peso dell e redit etica che la critica comunista rischiava, smarrendosi, di rendere infine in trovabile. L etica della critica assediata si nascosta, mentre intorno si steso soffocante la nihilazione che la stessa desuetudine dei soggetti al riconoscimen to facilita. Il pensiero critico doveva rifiutarsi alla falsa risoluzione dell a mbiguit. "Nelle sue pi remote mediazioni resta l onda di tremore della contraddizi one, come nel pianissimo estremo della musica il rintronare dell orrido" (Adorno ).

0.2.3.1 Risata del suicida. Un racconto impossibile, da quindicenne, in cui "ridevo della reificazione socia lista", come dice l io narrante, un riso suicida e onirico, in un posto dove i p reti non sono tali ma dirigenti statali e i bambini sono i proletari di secondo grado, ma nelle piaghe e nella sporcizia sono da leggere le stesse metafore (for se le stesse paure e ossessioni) del kafkiano "Medico di campagna". Oltre all io del narratore era presente un bambino ancora in culla, una presenza occulta ma pervasiva, testimone muto o piangente della sua angoscia e della sua nausea. C e ra qualcosa di Kubin, di E.T.A. Hoffmann e di Nizan. L ideologia politica era qu ella del compromesso storico, quindi pensavo alle rivolte operaie di Danzica e d i Stettino del 1970, in Polonia. Il soggetto che parla, e forse, infine, si suic ida (ma pi probabilmente, no), anche ammesso che si tratti del frutto del sogno, un effetto della felicit reale del socialismo, della Realpolitik dei soviet. 0.3 L elogio di Adorno al "trapassare oltre le cose", oltre la gravit del puro fatto, non concede nulla all allucinazione, all ebbrezza, alla "visione" del reale, qu anto invece presuppone, di fronte al dilatarsi dell orrore, di esserci non in qu anto pura coscienza infelice del negativo. L interazione della doppiezza e dell irriducibilit d luogo alla dialettica radicale, permette che non sia "l ontologia dello stato di reificazione" che la ratio scientifica post-moderna vorrebbe. "Siamo in ritardo ma tanto peggio! Mordiamo i morti e facciamo ai vivi impossibi li segnali, cui tuttavia attribuir un senso nettamente negativo. La battaglia inf uria... Ma noi lasciamo qui le nostre insegne di cani..." (Jean Pierre Duprey). 0.4 "Il tempo tutto, l uomo non pi nulla; esso diviene tutt al pi una carcassa del tem po" (K. Marx). "Non esiste niente di pi irreale che il valore di una cosa, eppure tutta la vita presente si riconduce al valore delle merci. Il valore l autonomia delle merci, ogni merce, anche la pi eterea e immateriale, incorporando il suo tempo di fabbri cazione ci costringe a scoprire, nostro malgrado, ricavato dal valore di mercato , il tempo degli esseri umani. Ma ancora gli sguardi ingannati incontrano solo l e cose e il loro prezzo". Ritrovo in queste parole, fortunosamente salvate dal t empo, che allora, mentre le scrivevo, dovevo attraversare lo specchio, e il temp o sarebbe ritornato a sorridere nel consumo, dal quale prima dei vent anni, non ero per niente sottomesso. Ci non costituiva alcun problema. 0.5 "Non cogliere il tempo di ricominciare" vuol dire che sar esso a coglierti e nell o stesso senso "la libert con cui mi fai ridere fino alle lacrime la tua libert", da ci deriva che per mettere l ordine al suo posto devi confondere le pietre dell a strada. 0.5.1 "Non aspettarti mai" la logica premessa per cui vale la conclusione che "non hai niente da fare prima di morire". 0.6 Se vero che in generale la fiducia si affaccia solo dietro le gelosie dell osser vazione, enfaticamente significativo di uno stile che "nei nostri brevi rapporti con l esistenza tutto sta nell aver tenuto un po il ritmo", se le arie della f alsit hanno suonato per voi senza che voi dimenticaste che il primo e minor termi ne di una soluzione, mentre "si perde il ricordo delle svolte del tragitto", ren dere giustizia all uguaglianza, per cui non si abbastanza certi della propria vi ta per non stimare quella degli altri. 0.6.1

Dare al dispiacere la forma di una speranza terribile e disarmata. 0.6.2 Poich ti astieni da ci che la testa sulle spalle, sostieni la tua testa, che, dive rsamente dalle castagne d india, assolutamente priva di peso perch non ancora cad uta. 0.6.3 L amore moltiplica i problemi, ma girando intorno a se stessi l esito infinitame nte problematico del problema ci d il calendario perpetuo, perch l amore ha sempre tempo. "Fa loro la sorpresa di non confondere il futuro del verbo avere col passato de l verbo essere" (A. Breton, P. Eluard - L immacolata concezione). 0.7 Conclusioni. Un po pi di un secolo fa, nel 1898, nasceva Faustroll, che credeva di stupire a lungo con la Patafisica. Delle sue letture, i ventisette pari (il piccolo numero dei suoi eletti), sono ancora valide alcune definizioni che li evocano. "Da tut ti i quartieri dove non voglio bere, il volo, guidato dal suo fiuto, delle pagin e, simili a gazze, viene a succhiare la vita (la loro, esclusiva), al getto scir opposo e fumante della cerbottana saturnina". Faustroll decide che la pittura, l arte, il lusso borghese, hanno bisogno di una Macchina per Dipingere nel Palazz o delle Macchine, perci affidato a Henri Rousseau l incarico perch imbelletti con la calma uniforme del caos. La Macchina, Clinamen, eiacula, dopo la fine del mon do abitato, nel palazzo suggellato ergendo sola la lucentezza morta. Quindi, nul la, infine cio "com bello il giallo!". "Sarebbe per me facile trasmutare ogni cosa, perch posseggo anche questa pietra ( ...), ma ho sperimentato che il beneficio non si estende che a coloro il cui cer vello questa stessa pietra ..." (A. Jarry). Solo teste dure. Il Frimaio del nostro contento PREMESSA Che non si dica che la disposizione degli argomenti nuova; tuttavia ci che resta ci rende meritevoli di quel pensare male che attesta come merito il non aver nul la da dichiarare a discarico. Le brevi abitudini sono il make up con cui l esperienza finge di ringiovanire i suoi difetti. D altronde la vittoria, che non ci spetta se non come un anticipo di cui esclusa la riscossione, arride a coloro che amano il disordine senza crea rlo. Il desiderio imita se stesso, il desiderio una catena, la trasgressione la serra tura. Il risentimento un sentimento privilegiato, il suo primato glorificato ogni gior no instancabilmente( si tratta della fatica dello spettacolo). La mimesi desider ante precede il sorgere del suo oggetto, dice Girard, e sopravvive alla sua scom parsa, quindi il risentimento non comprensibile se non a partire dalla mimesi de siderante. La regola esposta dallo scrittore del capro espiatorio che il desider io pi desidera la differenza pi genera identit. Per cui si pu dire che in ogni desid erio si ode (l odio parla la nostra lingua, cio tutte) una doppia ingiunzione con traddittoria: imitami, non imitarmi. Dunque, se alla fine, come capita (l incomp reso capita, il caput mortuum), rimangono solo doppi contrapposti, la minima cas ualit provoca la fissazione di tutti gli odi reciproci su uno solo dei doppi. La mimesi frammenta tutto all infinito ma lo riunifica in un solo momento - persist endo la generale indifferenziazione, il prodotto del desiderio. Girard esibisce la perversione della mitografia della differenza nell Anti-Edipo, della quale ma cchina solo la frase sulla stupidit della trasgressione potrebbe ambire a disegna re il nuovo profilo dell analisi, cio della critica post-freudiana.

