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Is Shit Art? Is Art Shit?

Piergiacomo Petrioli

Nel 2004 in qualità di responsabile dell'Ufficio Mostre del Centro di Arte Contemporanea
“Palazzo delle Papesse” di Siena, ho lavorato all'organizzazione della mostra “Ipermercati
dell'Arte” a cura di Omar Calabrese1. Una delle opere maggiormente significative, più costose e più
celebri dell'intera esibizione era lo “Rabbit-Shit-Rabbit” dell'artista svizzero-tedesco Dieter Roth
(1930 - 1998), opera datata al 1972. Si tratta della famosa statuetta di 21 x 10 x 19 cm, raffigurante
un piccolo coniglio, ideato dall'artista ed eseguito con lo stampo in 250 esemplari, da Walter Moser
per la Eat Art Galerie di Basilea e composto di paglia e di merda, appunto2. Il lavoro era assicurato
per circa 50,000 euro (più o meno). Ricordo ancora come un impiegato della Dieter Roth
Foundation, arrivò a Siena direttamente in aereo da Amburgo, recando una valigetta di metallo,
contenente una scatola pressurizzata e, alla presenza del curatore del museo, tirò fuori l'artefatto.
Per collocarlo dentro l'apposita teca di plexiglas, tutti indossarono gli appositi guanti bianchi di
cotone e, cautamente prendendola in mano con infinita reverenza, la posero con ogni cura
all'interno della teca. Ironicamente, gli impiegati non usarono i guanti per non sporcarsi con lo
sterco, bensì per non sporcare lo sterco.

L'opera, nell'intenzione di Roth, doveva, a causa del materiale, avere un significato


iconoclasta; l'uso di un elemento siffatto sottolineava come la scultura (e l'arte, in generale) non
fosse legata a materiali nobili ed accademici quali il marmo, il bronzo, l'oro, ma anche come
l'ignobile e sporco sterco potesse divenire materia artistica e come il valore dell'opera prescindesse
dal valore del materiale con cui è fatta. Giocava, pure, una volontà di sprezzante novità
antiaccademica; tuttavia l'idea di modellare animaletti in sterco non è una invenzione dell'artista, ma
anzi risale addirittura all'antichità classica. Petronius (I secolo d.C.) nella “Cena Trimalchionis”, al
capitolo 10 del suo “Satyricon” attesta di come la pratica di modellare animaletti in merda si
trovasse in certe bizzarrie da parvenu della Roma imperiale, ma anche di come fosse tipica usanza
durante le feste dei Saturnalia3. In altre parole, l'uso dello sterco, applicato da Roth con verve
polemica nei confronti dell'arte classica si rivela, alla fine, pratica riconducibile a quella stessa
tradizione con cui l'artista contemporaneo voleva polemizzare. Inoltre, come sappiamo dal Trattato
sulla scultura di Benvenuto Cellini, gli scultori rinascimentali usavano nella pratica della scultura in
bronzo i materiali più eterogenei e funzionali per i loro modelli, fra cui, anche lo sterco di cavallo
(Cellini consiglia di spalmare il modello in terra di sterco di cavallo liquido)4.

Anche un'altra rinomata opera, presente alla mostra senese, era legata alla merda come
forma d'arte: la “Merda d'artista”, inscatolata nel 1961 dall'italiano Piero Manzoni5. Il 21 maggio
1961 Manzoni mise dentro novanta barattoli di conserva circa 30 gr. di sue feci, numerandoli
progressivamente e vendendoli all'equivalente del peso in oro (oggi un barattolo vale circa 30,000
euro, mentre il contenitore numero 18 è stato battuto ad un'asta di Sotheby's per 124,000 euro). Pure
questa opera voleva essere, in parte, risposta iconoclasta all'arte accademica e al mondo dell'arte

