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LETTURE
IV.
GIL
BLAS
Digitized
by
;-
Digitized
by
S?
AVVENTURE
DI
GIL
BLAS
DI
SANTILLANA
PER
alaA^^.3R^v^LE
EDIZIONE
E
SAGE
ALL'ADOLESCENZA
DESTINATA
ILLUSTRATA
DA
50
VIGNETTE
MILANO
.
FRATELLI
TREVES,
EDITORI
1876.
Digitized
by
Harvard
f"^'lD'^^'
^0 $"iljh^
From
Uo^
the
rr
L.:xbnkrr
Bequest o:f
Tip. Treves
BLAS
GIL
Prima
della
mia
LETTORE.
AL
storia,
ascolta,
lettore,
caro
una
novelletta.
Due
studenti
Stanchi
manca.
fonte;
Lavatala
EL
capo
ameno
[1] Qui
"
Pietro
una
riposavano
incise
erano
tempo
a
dal
aU
piede
quella fontana.
in
parole
due
nelle
anima
che
rinchiusa
ALMA
lingua
pi"
!
qui
scolari,
grasse
dentro
composto
l'anima
del
LICENCIADO
[*]
sepolta!,,.
ha
DEL
GARCIAS.
dei
bellissima
Un*
nima,.,.
dal
queste
lessero
ENTERRADA
diede
"
quale
veniano
strupi
questa
pili giovine
stordito
Sala-
presso
bevuto,
aver
logorate
FEDRO
Il
sedettero
la
sopra
che
EST"
QUI
Pegnaflel
alquanto,
castigliana
di
dopo
alquanto
degli animali,
da
assetati,
pietra,
una
parole
cune
ed
mentre,
videro
'
camminavano
un
che
risa
"
Vorrei
dicendo
rinchiusa
Oh
: "
tanto
ridi^
tario]
[titolo universi-
Garcia.
Digitized by
a-
il
conoscere
epitaffio
licenziato
vivace
era
colo.
cosi
in
"
continu"
Lasci"
andare
dunque
perder
il
tempo
si
viaggio.
Qui
"
ci
gatta
scalcinare
del
punta
altro
cova.
fatti
pei
compagno
mise
colla
pietra
la
intorno
il
pens":
sagacissimo,
invece,
senza
dire
"
suoi,
intorno
coltello
suo
e
,
trov"
vi
tomba,
cento
queste
tento
monete
erano
erede,
mio
Tu,
"
Lo
"
quale
iscrizione,
uso.
ripose
di
viaggio
il
prosegu"
delV
buon
pasqua,
una
come
parole
Salamanca
prendi
scolare,
la
luogo
suo
vano
sta-
quale
sulla
carta,
nella
mano
nella
pelle,
senso
vero
fanne
di
seguenti
il
comprendesti
che
le
la
cacciata
e.
una
latino
borsa
una
ducati
in
scritte
sollev"
la
che
fece
tanto
pietra,
anima
con
con-
del
dottore.
al
pi"
sia,
tu
Chiunque
giovane
di
mie
avventure
le
morali
che
lettore,
questi
vi
due
scolari
senza
si
dal
guardati
por
somigliare
perch"
mente
contengono
gerai
leg-
se
alle
trine
dot-
ricaverai
non
,
alcun
frutto
da
troverai
unito
al
questo
quello
libro
che
ma
Orazio
se
userai
chiam"
dilettevole.
Digitized
zione,
atten-
by
utile
L'altro
pens":
gatta
ci cova
[pag. VI].
Digitizedby
Digitized
by
AVVENTURE
DI
GIL
BLAS
CAPO
Nascita
Blas
Gil
di
I.
Blas
sua
di
Santillana,mio padre,
abbandon"
spagnuole, finalmente
e
si ritir" nella
citt" natale
educazione.
nelle milizie
veterano
il servigio militare,
dove
prese
borghigiana,
una
non
di matrimonio
mesi
molto
fui dato
giovane;
moglie
in
dieci
dopo
vennero
andar
a
Oviedo, ove, dovendo
servire, mia
mio
madre
s' allog" come
cameriera
e
padre in
essi altro
avendo
non
qualit" di scudiere [1]; ma
che il loro salario,ben cattiva
stata la mia
sarebbe
poi
in
educazione
fortuna
nella stessa
per
zio canonico, chiamato
se
avessi
avuto
uno
fratello primogenito di mia
madre.
ritratto s' imagini un
presente il suo
un
-pure
Mi
metro
nelle
ricevette
svelto e
d"po
d'avermi
mezzo,
citt"
Gii
non
Perez,
vuol avere
alto nepuomo
colla
testa progrossissimo,
fondata
Chi
spalle.
domi
da fanciullo, e, vedenvivace, volle coltivare il mio ingegno;
insegnato i primi elementi, mi mand"
in
casa
sua
cinque o
gli autori greci
capo
anni
qualche
intendevo
i
poco
Mi
innanzi
portai
poeti latini.
perfettamente
logica, e tanto mi
ragionamento, che, per voglia di disputare, fer-
familiarizzai
nel
sei
[1] Scudiere
di accompagnar
Gii Blas.
colla
significa qui un
una
signora.
servo
di confidenza
incaricato
i
Digitizedby
BLAS.
GIL
li conoscessi
quanti passavano
per
Talora
argomenti.
proponeva
in persone
imbatteva
mi
desiderose, come
me, di
in
tal
tali
i
le
caso
:
erano
discutere
gesti, smanie,
mava
no
istrada
loro
le convulsioni
delle
schiuma
tale
diversi
dei nostri
il furore
bocche,
nostre
che
ci
occhi
avresti
la
presi
indemoniati.
per
per filosofi,
zio gongolava
io divenni famoso, e mio
Frattanto
da
pensando che in breve avrei potuto mantenermi
che
il
manifest"
domi:
dicenun
medesimo,
giorno
me
Su via. Gii Blas,il tempo della fanciullezza
"
" passato.Tu hai dici"ssett' anni ed hai cavato profitto
ad andar
nanzi.
indegli studi: bisogna dunque pensare
air universit" di Salamanca,
Io ti mander"
ti pu" mancare
coir ingegno che palesi non
dove
dar"
ti
ducato
buon
qualche
posto;
un
per fare il
lere
viaggio e vi aggiunger" la mia mula, che dee vadodici doppie [1]:la venderai
manca
Salaalmeno
a
denaro
mantenerti
finch"
a
impiegando il,
,
collocarti.
da
Mio
zio
trovato
"
avrai
non
potea
di
io
niente
moriva
di
glia
vomeglio,
perch"
propormi
di girare il mondo.
ma
non
salutato,andai
madre, i quali non
d'averlo
Dopo
ad abbracciare
mio
sciarmi
di lail Signore
mia
mancarono
i loro ricordi, esortandomi
a pregare
zio e a vivere da onest'uomo, a non
per mio
affari losc'ii,
in
e sopratutto a
non
impegnarmi
dere
prenla
altrui.
averi
dizione,
beneQuindi
m'impartirono
gli
montai
sulla mia mula
e io incontanente
e
padre
uscii di citt".
CAPO
Spavento
provato
ci"
da
gnaflor;
CITT"
E
CON
Eccomi
intanto
che
QUAL
Gil
II.
Blas
sulla
abbia
fatto
al
suo
UOMO
ABBIA
CENATO.
via
di
arrivo
Bein
di
fuori di Oviedo, sulla strada
di
alla campagna,
padrone
me,
di
buoni
e
ducati,
quaranta
Pegnaflor, in mezzo
di una
cattiva
mula
[1] La
20I delle
doppia
nostre
valeva
odierne.
10
lire,cio",
avuto
riguardo
ai
tempi,
CAPITOLO
I.
"
calcolare
alcuni
reali [11. Prima
di tutto abbandonai
la brigliasul collo della mula, lasciandola
andare
di
a modo
poi, cavata
suo, ossia di passo;
la borsa
nel
versatala
tasca
e
cappello,mi posi a
ricontare
contare
i miei cari ducati; e siccome
io
e
mai
tanto
veduto
avea
non
danaro, non
potea capire
saziarmi
in me
di rimirarli
stesso
n"
dall'allegrezza,
mani. Mentre
li
tra le mie
e di farli risuonare
forse per la ventesima
volta, la mula
numerava,
alz" la testa, rizz" le orecchie
si
ferm".
Pensando
e
io che avesse
di qualche cosa,
torno
guardai atpaura
vidi in terra
e
un
cappello rovesciato, con
entro
rosario di grosse
un
avemarie, e nello stesso
lamentevole
udii
con
voce
tempo
pronunziare
sta
queparole: " Passeggiero, abbiate piet",perTamor
di Dio, di un
storpio e gettate , vi prego ,
povero
soldo
in
der"
qualche
quel cappello, che Dio ve ne rend'onde
merito.
Volsi gli occhi dalla
"
parte,
veniva
la voce, e vidi, sotto a una
che
siepe, uno
soldato, il quale, appoggiata la estremit"
pareva
senza
d'uno
schioppo, che mi parve pi" lungo d'una picca,
mi prendeva
in mezzo
due bastoni
a
incrocicchiati,
di mira. A tal vista mi fermai
ad un tratto, nascosi
i miei ducati,e
cavando
fuori alcuni reali, m' avvicinai
al cappello preparato per ricevere
V elemosina
fedeli,e li buttai dentro Tun dopo
degl'impauriti
eh' io sapea
al soldato
usar
l'altro,per far vedere
nobilmente
soddisfatto
del mio
rimase
danaro.
Egli
della mia
altrettante benedizioni
mi
diede
generosit" e
quanti calci io diedi alla mula, per allontanarmi
bestia,beffandosi
presto da lui ; ma
quella maledetta
accelerava
della mia
impazienza, non
per niente il
avendo
perduto l'uso di trottare, a cagione
passo,
dall'abitudine che aveva
di portare mio zio al passo.
mi
del viagavventura
fece presagir male
Questa
gio.
manca'
SalaPensavo
che io era
discosto
da
ancora
e che avrebbe
qualche cosa
potuto accadermi
di peggio. " Mio
zio fu ben
imprudente, dicea fra
di
da un mulattiere " [2].
fatto
avermi
scortare
non
me,
,
fi] Moneta
volte
d'argento
di valore; vale
I mulattieri, in
che
25 centesimi.
spagnuola,
ora
[2]
Spagna, solevano
viaggiatori, incaricandosi di condurli
ha
mutato
prendere
al loro
parecchie
seco
destino.
Digitizedby
alcuni
BLAS.
GIL
dovuto
infatti egliavrebbe
pensando che avrebbe
ma,
E
cedermi
meno
a
speso
razione,
dirittura
a
la sua
questa delibemula, aveva
preso
ai quali sarei andato
ai pericoli,
badare
senza
incontro
viaggiando solo: onde io,per rimediare
al suo
fallo,deliberai,purch" avessi la fortuna di
tosto la mula, di
giungere a Pegnaflor, di vendere
in Asterga da un mulattiere,e di l"
farmi condurre
nello stesso modo
partire per Salamanca.
fossi mai uscito d'Oviedo,non
io non
ravo
ignoSebbene
delle citt",
i nomi
passare.
per le quali dovevo
Montai
sulla
mia
mula
uscii
di citt",
[vedi
pag.
2J
essendomi
fatto somministrare
itinerario prima
un
della partenza.
Giunto felicemente
alla porta
a Pegnaflor, mi fermai
di un'osteria
di aspetto decente.
Appena smontato,
trovai Toste,che, accoltomi
molto urbanamente, sleg"
egli medesimo* la valigia,se la prese in dosso e mi
ordinato
men"
in una
buona
camera
dopo di aver
al servitore
in
la
mia
mula
istalla.
di condurre
Quelr oste, eh' era
chiacchierone
di tutte le
il pi" gran
i fatti propri
narrare
a
Asturie, tanto propenso
mi
quanto curioso di sapere gli altrui, disse subito
Digitized
by
CAPITOLO
il
che
li.
Andrea
Gorcuelo, che era stato
molto
tempo sergente nelle milizie reali,e che aveva
lasciato il servizio. Aggiunse ancora
un' infinit" di
suo
nome
era
altre
fatto a meno.
Ma,
cose, di cui avrei volontieri
di
tali
in
diritto
credendosi
dopo
confidenze,
saper
tutte le cose
chi io mi fossi,d'onde
mie, mi domand"
vetti
venissi,dove andassi; alle quali interrogazionido-
rispondere
ogni
mi
domanda
pregava
con
curiosit",che
non
una
con
per
una
In
mercante
conoscente.
in traccia
di quel
tutta fretta,e
con
suo
mandare
persona
da un onesto
Avendogli io risposto di
and"
sul fatto in
tale
torn"
dopo ripochi momenti
fatta comprare
a cui mi present",
uomo,
di cui mi lod"
tutti
la probit". Discesi
e
altamente
innanzi
e indietro
e tre noi
cortile,la mula, condotta
in faccia al mercante, fu esaminata
da capo
a
piedi
si
male
assai
E
non
veramente
e
poteva
giudicata.
del
molto lodarla ; ma,
anche
fosse stata la mula
se
accompagnato
da
un
colui
avrebbe
trovato
da
ridire. Insomma
papa
,
sciorin"
di difetti,
un
mondo
a
e
persuadermi maggiormente
citava la testimonianza
che
avea
dell'oste,
buone
contraddirlo.
Finalmente, a
ragioni per non
il mercante
me
: " Su
rivolto,
via, disse, quanto volete
di
cavare
questa bestiaccia?
"
Dietro
la
sua
tenza,
sen-
dietro la conferma
di messer
Corcuelo, che
giudicava sincero e buon intenditore, avrei dato
dissi al mercante
queir animale
per niente : per lo che
che la valutasse in coscienza, chMo, fidandomi
della sua
il
senz'altro
onoratezza, avrei accettato
e
io
Digitizedby
GIL
SUO
BLAS.
Allora, atteggiandosi a
prezzo.
onesto, mi
uomo
sorte
un
assai bella
di
uomo
costandosegli cortesemente,
li lasciai soli
ond'io
strada,
loro
immaginarmi
senza
di
esser
ac-
presenza,
terromperl
ad inseguitai la mia
il soggetto dei
fosse
non
venuto
discorsi.
Appena
essendo
entrato
giorno di
neirosteria,domandai
vigilia,mi prepararono
da
cena,
ed
tanza
pie-
una
mi
fu in pronto
uova.
Appena
sedetti soletto a tavola; ma, mangiato il primo boccone.
che
mato
ferlo aveva
entr" colla
Toste
persona
un
cavaliere,che portava al
per istrada. Era
circa
fianco
una
spadaccia, e che poteva avere
il quale premurosamente
trent' anni
avvicinatosi a
,
disse : " Signor studente, sento dire che voi siete
me,
il signor di Gii Blas di Santillana,l'ornamento
viedo
d'Odella filosofia: m' inganno io
siete
e il lume
o
voi quell'arca di scienza, quel miracolo
d'ingegno,
cui
la
fama
alta in questo paese? Voi
suona
non
di
la frittata
sapete chi
la ottava
a
me
avete
meraviglia
e
gettandomi
disse, al mio
contenere
presenza.
in
del
casa:
entusiasmo:
la
questo
mondo!
le braccia
gioia
"
ed all'ostessa,
gentiluomo "
dosi
poi, rivolgennate,
collo," Perdo-
al
io non
posso
priamente
proche mi cagiona la vostra
"
Digitizedby
CAPITOLO
II.
Non
potei rispondergli subito,perch" mi teneva si
stretto da togliermi il respiro; ma
quanto
quando poteialsbarazzare
la testa dalle sue
braccia, "^Signor
che
io
credeva
a
cavaliere,risposi, non
Pegnaflor si conoscesse
ilmio nome.
?
Come, si conoscesse
collo
stesso calore : noi abbiamo
la nota di
replic"
tutti i personaggi distinti,
metri
chiloche stanno
cento
a
air intorno di noi ; ed io so che voi siete stimato
uh prodigio e giurerei che verr" un
tempo, in
cui la Spagna andr"
gloriosadi avervi dato alla luce,
la Grecia
come
di aver
i suoi saveduto
pienti.
nascere
"
Queste parole furono
accompagnate da un
nuovo
abbraccio, che dovetti tollerare,con
pericolo
di correr
la sorte di Anteo
bricciolo
di espeUn
[1].
rienza
mi avrebbe
alle
strazioni
dimobastato
sottrarmi
per
di colui, perch" avrei subito
e alle iperboli
che quelle adulazioni
manifestavano
uno
compreso
di quegli scrocconi,che si trovano
in ogni paese e che
si cacciano
dietro ad ogni forestiero per rimpinzarsi
a
sue
la mia giovinezza e la vanit" mi
spese ; ma
fecero giudicare diversamente
mi
adulatore
; il mio
"
parve
Blas
dico
beneGii
illustre
V
mi
f"' trovare
approfitter"di tanta fortuna
della
sua
compagnia. Non ho
godere
lungo
troppo appetito,soggiunse, nondimeno
e
per farvi compagnia
manger"
per
giare
man-
un
boccone.
sieder"
vola
ta-
cenza
compia-
per
"
mise a sedere
rimpetto
si
la
scagh"
gli portarono
posata,
me, e, appena
che parca non 'avesse
con
tanta avidit" sulla frittata,
sognava
mangiato da tre giorni.M'accorsi
dunque che biche
ordinare
seconda
una
frittata,cosa
feci
che
fu
air ordine
e
si
speditamente messa
,
,
in tavola
mentre
ancora
non
avevamo
comparve
minato
terancora
terminato, ossia mentre colui non aveva
di mangiare la prima. Egli seguitava intanto
interrotta rapidit",senza
con
non
perdere colpo di
Difatto il mio
panegiristasi
dente, a darmi
di
molto
la mia
[1] Gigante
che
lode
lode ,
sopra
vanit" ; e beveva
fu soffocato
da
cosa
che
gonfiava
spessissimoora
Ercole.
Digitizedby
GIL
alla mia
salute, ora
tanto
stesso
madre,
BLAS.
quella di
fortunati di
avere
mio
un
padre e di mia
me.
figliocome
tempo mi empiva
io
avvertimento
lasciarvi senza
darvi un
tante,
imporche in
ed
di cui parmi che abbiate
"
bisogno,
diate
avvenire
stiate in guardia contro
le lodi e che diffidi tutti coloro
che
non
conoscete;
sempre
molti
di
i
al
troverete
ranno
cercheme
quali
perch"
par
di godersela a spese della vostra buona
fede,
di spingersipi" oltre : non
vi lasciate
fors' anche
e
cono
credete
niente quando vi didunque gabbare, e non
che siete l'ottava meraviglia del mondo.
" Poi
mi rise in faccia e scomparve.
di
Io fui pi" malcontento
di questa burla che non
tutte le disgrazieacbadutemi
dopo. Non potevo darmi
posso
pace
di essermi
lasciato cosi
goffamentecorbellare,
Digitized
by
Digitizedby
"
11
II.
CAPITOLO
perbia.
meglio di veder cosi umiliata la mia suil
birbone
si
lato
" bur"
Vedi, io diceva, come
chiacchierava
! Ora
di me
in
capisco perch"
tutti e due
d' accordo
disparte colPoste ! Ma gi" erano
o, per
dir
muori
Gii Blas ! e non
di vergogna
di
birbanti
che
dato
alla
divertirsi
a
questi
per aver
novella
bellissima
tue spalle? La
potr" giungere
molto
ti
far"
fino a Oviedo
e
onore
: i tuoi parenti
,
invano
tanti
si pentiranno di aver
dato
avvertimenti
di
esortarmi
ad uno
invece
gannar
intanto
a non
sciocco;
! Povero
piuttostoraccomandarmi
lasciarmi
di non
ingannare. " Agitato da questiamari
di
e
dispetto, mi chiusi in camera
pensieri,pieno
andai a letto,ma
non
non
e
avea
poteidormire;
per
chiuso occhio, quando il mulattiere batt" alla
anco
che si aspettava me
solo per partire.
porta,dicendomi
col conto
Corcuelo
Mentre
stava
vestendomi, capit"
dovevano
nessuno,
in cui
bastando
trota : e non
ebbi
anche
quattrino,
della
che
quel briccone
dimenticata
la
lo pagassi fino all'ultimo
che
la mortificazione
non
scherzi
CI"
DA
CHE
Scilla
fatti
di accorgermi
dimenticato la mia avventura.
aveva
CAPO
Brutti
certo
era
non
spesa,
dal
III.
mulattib^ie
segu", E
NE
in
COME
GiL
ai
tori;
viaggia-
BlAS
SIA
DUTO
CA-
Gariddi.
Digitizedby
12
e
BLAS.
GIL
maniere.
di buone
camera
appartata,
quando fummo
"
Ah, Dio!
Egli
ci
fece
in
una
tranquillamente;
cenammo
ove
condurre
che
ci"
finzione,
ci conoscevamo
Y un
V altro. Io giunsi
perch" non
anzi a sospettare che il colpo fosse partito dal musico,
ed egli ebbe
forse
lo stesso
di
me.
sospetto
tutti sempliciotti,
Inoltre noi eravamo
e
devamo
creperci"
bonariamente
che
ci avrebbero
posti alla
u
scimmo
tortura, sicch", spauriti,
impetuosamente
chi per la strada, chi pel giarda quella camera,
e
dino,
di salvarci colla fuga.
cercammo
tutti i fuggenti viaggiatori il pi" spaventato
Fra
la diedi a gambe
era
probabilmente io, che me
per
cino
vila campagna
saltando
torrentelli e siepi.Giunto
pens"
Nessuno
poteva
essere
una
fermai
coir intenzione
di nascondermi
adocchiato
e
un
gi" avevo
cespuglio,
,
quando due persone a cavallo mi si presentarono,
io, tra per il pagridando: chi va l"? Non avendo
nico,
a
bosco, mi
un
tra
di
esse
la sorpresa,
per
da
intim"
m'
scese
chi fossi
di manifestare
d' onde
,
nulla.
col" capitato e di non
tacer
valesse
di interrogare,che mi parve
la tortura
minacciata
dal mulattiere, m'affrettai a
ch'io
narrare
era
un
a
giovane d'Oviedo, avviato
loro
della
la
storia
mia
raccontai
Salamanca,
fuga,
confessai
che
il timore
della tortura
mi
e
aveva
fatto fuggire. Questo racconto,
che
la
dimostrava
quisitori
infece
i
mia
miei
ridere
due
tanto
sciocchezza,
gola e
venissi,perch"
A questo modo
salvo ; e
dei
d'uno
si ofirirono di mettermi
difatti,salito,per loro invito, in groppa
che
in
cavalli,c'internammo
Intanto
essere
io andava
questi due,
Certamente
"
nel
bosco.
chi mai
almanaccando
che
dicevo
m'avevan
fra me
preso
"
son
potessero
proteggere.
buoni
galan-
Digitizedby
CAPITOLO
tuomini
13
III.
f)erch",
"
"
CAPO
Descrizione
del
sotterraneo
IV.
cose
vedutevi
da
Blas.
GiL
conservate
ogni sorta di vivande. La
darvene
un'idea) poteva aver
(vogliopur
anni. I suoi capelli bigi dovevano
essere
eh'
vecchia
sessant'
erano
Digitized
by
14
GIL
BLAS.
stati
bel
una
rosso
purpureo.
"
"
mi dice che
airaltro mondo.
La
tua robustezza
morrai
si presto. Non
vedrai
non
pi" la faccia del
vita grassa
menerai
sole," vero; ma, in compenso,
d'ottimo cuore,
e tranquilla,
perch" Lionarda, donna
soddisfer" ad ogni tuo desiderio. Ti vo' poi mostrare
cerna
luE presa
che non
siamo spilorci
una
: vien
qua.
di botti
cantina
mi
in una
condusse
zeppa
ben
turate,piene di vino, a suo dire,prelibato.Poi
and"
"
in varie camere,
nelle quali erano
ste
dispopassammo
in bell'ordine
vano
stamercanzie
e
d'ogni genere
vati
custoditi molti oggetti d'oro e d'argento. Arrialtre
con
poi in una grande sala,che comunicava
rinnov"
mi
"illuminata
da tre lucerne di rame,
stanze,
le domande
sul mio stato e sulle intenzioni,che io
Gii
aveva;
e, quando lo ebbi soddisfatto: ""Ebbene,
solo
Blas, mi disse,poich" hai lasciato la patria
per
di
fortunato
chiamarti
buon
trovare
un
posto, puoi
l'abbondanza
nelcaduto
nelle
mani : qui nuoterai
nostre
esser
e
nell'oro;e vivrai sicuro, giacch",
volte
nel bosco
sien venuti
gli uffiziali
per quante
della Santa Hermandad
[1],non sospettarono mai che
noi avessimo
forse
qui il nostro asilo. Mi domanderai
abitanti
abbiamo
farla
che
come
senza
potuto
gli
che
dei contorni se ne
devi sapere
siano accorti,ma
questa
caverna
[1] Hermandad,
una
di
sorta
strade
di
non
" opera
confraternita.
milizia
orpranizzata
e gli altri malfattori.
nostra
ma
d^i Cristiani,
Hermandad
La Santa
contro
in Spagna
Digitizedby
era
i ladri
che
al
hai
veduto
15
IV.
CAPITOLO
done
volendeiroccupazione Moresca, non
nascondersi
in
a
sopportare il giogo, vennero
don Pelagio erasi ritirato.
questo paese dove il valoroso
Scacciati
dalla Spagna gl'infedeli,tutti rimpatriarono,
il nido
e i loro
nascondigli divennero
della gente del nostro mestiere.
Pur
stizia
troppo la giuha
restano
ne
ne
cora,
anscoperto pi" d'uno ; ma
anni
Dio sono
che
e grazie a
quindici
questo
il
luogo " da me
tranquillamente abitato. Io sono
Orlando
colui
della
che
compagnia, e
capitano
capo
tempo
con
me,
"
de'miei
uno
di
altri
molti
piacevole
loro
"
V.
CAPO
Arrivo
cavalieri.
ladroni
nella
caverna,
conversazione.
sei nuovi
quel punto capitarono nel salone
V
il
de'
uno
luogotenente. La
galantuomini,
quali era
carichi consisteva
in due sacchi
preda di cui erano
ed uva
di zucchero, cannella, pepe, fichi,mandorle
che
Il
narr"
al
avevano
luogotenente
capitano
passa.
alla
insieme
tolto tutte quelle cose
un
a
droghiere,
del
mula.
Terminata
la relazione, le derrate
sua
tutti
indi
furono
nel
fondaco,
droghiere
trasportate
si diedero all' allegria,e prepararono
una
grande
In
frattanto in
in mezzo
al salone, mandandomi
cucina
di
Lionarda.
a
disposizione madonna
il mio dolore,
Fatta di necessit"
virt" e soffocando
chio
mi diedi a servire quei galantuomini.In un batter d'ocbicchieri
d'argento, fiaschi,
tovagliae tovaglioli,
m' aveva
il
Orlando
che
di
vino,
capitano
quel
pieni
tingoli.
gP indecantato, furono al loro posto. Poi imbandii
Allora
i cavalieri si misero
a
minciarono
sedere, e co-
tavola
grande avidit",mentre
pire
io me
stava in piedidietro a loro,pronto a riemne
le tazze, che
colla rapidit" del
si vuotavano
lampo ; questo feci con tanto garbo, quantunque non
a
mangiare
con
avessi
mai
ma,
in
quanto
alle
lodi,io
era
stato
ammae-
Digitized
by
16
GlL
BLAS.
per
rivestirmene.
Divorati
a
un
gl'intingoli,
gran piattod'arrosto venne
dei malandrini, i quali, bevendo
che mangiavano, si riscaldarono
bile
territempo, e si misero a fare un rumore
saziare
la fame
in mano
di mano
in poco
alzando
chi
tutti in
narrare
una
una
volta la voce,
novella,chi
cominciando
ripetere qualche
gridare senza
pi"
cantare , chi a
a
finalmente
Orlando
mtendersi.
d' una
Stanco
scena,
alcun
dov' egli senza
frutto metteva
molto
del suo,
alz" la voce
che fece tacer tutti
per si fatto modo
altri.
diss'
tuono
in
"
tite
gli
Signori,
egli
imperioso, send'assordarci
la mia proposizione: in vece
bievolmente
scamcol parlar tutti in un fiato,non
sarebbe
uomini
di
?
discorrere
fanno
senno
come
gli
meglio
formato
la nostra
Ora io penso che dal di che abbiamo
mai
il
ci venne
desiderio di raccontarci
compagnia non
vicenda
la
la nostra
serie
a
e
origine,
degli
condotti ad abbracciare
la
accidenti,da cui fummo
mi
che
sembra
tali
nostra
professione; nondimeno
conosciute.
meriterebbero
d'essere
Mettiamoci
cose
dunque, cosi per divertimento, a narrarci con piena
Il luogotenente,e
avventure.
le nostre
confidenza
"
bellissime
avuto
gli altri seco lui, quasi avessero
da raccontare, con
cose
grande dimostrazione di giubilo
la proposizionedel capitano,il quale
accettarono
parl" pel primo nel seguente modo:
unico di un
"
Sappiate, signori,ch'io sono figliuolo
Il mio
fu
ricco cittadino di Madrid.
natalizio
giorno
festeggiatoin famiglia con allegrezzeindicibili. Mio
lazione
padre,che era gi" vecchio, prov" eccessiva consoliber"
demadre
nel vedersi nato un
mia
e
erede,
di volermi
ella stessa allattare. In quel tempo
il mio
viveva ancora
avo
materno, vecchio dabbene,
solo
che non
s' impicciava in nulla,e che attendeva
le sue
il rosario
ed a raccontare
a dire
imprese,
chi
proverbio,
Digitized
by
18
GIL
BLAS.
ne
sbrigai di
quale io
sapeva
di
pi" bisogno
se
precetti,
n'and"
non
avevo
altrove
ad
quali non
faceano
altro
che
ridere
delle
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CAPITOLO
19
V.
mia
madre
doti.
non
gliera certo superiore in buone
io era fanciullo,l'uno e V altro gareggiavano
Quando
nel battermi,in modo
che in fin d' un
nivano
giorno mi vealmeno
mille sferzate. Ogni menomo
addosso
fallo era
coi
punito
pi" severi castighi,ed io avea
bel piangere, domandando
misericordia
un
e
stando
proted'essere
pentito de'miei trascorsi! Essi non
solamente
il pi" delle
di perdonarmeli, ma
negavano
volte mi maltrattavano
senza
ragione : e quando mio
non
se
ne
padre mi bastonava, mia madre, come
avessi
avuto
abbastanza, invece d' intercedere
per
la giunta alla derrata. Simili trattamenti
me, metteva
mi ispirarono tale odio alla casa
bandonai
paterna che l'abprima d'aver compiuto quattordicianni e,
prendendo la strada dell'Aragona, giunsi accattando
alcuni furfanti.
feci compagnia con
a Saragozza, dove
costoro
pio,
contraffare
il
lo storcieco
Da
e
imparai a
ed a coprire d' ulcere
posticcie le gambe. Ogni
mattina,a guisa degli attori che fanno le prove della
ciascun
commedia,
la
sera
poi
la notte
ci
sua
riunivamo
tutti
insieme
passavamo
nel
di quelli che
allegri a spese
colavuto
giorno avevan
compassione di noi. Ma
r andar
m'
annoiai
di
del tempo
stare con
quei pitocchi,
desiderando
di
vivere
con
gente pi" civile,
e,
segnarono
certi cavalieri
m'unii
con
d'industria,i quali m'inmaestrevolmente
a
barare; pi" tardi,
cuni
atto
sentendomi
pei colpi arditi,mi associai ad alamici coraggiosi,che mettevano
a contribuzione
mi piacque quella vita che non
i viaggiatori,e tanto
ben
che
Amici
contento
l'ho pi".abbandonata.
son
maltrattato:
m'abbiano
cosi
i miei
non
se
genitori
che
sarei
mentre
un
non
avessero
ora
beccaio,
fatto,
ho l'onore di essere
il vostro
invece
luogotenente. "
i casi loro, e
In seguito i sei ladri raccontarono
mi
strano
fui a cognizione, non
ne
quando
parve
stando
volando
discorso , intadi trovarli riuniti. Ci" fatto,mutaron
diversi progetti per la prossima spedizione:
e
una
determinazione, si alzarono
per andar
presa
il capitano,il quale,
dormire.
Io poi accompagnai
a
nell'atto
che
lo aiutavo
vedesti
mi
spogliarsi,
quaP"
il nostro
disse: " Or
modo
di vi~
Digitizedby
20
GIL
BLAS.
in allegria:qua non
gia
serpegsempre
mai
abbiamo
mai
n" odio n" invidia; non
suna
nesdi
di un convento
pi" concordi
disputa; siamo
frati. Vedi
dunque, figliuolomio, che vivrai qui
vere.
Noi
stiamo
allegramente.
"
CAPO
Tentativo
di
Gil
Blas
VI.
per
salvarsi,
sue
seguenze.
con-
della sua
degli assassini l'apologia
capo
professione, si cacci" sotto le coltri, ed io tornai
nel salone
a
sparecchiare;poi andai in cucina, dove
del vecchio
moro) e
Domingo (era questo il nome
Fatta
madonna
dal
Lionarda
voglia, mi
m'aspettavano
cena.
Tuttoch"
non
posi a tavola, e siccome
tevo
poli malinconico,
stavo
ne
mangiare ed a ragione me
quella degna coppia volle confortarmi,cosa che
vare
fecero in modo
pi" atto a disperarmi che non a solleil mio
vi affliggete,
dolore. " Perch"
figliuolo
sentite piacere d'essere
non
mio?, disse la vecchia:
venuto
zone,
qui?; giovine, e, da quel che pare, credenvi sareste
in breve
nel
mondo,
tempo perduto
dove
trovato
avreste
una
quantit" di libertini pronti
ad immergervi in ogni genere
mentre
di dissolutezze,
la
innocenza
in
curezza.
invece
vostra
si trova
qui
porto di siLionarda
Madonna
ha ragione,soggiunse
con
gravit" il vecchio
negro ; ben si pu" dire che il
di guai: e perci" ringraziate il
mondo
" un
mare
liberato cosi giovane dai
esservi
d'
Signore, amico,
della vita. "
pericoli,dagl'intrighie dalle calamit"
Sopportai tranquillamentequelleciancie perch" poco
mi avrebbe
giovato l'irritarmene : anzi,manifestando
dubbio
dato loro motivo
dere
di risdegno, avrei senza
mie. Finalmente
a
Domingo, dopo d'aver
spese
ben mangiato e bevuto, ritirossi nella sua
stalla, e
senza
"
nello
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CAPITOLO
21
VI.
strada
pien d'allegrezza; ma ohim" ! a mezza
i cui cancelli erano
trovai una
maledetta inferriata,
che
cotanto
l'uno
fra
e l'altro poteva
spessi,
appena
Rimasi
alla vista di quel
di stucco
passar la mano.
allora
novello
essendo
ostacolo,di cui,nell'entrare,
accorto:
nondimeno
m'ero
non
aperta l'inferriata,
piano
Digitized
by
22
BLAS.
GIL
rimbomb"
;
indietro a guardare, vidi il vecchio
negra
la lanterna
cieca
in camicia, che tenea in una
mano
mio
del
V
Ah
altra
istrumento
neir
e
ah,
supplizio."
furfantello! disse,tu volevi dunque fuggire? Eh, non
di potermela fare. Ho capito io : tu credevi
credere
? Tienti a
V inferriata
di trovar
" vero
aperta , non
mente, galantuomo, che da qui innanzi la troverai
chiusa:
quando teniamo
qui qualcuno suo
sempre
eh'
sia
pi" scaltro di te per
egli
malgrado bisogna
di mano.
"
poterciscappar
Intanto due o tre ladri, scossi delle mie
grida,
pere in un
rivoltomi
grido si acuto
che la
caverna
ne
saltano
mezzo
su
addormentati, ed immaginandosi
balzan dal letto,
d'essere assaliti dalla S. Hermandad,
in
i loro compagni, ed eccoli in un attimo
chiamano
piedi,che danno di piglio alle spade ed aglischioppi,
s'avanzano
il luogo dove io trovaseminudi
e
verso
vami
con
Domirigo ; ma
quando intesero la cagione
dello strepito,
la loro inquietudine cangiossi in una
risata. " Come
solenne
mai, Gii Blas ? mi disse uno
che giungesti da
di loro: non
sei ore
ancora
sono
noi, e vuoi gi" andartene?
Va, va a dormire:
per
le
ti
ha
volta
botte
che
mingo
Doti
dato
bastino
questa
ti lasci cogliereun' altra volta,per san
se
: ma
vivo. " Ci" detto, si
Bartolomeo!, ti scorticheremo
altri
anch'
tornarono
essi nelle loro camere,
e gli
ritir",
ridendo
del tentativo da me
nare
fatto per abbandoil
furtivamente
la loro compagnia.
Parimenti
vecchio
ritordel
contentissimo
suo
operato,
nero,
alla
io
al
ed
no"sene
stalla,
cimitero, dove passai
tutta la notte a sospirare e a piangere.
VII.
CAPO
Ci"
che
fece
Gil
Blas
non
potendo
far
meglio.
Digitizedby
Digitized
by
Ecco,
diss'ella,la vostra
camera...
[pag. 20].
Digitizedby
26
sospirata,in
BLAS.
GIL
cui il
signor Orlando
Blas
esce
in
SULLA
PUBBLICA
Air
albeggiare
sbucai
dalla
Vili.
compagnia
dei
Sua
ladri.
impresa
STRADA.
d'
un
caverna
d'una
carabina, di un
d'uno
e
stile,montai
di
coi
del
mese
di
ladri ; armato
paio
di
settembre
com' essi
pistole,d'una
spada
tolto
buon
corsiero
sopra
a
quello stesso gentiluomo, di cui io indossavo le
in sulle
vesti. Per la lunga mia dimora
nell'oscurit",
prime i raggi del sqje nascente m'abbarbagliavano,
ma
vamente
nuodopo i miei occhi si accostumarono
poco
alla luce.
in vicinanza di Pontferrada, e' imboscammo
Passando
di Leon, in un luogo
alla strada maestra
presso
lasciarci scorgere,
donde
potevamo vedere, senza
che ci capitasse
tutti i passanti.Mentre
attendevamo
di far qualche buon
un
domenicano,
tiro,vedemmo
che cavalcava
cattivissima mula. Grazie al cielo,
una
esclam" ridendo il capitano,ecco
qui un trionfo per
Gii Blas. Vada
a
svaligiarequel frate,e stiamo ad
l'
alle sue
ammirare
prodezze. Tutti mi animarono
calorosamente,
Signori!,risposi,
impresa, ed io :
certosino
la
ora
e qui vi condurr"
spoglier"nudo quel
mula.
a
sua
No, no, disse Orlando, che abbiamo
fare di quello scheletro?
della borsa
Accontentiamoci
del frate,questa solo desideriamo
da te.
un
"
"
"
Digitized
by
CAPITOLO
27
Vili.