L eroe che segue il proprio cuore dove va a finire? L ovviet della risposta non i ntesa con la stessa prontezza di cui la pratica ci rende testimoni. Il nostro in dividualismo richiede di essere fedeli alle nostre opinioni, sebbene i disturbi alimentari ci dicano del destino del desiderio pi di quanto si immagini. Gli innesti genetici hanno cambiato la vita, le trasformazioni sono imperiose. E ppure trasformare il mondo e cambiare la vita erano gli obiettivi del nostro pas sato prossimo. La storia ci asseconda. Davanti a questa povert tematica non si pu, di solito, fare altro che dare un occh iata distratta, ma n in dieci minuti, n in dieci giorni, ci stato concesso di trov are una risposta vertiginosa, assicurandosi qualche padronanza sinottica, come s olito fare chi gioca a scacchi. Dunque nessun omaggio a un vuoto cos grande e inq uieto. La risposta che, come ogni speranza, rid il respiro, lasciando per il rest o tutto in sospeso, ecco ci che si vorrebbe leggere. Includere, escludere: la malia del capitale, il suo vortice fascinoso e violento . Come si ama pericolosamente il gioco d azzardo, il capitale, nella furia della nihilazione, accoglie e rigetta senza mai uscire dalla propria disposizione fon damentale. La sua intimit con la nostra follia non finisce di stupire le generazi oni che credono di criticarne le mosse, carpendone lo sguardo fuggitivo. Come stato detto, i labirinti urbani moderni, per quanto mortali, non introducon o che alla necessit delle frontiere e delle divisioni. Non sono ammesse repliche: non ci si trova che dove ci si deve perdere, ma nel labirinto i confini garanti scono l apparenza dell ordine, cio la sua essenza, e consentono di dare credito a lla finzione. Conrad aveva visto giusto nel cuore della tenebra: il significato di un episodio non nascosto dentro di esso, ma lo circonda, come la foschia generata dal calor e, come uno di quegli aloni nebulosi resi visibili dalla luce della luna, altrim enti la faccenda si fa intollerabile, come lo stesso scrittore sapeva benissimo. Il metodo: mi sforzo di far s che quelle che io considero delle nuove premesse te oriche e pratiche non chiudano in anticipo la problematica che svolgono, e rese confuse da ogni interferenza affrettata, come oggi si insegna, mantengano una fo rma tale che le squalifichi, sebbene non sempre sia possibile. Un modo di riferi rsi allegro alle facilit filosofiche e soprattutto un arte ellittica dell anfibol ogia . A cosa serve d altro la vivacit dell ellissi? La disseminazione, direbbe D errida, afferma la sostituzione infinita, e la sostituzione ci sostituisce. L in genuit il gioco di parola. (...) Mais, en y pensant soigneusement, je me ressouviens d avoir t souvent tromp, lorsque je dormais, par de semblables illusions. Et m arrtant sur cette pense, je vois si manifestement qu il n y a point d indices concluants, ni de marques asse z certaines par o l on puisse distinguer nettement la veille d avec le sommeil, q ue j en suis tonn; et mon tonnement est tel, qu il est presque capable de me persua der que je dors. Le parole di Descartes, come quelle di Caldern, sulla vita che s ogno, ci dicono allo stesso modo che, nel mondo, il teatro, cio lo spettacolo, da sempre premeva sullo sviluppo dei mezzi di produzione per imporre ovunque le su e condizioni all addomesticamento. Nato sociale il progetto che abbiamo ereditato, esso non rimargina le sue ferite se si riduce a individuale e si rassegna all autenticit che l ipocrisia gli cons ente. Il riserbo appare giustificato dalla verosimiglianza. Reticenza e preterizione. Nelle prese di coscienza dei nostri contemporanei ogni peggiore tradizione dello spettacolo non tarda a imporsi con l ovviet di una nat ura, non pi seconda. Una simile ovviet non viene simulata dalla loro frettolosa in

differenza, ma viene dichiarata come una conquista. Il pregio della comprensione si comprime nelle minuscole pieghe dell ellissi. L audacia deve essere del tutto involontaria, fino al punto di sembrare tale. Deve esistere un solo tono, falso naturalmente, ma la falsit intima e consolatori a, per essere inconfondibile, come il tono che la esprime, perch la correlazione tra spettacolo e mondo deve poter essere dimostrata ogni minuto. La TV parlava c ome il mondo perch il mondo parlava come la TV. Ma la TV parlava pure come la fam iglia, sebbene essa non ci sia pi, perch il mondo ha sempre parlato come la famigl ia e la famiglia come il mondo. La falsit c , poich non inconfondibile, ma il suo t ono non si sbilancia. Hans Mayer dubita che si possa credere all autenticit, nonostante il fasto letter ario, di Infanzia berlinese di W. Benjamin non il vissuto dello scrittore berlin ese ma una parafrasi di Proust. Ci si pu fidare o no? Si poteva credere ai Caraib i o alla Malesia di Salgari? Le due domande non sono strettamente connesse, ma l e passioni che trasportano s. Gli aspetti irrilevanti di una questione potrebbero non esserlo pi, dico: irrilev anti. Ma potrebbero essere davvero insignificanti. Non esiste un metodo sicuro, ma delle pretese e degli stili, ed entrambi conducono con s numerosi errori. Alcu ni errori sono utili, altri no, perch la critica ragiona per partito preso, sebbe ne ci siano delle ragioni necessarie e talvolta sufficienti. Girard afferma che la mimesi per sua natura percettiva, e coglie immediatamente la pi piccola discrepanza tra le parole e le azioni dei suoi mediatori: se tra le une e le altre vi uno scarto, si ispirer sempre a ci che il modello fa, non a que llo che dice. Dunque c un economia politica mimetica. La teoria mimetica pretend e, secondo Girard, di divenire la teoria di tutto ci che mette in relazione gli i ndividui tra di loro, spiegare il teatro dell invidia come recita il sottotitolo del volume dedicato a Shakespeare. La bellezza degli epitaffi tutta compresa nelle straordinarie convergenze che co nsentono, negate ai viventi. Si ha un bel dire che la paura non dovrebbe sottomettere i nostri gusti; non ho dubbi ad ammettere che la condiscendenza offuschi la ricettivit, ma la paura, seb bene sia il pi pervasivo sentimento, non distrugge affatto la comprensione del te sto o il piacere della lettura; anzi mi ricordo ancora la paura struggente e la ripugnanza che mi facevano fingere di avversare i libri di Wells. Ma era un modo , il pi sicuro, di conservarne il piacere. Si pu dire quel che si vuole, ma legger e serve a prepararsi a essere morti, come si direbbe in Mentre morivo di Faulkne r, e a questa preparazione mi induceva Wells, quando ero bambino. Da ormai due secoli, gli Stati Uniti hanno la fissazione di Dio e delle pistole. In queste parole di Harold Bloom la pratica considerazione che i due argomenti debbano essere trattati in modo congiunto subisce una canonizzazione letteraria. Sar per questo motivo che Bloom segue le tracce della balena bianca nel deserto di Meridiano di sangue. Ma si tratta di retorica, Lisia diceva contro Eratostene: ... e questi crimini s ono cos atroci, che persino la finzione, se me ne permettessi l uso, non potrebbe aggiungervi niente; e anche limitandomi alla pura verit, ancora non avrei n abbas tanza tempo, n abbastanza forza per dire tutto. Come ragionava Marx e come ragiona l opposizione alla globalizzazione: Ai nostri giorni il sistema protezionistico conservatore, mentre il sistema del libro sca mbio distruttivo. Esso dissolve le antiche nazionalit e spinge all estremo l anta gonismo tra la borghesia e il proletariato. In una parola, il sistema della libe rt di commercio affretta la rivoluzione sociale. solamente in questo senso rivolu