1
Ipermercati dell'arte, edited by Omar Calabrese (Milan, 2004).
2
Ipermercati dell'arte, edited by Omar Calabrese (Milan, 2004), 184.
3
“We should never have seen the end of these tiresome inflictions but for the Extra-Course now coming in,- thrushes of
pastry, stuffed with raisins and walnuts, followed by quinces stuck over with thorns, to represent sea-urchins. This
would have been intolerable enough, had it not been for a still more outlandish dish, such a horrible concoction, we
would rather have died than touch it. Directly it was on the table,-- to all appearance a fatted goose, with fish and fowl
of all kinds round it. 'Friends,' cried Trimalchio, 'every single thing you see on that dish is made out of one
substance'.With my wonted perspicacity, I instantly guessed its nature, and said, giving Agamemnon a look, 'For my
own part, I shall be greatly surprised, if it is not all made of filth, or at any rate mud. When I was in Rome at the
Saturnalia, I saw some sham eatables of the same sort'” (Petronius, Satyrycon” 10).
4
Benvenuto Cellini, Opere (Milan, 1811), 3, 158-159.
5
Ipermercati dell'arte, edited by Omar Calabrese (Milan, 2004), 179.
ufficiale, e lo fu senz'altro, considerate le polemiche e i dibattiti che suscitò il lavoro all'epoca della
sua presentazione. Oggi è considerata una vera e propria icona dell'arte contemporanea, tant'è che
alla mostra del Centro delle Papesse venne anche esposto, come installazione d'arte, l'imballaggio
del barattolo: un carrello in ferro con sopra uno scatolone di legno, lavoro del 2001 della giovane
artista messicana Alejandra Quintanilla dal titolo: “Contiene: Piero Manzoni, Merda d'artista”6.
Infine, il lavoro iconoclasta diviene celebrato oggetto di culto, l'antiaccademico diventa accademia,
solenne modello a cui ispirarsi, reliquia à la page, totem, feticcio del mercato e della cultura
corrente, acriticamente osannato e fagocitato da quel mondo che l'opera aveva voluto criticare. Tutta
la carica critica, ironica ed eversiva dell'opera, polemica nei confronti della degenerazione dell'arte
contemporanea, si perde in questa canonizzazione da parte dell'establishment stesso dell'arte
contemporanea (galleristi, musei, critici).

Per concludere, l'uso del letame, sia esso umano sia animale, in arte, non consiste certo
novità e scandalo, anzi si rivela per molti versi “tradizionale”, attestato nell'antica Roma e nel
Rinascimento italiano. Ed in cosa risiede il valore quindi dello “Rabbit-Shit-Rabbit” di Roth, una
volta venuta meno la sua valenza eversiva, insita solo nel materiale in cui è plasmata? Privata
l'opera della originalità dell'idea, unico principio fondante della cosiddetta “Arte Concettuale”, dal
punto di vista strettamente tecnico, l'opera equivale ad un soldatino di plastica o ad un uovo di
cioccolata, fabbricati in serie con stampi. In generale, l'Arte Concettuale, la quale rinnega, per sua
natura, in favore del “concetto”, l'aspetto tecnico e “fabbrile” dell'opera d'arte, può definirsi
compiutamente e completamente arte (ovvero, secondo gli antichi Greci, techne)? Così come la
tecnica senza idea non è sufficiente, forse anche l'idea senza tecnica produce vanità. Quale è il
rapporto tra arte e tecnica? La risposta - attualissima nel dibattito contemporaneo sull'arte e sugli
scenari aperti dalle nuove tecnologie – viene da lontano, da un pittore italiano della fine del
Trecento, Cennino Cennini, che, nel suo “Craftsman's Handbook”, definisce l'arte (sia essa fatta di
marmo, bronzo o merda) quale connubio di “imagination” e “skill of hands”7.

6
Ipermercati dell'arte, edited by Omar Calabrese (Milan, 2004), 184.
7
Cennino Cennini, The Craftsman's Handbook, trans. by D.V. Thompson jr. (New Haven, 1933), chapt. 1.

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