"
"
"
"
"
"
"
"
"
"
Digitized
by
28
GIL
BLAS.
in sella
rimessomi
i ladri si
"
"
"
"
["]
CAPO
Caso
terribile
Rimanemmo
vedere
senza
ci
finalmente
neir
antro,
avvenuto
IX.
dopo
il
precedente.
nel bosco
gnello
o cera
benedetta, che rfidflgura l'asi
devozione.
porta
celeste,
per
nastri.
insieme
con
di stoffa benedetta, tenuto
[2] Pezzetto
[Il Agnus
Dei, pasta
e
cne
Digitized
by
CAPITOLO
ridicola
nostro
29
IX.
ancora
storiella,che formava
parlare; quando scoprimmo
soggetto del
da
lungi una
venivano
di gran
carozza
trotto
gliparve
verso
proposito,e poi ci fece marciare
la carrozza
di battaglia.
in ordine
Ad onta degli applausi,
colmato
nel
de' qualiero stato
bosco, mi trovai
assalito da un grande tremore, e mi sentii scorrere
per
tutto il corpo
sudor
un
freddo, che non
presagiva
nulla di bene.
anche
Accadde
tuna
colpa della forper
eh' io fossi in fronte del battaglione,fra il capitano
ed il luogotenente, nel
sito
mi
avevano
qual
a
tutto
quale
in
un
rale
natu-
abbattimento
io mi trovassi, guardandomi torvo,
mi disse : " Bada, bada
bruscamente
bene, Gii Blas,
al tuo dovere, altrimenti,
con
un
se indietreggi,
colpo
di pistolati spaccher" la testa. " Ed io mi persuasi
ceva
subito che avrebbe
quel che disaputo mantenere
le
d'ambe
di che temere
: onde
allora,avendo
la
parti, ad altro non
pensai che a raccomandar
mia
il cocchio
i cavalieri,
anima
Dio. Intanto
e
a
che
si avvicinavano, conoscendo
mento
andadal nostro
di gente si facea
loro dinanzi, e
qual razza
tutti ad
prevedendo il nostro disegno, si fermarono
al
anch'
tiro
Aveano
di
un
essi, par di noi,
schioppo.
le loro pistole,e, mentre
le loro carabine
si ape
parecchiava
fuori dalla caad affrontarci
salt"
rozza
,
un
stito,
vepersonaggio di bella figura,riccamente
il quale mont"
destriero
da
cavalcare,
sopra un
che
mise
Digitizedby
30
GIL
BLAS.
il mio
in me
lo spavento. Quello eh' io posso
che destava
d' archidire si " che, dopo un
lunghissimo rumore
voce:
bugiate, intesi i miei colleghi gridare ad una
vittoria! ", pel quale lietissimo grido il
Vittoria!
"
i miei
sensi, svani, e vidi i
terrore, che occupava
quattro cavalieri
dei nostri
per terra morti, mentre
solo. Un altro de' nostri cavalieri
caduto
fu
n' era
un
colto da una
stro,
palla nella rotella del ginocchio deil luogotenente rimase
ferito in un
e
braccio;
che
la
ferita
fu
non
se
leggierissima,perch" la palla
sfiorato la
appena
il signor Orlando
Intanto
aveva
pelle.
balz"
fiso
del
rimanevano
immobili , tuttoch"
nel corso
della
le avesse
abbandonate
darsi
zuffa il cocchiere
per
alla fuga : onde noi, scesi da cavallo,le distacammo,
caricandole
di valigie e bauli, che
stavano
legati
davanti
di dietro della carrozza.
E
fatto questo,
e
d' ordine
del capitano, prendemmo
la signora
che
esse
non
in
era
ancora
braccio
d'
un
rinvenuta, e la
ladro
de' pi"
montati; poscia,abbandonata
ed i cadaveri
menammo
spogliati,
le mule
i
cavalli.
e
a cavallo,
ponemmo
robusti
de'
e
meglio
sulla strada la carrozza
noi la donna,
con
Digitizedby
Digitized
by
...
la borsa
la vita
[pag. 27j.
Digitizedby
34
GIL
BLAS.
i miei
rallegrarono indicibilmente
Fatta
compagni.
questa perquisizione,la
la cena,
cuoca
e
apparecchi" la tavola ed imbandi
noi tutti allora ci mettemmo
rere
discora
mangiare e
della guadagnata
Orlando
onde
a
me
vittoria,
di
rivolgendosidisse : " Confessa, Gii Blas, confessa
di doppie ,
interessati
ciie
lo nego
Non
sposi;
rivedrete
ma
che, quando sar" stato in altre
due o tre battaglie,diventer"
pi" coraggioso di un
tutta
la
la parte
paladino. " Qui
brigata sostenne
mia, dicendo clV io meritava
indulgenza, perch" la
zuffa era stata ardentissima,e perch", essendo
ancor
abituato
scontri
mi
era
non
giovinetto non
agli
tanto
malamente
il discorso
cadde
diportato.Parimente
i
le mule
dotto
cone
cavalli,che avevamo
sopra
nella caverna,
si
deliber"
il
di
e
partire giorno
sull'alba
andarli
vendere
a
a Mansilla,
appresso
per
dove
della
voce
corsa
probabilmente non era ancora
nostra
finimmo
Presa
impresa.
questa risoluzione,
di cenare;
indi, tornati alla cucina per rivedere la
nel medesimo
stato di
ancora
signora, la trovammo
di
si
che
eh'
ella
credeva
sarebbe
non
guisa
prima,
sopravissuta oltre la notte.
Lasciammo
nello
donna
dunque queirinfelicissima
che Orlando
stato in cui si trovava, se non
mand"
raccoriLionarda
d'averne
a
cura
e poi ognuno
tirossi nella sua
cato,
coricamera.
Quanto a me, appena
invece
d' addormentarmi
facevo che pennon
sare
,
alla sciagura di quellasignora,ch'io riguardava
di elevata
condizione
e
per donna
per tale motivo
aver
avuto
una
grande
paura.
"
"
meritare
che mai
compassione. Non,
di inorridire
potevo a meno
imaginandomi i cas
che
doveano
nefandi,
sopi^vvenire, e mi sentiva
cosi fervidamente
fossi stato
commuovere
come
se
lei
coi
vincoli
del sangue
cizia.
dell' amie
legato seco
d'aver
amaramente
Finalmente, dopo
pianto
sul suo
macchinando
varla
i modi
di saldestino,andavo
dai pericoli
onde
era
minacciata, e in pari
di
liberar
medesimo
da
me
gione.
tempo
spaventosa prile altre cose
che
il
Tra
mi venne
in mente
vecchio
si
dal
nero
non
letto,e
potea pi" muover
malattia
le chiavi dell' inferriata erano
dopo la sua
custodite dalla cuoca
; onde a questo pensieroriscal-
pareami
pi"
Digitized
by
CAPITOLO
So
X.
dolci,chi
Digitizedby
36
GIL
strarmi
umiliato
di
contenermi
seppi
galantuomi
quei
nel che
non
BLAS.
poter
con
essere
tanta
della
brigata :
naturalezza, che
uscirono
fuori dalla spelonca, senza
mente
il menomo
loro in
che passasse
sospetto del
loro
la
ch'io
mio
disegno. Dopo
partenza,
procurai
iV affrettar coi miei voti,mi dissi : " Ors", Gii Blas, "
della grande risoluzione:
armati
giunto il momento
tanto
che
hai
fortunatamente
di coraggio e compi ci",
di contrariarla
" in caso
cominciato.
Domingo non
ti pu" impedir d'eseguirla.
tua impresa, n" Lionarda
occasione
si bella
Cogli una
per fuggir via di qua,
che
" difficilissimo che possa
capitartene un'altra
la mia
"
Questi pensieri animarono
pi" favorevole.
speranza', onde balzai repente dal letto,pigliai la
spada e le pistole,e corsi diritto alla cucina; ma,
Lionarda ,
prima d' entrar dentro, sentendo
panare
la donna,
tesi le orecchie
e sentii ch'ella confortava
in
rinvenuta
s" stessa
la quale era
e, considerando
piangeva e singhiozzava,
caso,
della disperazione." Piangete,
agitata da tutte le smanie
diceale
la vecchia,piangete,figliuola
tate
ten; non
i sospiri,che ci" vi sar"
di sollievo :
di frenare
in un
voi eravate
deliquio,che mi facea temere
per
libero
la vostra
da che
date
sfogo alle
vita, ma
v' " pi" pericolo: il vostro
dolore
a
lagrime, non
viver
si
avvezzandovi
a
a
calmer",
qui
poco
poco
buoni
coi nostri padroni, i quali sono
galantuomini:
cendo
ossi vi tratteranno
meglio d'una regina, soddisfamente
continuatutti
i
dandovi
vostri
desideri
e
a
gliuola
Oh
sinceri pegni d'amore.
quante donne, fiin* luogo vostro ! "
essere
mia, vorrebbero
di
do tempo
Lionarda
Io non
a
proseguire: entro
furiosamente, le pianto una
dino
pistolaalla gola, e le ordi darmi
la chiave
dell'inferriata.
Trem", imtuttoch"
le
fosse
[)allidi,
decrepita, piaceva troppo
e,
la vita per aver
l'animo
di negarmi quel ch'io voleva.
il
suo
lagrimevole
Digitizedby
CAPITOLO
37
X.
salvarle
l'onore; ed io tosto la
che
rialzai e rassicurai
Ci"
poteva fidarsi di me.
ad alcune
fatto, diedi mano
corde, che vidi in un
della
V
aiuto
della donna
cucina, e con
legai
angolo
bene stretta Lionarda
al piede d'una
grande tavola,
minacciando
fatto udire il
se
avesse
d'ammazzarla,
minimo
che
grido. La vecchia
Lionarda, convinta
alle
avrei
mie
s'ella
saputo adempiere
promesse
m'avesse
non
obbedito, si adatt" a lasciarmi fare
candeta
colla
e andai
quel ch'io voleva; accesi una
dei
nella
mi
cacciai
camera
danari, dove
signora
nelle tasche tante di quelledoppie e tanti doppioni,
affine di persuader la
e
quanti ne poteano tenere:
l
e
eh' ella non
signora a fare altrettanto, dimostrai
che ripigliareil suo ; al che consenti
farebbe
senza
sufficenza
fummo
a
Quando
poi
provvisti,
scrupolo.
la stalla, nella quale entrai
solo
andammo
verso
colle pistolecaricate ; e siccome
m'immaginava die
dell'artrite e della podagra,
il nero,
ad onta
non
la sella e la briglia
mi lascierebbe
quetamente metter
la
di
deliberazione
al mio
cavallo, cosi presi
in
di
fosse
venuto
testa
gli
guarirlo come
va, se
fare il matto; ma
mente
fortuna
era
egli allora talper
sfinito dai mali passati e presenti,che trassi
fuori della stalla il cavallo
che colui facesse
senza
alla donna,
d'accorgersene. Poscia, riunitomi
segno
alla porta, imboccammo
che
m'attendeva
mente
prontausciva
il viale,pel quale si
dalla caverna,
nando,
l'aprimmo; poscia, cammi0, giunti all'inferriata,
alla botola di legno,che a stento
arrivammo
forse fatto,
avremmo
levare; lo che non
potemmo
ci avesse
di
che
la
avevamo
fuggire non
se
voglia
l'alba quando ci vele forze. Spuntava
accresciuto
demmo
scongiurandomi
Digitizedby
38
GIL
BLAS.
(capitolo.
CAPO
Storia
di
donna
XI.
Mencia
di
Mosquera.
il mio
" donna
nome
mio padre, dopo
Mencia
di Mosquera. Don
Martino
stando
consumato
aver
quasi tutto il suo patrimonio,
al servizio
del re di Spagna, fu ucciso in Portogallo
alla testa del reggimento da lui comandato, di modo
che lasci" a me
un'eredit"
tanto meschina, che,
sebben
avrebbero
dovuto
ambir
figliaunica, pochi
le mie nozze.
Nondimeno, ad onta della mediocrit"
mi mancarono
della mia
fortuna, non
pretendenti,^
cavalieri
mandarono
e
spagnuoli mi doparecchi ragguardevoli
in isposa; ma
quello,che sopra tutti meritossi la mia
attenzione,fu don Alvaro de Mello, il
Io
nacqui
Yagliadolid
Digitizedby
ruomo
pi"
le socievoli
esser
39
XI.
CAPITOLO
gentile,
che
potesse
trovarsi
in
radunanze
doveasi
fare un
: se
mirabilmente
i suoi orsotto
dini;
festino,tutto andava
e
miravano
s'eglicompariva in un torneo
(1),tutti amNon
la sua
"
forza e la sua
destrezza.
dunque meraviglia eh' io V abbia a tutti preferito,ed
abbia
acconsentito
a
divenirglisposa.
Qualche giorno dopo il nostro
matrimonio, mio
marito
s'incontr" in don Andrea
di Baesa
(che era
tutte
uscir
uno
di
un
Gara
"
rimedio:
sai
che
faceva
dare
bara casa,
corse
citt",
dove, mentre
cavallo, mi narr" il caso, e poi mi disse:
v'"
Mencia, bisogna che ci dividiamo, non
mocene.
fidiail corregidor e per" non
tu conosci
Egli mi perseguiter"fieramente, e siccome
sia la
grande
quanto
non
per me
del
parte
regno.
pi"
compreso
sopraffatta,che
e
v'"
"
ancora
non
autorit", cosi
sua
tu
vedi
in nessuna
dolore
dal
era
suo
e^li
da quello,da cui vedea
me
io gli
pot" dir di pi". Intanto
luogo di sicurezza
tanto
di esprimere. Felice me
indarno
se l'estremo
in quel momento
uccisa!
m'avesse
Quante
morendo
avrei
e
miato!
risparquante sciagure non
pene
Alcune
che
Alvaro
don
era
ore
tito,
pardopo
il corregidor fu informato
della sua fuga, sicch"
Io fece inseguire dagli alguazili(2)di Vagliadolid,
e
tenterei
dolore
\2] L'alguazil
del
contro
uomo.
la jiarte principale
ha luogo r ain cui
i cavalieri,
singolari formavano
alla moda
storia.
" l'usciere
nei
tempi
incaricato
di
uomo
eseguir
corregidor.
Digitizedby
gli
ordini
40
GIL
BLAS.
nelle mani.
Tuttutte le vie per poterlo aver
le persecuzioni del suo
tavolta mio marito
deluse
ir giudice,
nemico, e seppe porsi in sicuro, onde
alla
soddisfare
vedendo
sua
che, per
vendetta,altro
non
rimanevagli che toglierele sostanze di un uomo
voluto levare la vita,venne
al quale avrebbe
a quetutti i beni.
sfultima
risoluzione facendogliconfiscare
che
Allora
io caddi in condizione tanto miserabile
che
di che vivere, di maniera
mi restava
appena
tent"
i giorni solitaria,
tandomi
accontencondurre
di una
che mi
donna
servisse; e tutto il
la mia
faceva
che piangere, non
giorno io non
vert"
potananza
lonla
tollerar con
eh' io sapeva
pazienza, ma
del
del mio caro
quale non
consorte,
potevo
nella
alcuna
sebbene
dolorosa
nostra
nuova,
sapere
che avrebbe
cato
cerseparazione mi avesse
promesso
in
darmi
modo
qualunque
ragguaglio,
ogni
per
angolo della terra^la sua maligna stella lo avesse
E gi" erano
passatisett'anni elisio
potuto condurre.
inteso far parola di lui, e si lunga
mai
non
aveva
dubbiezza
mi cagionava profonda malinconia,quando
al fine mi fu annunziato
ch'egli, militando pel re
sul campo;
di Portogallo nel regno di Fez, era morto
nato
torci" raccolsi
che poc'anzi era
da un
e
uomo,
da^r Africa
conosciuto
il quale dicea
d' aver
cui avea
militato negU eserde Mello, con
d"n Alvaro
citi
taglia.
veduto
e d'averlo
perire nella batportoghesi;
che
mi
ci"
altre
vinsero
concircostanze
Aggiunse a
che
il
morto.
mio
era
pienamente
sposo
Tale
notizia ad altro non
giov" che a fortificare il
cominciava
mio
dolore, e
decidermi
non
rimaritarmi
pi".
Frattanto
venne
a
Vagliadolid don Ambrogio Gardi que'vecchi
Era
rillo marchese
della Guardia.
uno
che
cortesi
le
loro
e
con
gentilimaniere
signori,
sanno
riparare il guasto degli anni. Essendogli un
la storia
accidentalmente
jg"ornostata raccontata
che
alla
mia
della
fecero
di don Alvaro,
pittura,
gli
soddisfare
persona, s' invogli" di vedermi ; e , per
mia
durmi
alla sua
curiosit",impegn" una
parente a conattendermi.
"stava
di lei,dov' egli
in casa
ad
Infatti mi vide e gli piacqui,quantunque
portassi i
segni del dolore impressi sul volto. Ma die dico?
che
non
sia stato
commosso
Digitized
by
se
Digitizedby
CAPITOLO
dal mio
non
mia
aspetto languido
buona
una
malinconia
opinione
gliavr"
43
XI.
e
cui concep"
la
sola
fedelt",e
mesto, per
della mia
inspiratol'amore,stantech"
ebbe
decidere
seconda
una
bisogno di vedermi
di sposarmi.
farmi
palese il suo disegno scelse
non
Per
volta
T
per
sizione
interpo-
varmi
trodella
mia
a
parente, ond' ella venne
che
ormai
mi fece considerare
essendo
e
,
fuor di dubbio
i suoi
terminato
che mio marito
avea
era
ragionevol cosa
giorni nel regno di Fez, non
seppellirmi pi" a lungo nella solitudine;che gi" io
col quale io non
aveva
un
pianto abbastanza
uomo,
dovevo
vissuto se non
aveva
e che
non
pochi istanti,
lasciarmi
dotta
sfuggire un* occasione,che mi avrebbe con,
Inoltre mi
la pi" felice delle donne.
esalt" la nobilt" del vecchio
marchese, le sue grandi
V
indole
entrate
e
egregia sua
per quanto abbia
; ma
le
la fortuna
e
saputo con
eloquenza descrivere
virt", di cui andava
egli fornito,non pot" ottenerer
della
il mio
l'incertezza
Non
" gi" che
assenso.
ad
essere
della sua
il timore
Alvaro
e
visa
improvla poca
mi
era
ma
tenesser
dubbiosa,
comparsa
ad uuieecondo
trimonio,
mainclinazione,anzi la repugnanza
poneva
dopo il cattivo esito del primo, che si frapNulla
alle insinuazioni
della mia
parente.
di don
morte
perdersi di coraggio,raddoppi"
don
Ambrogio, a segno tale che impegn"
famiglia a favore di quel vecchio
tiluomo.
gen-
ella, invece
meno
di zelo per
tutta la mia
di
i miei
Laonde
congiunti
cominciarono
venirmi
mia
carmi
attorno ed assediarmi, importunarmi e stanvano
accettare
quello che essi chiamaper farmi
"
utile ed onorevol
per" che la
partito. vero
buiva
di giorno in giorno, contrimiseria, crescendo
non
a
poco
fosse
rallentare
lamia
tavia,
resistenza;tut-
la dura
necessit",
loro
richieste.
alle
acconsentito
non
l'
In fine, non
parte n" dalpotendo pi" n" da una
altra difendermi, rimasi
vinta, e presi per marito
della Guardia, il quale, il giorno dopo
il marchese
castello
bellissimo
le nozze,
mi condusse
in un
suo
mai
ebbe
marito
a
per
Burgos. Nessun
presso
se
non
soppravvenuta
avrei
moglie
tanta
d'ammirazione
per
sua
rimasi
sollecitudine. Ne
piena
d'indole tanto amabile,
uomo
un
Digitizedby
44
e
GIL
mi
don
BLAS.
consolavo, in qualche
Alvaro
giacch" in fine io
della perdita di
modo
rendeva
felice un uomo
il marchese.
L'avrei
amato
perdutamente ad
della
onta
disparit"degh anni, se fossi stata in grado
molto
di provare
affetto per alcuno
dopo la morte
di don Alvaro.
la rimembranza
del mio
Ma
primo
consorte
facea tornar vani gliuff"zi che per piacermi
metteva
in opera
il secondo,
io non
e
poteva far
sincera gratitudine.
altro, che corrisponderglicon
d'animo
mi ritrovava, quando
In tale situazione
standomi
finestra delle
un
giorno,
per diportoad una
nel giardino certo
contadino
mie
stanze, ravvisai
che
che mi guardava
attentamente; ma, credendo
il
del
feci
alcun
fosse
ne
giardiniere,non
garzone
il
che
alla
se
non
giorno appresso, tornando
caso;
nel medesimo
finestra e vedendolo
luogo,che ancora
attentissimamente
mi contemplava , feci un
atto di
anch'
mi
io
Ma
e
a
meraviglia
posi guardarlo.
quando,
bene
d'averlo
mi
nere
discerosservato,
dopo
parve
di don
le sembianze
Alvaro, sentii destarsi
di me
indicibile turbamento, e gettai un alto
dentro
grido. Era allora meco, per mia buona fortuna, Inez,
dente,
confiquella che, ^a le mie donzelle , tenevo
per
alla quale manifestai
il sospetto, cne
agitava
il mio cuore;
ella non
fece che ridere, imagima
che gli occhi miei fossero stati ingannati da
nandosi
come
sia,
torno
Inez
gabinetto.Peniate
si trovasse
il mio
voi
cuore
agitazione
potendo reggermi
Digitizedby
in
CAPITOLO
faccia
ad
diritto colmarmi
di
in deliquio,
lo vidi caddi
acerbi rimproveri, appena
mi fosse presentata la sua
ombra.
se
come
diatamente
Immeaiuto
e di rimedi,
eglied Inez, a forza di
mi fecero
Alvaro
intanto
diceami
don
e
rinvenire,
:
Donna
vi
"
Mencia, per piet", datevi animo , non
tanto
affannate
che
io non
per la mia
presenza,
coir idea di cagionarvi nessun
venni
dispiacere: non
crediate ch'io sia un marito furibondo, che vi domandi
della giurata fede e che vi apponga
conto
a delitto
il secondo
matrimonio
che avete contratto : so esser
della
vostra
questa opera
famiglia,e conosco
quante
persecuzioni ne avete sofferto ; mi " noto di pi" che
della mia
a
Vagliadolid si " sparsa la voce
morte,
tanto pi" ragione di crederlo,in quanto
e voi avevate
lettera da parte mia non
che nessuna
vi assicurava
ch'io fossi vivo : finalmente
in piena cognizione
sono
della vita che avete
tenuto
crudele
dopo la nostra
V amore,
la necessit"
ma
separazione, e so che non
vi ha gettata nelle braccia
Ah
del marchese.
signore ! interruppipiangendo, perch" tentate voi di
giustificarela vostra sposa ? No, no : ella " colpevole,
un
che
45
XI.
uomo,
avea.
"
Mia cara
vivete.
Mencia, rispose Don
di voce
che
tuono
con
esprimeva quanto
,
dalle
fosse commosso
mie
lagrime, non mi lagno di
rido,
voi, che anzi, invece di rimproverarmi lo stato flonel quale vi trovo, giuro che ne
rendo
grazie
alla Provvidenza.
Dal giorno funesto della mia partenza
mi
da Vagliadolid la fortuna
" sempre
stata
fu altro che
una
nemica, sicch" la mia vita non
anche
il
di gua" , per
colmo
catena
de* quali ebbe
mai
dolore
far
di non
tizia
nogiungere nessuna
potervi
di me.
Nondimeno, dop" sette anni di pene, non
di rivedervi,onde,
ardente
potei resistere alla brama
dacch"
Alvaro
voi
"
schiavit",sotto queste
a
Vagliadolid,
col
tite
men-
pericolo
anche
riconosciuto. Ivi,avendo
saputo ogni
dove
tosto verso
questo castello,
cosa, m' incamminai
del
trovato
in
ho
il
casa
dMntrodurmi
modo
giunto
dino.
giardiniere,che mi tenne seco per lavorar nel giardi
la via
ci" che ho fatto per trovar
Ecco
nirvi
veintenzione
senza
a
parlar segretamente; ma
d'
essere
di turbare
la vostra
Digitizedby
nostro
46
colloquio me
infelicissima
No, don
"
BLAS.
GIL
n'andr"
vita,che
Alvaro,
vi
lontano
no
voi
voglio a
,
la mia
sola sacrificare.
consumare
ha
sar"
qui condotto invano; non
che voi una
seconda
volta mi abbandoniate:
voglio venir con voi,n" altro che la morte potr" mai
dividerci.
Ascoltatemi
egli
pi" da qui innanzi
,
don
venite
con
riprese, rimanete
Ambrogio : non
dividere
le mie
lasciate
eh' io
sventure
meco
a
:
solo ne
il
"
porti peso.
vedendomi
nella risoluzione
ferma
di seguirlo,
Ma
discorso
mut"
e
con
pi" ilare aspetto mi disse :
tanto
"
da anancor
Mencia, se dunque mi amate
alla prosperit" in cui vi
miseria
teporre la mia
andiamo
subito
abitare
ad
a
e
trovate, partiamo
in
al
fondo
ho
di
d
ove
Betancus,
Gallizia,
parecchiato
apregno
sicurissimo
asilo. Se le disgraziemi
un
lianno privato delle mie
mi
hanno
sostanze , non
amici
la
fatto
avuto
tutti
ho
:
perdere
gi"
perci"
gli
della fedelt" di alcuni, i quali mi hanno
posto
prova
il
in istato di potervimeco
dandomi
naro
dacondurre,
Zamora
e
carrozza
a
una
per far costruire
mule
cavalli : sono
scortato da tre
e
per comprare
valorosissimi Galliziani. Non
perdiamo T occasione
della lontananza
di don
Ambrogio; lasciate ch'io
fino alla porta del
vada
far condurre
la carrozza
a
castello e partiamo subito. " Io approvai tutto: don
Alvaro
vol" a Rodiglias, e poco
con
dopo venne
tre cavalieri
alle mie donne, le
a
rapirmi in mezzo
di
che
quali,non sapendo
questo ratto,spaventate
pensare
il cielo
mai vero
non
"
sola sapeva
tutto,ma ricus"
cameriere.
di un
fidanzata
don
Salii dunque in carrozza
Alvaro
non
con
,
che poche vesti e qualche pietra
portando altro meco
che
monio;
matripossedevo prima del secondo
preziosa,
volli appropriarmi nessuna
e ci" perch" non
al tempo, delle sue
di quelle, che il marchese
cosa
m'avea
Prendemmo
la via del regno
nozze
regalate.
di poter felicemente
rivare,
ardi Gallizia, coir incertezza
che
Don
Ambrogio
perch" avevamo
paura
al suo
da molta
ritorno c'inseguisseaccompagnato
di
fuggirono. Inez
seguirmi perch" era
gente
due
ci
giorni
Nulladimeno
viaggiammo
dietro nessuno
e
vederci
gi" ,
,
raggiungesse.
senza
Digitized
by
Digitized
by
Donna
Mencia,
per
piet", datevi
animo
[pag. 45].
Digitizedby
50
GIL
BLAS.
l'accusa,^
e,
presunzione che la
complice, ci fece imprigionare
signora potesse pure essere
l'uno dall'altra disgiunti.
rato,
Appena fui carcelo vidi comparire coi suoi due alguazil,i quali,
mi perquisirono, e mi preordine
in seguito a suo
sero
fosse
evidente
colla
ch'ebbero
in dosso. Poscia
piuto
coml'uffizio loro, il corregidor mi fec^un
si bene
ramente
sinceinterrogatorio,al quale risposi raccontando
tutto ci" che mi
era
accaduto, ed eglifece
tutta
con
scrivere la deposizione , e poi se n'and"
la pagha.
nudo
la sua
gente, lasciandomi
sopra
che
io aveva
della
del
Invece
coniglio,
pernice e
fatto arrostire, mi portarono un
panetto ammuffato
il morso
rodere
ed un f"aschetto d'acqua, lasciandomi
stetti
nel mio camerotto, dove
quindicigiorni senza
eccetto
il
vedere
niva
un'anima,
carceriere, il quale vevivanda.
la meschina
a rinnovare
ogni mattina
di parlargli
occasione
lo vedevo, io cercava
Appena
secolui
discorso
di
tentavo
far
e
qualche
sar
per pasci"
colui
mai
la noia; ma
a
non
rispondeva
quanto
aveva
che
gli domandavo.
ho potuto cavargli
Per
una
volte
entrava
ed usciva
senza
guardarmi in viso.
Nel
sedicesimo
il corregidor, il
giorno comparve
solati,
quale mi disse: " Amico, ti porto buone nuove, conche il tuo processo
finito.
"
Ho fatto condurre
la
che
in
tua
a
era
Burgos
signora,
compagaia, e
dopo d'averla
risposte sono
purch"
Pegnaflor
fatta esaminare
ho trovato che le sue
bert",
tuo
in lifavore. Oggi sarai messo
a
il mulattiere,col quale sei venuto
da
tu raccontasti, confermi
Gacabelos, come
ad
Astorga
il suo
terrogatori
inse
conforme
della
a
quello
signora,
ti lascier"
in libert". " Queste parole mi sollevarono
da morte
credendomi
a- vita
e
gi" fuori
,
,
il
lecita
soldella
retta
e
d'imbarazzo, ringraziai giudice
che mi faceva ; ma
ancor
giustizia,
non
avea
terminato
in
di dire, che
il mulattiere
comparve
il
due arcieri. Io subito lo riconobbi, ma
mezzo
a
la mia
dubbio
venduto
aveva
briccone, che senza
sar"
subito
valigia con
d'esser
tutto
costretto
quello che
a
Digitizedby
CAPITOLO
51
XII.
confessato
di conoscermi, sfacciatamente
di
ch'io
di
mi
avermi
neg"
fossi,e
saper
Ali
traditore!
veduto
"
fessa
gridai allora: congiammai.
la roba
mia, e non
piuttostod'aver venduto
uno
bene, io sono
oltraggiare la verit": Guardami
di quei giovani , ai quali facesti quella gran
paura
della tortura. "
nel borgo di Gacabelos, minacciandoli
freddamente
Il mulattiere
rispose ch'io gli parlava
d'una
sostenne
ch'egliignorava: e siccome
cosa,
ferita
di
fu diffino all'ultimo
cosi
non
punto
conoscermi,
la mia
ad altro tempo
liberazione. " Figliuolo
tiere
mio, mi disse il corregidor, vedi bene che il mulat-
ricavato,
se
avesse
non
ne
nare
CAPO
Per
qual
E
Gil
Blas
usci
di
gione
pri-
AND".
DOVE
le mie
cende
vitutta la citt" si seppero
nella
io
le
mia
narrate
posizione,
dee quali
aveva
molti
la
curiosit"
di
venendo
a
dermi,
veoncle,
arrivavano
l'un dopo l'altro ad affacciarsi ad
finestrella
luce alla mia
che dava
prigione,e
Frattanto
tali
una
finalmente
caso
XIII.
per
quando m'aveano
guardato un poco, se n'andavano
pe' fatti loro. Sul principio mi maravigliavo di tal
novit",perch" in tutto il tempo della mia prigionia
anima
viva a quella finestra,
cortile
altro non
la quale guardava
dove
gnava
reun
che orrore
tal modo
e silenzio. Per
dunque
che tutta la citt" parlava di me,
conobbi
non
ma
dovessi
trarne
buono
cattivo
se
o
sapevo
augurio.
vidi
Uno
che
il
fu
musico
di
de'primi
Mondognedo,
della
avuto
quello,che al pari di me, aveva
paura
l'avea
data a gambe. Io lo conobbi
tortura, e
subito,
ed egli egualmente diede segno
di riconoscer
me;
in un
saluti , entrammo
quindi , dopo vicendevoli
nuova
lungo discorso, nel quale dovetti fare una
narrazione
pietosi.
de'cas" miei: ci" lo fece ridere e lo imvenuti l" commesso
Tutti coloro,i quali erano
non
avevo
veduto
mai
Digitizedby
52
BLAS.
GlL
e mi
per curiosit",mi commiserarono
unirsi al musico, e di fare ogni sforzo
promisero
di
berare
per farmi liE
dal
veramente
la
mantennero
carcere.
parlarono al corregidor a favor mio in
promessa;
modo
potendo egli aver
pi" dubbio sulla
che, non
mia
innocenza
specialmente quando il musico
gli
,
ebbe
settimane
tre
raccontato
venne
ogni cosa,
dopo
nella
mia
io fossi
tana e mi disse: " Gii Blas, se
tenerti
un
giudice pi" rigoroso potrei ancora
qui;
Gii
Blas
in
prigione.
non
-"
ed
impossibilech'io
che
m'aprisse
ordine
dar
andava
a
le porte: e di fatto
"
al
un
Allora
trovi
ri-
il giudice
carceriere
cne
momento
dopo
Digitizedby
CAPITOLO
il carceriere
fagotto di tela
viene
53
XIII.
con
e
dissi,
la signora
d'andar
a
voglio vedere
Burgos, dove
che ho liberato
ella
mi dar"
s'
e
qualche doppia
manca,
mi
abito
un
e
comprer"
porter" a Salapoi
nuovo,
del mio latino:
dove
cercher"
di trar prof"tto
la questione capitale si "
a
che non
ancora
sono
tendo,
V'inche
"
istrada
Burgos e
bisogna mangiare.
per
io
la mia borsa: ella per
v'offro
replic" egli:
avete
? che
far
vorreste
ora
"
"
Penso,
"
voi ben
sapete che un
tanto, ma
pesa
fuori , e me
La
trasse
" un
non
vescovo.
"
si bel garbo, che non
^la porse con
potei dirglidi
lo ringraziai
la presi tale quale ell'era,
e
no, onde
sciai,
tesoro.
mi
dato un
come
se
avesse
Dopo ci" lo lain traccia degli
andar
e uscii di citt" senza
altri
che aveano
cooperato alla mia liberazione ,
,
accontentandomi
loro nel mio cuore
solo di augurar
mille e mille benedizioni.
esaltar la
Il musico
avuto
avea
ragione di non
sua
borsa, perch" di fatto non vi trovai dentro molti
che
mesi
contanti.
Gi"
due
fortunatamente
erano
mi era
abituato
ad un
vivere
frugalissimo,di modo
che aveva
arrivai al
alcuni
reali quando
ancora
castello di Ponte
de Mula, che non
" troppo distante
da Burgos
dove
mi fermai
per prendere informaverit"
musico
non
Digitizedby
54
BLAS.
GIL
zione
di donna
Mencia.
steria,
questo fine entrai in un'o-
che
si
curava
molto
di
aver
Nella
Blas
XIV.
viene
accolto
susseguente
mattina
andai
prima
di
far i conti
con
Burgos
mi alzai per
1' ostessa
eh' era
donna
da
tempo
in
piedi
strada
del
me.
Domandando
nel
la
Digitized
by
CAPITOLO
castello
voleva
dove
55
XIV.
recarmi
sul
il
fece che mi
dell'oste
di Pegtaglio
contento
di rispondere alla mia
quale, non
mi
contezza
che
die'
don
Ambrogio era
,
morto
che
la
marchesa
da
tre
sua
e
gi"
settimane,
ritirata in un
di Burgos,
consorte
convento
si era
di cui mi disse anche
il nome.
volsi il piede
Tosto
di seguire la via del caverso
stello,
quella citt",in vece
com'era
la mia prima intenzione;e appena
in
traccia
del monastero, in cui trovacorsi
giunto
vasi donna
Mencia.
la portinaia, la
Ivi, chiamata
pregai a dire a quella signora che un giovine test"
uscito dalle prigionid'Astorga desiderava
parlarle.
La
soddisfece
la
mia
subito
e
richiesta,
portinaia
tornata
in parlatorio
un
po' dopo mi fece entrare
,
vidi
and"
che
dove
non
comparire alla grata,
guari
di don Ambrogio.
in abito di corrotto, la vedova
il benvenuto!, dissemi
Siate
"
graziosamente la
ormai
che
sono
signora : sappiate
quattro giorni che
scrissi ad una
venisse
persona d'Astorga,acciocch"
che
io desitrovarvi
da parte mia, e vi dicesse
derava
a
ardentemente
veniste da me,
che
appena
che
uscito dalla prigione,non
dubitando
punto
quanto
prima foste per essere
liberato,attesoch" le cose,
che ho dette al corregidor,doveano
bastare per vostra
voi
che
siccome
mi
fu
Ma
risposto
discolpa.
si saavevate
peva
gi" ricuperato la Ubert" e clie non
,
abboccassi
naflor, il
domanda
con
un
uomo
caso
che
di voi, cosi temeva
fosse avvenuto
di non
rivedervi
pi" e d'esser priva del piacere d"
manifestarvi
la mia
gratitudine,ci" che mi avrebbe
afflitta.State allegro,seguit" ella,accorgendosi della
di starle dinanzi
che io aveva
agli occhi
vergogna
ch'io
vi
addolorate
con
quell'abitodi accattone, non
vi vegga
nello stato in cui siete,perch", dopo il
quel
ho da voi ricevuto,sarei
la pi" ingrata di tutte le donne
facessi anche
se
non
stra
io qualche cosa
voi.
Voglio togliervidalla voper
misera
tanto
da
condizione, avendo
potere,
di
modo
il
facilmente
incomodarmi
trovare
senza
,
note le mie
adempiere al mio dovere. Gi" vi sono
grandissimo
benefizio che
continu"
ella
vicende
,
carcerati:
tutti e due
accaduto
dopo. Dovete
fummo
al giorno che
mi "
che
vi
dir"
ora
quello
dunque sapere che il correfino
Digitized
by
56
GIL
BLAS.
gidor
-"t:
._
Donna
Mencia.
il marchese, colpitocome
da un fulmine alla nuova
subito gravemente
della mia fuga , era
caduto
lato,
mastato dai medici
era
e peggiorando poi sempre
motivo
di
spedito.Questo incidente mi diede nuovo
sul
mio
nondimeno
destino:
amaramente
piangere
Digitized
by
Digitized
by
CAPITOLO
mandai
partecipargliil
59
XIV.
mio
trata
ritorno,e poscia,en-
"
-"
"
Digitizedby
60
GIL
giorni in questo
BLAS.
al
convento
,
quab
ho
divisato di
non
occorreva
una
miei
di
cena
intanto attendere
buona
fare una
e
a
rifarmi dei cattivi pastiavuti dopo la mia
vegnente,
per
uscita dalla
caverna.
Digitized
by
CAPITOLO
61
XV.
CAPO
XV.
Deliberai
gli
fece
Burgos.
di comprare
la domane
abito da caun
valiere,
persuadendomi di poter facilmente con questa
divisa sollevarmi
ad un
posto onorato e lucroso. In
tale lusinghiera idea, stavo aspettando il giorno con
impazienza, ed appena cominciai a veder luce m'alzai
e
svegliai tutti coloro che dormivano, strepitando
i camerieri, i quali erano
per r osteria e chiamando
ancora
a letto,e mi
ledizioni.
marispondevano soltanto con
Ma
finalmente
costretti
furono
a
levarsi,
lor malgrado
e
andare
chiamarmi
a
un
rigattiere,
il quale indi a poco
se
ne
venne
seguito da due
de'
facchini,ognuno
quali portava un fascio di tela
verde.
salutato, mi
Dopo d'avermi
garbatamente
disse : " Signor cavaliere, " una
che
fortuna
i camerieri
dir"
siano venuti
nella
mia
bottega. Non
che
miei
i
anche
sieno
non
gi"
fratelli
congalantuomini
la riputazione
mi guardi dall' intaccare
: oh ! no, Dio
del prossimo ; ma, a dirla schietta tra noi,
n'ha
coscienza:
non
abbia
ve
fra loro, che
uno
duri
che
sia
tutti
sono
l'unico
e
eglino
cupidi:
veramente
io
onesto
sono
perch" mi limito ad
,
moderato
d' una
un
lira
guadagno, accontentandomi
per soldo.... voglio dire d'
Dio mi par di esercitare
a
un
soldo
per
onestamente
lira,e grazie
la mia
fessione.
pro-
"
Il rigattiere,
dopo questo preambolo, al quale io,
da semplicione, prestaiintera credenza, fece disfare
il fardello da' suoi facchini, e mi mostr"
abiti di diversi
colori ed alcuni
altri di panno
uniforme
nel
colore. Ma, io trovandoli
troppo modesti, li rifiutai
colui , me
il che vedendo
ne
prov"
che parca
fatto sul mio dosso, e che, quantunque
uno
un
usato, mi colpi la fantasia. Era un giubbone
poco
maniche
con
frastagliatee con 1' accompagnamento
dei calzoni
chino,
d' un
e
mantello, il tutto di velluto turcon
disprezzo ;
ricamato
lo contrattai:
questo
che
Digitizedby
mi
^2
GIL
BLAS.
squisitissimo.
piaceva, lod" il mio gusto dicendolo
che voi ve ne intendete:
In f"' di Dio, sclam", si vede
"
sappiate che quest'abito " stato fatto per uno
il quale non
lo ha
de' pi" grandi signori del regno,
il velluto e il ricamo,
portato pur tre volte : esaminate
e
poi dite se ne avete veduto uno pi" bello e meglio
lavorato.