zionario, signori, che io voto in favore del libero scambio. In questo modo si e sprimeva il teorico di Treviri. L opposizione alla globalizzazione un opposizione conservatrice, ma il comunismo marxista era una teoria della catastrofe e della catarsi. L enigma del ricordo di copertura appassion Freud, il quale si chiese come mai ve nga represso proprio l elemento significativo e conservato l elemento indifferen te. Il ricordo di copertura rappresentava impressioni e pensieri relativi a epoc he successive, ma reprimeva, o meglio spostava l immagine mnestica originaria. U n allucinazione che poneva in rilievo l insignificante. L occulto non l insignif icante, ma lo diventa: vivido, sgargiante, promettente. Che spreco di trasparenza. Il buongoverno della cattivit 1. La critica procede per affermazioni -la negazione non le appartiene se non perch essa stessa appartiene al nemico come la critica della negazione. 2. La critica assiomatica, giacch la tecnologia della differenza libera una prassi t eorica la cui desuetudine sconta l intollerabilit dell evidenza. 3. Errata. Nonostante tutto della critica si dice che la sua sia una invariata sequ ela di errori. Eppure non si riesce ad immaginare un complimento pi efficace. 4. Finch l impossibile ci che deve essere compiuto, non si cesser mai abbastanza di pa gare la sua incompiutezza. 5. La critica non implica una teoria, necessariamente, o una parodia. Questa assenz a - ci che vacante - (non) lo spettacolo, perch la sua beanza non obbedisce a un l avoro teorico produttivo. La produzione di nullit dovr rispondere dell esito funzi onale di obiettivi non riconosciuti, ma centrati, di obiettivi eccentrici, come di ci che le pi intimo, che pi le corrisponde. 6. Pro e contro la teoria. D altronde se ci che si dice non si scrive senza la legit tima presunzione delle anime candide, queste non sapranno mai che le parole spia zzano il loro dire - la lettera volata-. Si potrebbe dire loro che non c origine, non c fine, non c teoria, ma quando se ne accorgono si spaventano e le reinvent ano. 7. Ci contro cui si scrive non detto che sia il vero oggetto del discorso, che sicur amente spostato altrove da chi non sa di farlo, a meno che si ammetta il dubbio che potrebbe essere proprio l opposto -questo detto a vantaggio della diceria ch e l anfibologia propriet delle affermazioni, ma pi ancora delle negazioni. 8. I commerci dei concetti hanno degli aspetti pericolosi quando i significati si s cambiano. Senza un uso accorto del rovesciamento di prospettiva teorico, l unifo rmarsi del pianeta al capitale che l ha conquistato non passerebbe per una vitto ria del proletariato.

9. Divieto di fermata e di sosta. Se il falso oggi un momento del vero, non sar cons entito, se non eccezionalmente, che l idea del cambiamento, nel mondo falsamente rovesciato, si concili con una speculazione teorica che ammaestri alla fatalit d ell indugiare distratto. Ci che ci tolto come fantastiche ria condannato ad atten derci come reale. 10. Il concetto di superamento cattiva archeologia. Se l immediatismo sparizione del concetto, si tratta di perdita pura -in altri termini "deterritorializzazione". Nella perdita non ci si trova ammesso che lo si voglia. 11. Il dramma dell unicit il suo carattere imitabile, la sua inesauribile riproducibi lit tecnica, quando lo stile la massa. La depersonalizzazione comunque la nicchia della psicologia. Dove pi tranquillamente riposare? -sostiene la voce dell econo mia politica. Quando l annullamento radicale, e la cronaca sa offrire talvolta d elle folgoranti rappresentazioni, non restano eterni che il brivido e il ghigno con cui la paura ci prepara, nonostante il paradiso in terra chiami alla felicit. 12. Le congetture dell impero. La vera volont di potenza nell obiettivo della felicit. In ci che obiettivamente la sostiene sta la sua immanenza e la sua impossibile r ealizzabilit materiale, che dunque ci data. 13. Ripasso dialettico. Tutti i settori (semi)intellettualizzati, che misurano una n on stupita e non rinegoziabile inutilit, sotto pena di un maggiore discredito, at testano che l ottusit non n svista n imprevisto, ma gli effetti della risaputa veri t ritornano prima che (se) ne rendano conto. 14. Il miraggio dell unicit oscenamente offerto alla pi vasta delle platee possibili. La mitologia dello spettacolo serve a realizzarla, compresa la sua caricatura. O gni deriva teorica desiderante ricattabile e insufficiente, finendo con il diven tarne la mitografia. 15. Non c attesa senza che qualcosa si riveli o sparisca. L attendismo una dilapidaz ione incantevole ma funesta, fatalistica nel senso di ci che proprio del fato, ci che naturale, cio funebre; ma per ogni caduta ad inferos vi capitalizzazione e du nque vera accumulazione nella matura economia odierna. 16. Se si traduce (si tradisce) in atto il diritto alla felicit si ottiene una quasi perfetta simulazione, cio altri spettacoli non si danno, perch non c svista se non per finta. 17. Ridere la professione del postmoderno. 18. Considerato il grado di superficialit che contraddistingue dello sguardo il disin canto sul (lo pseudo) reale, si potrebbe dire che la "depense" la grande inattua le, ma dal suo nascondimento nelle forme delle ossessioni di sicurezza e di segr etezza (quando tutto pubblico e pubblicit), essa rinnega che, come ad altri conce tti, si conceda una rinascita esoterica, e nella riapparizione si scopra l etern it del sogno. 19.

Destino di ci che viene scartato di subire (o di volere) una specie di metempsico si, ma la dialettica economica tra ci che si perde e ci che rimane nell immaterial e, di proposito non consente il sollievo se non come vendetta. 20. L interdetto un frutto dell ambizione, ma non sfugge (a) ci che mette a fuoco. 21. Ogni tradizione ha un legame con l origine ed il suo tradimento. L origine del t radimento il senso della tradizione. La smemoratezza -incentivata- del passato c omplica la situazione; se salva il passare del passato perch lo dimentica, moltip lica le affiliazioni immaginarie -il vero del falso- con esso. Se ogni ritorno g rottesco, lo senza rimedio -la perversione del trascorso. 22. La pianificazione il sogno del determinismo. Il fascino del piano attira gli ste rminatori. Nell idea di destino il cinismo si spreca. Che gli eterni ignari acco rrano si scrive per contraddizione. 23. Ci che pu far sembrare l arroganza un po meno disdicevole di quello che effettiva mente, proprio l apparenza nella quale si mostra; nel suo candore c la perfidia indicibile della servit. Questo argomento sostenuto dalla convinzione di una stor icit dei comportamenti e della loro interpretabilit, che, si potrebbe dedurre, det tata a chi scrive dalla sua superfluit, per cos dire, artistica. 24. La complicit con il dolore del mondo la colpa dell astuzia, la sua una fattiva se rvit ad esso. E un altro spirito quello che libera; non vi ha luogo l astuzia, n ci che si dice che sia il suo opposto. L emancipazione, quando in atto, sposta il discorso, trasferisce una pratica, agevola il commercio. La seriet dell inganno il cos com , e la sua meretrice l astuzia. 25. Il fatto che il disprezzo si universalizzi per diventare il sentimento unico, re nde evidenti le pretese dell epoca, mentre il suo oggetto si dilegua nella misur a in cui si saturato per l onnipresenza, la pervasivit dell invisibile, del ripro dotto nel riproducibile. 26. Tra la merce svilita e ci che apparentemente privo di valore corrono alcune tenui differenze che, a vantaggio del secondo, ricordano quanto sia ingenuo (il dispe ndio, la morte) ritenere di rinvenire dei limiti alla circolazione universale de l valore. 27. L ingenuit, a volte, stringe dei patti - che non conosce - con la realt, tali che, alla sua ombra, e all insaputa di chi ignora di non sapere, all improvviso, ci c he oscuro si fa chiaro e viceversa (pur con qualche incertezza). 28. Contro il diritto alla felicit. Nel cuore della costituzione dell epoca vi il seg reto della sua falsit. La confusione irradia da questo centro. 29. Meglio custoditi sono i segreti di cui si intimamente complici. Tutto invoglia a (non) fidarsi troppo delle intermittenze del desiderio, la nostra economia poli tica. 30.

Ma se ci che siamo non lo (ci che parla in vece nostra), non ha nessuna importanza , perch ininfluente, meno della pigrizia, dell ironia, della discrezione, per tac ere del resto. 31. Contro la speranza. La speranza il prologo della tragedia, ci che insostituibile perch ci sia tragedia. Chi spera perisce di essa, dunque la speranza la dimostraz ione di un arte in ci che la disperazione dell innocenza d luogo: all esperienza. 32. La mezza impossibilit dell eguaglianza nella semi irresponsabilit dei soggetti - d ei clienti - dicono alcuni dei suoi funzionari semi appagati, ma lo stesso carat tere mediocre del dubbio assicura che tutto torna sempre di nuovo - secondo il c arattere dell illuminismo postumo. 33. Che le tentazioni nascondano il pericolo ipocritamente considerato raccapriccian te da delle masse che non aspettano che fingere di essere sedotte, ma nel segno della quantit accettabile che le proporzioni si ristabiliscano ipocritamente seco ndo le variazioni dell offerta e in acconto alla pubblica felicit. 34. ...lo specifico delle transazioni si sarebbe detto tradimento della servit volont aria, oggetto della prima delle passioni. La moltiplicazione delle libert non con sente di fare a meno di leggervi la loro non sorprendente soppressione ad opera del demos, cosa che garantisce, se non altro, di poter fare a meno di preoccupar si. Le authorities del mercato sorvegliano sul diritto a godere di un offerta il limitata. Non bastasse, ci sarebbe la noia. 35. Non d altro spettacolo se non di s; la democrazia diretta immediatamente spettaco lista e viceversa (la verit del sondaggio). Solo gli esibizionisti ne hanno capit o la natura d obbligo. 36. L intelligenza con il nemico tra le cose non sospettabili, bench certe. 37. Se non si incapaci, l errare riempie di nausea (il doppio -il maligno- del senti mento), da ci si capisce che ci che (si) fila nella vita corrente non che risentim ento. 38. In un luogo immaginario - un assenza - si disegna un bisogno che la sottigliezza rivela in un astuzia (il nodo) dolorosa e insopportabile, ma non c taglio dove non c cappio? 39. Tra pazienza e impazienza corre la differenza che separa un dono da un prestito, comunque ci che vi si dimentica o si trascura non negoziabile, a conferma del pr imato di ci da cui non siamo dimenticati -il suo essere inequivocabile. 40. L ostinazione -la figura dell acefalo- si direbbe che sia nel gran cerchio d omb ra di ci di cui qualcosa detto, impropriamente, qui; giacch se arreca pi danni di q ualunque altra insensatezza, nessuna lo meno. Questo volontariato dell idiozia d a tenere sotto controllo, perch ad agire i dispositivi la solita pigrizia. Se non fosse che la resa all ostinazione il consentire alla vanit presuntuosa della dia lettica di ritirare le sue carte: un inganno si cela di fronte a un altro.

41. Tutto quello che strano via - al via - come dire che l eterogenesi dei fini non omogenei non crea disordini ma storditi e pesa le quantit (p.e. l ufologia) nella competizione globali dei fantasmi dotati di valore. 42. L apparente gratuit della facilit ingannevole, e l inganno non certo occulto, per cui l adesione ad esso assai pi ideologica di quanto si vorrebbe ammettere. 43. Se ci che facile si presenta come un furto e lo si capisce, si pu comprendere (con difficolt) anche la logica che lo sostiene. 44. Il terzo: l esclusione fonda l amicizia. Il nome segreto della speranza evoca ci che non si possiede n pi n ancora; non ci di cui si persa la memoria, che sarebbe lu ttuoso, ma di cui si inventata (cio persa) la scomparsa. E il panico per ci che n on c (n ci sar) ed credibile che con esso termini la faccenda, cio si decida (deced a). 45. N manuali n trattati di savoir vivre n arti n tecniche, se non il travaglio della pa zienza, del riconoscere che non per timore non si perduta un attitudine, il dolo re della servit. 46. Quando si dice che non si pu abolire lo stato delle cose -il cui essere non lo st ato- presenti, c chi trova che si parli di quella disposizione per cui tutto fin isce per rientrare l da dove era uscito, cos la socialit della vita corrente non pe rmette che un taglio in cui si ripeta l evento che non si era ancora presentato, giacch poi , ancora e sempre, nevrosi (lo spettacolo vittorioso). 47. Ogni doppio movimento che non si nega uno stallo dove la malinconia non falla se non c falla, dove si attacca la trama della vita quotidiana. 48. I misantropi -e i misogini- se non possiedono la verit, dallo scontro ne sono off esi. 49. Il godimento che non ode, se non fosse sordo, non godrebbe mai, e non che la tec nica del desiderio di massa; ci che in corso non pu che essere compiuto fino in fo ndo, perch si dilatino le sue cedevolezze, perch infine ceda a s stesso. 50. Ci che passato non sempre ritorna e contro questa eventualit alcuni dicono che i n ostri progenitori si siano sempre premuniti. Ma le nevrosi restano. Se i nostalg ici soffrono dei mancati ritorni, gli apparati di intrattenimento universali nas condono la furia del cambiamento nella intatta gioia del sempre uguale. La demos copia ne un sintomo. 51. "Il primo merito di una teoria critica esatta di far istantaneamente apparire ri dicole tutte le altre". Guy Debord - Prefazione alla quarta edizione italiana de lla Societ dello spettacolo. 52. Si deve ricordare che la fedelt a s stessi non attesta che l inganno perpetrato e non riuscito. Ci che manca ci che riesce.