Quanto, dissi,ne volete? Sessanta ducati,
ch'io
furfante se altra volta non
sia un
e
rispose;
"
era
gli ho ricusati. " L' alternativa
urgente, ond' io
gliene esibii ffuarantacinque,mentre
potea
appena
la met".
valer
"
Signor gentiluomo, rispose egli
io non
domando
freddamente
pi" di quello che
,
dete
sola parola. Prenvale, n" mai faccio pi" di una
di questi,continu", indicandomi
uno
gli abiti
li dar"
da me
a
ve
miglior prezzo. " Egli
rifiutati,
che aguzzarmi
la voglia di comci" non
faceva
con
prar
in contratto
quello,del quale eravamo
; ed io
che
diminuire
volesse
di
non
imaginandomi
nulla,gli
colui vide che io con
contai sessanta
ducati. Quando
facilit" glieli
tanta
dava, credo che, ad onta della sua
di
domandato
di non
avermi
dolesse
coscienza, gli
di
contento
and" coi
ne
la mancia.
l)i",sicch", abbastanza
lira per soldo, se
ima
mancai
non
di dare
aver
guadagnato
facchini,ai quali
mantello, un giubbone e un
al ripaio di calzoni pulitissimi,
bisognava pensare
dell' abito, della qual cosa
mi occupai tutta
manenfe
la mattina; comprai biancheria, cappello,calzette
di seta, scarpe
ed una
spada : poscia mi vestii. Qual
si elegantemente abbigliato! I miei
gusto vedermi
occhi non
potevano, per cosi dire,saziarsi del mio
ha mai
vagheggiato
abbigliamento: nessun
pavone
tanta
le sue
vanit"
con
piume. In quello stesso
feci
visita
donna
seconda
una
a
giorno
Mencia, che
mi fece assai cortese
accoglienza, ringraziandomi
di nuovo
del benefizio
da me
ricevuto; e dopoch"
Dopo
da
comprato
un
nie,
parte e dall'altra si fecero le debite cerimoaugurandomi
ogni bene, mi diede il buon giorno
una
si ritir" senza
darmi
niente altro cir" un
anello
del valore
di trenta doppie, pregandomi di conservarlo
memoria
lei.
di
per
avuto
altro
Rimasi
ben mortificato di non
aver
0
che
mentre
quell'anello,
io
Digitizedby
CAPITOLO
generosit" della
della
fantasticando
tornai
fui vidi giungere dietro
che
in un
avvolto
63
XV.
tratto,sbarazzandosi
all' osteria, ed
gnora,
si-
entrato
il quale
uomo,
del mantello, in cui stava
a
me
un
disse, come
co' suoi
consigli.Ed
egli
dopo
alquanto
aver
ditato,
me-
seriamente
mi
disse:
"
Signor Gii Blas, io
molta
sento
voi : e giacch" avete
inclinazione per
sicch"
mostrato
tanta
fiducia
di me
verso
posso
quello
parlarvi sinceramente, vi dir" schiettamente
cui vi credo
a
pi" idoneo. Voi mi parete fatto per
di appogvi consiglio di andarvi
la Corte, onde
e
giarvi
d'avviso
non
partiate per Madrid
bisogna che
; ma
anche
l"
si giudica,
senza
seguito,perch"
sarete
come
e voi non
dappertutto,dalle apparenze,
considerato
del personaggio che vi
se
non
a
norma
Perci"
vedranno
desimo
voglio darvi io merappresentare.
in
una
un
giovine cameriere, fedele, savio,
a
qualche personaggio.
Sono
adunque
che
andiate
parola,
per
uomo
modo
mio.
due
Comprate
mule,
possibile."
Questo consiglio
m'andava
tanto
che
sangue
Digitizedby
una
sia
che
64
GIL
BLAS.
il di dopo comprai
col cameriere
che
due belle mule
e feci l'accordo
di circa
mi era
stato proposto. Era quegli un
uomo
il
di
e
cera
quale mi
trentanni,
semplice
devota,
di Gallizia,e chiamarsi
del regno
disse d'essere
strana
Quello che mi parve
Ambrogio di Lamela.
di rassomigliare agli altri domestici,
si fu che, invece
molto
i quali per lo pi" sono
interessati, egli
badava
dere
non
punto al salario ; anzi, mi fece intendi
tutto
che si sarebbe
accontentato
quello che
la bont"
di dargli. Finalmente, dopa
avessi avuto
d'aver comprato un
paio di stivaletti ed una valigia
e il danaro, pagai Toste
per chiudere Ja biancheria
V alba per
il giorno dopo partiida Burgos avanti
e
Madrid.
andare
a
laonde
CAPO
QUAL
La
DEBBA
CONTO
XVI.
FARSI
dormimmo
arrivammo
a
notte
prima
DELLA
FORTUNA.
Duegnas
il
condo
se-
giorno
Vagliadolid,a quattr'ore
smontati
ad una
dopo mezzod", dove, poich" fummo
la migliore del paese, lasciai
che
il servo
le mule,
ed io salii nella
curasse
nella
feci
la
mia
valigia da
quale
portare
camera,
della
mi
sentivo
servo
un
un
locanda, e siccome
cavar
po' stanco, mi gettai sul letto senza
neppure
stivali
addormentai.
Era
ed a poco
m'
a
gh
poco
quasi notte quando apersi gli occhi, e, chiamato
che
allora nell'osteria,
ma
era
Ambrogio, che non
domandai
donde
venisse,,
giunse poco tempo dopo, gli
ed egli mi rispose,con
che veniva
un' aria contrita,
da una
stato
gnore
a
ringraziare il Sichiesa, dove era
di averci
da
sinistro
nel viaggio
ogni
preservati
la sua
da Burgos a Vagliadolid. Lodai
devozione,
arrostire
un
e
poscia gli ordinai che mi facesse
osteria,che
pollo per
mi
parve
cena.
in camera
io dava
Mentre
quest'ordine,
comparve
torcia in mano,
dama
l'oste con
scortando
una
una
pi" bella che giovane, splendidamente vestita,con
che
moro
vecchio
che le dava
un
braccio, ed un
le portava la coda.
Rimasi
maravigliata
un
poco
Digitizedby
"6
GIL
complimento mi
di Pegnaflor: e
signora fosse
mi
che
una
BLAS.
di
dello scroccone
sovvenire
fece
che
la
cominciavo
gi" a sospettare
da quello
scaltra avventuriera; ma
disse
migliore opinione.
di donna
germana
voi
si
a
Mencia
di
professa
ho
ricevuto
mattina
una
sua
tanto
Questa
obbligata.
andate
lettera, in cui mi scrive che ha saputo che
che foste per
Madrid, e perci" mi prega, nel caso
a
di qua, di fare tutto ci" che posso
per voi.
"
Io sono,
passare
informarmi
ad
subito corsi per tutte le locande
vi
che
:
dei forestieri
sono
alloggiatifinalmente, dopo
Io
candiere
vado
girando, al ritratto che questo loche
certo
ha fatto di voi, ho tenuto per
di mia
il liberatore
dovete
essere
cugina. Intanto
ad
voi mi farete il piacere di venire
albergare in
sai
ascasa
mia, dove potrete godere i vostri comodi
alla
adducendo
Volli
che
scusarmi,
qui. "
meglio
due
ore
che
mi
non
le avrei dato troppo incomodo
; ma
di resistere a' suoi
vi fu modo
replicatiinviti. Gi"
steria,
carrozza
una
era
apparecchiata alla porta dell'ola mia
di far metter
dov'ella si diede cura
fanti
valigia,perch" eranvi, a quanto diceva, molti furverificato.
il
che
si
" purtroppo
a
Vagliadolid,
vecchio
lei e col suo
In fine entrai nel cocchio
con
portar
trastal modo
cavaher
servente, lasciandomi
per
via dalla locanda
con
grande rammarico
deiroste, il quale si vide privo d" quel guadagno, su
lui.
calcolato se fossi rimasto
cui aveva
con
alcune
la
nostra
giravoltefermossi
carrozza,
Dopo
alla porta d'un palazzo, per le scale
smontammo
e
adbene
del quale salimmo
molto
in appartamento
signora
che
"lobbato, dove
erano
accese
venti
trenta
candele,
ai
venivano
parecchi servitori,
s'era
ancor
quali la signora domand"
giunto don
rivolta
di
ed
avendo
essi
verso
Raffaele;
risposto no,
di me
: "
Signor Gii Blas, disse,attendo questa sera
mio
nostro
stello
cache deve
ritornare
da
un
fratello,
lontano una
decina di chilometri:
quale gradita
cui
la
lui
trovar
a
un
qui
sorpresa
per
uomo,
Noa
! "
nostra
ricoaoseenza
tanta
famiglia deve
ella ancora
aveva
finito di dire,che. si senti remore
ci fu detto esser
e
appunto arrivato don Raffaele,
e
dove
andavano
Digitized
by
il
quale
67
XVI.
CAPITOLO
momento
Era
un
dopo comparve.
vine
giodi bella statura e di nobile
cui
a
portamento,
rivolta la signora: " Mi rallegro,disse, del vostro
bene
a
gliere
accoritorno, o fratello: voi mi aiuterete
il signor Gii Blas di Santillana, uomo
cui
a
la nostra
dimostrare
non
potremo mai abbastanza
gratitudine per tutto ci" ch'egliha operato a favore
di donna
Mencia, nostra
parente. Prendete, prosegui
ella porgendogli una
lettera, leggete quello che
mi ha scritto. " Don
Raffaele
essa
Tapri e lesse ad
alta voce
Camilla.
Il signor
queste parole : " Mia cara
Gii Blas di Santillana,che mi salv"
Tonore
e
alla Corte,
la vita, e che ora
viaggia per andare
dubbio
passer" senza
per Vagliadolid.Vi prego, per
la nostra parentela, e pi" ancora
per ramici zia che
tra noi, di tenerlo
stra
qualche tempo in casa vopassa
che
e di trattarlo
seconderete
asgenerosamente. Confido
i miei desiderii e che il mio
liberatore
ricever"
da voi e da don
Raffaele,mio cugino, ogni
Da
vostra
La
generosit" e cortesia.
Burgos.
un
"
affezionatissima
"
cugina
esclam"
"
Mencia.
donna
"
tera
Raffaele, dopo letta la letgina
questi " dunque quel cavaliere, a cui mia cu-
Come!
:
don
Io
questi complimenti,
che furono
seguiti da molti altri dello stesso tenore,
conditi
mille carezze
con
e
dosi
; dopo di che, accorgenche io portava ancora
li fece
me
gli stivah,
dai suoi camerieri.
cavare
in un* altra stanza, dove
Fatto
questo, passammo
era
apparecchiata la tavola,a cui dalla signora e
dal cavaliere
fui invitato a sedere, ed essi pure sedettero
cento
cose
gentilidurante
meco, dicendomi
.
Digitizedby
68
la
GIL
Io
cena.
non
tenessero
BLAS.
che la
proferiva mai parola, senza
facevano
a gara
oracolo, mentre
offrirmi e nel farmi
assaggiare di
per un
l'altro neir
Tun
Don
qualunque manicaretto.
alla salute di donna
stesso. Mi arresi facilmente
Raffaele
beveva
sissimo
speslo
io
faceva
Mencia, e
alle sollecitazioni
che
Camilla.
mi
con
fecero,eglie
sua
di
sorella,
restare
alcuni^giorn"
loro.
Allora
di
propose
don
eh* io
Raffaele,vedendo
soggiornar qualche tempo in
di condurmi
seco
nel
suo
aveva
sua
accettato
casa, mi
del quale
castello,
Digitizedby
CAPITOLO
69
XVI.
compagnia:
insomma
che
passerete le ore
spero
ch'ebbi
Accettato
liber"
rinvilo, si ded'andare
il di seguente a quel bellissimo
stello,
calietissimi di aver
e
formato
si dilettevole
un
ci
levammo
di
Raffaele
Don
tavola.
divisamente,
non
capiva in s" dalla gioia." Signor Gii Blas, mi
disse
mia
abbracciandomi, vi lascio con
sorella;
vado
dare i miei ordini e a far invitare tutti coa
loro
che debbono
della brigata." Ci" detto,
essere
colla
usci,dalla stanza; ed io restai conversando
la
ade
signora,
quale, prendendomi per la mano
il mio
docchiando
anello:
Voi
"
avete, disse, un
bellissimo diamante, ma
troppo piccolo: v'intendete
di gioielli
?" Le risposi
di no.
" Mi
dispiace,replic"
ella, perch" volea che mi diceste quanto questo
valere. " Ci" detto, mi mostr"
bino
ruun
possa
grosso
che aveva
in dito,e, mentre
io lo ammirava,
mi disse: " Uno
dei miei
che
fu governatore
zii,
nel possedimenti delle Isole Filippine,mi ha
lato
regadi Vagliadolid
questo rubino, che dai gioiellieri
fu stimato
trecento
lo credo, risposi,
doppie. " Ve
lo trovo di una
bellezza. "
perch" a dir vero
rara
Ed ella: " Giacch"
dunque vi piace, voglio fare un
cambio
voi. " E in un
con
tratto, pigliando il mio
anello,mi pose il suo nel dito mignolo." Dopo questo
il modo
cambio, che mi parve
pi" gentile di
fare un
notte
regalo,Camilla mi augur" la buona
si ritir".
e
Mi chiusi nella stanza
detto
da letto, dopo aver
al mio
servitore
di venirmi
di
buon
a
svegliare
mattino.
Invece
di dormire, me
stava
ne
giando
vaghegle fantasie piacevoli,
che m'inspiravano il mio
la mia
rubino
e
valigia posata sul tavolino. " Sia
senza
annoiarvi.
"
Digitizedby
70
GIL
signore. "
Io
BLAS.
nella sua
terra.
il sonno
venne
imagini deliziose,
mi
sentii
da non
pupille;e poich"
andai
in
letto.
m
i
e
poter resistervi, spogliai
mattina
La
dendo
quando mi risvegliai,veappresso,
ch'era tardi, mi stupiva che il mio
servitore
eh'
l'ordine
da
avea
me
non
egli
comparisse dopo
ricevuto. " Ambrogio, dicea fra me
stesso, il mio
in chiesa, o bisogna
fedele Ambrogio, o " andato
dire che oggi sia molto
and"
non
poltrone." Ma
di lui per
guari ch'io perdettil'opinioneche aveva
molto
concepirne una
peggiore,attesoch",essendomi
vedendo
il
n"
levato,
pi" la mia valigia,mi nacque
la notte me
l'avesse rubata;
sospetto che colui durante
la
fatto
chiarirmi
del
e per
apersi
porta della
volte l'ipocrita.
varie
Alle mie
camera
e chiamai
chiamate
un
vecchio, il quale mi disse:
comparve
Che volete,signore ? Tutta la vostra comitiva
"
parti
dalla
avanti
mia
dalla
Come
vostra
"
"
casa.
giorno
di don Raffaele?
casa?
io in casa
"
son
gridai:non
chi sia costui,so che voi siete
Ed egli: " Io non
so
il padrone. Ieri,un'ora
locanda
in una
ch'io
e
sono
avanti
la vostra venuta, la signora che
cen"
con
voi venne
domandare
a
questo appartamento per
gnito,
diceva
un
signore,che,
ella, viaggiava incogran
mi ha anche
e
anticipatamente pagato. "
Indovinai
allora l'enigma, e, sapendo quel che
Raffaele
tante
In mezzo
a
le
mie
a
gravare
che
don
mi
apparecchiava
"
di Camilla
don
Raffaele, conobbi
e di
pensare
in piena coche il mio servo,
il quale era
gnizione
venduto
damici
a
quei
affari,mi aveva
mia
furfanti. Ma, invece
alla
goffaggine
d'imputape
che
mi
l'infausto accidente,e di pensare
non
rebbe
saavuto
accaduto
avessi
se
non
l'imprudenza
di confidar
tutto senza
a
ragione
Majuelo, accusai
la fortuna, che non
alcuna
ne
ledissi
aveva
colpa, e macento volte il mio avverso
destino. Il padrone
della locanda, a cui raccontai
la mia
disgrazia, la
quale forse gli era nota al pari di me, mostrava
al mio dolore
d'esser commosso
e mixompiangeva,
protestando d'esser desolatissimo che il fatto fosse
in casa
accaduto
io credo
ma
che, ad onta di
sua;
tali dimostrazioni,
minor
avesse
egli non
parte a
doveva
Digitized
by
CAPITOLO
questa furfanteria
ho
altro
deiroste
CAPO
Deliberazione
della
presa
da
di
T
attribuito
sempre
71
XVII.
onore
XVII.
Gil
Blas
dopo
l'affare
locanda.
inutilmente
deplorata la mia disgrazia,
alla malinconia,
di cedere
pensai che, invece
la cattiva
mia
dovevo
piuttostofarmi forte contro
sorte; laonde mi feci coraggio e, nel vestirmi,per
mia
consolazione,diceva: " Sono anche abbastanza
mi abbiano
che cotesti bricconi
fortunato
non
mito
gherle vestimenta
ducato
che
altro
e
tengo
qualche
in tasca. " Fui
anzi
loro
riconoscente
questa
per
la generosit" di non
discrezione
tanto
pi" ch'ebbero
terzo
che diedi all'oste per un
togliermi gli stivali,
uscii dalla
di quello che m'erano
costati. Finalmente
locanda
senza
avere, la Dio merc", bisogno d'alcuno
che feci,
che mi portasse la valigia.La prima cosa
l'osteria,
alfu d'andar
fossero
vedere
ancora
le mule
a
se
Dopo
avere
dove
Io
il
giorno precedente
tati.
smon-
eravamo
le
non
avesse
cosi giustamente
in quella sera
medesima
andato
era
a prenderle; per la qufllcosa,
gia,
la valiio loro dato un
insieme
avendo
addio
con
malinconicamente
n'andai
me
a
per
capo chino
al partito a
cui
le contrade, meditabondo
intorno
che tornassi
mi diceva
doveva
appigliarmi. Il cuore
cia;
Mendonna
di bel nuovo
a
sare
abusarebbe
stato un
che
considerando
ma,
in
animo
di quella signora, e che
del buon
donai
aggiunta dovevo comparire per un imbecille, abbandi
andava
io
ne
me
questo pensiero. Intanto
Burgos
per
ricorrere
fra
conosco
me
l'occhio
di
Camilla,'sospirava
Io
stesso:
"
benissimo
ch'io vada
" necessario
che sono
mi convinca
uno
volli accertarmi
Nondimeno
non
rubino,
sul mio
non
di
m'intendo
ch"
i barattieri,tantodal gioielliere
ch"
per-
stupido."
quanto
di
valeva
Digitizedby
il
72
mio
BLAS.
GIL
mostrarlo
ad
un
ielliere,
giotre
ducati; la quale stima,
strana, fece si che mandassi
andai
anello,e perci"
lo valut"
mi paresse
bench"
non
al diavolo
la nipote del governatore dell'Isole Filippine,
altro
feci
che
dire
rinnovarle
non
o
per meglio
l'augurio.Appena uscito dalla bottega,vidi passarmi
fianco un
a
guardandomi
giovanotto,che si ferm"
in mente
mi veniva
A bella prima non
attentamente.
bench"
il suo
perfettamente lo conoscessi,ed
nome,
gete
egli di ci" accorgendosi mi disse : " Gii Blas, finconoscermi?
voi di non
il
figliodel
oppure
barbiere
tal modo
si " per
cangiato che
Nugnez
di
Non
vi ricordate
non
possiate pi" ravvisarlo?
Fabrizio
vostro compatriota e vostro
condiscepolo? "
finito di parlare io gi" l'aveva
che avesse
Prima
riconosciuto
ambedue
colla
ci abbracciammo
; laonde
che
maggior
d'averti
cordialit".
incontrato!
del miocuore.
"
Io
"
"
Oh,
caro
non
"
Viva
Dio!
tu sei
stato ti vedo!
bella spada, calze
d'un principe: una
ricamato
di seta, abito di velluto
d'argento? Capperi
! bisogna che tu abbia
fatto fortuna. "
ganni,
T'in"
come
risposi:i miei interessi non prosperano
tu ti imagini. " Ed egli: " Parliamo
parliamo
d'altro,
d'altro! tu vuoi fare il prudente. Oh, oh!
e
questo
bel rubino, che avete
in dito,signor Gii Blas, dite
di grazia da qual parte se ne
viene ?"
L' ho
"
stupore, in quale
vestito al par
"
"
sfacciata barattiera.
avuto, risposi,da una
Pronunziai
queste parole si mestamente,
"
che Fabrizio
che
io
in
stato preso
era
qualche
capi
mi
sollecit"
i
miei
a
e
trappola, per"
narrargli
casi,
la sua
e io non
curiosit" ; ma,
indugiai ad appagare
siccome
fare un
dovevo
lungo racconto, ed oltre a
ci" noi non
volevamo
trammo
separarci tanto presto, enin una
bettola per conversare
l'agio.
bela nostro
subito
dopo la m"a
gliparvero
partenza
ci" che
m'era
accaduto
da Oviedo.
Le mie avventure
assai strane, e, dopo d'avermi
veramente
dello stato deplorabile
protestato d'essere commosso
in cui io mi trovava, fini col dire : " Axnico,in nessuna
disgrazia della vita bisogna mai disperarsi:
se
un
uomo
deve
d'ingegno " nella miseria
aspet-
Digitizedby
74
GIL
anch'io
gli affari,e
forse
BLAS.
riuscir"
farmi
ricco. "
mio
brizio,
Fa"
caro
Queste sono
risposi,
speranze,
io per me
ne
e
me
non
congratulo teco, ma
mi diparto dal mio
primo disegno : anzi vado, senza
cambiare
contro
una
toga il mio
perder tempo, a
abito ricamato, poscia parto per Salamanca,
dove,
collocato
sotto
sar"
la
bandiera
mi
deiruniquando
versila, trover" un posto di precettore."
La
miseria che m'incalzava
e l'aria di contentezza
che spirava sul volto di Fabrizio, mi persuasero
ad
ascoltare
i suoi consigli,cio" di mettermi
servire.
a
fummo
dalla bettola,il mio
Intanto usciti che
patriota
comcosi mi disse: " Io voglio immediatamente
fcui ricorrono
condurti
da un
a
quasi tutti i
uomo,
servitori che sono
Siccome
sulla strada.
vi sono
cuni
alreferendarii
che l'informano
di tutto ci" che
nelle famighe, cosi egli sa
succede
dove
mancano
servi, e perci" tiene un'esatto
registro."
Mentre
parlavamo d'un' agenzia di indirizzi tanto
mi
dusse
conparticolare,il figlio del barbiere
Nugnez
in un
in
entrammo
una
sipola,
cavicolo,pel quale
sui cinquantanni,
dove
trovammo
uomo
un
che scriveva
al tavolino. Lo
salutammo
con
grande
sia
che
fosse
rozzo
rispetto;ma,
natura, sia
per
che non
fosse avvezzo
altri che postiglioni
vedere
a
moversi
dalla
e
lacch", ci accolse con riserbo senza
la
chinando
testa.
sua
e
leggermente
panca,
appena
ai
Vedendo
dalla
testa
mi
piedi,
ch'egli
squadrava
mi accorsi che si stupiva che un
giovine vestito di
a
belle
velluto ricamato
collocati
promettono
ottenuto
monti, e, quando hanno
quel che
benefizio.
del
la
memoria
"
desiderano, perdono
Come?
ch'ia
"
dir forse
replic" Fabrizio,vorreste
mari
Digitizedby
CAPITOLO
75
XVII.
Avreste
"
"
quello che conveniva?
di
Arias.
fare
cosa
pi" ", rispose
qualche
potuto
Allora
interruppi il dialogo,e dissi al signor Arias
che io non
avrei peccato d'ingratitudine,
che, per farglivedere
abbia
non
fatto
che la riconoscenza
volevo
precedesse
in
dire
cavai
di
tasca due
sua:
e
questo
l'opera
promettendogli che
ducati, che gli posi in mano,
fermato
sarei
cosi
mi
a
non
piccola cosa, se mi
buona
collocato
in una
avesse
famiglia.
del mio
modo
di trattare , e
Egli parve contento
disse che gli piaceva che
si facesse
lui.
cosi con
che sono
Indi seguit" " Ho
alcuni posti vacanti
cellenti;
ecli nominer"
ad uno
ad uno, e voi sceglierete
ve
quello, che pi" vi aggradir". " Ci" detto,
mise
un
registro,che
gli occhiali,e preso in mano
sul tavolino, volt" alcune
stava
minci"
pagine, e poi coha bisogno
a leggere : " Il capitano Torbellino
d' un
collerico,
famiglio. Questo signore " uomo
bestiale e fantastico,
stona
brontola
continuamente, e bain modo
vitori.
da storpiareil pi" delle volte i suoi serVoltate, risposiio a tal descrizione,questo
" "
" di mio genio. " La mia vivacit" fece
capitano non
sorridere
La
essa
non
seguente
Sandoval, vecchia
" presentemente senza
servo
e sofistica,
:
f"cilmente
difil
vuol
mai
ne
avere
pi" d'uno,
quale
lei :
intero
rimanere
con
un
pu"
giorno
vedova
brontolona
"
nel modo
Manuella
di
"
Digitizedby
76
BLAS.
GIL
XVIII.
CAPO
GiL
.
Blas
va
celebre
UN
VENTA
il
servire
Sangrado
dottor
di-
MEDICO.
Fabrizio
a presentarmi a quel
Pertanto, andai con
attentamente
famoso
medico, il quale, dopo avermi
considerato, mi disse : " Mi sembri un buon giovane,
quindi,se
tu
"
mio
che
discepolo
servo.
"
speranza
la scuola
a
avea
nome
di
di
egli
destinato,
casa,
e
l'abitazione
chiamarlo
mandavano
a
A
mentre
questo oggetto
per la citt".
vecchia
in
cui
teneva
una
un
fantesca,
registro,
in casa, notava
ch'era
che avesse
la sola persona
di
ma
gl'indirizzi;
primieramente ella non
sapeva
scrivere
da
uno
con
avea
ortografia, e poi
zampa
gallina si che il pi" delle volte non potea diciferarsi
sola parola. Egli dunque
m'incaric"
di tener
una
che
buon
diritto
il
a
chiamarsi
libro,
quel
poteva
de' quali
registro dei morti,perch" quasi tutti quelli,
morivano.
i nomi,
io notava
Io scriveva
dunque il
coloro
di
che
voleano
l'altro
nome
do,
monpartireper
nella stessa guisa che lo scritturale di un banco
di vettura
ad uno
quelli
pubblica nota tutti ad uno
che accaparrano
siccome
allora
i posti.E
v'era
non
accreditato
del
in Vagliadolid nessun
medico
pi"
Digitizedby
CAPITOLO
77
XVIIl.
movimento;
se
fosse
troppo alterato,essa
ne
dererebbe
mo-
tanto
r impeto. " E il nostro
dottore
era
imbevuto
di tale opinione,che, sebbene
decrepito,
la
beveva
mai
altro
che
definiva
non
Egli
acqua.
vecchiezza
tisinaturale, che dissecca e consuma,
una
di tale sentenza
e a norma
compiangeva V ignoranza
di coloro,che dicono essere
il vino il latte dei vecchi,
anzi t"eneva per certo
che il vino li corrodesse
e li
diceva
molta
con
eloquenza che
quel funesto liquore " per loro e per tutti gli altri
uomini
traditore
amico
e un
un
vole.
piacere inganne-
distruggesse, e
Ad
d'essere
Digitizedby
78
GIL
BLAS.
puoi
fanno manifesta
ingiustiziaa questo viscere,velando
il
in tal modo
voluttuoso loro appetito."
che non
Vedendo
di buon
era
gusto il mostrarmi
carriera
nella
della'
indocile,trattandosi d'entrare
medicina, parvi
delle sue
fesser"
ragioni, e conpersuaso
d' esserlo stato in realt" ; per lo che
continuai
bever
sull'autorit" di G"lso, o,
a
acqua
la bile con
ad annacquare
per dir meglio, cominciai
bibite strabocchevoli
di
di quel liquore: e comecch"
in
mi
sentissi
giorno
giorno
pi" indebolito,
sempre
nondimeno
il pregiudiziola vinceva
suU' esperienza.
Nonostante
non
potei resistere
pi" a lungo alla
violenza
dei dolori, i quali s'aumentarono
tal
per
che finalmente
modo
donare
presi la risoluzione di abbanil dottor Sangrado. Ma
un
egli mi addoss"
c
he
mi
fece
di
"
uffizio,
cangiar
Ascolta,
parere.
mi
io
di
disse
un
sono
non
figliuolo,
giorno:
que'paanche
[1] Autore
raedicinft.
d' un
opera
latina,
molto
stimata,
intorno all^
CAPITOLO
duri ed
79
XVIII.
i loro
dar ad essi antecedentemente
nessuna
contento
di te, ti
ricompensa de' loro servigi : sono
che
tu
abbia servito
aspettare
voglio bene, e senza
divisato
di
ho
la
fare
tua fortuna
pi" lungamente,
insegnandoti sul fatto l'oggetto dell'arte salutare,
che da tanti anni
fanno
professo.Gli altri medici
di essa
in mille difficilisla conoscenza
sime
consistere
scienze , ed io invece
pretendo d' abbreviarti
strada troppo lunga e risparmiarti la briga di
una
studiare
la f"sica,la farmacia, la botanica
e 1' anatomia.
Salassi e acqua
in
mio, ecco
calda, amico
l'
che sta il segreto per guarir tutti i mali. Si, arcano
maraviglioso, eh' io ti rivelo e che la natui:a,impenetrabile
ha
ai miei confratelli,
non
potuto celare
in questidue
alle mie osservazioni," tutto raccolto
ho altro da insegnarti
punti : salassi e acqua calda. Io non
: tu gi" sai la medicina
fondatamente, e, profittando
della mia
del frutto
lunga esperienza, sei
"ra ,
gi" divenuto perito nell' arte al pari di me.
prosegui egli,tu puoi sollevarmi dal peso, tenendo
alla mattina
il nostro
dando
anregistro, e dopo pranzo
fuori a visitare parte de' miei ammalati.
"
nato
addottriil
dottore
d'avermi
si
Ringraziai
prest"
di
da poter servirgli da sostituito,
e, per segno
riconoscenza
della bont"
che
m'avea
dimostrato,
gli promisi di seguire in tutta la vita le sue dottrine,
fossero
contrarie
a
quand' anche
quelle d' Ippo-
dreni
servi
senza
dire, non
questa asserzione, per vero
totalmente
sincera, perch" disapprovai la sua
opinione sull' acqua, e feci proponimento di bever
veder
malati. Smisi
vino
a
ogni giorno, andando
volta il mio abito ricamato, per
adunque la seconda
crate.
Ma
fu
del mio
padrone [1], e assumere
di medico
; dopo di che mi preparai ad
esercitare
la medicina
di chi si presena
spese
tasse.
Cominciai
ammalato
da un
alguazil,che era
salassi
di pleuritide,
ordinai che gli si facessero
e
"enza
misericordia,e che glisi desse acqua senza
misura.
In seguito entrai in casa
d'un
pasticciere,
indossarne
uno
r apparenza
II]
I medici
portavano
allora
un
abito
particolare.
Digitized
by
80
GIL
questo
calda,
BLAS.
strillare,ed
i
salassi
e V acqua
parimenti
risparmiai
che
gli ordinai di bere ad ogni momento.
continuamente
non
Il dottor
Sangrado.
Digitized
by
mi
non
82
GIL
BLAS.
sull' ammalato, e
le sue
osservazioni
dicanti
tutti i sintomi infatto considerare
la natura
del male, mi
domand"
con
qual
io pensassi di curarlo.
"
Penso, risposi,che
cominci"
far
d' avermi
dopo
metodo
bene
vada
fargli cavar
ogni giorno, e dargli
sangue
continuamente.
calda
da bere
" A
queste parole
acqua
mi
il dottorello
maliziosamente
sorridendo
,
,
vargli
saldisse : " Credete
voi che questi rimedi
possano
mezza,
ferla vita ?
Non
con
ne
dubito, esclamai
essi devono
produrre questo effetto,perch"
"
datelo
ogni sorta di malattia : domanal dottor
ha
Sangrado. " Ed egli: " Gelso
dunque gran torto, ove assicura che per guarire pi"
specificicontro
sono
facilmente
un
idropico " buona cosa di farglipatire
la
la fame
sete.
e
Gelso, soggiunsi, non " il mio
oracolo
: eglis' inganna al par di ogni altro,e qualche
volta mi piace di andar
alle sue
contro
opinioni.
"
il sistema
Ai vostri discorsi,disse Guchillo, conosco
vuol
costante
dottor
il
che
e
Sangrado
prediletto,
insinuare
ai
giovani praticanti:il salasso e l'acqua
la sua
mi
medicina
sono
universale, e perci" non
"
stupisco se
scendiamo
l'avete
sapr" rispondervi,e
tocchi
Dionisio
ho
becco
il
vedremo
il dottore
ancora
che
il ridere.
allora
ed
chi
e
"
Guchillo
?
che
unghie,
quale, ad onta della
sua
noi
san
conoscete
Sappiate, amico
non
di
di
caro
,
affatto Sangrado,
vanit" e della sua
temo
Digitizedby
CAPITOLO
altro
"
presunzione, non
03
XIX.
che
uno
stravagante. " Il
colla sua
collera,sicch"
gli risposi aspramente ; ci" che fece anch' egli dal
che si venne
ben presto alle
canto
suo, di maniera
E
di
menarci
3)rutte.
varii
avemmo
tempo
pugni
molte
ciocche
di
di
e
strapparci
capelliprima che
il farmacista
e il suo
congiunto potessero distaccarci.
mi
medicuzzo
fece
ridere
essendovi
Finalmente
riusciti
pagarono
il mio
avversario, che
visita, e
trattennero
in apparenza
dalla
Neir uscire
pi"
mi
cominci"
Invero,
non
torto: io
la
me
rono
giudica-
dotto.
del
farmacista, incontrai
presa,
guard" a lungo pieno di sor-
casa
Fabrizio, il quale
indi
ridere
a
aveva
sgangheratamente.
cava
mantello, che strasci-
un
terra, con
un
mi
cosi ?"
"
rispettaun
nuovo
parte
che
".
Fabrizio
lo
Ti
io
i miei
chiamano,
faccio
ridendo, la tua
"
e, per dirla
volli essere
con
vado
vederne
una
complimenti
riprese
sembra
invidiabile,
,
sorte
Alessandro,
mi
se
non
fossi
Fabrizio,
ci separammo
promessi
saremmo
non
Digitizedby
mi
84
GIL
BLAS.
il giorno appresso
dall' ordinare
disanim"
salassi e
calda. L'indomani, incontrai nella contrada
una
acqua
domandandomi
che
s'avvicin"
mi
fossi
se
vecchia,
io
eh'
l'
avendole
ed
medico
era
: " Quando"
risposto
;
di venir
" cosi, dissemi, vi supplico umilmente
a
Baruffa
visitare mia
e
la
non
conoscere
vecchia,
che
medici
due
nipote,che
posso
in
entrare
donna
una
dei
"
quale
[pag. 83].
letto da
sia il suo
qualche giorno,
male.
mi
"
Seguii
mi
fece
condusse
a
casa
sua, e
dove
vidi
bene
una
camera
addobbata,
in letto. Approssimatomi per osservarla,
Digitizedby
CAPITOLO
85
XIX.
mi pareano
le sue
nuove
dola
sembianze, ed avenfissata alcuni istanti,
tardai a riconoscere,
non
timor d'ingannarmi, V avventuriera
senza
che sotto
il nome
di Camilla mi avea
cosi solennemente
lato.
burQuanto a lei,o fosse la gravit" del male
che
r opprimeva, o fosse il mio
abito da medico
che
,
lutto trasfiguravami agli occhi suoi, parve
che non
mi riconoscesse.
Avendole
pigliatoil braccio per
tastarle il polso,m' accorsi tosto eh* ella avea
in dito
il naio anello. Alla vista d' un
eh*
era
oggetto
mio,
arsi dalla bile e fui fortemente
tentato di riprendermelo
colla forza ; ma,
considerando
che le donne
si
sarebbero
poste a gridare , e che don Raffaele
o
alle loro grida,scacqualche altro poteva accorrere
ciai
da me
eh*
tentazione,
e
era
questa
meglio
pensai
dissimulare e prender consigliosopra ci" da Fabrizio.
io prendeva questa risoluzione,la vecchia
Mentre
mi esortava
dirle il male
di sua
a
nipote. Io non
fui tanto sciocco da confessare
la mia
ignoranza,
anzi volli fare il saccente, e, contraffacendo
il mio
che
il male
maestro, dissi gravemente
proveniva
da mancanza
di traspirazione,
e che per conseguenza
bisognava cavar
stituto
perch" il salasso " il sosangue,
naturale
della traspirazione;e in aggiunta,
deviare
dalle nostre
per non
regole,ordinai bibite
d* acqua
calda.
Sbrigata la mia visita pi" presto che poteicorsi
dal figlio
di Nugnez, ed avendolo
incontrato
sul punto
che usciva
di casa
andar
ad
missione,
eseguire una comper
di cui era stato incaricato dal suo
padrone,
fosse
se
gli raccontai tosto il caso, e gli domandai
ben fatto il far arrestare
Camilla
dagliagenti della
giustizia." Che dici? rispose Fabrizio, questo non
" il modo
lo farebbero
di ricuperare Fanello, che
vendere
le
del
Ricordati
processo.
per pagare
spese
della prigioned' Asterga. Piuttosto dobbiamo
valerci
della nostra
il tuo diamante;
industria per riavere
lascia fare a me, che trover" qualche stratagemma
T intento,
macchiner"
e
qualche cosa
per ottenere
andando
allo spedale,dove
dire due
debbo
parole
al provveditore da parte del mio
Tu
va
padrone.
intanto ad aspettarmi alla nostra
bettola,ed abbi
brevi
momenti.
di
un
"
p"*
pazienza,che sar" tuo fra
non
Digitized
by
80
OIL
BLAS.
Digitized
by
CAPITOLO
87
XIX.
Piet",misericordia,
signor Gii Blas,vi scongiuro per
la donna, che vi fu madre, abbiate di me
compassione.
"
che non
sventurata
la mia
se ascolterete
colpevole: ne sarete
storia.
No, signorina
so
voglio ascoltarvi:
Camilla, sclamai, non
troppo
neir inventare
bene quanto siate maestra
romanzi.
volete permettermi
Ebbene, riprese,giacch" non
vi
il vostro anello,ma
di giustificarmi, render"
non
mi rovinate. " Cosi dicendo, cav"
dal dito il mio
lo porse. Ma le risposiche non
anello e me
bastava
la restituzione dei
il diamante, e eh' io volea anche
nella locanda.
mille ducati rubatimi
Oh ! i vostri
"
li domandate, perch" quel
ducati poi,signore,non
me
Raffaele
li port" via in quella
traditore di don
se
Eh, furfannotte,n" ebbi posciapi" notizia di lui.
avete
tella,disse allora Fabrizio, non
dunque altra
scusa
per cavarvi d'impaccio,fuorch" il dire che non
la vostra
Non
vi
avete avuto
parte della focaccia?
redimerete
che
si
buon
mercato
basta
solo
siate
a
:
stata complice di don
Raffaele, perch" dobbiate
conto
della vostra vita passata: voi avrete
render
d'
gi" pi" un peccato sulla coscienza;e perci"bisogna
che veniate. "
di tutto
Le
due donne, a questo discorso, faceano
a
compassione ed empivano la stanza
per muoverci
di grida,di lagrime e di lamenti. Da
una
parte la
vecchia
s' inginocchiava, ora
all'
dinanzi
alguazil,
l'
daldinanzi aglisgherri,implorando misericordia;
ora
dolci accenti
mi
a
con
altra, Camilla
pregava
della giustizia.Ed io, fingendo
salvarla dalle mani
di lasciarmi ammollire:
"
Signor ufifiziale,dissi al
mante,
di Nugnez, poich" ho ricuperatoil mio diafigliuolo
fa
al rimanente.
bado
non
No, rispos'egli,
d'uopo ch'io adempia al mio dovere ; mi " stato espressamente
Sono
pi"
convinto
"
"
"
"
d' arrestare
queste donne, colle
un
quali il giudice vuol dare al mondo
esempio.
ad
Ah, di grazia, ripigliaiio, piegatevi un
poco
istanza mia e mitigate alquanto il rigore del dover
il regalo, che
vi offrono
queste
vostro,mediante
donne.
questa
Oh, questa " un' altra cosa, diss'egli,
ben
rettorica
" veramente
una
applicata:
figura
milla
ors" vediamo, che cosa
vogliono darmi ? " Cui Cad'orecho
di
e
un
collana
Io
una
: "
paio
perle
ordinato
"
"
Digitized
by
88
GIL
valore.
BLAS.
Si ; ma, interruppebruscamente
Fabrizio,se queste vengono dalle isole Filippine
le voglio." Ed ella : " Voi poteteprenderle sulla
non
mia parola, che ve le garantisco per
"
sopraffine.
Nello stesso tempo fece portare dalla vecchia una
fuori la collana
da cui cav"
e gli orecchini,
scatoletta,
del signor alguazil,
li consegn" nelle mani
e
il quale, bench"
fosse niente pi" conoscitore
non
di me
in fatto di gioielli,
pure tenne per certo che
tanto gliorecchini quanto le perle fossero veramente
preziose.Dopo d'averle mirate e rimirate : " Queste
di buona
lega ; e se loro
perle,disse, mi sembrano
aggiungessi il candeliere d' argento, che ha in mano
il signor Gii Blas, forse,forse !...
Non credo, diss' io allora a Camilla, che per una bagatellavogliate
far cadere
accordo
tanto vantaggioso per voi. "
un
E in questo dire,staccai la candela, e la diedi alla
a
Fabrizio, il
vecchia,consegnando il candeliere
cosi
accontentandosi
quale
perch" non
(probabilmente
vedeva
nella camera
altro di buono), rivoltosi alle
disse
loro:
"
donne,
Addio, signore,vivete "i pace
che ora
vado
a
perorare per voi dinanzi al signor
corregidor,e gliprover" che siete pi" candide della
chini di gran
"
"
neve.
"
CAPO
Continuazione
GiL
soggiorno
di
XX.
dell'avventura
Blas
abbandona
dell'anello
la
medicina
perato.
ricued
il
Vagliadolid.
fu secondata
Tinvenz"one
in questa maniera
lieti
di Fabrizio, escimmo
dalla casa
di Camilla
la nostra aspetd' un
buon successo, che sorpassava
tativa,
attesoch"
altro di mira
avuto
non
avevamo
l'anello. Noi portavamo
via le altre cose
non
se
che
ninno
deve
farsi
liberamente, senza
pensare
avessimo
giustiziada s", e, quantunque non
preso
decimo
forse che un
di quello che Camilla e Raffaele
mi avevano
il menomo
rubato, noi non
avevamo
diritto di impossessarcene. Lungi dal rimproverarci
Poich"
questa impresa,
avere
eravamo
di
nella
stupidamente convinti
fummo
Digitized
by
CAPITOLO
91
XX.
contrada
: "
Signori,disse Fabrizio,io son di parer"
che torniamo
alla nostra
bettola a passarcela allegramente
tutta la notte : domani
il
poi venderemo
candeliere, gli orecchini e le perle, e ci divideremo
da buoni fratelli il denaro:
ci" fatto,ognuno
andr"
alla
casa
e si scuser"
sua
a
meglio col suo padrone. "
Il parere
del signor alguazil ci parve
savissimo, e
tutti alla bettola.
perci" corremmo
buona
Fatta apparecchiare una
a
cena, sedemmo
tavola pieni d'appetito e di buon
Il pasto
umore.
fu condito
di molte
lepidezze, e particolarmente
Fabrizio
che
il brio della conmanteneva
era
versazione
quello
mentre
e rallegrava assai la brigata.Ma
sul pi" bello deir allegria,la nostra
eravamo
condit"
giofu turbata
da un improvviso accidente. Nella
di bella
dove
cenavamo
uomo
un
camera,
comparve
da due o tre altri brutti cefif",
statura, accompagnato
ai quali tennero
dietro altri tre, e cosi a tre a tre ne
vedemmo
erano
a
capitar fino a dodici. Costoro
armati
il che ci diede
di carabine, di spade e di stili,
di cui
divedere
la pattugliadegli arcieri
a
essere
V
Sul
intenzione.
indovinar
V
difficile
non
era
cipio
princoloro
risoluti di far resistenza,ma
eravamo
ci attorniarono
in un
istante e ci tennero
a dovere
si col numero
che colle armi
fuoco.
da
"
Signori,
disse ironicamente
ho
il comandante,
saputo con
di mano
un
qual ingegnoso artifizio avete cavato
anello ad una
avventuriera.
certa
si pu" negare
Non
che r invenzione non
meriti
sia eccellente,
non
e che
fatto provare
mech"
merita
Nondimeno
Fabrizio, codifenderci
dogli:
dicentent"
e
pallido sfigurato,
zione,
cattiva intenabbiamo
avuto
"
Signore, non
in conseguenza
e
questa piccolasoperchieria
! repHc" il coCome
d' essere
mandante
compatita.
a
Camilla.
"
Digitized
by
92
BLAS.
fortunati se
vi condannassero
soltanto a falciare il prato " [1].
che la cosa
era
ancor
Quando udimmo
pi" seria
di quello che avevamo
da prima pensato, ci gettammo
tutti a' suoi piedi,supplicandolo e scongiurandolo
le
la
nostra
nostre
a compatire
giovent" ; ma
e
rigett" anche
l'offerta,
preghiere furono inutili,
della collana, degli orecchini
che gli facemmo,
e
del candeliere, non
che dello stesso mio anello,e si
arciere
mi
inesorabile. Strada
facendo
mostr"
un
la
raccont"
che
Camilla,
vecchia, che stava con
che
noi
fossimo
avendo
veramente
non
sospettato
tenuto
dietro fino alla
ci avea
addetti alla giustizia,
i
verificati
suoi sospetti,
bettola,e che, essendosi
la pattugha per vendicarsi.
andata
ad avvertir
era
La
che fecero fu di frugarci da per
prima cosa
tutto e di toglierci la collana, gli orecchini
ed il
col rubino
candeliere.
V anello
A
arraffarono
me
trovarono
dell'isole Filippine,che sfortunatamente
ne'miei scarsellini ; n" mi lasciarono
tampoco i reali,
che m* erano
stati dati quel giorno per prezzo delle
mie ricette. Mentre
mi spogliavano de' miei gioielli
il capo
della pattuglia,ch'era
dermici
e
quattrini,
la nostra avventura
ai ministri
presente, raccontava
del saccheggio, la maggior parte de' qualitrovarono
il nostro misfatto, che
si grave
ci giudicarono meritevoli
della forca. Gli altri,
meno
severi,dicevano
che bastava
castigarcicon dugento frustate caduno
di galera. Aspettando dunque
e con
qualche anno
del signor corregidor ci rinchiusero
la sentenza
in
l
a
dove
sdraiammo
ci
sulla paglia, quale
un
camerotto,
ivi distesa come
stalla in cui siasi prein una
era
parato
il letto ai cavalli. In quel luogo noi avremmo
uscir di l" che
potuto rimaner
lungo tempo, e non
al remo,
il giorno seguente il signor
se
per passar
Emanuello
sentito parlare del nostro
Ordognez, avendo
mani
fosse
attorno
si
le
dato
non
caso,
per
Fabrizio
dalla prigione,il che non
fare
cavar
potea
lui. Era
liberar pure noi tutti con
senza
quegli un
in grande riputazioneper tutta la citt",e non
uomo
risparmi" sollecitazioni di qua e di l"; e, parte pel
da
GIL
[1] Falciare
il
prato,
vale
remar
sulle
galere.
byG"ogle
Digitized
CAPITOLO
SUO
93
XX.
quello de'
la nostra
suoi
amici, ottenne
liberazione.
giorni
di noi torn"
al
Appena posti in libert",ognuno
propriopadrone. Il mio dottor Sangrado m'accolse
'mio Gii Blas, io
Povero
: "
benignamente dicendomi
la
mattina
solamente
tua
seppi
questa
disgrazia,ed
in procinto d' andar
attorno
ed interporrequalche
era
personaggio per te. Intanto consolati d'averla scappata
in capo
tre
vorarti
uno
sprone
per infernella
medicina.
" Risposi che
pi"
sempre
punto
apio la pensava
cosi anche
verit"
vi
mi
; e per
tutto
l'animo.
Invece
di scemare
il
applicai con
ci" che il mio
licemente
felavoro, accadde
padrone aveva
vi
sarebbe
in quelpronosticato,che cio"
di malattie. Il vainolo
r anno
abbondanza
le
febbri
e
nella
citt" e nei
a
maligne cominciavano
regnare
sobborghi, sicch" tutti i medici di Vagliadolid ebbero
noi
molto
da fare, ma
pi" di tutti. Non
passava
noi
che
di
visitasse otto o
ciascuno
due non
giorno
dieci ammalati,
dal che
si vede
sia
quant'acqua
stata bevuta
e
quanto
io non
indovinare
so
sangue
fosse
se
fosse il nostro
metodo
o se
per s" stesse incurabili,
curarle
di
vano.
moripur troppo tutti gli ammalati
; ma
volte abbiamo
fatto tre visite ad un
fermo,
inRare
ch'era
o ci dicevano
perch" gi" sulla seconda
lo trovavamo
all' agonia. Gh afflitti,
sepolto o almeno
de' quali dovevamo
sopportare i rimbrotti,qualche
mavano
sulle furie a tal segno
che ci chiavolta montavano
di ogni
ignoranti,assassini,e ci caricavano
la
sorta di villanie. Tanti
improperi mi destavano
che
il
fatto
il mio
avea
callo, li
bile; ma
padrone,
ascoltava
gi"
avrei
potuto anch'io
alle ingiurie, se
il cielo,
al par di lui avvezzarmi
di Vagliadolid
agli ammalati
per toglierefinalmente
fatto nascere
dei loro flagelli,
uno
non
un
avesse
mi
accidente, per cui
disgustai della medicina, da
esercitata
si poca
fortuna.
con
me
Voglio narrar
pacatamente.
il caso, anche
mie
spese il lettore.
di noi
Era vi in vicinanza
fedelmente
gli
giorni,e
dove
costo
un
di
giuoco
far
di
ridere
pallamaglio,
tutti i
sfaccendati
dove
Digitizedby
di
pro-
94
GIL
fessione,che
testa
ragione o del
facevasi chiamare
Alla
due occhietti
sembravano
e
ordinaria, ma
fulminanti,che
minacciar
allargato
che
nei
trasti
con-
colui
don Rodrigo di
trent' anni
ed era
mostrava
cera
di statura
uomo
un
Avea
caporioni, e
della
biscagliese,e
Mondragon.
in
erigono
si
decidono
un
BLAS.
Era
torto.
secco
nervoso.
li ruotavano
nella
cui dava,
tutti quelli,
guarbaffi rossi,che
vano
sali-
due
si
a
parlare era
toccargli le tempie. Il suo
che
bastava
bocca
far
si
fiero
rozzo
e
aprisse
per
divenuto
il titremare.
ranno
era
Quel prode campione
del giuoco e
giudicava imperiosamente le
contese, che insorgevano fra i giuocatori; n" v' era
appello da' suoi giudizi,quando per altro T appellante
voluto risolversi a ricevere il di seguente
non
avesse
cartello di sfida. Qaa"e lo descrivo, la padrona
un
di sposarlo. Era
della bisca decise
donna
una
essa
di
sui quarant' anni, ricca, piena
cortesia e vedova
un
da
si
naso
al matrimonio,
si preparava
quindicimesi. Mentre
suo
lei, divenni
ammal", e io, fatalmente
per
malattia
fosse
non
una
avrebbero
stato
bamaligna, pure i miei rimedi
In
fatti
farla
diventare
in
pericolosa.
per
,
di lutto, e
capo a quattro giorni riempii la taverna
la padrona
n'and"
dov'io
tutti gli altri
mandava
se
ammalgiti, e i parenti s' impossessarono delle sue
medico.
febbre
Ancorch"
Don
sostanze.
matrimonio
un
di gettar fuoco
la
sua
di me,
ma
giur" di
la sua
passarmi da parte a parte con
spada e di
farmi
mi
che
incontrasse.
brani
la prima volta
a
Un
di questo giuvicino
caritatevole
mi
avverti
ramento,
il carattere
bene
di Mondragon,
e io conoscendo
curare
lungi dal non
questo consiglio, ne
fui atterrito. Non
di casa
uscir
timore
osavo
per
di incontrare
mi
di
quel demonio, e
parca
sempre
veder
in casa
il biscagliesefuribondo, e da
entrare
tale imaginazione atterrito non
avere
potevo mai
affatto
di quiete.Questa cosa
mi
fece
momento
un
T
alla
amore
pensai pi" ad
medicina, e non
perdere
la
altro che a liberarmi
Per
da tanta inquietudine.
qual cosa
ripigliaiil mio abito di velluto,e, dato il
buon
giorno al mio padrone, che faceva di tutto per
e
fiamma
contro
Digitizedby
trattenermi
uscii di
seco, sul far dell'alba
timore
don
incontrar
d'
Rodrigo sulla
ancora
citt",non
mia
95
XX.
CAPITOLO
senza
strada.
CAPO
Quale
abbia
strada
VaGLIADOLID,
DA
XXI.
DA
CHI
nell'
Blas
Gil
preso
SIA
uscire
RAGGIUNTO
STATO
VIAGGIO.
PER
camminava
frettolosamente, e di quando in
quando mi guardavo dietro le spalle per vedere se
il terribile biscagliese seguiva i miei passi : e V idea
la mia imaginazione, che
di colui riempiva talmente
tutti gli alberi e le siepi, e
ad
prendevo per esso
il cuore
lo spaveato.
ogni istante mi balzava
per
Io
tre miglia,
per ben
lentamente
la
e seguitai pi"
strada
verso
Madrid, dove avea 'stabilito d'andare.
mi
Il lasciare
il soggiorno di Vagliadolid non
spiaceva
dieh' io
nulla : V unico
rincrescimento
per
di
da
mio
letto
diavessi era
Fabrizio,
quello
separarmi
avevo
Pilade, al quale non
potuto dare neppur
mi rincresceva
addio. N"
rinunziato alla
l'aver
un
medicina, che anzi domandavo
perdono a Dio d' aver
difficile senza
esercitato
tanto
noscerla.
couna
professione
Finalmente, dopo
camminato
aver
la paura,
scem"
Io
in tasca
aveva
una
discreta,circa
somma
cento
riandavo
che
ne
pensiero tutto ci"
udito dire, e godevo in anticipazione i ceri
piadi quel soggiorno, udii la voce
che
d' un uomo,
Mentre
avevo
veniva
sul
verso
dorso
collo,ed
io era
subito
una
col
di me
cantando
sacchetta
di
spadone
rapidamente,
uno
Era
stato
Avea
chitarra
al
tutta
voce.
pelle, una
al fianco ; e siccome
batter d' occhio
in un
uno
de' due
in
prigione
scambievolmente
minava
eglicam-
mi
raggiunse.
cui
garzoni barbieri,
per l'affar dell' anello,onde
con
ci
riconoscemmo,
bench"
Digitizedby
ci
96
GIL
fossimo
trovarci
BLAS.
e
cangiati di vestiti,
di
stupefatti
restammo
insieme
cosi
all'impensata sulla strada
io
la mia
dimostrato
contentezza
reale; avendogli
di viaggio, mostr"
d'averlo
anche
egli
compagno
molto
d' aver
Poich"
piacere di rivedermi.
gli ebbi
abbandonato
detto il motivo, per cui io aveva
Vafarmi
un'
confidenza
mr
gliadolid,egli,per
egual
,
raccont"
che aveva
fatto baruffa
col suo
padrone,
che finalmente
si erano
dati entrambi
eterno
un
e
addio. " Se io avessi voluto, soggiunse, fermarmi
a
avrei
dieci
di
trovato
Vagliadolid,
botteghe migliori
dire
senza
quella; perch" oso
millanteria,che non
in tutta la Spagna che sappia sbarbare
v' " barbiere
a
al
pelo e contro-pelo
Ma
non
pari di me.
desiderio
ardente
cui sono
del mio
sar"
dieci anni
paese
domani
e
ed
arricciare
ho
paio di baffi
l'
potuto pi" resistere al-
di ritornare
alla citt"
nativa, da
che
che
un
manco
si chiama
Olmedo,
"
grosso
un
laggio
vil-
al di qua
di Segovia. "
il barbiere
Deliberai di accompagnare
a casa
sua
a
poi d'andar
qualche mezzo
Segovia a cercare
di andare
cominciammo
Madrid.
Intanto
a
di cose
seguitando il cammino
indifferenti,
un' ora
quel giovane faceto e piacevolemi
parlare
dopo
domand"
sentisssi
Nella
mia
perch",
sacchetta
quando io
troveremo
da
far
zione,
cola-
viaggio,
procuro
sempre
mi carico
la mia
d' abiti,di
provvista: non
biancherie
n" d' altre cose
superflue,ma metto nella
valigia roba da mangiare, una
saponetta e i miei
la sua
rasoi. " Lodai
prudenza e accettai di buon
io
lui proposta; e siccome
la
refezione da
grado
di fare
buon
fare
un
a
fame, cosi mi preparavo
detto,me lo aspettavo.
pasto,e dopo quello che aveva
seduti
e
Deviatici
maestra
adunque dalla strada
pietanze, che
sull'erba,il barbiere distese le sue
aveva
consistevano
bocconi
tirato
in
di pane
fuori,come
cinque
e
sei
cipolleed
ci" che
formaggio ; ma
tesoro, dal sacco, fu un
Digitizedby
in
alcuni
fu da lui
otricello
Digitized
by
CAPITOLO
99
XXI.
vino
ch"
prelibato.Ben-
tuttavia la
sapore,
ambedue, non ci die tempo di
fame, che ci pungeva
alla loro insipidezza;vuotammo
badare
altres" Toc
he
conteneva
forse
di vino,
due
boccali
tricello,
che non
tante
lodi. Ci" fatto,
meritava
veramente
ci levammo
e continuammo
allegramente la strada.
Il barbiere, a cui Fabrizio
detto che m' erano
avea
accadute
avventure
singolarissime,desider" sentirle
dalla mia
di non
dover
gare
nebocca, ed io, credendo
chi
alcuna
mi avea
cosa
a
si generosamente
tosto al suo
desiderio ; poscia
trattato , soddisfeci
alla mia
scendenza,
condigli dissi che, per contraccambiare
anch' egli la storia della
mi raccontasse
!
Oh
la
vita.
mia
sua
"
storia,diss' egli,non merita
contiene
d' esser
altro che fatti
sentita, perch" non
di meglio
semplici ; nondimeno, siccome non abbiamo
raccontarvela
ella
". " Allora
tal quale
da fare,voglio
fece il racconto, presso a poco nel modo
me
ne
non
avessero
gran
seguente.
CAPO
Storia
del
garzone
XXII.
barbiere.
avolo
Perez
Ferdinando
de la Fuente
mio
(io
lontano ) , dopo
da
stato
essere
prendo la cosa
in Olmedo,
mori
lasci"
e
cinquanf anni barbiere
fu
chiamato
I
l
Nicola, suo
quattro figli. primogenito,
nella bottega ; il secondo, che avea
nome
successore
alla
dedicatosi
divenne
eiaio,
merBertrando,
mercatura,
fece
che
il
il
maestro
era
e
Tommaso,
terzo,
di scuola ; il quarto poi, detto Pedro, sentendosi
cazione
voun
pezzettodi terra,
per le lettere,vendette
la
che
bilirsi
toccato
sua
gli era
parte, ed and" a staper
col suo
di farsi nome
Madrid
colla speranza
a
ingegno e col suo sapere. Gli altri tre suoi fratelli
si stabilirono ad Olmedo
si divisero,ma
e maritaronsi
Mio
alcune
con
figliedi agricoltori.
pad^e, m'inse-.
gn" per tempo a far la barba, e quando vide eh' io
arrivato
air et" di quindicianni, mi pose sulle
era
al fianco questo
"palle questa sacchetta,mi appese
spadone, e mi disse : " Diego, tu sei ora in istato di
"
Digitizedby
100
GIL
BLAS.
sendo
dunque pel mondo, espane
; vattene
che tu viaggi per dirozzarti e per
tornar
ridiventar
perfettonel tuo mestiere : parti e non
pi" a-Olmedo, se non hai fatto il giro di tutta
in questo frattempo non
la Spagna:
voglio sentir
di te. " Ci"
nuova
nessuna
dicendo, m'abbracci"
di Dio.
nel nome
amichevolmente, e mi mand"
mia
il
saluto
Tale
fu
datomi
da mio
"
padre; ma
guadagnarti il
necessario
di costumi
meno
duri, alquanto commossa
per la mia partenza, si lasci" cader qualche lagrima
anche
furtivamente
Uscito
mi diede
ducato.
un
e
la via di Segovia, ed apche fui da Olmedo, preso
pena
fatti cento
mi
mi
a
e
fermai,
posi slegare
passi
il mio
sacco
guardando ci" che vi era dentro
per
conoscere
precisamente le ricchezze,ch'io possedeva.
astuccio
di tutto trovai un
rasoi gi"
Prima
due
con
il
essi raso
tanto
logori che sarebbesi detto aver
madre,
pelo
Digitizedby
CAPITOLO
101
XXII.
vino, a
dire,si
suo
che il re non
beveva
di migliore.Nondimeno,
bench"
sentissi che quel vino era guasto, pure
al gatto ; indi,per finire di trattarmi
come
gli feci onore
da principe,colui mi costrinse a rannicchiarmi
in un misero letticciuolo fatto pi" per stornare il sonno
"5he non
stretto
per conciliarlo. Figurateviun giaciglio
sul
e
poteva stender le gambe,
corto,
quale io non
della piccolezza della mia persona,
che non
ad onta
eccellente
avea
stramazzo
n"
guanciale, ma
^liaricciodurissimo, coperto di
che dopo r ultimo bucato
aveva
un
solamente
un
palenzuolo
doppio,
servito
almeno
a
quel letto che vi
viandanti.
Non
ostante, su
lo stomaco
descrivo, con
pieno del delizioso intingolo
imbanditomi
dall'oste,grazie alla mia giovent" ed
air indole mia
profondo, e
felice,fui colto da sonno
soffrire di indigestione.
dormii
tutta la notte
senza
fino air ultimo
Il di dopo, fatta colazione
e pagato
"
centesimo
il conto di quel prezioso trattamento,
mi recai immantinente
rivato,
a
Segovia, dove appena araccolto in una
ebbi la buona
sorte di essere
del
lavoro
mio
il
in compenso
bottega, ricevendo
vi
r
le
restai
altre
ma
non
vitto, alloggio,e
spese ;
fatto
cui avevo
che sei mesi, perch" un garzone,
con
amicizia
che voleva
recarsi a Madrid, mi sedusse
e
mi
strascin"
in
e
come
a
seco
quella citt", ove,
in una
Segovia, trovai da collocarmi
bottega delle
pi" accreditate. La vicinanza della chiesa di Santa
Croce
del
del
Teatro
e
Principe le procacciava
molto
tal che il padrone, due
garzoni ed
concorso,
che venivano
io quasi non
bastavamoa
per coloro
farsi fare
venir
barba,
vedea
lo
la
gente d'ogni
attori
e
condizione,ma
poeti.Un giorno,
sopratutto
trovandosi
insieme
due personaggi di questa specie,e
postisia discorrere delle poesie e dei poetidel tempo
intesi pronunziare da loro il nome
di mio zio,il che
mi fece star attento
al loro discorso pi" che per lo
innanzi
avessi fatto. " Fedro
" un
de la Fuente
non
stimato
eccellente : non
mi stupisco che Bia
autore
in corte ed in citt",e che alcuni
grandi lo abbiano
cento
^stipendiato.
che gode
anno
"
niente
ed
in
Oh
si, soggiunse
di ricche
entrate:
accumula
casa
del
tutto,perch"
duca
di Medina
egli
ha
non
ispende
la tavola
Geli.
"
Digitizedby
loggio
l'al-
102
GIL
BLAS.
Non
Una
sola mi metteva
in pensiero, ed
cosa
i poeti lo avevano
nominato
don Fedro, ondo
questo don mi faceva titubare per timore che invece
zio non
di mio
altro poeta. Nondimeno
foss' egli un
timore
mi
fece
non
cangiar d'opinione; e
questo
credendo
che come
letterato egli poteva benissimo
divenuto
essere
nobile,deliberai di andarlo a trovare.
A tal fine,colla licenza
tina
matdel mio
padrone, una
quanto
m'acconciai
alla meglio e uscii di bottega, alche col
altero di esser
nipote di un uomo,
trovare.
"
che
aveva
acquistato tanta riputazione.E
i barbieri
la loro vanit",
hanno
anch'essi
cosi cominciai
a
concepire grande opinione di me
medesimo, e camminando
pettoruto mi feci indicare
il palazzo del duca
Geli. Ivi giunto, mi
di Medina
di parpresentai alla porta, dicendo che desiderava
lare
all'illustrissimo signore don Fedro
de la Fuente.
scaletta
11 portinaio allora mi mostr"
col dito una
in fondo
al cortile e mi disse:
Andate
su
per di
ingegno
suo
siccome
"
a
l", poi battete alla prima porta, che troverete
man
disse,
destra. " Ed io,avendo
fatto quanto mi
a!
ad aprirmi un giovinetto,
picchiai,e subito venne
il signor don Fedro
ivi abitasse
se
quale domandai
de la Fuente.
" posnon
". Si, rispose,ma
sibile
per ora
che
avrei
parlare con lui. " Ed avendogli detto
avuto
da dargli nuove
piacere di riverirlo e che avea
della sua
famiglia,l'altro soggiunse : " Quand'anche
del papa
v' introdurrei
aveste
ambasciate
non
e
nella
quando scrive
sua; fino a
Fotete
andar
r ora.
"
e
" Andai
adesso
camera,
passeggiai tutta
la mattina
per
Digitizedby
la
citt"^
CAPITOLO
103
XXII.
sarebbe
air accoglienza che
per
sempre
che
lo zio. Credo, diceva
farmi
fra me
avr"
stesso,
io
consolazione
vedermi
di
:
giudicava il suo
grande
pensando
dal mio, e mi
riconoscimento
cuore
aspettava un
commoventissimo.
lui precisa*
Tornai
da
dunque
semi
mente
air ora
stabilita. " Voi tornate
a
tempo, disil suo
momenti
il padrone esce
cameriere:
a
lasci"
avvisarlo.
ad
di casa
detto mi
: vado
" Ci"
neir anticamera
momento
e
un
dopo torn" e mi
,
nella camera
fece entrare
del suo
padrone, il cui
subito mi fece impressione per una
certa fisolo stesso
mi
di famiglia,dimodoch"
pareva
tatolo
mio
zio Tommaso
si rassomigliavano. Salu: tanto
di
riverentemente, gli dissi eh* io era figliuolo
Nicola
de la Fuente, barbiere
d' Olmedo, facendogli
eh' io esercitava
eh'
a
settimane
tre
erano
sapere
il mestiere
Madrid
di mio
zone,
padre in qualit" di garche avevo
e
disegnato di fare il giro di tutte
le Spagne, collo
di perfezionarmi neir arte.
scopo
che mio zio se ne stava
io parlava, osservai
Mentre
negarmi
rindubitando
probabilmente se dovesse
pensoso,
narmi
allontaabilmente
nipote, oppure
per suo
all'ultimo partito,
da s". Ed essendosi
appigliato
volto
nomia
cominci"
"
Ebbene,
sani?
sono
dal
simulare
amico,
come
tuo
vanno
una
ridente,dicendomi
cera
padre,
madre
affari?
tua
i loro
e
"
i tuoi
Gli
zii
risposi
altre
tanto
citt" del regno, dove
i costumi non
sono
corrotti. Vattene
egli; e quando
intanto, continu"
che
ti
sarai prossimo alla partenza, torna
da
me
dar"
una
doppia per fare il viaggio." Nel dir queste
parole mi condusse
gentilmente fuor della camera
mand"
via.
e mi
fui si acuto
Allora
da accorgermi eh' egli
non
"
volea allontanarmi
; laonde, tornato alla mia
informai
il padrone della visita ch'io avea
bottega,
Digitizedby
fatto;
104
GIL
egli,che
BLAS.
niente meglio di me
V intenzione
comprese
don
mi
disse
Io
non
: "
sono
signor
Pedro,
del parere
di tuo zio, anzi invece
di consigliarti
ad
andare
piuttosto,
attorno,egli dovrebbe
per quanto
mi sembra, cercare
di trattenerti
in questa citt",
perch", conoscendo
egli tante persone
grandi, potrebbe
facilmente
collocarti in una
buona
casa, e
metterti in istato d'accumulare
a
un
a
poco
poco
buon
da questo discorso, che
capitale." Persuaso
mi riempi di lusinghiere speranze, andai due giorni
dopo a trovare mi zio e lo pregai di volere adoperarsi
col suo
credito per trovarmi
di
un
posto in casa
un
qualche gentiluomo di corte. Ma la mia domanda
che
punto non
gli garbava; perch" un uomo
vano,
andava
le case
liberamente
de' grandi, e che
per
mangiava ogni giorno con
loro,non era soddisfatto
mentre
stava
coi padroni,
a
mensa
che,
egli se ne
sno
nipote sedesse alla tavola dei servitori : Diego
avrebbe
fatto arrossire don Pedro. Egli adunque non
manc"
di mandarmi
pe' fatti miei, e, quel che " peggio,
birichino!
burberi
modi. " Ah!
mi disse fu
con
il tuo
mestiere?
riosamente, vorresti abbandonare
io
ti
abbandono
di
coloro
che
ti danno
in
mano
Va,
questi perniciosi consigli.Esci subito da queste
vi metter
piede mai pi", altrimenti ti
stanze, e non
far" castigare come
lo meriti. " Sbalordito da queste
dal tuono, con
cui mio zio avea
parole, e pi" ancora
la cosa, me
n' andai colle lagrime agliocchi,
preso
tutto commosso
di me.
usata verso
per la durezza
stato di naturale
sono
Nondimeno, siccome
sempre
fiero e vivace, cosi rasQiugai incontanente
il pianto,
e, passando dal dolore allo sdegno, deliberai di piantar
li r iniquo parente, del quale aveva
fatto di meno
non
del
fino
quel giorno.
"
CAPO
Incontro
d'un
in
11
una
fatto
che
uomo,
fontana,
signor Diego
parecchi
Gil
da
de
Blas
dal
bagnando
stava
e
XXIII.
discorsi
la
altri casi
croste
tenuti
Fuente
suo
mi
con
compagno
di
raccont"
accadutegli; ma,
Digitized
by
pane
esso.
mente
parisic-
106
GIL
BLAS.
duecento
passi distante dalla
boschetto di grossi alberi, che faceano
strada
un
sederci.
ombra
a
gradita al terreno, ivi andammo
sui
ventisette
vent'otto
uomo
o
un
Col" vedemmo
in una
croste
di pane
che
anni,
bagnava alcune
s" vicino un lungo spadone,
a
fontana, e che aveva
insieme
suir
con
fardello, del quale
un
steso
erba,
mal
erasi caricato le spalle.Egli era
vestito, ma
cortesemente
fatto e di beli' aspetto ; e avendolo
ben
ci
contraccambi":
salutato, anch'esso
dopo di che
ci domand"
croste
ci present" le sue
e
con
cera
volevamo
ridente se
partecipare al suo banchetto;
avendogli noi risposto di accettare, col patto per"
farlo pi" lauto vi
che
che egli acconsentisse
per
la nostra
di aggraunissimo
colazione, egli mostr"
dire:
fuori la nostra
laonde subito tirammo
gione,
provviche dest" grande giubiloneir incognito: " Oh !
petito
,
vedendo
non
viaggio
metto
voi, n"
fanno
Antonio
che
: io dubito
siate neppure
smoccolatore
delle candele.
non
" Cui
il comico:
Voi
ci" che volete;ma
"
potete pensare
" men
eh'
io
non
reciti le primo
vero
non
per questo
mi
parti." " Se ci" " vero, disse il mio compagno,
contentissimo
che il signor
voi, e sono
rallegro con
Gii Blas ed io abbiamo
l'onore
di far colazione
con
di
alto
si
un
"
grado.
personaggio
Cominciammo
le nostre
croste e
allora a rodere
le preziose reliquiedella lepre, dando
nello stesso
pasti
da
Sant'
Digitizedby
CAPITOLO
107
XXIIl.
vuotato.
tanto
eravamo
tutti
rest"
e
in poco
tempo
zione
tre in si fatta fun-
passamani
alcune
il permesso
avevo
signori, add"o
Possa
voi
versare
i suoi
favori
Iddio.
Voltato
mise
su
Zapata
Allora
Digitizedby
si
il
d08
BLAS.
GIL
io cominciammo
a fischiargli
dietro,per
ci
avea
rammemorargli
quanto
raccontato; per lo
egliferirsi le orecchie dai nostri fischi,
che, sentendo
di trovarsi
credette
a Madrid
; e, voltandosi indietro
che
la
noi
vece
vedendo
e
ce
a spese
godevamo
sue, indi offendersi di questo tiro buffonesco, entr"
anch' egli graziosamente nello scherzo
il
e continu"
di
risa.
suo
viaggio,rispondendoci con grandi scoppi
n'ebba
sulla
se
Quando
abbastanza, ci rimettemmo
strada
maestra, e proseguimmo la nostra strada.
barbiere
ed
CAPO
In
QUA.LE
PASSATEMPI
DI
TROV"
DiEGO
STATO
GODUTI
XXIV.
DA
LUI
SUA
LA
E
DA
FAMIGLIA,
GlL BlaS
PRIMA
SEPARARSI.
Quella
andammo
sera
Valpuesta
in
il
un
fra
di cui
piccolo villaggio,
a
dormire
Mojados
non
il
ricordo
circa
sulle undici
ore
fatto. Olmedo
mi
pare
eh' era
almeno
villaggio:
borgata ". E il barbiere:
citt",e
dovevate
Io mi
"
voi m'avete
chiamarlo
disdico;ma
detto
grossa
vi dir"
che, dopo
d' aver
veduto
Madrid, Toledo, Saragozza
tutte
le
altre
stato facendo
e
grandi citt",dove sono
il giro delle Spagne, le piccolemi sembrano
soltanto
Di mano
che
in mano
"
c'inoltravamo
villaggi.
per
la pianura, ci parava
di veder
gran gente vicino ad
in situazione
di poter
Olmedo; e, quando fummo
gran
banchetto.
Alcuni
di loro
apparecchiavano
Digitizedby
CAPITOLO
100
XXIV.
Bagnava
alcune
croste
di
pane
[pag. 106J.
Digitizedby
HO
GIL
BLAS.
mi
iscrizioni,
teneva
un
cameriere
cui
non
pi" insensato
dava
mai
da
giare.
man-
del greco
Questo pazzo,
Aristipche
in
Libia
della
fece
tutte
le
mezzo
gettare
p",
ricchezze
portate da' suoi schiavi, reputandole un
nel cammino,
che
teva
mettroppo gli incomodasse
peso
nello scrigno tutto V oro
V
che
e
argento
poteva
ammucchiare.
E per chi mai?
eredi
che
quegli
per
voleva
dinanzi
il
non
avere
agli occhi, dimodoch"
trentamila
che
di
ducati
fu
era
suo
tesoro,
ripartito
ed
noi
fra tuo padre, tuo zio Bertrando
e
ora
me,
in caso
di lasciare buon
siamo
patrimonio ai nostri
Gli
d'esser
Giorno
con
pietra bianca.
degno
segnato
fausti
i giorni
credevano
romani
o
che
segnavano
infausti con
o
nere.
pietre bianche
del danaro.
[2J Intisichiva
per V amor
[1]
antichi
Digitizedby
CAPITOLO
Ili
XXIV.
Mio
figliuoli.
fratello Nicola
ha
maritandola
con
Teresa,
due
giorni che
appunto
fatto sposa
tua
alcadi.
nostri
de'
uno
E sono
noi celebriamo
con
tanto
simi
apparato questo imeneo, formato sotto faustisinnalzare
fatto
questi tre
auspicii.Abbiamo
di
nella
eredi
don
i
tre
Fedro
pianura, e
padiglioni
Tun
hanno
il proprio, dove
fanno
ciascuno
dopo
r altro le spese
di una
sei
giornata. Oh perch".non
il
tu venuto
?
Avresti
veduto
prima
principio
poco
delle nostre
che
ier
fu il
solennit",perch"
l'altro,
nata,
giorno dello sposalizio,tuo padre fece la sua giornella quale diede lautissimo pranzo
cui
a
cedette
sucdell'anello. Ieri poi tuo zio merdail corso
iuolo diede banchetto,dopo di che
festa
fece fare una
alla foggia di pastori dieci radazzi
pastorale,vestendo
fanciulle
al
altrettante
belli e ben fatti,
con
,
quale oggetto fece uso di tutti i nastri e di tutte le
cordicelle della sua bottega,onde cosi adornata
quella
lieta giovent" fece diversi balli e cant" mille
zonette.
cansorella
"
ed
La
io
"r Olmedo
uno
eoronabit
opus
un
gi"
di
Marocco
far" rappresentare
da me
posto,
comBudi Mulei
Dio,
f/entufre
tutta mia,
ai cittadini
citare
rappresentato, perch" ho alcuni scolari,che nel reMadrid.
di
la cedono
comici
niente
ai
non
per
Sono
essi figlidi famiglia di Pegnafiel e di Segovia,
che io tengo a dozzina: oh i bravi
attori! " vero
niera
io,e che la loro maper altro che liho ammaestrati
di dire comparir" impressa del conio del maestro.
ti faccio parola, perch"
Del
dramma
poi non
tanto
lasciarti
il
voglio
piacere della novit": ti dir" solche deve esso
far meravigliare gli spettatori,
essendo
di quegli argomenti tragici che
movono
comuno
r animo
che
le imagini di morte
con
rano
raffigudi Aristotile , il
alla mente.