53. L affinit l inferiorit secondo la legge economica del conformismo. 54. Impronunciabile e irriconoscibile la piet; ci che viene mal detto, sar comunque mal visto, e se ritorner, avr lo stesso destino con un nome nuovo. 55. Una teoria dello stupore alla fine insolente. 56. Nella presunzione di coloro che credono di "poter capire qualcosa non servendosi di ci che loro nascosto, ma credendo a ci che loro rivelato" (Guy Debord) si mani festano minacciose l amore per la servit volontaria e la certezza di un inferiori t approvata. Da quando la velocit della presunzione doppia l intero campo sociale, l aggressivit verso i livelli di esistenza quotidiana rende la sua verit solo nei picchi di furia. Non la verit la morte dell intenzione, perch l intenzione ha pri ma ucciso l idea che esista una verit. 57. Contro l utopia statistica: il pi solido effetto della globalizzazione della feli cit di massa la solitudine di ciascuno. Sulla socialit da ottenere lavorano divers i istituti per coprire le incertezze che continuamente rinascono e i leggeri mal esseri che derivano, ma la capacit di interpretazione dei dati non cos sicura come essi vorrebbero che fosse. Le banalit qui esposte sono le prime ad essere offusc ate. 58. I costi sociali delle masse sono nettamente inferiori agli incentivi alla produz ione di caste di governo e di protezione. Ma che le soluzioni raddoppino gli orr ori dei problemi a cui rimedieranno non dato da pensare, ma ci il cui pensiero in sostenibile ci sar ancora, disancorando ogni congettura a qualsiasi falsa prospet tiva di fuga. 59. Ogni accelerazione del tempo moltiplica il suo dispendio e in ci rimane l ultimo rito sacro. 60. L incompetenza generalizzata. La proletarizzazione nell incompetenza, il resto v i si aggiunge come toglimento. La pubblica denuncia dell ovvio compito impari pe r chi non sa cosa pensare di quello da cui viene detto, ed a causa dell incontra stabile verit che gli effetti del dominio corrono cos veloci che, invece di impens ierire, rassicurano. Il peggio il bonus dell ottimizzazione. 61. Sulla domanda "che fare?". Non si sprecano dubbi sul carattere funesto della dom anda a cui la fatticit della pratica sa replicare. 62. Che la smemoratezza sia sollecitata, e svagatamente, una delle tante manifestazi oni del dominio della verit. Le intenzioni assillano la critica pi dei suoi detrat tori. Ma che si dilegui in fretta la sua via. 63. Post res. Il concetto di arte esiste solo come genitivo o come rovesciamento di esso. 64.

La critica all idea di fondazione consente di risolvere la questione originaria per poterne subire la rimozione in cui insiste il circolo vizioso in cui non pu u scire da tempo la causa della rivoluzione. 65. Sull ordine delle convenzioni pesa l obbligo delle apparenze, e ogni considerazi one sulla tenacia della loro eternit suscettibile di sorprese. 66. Contro il dubbio sull abbandono di fronte alle cose. Come epigrafe sta scritto: "Tutto funziona. Questo appunto l inquietante, che funziona e che il funzionare spinge sempre oltre verso un ulteriore funzionare..." 67. Verrebbe da dire che talvolta nei sogni si condensa l effetto di una pulsione, u no stile e la sua intraducibilit. Un immagine che possiede lo sfolgorio dell onir ico una specie di ossessione disinvolta, ci che i surrealisti chiamavano un cadav ere squisito. 68. Dire: niente arcani! - dire quasi niente, anche se di essi filtra proprio ci che n on dovrebbe che arrestarsi, e proprio nella misura in cui si stabilisce che non vi debbano essere resti. Ci che la teoria detta rivoluzionaria non ha ignorato di ignorare il rovescio di tale proposito. Non guardarsi indietro! - un messaggio i ntraducibile, eccetto che la sua fine nota. 69. Anche se di niente oggi si pu dire che non sia riutilizzabile senza conforto che si sospendano le soluzioni. 70. La trasparenza della simulazione, se rende invisibile la scena, rende del tutto trascurabile l inganno della verit sotto l erosione dell inverso (la verit dell in ganno). La pubblicit e il suo spettacolo La nihilazione compiuta: la pubblicit il suo spettacolo 1. Tutta la vita delle societ in cui regnano le moderne condizioni di produzione si presenta come un immensa accumulazione di nullit. Tutto ci che era direttamente vi ssuto e si era allontanato in una rappresentazione, vi si dissolto in essa. 2. Le immagini che si sono staccate da ciascun aspetto della vita si fondono in un corso comune, un immenso discorso, dove l unit della vita non pu pi essere ristabil ita, se almeno fosse percepita come assente. La realt, considerata meno che parzi almente, cio residuale, infinitesimale, si dispiega nella propria unit generale in quanto pseudo mondo a parte, cio perfettamente vero, oggetto di contemplazione d istratta. Nel mondo autonomizzato dell immagine, dove il menzognero ha mentito a s stesso, la specializzazione delle immagini del mondo si ritrova attuata come n ullificazione dell esistente come inesistente. Lo spettacolo in generale, la nih ilazione, come inversione concreta della vita, il movimento autonomo del non viv ente.

3. L unificazione che lo spettacolo realizza non altro che il linguaggio ufficiale della separazione generalizzata, sotto il fascino della nihilazione. 4. La nihilazione che si presenta nel rapporto sociale fra individui, mediato dalle immagini, , oggettivamente, l unica immagine del mondo. 5. La nihilazione, compresa nella sua totalit, nello stesso tempo il risultato e il progetto del modo di produzione esistente. E il cuore dell irrealismo della soc iet reale. La nihilazione l affermazione onnipresente della scelta gi fatta nella produzione, e il suo consumo conseguente. Forma e contenuto della nihilazione so no entrambe l identica giustificazione totale delle condizioni e dei fini del si stema esistente. 6. Nella nihilazione, lo spettacolo che si tradotto materialmente in oggettivit, vuo le essere desiderio soggettivo. 7. La nihilazione che inverte il reale effettivamente prodotta materialmente. Non c realt vissuta che non sia materialmente invasa dalla nihilazione. 8. Nel mondo realmente rovesciato, il vero un momento del falso, dunque nel mondo f alsamente realizzato la falsit comunica con se stessa attraverso gli emblemi dell a verit. 9. Nella nihilazione, la pubblicit l affermazione dell apparenza come unico fondamen to, la critica che raggiunge la verit della pubblicit della nihilazione non la sco pre come la negazione invisibile della vita, ma come una negazione della vita ch e divenuta perfettamente invisibile e che non si lascia scoprire che come calco di un impronta. 10. La nihilazione il senso della pratica totale di una formazione economico-sociale , il suo disimpegno del tempo, il momento storico che ci contiene. 11. La nihilazione la positivit, il monopolio dell apparenza la realt, della passivit s i dimenticato il carattere passivo, tanto che facoltativo accettarlo. 12. Nella pubblicit delle nihilazione mezzi e scopo sono identici, il carattere tauto logico dello spettacolo il suo trionfo. 13. La nihilazione non conosce fine, n il fine la fine, l economia imperante non ha f uturo, n vuole averlo, ma ha un infinito sviluppo. 14. La nihilazione il principale spettacolo della societ attuale, ed il modello di ci che vi si deve ancora adeguare. 15. Il nulla della pubblicit, in quanto esposizione generale della razionalit del sist ema, la principale produzione della societ attuale.

16. La pubblicit sottomette gli uomini nella misura in cui l economia li ha totalment e liberati, essa non che l economia sovrasaturata. 17. Ogni realt individuale divenuta sociale; se le permesso di apparire, soltanto in ci che non , ma che pu essere solo in forza di una coercizione, a cui non dato appa rire per essere. 18. Se tutto ci che si vede spettacolo, non solo perch la mediazione specializzata ha reso astratto e facilmente mistificabile ci che vi si coglie con lo sguardo e con l ascolto, ma perch esso, non sfugge, ma l attivit degli uomini. Dovunque vi stat a rappresentazione c realt. 19. Quanto meno la necessit viene a essere socialmente sognata, tanto pi il sogno divi ene necessario. La nihilazione non pi il cattivo sogno della societ moderna che no n esprime che il desiderio di dormire, la societ postmoderna esige di agire in no me del sogno. 20. La potenza pratica della societ attuale nell impero dello spettacolo e non senza contraddizioni in se stessa. 21. Lo spettacolo della nihilazione un attivit specializzata, che parla per l insieme delle altre, l illusione dell azzeramento delle gerarchie il pi fraudolento, il pi moderno qui il pi arcaico. 22. Che la "comunicazione" sia unilaterale un segreto pubblico, come di pubblico dom inio il discorso dei media che lo nega. Ogni dialogo deve diventare un monologo elogiativo, perch il potere nell epoca della gestione antitotalitaria delle condi zioni di esistenza non pu che esibire l apparenza feticistica della pura oggettiv it. 23. La pubblicit della nihilazione esprime ci che la societ pu fare e in questa espressi one il permesso si distrae dal possibile, perch la conservazione dell incoscienza deve sovrastare ogni sospetto nel cambiamento pratico delle condizioni di esist enza. 24. L unit e la comunicazione sono attributi esclusivi delle direzione del sistema. L a separazione non deve ritrovarsi che nella separazione soddisfatta. La riuscita di questo sistema economico nella perfetta proletarizzazione del mondo. 25. Nel quadro della nihilazione ogni attivit incentivata, esattamente come ogni atti vit reale captata integralmente per l edificazione globale di un mondo modellato dalla razionalit del sistema. Nulla dell attivit incoraggiata nel lavoro si pu ritr ovare nella sottomissione al suo risultato. 26. Il sistema economico fondato sull isolamento una produzione circolare di isolame nto nella forma virtuale della comunit. I beni selezionati del sistema nihilizzat o sono le armi del consolidamento delle condizioni socializzate dell isolamento.

27. Il modo d essere concreto della pubblicit della nihilazione precisamente l astraz ione. La nihilazione riunisce il separato ma lo riunisce in quanto separato. 28. Pi lo spettatore interagisce con ci che contempla pi vive. Ci gli consente di compre ndere la propria esistenza e il suo proprio desiderio. L interiorit dello spettac olo si manifesta in una riuscita appropriazione di ci che vi si rappresenta. Se l o spettacolo dappertutto , ovunque lo spettatore a casa. 29. Il lavoratore non produce se stesso, ma produce una potenza in cui riconosce se stesso. Il tempo e lo spazio del suo mondo, da cui escluso per logica, gli diven tano propri, grazie all aria familiare dei prodotti alienati che si accumulano, cos le forze si mostrano a noi in tutta la loro grazia. 30. Lo spettacolo della nihilazione nella societ corrisponde a una fabbricazione conc reta di una simulazione di realt, ci che cresce con l economia procedente autonoma mente per se stessa non pu essere se non un alienazione in cui ci si convinca di ritrovare se stessi. 31. Quanto pi la vita del produttore il suo prodotto, tanto pi crede di ritrovare se s tesso nella qualit dell alienazione. 32. La nihilazione il capitale a un tale grado di accumulazione da divenire l unica immagine del mondo. 33. Il mondo sensibile stato sostituito da una selezione di simulazioni che si fanno riconoscere come il sensibile per eccellenza grazie al cadavere del primo. 34. Il mondo della nihilazione, mostrato come , ancora il mondo della merce. Ma esso ha oltrepassato la soglia della sua propria abbondanza. 35. Se l abbondanza delle merci non voleva essere che la sopravvivenza aumentata, or a questa aumenta le proprie virtualit sulla viziosit delle merci. La scienza del d ominio dovr occultarne le assenze. 36. "Il rinnegamento compiuto dell uomo", da tempo, ha dato in appalto la totalit del l esistenza umana. 37. Dato che non vi nessun al di l della sopravvivenza aumentata, essa stessa non mai stata al di l della privazione, ma la privazione meno insensata. 38. L immensa dilatazione delle linee logistiche della distribuzione e dell elogio d elle merci attuali attengono a una necessit primaria. 39. Lo pseudo-uso della vita non pi tale, almeno da quando ci si sbarazzati di ogni a ltro. 40.