Io sono
del
parere
volea che
-fiuale
[1] La
si eccitasse
fine coroner"
il terrore.
Ah
V opera.
Digitizedby
se
io
112
avessi
GIL
BLAS.
sulla scena
pel teatro non avrei messo
crudelissimi
ed
eroi
giammai se non
principi
sini:
assasmi sarei sempre
di
nelle
e
bagnato
sangue,
mie tragedie avrei sempre
fatto morire, non
solo i
le
ed
ma
guardie medesime,
personaggi principali,
avrei anche
il suggeritore,non
avendo
io
scannato
altra inclinazione che pel terribile. "
Mentre
uscir
terminava
queste parole, vedemmo
dal villaggioed entrare
turba
nella pianura gran
di gente delPuno
Erano
e dell'altro sesso.
questi i
due sposi accompagnatidai loro parenti ed amici,
e
scritto
preceduti da dieci
che
suonavano
dodici suonatori
tutti
Andammo
di vari
menti
stru-
strepitosoconcerto.
Diego si fece conoscere, udironsi all'improvviso
appena
di gioia nell'assemblea,
e
grandi esclamazioni
tutti
ebbe
da
sicch"
ad
incontro,
gli corse
ognuno
accogliere i segni di amicizia che glivollero dare.
Tutta la sua
famiglia e tutti quelli che si trovavano
lo
di
abbracciavano
da ogni parte. Dopo
presenti,
che suo
padre glidisse: ""0h sii il ben venuto, Diego !
troverai i tuoi parenti alquanto arricchiti: f"gliuol
ti dico di pi",fra poco ti dir" ogni cosa
mio, ora non
tutta quella gente procedeva
" Intanto
per minuto.
per la pianura, finch",giunta sotto le tende, si pose
a
sedere
intorno alle tavole che ivi erano
chiate.
apparecil mio comin quel momento
Non abbandonai
pagno,
Digitized
by
114
BLAS.
GIL
uscire di mezzo
sembravano
diede fine air azione e chiuse lo spetalle fiamme,
tacolo
assai
dilettevole. Tutta la pianura
in modo
risonava
degli applausi che si fecero a
pel rumore
il buon
diede a conoscere
si bella tragedia, il che
che sapeva
gusto del poeta, e fece veder chiaramente
strida lamentevoli
che
scegliere i
ben
suoi
CAPO
Arrivo
Gil
PADRONE,
CHE
soggetti [1].
XXV.
Blas
Madrid,
LO
TOLSE
AL
SUO
fu
qual
il
primo
SERVIZIO.
del giovane
per qualche giorno in casa
mi
Olmedo.
Poscia
compagnai
acad
partii,e
di Segovia, il quale
mercante
con
un
aveva
trasportatole sue merci a Vagliadolid, d' ondo
Facemmo
ritornava
scariche.
con
quattro mule
insieme
ed
conoscenza
istrada,
egli mise in
per
affezione
tanta
che , arrivati
me
a
Segovia , volle
mi fermai
barbiere
Io
mi
Pedro
Palacio, mio corrispondente, mi scrive
tanto
favorevolmente
di voi che non
debbo
mancare
mi
di offrirvi l'ospitalit"
in casa
mia. Oltraci"
prega
di trovarvi
buon
ci"
che
di
fare
impiego,
procurer"
molto
mi
con
che non
piacere , essendo
persuaso
diff"cile
il
sar"
collocarvi
in ottimo
posto. "
Accettai
l'offerta di Melendez, ma
non
glifui troppo
Blas,
lungo
mi
suo
[1]
Non
Fautore
occorre
parla
dire che
ironicamente.
qui,
come
in
otto
a
un
un
molti
giorni
cavaliere
cameriere,
altri
luoghi,
CAPITOLO
115
XXV.
che, secondo
quella occasione
ogni apparenza,
non
poteva fuggirmi. E per verit" quel cavaliere
sicch" Melendez, a lui
capit" nello stesso momento,
Ecco
disse:
il giovine, di cui vi
"
additandomi, gli
di buoni
costumi
ed io fo
,
fossi io medesimo.
sicurt" per lui,come
Il cava"
liere,
fissato che m'ebbe
attentamente, disse che gli
la
mia
che m'accettava
fisonomia
al suo
e
piaceva
servizio. " Egli pu" seguirmi,soggiunse, ed io gl'ingur"
segner" quello che dovr" fare. " Detto questo, auil buon
mercatante
al
mi
men"
e
seco
giorno
alla chiesa di san
nella grande contrada
in faccia
in bellissima
Filippo.Ivi entrammo
casa, un'ala della
scala di
salita
una
abitata, e
quale era da esso
in una
camera
cinque o sei gradinate, m'introdusse
serrata
due salde porte, l'una delle quali avea
con
inferriata. Da
finestrella con
nel mezzo
una
quella
ed
in
cui
in
letto
era
stanza
un
altra,
passammo
ricchi.
altri arredi ben tenuti ma
non
voluto
bene
Se il mio
nuovo
padrone avea
per
dal canto
di Melendez, anch'io
squadrarmi in casa
lui con
molta attenzione. Era colui un
mio
esaminai
onorato
di
Mi
cinquanta
Digitizedby
116
GIL
ch'io facessi
mi
paresse
"
tu
In
non
di
a
me
BLAS.
medesimo
tutto
quello,che
pi"
proposito.
gare
suoi abiti e disbrialla mattina, ti d" dieci reali
camera
sua
al giorno, lasciandoti
la libert" di andare
a
spasso
scolaro
in
vacanza!
v'"
come
uno
Vivaddio!, non
impiego migliore del mio. Oh, adesso non mi stupisco
avuto
tanta
voglia di venire a Madrid :
pi" d' aver
dubbio
tuna,
era
un
cfuellosenza
presentimento della forche qui m'attendeva.
tutto il giorno
Passai
"
e
girando per le contrade
compiacendomi a guardare:
le cose
mi
il
che
tenne
nuove
erano
per me,
in
la
cenato
non
occupato;
quand'ebbi
poco
sera,
lontana
molto
da
casa
un'osteria, non
nostra, mi
dato
portai puntualmente dove il padrone mi avea
di trovarmi.
d'ora
l'ordine
tre
Egli capit"
quarti
dopo di me, e parve soddisfatto della mia puntualit".
assai
"
Benissimo, mi disse,questo mi piace : io amo
c
he
il
fanno
loro.
Ci"
dover
"
detto,
que'domestici,
usci
del
lirichiuso
suo
e
apri gli
poi
appartamento
fummo
eravamo
senza
entrati; e siccome
appena
lume , cosi die' di piglioair acciarino
una
e accese
e quandc^
candela; dopo di che l'aiutai a spogliarsi,
fu a letto accesi
ordine la lucerna, che era
per suo
sul camino, e portaila candela
nell'anticamera, ove
tina
mi coricai in un
cortine. La matletticciuolo senza
e le dieci,e,
seguente egli si alz" fra le nove
spazzolato che gli ebbi le vesti, mi cont" i dieci
il
licenzi"
reali assegnatimi, e mi
fino alla sera;
un
uomo,
la
che,
per
ispazzolare i
Digitizedby
CAPITOLO
chi fosse
abitasse
in
117
XXV.
padrone, sebbene
contrada.
Eglino m
quella
olissero
non
praticava alcuno del vicinato; e
"ilcuni,proclivia far temerari
giudizi,desumevano
fosse
da ci" che
quello un
personaggio di poco
odore:
che
buon
innanzi
tanto
spettarono
soanzi, andarono
che fosse qualche spia del re di Portogallo
mi
ammonirono
ond' io
caritatevolmente
e
,
ci" prendessi le mie
L'avverti menta
misure.
"opra
mi conturb", e mi figurava che, se la cosa
era
vera,
io avrei
rischio di visitare le prigioni di Madrid,
corso
ch'io non
mi figurava pi" piacevoli
delle altre.
In affare si delicato,andai
Mecon
a consultarmi
che consiglio darmi, perlendez, il quale non
ch",
seppe
mio
il
che
s'egli non
padrone
poteva credere
sapevano
non
anni
che
"(la due
spia, non
fosse una
affermare
poteva d'altra
parte neppure
il contrario.
Presi dun(fue il partitodi osservar
meglio
se
mi
il mio
lo
che
veracemente
ma
il mio
parve
domandassero
cominciai
prudenza
non
por
ed
il mio
piede
in
ben
sere
esLafallo. gnile
bene
! Voi
in che modo
mai
indovinereste
lano
sparche
Gii
Blas, riprese egli,
Ma,
sono
posdicenza
malessi dire ?
la
Ah
soggiunsi,
veramente,
di che dire e la virt" stessa
trova
sempre
" il bersaglio delle sue
frecce. Il vicinato dice che
noi siamo
zione
l'attenpericolose,che meritiamo
persone
della corte, in una
spia del
parola,vi credono
di
i*e
Portogallo." Nel pronunciare queste parole
io osservava
il mio
padrone e adoperava tutta la
mia
l'effetto in lui
perspicacia per poter discernere
non
di voi.
"
"
prodotto dalla
mi
notizia,ch'io
rit"
dato; in vecerta
signore una
gli aveva
Digitizedby
118
bamento,
Gii
"
BLAS.
GIL
poco
dopo
aspetto
con
disse:
mi
sereno
morino
i nostri vicini morstra
far dipendere la noquanto vogliono, senza
neiaffannarci
quiete dalle dicerie loro e senza
loro
diamo
non
di noi, mentre
che hanno
lasciam
Blas
che
pure
r opinione
male.
di pensar
motivo
Ci" detto si coric", ed
"
io feci lo stesso
pere
sa-
senza
Il
qual partito dovessi appigliarmi. giorno
timmo
sendi casa,
stavamo
per uscire
seguente, mentre
l'alloggio,
alla prima
porta delviolentemente
battere
dosi
il mio
e
padrone, aperta V altra e ponena
guardare per l'inferriata della finestrella,
vestito che
gli disse: ".Signor
ben
vide
uomo
un
il
dirvi che
a
alguazil e vengo
cavaliere, io sono
a
vuol
egli f
di parlarvi." " Che
l alguazil:
Noi
"
"
so, signore , rispose
trovarlo e sarete tosto inlormalo
corregidor desidera
padrone.
il
disse
andate
a'
servitore, ripiglioil
buon
suo
sono
di tutto. " "
lui. " In
che fare con
ho niente
mio
padrone, non
grande strepitola seconda porta ,
cosi dire serr" con
vedere
dia
dando
poscia eh' ebbe passeggiato su e gi"
e
molto
che le parole dell' alguazil glidavano
i miei dieci reali e mi
pensiero, mi pose in mano
Io
disse:
Gii
Caro
"
Blas,
tu
puoi andartene;
quanto
tina
tanto presto,e questa matho alcun
non
bisogno di te. " Con ci" egli mi
arrestato, e che
di essere
d'aver
fece credere
paura
in casa.
lo costringesse a rimanersene
tal timore
un
se
m'ingannava
lo lasciai,e, per vedere
Io dunque
me
nel
la
me
di
escir"
non
casa
donde
ter
posospetto, m'appiattai in luogo,
avuto
avrei
vedere
s'egli uscisse fuori; quivi
tutta la mattina, s'eglinon
pazienza di starmene
dopo
avesse
risparmiato la noia. Un' ora
ne
mio
andamento
con
lo vidi camminare
per la contrada
talmente
tranquillo,che sulle prime rimase confusa
di arrendermi
in vece
la mia accortezza
: nondimeno,
mi posi in diffidenza, tanto pm
a
queste
apparenze,
ch'io
la
che
pensai
lui
per
era
non
sua
giudice favorevole:
in
gioie,e
le
cose
casa
che
per
se
benissimo
poteva
tranquillit"
f"nta,e m'immaginai
non
per
anche
probabilmente se
mettersi
via tutto 1
n'andasse
in salvo
con
sere
es-
egli
esser
non
portar
laonde
oro
masto
ri-
preparare
pronta fuga.
Digitizedby
le
CAPITOLO
tanto
119
XXV.
io era
dalla
Digitized
by
420
BLAS.
GlL
Bernardo, continuate
vivere
vivete,che,
come
la tranquilit"dei vostri
lungi dal disturbare
giorni,io mi dichiaro invece vostro difensore: anzi vi
vi
la vostra
domando
amicizia
ed in contraccambio
il mio paoffro 1^ mia.
Ah, signore, sclam"
drone,
mente
tocco
da quelle gentiliparole, accolgo lietae insieme
offerta,
rispettosamentela generosa
la vostra
che voi mi fate. Si, donandomi
amicizia,
alla
il colmo
voi aumentate
il mio tesoro e mettete
"
mia
felicit". "
Dopo
stando
GiL
IL
BlAS
CAPITANO
con
suo
XXVI.
GRANDE
Orlando,
STUPORE
il
quale
TROVA
gli
racconta
MADRID
molte
COSE.
Don
Bernardo
di Gastil Blazo
fino in strada, e poi torn"
il giudice
frettolosamente
a
accompagn"
Digitized
by
122
GIL
BLAS.
il suo
in un
momento
la mia
Orlando
fece svanire
in una
coir entrare
magnifica taverna ; onde
paura
all' oste il miglior
lo seguii,e avendo
eglidomandato
vino
fatto apparecchiare da pranzo,
clie avesse,
e
Ivi il capitano,trovandosi
in una
stanza.
passammo
da solo a solo,mi fece questo discorso : " Tu
meco
Gii Blas, di trovar
devi stupirti,
mandante,
qui l'antico tuo coavrai
inteso
ancor
e
pi" quando
stupirai
raccontarti.
ci" che sono
Sappi dunque che il
per
nella
solo
grotta e che partii
giorno che ti lasciai
tutti i miei cavalieri per
andare
Mansilla
a
con
a
le mule
dente,
vendere
e i cavalli
predati la sera anteced
el
il figlio
incontrammo
corregidor di Leon,
uomini
benissimo
da
a cavallo
quattro
accompagnato
la sua
Noi
tosto
carrozza.
armati, che scortavano
la polvere a due di quei giovifacemmmo
mordere
alla fuga. Allora
il
notti e gli altri due si diedero
cocchiere,vedendola brutta pel suo padrone, rivolto
noi in atto
a
a
supplichevole, si mise
gridare:
V
di
Ah
Dio
amor
"
signori , per
risparmiate la
,
del
vita del figlio unico
"
corregidor di Leon.
commossero
Queste
parole non
punto n" poco i
miei cavalieri,anzi vie maggiormente
li infiammarono
che uno
di furore, a segno
di loro grid":" Compagni,
guardiamoci bene dal lasciare la vita al figlio
dei nostri pari,di cui il padre
mortale
nemico
d' un
fece morire
migliaia di coloro che fanno il nostro
ed immoliamo
mestiere.
Vendichiamoli
questa vittima
alle loro anime.
Gli altri miei cavalieri applaudi"
rono
il
mio
a
questi detti,e
luogotenente apparecMa
Digitizedby
CAPITOLO
chiavasi
123
XXVI.
fare da gran
in quel sagrifizio,
sacerdote
il braccio.
io gli trattenni
ma
"
Fermatevi,
dissi;
necessit" ? Contentiamoci
perch" volete sparger sangue senza
borsa
della
di questo giovine, e da
che
fa
resistenza
siamo
cosi
barbari
non
egli non
,
volerlo
oltracci"
da
dee renammazzare:
dere
egli non
delle azioni di suo
conto
suo
padre; e anche
il
debito
alla
forca
suo
quando condanna
padre fa
di
noi
facciamo
il
nostro
noi, come
qualcheduno
gliando
spoa
" viandanti.
"
Intercedetti
cosi pel figliodel governatore, e ad
fu nulla negato. Solamente
intercessore
non
un
dei due
gli togliemmo l danari e, pigliatii cavalU
uomini
uccisi
li vendemmo
insieme
agli altri a
la
Mansilla. Ci" fatto,tornammo
verso
grotta, dove
"
tanto
giorno appresso
poco prima del levar
del sole. E quivi fu grande il nostro
stupore nel
la botola spalancata,e maggiormente ancora
trovar
Lionarda
legata nella cucina.
stupimmo al veder
T accaduto, e facemmo
Colei in due parole ci raccont"
le meraviglie che tu avessi saputo farci la burla,
di inmai
ti avremmo
creduto
perch" non
capace
la
te
bel
colpo, e
.maginare ed eseguire un si
peridonammo
invenzione.
merito
dell'
Da
solamente
pel
le dissi che ci apparecchiasse
che fu slegata la cuoca,
stalla
nella
ben da mangiare, e intanto
andammo
i
nostri
il
vecchio
dove
a
cavalli,
moro,
governare
giungemmo
il
venti quattr*ore
di
sfinito. Subito pensammo
dopo
digiuno, era
per
a soccorrerlo, ma
il
debolezza
egli avea
disfatto che,
era
sentimento,
gi" perduto
costretti
volont", fummo
malgrado la nostra buona
diavolo fra la vita e la morte.
lasciare quel povero
a
di andar
facemmo
Tuttavia non
a
meno
a tavola, e
nelle
ci
ritirammo
buona
nostre
colazione
stanze,
dopo
ed
tanto
santa
"rmandad,
che
parevano
aspettarciper
Digitizedby
124
GlL
BLAS.
ci accorgemmo
che
tirarci addosso.
In principionon
di una
a ridere,bencii"
sola,e perci" ci mettemmo
fosse in numero
maggiore di noi, e l'assalimmo;
alle mani
con
eravamo
quella,le altre
ma, mentre
che
stavano
nascoste, piombarono ali' impensata
due,
di noi, di modo
il nostro
meno
che, venuto
sopra
nemici.
tanti
cedere
II luogoa
valore, dovemmo
tenente
de' nostri perirono in quel fatto
ed
e due
,
stretto
e
agli altri due, fui circondato
io,unitamente
le
si da vicino,che gliarcieri ci presero,
e mentre
la terza and" a
due squadre ci conducevano
a Leon,
il quale era stato
dare il guasto al nostro ricettacolo,
che ti dir". Un
contadino
di Luscoperto nel modo
il
bosco
ritornasene
traversando
casa
a
ceno,
per
,
casualmente
la
della
bocca
nostra
scopri
caverna,
avevi chiuso
che tu non
(era appunto il giorno chela
scappasti con
signora),e si mise in sospetto che
quivi fosse la nostra abitazione. Egli per" non ebbe
si content"
di osservare
il coraggio di entrare, ma
il
i dintorni,e, per meglio segnarne
luogo, scorz"
alberi
col
coltello
alcuni
ed
suo
leggermente
vicini,
di distanza
altri ancora
in distanza
fino all' uscire
Fatto
si
Leon
dal bosco.
lare
questo ,
port" a
per riveci" che aveva
il
al
corregidor, quale'
scoperto
tanto
n' ebbe
maggiore allegrezza che suo figlioera
stato spogliato da quella stessa
compagnia , onde
radun"
tosto tre squadre per farci legare e diede
loro il contadino
per guida.
arrivo nella citt" di Leon
fece gran
raviglia
ma" Il mio
alla gente, in guisa che, se
io fossi stato
un
generale portoghese pigliatoin battaglia,il popolo
affollato di pi" per vedermi.
si sarebbe
non
Ecco
"
capitano,
qua il famoso
qua, dicevano, ecco
! eglimeriterebbe
del nostro
contado
di esser
terrore
fatto in brani
coi suoi
a
colpi di tanaglia insieme
due colleghi." Intanto
fummo
condotti
dinanzi
al
dall' inveire contro
di
corregidor, il quale cominci"
dicendo:
" Finalmente, o scellerato,Iddio,stanco
me
ti abbandona
dei delitti da te commessi
alla mia
,
" vero,
giustizia. Signore, risposi,ho commesso,
un' infinit" di delitti,
ho suH' anima
la
ma
per" non
morte
del vostro figliounico ; e se io gliho salvato
la vita,
voi dovete sentirne una
"
qualche gratitudine.
"
Digitized
by
CAPITOLO
125
XXVI.
della
"
se
che
an-
uffizio noi
del mio
" Ci"
detto, ci fece
permetterebbe in verun
lasci"
nella
in oscura
chiudere
quale non
prigione,
in capo
li fece uscire
i miei compagni, ma
penare
il
salvarti,'
volessi
dovere
modo.
,JLI"1?'"P::JW^
Gli
tre
giorni
arcieri
li mand"
ci presero
[roff-126].
tragedia
rappresentare una
in
rimasto
io,
prigione tre
procrastinasse
giudizioso non per prepararlo maggiormente
di morte
sicch" m'aspettava un
terribile,
genere
del tutto nuovo
fece
invece
il giudice mi
; quando
che
non
si
il mio
ricondurre
dinanzi
s",
cosi
mi
disse
: "
Ascolta
Digitizedby
126
GIL
BLAS.
la tua sentenza.
sei libero,
Tu
di te
perch" senza
mio
sarebbe
stato
ucciso sulla pubblica strada.
figlio
Come
ho
voluto
padre
ricompensare la tua azione ;
e
come
giudice,non
potendo assolverti , ho scritto
alla Corte a favor tuo, e, chiesta la grazia
te,
per
la ho ottenuta. Vattene
ti
dove
dunque
piace ; ma ,
prosegui egli,approfittadi questo accidente fortunato,
rientra
in te stesso
abbandona
e
il mestiere
per sempre
deir assassino, "
"Fui commosso
da tali parole,e per" presi la strada
di Madrid, col fermo
vita
proponimento di cambiar
di viver in pace
e
in quella citt". Qui non
trovai pi"
vivi n" padre n" madre, ma
trovai le sostanze
in
di un
mano
mio
vecchio
ne
rese
congiunto,che me
conto
un
infedelissimo. Non
riscossi che tremila ducati,
il che pu" ascendere
alla quarta parte del mio
? Per
patrimonio. Ma che litigare
restar ozioso,
non
carica di alguazil,che esercito come
comperai una
avessi mai
se
non
fatto altro. I miei nuovi
colleghi
mi avrebbero
ricevuto
non
tra loro se fossero stati
in cognizione della mia
storia. Fortunatamente
non
sanno
nulla,o fingono di non sapere, che " lo stesso.
Ora, amico, continu" Orlando, voglioaprirtiil cuore,
che
V uffizio , che ho
e
perci" ti dico schiettamente
ho
mi va
a
e
abbracciato,non
voglia di
sangue
,
tornare
al mio primo mestiere.
Sono
gi" dispostoa
bel giorno
lasciare il mio posto e a partirmene un
il Tago, poich"
alle montagne, dove nasce
per andar
solitudine abitata da banda
ivi una
mi " noto
esser
volessi
venir
Se
noi andremmo
tu
numerosa.
meco,
di cotesti eroi: io sarei il
il numer"
ad accrescere
secondo
capitano della loro squadra ; e , per farti
da
loro con
accettare
di
gradimento, affermerei
averti veduto
dieci volte al mio
combattere
fianco
ed esalterei il tuo valore
sino
alle stelle,dicendo
te
che
bene
di
di
un
generale non decanti
quello
pi"
ufficiale che vuol promuovere
di grado. Mi asterr"
un
testi,
commetdella soperchieria,che
poi dal far cenno
farebbe
la
nascere
perch" questa
diffidenza;e
il
serber"
fosse nato
non
come
se
silenzio,
perci"
questo accidente. Su via dunque, soggiuns'egU, hai
hai intenzione
di seguirmi? Aspetto la tua
o
non
risposta."
Digitized
by
CAPITOLO
Ricusai.
"
Ognuno
127
XXVI.
ha le sue
le audaci
inclinazioni,aggiunsi:
siete nato
imprese ed io per una
per
dolce e pacifica." Malgrado il mio
rifiuto,sul
mi torn" a parlare della banda,
finir del desinare
di andare
deliberato
confess"
che
ad
mi
avea
e
altri
tentativi
ommettendo
unirsi con
per
essa, non
lo
vedendo
indurmi
stesso
a
Ma,
partito.
prendere
ceffo
che non
poteva persuadermi, mi guat" con
Giacch"
hai
feroce e mi disse aspramente : "
cuore
si vile da anteporre la tua
servile
condizione
l'
aldi far parte di una
mini,
onore
compagnia di valentuoalla bassezza
delle tue
io ti abbandono
nazioni
inclialle
che
bene
bada
sono
parole
; ma
per
nella
fa
ti
restino
bene
che
memoria.
e
scolpite
dirti,
affatto di avermi
veduto
Dimentica
mi
oggi, e non
anima
nominar
mai
con
vivente, perch" se sapr"
ne' tuoi discorsi... tu mi
che tu mi nomini
conosci :
V oste,
ti dico di pi". " Ci" pronunziato, chiam"
non
ci
di tavola per
levammo
pag" per ambedue, e poi
voi
vita
andarcene.
CAPO
GiL
E
Blas
CHE
lascia
cosa
don
xxvir.
Bernardo
di
Castil
Blazo,
divenne.
uscivamo
dalla bettola e ci davamo
V un
r altro il buon
il mio
giorno, pass" per la strada
mi
vide, ed io m' accorsi che dava
padrone, il quale
certe
occhiate
al capitano, per le quali m'imaginai
che si maravigliasse di trovarmi
con
un
di
uomo
quella fatta, giacch" il suo
aspetto non
parlava
favore
suoi
Era
de'
costumi.
a
alto di
uomo
troppo
viso lungo e naso
da
un
statura, con
pappagallo :
sebbene
cattive sembianze, avea
non
mostrasse
e
briccone.
per" l'aria di un vero
Io non
m'era
jngannato nelle mie congetture,
che
don
Bernardo
a
perch" alla sera conobbi
era
del capitano, ed egli
restata impressa la persona
sarebbe
tutte le belle
stato inclinatissimo
credere
a
che avrei potuto dirgli,se avessi osato
di parcose,
largliene.
Gii Blas, mi diss' egli,chi " mai
"
quella
che ho veduto
te ? " Risposi
figuraccia,
poco fa con
Mentre
Digitizedby
128
BLAS.
GIL
ch'era
mi
che, soddisfatto di
parve
dovesse
di pi" ; ma
cercare
mi
e^n mi fece molte altre domande:
e, siccome
mostrai
imbrogliato a motivo degli avvisi datimi da
Orlando, cosi il padrone tronc" improvvisamente il
"liscorso e and"
letto. Il giorno seguente, finito
a
ch'ebbi
di prestare il solito mio
servigio,mi cont"
sei ducati in vece
di sei reali,e mi disse: " Prendi,
vito
seramico, questue il regalo, che ti do per avermi
fino al di d' oggi : trovati un
altro padrone, non
di
che
abbia
potendo io soffrire di tener un servo
mi
tali amici. " Allora
in
di
venne
dirgli,
pensiero
mia
che
io
conosceva
discolpa,
queir alguazil
per
alcuni
rimedi
mentre
dato
a
avergli
Vagliadolid,
per
faceva
ilmedico.
il
mio padrone,
" Benissimo, rispose
la scusa
dovevi
" ingegnosa ! Tu
iersera
dirmelo
E io: " Signore, in verit" non
confonderti.
"
non
e
dirvelo
fu il motivo
osava
e questo solo
per rispetto,
confusione.
della mia
"
"
Veramente,
ripigli"egli,
colla
battendomi
la
mano
questo
spalla,
leggermente
t' avrei creduto
discreto : non
molto
si chiama
essere
compagni
che Dio t'acmai
tanto
malizioso.
Vattene, figliuolo,
tal sorla eli
giovane che pratica con
; un
alguazil; e
([uesta risposta,non
un
gente, non
In quel
fa per
me.
"
io
momento
aveva
la borsa
abbastanza
fornita.
desiderio
vivissimo
di veder
Toledo, ove
giunsi dopo tre giorni.Andai ad alloggiare in una
buona
osteria, dove fui preso per un cavaliere d'alto
affare, in grazia del mio abito da gentiluomo, di cui
mancai
di vestirmi.
osservato
non
Dopo di avere
allo
le rarit" di Toledo, partiiun
giorno
spuntare
di
dell'alba,e presi la strada di Cuenga desideroso
in
andare
giorno entrai
nell'Aragona. Nel secondo
ciava
cominsulla
trovai
osteria
che
un
strada, e mentre
Aveva
un
rifocillarmi,
cajDit"una compagnia
bevevano, fecero il ritratto
quali,mentre
a
che
vahere,
avevano
diceva
uno
di arcieri
di un giovane,
ordine
di arrestare.
ca" Questo
ha pi" di ventitr"i
di loro, non
Digitizedby
130
neri
GIL
BLAS.
il
naso
che
avevo
grotta.
Digitized
by
CAPITOLO
Appena
XX
131
VII.
entrati,cominci"
cadere
a
pioggia
gran
orribili
Il
tuoni.
romito
lampi
""inginocchi"dinanzi ad una imagine di S. Pacomio,
attaccata
alla muraglia, e noi seguimmo
il suo
pio.
esemIntanto i tuoni cessarono,
in piedi;
e ci levammo
vedendo
che continuava
la pioggia e che prema,
cipitava
la notte, il vecchio
ci disse : " Figliuoli,
non
vi consigliodi mettervi in viaggio con
questo tempo,
isalvoch" abbiate qualche affare premuroso.
A cui
"
noi rispondemmo, che non
di
si presavevamo
ne
sante
che e' impedisse di fermarci
avesse
e che
,
i^imo creduto
di non
incomodarlo, lo avremmo
gato
predi lasciarci passar
la notte con
lui nel romitorio.
" Nessun
incomodo, replic"l'eremita: mi spiace
solo per voi,poich",oltrech" dormirete
male, io non
vi posso
dare ahe una
di
anacoreta.
"
cena
Ci" detto, il sant'uomo
ci fece sedere
ad una
pic"cola tavola,c'imband"
alcune
cipollinecon un pezzo
ili pane
di acqua,
brocca
una
e
soggiungenda:
i
miei
soliti
"
sono
Questi, figliuoli
miei,
pasti: ma
vostro
oggi per amor
voglio fare un banchetto. "
Disse, e and" a prendere un. po' di formaggio e due
il giomanate
di nocciuole,e le port" in tavola ; ma
vine
tramezzata
di
cavaliere,che
fece
troppo
onore
non
a
di
avea
che
Digitized
by
133
GIL
BLAS.
"
Non
vi nasconder"
XXVIII.
di
don
alcuna
Alfonso.
cosa,
a
questo cavaliere,che
la
generosit", che mi ha dimostrato, avrei
dopo
torto di diffidare di lui. Io sono
di Madrid, e ora
udrete la mia
desca,
origine. Un ufif"zialedella guardia tedetto il barone
di Steinbach,tornando
a casa
della
scala
involto
di
a
una
un
pie
sera, scopri
nicelli,
panlo prese
e lo
trasport" nelle stanze della
esservi
consorte , ove
conobbe
racchiuso
sua
un
bambino
in
bianca
avvolto
fascia
e
con
nato,
appena
sul quale era
un
scritto,che il bambina
viglietto,
d'alto
a
lignaggio, le quali a
apparteneva
persone
anche
fatte conoscere:
era
suo
tempo si sarebbero
il
detto essere
di
stato battezzato
e portar egli
nome
sventurato
Alfonso.
Io sono
e
non
fanciullo,
questo
dire di pi".
so
dalla mia
e sua
moglie furono commossi
" Il barone
deliberarono
non
avevano
figliuoli,
sorte, e siccome
di don Alfonso. A
sotto il nome
di educarmi
grado
si
che
si
sentivano
avanzavano
a
negli anni,
grado
bili
vie maggiormente a me
affezionati,e le mie affami
attraevano
ad ogni
e compiacenti maniere
in fatti posso dire di aver
le loro carezze;
momento
la fortuna
avuto
di farmi
rono
amare.
Eglino mi trovacazione
precettori d'ogni genere,
perch" la mia eduil loro unico
era
che
altro
e
tutj*
studio,
impazienza che si svelassero i miei
aspettare con
sembravano
che
desiderare
i miei natali
parenti,
restassero
ignoti.Quando il barone mi vide
sempre
in istato di portare le armi, mi arrol" nella milizia,
il grado di alfiere,
dopo di avermi fatto
e, ottenutomi
vie meglio a rintracciare
un
piccolo corredo, per animarmi
mi
fece
le occasioni di acquistar gloria,
neppure
Digitized
by
CAPITOLO
133
XXVUI.
deironore
credere che la carriera
era
aperta per tutti,
che io potea nella guerra
tanto
e
acquistare nome
pi" glorioso,in quanto che lavrei dovuto a me solo^
Nello
della mia nastesso tempo mi svel" l'arcano
scita
che sino allora mi avea
Siccome
nascosto.
a
tenuto
Madrid
io era
Tavevo
mente
reale
suo
figlio
per
creduto, cosi confesso che questa spiegazione
mi cagion" non
che anche
dolore, di maniera
poco
4idesso
pensandovi arrossisco; e quanto pi" il mio
la mia
mi dimostra
nobile origine,tanto pi"
animo
mi
conturbo
vedendomi
abbandonato
da quelli, ai
la
vita.
io
devo
quali
"Andai
dei Paesi
Bassi; ma,
dunque alla guerra
conchiusa
laonde me
la
fu
dopo,
tempo
pace;
poco
ne
"
una
Ignoto, prendendomi
mi
pel
insult"
chi
dubbio
sanguinosamente;
figliodel
Ignoro
senza
di Steinbach
(quanto a me,
colui",volle scusarsi. Ma Toltraggio
barone
fosse
era
troppo crudele, e voleva sangue ; onde gli dissi
le spade, e il
"li mettersi
in guardia. Sfoderammo
fu lungo: sia che egli combattesse
con
non
" lucilo
troppo ardore, sia che io fossi pi" agile di lui, lo
Vedendolo
collare
barferii subito con
un
colpo mortale.
e
pensai pi" che a salvarmi,
cadere, non
sul suo
cavallo
montai
laonde
e
pigliai la via di
barone
tornare
di Steinbach
osai
dal
Toledo. Non
sarebbe
gionargli:
])ensando all' afflizione che il caso
per cae
quando mi figurava tutto il pericolo,in
,
di non
"iui mi trovavo, io vedevo
poter allontanarmi
Madrid
tanto
"la
presto quanto era d'uopo.
tali
dolorosi
In
"
pensieri,viaggiai tutta
preda a
tutta la mattina
la notte
zogiorno,
e
seguente; ma, sul mezil cavallo
dovetti fermarmi
per rinfrescare
il
che
il
o
quale ora
caldo,
passasse
per aspettare
Insoffribile. Mi fermai
dun((ue in un
villaggio fino
del sole; dopo di che continuai la mia
al tramontare
marmi,
ferdi andare
diritto, senza
f^trada coli' intenzione
anzi
arrivato
Toledo. Era
a
Illescas,
a
gi"
di
mezzanotte
al
verso
un
quattro miglia
l", quando
Digitizedby
134'
GIL
temporale
simile
quello
BLAS.
ci'oggi
mi
vemie
dosso
ad-
la
in mezzo
della
avvicinai
ai muri
qual cosa
campagna,
per
vidi per
di un
che
giardino,
caso
qualche passo distante da me ; e non trovando
altro ricovero, mi adagiai col cavallo al fianco della
mit"
porta di qn gabinetto, il quale era situato all' estredel muro,
balcone.
la cui porta era
un
sopra
Appoggiatomi a quella porta, sentii ch'era aperta^
il che
credetti
effetto della
negligenza dei servi.
Smontai
termi
da cavallo, non
ma
per metper curiosit",*
al coperto della pioggia, che, sotto il balcone,,
entrai nel gabinetto tirando
m'incomodava,
per la
il cavallo.
brigliaanche
il luogo*
il temporale, tentai di osservare
" Durante
in cui mi trovava; e, sebbene
nulla potessi vedere
al
dei
conobbi
chiarore
se
non
lampi,
per" essere
doveva
che
una
non
quella
appartenere a persone
casa,
che la pioggia cessasse
volgari.Aspettavo sempre
lume
il cammino, ma
un
gran
per continuare
che si vedea
da lontano
mi fece cangiare risoluzione.
cavallo
Lasciai dunque il mio
nel gabinetto, del
di chiudere
la porta, e m' inoltrai'
quale ebbi cura
versi il lume, credendo
che in quella casa
ancora
mi
si
di domandare
alloggioalcune
traversato
per quella notte. Dopo di avere
cui
di
trovai
stradicene,giunsi vicino ad un salone,
la porta aperta, e dove, entrato
vedutane
e
pure
tutta
la
magnificenza
cristallo illuminata
d'essere
in
marmo,
magnifico
casa
di
lampada di
candele, mi persuasi
grande. Il pavimento era di
soffitto pei fregi vagamente
maestramente
intagliatee
col mezzo
da alcune
un
il
di
una
indorati,per le cornici
per le pittureche mi parevano
di eccellenti pennelli;
che
attrasse
la mia
tutto
ci",
attenzione,
sopra
fu la schiera
infinita di busti di eroi spagnuoli, sostenuti
di marmo
da piedestalli
dipinto,i quali erano
intorno
al salone
mirabilmente
disposti.Ebbi tutto
ma
l'agio di
esaminare
queste cose, perch", per quanto
zitto
sentivasi un
stessi coir orecchie
attente, non
n" si vedea
viva.
comparire anima
Da
lato
del
salone
un
"
era
una
porta socchiusa, la
quale, da me
alquanto aperta, mi lasci" vedere una
fuga di stanze, l'ultima- delle quali soltanto era il-
Digitizedby
CAPITOLO
135
XXVill.
luminata.
Glie debbo
fare?
dissi allora fra me
"
medesimo
tornarmene
: dovr"
indietro,oppure dovr"
temeriamente
gi"
penetrare sino col"? " Pensavo
che il partitopi" savio fosse quello di retrocedere:
finalmente
MMnnoltrai
la curiosit"
la vinse.
ma
le camere,
dunque traversando
quella
e, giunto a
da
eh' era
illuminata
candela
ardente
una
sopra
ricca tavola di marmo
candeliere
entro
un
d'argento
da
che
la
camera
era
brunito, osservai
principio
di vaghi e
ornata
splendissimi addobbi; ma
poco
cortine
lo
l
e
ad
del
un
dopo, volgendo
sguardo
letto,
del caldo, vidi un
socchiuse
motivo
a
quale erano
oggetto che si attrasse tutta la mia attenzione. Era
il rumore
dei
una
giovine signora, che, malgrado
tuoni, che scoppiavano da ogni parte, dormiva
fondamente.
pro"
vedendo
un
uomo
nella sua
da lei
diede
un
mera
canosciuto.
sco-
al mio
alto
Atterrita
aspetto,
m'
lo
io
subito
ingegnai di
spavento, ed
per
rassicurarla, mettendomi
ginocchioni e dicendole :
Non
abbiate
di nulla, o signora: io non
"
paura
nuare,
contimale.
Io voleva
sono
"
qui per farvi alcun
che
mi
diede
si
ma
era
essa
non
spaventata
chiam"
ascolto,per la qual cosa
replicatamente le
femmine
sue
nessuna
rispondeva , cosi
; -e siccome
ella prese
vesticciuola
che
da
una
camera
era
a
nelle
pie del letto,balz" fuori delle lenzuola e corse
camere
di
passato, chiamando
per le quali io era
bel nuovo
le ancelle
unitamente
sorella miad una
nore,
che teneva
sotto la sua
direzione. Io gi" mi
di
vedermi
addosso
tutti i camerieri
ed
aspettavo
,
di
che
mi
le
mie
avevo
temere
dessero
ragion
senza
volermi
ascoltare ; ma, per fortuna, per
quanto si
che un vecchio
se
non
sfiatasse,non comparve
servo^
che le avrebbe
dato poco
nel caso
ch'ella
soccorso
avuto
avesse
da temere.
Nondimeno, fattasiun po' di
chi fossi, e
coraggio, mi domand"
sdegnosamente
la
temerit"
di
per qual parte e perch" avessi avuto
entrare
nella sua
Allora
io cominciai
casa.
a
stificarmi
giuio avevo
intese che
trovato
appena
; ma
ella repentemente
[" porta del giardino aperta
esclam":
Giusto
cielo!
"
quale sospetto mi turba
r animo
! "
strido
Digitizedby
430
GIL
BLAS.
Ci"
detto,vol"
prendere
essa,
ma, impaziente
da tanto
furore,
vendicarla,mi sentii accendere
voi
che sclamai:
avete
"
Signora, quale oltraggio
N"
mi
contentai
di
piangere
con
di
ricevuto?
offesa:
volete
Parlate:
mia
" la vostra
ch'io insegua tosto don Fernando
e
gli trafigga il
tutti coloro, che devono
"5uore? Nominatemi
essere
(trucidati : comandate,
che
e
dete
crequesto incognito,
coi vostri nemici, affronter" qualunque
d'accordo
che vada
pericolo e qualunque calamit"
gnata
accompaalla vostra
vendetta
".
dichiarazione
fece stupirela bella signora,
" Questa
ed arrest"
delle sue
la corrente
lagrime. " Ah siperdonate il mio sospettopensando
l^nore, disse
,
Digitizedby
138
GIL
che
antica inimicizia
di
Mia
sorella
dunque
per
assenso.
BLAS.
don
da
il sua
ha
che
non
ancora
avuto
di ascoltare
la debolezza
dubbio
corrotte
fantesche,senza
Fernando;
cotesto
formato
cavaliere, in-
loro
mente,
per
se
la sorte
io medesimo?
Lietissima
tornar
missione
utile,accettai la com-
vi pensava
non
di poterle
entusiasmo
con
e
promisi di eseguirlacon
zelo
che
fatti
In
non
diligenza.
pari
aspettaiil giorno
mente
subitama
promessa,
per volar a compiere la mia
lasciai Serafina, scongiurandola di perdonarmi
lo
dola
spavento, che le avevo
cagionato ed assicurandi darle
quanto prima qualche notizia. Uscii
entrato.
dunque per la stessa
parte per cui era
,
Cercai
per
due
Giulia ; ma,,
mi fu possibile
mortificato
la
cosa
potr"
amichevolmente
terminarsi
Digitizedby
con
un
139
XXVIII.
CAPITOLO
le
tanto
detto, che
avea
ramingo;
e
poich"
laonde
io
per un
mi chiese
affare
scusa
di
fuggiva
onore
gentiliparole ;
con
mi
condusse
nel
entrambi
ella una
Avea
veste
salone
sedemmo.
ove
da camera
di taffet" bianco
a
un
e
righe brune
di
in
della
stessa
ornato
testa
stoffa,
piume
cappellino
il
mi
che
fece
che
essere
giudicare
poteva
nere,
d'altra parte ella mi pareva
si giovane
vedova; ma
che
era
stanco
spossato,
poteva risolvermi
crederlo.
a
l'
curiosit"
di
"
avea
questo, ella dalsapere
chi io mi fossi:
altro canto
di conoscere
avea
ne
mi preg" di dirle il mio nome,
non
per la qual cosa
nobile
vostro
aspetto e pi"
dubitando, diceva, dal
sgrazia,
didalla
che
mostraste
ancora
piet",
per la mia
non
Se
io
non
anche
Ditemi
soggiunse la signora , per
pazione
qual ragione siete partito da Madrid, che in anticiil povi offro r assistenza
darvi
che
pu"
tere
di' mio
don
di
mio
fratello
e
Gasparo
padre
di riconoscenza
essendo
questo il pi" lieve segno
eh' io possa
ha
dare
ad un
cavaliere, che per me
fino esposto la sua
vita.
Allora
le
"
tai
racconpropria
mistero tutte le circostanze
del mio duello,
senza
ed ella diede torto al cavaliere
da me
ucciso, e mi
il
il
favore
di tutto
casato.
suo
promise
soddisfatto
ebbi
alle
"
Quando
sue
richieste,la pregai
"
di soddisfare
essa
pure
"
libera o maritata.
"
mi
fece
padre
sposare
alle mie.Le
domandai
da tre anni,
don
Diego
vedova
mesi.
da
"
sono
ora
quindici
"In
interrotti da un
quel punto fummo
una
quale veniva a portare a Serafina
di
domandato
Polano.
Avendomi
ella
conte
era
mio
se
rispose,ciie
di
Lara,
corriere
lettera
il
del
permessa
Digitizedby
140
di
GIL
BLAS.
al
mi
dolore
mi conturbai, e, come
avessi
se
il
che
stava
presentito colpo
per piombarmi addosso,
sentii
il
terrore
mio
tutto
agghiacciarsi.
per
sangue
voce
"
Signora, le dissi con
quasi moribonda, si potrebbe
commossi,
to?
"
"
troppo! "
A queste parole, che mi fecero
"
raccapricciare
la lettera,che cosi diceva:
Ieri
"
presi, tremando,
,
fratello don
viuzza
vostro
Gaspare si batt" in una
di Madrid.
deserta
Ricevette
una
ferita,per la quale
valiere,
oggi mori, drchiarando
prima di spirare che il cache lo uccise, " figliodel barone
di Steinuff"ziale
della
colmo
Per
tedesca.
di
bach,
guardia
eglisi salv"
sciagura l'assassino mi " fuggitodi mano:
in qualunque luogo lo,scellerato
colla fuga
si
ma
nulla
lascier"
S
ver"
criintentato
occulti,
per iscoprirlo.
subito a parecchi governatori, i quali comanderanno
che sia arrestato
se
passer" per le citt"
della loro giurisdizione,e inoltre scriver"
ad altre
intentato
di
lasciare
ogni mezzo
persone
per non
Polano.
"
di
chiudergli tutte le strade. Il Conte
,
di don Gaspare,
per le speranze,
tutto
Digitizedby
CAPITOLO
don
141
XXVIII.
voi T abbiate
ucciso da
valoroso, e che siasi da per s" stesso tirato addosso
la sua
convinto
che io
disgrazia, dovete per" esser
entro
del
del
mio
risentimento
a
genitore.Si,
parte
don
nemica
vostra
di
e far" contro
Alfonso, io sono
voi tutto ci" che il sangue
da me
e l'amicizia
sono
posabuser"
della
cattiva
vostra
non
esigere; ma
vi presentialla mia
sorte, perch", quantunque essa
contro
d"
l'onore, che mi arma
vendetta, nondimeno
mi
vieta
vendicarmi
vilmente.
altres"
di
I diritti
voi,
della
debbono
essere
non
e
ospitalit"
inviolabili,
che io paghi con
sar" mai
l'assassinio il servero
vigio
da voi prestatomi. Partite tosto
celatevi , se
,
alle
al
ricerche
nostre
e
potete,
rigore delle leggi,
salvate
la vostra testa dal pericolo,che le sovrae
sta.
Gaspare,
quantunque
"
Mi allontanai,e montato
sul mio cavallo,mi portai
Toledo
stetti otto giorni e quindi come
a
ove
se
nulla avessi da temere, son
venuto
torio.
a
questo romilo
del
stato
mio
animo:
vi
"
Ecco, padre mio,
"
prego
d'aiutarmi
coi vostri
CAPO
Chi
fosse
ACCORSE
il
vecchio
DI
essere
consigli."
XXIX.
romito,
IN
GASA
e
DI
come
Gil
Blas
si
CONOSCENTI.
il tristo racconto
Alfonso
cominciava
romito
delle sue
a
sventure, il vecchio
soffrire con
don Alfonso
a
parlare per esortare
zienza
panel
romitorio
entrare
un
quando vedemmo
il
altro romito
carico di due
gonfie bisacce,
quale
stato a fare copiosa questua nella citt" di Cuenga.
era
Costui
sembrava
e
pi" giovine del suo
compagno
la barba
folta.
assai
avea
Ben
fra
"
rossa
e
venuto,
anacoreta
: quaH nuove
Antonio, gli disse il vecchio
dalla citt"? " " Cattive assai, rispose il frate
recate
dal pelo rosso, dandogli in mano
un
fogliopiegato
in forma
di lettera : questo viglietto
informer"
ve
ne
pienamente. " Il vecchio 1 aperse, e, poich" Tebbe
letto con
che meritava, proruppe :
tutta Tattenzione,
Sia lodato il Signore ! Giacch"
"
scoperto " il secreto.
Compiuto
che
ebbe
don
Digitizedby
142
non
GIL
ci resta
conviene.
il
un
uomo
altro
che
BLAS.
Cangiamo
vecchio
volgendosi al cavaliere: voi vedete
al pari di voi in balia dei capricci della
mi hanno
fortuna:
scritto da Guenga, citt" distante
calunniato
due sole miglia da questo luogo, che sono
in faccia alla giustizia,
i suoi ministri
domani
e che
f5i metteranno
torio
in viaggio per venire
a
questo romie
per
impossessarsi
della mia
la
certamente
volta che
mi
persona;
ma
lepre al covo :
" questa la prima
trovato
non
sono
in simili imbrogli,e, grazie a Dio, me
gegnosamente
insono
ne
sotto
cavato
fuori. Ora mi vi mostrer"
altra forma, essendo
eremita
io tutt'altro che
e
un
vecchione.
un
"
In questo dire spogliossidella sua
lunga tonaca,
sotto alla quale si vide un
giubbone di saio nero
maniche
con
indi,levatasi la berretta,
frastagliate;
clie
teneva
attaccata la sua barba
un
sleg"
cordone,
di uomo
posticcia,e tutto ad un tratto prese l'aspetto
di vent'otto
trent'anni.
Fra
a
Antonio, ad esempio
via
cavossi
anch'
T-abito
da romito
e lev"
egli
suo,
allo stesso modo
del compagno
la sua barba, tirando
fuori da una
di legno fradicio certa casacca,
cassa
della quale vestissi. Ma
figuratevi il mio
stupore
nel vecchio
il signor
anacoreta
quando riconobbi
don
e
Raffaele,e in frate Antonio il mio carissimo
dio!
Vivadfedelissimo servo
Lamela!
de
"
Ambrogio
esclamai
subito; io sono
qui a quel che vedo
in casa
di conoscenti.
"
"
Verissimo, signor Gii
voi trovate
sorridendo:
Blas, mi disse don Raffaele
li aspettavate.
ve
qui due amici quando meno
" vero
che avete
di
qualche motivo di lamentarvi
dimentichiamo
il passato e ringraziamo il
noi, ma
ai
Signore, che ci riunisce. Ambrogio ed io siamo
vostri comandi; e non
la
" da
nostra
disprezzarsi
siamo
offerta, perch" noi non
malvagi, grassatori,
cerchiamo
assassini
alle
solamente
di vivere
ma
vita
menerete
spalle altrui;accompagnatevi a noi, e
vagabonda, la quale " assai dilettevole quando si
sappia prudentemente operare. Non dico io gi" che
sia tale
la concatenazione
delle cause
non
seconde
alcuna volta da produrre qualche sinistra avventura,
costoro
non
troveranno
Digitized
by
CAPITOLO
14;l
XXIX.
[il L'
"iuale
nella
cucita
e preparata
,
vino
liordinariamente
o
Digitized
by
144
GIL
degli abiti
BLAS.
Pacomio.
Camminammo
sentirci molto
la
stanchi
tutta
i nostri passi;e
il coraggio dei
lunga navigazione, anche noi
finalmente
alla
riacquistammo lena, e giungemmo
della nostra carriera prima del levare del sole.
meta
Penetrati
dove
pi" denso era il bosco, ci fermammo
in amenissimo
sito,ove trovavasi uno strato erboso
circondato
sieme
inda parecchie roveri, le quali co'rami
un'ombra
intrecciati formavano
impenetrabile
ai raggi solari. Scaricato il cavallo e cavatagli la
pascolare ; dopo di che, seduti
briglia,lo lasciammo
fuori dalla bisaccia
tonio
di frate Anper terra, tirammo
alcuni grossi pezzi di pane
molti pezzi di
con
mettemmo
i denti
l"
ci
lavorare
arrosto , e
far
a
Tuno
dell'altro. Nondimeno, per quanto grande
a gara
terrompevamo
si fosse il nostro
appetito,di quando di quando inil mangiare per dare
qualche spillata
cia
all'otre il quale passava
fra le braccontinuamente
di questo or di quello.
or
fonso:
Sul finire del pasto, don Raffaele disse a don Al"
Signor cavaliere, dopo ci" che mi avete
il raccontarvi
-confidentemente
narrato, " mio dovere
colla medesima
sincerit" la storia della mia
E
vita.
Mi farete piacere, rispose il giovane.
che
morire
mi
sento
sopratutto a me, soggiunsi io,
"lalla curiosit" di sapere
le vostre avventure, non
che non
dubitando
sieno degne di essere
udite. "
il bosco,
scorgemmo
la vista del
siccome
marinai
affaticati da
miravano
porto rianima
ove
,.
"
"
Digitized
by
146
GIL
BLAS.
di buon
stessa et". Mia madre
acconsenti
cominciai
seriamente
e da
a
quel momento
grado
occuparmi. Il giovane Legagnez era poco pi" dotto
mia
della
nato
certamente
Quel signorino non
parea
non
scienze,
conosceva
poich"
quasi veruna
per
da
lettera deir alfabato
quindici mesi
quantunque
di
me.
le
affidato ad un
maestro, per nulla pi" fortunato
lui a cimento
tutta
con
degli altri,i quali mettevano
la loro pazienza. " vero
per" che era ad essi proibito
di trattarlo rigorosamente, e che aveano
ordine
sicch" quest'ordine,
castighi,
precisod'istruirlo sanza
dello scolaro,faceva
unito alla cattiva inclinazione
si che le lezioni erano
quasi inutili.
il precettore imagin" un
beir espediente per
Ma
andare
contro
il giovine cavaliere
intimorire
senza
la risoluzione
di staffial divieto del padre: prese
lare
volta
che
il
meritava
me
ogni
piccolo Leg"gnez
luzione.
manc"
di eseguirne la risodi essere
n"
castigato;
io che mi garbasse questo
trovando
Ma
non
la
tarmi
diedi
ed andai
a lamena gambe
espediente,me
madre
mia
trattamento.
con
per tale barbaro
Nondimeno, per quanta affezione ella sentisse per
resistere alle mie lagrime, e, considerando
me, seppe
che era
di grande utilit" al suo
lo stare in
figliuolo
mi vi fece ricondel marchese
di Legagnez,
durre
casa
sull'istante. Eccomi
allora di bel nuovo
sotto
la sferza del precettore, il quale, avendo
osservato
che la sua
invenzione
avea
prodotto buon effetto,
continu"
staffilarmi
in luogo del signorino,e per
a
mi strigliava
fare maggiore impressione sull'animo
suo
energicamente. Ogni' giorno io ero certo di
pel giovane Legagnez, e possT^ dire che egli
pagare
ha
mai
lettera dell' abbici , che
non
imparato una
mi abbia
cento
staffilate : giudicostato almeno
non
cate
zione
adunque quanto mi sia costata la sua educafosse
La
cosa
mi
spiacque a
di avere
il suo
tal
punto che
un
giorno me
il modo
di trafugare
che
tare
danaro,
poteva ammoncento
a
e
cinquanta ducati. Questa fu la mia
vendetta
per le staffilate da colui cosi ingiustamente
feci questo giuoco di mano
menatemi; e a dir vero
molta
con
destrezza,quantunque fosse il primo mio
ne
fuggii,dopo
al maestro
tutto
trovato
Digitized
by
CAPITOLO
esparimento: oltracch"
alle indagini che
147
XXX.
fui anche
si scaltro di sfuggire
si fecaro per due giorni
di me
interi in Madrid.
allora tredici anni. Per
esser
pi" certo
di non
lasciato
venir riconosciuto
e arrestato, avevo
in casa
del marchese
i miei abiti ordinari, e preso
in cambio
del
che aveva
figliodel giardiniere,
quelli
camminato
a
un
dipresso la mia et". Dopo d' aver
che comperavo
di pane,
pi" di due giorni,vivendo
nelle cascine, e dormendo
allo scoperto, giunsi al
villaggiodi Galves, distante una decina di chilometri
Mi sentiva
sfinito dalla fatica; sedetti
da Toledo.
al piede d'un albero
posto sul margine della strada ;
quivi, per distrarmi, trassi fuori il mio sillabario,
die avevo
in tasca, e cominciai
a
leggere; quindi,
ricordandomi
mi
le frustate , che
aveva
ne
reso
,
i
incollerito
dicendo
maledetto
: " Ah,
strappai fogli,
mi farai pi" piangere. "
libro,non
Entrai
poscia nel villaggio,e mi fermai in un' osteria,tenuta danna
vedova, di circa quarant'anni,
i propri affari. Quella donna
far bene
e attissima
a
Le
andassi.
mi domand"
chi fossi e dove
risposi
mia
mio
davo
che, avendo
madre, anpadre e
perduto
da
servire. " Figliuol mio, sai tu
a
cercar
leggere ?" mi dissocila. L'assicurai che sapevo
gere
legFermati
dunscrivere
dottore. "
come
e
un
tu
disse
l'ostessa
mi
tenendo
:
ue
qui,
potraigiovare,
ti dar"
Non
lario,
saregistro del mio dare ed avere.
attesoch"
in
continu",
questa
sempre
vengono
si dimenticano
dei
osteria dei galantuomini, che non
servitori, e tu potraimetterti da parte le tue mancie
fare buon
e
guadagno. "
Accettai
il partito,riserbandomi, come
dere,
potete creil soggiorno
il diritto di cangiar aria appena
che
mi vidi serdi Galves
di piacermi. Da
vitore
cessasse
di quell'osteria,
mi sentii travagliarel'animo
da grande inquietudine.Io non
voleva
che nessuno
che io aveva
danari , e smaniavo
sconderli
sapesse
per nain luogo, dove
al sicuro dalle unfossero
ghie
bene
la
io
ancor
non
conosceva
altrui;perch"
acconci
dei siti,che mi paressero
casa
per fidarmi
imbarazzi
celarli.
Oh
a
sono
cagionatidalle
quanti
ricchezze ! Deliberai pertanto di riporre il mio sacIo
aveva
.T
Digitizedby
148
GIL
in
chetto
di
BLAS.
un
un
chio
muc-
altrove,
in pace.
il mio
di mettere
cuore
dire un
gazzone
ravale
Eravamo
tre in quella casa,
a
io.
e
che
da
faceva
serva
stalliere,una
di noi salassava pi" che poteva i viaggiatori,
Ognuno
cotesti
da
che
si fermavano.
Io buscava
sempre
signori qualche piccola moneta, quando portava loro
procurai
riscosso
un
Appena io avea
spesa.
il
mio
soldo, lo portava in granaio per ingrossare
tesoro, e pi" lo vedevo
pi" gongolava il
crescere,
io baciava
mio cuoricino,dimodoch"
qualche volta
le mie
monete
con
e le contemplava
quella volutt",
che
che non
intesa
dagli avari.
pu" essere
L' amore,
eh' io aveva
mio
pel
tesoro, mi obbligava
come
ad andarlo
visitare trenta volte al giorno ; e sica
il conto
della
le scale l'ostessa,
spesso
per
un
fu curiosa
diffidente
era
per natura
,
andassi a fare ogni
giorno di sapere che diamine
a
momento
vi ascese
sul granaio ; laonde
e si mise
da
che
forse nascondessi
frugare
per tutto,imaginandosi
nella sua
rubata
in quella soffitta qualche cosa
la
Ella
dimentic"
di mettere
non
casa.
sossopra
tolo
paglia che copriva il mio sacchetto, sicch", trovar aperse
scudi
che
conteneva
vedendo
e
; e
doppie,credette o finse di credere ch'io le avessi
rubato quel denaro.
lo pigli", e
A
buon
conto
se
dandomi
del
del
mand"
mariuolo
e
ladroncello,coposcia,
al mozzo
di stalla,
eh' era tutto dedito ai suoi
e
voleri, di regalarmi cinquanta buone
staffilate;
mi
cacci"
fatto strillare ben
bene,
dopo avermi
fuori della porta, dicendo
voleva
che in casa
non
sua
bricconi. Io voleva protestare e giurare di non
aver
rubato
alcuna
ella sempre
all' ostessa ; ma
cosa
steneva
soil contrario,e fu creduto
lei
che
a
piuttosto
Per tal modo
a me.
i danari del precettorepassarono
dalle mani
di un
ladro in quelle di una
ladra.
Mi rimisi tristamente
in strada
e giunsi a Toledo.
Appena fui nella piazza maggiore, un cavaliere ben
vestito,vicino al quale passai, mi ferm"
per un
braccio
venir"
tu
vuoi
mi
disse : " Garzoncello,
e
a
servirmi
? Mi piaci tanto che ti torrei volentieri per
mio
lacch". " " Ed io,risposi,vi accetter"
per paio incontrava
colei,clV
Digitizedby
CAPITOLO
149
XXX.
drone.
"
andiamo.
altro lo seguitai.
senza
"
circa trent' anni, e chiacavaliere,che aveva
don Abele, alloggiava in una
locanda,dove
Quel
mavasi
aveva
Era
"
io
Ed
dir
preso
insieme.
per fumarne
abiti e andava
mattina
cinque a sei
La
il barbiere
chiamare
per raderlo
in giro
i baffi ; dopo di che egliandava
e pettinargli
non
casa
se
a
verso
per le bische, n" pi" tornava
di
uscire
di
la mezzanotte.
Egli ogni mattina prima
li dava
di tasca tre reali e me
casa
cavava
per la
a spasso
mia
la libert" di andare
spesa, lasciandomi
volendo
fino alle dieci ore
della sera, non
eglialtro,
del
ritorno.
eccettoch"
fossi alla locanda
suo
prima
a
Mi fece
anche
fare
brache
di livrea. Io
un
era
giubbettinoe
contento
dello
un
stato
paio
di
mio,
certamente
non
ne
poteva trovare
a'
miei
confacente
pi"
gusti.
vita cosi felice,
Era
che io menava
quasi un mese
io era
se
con"
quando il mio padrone mi domand"
lui
di
che
tento
non
potevo
; ed avendogli io risposto
esserlo
via dunque
di pi", e' soggiunse : " Or
noi
,
debbo
andare
partiremo domani
per Sivigha, dove
ti rincrescer"
pe' miei affari,e m' imagino che non
di vedere
dell'
Andalusia
ehi
non
:
questa capitale
ha veduto
il
dice
ha
veduto
non
proverbio,
Siviglia,
una
guitarlo
maraviglia. " Io gli dissi di essere
pronto a senello stesso
da per tutto;laonde
giorno il
di Sivigliavenne
corriere
alla locanda
a
prendere
serrate tutte le bagaglio
un
baule, in cui erano
gran
del mio padrone, e il di dopo partimmo
dalusia.
l'Anper
questo
e
a
era
il motivo
nelle bische
di
nostro
viaggio.
rivati
Ar-
alloggioin
locanda
una
ricominciammo
la
Cordova, e
il padrone trov" qualche
Ma
e V altra di queste citt",
perch"
Siviglia,
prendemmo
del
Sivigliaerano
parecchi giuocatori.
Digitizedby
150
GIL
BLAS.
fortuna
pari alla sua, onde tornava
quali avevano
tina,
matUna
a
casa
qualche volta assai malcontento.
turbato
essendo
egli ancora
per la perdita d"
cento doppie del di precedente, mi domand"
perch"
biancheria
la
da
una
avessi
non
portato
sporca
di lavarla
di profue
marla
donna, che facea il mestiere
n' era
dimenticato.
Detto
me
; gli risposiche
in
diede
collera
che
mi
talmente
fatto,egli and"
di schiaffi,
mi fece vedere
dozzina
e
mezza
pi" lumi
il tempio di Salomone.
che non
avesse
ne
" Eccoti,
disgraziato,mi disse,imparerai cosi ad attendere
starti sempre
io forse
dietro
doveri. Dovr"
la schiena
per avvertirti di ci" che hai da fare ? Se
nel servire ; se
sei lesto nel mangiare , siilo pure
mettiti
fare
sei un
a
vero
non
asino,
quel che mi
che te lo dica. " Ci" detto, usci dal
senza
occorre,
tutto mortificato
d"
suo
appartamento lasciandomi
ricevuto
tante ceffatte per si piccolo fallo,e
aver
air occorrenza.
vendicarmene
ben determinato
a
a' tuoi
accadde
bisca,
quale caso
poco dopo in una
riscaldato fuor
a
una
casa
ma
sera
eglitornossene
mi
ho
di misura.
"
Raffaele,
disse, risoluto di andare
imbarcarmi
in Italia,
e domani
nave
voglio
sopra una
Faccio
che ritornar a Genova.
questo viaggio pei
miei motivi, e credo
che tu vorrai
accompagnarmi
bella
occasione
si
vedere
il pi" ae
cogliere
per
che sia nel mondo.
meno
"
Risposi di si ; ma
paese
intanto mi prefiggeva di non
al
lasciarmi
trovare
momento
della partenza. Io imaginava di potermi
di lui con
vendicare
questo disegno,che sembravami
ingegnossimo, ed ero tanto contento, che non
potei
Non
so
dal comunicarlo
trattenermi
a un
birbo, che incontrai
la
Da
io
strada.
che
fatto
era
a
Siviglia avea
per
qualche cattiva amicizia, e principalmente quella di
colui. Gli raccontai
in qual maniera
e
perch" fossi
stato schiaffeggiato
di
che
zione,
gli dissi V inten; dopo
che avevo,
di voltare
la schiena
Abele
don
a
nell'atto che sarebbe
per imbarcarsi, e glidomandai
ci" che
della
mia
risoluzione.
Il birbone
la
incresp"
ciglia,e
punta dei
bafifie poscia, biasimando
il mio
gravemente
drone,
pami disse: " Mio
caro
ometto, tu saresti un
ti contentassi
della
se
ragazzo disonorato
per sempre
neir
pensasse
udirmi
le
rialz"
Digitizedby
CAPITOLO
frivola
che
vendetta
partiresoletto
151
XXX.
vai
meditando.
don
Non
basta
sciar
lanon
sarebbe
un
punirlo abbastanza ; bisogna proporzionare
il castigo all'oltraggio.Ascolta:
portiamogli
via le bagaglio e il danaro, e dividiamolo
da buoni
fratelli dopo la sua
partenza. "
io fossi naturalmente
inclinato a rubare,
Quantunque
la proposta di un
furto di questa importanza
Nondimeno
V arcibriccone,di cui io
mi fece paura.
era
zimbello,riusci a persuadermi, ed ecco
quale
fu il successo
della nostra
che
era
impresa. Colui,
il di dopo a trovarmi
uomo
grande e robusto, venne
alla locanda
sul far della sera, e io gli mostrai il
il mio
baule
dove
gi" serrato i suoi
padrone aveva
se
arnesi, e gli domandai
potesse egli solo portare
baule
cosi pesante. " Cosi pesante ? mi
disse :
un
che
si
di
la
roba
tratta
t"rre
d' altri
quando
sappi
di No". " Cosi dicendo
si avvicin"
io porterei I' arca
al baule, se lo mise
sulla schiena
fatica e
senza
discese
lesto lesto gi" per le scale. Io lo seguiidello
vicini alla porta della
stesso passo,
ed eravamo
dalla
sua
strada,quando don Abele , ivi condotto
buona
stella,ci comparve
improvvisamente davanti.
? ", mi disse. Ne rimasi
Dove
baule
vai
"
con
quel
confuso
che ammutolii
; intanto il briccone
,
,
vedendo
fallito il colpo gitt" a terra
il baule, e
vai con
le spiegazioni." Dove
fuggi per scansare
quel baule ? ", mi ripet"il mio padrone. Signore, gli
che vivo : " vado
a
portarlo sul
risposi,pi" morto
imbarcarvi
bastim"nto,sul quale dovete domani
per
r Italia. " " Come
io
sai tu, soggiunse,su qual nave
debba far questo viaggio?" " Noi so, signore,risposi;
si va
sarei informato
domandando
ma
e mi
a Roma,
T avrebbe
gnato.
insegiunto al porto, e qualcheduno me
in sospetto,
A questa risposta,che lo mise
"
mi lanci" un' occhiata cosi furibonda, eh' io credetti
che tornasse
di nuovo
Chi ti ha
"
a schiaffeggiarmi.
comandato, grid" egli,di far trasportare il mio baule
fuori di questa locanda ?" " Voi medesimo, glidissi :
il rimprovero che mi
mai
come
potete dimenticarvi
domi,
faceste tempo fa ? Non
mi diceste forse,maltrattani
vostri
ch'io
che volevate
comandi,
prevenissi
che
vi occorche
facessi
mia
di
testa
tutto
e
quello
tanto
Digitizedby
152
GIL
BLAS.
reva?
Ora
dunque per regolarmi in conseguenza
facevo
portare il vostro baule al vascello. " Allora
il giuocatore, osservando
eh' io avea
pi" spirilo
mi
dandomi
mente
freddanon
ch'egli
disse,
credesse,
il mio congedo : " Vattene, e il cielo ti benedica.
mi piace punto giuocare con
Non
gente che
talora ha una
di meno
di pi" e talora una
carta
Vammi
via dagli occhi, prosegui cangiando tuono ,
ti faccia cantare
ch'io non
e guardati bene
senza
solfeggio."
Gli
risparmiai il
di
m'allontanai
domand"
Digitized
by
154
GIL
BLAS.
in cucina
da mastro
Diego, vidi gli apparecchi
la
di
T
di
Ebbi
cena
onore
monsignore.
per
coi guatteri , e feci subito tanta
dormire
cenare
e
loro che la mattina
amicizia con
seguente, quando
mastro
andai
si gea
ringraziare
Diego di avermi
nerosamente
ricoverato, questi mi disse: " I nostri
del tuo umore
faceto,
garzoni di cucina, innamorati
che
simi
contentismi dissero tutti d'accordo
sarebbero
di averti per loro collega: saresti tu contento
di essere
loro compagno?
"
Risposi che, se fossi
mi sarebbe
tale fortuna,non
rimasto
pi"
per avere
niente da desiderare.
" cosi,soggiunse, figliuolo
" Se
al presente come
ufficiale
caro, 'tu puoi considerarti
dell'arcivescovo.
mi
men"
dal
e
" Disse,
domo,
maggioril quale, alla mia
ciera svegliata,mi giudic"
collocato
fra i guatteri.
degno di essere
Finii di dirozzarmi
di sua
in casa
magnificenza,
feci uno
scherzo
dove
cosi grazioso che se ne parla
in Siviglia.
I paggi ed alcuni altri famigliari
ancora
si misero
in testa di rappresentare una
commedia,
onde
celebrare
il
natalizio
di
giorno
monsignore, laper
scelsero
quella di Benav"les
[1]; e siccome
di
della
mia et" per far
un
aveano
bisogno
ragazzo
la parte del giovanetto re
di Leon
gittarono gli
,
occhi sopra
di me.
Il maggiordomo,
che si piccava
di saper
si
recitare,
assunse
l'impegno d'istruirmi,
avermi
d'
alcune
dato
lezioni , assicur" che
e, dopo
chi
sarei riuscito inferiore ad alcuno.
Siccome
non
si
le
nulla
della festa era
il padrone,
spese
pagava
condotto
risparmi"
magnificenza; e fu quindi
per farla con
costrutto un
teatro nella sala pi" grande del palazzo
da una
bellissime decorazioni, fra le quali era
con
letto
io
di
erbe
dovea
dove
fingermi
parte un
fiorite,
a slanciarsi
addormentato, quando i Mori verrebbero
di me
rono
Quando
gli attori fusopra
per incatenarmi.
in istato di rappresentare la commedia, l'arcivescovo
manc"
stabili il giorno della recita, e non
d'invitare i cavalieri e le dame
pi" illustri della citt".
venuto
che
fu
Ora,
degli attori
quel giorno, ognuno
che al proprio abbigliaad altra cosa
non
mento,
pensava
e
il mio
[1] Soggetto
fu
portato da
tolto dalla
storia
di
un
sarto, accompa-
Spagna.
Digitizedby
CAPITOLO
155
XXX.
gnato
di
erba,
che
mi
era
addoi:mentarmi
mi
,
modo
da re
di andare
laonde,
stato
posi
preparato;
in
vece
di
al
abito
intorno
in istrada
sapendo che
ma
fantasticare
di fuggire col mio
v'era
dal
scaletta nascosta
teatro nella sala
certa
cui si scendeva
per
,
segno;
giudicai che fosse opportuna per eseguire il mio diimboccai
che ninno badava
a me,
e, vedendo
la scaletta,la quale mi condusse
nel salone, alla cui
,
alla
intelligenza.
Dopo di esserci entrambi
rallegratie
d'esserci
il
dissi
al
furfante
: " Che
allargati cuore,
faremo
Digitizedby
156
si
GIL
portano
vendere,
BLAS,
purch"
vi
trovi bene
il
suo
te lo condurr"
a
:
giorno seguente il furfante usci di
qua. "
in cui mi lasci" in letto,
dalla sua
buon ora
camera,
col
torn"
due ore
e
dopo
rigattiere,che seco
tava
portela
di
"
un
gialla. Amico, mi
fagottinocoperto
disse, questi " il signor Ybagnez di Segovia, il quale,
malgrado i cattivi esempi de' suoi colleghi, vanta
lore
scrupolosissima integrit".Egli ti dir" il giusto vadeirabito,che desideri di vendere, talch" potrai
il suo
accettare
"
"
a
Oh,
questo
quanto
prezzo.
moso
fossi un fa: bisognerebbe che
si,disse il rigattiere
briccone
al di sotto
una
cosa
per apprezzare
del suo
valore. Di ci", la Dio merc", nessuno
pu"
di
al certo rimproverare Ybagnez
Segovia. Vediamo
intanto
la roba che avete
voglia di vendere, e vi
dir" in coscienza
quello che vale. " " Eccola, soggiunse
si pu" veil furfante, mostrandogliela: non
ramente
bene
veder nulla di pi" magnifico: osservate
di questivelluti di Genova
la bellezza
e la ricchezza
di queste guarniture. " Il rigattiere,dopo ch'ebbe
bene
T abito, rispose:
e
diligentemente esaminato
Ne
che debbo
incantato
talmente
confessare
"
sono
di non
veduto
aver
cosa
pi" bella. " " E che vi pare
delle perle che sono
intorno
a
questa corona?
giunse
sogil mio
amico. " " Se fossero
spose
pi" tonde, riinestimabili; nondimeno
Ybagnez, sarebbero
anche
mi paiono beUissime
e mi
cosi, come
sono,
delle
altre
Io
meno
ne
cose...
piaciono non
convengo
di buona
f
urbo
continu":
un
fede,
rigattiere
fingerebbe
di spregiare la mercanzia
buon
averla
a
cato,
merper
si vergognerebbe di esibire venti doppie;
e
non
che
ho
ma
io,
coscienza, ne dar" quaranta. "
Se
detto cento, non
sarebbe
avesse
Ybagnez
stato
i"ncora
giusto estimatore
perch" le perle
,
sole ne
valeano
il
mio
Ma
amico
che se
dugento.
,
la intendeva
mi
disse:
"
"
seco
Questo
lui,
quanto
si guadagna cadendo
di un galantuomo :
nelle mani
il signor Ybagnez
le cose
fosse
se
come
apprezza
" vero, disse il rigattiere,
in punto di morte.
"
"
e
cosi con
si ha mai n" da diminuire
n" da
me
non
soldo. Or via dunque, prosegui egli,siete
crescere
un
contento?
volete che vi conti la somma.
"
"
Aspetconto
domattina
Infatti il
andr"
chiamarlo
Digitizedby
CAPITOLO
157
XXX.
bene.
Allora ilrigattieredisfece
il suo
e mi
fagotto,
mostr"
calzoni
di
di
bel
un
e
un
giubboncino
paio
bottoni d'argento,il tutto
color di muschio
con
panno
Mi
alzai dal letto per provare
per" mezzo
logoro.
"
Che
"
faremo
noi
di questo
ricco
vestimento
[pag. 155].
dalla
veste
borsa
trenta
fece
di
che
dopo
corona
e della mia
sua
si
la qual
le distese
Per
altro
reale
lo stim"
poteva diminuire
doppie e
un
Ybagnez
me.
cosa
un
cav"
sulla vola;
tamia
della
fagotto
le port" via, feli-
Digitizedby
158
GIL
citandosi
senza
la
Partito il
dubbio
BLAS.
comincialo
d'aver
cemente
tarilo feli-
giornata.
rigattiere,il furfante mi disse: " Sono
di quel rivendugliolo.
contentissimo
" Aveva
ragione
di esserlo, giacch" sono
ciie cav" da lui alcerto
meno
contento
cento
doppie di senseria; pure, non
di queste, pigli"senza
delle
cerimonie
la met"
nete
moche
sua
erano
sulla
tavola
mi
cendomi:
lasci" V altra di-
"
Con
stano,
queste quindici doppie, che ti reti consiglio d'uscire immediatamente
di questa
citt",in cui vedi bene che ti cercheranno
per ordine
di monsignor arcivescovo, e io sarei disperato se,
dopo un'impresa, che sar" famosa nella tua istoria,
tu ti lasciassi incarcerare
minchione.
" Gli
un
come
viglia;
da Sirisposiche aveva
gi" risolto di allontanarmi
come
infatti,
dopo di essermi comprato alcune
liziosa
camicie e un
cappello,mi avviai per la vasta e dela quale in mezzo
a
vigne e ad
campagna,
oliveti conduce
all'antica citt" di Garmon, e tre giorni
arrivai
a Cordova.
dopo
della
Andai ad alloggiarein un'osteria sull'ingresso
Ivi
mi
piazza maggiore, dove abitano i mercatanti.