Il capitale il centro invisibile che dirige il modo di produzione, perch tutta l estensione della societ sono i suoi sensi. 41. Per lo stesso motivo lo pseudo-bisogno del mantenimento del regno dell economia una ininterrotta vittoria sulla realt, che del resto non ha pi necessit di esistere . Ci che non ha bisogno di essere cosciente resta inalterabile. 42. Nella societ della nihilazione, la pubblicit del nulla contempla se stessa nel mon do da essa creato. 43. La contraddizione, quando emerge nella nihilazione, a sua volta contraddetta per un rovesciamento completo del suo senso. 44. La lotta dei poteri che si sono costituiti per la gestione dello stesso sistema socio-economico non si presenta come la contraddizione ufficiale, n lo , ma le fal se lotte spettacolari sono allo stesso tempo reali. 45. La societ della nihilazione, non domina solo per mezzo della sua egemonia economi ca le regioni sottosviluppate, perch il suo dominio quello della forma spettacola re della pubblicizzazione del nulla. 46. L insofferenza di ci che esiste si accompagna da tempo, come un unica cosa, all a ccettazione goduta dello stesso. Il godimento nutre l insoddisfazione come merce : questa la banalizzazione. 47. N giovani n adulti: il capitalismo dinamico. Sono delle cose che regnano e che son o giovani, che si scacciano e rimpiazzano se stesse. 48. Al consumatore reale non dato afferrare direttamente che una successione di fram menti della felicit mercantile, che la lotta delle merci per se stesse. L aberraz ione il sogno della merce, divenuto signore della realt e merce speciale l aberra nte. La sottomissione il suo uso. 49. Ogni nuova menzogna della pubblicit la conferma della verit del sistema, niente si deve arrestare perch sul cambiamento si fonda la certezza della nihilazione. 50. Tutto ci che era storico ritornato assoluto. 51. L oggetto della storia non pu essere che il vivente riproducente se stesso, la di alettica il suo pensiero, che si abbassa alla conoscenza della dissoluzione di t utto ci che esiste. 52. Il lavoro del filosofo la glorificazione di ci che esiste, anche nel momento in c ui lo rinnega, quella che interpreta la trasformazione, "in questo senso, una fi losofia non della rivoluzione, ma della restaurazione" (Karl Korsch). Dunque il pensiero storico non pu essere che la coscienza che arriva sempre troppo tardi, p ost festum.

53. L infortunio del paradosso che la smentita della conclusione spesso la conferma del metodo. 54. Un pensiero della storia non dovrebbe essere salvato se meno della coscienza sto rica operante sulla totalit del suo mondo. 55. La critica dell economia politica stata la fine della preistoria del capitalismo . 56. Il punto di vista rivoluzionario sempre stato il punto di vista del movimento de l capitale. 57. La coscienza non arriva n troppo presto n troppo tardi, e che non arrivi non neanc he un torto della teoria che, di solito, non ha da offrire che un cimitero di bu one intenzioni. E non per il dolore che la teoria si espone sul terreno dell avv ersario. 58. L organizzazione della classe proletaria in oggetto non stata altro che l organi zzazione delle lotte rivoluzionarie. La questione dell organizzazione, come si p u facilmente supporre, stata la pi pensata dalla teoria cosiddetta rivoluzionaria. Il soviet stata la pi alta scoperta della teoria nella misura in cui non poteva essere messa in pratica, cos come la pi alta verit teorica dell Associazione Intern azionale dei Lavoratori stata la sua inesistenza effettiva. 59. La scoperta definitiva, poco prima della sua distruzione, della corrente radical e di Rosa Luxemburg stata che, per l organizzazione sociale delle apparenze, nes suna questione centrale poteva pi essere posta "apertamente e onestamente". 60. L apparizione dei consigli fu la mistificazione pi alta del movimento proletario nel primo quarto del Novecento, e se ricomparsa come caricatura nella seconda me t del secolo perch era il solo punto non vinto di un movimento vinto. 61. Nella pratica della generalizzazione della comunicazione l incoerenza il risulta to meno inatteso. 62. In generale le armi non sono nulla di diverso dall essenza dei combattenti stess i. 63. La realizzazione sempre pi spinta della nihilazione capitalistica a tutti i livel li ha dovuto far imparare a tutti di non poter pi combattere l alienazione che so tto forme alienate. 64. Lo sviluppo stesso dell organizzazione spettacolare della non-vita ha cancellato ogni progetto rivoluzionario costringendolo a divenire visibilmente ci che era g i essenzialmente: una nullit o un impostura. 65. L uomo identico al tempo, il movimento incosciente del tempo diventa falso nella

coscienza storica. 66. Il tempo irreversibile non c pi, il trionfo della nihilazione, nella reversibilit delle immagini, la sua eternit. 67. Il tempo una merce unificata, che ha integrato un certo numero di merci diverse. Ci che stato rappresentato come la vita reale non pu che rivelarsi come la vita p i realmente simulata. 68. Alla realt del tempo si sostituita la pubblicit del tempo. 69. La nihilazione, come organizzazione sociale presente della paralisi della storia e della memoria, non la falsa coscienza del tempo, ma ci che questa ricorda oggi . 70. L assenza sociale della morte identica alla pubblicit sociale della vita. 71. Se il tempo era per Hegel l alienazione necessaria, l elemento in cui il soggett o si realizza perdendosi, in cui diviene altro per divenire la verit di se stesso , il contrario manifesta la versione odierna ed eterna della verit. 72. Il mondo possiede gi il sogno di un tempo di cui non ha che da possedere la cosci enza per subirlo realmente, ma ci escluso. 73. L unificazione dello spazio, se un processo estensivo e intensivo di banalizzazi one, per esserlo di pi modifica e ricostruisce la sua monotonia. 74. Lo scenario la totalit dello spazio per il compimento della separazione assoluta, come prezzo della felicit. 75. Nei templi del consumo precipitoso, se erano essi stessi in fuga nel movimento c entrifugo in cui si autodistrugge l ambiente urbano, ora, la fredda comunit che v i transita riceve la socialit che si merita. 76. La nuova citt si costruisce su un assenza. Se di una realt urbano rurale si pu pens are che "qui non succeder mai niente, e niente mai successo" la deterritorializza zione del corpo senza organi delle masse ha liquidato la storia. 77. La cultura il senso di un mondo che le pare troppo poco insensato. 78. La fine della storia della cultura si manifesta nell organizzazione del suo mant enimento in quanto oggetto obbligato a sopravvivere alla sua morte. 79. L approvazione delle condizioni esistenti non ha bisogno di conoscerle, ma la co noscenza che non necessita di una teoria della prassi si ritiene fortunata, giac ch non deve smarrire ci da cui dispensata.

80. Il fatto che il linguaggio della comunicazione si perduto, ecco ci che il movimen to contemporaneo, ad annientamento formale compiuto, esprime positivamente, alme no da quando l arte ha ritrovato il suo linguaggio nella conclusione unilaterale della sua insensatezza. 81. Nella perdita presente delle condizioni di comunicazione, la comunicazione artis tica non patisce nessuna perdita, giacch tutti i momenti passati dell arte sono a mmessi al consumo. 82. Il paradosso dell avanguardia era la sua immobilizzazione relativamente coscient e, ma da parecchio le ambiguit in questo campo sono finite. 83. Nella ristrutturazione senza comunit l obiettivo dell integrazione stato feliceme nte raggiunto attraverso una riflessione sugli standard di comunicazione. Non c distruzione del linguaggio senza una sua ricomposizione neutralizzata. 84. Far dimenticare la storia nella cultura richiede una grande efficienza tecnologi ca, lo spettacolo al servizio della nihilazione non la falsa coscienza, ma la ri mozione al servizio della pubblica felicit. 85. L esperienza del disprezzo e il successo del disprezzo sono la prova di una cono scenza empirica dell oggetto disprezzabile. 86. Con troppo ottimismo la verit di quest epoca dovrebbe essere la sua negazione, ma se si trova della pseudo-storia a tutti i livelli del consumo della vita, si ma nifesta la stabilit definitiva di ci che non si preoccupa pi della verit. 87. Seppure le idee non migliorino ma si adattino, il plagio necessario. 88. Il dtournement non il contrario della citazione, perch la fluidit di un linguaggio non mai tale troppo a lungo. 89. La negazione reale della cultura ne conserva il senso in una accezione different e, ma nella differenza c quasi tutta la separatezza delle epoche. 90. La pretesa ideologia della societ della nihilazione ha acquisito una esattezza sc ientifica: non pi una scelta storica, ma un evidenza. Nota: Di nostro non abbiamo nulla, meno che meno il tempo, del quale siamo debitori di molte parole. Margini della pubblicit 1. La gravit dei tempi attuali non istruisce, ma non sfugge n alla stupidit degli altr i n ai tranelli di chi deve nascondere i propri interessi.

2. La societ dello spettacolo si consolidata e la sua natura effettiva era proprio q uella indicata dal suo autore, meno le sue speranze. 3. Le condizioni nuove in cui vivono le nuove generazioni precisano ci che permesso e non ci che non lo , ma ci che non mai esistito. 4. Il governo della nihilazione detiene tutti i mezzi per falsificare l insieme del la produzione come della percezione, padrone assoluto e incontrollato dei ricord i e, nella stessa misura, dei progetti che plasmano l avvenire pi lontano. 5. La nihilazione ha il segreto generalizzato, dietro la trasparenza della comunica zione, come la sua operazione pi importante. Il falso indiscutibile ha ridotto il vero a ipotesi stravagante e indimostrabile. 6. La nihilazione come se fosse esistita da sempre. L importante organizzare l igno ranza di ci che succede e poi l oblio di ci che si saputo. 7. Ci di cui lo spettacolo pu fare a meno di parlare per qualche giorno, non esiste, ma le conseguenze pratiche di ci, sebbene note, non esistono. 8. Se c una debolezza di questa societ di essere stata troppo buona e paziente, dubi tare di una simile affermazione, il cui significato va preso alla lettera, peric oloso. 9. La pubblicit della nihilazione deve denigrare la logica. 10. Compito della scienza non solo giustificare istantaneamente ci che si fa, ma fare istantaneamente ci che ingiustificabile. 11. L ignoranza prodotta solo per essere sfruttata, come il falso sostiene il falso. 12. La nihilazione in atto concede gratis l imbecillit della verit e della trasparenza delle immagini, a prezzo di saldo, ogni tanto, il dubbio che tutto sia ambiguo, ad altri l infelicit di non capire niente pagandola a caro prezzo. 13. Dato che la direzione della sorveglianza e della manipolazione non sono unificat e, il segreto del dominio l ossessione a tutti i livelli di cospirazione, per cu i la disinformazione strategica almeno quanto impossibile il controllo. 14. A chi governa capita qualche volta di pensare che ci che hanno soppresso esista a ncora e che perci debba rimanere nei loro calcoli. Questi errori non si ripeteran no. 15.

Quello della nihilazione non sar un dispotismo illuminato. L essenza della nihilazione La domanda di esseri umani regola necessariamente la loro produzione, come di og ni altra merce. Se l offerta assai maggiore della domanda esistono delle forme d i tutela del consumo. L esistenza dei lavoratori non funzionale alla produzione, se non nei circuiti periferici dell economia. L esistenza di ogni altra merce n ecessaria all esistenza dei consumatori. Ai consumatori deve spettare non una mi nima parte del prodotto, nella finzione sociale del lavoro, ma solo quanto neces sario affinch essi non esistano come esseri umani, ma come consumatori. Se il con sumo una merce, una merce di qualit infelicissima, ma quanto pi penoso e disgustos o il lavoro, tanto meno si evita di comprare il diritto di consumare. La messa i n valore del mondo delle cose ha fatto crescere in modo diretto la svalutazione del mondo degli esseri umani. Il prodotto del lavoro, in quanto finzione della p roduzione per la reale attivit del consumo, non pi espropriazione in atto, ma lo i l consumo, dunque autoalienazione, in quanto non la soddisfazione di un bisogno, ma soltanto un mezzo per soddisfare dei bisogni esterni. La sua estraneit risult a dal fatto che non appena cessa di esistere la costrizione al consumo, esso ric omincia inesausto. Il consumo appartiene ad ogni essere umano come ci che non gli potrebbe appartenere pi, da un momento all altro, come la cosa pi intima, cio la p i estranea, secondo la logica. L intero movimento della storia tanto il reale atto di degenerazione del comunis mo - l atto di morte della sua empirica esistenza - cio il movimento concepito e saputo della sua sparizione. Il doppio di K. Il sangue di K. insozza le bandiere di ogni ideologia: Cominceremo dalla fine de l processo, nell "ora del silenzio nelle strade". K. aspetta visite, si present ano due signori, vecchi attori di infimo ordine, forse due tenori, con cilindro, guanti e doppio mento. La loro faccia nascosta. Se volessimo dare un volto ai d ue sicari, di scorcio apparirebbe Lenin sotto un cilindro. K. muore quando trion fa la rivoluzione sulle armate bianche. La controrivoluzione ha vinto. Kafka mor ir dopo un terribile inverno in un ospedale della NEP. Mentre Stalin, o forse Tro tskij, gesticola di rivoluzione, dal "fodero appeso a una cintura legata sopra i l panciotto" sfila un coltello da macellaio, non dominando le parole che sgorgan o contro i bianchi, contro i soviet e contro gli estremisti. Gli sfugge ancora u na "condanna", l ultima, il filo del coltello intanto viene esaminato al chiaro di luna e come un cane K. muore, mentre qualcuno osservava la scena da una fines tra. Chi era? E l altro sicario chi era? In sembianze parallele l altro era anco ra K.? Che assiste, partecipe e compie l assassinio della sua parte apparente? S e il suicidio si presenta come omicidio, mentre getta luce sul grigiore del mond o kafkiano, si rivela autobiografico. "Mi uccida altrimenti lei un omicida" sono le sue ultime parole. Chi far come Kafka che ha ucciso il suo doppio, trucidato al chiarore di luna? Lui lassassinio l ha finalmente compiuto, "rumore di pantega ne schiacciate". La "vescica piena di sangue" scoppia accoltellata, il sangue sp rizza da ogni lato e annerisce il marciapiede. Ma salita la nausea, trascinato d a un passo leggero, va verso la sua morte. Ognuno ha il suo Pallas, colui che ti guarda dalla finestra. K. stato scoperto, paga il suo omicidio, che tuttavia gl i ha fruttato una serenit inaccessibile a molti. L esecutore della sentenza stori ca si avvia, scortato, alla sua esecuzione e il condannato in contumacia ancora dentro e fuori di noi. Ancora.

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