.mnunziai
un
come
figliodi famiglia di Toledo, che
tendere
viaggiava per divertimento,il che potevo dar ad inche
ci"
essendo
deceritemente
vestito ; ma
,
fini di farlo credere
che feci,
fu
all'oste, la mostra
come
accidente,di alcune doppie. Fors' anche
per
la mia freschissima
che io poet" gli fece pensare
tessi
che
andasse
un
essere
in^giro coi
discoletto,
danari
rubati ai genitori.Checch"
ne
sia, e' non si
di
mostr"
quello che
pi"
punto curioso di saperne
io gli diceva, probabilmente per paura
che la sua
mi facesse
curiosit" non
cangiare alloggio.Per sei
reali al giorno si stava
benissimo
in quellaosteria,
dove
solea intervenire
molta gente. Io contai la sera
fin dodici persone
il pi" bello
a
cena
a
tavola; ma
si era che ognuno
dire parola,salvo
mangiava senza
il
continuamente
diritto e a
a
quale, parlando
uno,
colle sue ciarle ilsilenzio degli
rovescio,compensava
altri. Egli la faceva
da dottorello
raccontando
velle,
nofacezie di rallegrare
colle sue
e sforzandosi
la brigata,che di quando in quando rideva, non
tanto
in vero
larlo.
per applaudireai suoi sali,quanto per bur-
Digitized
by
CAPITOLO
159
XXX.
badavo
si poco
alle parole di quel
chiaccherone
che mi sarei alzato da tavola senza
,
ridire un 'ette di quello clV egli aveva
detto,
saper
di
trovato
farmi
modo
entrare
ne'suoi
avesse
non
se
discorsi. " Signori, disse sul finire della cena,
per
bocca
vi ho
serbato
far buona
una
piacevolissima
istoria , vale a dire un
caso
occorso
negli scorsi
di
all'arcivescovo
puta
Siviglia; e questa la ho sagiorni
baccelliere
mio
amico
che ne
fu testimonio.
da un
mozione,
"
Queste parole mi destarono
qualche comche
il
dubitando
fosse
detto
non
caso
non
il mio: n" m'ingannai, perch" quel personaggio fece
il racconto
anche
fedele della cosa, e mi fece sapere
la
cio"
che
io
che
ci"
mia
dopo
quello
ignorava,
vi
nella
che
accaduto
era
conter".
racora
sala, e
partenza
Quanto
Subito
Tordine
me,
della
sulla scena
coll'idea di
venirmi
a
sorprendere sul mio letto d'erba,dove mi
ciarsi
credevano
addormentato; ma, quando vollero slanstorditi di non
trovare
sul re di Leone, furono
fu interrotta.
la commedia
n" re, n" attore; laonde
Ecco
dunque tutti gli attori in iscompiglio: gli uni
mi
in traccia di me;
chiamano, gli altri mandano
al diavolo.
questi schiamazza
quegli mi manda
,
l'arcivescovo
s'avvide del disordine
e della
Quando
ch'erano
la
le
domand"
dietro
confusione,
scene, ne
Alla richiesta del prelato,certo
causa.
paggio, che
facea il Gracioso
nella commedia
accorse
e disse
reverendissime^:
sua
a
"
signoria
Monsignore, non
i
che
facciano
temete
Mori
prigionieroil re di
pi"
reale. "
Leon, perch" quegli fuggi col suo vestimento
ha
fatto
Lodato
sia Dio ! sclam"
"
l'arcivescovo,egli
della
nemici
benissimo
nostra
i
a
religione,
fuggire
dalle
che
coloro
e
a
avevano
gli
catene,
scappare
Leon
ritornato
dubbio
a
e' sar"
preparato. Senza
,
arrivi
del
Dio
senza
suo
capitale
vogliach'egli
regno :
ardisca di andargli dietro,perch"
disgrazie! Nessuno
mi
che sua
rincrescerebbe
maest"
per parte mia
ricevesse
qualche mortificazione. " Cosi parl" il prelato,
mia
la
comand"
che
si
e
parte,
poscia
leggesse
veano
rapirmi, comparvero
che
si continuasse
la commedia
sino
alla fine.
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160
A
GIL
Cordova,
mi
una
Lamela
BLAS.
altri
insegnarono di
Dopo averci
e
segnarono
incon
ne
"
le imprese della
cosi
raccontato
sua
giovinezza,Raffaele ci narr" particolareggiatamente
molte
dello stesso
di cui
avventure
genere,
il racconto
mi parve,
don
come
a
Alfonso, molto
lungo e noioso ; ma
gli dicemmo, per cortesia,che
molto
ci aveva
divertiti. Fini
raccontandoci
come
costretto
a
fuggir da
tempo prima, essendo
poco
Toledo
per
compagnato
sfuggire le ricerche della giustizia actorio.
da Lamela, era
giunto vicino al romi,
Ci
eravamo
della deliziosa
pascevano
vista di
mi disse
quegli amenissimi
luoghi, il mio
che io passai
vedere, disse
dalla
chiam"
vedere
Scesi
".
spettacolo assai commovente
le mule
immediatamente
di sella,e, legate ambedue
nella grotta,nella quale
agli alberi,e seguiiLamela
reta
anacovidi,steso sopra un letticciuolo,il vecchio
sima
foltisbianca
La
barba
e
moribondo.
pallido e
nelle sue mani
e aveva
gli copriva lo stomaco
giunte un grosso rosario intrecciato. Al rumore, che
facemmo
avvicinandoci
a
lui,egliriaperse gliocchi
istante
gi" semispenti,e dopo di averci fissato un
ci disse : " Chiunque voi siate,
o fratelli,
approfittate
uno
Digitizedby
162
Glt
BLAS.
ci tenne
consistendoil che non
a
lungo affacendati,
i suoi mobili in quel p"co che si era potuto osservar
Giovanni aveva
nella grotta. Fra
pochi niobili e una
in casa
trovammo
non
peggior guardaroba, giacch"
altro che poche nocciuole
e
sua
qualche crosta di
cui
le gengive del santo
durissimo,
pane di orzo
uomo
dico
probabilmentenon avevano
potutorosicchiare
le sue
che
avea
gengive perch" osservammo
perduto
occhi
i denti. Tutto
in
Tanacoreta
Mentre
'
come
un
santo.
in testa
miamoci
una
capricciosa idea a Lamela, che mi disse : " Ferin questo romitorio, travestiamoci
da romiti
che
fra
voi
merete
assuavremo
e
Giovanni,
sepolto
il nome
di fra Anil suo
io
ed
sotto
tonio
nome,
andr"
alla questua per le citt" e pei vicini
Noi
al coperto delle
resteremo
certamente
villaggi.
della giustizia,
essendo
non
probabile
perquisizioni
venire
in traccia di noi in
che alcuno immagini di
questo luogo, e poi ho alcuni buoni amici a Cuenza
zarra
coi quali potremo far lega ". Approvai questa bizonde
fossa
trenta
scavammo
o
una
idea,
distante
dalla
dove
sepellimmo
quaranta passi
grotta,
il
vecchio
di averlo
senza
anacoreta,
dopo
pompa
tutti
suoi
di
i
spogliato
abiti,cio" di una
povera
annodata
tonaca
cintura.
vita con
a
mezza
una
Poscia gli tagliammo la barba
una
per farne a me
venne
primo giorno la
f^icemmo
avendo
assai magra,
delle scarse
to
vivande
del defunla mattina
avanti T alba, Lamela
; ma
appresso,
n'and"
le due mule
vendere
se
a
a
Toralva, e la
torn"
carico di cibi e d'altre robe comprate,
sera
oltre a ci" che era
necessario
per travestirci. Egli
si fece una
di
tonaca
barbetta
rossa
bigia ed una
crine di cavallo,che si attacc" tanto artifiziosamente
alle orecchie, che si sarebbe
giurato esser
proprio
naturale.
di
dustrioso
cui non
v'" il pi" inQuesto giovane,
sulla terra, acconci"
bene anche
la barba
di fra Giovanni, e dopo di avermela
attaccata,compi
r opera
in capo
mettendomi
berretta
di lana
una
accontentarci
Digitized
by
CAPITOLO
163
XXX.
compagnia
si
non
per la
distante
prima
dimenticato
era
volta
appena
un
alla
cerca
paio
di
grande bisaccia,
and"
di comprare
,
nella citt" di Cuenza,
miglia dal romitorio.
lasciare
tanto
che ci ha
bruscamente
romitorio.
il nostro
costretti
Digitizedby
164
GIL
BLAS.
CAPO
Come
Gil
Blas
Raffaele,
DON
Quand' ebbimo
XXXL
Don
Alfonso
si
ci"
che
e
accadde
separarono
da
loro,
finito
di mangiare
ci stendemmo
Lae
tutti quattro suir erba, e ben presto Raffaele
Io
si
addormentarono
tuttavia
mela
profondamente.
chiuder
non
occhio; cosi pure don Alfonso,
poteva
dei nostri due compagni,
il quale,approfittandodel s"nno
disse : " Signor Gii Blas
mi
bisogna eh' io
,
il mio cuore.
Mi rimprovero di aver
avuto
v' apra
di venir
fin qui con
la condiscendenza
questi due
Un
deve
bricconi.
giovane onorato non
trovarsi,
della
anche
gente
tempra
per pochissimo tempo, con
che voglio sedi Raffaele e Lamela, vi confesser"
pararnlida loro per sempre. Credo che non disap-.
compagnia;
se
vi
"
io
"
non
di rimanere
in si
vi
piace,
accompagner";
,
parola,e
di passar
l'indomani
.
qual
aveva
regno,
nulla
come
da
Digitizedby
165
XXXI.
CAPITOLO
Ci stendemmo
Vidi
credo,
sull'erba, seduti
don
risicose
quattro uomini
Alfonso
; penso
[pag. 166].
che siano
notte, siano
invece
mettean
inciampo
al mio
cammino,
guardavo
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166
con
GIL
BLAS.
quella attenzione,che
la
seduti
cosa
mi
sembrava
ritare.
me-
Vidi sull'erba,
intorno
ad una
dela,
canche ardeva
fitta sopra una
uomini,
zolla,quattro
i quali finivano di mangiare un
tare
pasticcioe di vuoche
V
V
altro
vano
mandaun
un
grand' otre,
dopo
in giro. Alcuni passi distanti da loro vidi una
cavaliere
calesse con
legatiagli alberi,e
pia
poco
riccamente
mule
date.
bardue
lontano un
uomini
seduti
A prima vista giudicai che
gli
dovevano
i
e
essere
discorsi,che udii
malandrini,
da loro, mi confermai*ono
nella
mia
conghiettur".
Tornai
da don Alfonso, e glinarrai tutto quello che
allora
don
veduto
udito. " Amico, sclam"
avea
e
Alfonso, potrebbe darsi che quella signora e quel
cavaliere,legati agli alberi dai ladroni siano onesti
tollerare che
viaggiatori,e perci" noi non dobbiamo
quanti
sieno vittime della barbarie
brutalit" di ale della
cotesti
addosso
assassini. Su
a
via, diamo
ribaldi e muoiano
sotto i nostri
Volontieri,
"
"
che
in
occasione
non
Oso
dire
"
gli risposi.
quella
mi sgoment" il pericolo,
e che
giammai verun
ladino
pasi mostr"
pi" pronto alla difesa della sua
tradire la verit",
senza
donna, ma
per dire le cose
il pericolo non
era
vato
ossergrande, perch" avendo
le armi
tutte in un
che
dei ladri erano
chio
mucdodici
da
dieci
o
a
loro, non
passi distanti
ci fu difficile r eseguire il nostro disegno.Legato or
dunque il nostro cavallo ad un albero, ci accostammo
cheti cheti al luogo, in cui erano
i malandrini, i
tale
facevano
calore
e
quali parlavano con
gran
pensata.
strepitoche ci giov" non poco per coglierliall' imMettemmo
presto le mani su le loro armi
cemmo
ci
primach"
scoprissero,e poscia posticia tiro fafuoco e li stendemmo
tutti per terra.
Nella
il lume
delle cose, si spense
confusione
e
noi restammo
all' oscuro.
Tuttavia
tralasciammo
non
di slegare l'uomo
mente
siffattai quali erano
e la donna,
loro sin la
compresi dal terrore, che manc"
donna
un
colpi.
lena
per
renderci
grazie
di ci" che
avevamo
fatto
non
per essi : quantunque a dir il vero
sapessero
tori
liberabene se dovevano
considerarci
come
ancora
li avrebbero
nuovi assassini,che non
o
come
certo
strappati ai primi coli' intenzione di meglio
,
Digitizedby
CAPITOLO
167
XXXI.
per
i loro
dicendo
osteria
le
loro che
eh' essi
cautele
sarie
necesli chiamavano
portarsi senza
pericolo ove
tale
Dopo
affermazione, di cui parvero
affari.
assai
li rimettemmo
soddisfatti^
nel
li tirammo
fuori del bosco conducendo
le mule; dopo due ore
di cammino
un* osteria.
loro
calesse
e
per la briglia
ad
giungemmo
fortemente
liberato
Non
si
il conte
di Polano
descrivere
potrebbe
lo
figlia Serafina.
sua
gnora,
stupore di quella si-
ov'
trovarlo
Toledo
sarebbe
fissato,avremmo
capace
manc"
di
gratitudine.
figliuoladel
Polano.
Alfonso
obbliga
"
conte
mi
vivere
giacch"
don
sotto voce
mi
che
del
destino
pi"
,
dal civile conbandito
sorzio,
uomo
procurato la bella sorte di
Serafina, dissele
Amabile
lamento
: non
a
non
come
mi
ha
i68
GIL
contribuire
peso.
"
BLAS.
servizio,che
all'importante
Ohim"
rispose
vi " stato
ella sospirando : voi siete
mi salv" Tenore
A voi mio
e la vita?
padre e io siamo debitori di tanto ? Ah, don Alfonso,
perch" mi avete voi Ucciso il fratello? " Ella non
da
don Alfonso intese abbastanza
disse di pi" ma
cui
furono
dal
modo
con
proferite,
queste parole e
n' era
s' egli amava
che
perdutamente Serafina
quegli,che
"
egualmente riamato.
CAPO
Dopo
qual
TROVATO
disgustoso
colmo
al
GiL
IN
OTTIME
BlAS
XXXII.
accidente
DELLA
siasi
GIOIA,
don
E
Alfonso
PER
siasi
QUALE
VENTURA
AV-
TROVATO
improvvisamente
CONDIZIONI.
Il conte
nente
di Pelano, dopo d' aver
passato il rimadella notte a ringraziarci
che
e ad accertarci
sulla
contare
chiam"
sua
potevamo
riconoscenza,
intorno
al modo
l'oste per
consultarlo
di recarsi
senza
dare.
pericolo in una citt" vicina,dove voleva anLo
lasciammo
mentre
stava per prendere
le
all' uopo. Uscimmo
misure
in seguito dair osteria
,
don Alfonso
sul suo
cavallo,e io sopra quellod' uno
dei ladri; Toste ci compr" gli altri tre.
Camminammo
jprima
Digitized
by
170
GIL
siete,e
sarete
nel
condusse
perch", mentre
BLAS.
felice.
finalmente
dove
castello,
"
io pure
Disse, e
entrai
essi abbracciavansi
era
con
poi
lo
loro ;
sceso
ch'io
an-
bero.
cavallo, e avevo
legati i cavalli ad un alil
del
fu
castello
primo personaggio,
padrone
che incontrammo;
sui cinquantanni
era
un
uomo
di bel portamento. " Signore, gli disse il barone
e
di Steinbach
presentandogli don Alfonso,ecco vostro
A
"
queste parole don Cesare de Leyva (c"si
figlio.
il signore del castello)gett" le braccia
chiamavasi
al collo di don
Alfonso
e
piangente di gioia, gli
disse: " Mio
il tuo genit
u
caro
figlio, vedi in me
tore:
ti ho
lasciato per
tanto
se
tempo ignorare
la tua condizione, credimi, mi son
lenza;
fatto crudele vioho mille volte pianto e sospirato di dolore,
ho
ma
non
potuto fare altrimenti, perch" aveva
ed
ella era
di
sposato tua madre
per inclinazione
da
Il
nascita
inferiore
alla mia.
Siccome
io
sotto V autorit"
alla
ridotto
di cuore,
fui
un
padre duro
matrimonio
contratto
necessit" di tenere
segreto un
di Steinbach
di lui. Il solo barone
senza
consenso
ti raccolse. Ora
con
tutto,e, d' accordo
me,
sapeva
mio
che
tu
"
dichiarare
padre
morto, ed io posso
sei mio unico
erede:
n" questo basta, perch" io ti
mariter"
bella giovine,la cui nascita eguaglia
con
una
la mia. " " Signore, interruppedon Alfonso,di grazia
mi fate pagare
non
a
troppo caro
prezzo il bene,
che mi annunziate; non
che
io forse sapere
posso
ho r onore
di essere
vostro
conoscere
senza
figlio,
infelice?
nello stesso
farmi
tempo che voi volete
Ah ! signore, non
di vostro
siate pi" crudele
ancora
al vostro
ha acconsentito
padre, il quale, se non
almeno
vi ha costretto
glie.
non
a
prender moamore,
era
di
tua
"
obbedienza;
molta
comecch"
ed
abbia
sia dessa
ricchissima
persona
di
dote, pure
ti prometto di non
obbligartia sposarla. Ella e gi"
in questo castello : seguimi e concorderai
nel
meco
dire che non
creatura.
"
pu" vedersi pi" amabile
Cosi dicendo,condusse
in un
don Alfonso
appartaavvenenza
Digitizedby
CAPITOL"
mento,
dove
io
entrai
171
XXXII.
dopo
di loro
col
barone
di
Steinbach.
di Polano
le sue
due figliuole^
con
de
e
Giulia,e don Ferdinando
Leyva suo
il quale era
nipote di don Cesare, unitamente
genero,
altri cavalieri. Don
ad
ad altre dame
e
Ferdinando,
fu detto, avea
come
e
casione
rapito Giulia, appunto air ocdi questo felice matrimonio, i contadini
dei
eransi
dintorni
radunati
que
per divertirsi. Poich" adunAlfonso
don
V
ebbe
e
suo
padre
comparve
sentato
prealla compagnia, il conte
di Polano
si alz"
ad abbracciarlo
e
corse
dicendogli: " Oii sia ben
il mio
liberatore ! Don
venuto
Alfonso,prosegui egli
il potere
adesso
indirizzandoglila parola, conoscete
della virt" sulle anime
voi avete
ciso
uc: se
generose
salvato
mio
a
vete
anche
la
vita a me;
figlio,
io
cancello
la
dal
mio
cuore
cosa
qual
ogni
per
risentimento, e vi concedo
quella medesima
Seraf"na,
V onore,
salvato
cui avete
pio
ademe in questo modo
a
di gratitudine verso
al mio
di voi. " Il
dovere
al
manc"
di manifestare
non
figliodi don Cesare
la sua riconoscenza
conte di Polano
per tanto favore,
che
dire
io non
di modo
abbia sentito pi"
se
saprei
della
la
rivelazione
sua
pere
nascita, o pel sagioia per
che era
Il
diventare
marito
di Serafina.
per
matrimonio
fu fatto pochi giorni dopo
realmente
,
tutti
i parenti dell'una
l'
di
con
e delgrande giubilo
altra parte.
del
dei liberatori
era
Siccome
uno
poi anch'io
di Polano, questo signore mi riconobbe, e mi
conte
avuto
di fare la mia fortuna ;
disse che avrebbe
cura
io lo ringraziaidella sua
ma
generosit",e non volli
abbandonare
don Alfonso, il quale mi fece suo
giordomo
magmi onor"
della sua
confidenza.
e
Ivi era
Seraf"na
il conte
CAPO
Come
CI"
di
Gil
che
Blas
lasci"
segu".
ne
XXXIII.
il
castello
di
Leyva,
l'amicizia
di don
Cercai di guadagnarmi
Cesare,
vi riuscii. Divenni suo
come
intendente,
pure quello
suo
Io regolava ogni
figlio.
cosa,
riscuoteva
Digitizedby
"
172
GIL
BLAS.
i
sopra
ferenza
limiti. Per
famigliariun'autorit" senza
altro, a difdi quello che sogliono fare i miei pari, io
abusava
non
del potere,giacch" non
menomamente
scacciavo
a
mi andavano
di casa
i servi
che non
danari
avea
Soraf"no.
sione.
sommis-
don
a
eglino si rivolgevano direttamente
a
suo
figlioper chiedere qualche grazia,
le acque,
io parlava a
d' intorbidare
che
mi
Oltracci" i segni di affezione,
Digitizedby
loro favore.
davano
r
173
XXXII.
CAPITOLO
ogni
i miei
momento
padroni, m'inspiravano uno
zelo sincero pel loro servizio,
avea
tanto che io non
mai
altro in vista che il loro interesse, n" facevo
una
Don
amministrazione:
era
Alfonso.
di
uno
Digitized
by
.174
GlL
BLAS.
come
Cosi
servo.
"
don
parl"
Alfonso,
maniera:
"
Signore, io sono
cui
io
risposiin questa
bello
zimper essere
della fortuna : io tenea
serebbe
per certo che ella cesdi perseguitarmi al fianco vostro, ove
tutto
mi
nato
e felici; ma
prometteva giorni tranquilli
per quanta
che ora mi risolva
figlio
no, grid" il generoso
di don Cesare
faccia intendere
: lasciate eh' io
gione
ramai
che si dica
Serafina:
sar"
a
non
vero
voi
sacrificato
ai
d'una
essere
riera,
capricci
pazza camela
ha
anche
si
"
quale
rispetto.
troppo
per
che inasprir
"
farete
Signore, risposi,voi non
donna
alla sua
Serafina
resistere
volont":
volendo
io amo
e
piuttostoritirarmi,che, colla mia perma-
soddisfazione
vi
di allontanarmi.
trovi,fa
"
"
No,
d' uopo
Digitized
by
CAPITOLO
175
XXXIII.
la divisione
due
sposi,che
una
sono
perfezione: questa sarebbe
disgrazia, della quale io non
potrei pi" consolarmi
in tutta la vita. "
Don
Alfonso
mi viet" di prendere questo partito
nermi,
cosi forte nella sua risoluzione di sostee si mostr"
avrebbe
avuto
Lorenza
la
che indubitatamente
"negativas'io avessi voluto stare b1 mio posto. Ma
ristabilire colla
stimai che doveva
io. in coscienza
la
n
el
mia
tranquillit"
castello,il che feci
partenza
la mattina
giorno senza
prendere
seguente avanti
congedo dai miei due padroni, per timore che non
si opponessero
alla mia
partenza, attesa l'amicizia,
che aveano
per me. Volli tuttavia lasciare nella mia
conto
esatto
un
camera
una
carta, che conteneva
della mia amministrazione!
Io cavalcava
bel cavallo,ch'era mio, e avevo
un
nella
dunque
valigia duecento
doppie. Possedevo
temere
lasciava
disturbi
mi
che
una
non
somma,
nenza,
far nascere
di
modello
fra
per
che
in
quella confidenza,
l'avvenire, oltracch" avevo
nel!' et"
nel proprio merito
ha sempre
ognuno
mi
cui io mi trovava.
Toledo
D'altronde,
tava
presendubitavo
che
dilettevole asilo
non
poich"
,
il conte
de' suoi
di
Polano
liberatori,e
sarebbe
di ben
lieto
di
rivedere
uno
accoglierlonella
sua
"5asa.
fu
Toledo. La mia prima cura
a
il conte
di Polano, dal
abitasse
dove
mi avrebbe
sciato
laquale mi recai, certissimo che non
che
Ma
feci
in casa
sua.
alloggiare aHrove
il conto
trovai
che
il
non
senza
l'oste,perch"
tinaio
pordel palazzo, il quale mi disse,che il suo
drone
pa-
Mi
recai
dunque
di informarmi
era
per
un
breve
viaggio.
mi aspettavo la partenza del conte, la quale
di essere
la gioia che avevo
a
Toledo,
formai
un'altro
vandomi
cui
cagione per
disegno. Trotanto
vicino a Madrid, deliberai di andarvi,
che
considerando
avrei potuto spingermi alla corte,
mi
da
stato
era
lutamente
assoera
dove,
detto, non
quanto
Non
diminui
fu la
e
necessario
fare
strada.
aver
Pertanto, l'indomani
capitale della
Spagna,
dove
superiore per
partiiper cotesta
ingegno
la fortuna
mi conduceva
Digitized
by
176
GIL
BLAS.
darmi
partisuperioria
fatto fare.
m'avea
quelle,che
per
CAPO
GiL Blas
Madrid;
Fabrizio.
AMICO
XXXIV.
alla
incontra
corte
Grande
"
fin allora
gioia
il
dalle
suo
due
caro
parti.
due
passavo
signori,che entravano
l"
con
adornati.
Mentre
otre
e
ore
intiere
uscivano,
guardando
non
quellamagnificenza,di cui
sono
vano
comparialtrove
alla
stavo
colle mani
ne
giorno me
camminavo
e gi" pegli appartamenti,
su
cintola,
facendo, c"me tanti altri,assai sciocca figura, vidi
lasciato a Vagliadolid al servigio
Fabrizio, da me
di un
dello Spedale.Ci",che mi fece
amministratore
maravigliare, si fu di averlo veduto discorrere fachese
migliarmente col duca di Medina Sidonia e col marlo
di Santa
ascoltavano
i
con
Croce,
quali
Si
mente,
nobilci"
vestito
a
era
ch'egli
aggiunga
piacere.
un
quanto
un
gentiluomo.
gran
diss'io fra me
stesso:
" quegli
non
M'inganno?
il figliodel barbiere
sia
Nugnez? Chi sa che non
qualche giovane cortigianoche gli somigli? " Ma non
darono,
istett" pi" lungamente nel dubbio:
i signorise n'anio m'accostai
e
a
Fabrizio, il quale, subito
riconoscendomi, mi pigli"per mano, e, poich" m'ebbe
fatto trapassare la folla per uscire
dagli appartamenti,
Gii Blas,
Mio
disse abbracciandomi:
caro
"
di rivederti:
io non
stesso per l'allegrezza
capisco in me
che fai a Madrid?
al servigio
sei tu ancora
di qualcheduno? hai forse una
carica in Corte? Come
"
le cose
ti " accaduto
vanno
tue?
Rendimi
la tua
Oh! tu mi
dopo
conto
che
precipitosada
in
cose
gran
di tutto
ci"
partenza
domandi
Vagliadolid." "
contare
" luogo da racuna
volta, gli risposi; e f[uinon
Hai ragione,soggiunse egli:
avventure.
"
"
remo
andiamo, che voglio condurti a casa
mia, dove staalbene
meglio. Abito qui vicino,sono
libero,
Digitized
by
i78
GIL
BLAS.
vise
fatto quattro, diamico
industre
avea
di cui il mio
di abete. La prima serviva di anticamera
da tramezze
nella
terza
alla seconda, dov'eglidormiva;
la cucina. La camera
il
suo
studiolo,e neirultima
avea
di carte geoaddobbate
erano
e l'anticamera
grafiche,
altri
mobili
erano
di tesi di filosof"a,
e gli
letto
con
dello stesso gusto. Vi era
un
coperta
gran
vecchie
sedie di
di broccato
logora assai, alcune
color giallo,guarnite con
frange di seta di Granata
tavola con
perta
dello stesso colore, una
piedi dorati,cofosse stato rosso
di certo cuoio, che
pareva
dal tempo
annerito
trina
falso
orlato con
d' oro
e
Nel
di ebano
rozzamente
armadio
e un
intagliato.
iscrittoio un tavolino, e la sua
gabinetto avea
per
libreria era
composta di alcuni libri e di parecchi
fasci di carte dispostiper ordine sulle tavole lungo
il muro.
parire
Finalmente, la cucina, che non facea scomdi vasi,pentole e
il rimanente, era
decorata
arnesi.
di altri necessari
lasciato tutto V agio di
mj ebbe
Poich"
Fabrizio
il
considerare
suo
appartamento, mi disse : " Che ti
addobbi ? non
ne
pare del mio alloggio e de' miei
sei tu incantato?
"
"
ridendo:
Si, in fede mia, risposi sorche
tu
dire
la
male
te
non
bisogna
passi
ben
fornito:
essendo
cosi
dubbio
senza
a
Madrid,
tu hai qualche impiegp. " " Dio me
ne
guardi !,soggiunse:
la mia
condizion"^- " migliore di tutti gl'impieghi.
eh'
il
"
Un
distinto,
personaggio
padrone di
di cui ho
questo palazzo, mi ha dato una
camera,
vedi:
mi ocformato
non
cupo
quattro mobigliate come
mai
che mi vanno
fuorch"
di cose,
a
genio,
mi manca
niente. " " Parlami
e
non
pi" chiaro, lo
che
ho di saper
stuzzichi
la
curiosit"
tu
interruppi;
tarti,
quello che fai. " " Suvvia, disse, voglio accontendivenuto
sono
dedicato alle
autore; mi sono
belle lettere;scrivo
in prosa
ed in versi, e sono
da tutto. " " Tu un favorito di Apollo ! sclamai
uomo
ridendo. Questa non
l' avrei creduta.
Del resto , tu
sei un
i
tuoi compod'
giovane pieno
ingegno e
nimenti
devono
io sono
in
non
esser
cattivi; ma
mai
ti sia venuta
la
come
voglia di sapere
gran
smania
di scriver poesie; ci" mi
sembra
degno
della mia
curiosit". " " Hai ben
ragione di ma,
Digitized
by
CAPITOLO
ravigliarti,soggiunse Nugnez.
starmene
con
i79
XXXIV.
si
Ero
Emmanuello
di meglio;
messer
contento
Ordognez,
di
che
desiderava
niente
il mio ingegno,
ma
sollevandosi
a poco
come
a poco
quellodi Plauto [1]
al di sopra
del suo
stato servile,
media,
composi una comdai commedianti
di Vagliae la feci recitare
""olid. Tuttoch"
ella non
valesse uno
zero, fu grandemente
laonde
da
ci"
essere
giudicai
applaudita,
il pubblico una
buona
da latte che si lascia
vacca
il furor di
facilmente.
riflessione
e
Questa
mungere
allontanarono
mi
dall'ospedale:Tamor
-comporre
della poesia mi tolse quello delle ricchezze, sicch"
deliberai di portarmi a Madrid, come
de'bea centro
mandai
gusto. Dogli ingegni, per ivi acquistare il buon
il quale
dunque congedo dall'amministratore,
la
lo
rincrescimento
con
me
grande
diede, ma
per
mi
me.
disse,
affezione,che aveva
Fabrizio,
per
avresti per caso
qualche motivo di malcontento?
No, signore, gli risposi:voi siete il migliore di
ho che da ringraziarvidella
tutti i padroni,e io non
voi sapete che bisogna sevostra
guire
benevolenza; ma
talare
la propria stella: io mi sento nato per immordel mio ingegno.
il mio
colle opere
nome
cittadino:
che
Oh!
pazzia!, soggiunse qviel buon
air
tu hai gi" preso
radice
ospedale , e sei di quel
legno, di cui si fanno gli economi, e qualche volta
anche
gli amministratori; e ora vuoi abbandonare
il sodo per correre
dietro a queste sciocchezze?
ah,
che
L'amministratore
vedendo
ragazzo!
povero
gettava le parole al vento, mi pag" il mio salario, o
dei
poi mi regal" cinquanta ducati per riconoscenza
che
miei servigi , di modo
giunto a Madrid , potei
Ho
fatto ottima
fare decente
riuscita;
comparsa.
i
nelle
vado
miei
dei
a
case
leggere
componimenti
ottimamente.
Finalmente,
grandi, dove mi ricevono
amato
da parecchi signori,e vivo quasi sempre
"ono
vivea
col duca
Orazio
di Medina
come
Sidonia,
che sai, prosegui Fabrizio, in
Mecenate.
Ora
"5on
io fui trasformato
in autore, altro non
qual modo
non
"
"
-^
"
[Il Noto
"dicesi,
d'un
autore
star con
mulino
comico
un
da
latino, il qua^e
mugnaio
era
lavorare
stato
costretto,
girando
grano.
Digitized
by
la
cina
ma-
180
GIL
ho da narrarti
Je tue
adesso
imprese.
Allora
BLAS.
tocca
te,Gii Blas,di
contar
"
incominciai
armadio
di ebano
alcuni tovaglioli
strato
parecchi panetti, un pezzo di spalla di ca,
ci
arrostito,un fiasco di vino squisito,
temmo
mete
tavola colla giovialit"
di due amici, che si
a
rivedono
dopo lunga separazione.
di casa,
finito il desinare,
Stavamo
per uscire
Sidonia
quando un gentiluomo del duca di Medina
ad
venne
interromperlo dicendogli:" Signor don
avvertirvi
che T eccellentissimo
Fabrizio,vi cercavo
per
desidera
di parlarvie vi aspetta a casa
duca
il
che non
si pu" mai
"
sua.
quale sapeva
Nugnez,
lesti abbastanza
a
esser
compiacere un grande che
abbando'nommi
desideri qualche cosa,
sull'istante e
il suo
trovare
io
and"
ed
rimasi
a
meMecenate;
dendolo
ravigliatissimoavendo udito dargli del don, e vetal
diventato
modo
nobile
a
dispettodi
per
Grisostomo
maestro
suo
barbiere,
padre.
cav"
fuori
dal
suo
CAPO
Fabrizio
Gil
colloca
XXXV.
Blas
presso
il conte
Galiani,
siciliano.
gentiluomo
aveva
tanta
col don?
trattarono
"
"
Si, mio'
mi
di
che
dirvi
gentiluomo,soggiunsi,e
permetterete
la vostra metamorfosi, avete dimenticato
ieri,raccontandomi
"
il meglio. " E Fabrizio:
ti
ma
"
vero,
che
ho
fu
titolo
se
d'onore, non
questo
giuro
preso
disfare
tanto per compiacere la mia vanit",quanto per sodessi
all'altrui. Tu conosci gliSpagnuoli :
non
la
i
hanno
galantuomini se
disgrazia
apprezzano
d'essere
privi di beni di fortuna e di nobilt".
notato
che
mi
Digitized
by
CAPITOLO
"Ma
cangiamo
181
XXXV.
discorso,soggiunse
Fabrizio:
ieri
di Medina
Sidonia,
dal duca
cena
a
sera, trovandosi
fra gli altri convitati il conte
Galiani, gran
la tua storia. Il conte
siciliano,io raccontai
dopo
di avermi
alle
quali puoi
conveniva, mi
".Che
fatte molte
ben
credere
ha detto che
del
ti pare
mio
domande
ho
che
signore
Galiani,
intorno
te
,
risposto
ti conducessi
da
come
lui, e
di te per condurviti.
Mi " sembrato
ch'eglivoglia proporti d'entrare nel
cettare
de' suoi segretari, ed io ti consiglio di acnumero
il partito perch" il conte
" ricco e vive a
ora
venivo
appunto
in traccia
Si dice ch'egli
Madrid
con
isfoggioda ambasciatore.
col
duca di Lerma
sia venuto
alla Corte per conferire
zione
intorno
ai beni
reali,che questo ministro ha intendi alienare in Sicilia. Finalmente,il conte Ga-
Digitizedby
182
BLAS.
GIL
trovavasi
in
villa.
una
sua
nel
cortile
Vedemmo
non
so quantipaggi e lacch"
ricca ed elegante divisa,e nell'anticamera
vestiti con
tutti
parecchi scudieri,gentiluominied altri ufifiziali,
io
visi
che
deva
cresi brutti
in magnifici abiti,ma
con
di scimie vetorma
stite
di esser
ad una
in mezzo
certi
alla spagnuola. Bisogna dire che vi sono
affatto
uomini
certe
(k)nne
e
pei quali l' arte "
,
inutile.
Andarono
andai
"luto
sopra
salutammo
sof",
coi segni
un
don
Fabrizio,e
nella camera,
un
e
mento
mo-
io
gli
seveste da camera
,
il cioccolatte. Lo
e prendeva
del pi" profondo rispetto,ai
di testa,accompagnato
io mi sentii subito rubare
r anima
ordinario ^
mirabile
e tuttavia
: enetto
revole
che in noi produce il favoprodotto da quel senso
accoglimento dei grandi. Bisogna dire che
ci ricevano
m"lto
male
quando partiamo da loro
,
malcontenti.
Poich'ebbe
preso
scherzando
al
a
tutta
nessuna
con
suo
un
fianco, e che
quanto
cioccolatte,si diverti alneva
scimiotto, che tegrosso
era
pido.
Cuda lui chiamato
di questo
dato il nome
fosse perch" ne avea
perch" avesse
quellabestia,quando non
la malizia; nel rimanente
non
rassomiglianza.Comunque
Io
dio
suo
il
non
so
si
poteva avere
nimale
fosse, quell'a-
formava
le delizie del suo
padrone, il quale
talmente
neva
era
invaghito delle sue grazie, che lo teed
fra
le
braccia.
continuamente
io,
Nugnez
bench"
ci dessero
noia
che
scampi"
piacere gli
Digitizedby
CAPITOLO
183
XXXV.
cantati,
indi esserne
moltissimo
al
Siciliano,il
piacque
quale sospese il piacere di tal passatempo per dirmi:
de'miei segretari,
"
Amico, dipende da voi Tessere uno
vi dar" duecento
volete accettare
e se
doppie
mi
airanno:
che don Fabrizio
basta
vi proponga
e
b"etti di
sia
non
mallevadore.
"
di avermi
temo
"
Si signore, rispose
mai
verun
a meritar
Nugnez:
vero.
rimpro-
"
Ringraziai con
una
riverenza
con
proposizione era da me
piacere accettata,
mand"
pel suo agente a cui parl" sottovoce, dopo
di che mi disse : " Gii Blas, or ora
vi dir" in che io
intendo
intanto
vi condurr"
andate
dove
impiegarvi :
il mio
sari
agente, il quale ha ricevuto gli ordini necessua
per
voi.
"
Ubbidii
Cupido.
L'agente, ch'era
lasciando
Fabrizio
col conte
con
mi men"
de'pi" fini,
nel suo
colmandomi
di cortesie,
e subito
appartamento
mand"
pel sarto di casa, e gli ordin" di farmi
prestamente un abito della stessa magnificenza di
sura
quelli de'primarii ufficiali [1].Il sarto prese la mie
se
n'and"
Vi dar"
"
una
fatto colazione?
un
Messinese
via. Allora
il Messinese
che vi piacer"
camera
mi disse:
Eh
! avete
Disse,
il
domandare
e mi fece
maggiordomo,
"
la cedeva
onde si potea
per niente al Messinelfe,
di lui e delTagente che fra tutti e due faceano
bel paio. Quell'onorato mastro
un
di casa
stava con
cinque o sei amici, i quali mangiavano a crepapelle
non
dire
ed altre vivande
prosciutto,lingue di manzo
salate,
li obbligavano continuamente
il bicchiere.
vuotare
a
Ci unimmo
a quei galantuomini, e li aiutammo
trincare dei migliori vini del signor conte. Intanto
a
che
[1] IWcloU
case.
184
GIL
che
cosi
le
correano
BLAS.
in tinello
perch" il cuoco
cose
si dormiva
non
in cucina ,
dava
ben da
mangiare a tre o quattro cittadini suoi amici,i quali
niente
del vino, e si
erano
non
pi" di noi economi
torte
la
di
di
pancia
empivano
coniglioe di pernici.
In somma
tutti,
persino i guatteri,gozzovigliavano
tanto
allegramente con quelloche potevano truffare,
che mi credetti in una
abbandonata
al
casa
cheggio.
sactutte queste cose
Ma
un
erano
nulla,e io
che
vedeva
non
di quello che
bagatelle in paragone
vedeva.
non
nemmeno
CAPO
Impieghi
dati
XXXVl.
Gil Blas
dal
conte
Gali
ani
nella
CASA.
SUA
andare
a
prendere le mie bagaglio, e
mia
farle portare nella
abitazione.
nuova
Quando
il
sedeva
conte
a
con
mensa
ritornai,
parecchi gentiluomini
tura
disinvolil quale con
e col poeta Nugnez,
si facea servire, e si frammischiava
nella conversazione
io
ed
dicea
notai
mai
non
ch'egli
;
parola
che non
piacesse alla brigata. Benedetto
l'ingegno!
ha
chi
ne
pu" rappresentare a maraviglia ogni
sorta di personaggio.
Pranzai
i quali ad un bel circa furono
cogliufficiali,
il padrone. Dopo il pranzo
trattati come
mi ritirai
,
nella mia
mi posi a meditare
dove
camera
sopra
il mio
stato. " Or via,dicevo tra me
stesso.Gii Blas,
conosci
tu sei con
un
conte
sicihano, di cui non
T animo, e, se si dee giudicare dalle
ancor
renze,
appail pesce
qua
nell'actu starai in casa
come
sua
non
llisogna^confidaremai in alcuna cosa,
; ma
hai
della
temere
tua stella, di cui non
e tu devi
che troppo spesso
provata la malignit".Oltracci",
il tuo
uffizio : e s' egli ha i suoi
tu ignori ancora
segretari e il suo agente, che intende egli di farti
fare? "
io faceva
lacch"
Mentre
un
queste considerazioni,
che tutti i cavalieri,i quali aveano
dirmi
venne
a
Uscii per
pranzato in palazzo ,
che
il
signor
conte
mi
erano
partitiper
chiamava;
casa
laonde
loro, e
discesi nel
Digitized
by
Digitized
by
CAPITOLO
dove
187
XXXVI.
sdraiato
stava
sul sof", apparecchiatoa fare la siesta col suo
sciche posavagli al fianco. " Appressatevi, Gii
miotto
mi
sedia e ascoltatemi ".
disse : prendete una
Blas,
Feci quello che mi comandava;
ed egli allora mi
parl" in questo tenore: " Don Fabrizio mi ha detto
che tra le altre belle virt" avete quella di affeziozionarvi
ai vostri padroni e che
siete integerrimo
mi hanno
determinato
a
giovane: queste due cose
proporvi di entrare al mio servizio, perch" io ho
medesimi
bisogno di un domestico
affezionato, il quale s'imnei miei interessi e vegli attentamente
alla
delle
mie
conservazione
verit"
sostanze.
Per
sono
di
la
molto
trata,
l'eneccede
ma
anno
ogni
ricco,
spesa
la ragione " che mi rubano, mi sacchege
giano,
io sono
nella mia
in un
sco
boonde
come
casa
ladri.
Ho
di
mio
che
il
agente e
pieno
sospetto
di casa
il mio mastro
la intendano
se
insieme,e se
non
m'inganno ne' miei sospetti,questo basta per
rovinarmi
da capo
fondo. Mi direte che se licredo
a
varne
trofurfanti poco ci vuole
cacciarli
via ; ma
dove
a
altri che siano impastati'di miglior creta?
Mi contenter"
adunque di far loro tenere gli occhi
che
addosso
debba
da
uomo
un
vigilaresui loro
andamenti
; e voi siete appunto quello che ho scelto
a
questo ufl^zio. Se farete bene il
per adempiere
vostro dovere, potete essere
certo che non
servirete
un
ingrato,perch" mi dar" il pensiero di stabilire
in Sicilia la vostra
fortuna
".
che poteva andarmene
Detto questo, mi accenn"
la sera
davanti
stessa
tutti i famigliarifui proe
a
clamato
del
Il
Messinese
e
soprintendente
palazzo.
il Napoletano sul principionon
male
la intesero
,
loro giovinottodi buona
attesoch" io sembrava
sta
pacui
faceano
conto
di
la
torta
dividere
con
e
,
burlati
del loro trotto ; ma
andarsene
si trovarono
il giorno dopo, quando dichiarai loro di essere
uomo
mandai
Domalversazione.
inaccessibile
ad ogni sorta di
di casa
il conto delle provdunque al mastro
vigioni,
andai ad esaminare
la cantina, volli vedere
nella credenza, cio" biancherie
tutto ci" che v'era
conto
ed argenti,dopo di che li esortai tutti a tenere
della roba
nella
del padrone
ad
economia
usare
suo
appartamento,
egli
se
ne
Digitized
by
188
BLAS.
GIL
la mia
esortazione
conchiusi
protestando
loro che avrei avvisato il conte di tutti gliscialacqui
che
vedessi in casa
sua.
volli avere
N" mi limitai a ci", ma
una
spia per
fra
s'intendessero
la
loro, per
iscoprire se
qual cosa
spesa
gettai rocchio
dalle
mie
sopra
promesse,
succedeva
Tagente
dalle
mi
che
rivolgermi meglio
che
un
tutto quello
di casa
e
la candela
d'accordo
abbruciavano
e
vande
due parti,che
stornavano
ogni giorno le vila
vano
mandache
le
famiglia , e
comprate per
erano
ogni giorno
da
con
una
sporta, che canger" il vostro dubbio
in certezza.
"
"
Ah, ah! tu sei dunque, gli dissi,il messaggiero
di questi provveditori?"
Io porto
"
rispose egli
,
di
invii
del
maestro
mio
gli
collega porta
casa, e un
,
quelle deir
intendente
".
La
mi parve
verificata. La
cosa
degna d'essere
trasferirmi
mattina
mi
la
curiosit"
di
venne
dopo
all'ora indicata vicino al collegio di San Tommaso
dove
non
aspettai a lungo il mio spione, perch" lo
vidi arrivare
con
una
grande sporta piena.di carni
di pollame e di selvaggiume. Allora
feci la numerazione
di tutto ; e, fatta una
nel mio taccuino
nota
andai a mostrarla
al mio
padrone, dopo di avere
detto al fregapentole che poteva, conforme
al solito,
le
commissioni.
sue
eseguire
di naturale
Il Siciliano
ch'era
focoso, nel suo
cacciar
via
il Napoletano ed
primo impeto voleva
il Messinese
di
averci
pensato sopra, si
; ma, dopo
content"
di congedare il secondo, mettendo
me
a
di soJa mia carica
suo
printendente
luogo: per la qual cosa
fu soppressa
poco
tempo
dopo la
Digitizedby
sua
CAPITOLO
189
xxxvi.
n'ebbi
creazione, e a dire la verit" io non
rincrescimento,poich" questo non era,
il
nomo
me-
lare
parche un
vole
impiego onoresenso, se non
alcuna
di spia,uffizio che non
avea
stabilit",
il signor intendente, mi vedea
mentre
diventando
drone
padello scrigno, e ci" " quel che importa. L'mil primo luogo nelle case
dei
tendente tiene sempre
grandi, perch" esistono tanti piccoli
proventi annessi
alla sua
anche
amministrazione, che si arricchisce,
nel
vero
cessando
d'essere
galantuomo.
Il mio caro
aveva
ancora
Napoletano, che non
che
la sua
io aveva
consumato
uno
malizia,notando
io voleva
zelo bestiale,e che ogni mattina
vedere
tutte le vivande, che egli*comprava
e tenerne
gistro,
re,
cess" dallo stornarle,ma
continuava
a prenderne
i
tutti
la medesima
Con
tale
giorni.
quantit"
il guadagno che ricavava dagli
astuzia,aumentando
in grado
avanzi della tavola,ai qualiavea
era
diritto,
di vendere
al trattore la carne
cotta,se non poteva pi"
cruda. Cosi quel diavolo non
perdette
farglielaavere
bench"
il
la
conte guadagn" poco,
avesse
niente,e
fenice degli agenti.L' abbondanza
smisurata, eh' io
vedeva
allora nei pasti,mi fece indovinare
questo
vi
buon
misi
nuovo
artifizio,
ordine,
onde, poco dopo,
si
che
dava
ciascun
il
a
vitore,
serrestringendo
superfluo,
tanta prudenza che
il che per altro feci con
vi
si vedeva
non
nessuna
parsimonia, anzi si sarebbe
la medesima
detto che v' era
profusione,
sempre
io abbia fatto scemare
sebbene
con
questa economia
considerabilmente
chiedeva
ci" che rila spesa. Questo era
il padrone, il quale volea risparmiare senza
apparir meno
splendido,perch" la sua avarizia era
alla sua
subordinata
ostentazione.
Eravi
da riformare,cio" quello
altro abuso
ancora
del vino, che scemava
se v' erano,
a dismisura, onde
a
cagione d'esempio, dodici cavalieri a tavola col
conte, si beveano
cinquanta e qualche volta sino a
bitando
dusessanta
di che rimasi stordito ; e, non
bottiglie,
che non
vi fosse in ci" qualche furfanteria,
consultai
tale proposito il mio caro
su
guattero, con
che
mi riferiva
cui spesso
tenea
segreto colloquio,e
fedelmente
quello che si diceva e si faceva in cucina,
dove eglinon
dava sospettoad alcuno. Costui dunque
non
Digitized
by
490
mi
GIL
BLAS.
rivel"
reso.
Rodevasi
ci" che
XXXVII.
CAPO
Accidente
accaduto
LIANI, E
Malattia
dolore
In capo
di
CHE
Gil
Blas
fu
per
altro
QUESTO
EBBE
e
questo tempo,
che regnava
tranquillit",
la quale non
sembrer"
me.
N'
sua
un
Ga-
conte
scimiotto.del
allo
GENTILUOMO.
conseguenza.
caso
strano
turb"
la
seriissima
pei domestici
per
male
Cupido, quello scimiotto di cui parlai,queir anial padrone, volendo
tanto caro
un
giorno sal-
Digitized
by
CAPITOLO
finestra
air altra,prese
si male le sue
misure che precipit"nel cortile e si slog" una
gamba.
Appena il conte seppe questa disgrazia, si mise a
del suo
una
donna, e, neir eccesso
gridare come
lare
da
191
XXXVII.
una
dolore, prendendosela
indistintamente
quanti
ci cacciasse
fuori
limit"
Ci"
il
furore
non
casa.
a
suo
ostante,
la nostra negligenza,ed a strapazzarequesto
misurar
sule
quello senza
parole : poscia mand"
r istante per tutti quei chirurghi di Madrid, i quali
le rotture e gli
erano
pi" esperti nelP accomodare
Essi esaminarono
la gamba
slogamenti delle ossa.
del paziente,glielaracconciarono, e la fasciarono;
bench"
tutti d' accordo
assicurassero
ma
essere
un
male
da nulla,tuttavia il padrone volle che uno
di
loro rimanesse
l'animale
fino
ad assistere
alla sua
eravamo,
tutti di
maledire
poco
manc"
che
con
non
perfettaguarigione.
debbo
vagli,
ei trasotto silenzio le pene
passare
che
il signore siciliano
ebbe
in tutto quel
Durante
il giorno, egli
tempo. Chi lo crederebbe?
abbandonava
mai il suo
caro
non
Cupido, stava presente
quando lo si medicava, ed alzavasi due o tre
che
volte alla notte per vederlo.
Il peggio si era
tutti i famigliari, io principalmente
dovevamo
,
stare
in piedi e lesti a correre
dove si credesse
sempre
dello
di
mandarci
benesseris
a
pel
proposito
scimiotto. In una
alcun
avemmo
non
riposo
parola,
in palazzo finch" la maledetta
bestia,guarita affatto
dalla sua
ritorn"
fare i suoi salti ed
non
a
caduta,
i soliti capitomboli.Dopo ci",chi negher" pi" fede a
che Caligola amava
tanto
Svetonio, quando ci narra
cavallo
il suo
da
riccamente
una
casa
dobbata
addargli
molti uffiziali che lo servissero,e che
con
Il mio
oltracci" volea farlo console?
padrone era
al pari di lui innamorato
del suo
scimiotto,e volontieri lo avrebbe
fatto corregidor.
La
stato
maggior disgrazia per me si fu di essere
assiduo
di
la
corte
al
tutti
i
servi
fare
a
pi"
conte,
di essermi
tanto affaticato per
e
quel Cupido che
mi ammalai.
Fui assalito da gagliarda febbre, e il
che mi
lev" il
mio
male
si accrebbe
per tal modo
mi ricordo pi" di quello
sentimento ; di guisa che non
che sia stato di me
di quindicigiorni,
nel corso
nei
Non
Digitized
by
492
GIL
BLAS.
solamente
so
che la mia giovent" lott" si vigorosamente contro
la febbre
che
ricuperai alla fine i miei sensi. Il
ch'io
sere
ne
feci,fu di accorgermi di non esprimo uso,
il
nella mia camera,
e volendo
perch",
saperne
vecchia
che mi
lo domandai
ad una
yegliava; ma
che
ella mi rispose che non
io parlassi,
bisognava
lo avea
perch" il medico
espressamente proibito.
adattai
Mi
dunque e mi tacqui, ad onta della
di parlare colla mia
grande voglia che io aveva
quali stetti
infermiera.
la morte;
Faceva
proposito,allorch"
il viso e, riconoscendo
mi tast" il polso,mi osserv"
i segni certi di prossima guarigione, prese un'aria di
fosse merito del suo^ sapere,
se la cosa
trionf",come
senza
nemmeno
qual cosa parti con gran precipizio,
morto
mi
credesse
sia che
sognarsi di me
a
che i grandi vadano
soggetti tali dimenticanze.
,
La
fece
pel
sia
,
raccont"
queste cose, e mi
ella andata
e
esser
pel medico
loro
la
io
affinch"
morissi
senza
non
farmacista,
infermiera
consapevole di
mia
mi
Digitized
by
Digitized
by
CAPITOLO
XXX
i95
VII.
m'immersero
in profonda
meditazione.
il mio
In tal guisa svani
stalo
le mie pi" belle
felice in Sicilia ! cosi sfumarono
vi accadr"
tura,
qualche grande svensperanze ! Quando
diceva
bene
la
vostra coun
scienza,
papa, esaminate
voi
in
e troverete
qualche colpa ;
sempre
buona
di quel santo
con
so
ma
padre, non
pace
abbia
in
occasione
io
t"lla
come
quella
cooperato
mia
sventura.
Allorch" vidi sparire le dolci chimere, delle quali
aveva
piena la testa,la prima cosa che mi conturb",
laonde me
fu la mia valigia;
la feci portare sul letto,
mi posi a sospirare vedendo
ch'essa era
ma
aperta.
Ohim"!
"
gridai, mia diletta valigia, mia unica
che sei stata
consolazione
! vedo
in balia di mani
straniere. " " No, no, signor Gii Blas, mi disse allora
state tranquillo,che niuno ha rubato
la vecchia:
la vostra valigia come
il mio
niente : ho conservato
onore.
nuove
"
che
Trovai dunque l'abito,
al servizio del conte, ma
non
io aveya
quando entrai
nese
quello,che il Messi11
mio
o
fare,perch"
padrone
fatto
bene
di lasciarmelo , ovvero
creduto
aveva
non
l'era
appropriato.V'era per" tutta
qualcheduno se
l'altra mia roba ed anche
una
grande borsa di pelle
miei
i
danari , che
contai due
la quale conteneva
sulle
credere
nessero
non
volte,
potendo
prime che rimasolamente
cinquanta doppie delle duecento
vi
che
dentro
sessanta
erano
e
prima della mia
buona
malattia. " Che vuol dire , mia
donna , dissi
le
monete
che
mie
alla vecchia
infermiera,
sono
le ha toccate
tante diminuite ?"
"
Eppure nessuno
eccetto me, rispose la vecchia, ho risparmiato pi"
le malattie
che ho potuto; ma
costano, e bisogna
borsa.
alla
aver
Guardate,soggiunse
sempre la mano
dalle sue
cavando
la buona
tasche
economa
un
fascctto di carte, questa " la nota della spesa, giusta
cui
che
da
conoscerete
ho
come
non
l'oro,
soldo malamente.
"
un
speso
al suo
Allora diedi un'occhiata
registro,che era
di quindicio venti pagine. Misericordia ! quanto pollame
di
fuori
io era
sentimento!
fu comprato mentre
i
abbiano
che
soli
costato
brodi
credere
Bisogna
mi
aveva
Digitized
by
196
BLAS.
GIL
almeno
dodici
di questo,
abbia speso
doppie. Gli
s'
nessuno
in
legna
altri articoli
fratelli
ella
in acqua,
scope,
ella avesse
piuto
emdi trenta
appena
imaginerebbe quanto
in candele
,
et coeiera. Nondimeno,
per quanto
il registro,
il conto intero era
doppie, e
erano
ancora
ne
mancavano
conseguenza
feci vedere
la vecduecento
chia
e trenta. Le
tutto,ma
chiamare
aria
cominci"
in
a
con
ingenua,
tutti i santi del paradiso che nella borsa
testimonio
vi erano
che ottanta doppie, quando il mastro
non
del conte
di casa
le aveva
ligia.
consegnata la mia vaChe
"
donna, interruppiio predite, buona
cipitosamente:
il
di casa
fu dunque
maestro
quegli
che vi consegn" la mia roba? " " Certamente,
rispose
nel darmela
ella , fu appunto lui che
mi
disse
:
Blas
Gii
buona
il
" Prendete,
signor
madre, quando
onoratelo
sar" fritto come
con
un
un
pesciolino
,
che
bel funerale; in questa valigia troverete
con
farne le spese. "
Ah
maledetto
"
Napoletano! gridaiallora: adesso
che mi manca!
dove
andato il denaro
n'"
se
capisco
rhai preso per compensarti di una
tu me
parte delle
ruberie
che ti ho impedito di fare. " Dopo quest'apostrofe,
il
mi
che
furfante
Dio
non
avesse
ringraziai
portatovia anche il rimanente. Con tutto che per"
avessi motivo
di
il maestro
di casa
di accusare
10
avermi
rubato, non
sare
per questo mi astenni dal penche anche
mia
infermiera
la
poteva benissimo
fatto il suo
or
aver
colpo. I miei sospetticadevano
per
sull'uno,or
tutera
sempre
alla
e
meno
nemvecchia,
dunque
contrastai
sugli articoli del suo bel registro,
perch" non avrei guadagnato nulla. Limitai il mio
risentimento
a
pagarla, ed a mandarla pei fatti suoi
t'uno.
tre
Non
ma
sull'altra,
per
me
dissi niente
giorni dopo.
detto di essere
stata
tanto
bene
che
io
da
stava
e
poter
licenziata,
il tacco senza
far conti con
lui,giacch" un
dopo lo vidi capitare tutto ansante e presentarmi
ben rotonda. Gli
la sua
nota , che trovai
diedi,con
gran
dispiacere,qualche doppia,e
and".
Digitized
by
se
ne
CAPITOLO
Indi
il medico;
lo rimandai
venne
197
XXXVIl.
gli pagai le
sue
ch'erano
visite,
Poscia
contento.
di qualche
il prezzo
fatto. Dopo tante evacuazioni
molte, e
chirurgo a domandarmi
che
mi
borsa
aveva
in
il
venne
salasso,
la mia
pessimo
stato.
ridotto
il
perdere
coraggio, vedendomi
in miserabile
stata,giacch" in casa degli ultimi miei
padroni mi era troppo affezionato agli agi della vita.
confesser"
di aver
Nondimeno
torto a cedere
avuto
tante volte proalla malinconia, perch" dopo avere
vato
atterratomi
mi rialzava,
che la fortuna
appena
lo stato infelice,
avrei dovuto
considerare
in cui
non
occasione
mi trovavo, se non
come
prossima di prosperit".
era
Cominciai
CAPO
GiL
Bla.s
trova
un
XXXVIII.
impiego,
DEL
PRESENTATO
FRA
AL
DUCA
CONTE
DI
LeRMA,
GaLIANI.
IL
l'ingratitudine
del-
consola
lo
che
QUALE
ViENE
LO
POI
RICEVE
SEGRETARI.
I SUOI
mai udito
tanto meravigliato di non
avere
parlare di Nugnez in tutto quel tempo, che giudicai
dovesse
in campagna.
essere
Appena
dunque fui in
istato di camminare,
andai da lui,e seppi realmente
in Andalusia
col
ch'egli era da pi" di tre settimane
duca
di Medina
Sidonia.
seppe
Una
mattina, svegliandomi, pensai a un certo Giustretto amicizia
Navarro, col quale aveva
Io
era
del conte
siciliano. Questo
al servizio
di casa
d'un gran signore per nome
Navarro, mastro
don
Baltazar
del conte
mi era
di Zuniga
amico
,
,
sembrato
a
un
galantuomo. Andai
trovarlo,ed egli
mi ricevette benissimo.
vava,
Gli comunicai
esitare lo stato in cui mi trosenza
quando
mio
era
il che
di bene
ogni giorno
appena
udito, mi
impiegarvi :
tavola
glio
medove
mangerete
meco,
allettava
L' offerta
che alla vostra
osteria.
"
convalescente
di quattrinie avvezzo
scarso
troppo un
ai buoni
essere
rifiutata;
bocconi, n" dovea
a
Digitizedby
198
per
BLAS.
GIL
lo che
Taccettai
rifeci molto
mi
bene
in
quella
casa.
Io
era
amico
gi" perfettamente
Giuseppe, vedendomi
quando il mio
giorno giungere al
risanato
un
venne
con
prete
"
Signor Gii Blas, ho un buon impiego per voi: sache il duca
di Lerma,
primo ministro del re
zione
d" Spagna
intieramente
air amministraper darsi
del
affari
si
degli
riposa sopra due persone,
regno,
che lo sollevano
dall'imbarazzo
de'suoi: egli
di raccoghere
le sue
entrate
a
diede l'incombenza
stica
domedell'economia
don Diego di Monteser
e la cura
,
don
esercitano
a
il loro
diCalderon.
Rodrigo
impiego
con
dall'altro: don
Diego ha per
solito sotto a s" due agenti,che fanno le riscossioni;
che ne
aveva
cialo
scace
poich" seppi questa mattina
il suo
di casa
domandare
andai
uno
a
posto
senza
dipendere
l'uno
mi
che
e
conosce
per voi. 11 signor di Monteser,
cui
di
benevolenza
della
vantarmi, acconsenti
posso
da
buon
testimonianza
in
alla
me
grado,
seguito
ch"
fatta dei vostri costumi
della vostra
e
capacit";sicandremo
da lui dopo il pranzo.
"
io fui
Non
di andarvi
ed
mancammo
adunque
,
acccolto
molta
cortesia
stabilito nell' impiego
con
e
dell' agente, eh' era
stato congedato ; il quale impiego
nel visitare le vaste possessioni,nel far
consisteva
i
fare
i danari
dagli affittaristauri,nel riscuotere
iuoli ; in una
parola, io avevo
ingerenza sui beni
campestri,
a
i miei conti mese
per mese
don Diego, il quale li esaminava
molto attentamente,
il che era
bene
voleva; giacch" sebappunto ci" ch'io
la mia
rettitudine fosse stata
si mal
sata
compendall'ultimo
fatto
mio
io
avevo
padrone, pure
proponimento di conservarla
sempre.
Un
giorno ci fu detto che il fuoco si era
cato
appicin
di Lerma
al castello
ridotto
ne
aveva
e
cenere
rendeva
nare
pi" della met" : corsi subito col" per esamimato
i danni, e, poich" mi fui diligentemente inforcostanziato
cirdelle particolarit"dell'incendio,
scrissi un
al
Monteser
che
mostr"
ragguaglio
di Lerma.
Il ministro, malgrado il dispiacere
'
duca
Digitizedby
CAPITOLO
199
XXXVIII.
vi
il perdervi, nondimeno
che
V amore
per
a
porto, debbo rallegrarmi che possiate succedere
felice purch" mettiate
in
don Valerio.
Voi
sarete
pratica due consigli,che sto per darvi : il primo "
di mostrarvi
talmente
affezionato
Eccellenza,
a
sua
le siate
che non
che
mettere
in dubbio
non
possa
la
bene
del tutto dedicato; il secondo
che facciate
neggia
corte a don Rodrigo de Galderon, perch" costui mal'animo
molle
del suo
come
cera
padrone.
nevolenza
di cattivarvi la beSe voi dunque avete la fortuna
molto
di
questo segretariofavorito,camminerete
innanzi
che oso
don
a
in pochissimo tempo:
" questa una
cosa,
arditamente
promettervi ". " Signore, dissi
Diego dopo d' averlo ringraziato de' suoi buoni
drigo
consigli,ditemi di grazia di qual indole sia don Roho udito pi" volte parlare dalla gente
: io ne
di casa, ma
lo hanno
me
dipintoper uomo
pessimo ;
io non
nondimeno
credo
alle ciance che fa la plebe
i personaggi impiegati alla Corte, bench"
il
sopra
temi^
divolgo qualche volta giudichi rettamente; laonde
ve
ne
quel che voi pensate del signor
prego,
Galderon.
licato,
Voi mi toccate
in un
"
"
punto assai demalizioso
il sopraintendente con
riso
sorrispose
esitare
tutt'
altri
che
voi
a
a
rispondereisenza
;
esser
quegli onoratissimo
gentiluomo, e di lui non
voi voglio
con
potersi mai dire bene abbastanza
; ma
credo giovi
"parlareschietto,perch" primieramente
vane
dotato di molta
secondo
in
luogo
e
prudenza ,
mi sembra
di don
di dovervi
mistero
parlare senza
avendovi
dovete
golarvi
reRodrigo,
gi" consigliatocome
utile che
vi sarei
con
lui, altrimenti non
per met"... Sappiate adunque, prosegui egli,che di
questa
avea
solamente
di sua
il nome
Eccellenza,
di don
Digitizedby
Fran-
200
BLAS.
GIL
de
dividere
lui T autorit" di primo ministro,
con
perch" fa dare gli uffizi e i governi a chi pi" gli
il pi" delle volte mormora,
e piace. Il mondo
pare
lui poco
ma
a
importa. Ora avete capito,soggiunse
cosi
don
dovete
regolarvicon un uomo
Diego, come
fare
lasciate
dissi:
a
superbo. " " Oh!, si,gli
me,
da lui.
sar" mio
e
danno
non
se
sapr" farmi amare
cui si voglia
di uno,
si conosce
il debole
Quando
riebalordo
ben
piacere, bisogna essere
per non
scirvi. " " Quand' " cosi,rispose Monteser, andiamo
subito dal duca
di Lerma.
"
Giunti al palazzo di detto ministro, lo trovammo
in una
grande sala, occupato nel dare udienza. Vi
Se il duca
si trovava
di postulanti.
moltitudine
una
i loro
riceveva
non
appagava i loro desideri,almeno
spondeva
molto
memoi"i"ili con
cera
affabile, e vidi che ricon
grande
gentilezza a
quelli che
gli
parlavano.
Con
pazienza si aspett" che il ministro si fosse
sbrigato di tutti quei supplicanti,e allora don Diego
gli disse: " Monsignore, eccovi qui Gii Blas di
Santillana, quel giovane che fu scelto da vostra
rio.
ValeV impiego di don
mi
lo sguardo,
rivolse
io, ci" meritato
pei
benignamente aver
nel
servigi,che aveva
prestato; indi mi condusse
da solo a solo,o,
suo
gabinetto per ragionare meco
a
meglio dire , per giudicare del mio ingegno dal
que
adunmodo, con cui gli avrei risposto.Mi domand"
chi io mi fossi,e la vita,che io aveva
menato
sino a quel tempo : anzi, comandommi
di fargliuna
sincera
eziandio
narrazione
delle pi" piccolecose.
Quindi mi disse : " Amico
Santillana, pensa che ora
appartieni al re, e che fra poco sarai impiegato in
sistere
servigio suo: seguimi, e ti dir" in che sia per conin
Mi
altro
condusse
adunque
quest'impiego."
locati
colpiccolo gabinetto congiunto al suo, dove erano
Eccellenza
Ci"
"
dicendomi
sopra
in
per
occupare
il duca
udendo
una
ventina
Digitized
by
di
gistri
re-
202
dare
BLAS.
GIL
grazie
alla
Corte,
in
sola
una
occhiata
vedo
esattamente
quello
sapere
che mi
che fanno, ho da per tutto gente stipendiata,
di scritti segreti;ma
siccome
ragguaglia col mezzo
tali scritti sono
diffusi e pieni di voci proprie dei
differenti dialetti delle provincie, fa d'uopo compilarli
la
e purgare
dizione, perch" il re si fa leggere
stile
talvolta questi registri.
Siffatto lavoro esige uno
sin
netto e conciso,e per" voglioimpiegarti in esso
s'essi le meritano.
da
Per
questo momento.
Cosi
dicendo,
Avevo
"
fuori
scritto
da
un
grande
astuccio
lo diede in mano;
beramente
fare lisuo
gabinetto per lasciarmi
la prima prova
della mia capacit".Lessi
lo scritto,il quale mi parve
pieno di voci
tradurlo in belle frasi castia
e cominciai
pieno di carte
poscia usci dal
adunque
barbare,
gliane.
cav"
uno
me
torn"
il duca, impaziente di saper
vi riuscissi,ricome
che
ci"
dicendomi:
"
Santillana, mostrami
Nello
hai fatto: sono
di vedere.
stesso
curioso
"
tempo gittando rocchio
sull'opera mia, ne lesse il
disfazione
tale sodprincipio attentamente, e poscia manifest"
che
mi
mi
fece stupire." Quantunque,
che
disse,io mi aspettassi molto da te, ti confesso
hai
aspettazione perch" tu non
superato la mia
,
la nettezza
e
precisione
stile facile
tuo
trovo
eziandio
il
desiderava, ma
fatto scelta
contentissimo
di avere
e
ameno:
sono
della perdita del
tu mi
della tua penna,
consoli
e
il mio
chiuso
tuo
avrebbe
predecessore. " N" qui
fosse
suo
elogio,se il conte di Lemos
nipote,non
lo abbracci"
venuto
ad interromperlo.Sua Eccellenza
che mi fece
pi" e pi" volte,e lo ricevette in modo
lo amasse.
conoscere
Eglino
quanto affettuosamente
entrambi
si rinchiusero
in
segreto.
per parlare
il mezMentre
discorrevano
fra loro,udii suonare
zod",
siccome
aiutanti
che
i
e
segretarie gli
sapevo
iscrivi
che io
soltanto
con
tutta
quell'ora uscivano
dove
pi" ad
pranzo
a
dai loro
uffizi e andavano
essi piaceva, interruppi il mio
lavoro
da Monteser, il quale
non
capo
per andare
mi
aveva
gi" pagato il salario,e da cui avevo
preso
che
abitasse
dal
rinomato
ma
trattore,
congedo,
pi"
Digitizedby
CAPITOLO
nel
203
xxxix.
Un'osteria
volgare a me
conveniva
non
che
adesso
pi". " Pensa
appartieni
al re. " Queste parole dettemi
dal duca
semi
erano
di ambizione, clie germogliavano
in
di momento
momento
entro
il mio
animo.
CAPO
GiL
BlAS
che
conosce
il
spiiffE. Inquietudine
E
QUAL
XLIX.
suo
IMPIEGO
cagionatagli
CONDOTTA
NON
da
GL'
ESSA
tal
"
SENZA
zione,
cogni-
IMPONE.
vini
pi" delicati
Seduti
che
fummo
apprezzati in Spagna.
a
tavola
cominciammo
,
Digitizedby
ra-
204
GIL
assai
BLAS.
che
spirito:perch",
il
dir"
miei
che
i
suo,
per
di esser
debitori delP impiego
convitati
tutt' altro
gegno.
che al loro inche occupavano,
a
dir
il
belle
Eglino s' intendevano, a
vero, di
la menoma
lettere tonde e corsive,ma
non
avevano
di quelle, che
tintura
s'insegnano nelle universit".
finissimi
in tutti i loro
In compenso
per" erano
di
interessi e non
tanto compresi dell'onore
erano
gionare
con
pi" allegria
dare
ad
ognuno
mi dimostrarono
stare
del
fianco
loro. "
stato
a
dello
che noi
un
sono
primo ministro da
" da cinque mesi,
lavoriarpo
centesimo,
talmente
sia
nostre
spese:
non
lagnarsi
diceva
V uno,
ci d" mai
non
il nostro
vorrei avere
l'altro,
che mi si
e
ventina
di staffilate,
per salario una
lasciasse
la libert" di cercare
medesimo
oserei
non
altrove; perch" da me
pane
il
domandare
n"
mio
allontanarmi,
congedo dopo le
che
mi
scerete
fecero
subito
che
rispetto
non
ho
che
dovevo
me
per
non
la cresta, immaginandomi
avuto
dubbio
senza
pi"
abbassare
si avrebbe
per
essere
seguenza
conper
tanto
del
innamorato
sohdo di quanto avessi
io non
avrei
bastanza
abmai
borsa.
Queste riflessioni
di spendere, a segno
che
di
fatto il generoso
con
che finisse presto la
il conto
discussi
col
separai dai
spingerlia bere
mi
Stato
di
Spagna.
miei
di
colleghi, non
pi": essi adunque
CAPITOLO
andarono
205
XXXIX.
lo mi
scontento
magnifico appartamento,
in
col
e
affitto,
proponimento
preso
fine del
la notte
mese.
pi"
tre
di lasciarlo alla
onde passai tutta
di non
lavorare
il sonno,
pensando intorno ai modi
trovando
gratis pel re; ma, non
miglior consiglio
di quello datomi
zione
da Monteser, mi alzai colla risoludi andar
don
tosto ad inchinare
Rodrigo di
Galderon.
in quelladisposizione
Io era
di animo, che
conveniva
per comparire dinanzi ad un personaggio
cosi orgoglioso: sentendomi
gretario
bisogno di questo semi recai dunque da lui senza
indugio.
Il suo
palazzo era congiunto a quello del duca
di Lerma
di maniera
e lo eguagliava in magnificenza
,
,
che era
difficile dal mobiglio, distinguereil
dal
il succes-"
Feci
dire che io era
servo.
padrone
di don Valerio , e ci" non
mi si fece
ostante
sore
un'
nell'anticamera.
Finalmente
ora
entrai,
aspettare
lo salutai col pi" profondo rispetto,
e gli domandai
la sua
protezione.Mi rispose con benevolenza, e mi
si sarebbe
aria abbastanza
disse con
cortese che non
lasciato sfuggireoccasione
alcuna
vigio.
serper rendermi
dove compii
Ci" fatto,tornai al mio gabinetto,
Il duca
r opera
che mi era
stata prescritta.
non
di venire in quella mattina,e, contento
manc"
mente
egualdel
stato
lavoro
del fine del mio
come
era
scrivi ora
glio
meprincipio,mi disse: " Va benissimo:
che puoi questa istoria compendiata sul registro
di Catalogna, e poscia piglianel foglioun'altra cartella
modo.
di compilarla nello stesso
"
e procura
Eccellenza
continu"
stare
Sua
sando
convermeco,
dopo a
cantavano.
maniere
si dolci e famigliariche mi incon
fra il duca
e Rodrigo !
Qual differenza
il
bianco
differenti
Veramente
e il nero.
come
erano
dove si
in un'osteria,
Quel giorno andai a pranzo
deliberai
di
mangiava a prezzo fisso,e dove
portarmi
finch"
vedessi
ogni giorno incognito,
quale effetto
producessero le mie adulazioni e la mia compiacenza.
tutto al
tanto denaro
che poteva bastarmi
Io aveva
Non
mesi,
venne
Digitized
by
206
GIL
vanit", se
non
mi
BLAS.
si desse
verun
Fatto
stipendio.
cosi il mio
di due mesi
con
me.
CAPO.
GiL
Blas
grazia
la
acquista
XL.
del
duca
di
Lerma.
cizia.
amisulla sua
te, tu devi anzi fare fondamento
il
signor
Da
"
queste parole compresi che
gnoreggiav
da
tempo sigran
ilodrigo era un volpone che
l'animo
doveva
"Per
essere
pi"
di
che
Eccellenza,e che io
non
lui.
circospetto con
adunque, prosegui il duca,
cominciare
metterti in possesso
rivelarti un
disegno
sua
confidenza
della mia
che ho meditato , del
Digitized
by
,'voglio
quale
CAPITOLO
207
XL.
necessario
che tu sia ben istrutto per bene seguire
intendo
le commissioni, che in avvenire
di darti. "
da gran
tempo che veggo la mia autorit" generalmente
miei
ordini
i
cecamente
rispettata,
eseguiti,
e che
dispongo a mio talento delle cariche,degPimpieghi,dei governi, delle dignit",dei vicereami, dei
benef"zi,a segno che io regno, se oso dirlo,in Ispapotreisollevare pi" in alto la mia potenza;
gna, e non
ciano
vorrei
ma
preservarla dalle tempeste , che comina
minacciarla, e a questo effetto t'incaricher"
a
suo
segreta. Voglio da
tempo, d'una commissione
mente
fino
a
quel tempo darti ostensibilquesto giorno
favore
affinch" tutti li
tutti i segni del mio
confidente
mio
e favorito,
e il personaggio
sappiano
importante col quale dovrai allora conferire,capisca
allora che tu gli parlida parte mia. Si tratta di affare
raccomandarti
tanto delicato,che non
a
potrei
iscritto. "
a
voce
o per
quella persona
come
Dopo questa confidenza, che io considerai
Oh!
ebbi altre inquietudini.
"
"denaro contante, non
sotto la grondaia; or ora
finalmente, dissi,sono
cadr" sopra di me
una
pioggia d*oro. " impossibile
che il confidente di un
personaggio,che governa la
chezze.
monarchia
spagnuola,non nuoti fra poco nelle ricdolce
io
vedeva
di
si
Pieno
"
con
speranza,
borsa
accostarsi
occhio
indifferente la mia povera
al suo
fine.
CAPO
GiL
Blas
"
ricolmo
di
XLI.
gioia,
di
onore
di
miseria.
In poco
ministro
tempo
si riconobbe
mia
in casa
congratulazioni sulla
m'invitarono
cena
prossima esaltazione, e
della vedova;
non
Digitized
by
tanto
208
GlL
BLAS.
contraccambiare
dato ad
a
quella,che io aveva
mira
colla
a
d'impegnarmi
prestare
essi,quanto
loro servigio coll'andar del tempo. Da tutte le parti
anche
mi si facevano
e persino il superbo
carezze,
don Rodrigo divent" meco
colmava
e mi
pi" gentile,
di cortesie,specialmente quando credeva
che il suo
al
cielo
osservarlo.
Ma
ch'egli
giuro
padrone potesse
per
traccambiava
minchione, perch" io conle sue
tanta cortesia
con
gentilezze,
nutriva
di lui.
contro
che
era
l'odio,
quanto gratide
vecchio' cortigiano non
avrebbe
Un
lare
saputo simudi
dissimulare
e
me.
meglio
Io accompagnava
parimenti il duca mio signore
tre
quando si portava dal re, dove soleva andare
la mattina
volte al gi"rno.Egli entrava
in camera
di Sua Maest"
s'era svegliata,mettevasi
appena
gial capezzale del letto,le parlava delle
nocchione
del giorno, scriveva
fare nel corso
che doveva
cose
da dire, e poi partiva.Subito dopo
quelle che aveva
il pranzo, tornava, non
per parlare di affari ma
per
discorrere di cose
tutti
e
raccontargli
liete, per
gli
avvenimenti
a Madrid
piacevoli che succedevano
il primo ad esser
de'qualiera sempre
ragguagliato
non
aveva
fare
con
un
alla sera
da persone
pagate air uopo ; finalmente
modo
visitava il re, e gli rendeva
conto
a
di
suo
in
che
fatto
e
aveva
gli
giorno,
quel
ci",
domandava,
suoi ordini pel giorno dopo.
i
come
usanza
per
,
Mentre
eglistava col re, io rimaneva
nell'anticamera,
molti grandi personaggi, avidi di favore,
dove vedevo
in discorso
circuirmi
ed entrare
e rallegrarsi
meco
loro qualche parola.Dopo tutto ci",come
io dava
se
io crederilii uomo
di grande importanza ?
doveva
non
Io so che alla Corte si trovano
non
pochi, i quali,
anche
minore
con
fondamento, hanno
questa opinione
di s" medesimi.
Un
giorno fra gli altri ebbi assai bella occasione
di lusingare la mia vanit". Il re, a cui il duca aveva
del mio modo
di scrivere,
parlato assai favorevolmente
fu curioso di sentire qualche cosa, per lo che
Sua Eccellenza mi fece prendere il registrodi Catalogna
davanti al monarca,
condusse
dicendomi
e mi
che leggessila carta
che avevo
compilato. Se da
princ"piola presenza del principem'intimor",fui ben
,
Digitized
by
Digitized
by
presto animato
della
da
mia
211
XLI.
CAPITOLO
feci la lettura
Maest"
V a-
in modo
che Sua
scolto con
di essere
contento
di
piacere, dimostr"
al
raccomand"
di
tenermi
ministro
ancora
suo
me, e
Ci" non
fece che accrescere
che
a
cuore.
l'orgoglio,
mi bolliva neir animo, e fini di empirmi la testa di
sogni ambiziosi.
Entrando
ogni giorno pi" nella grazia del primo
ministro, e pascendomi di grandi speranze,
quanto
mia
sarei stato felice se la
ambizione
avesse
potuto
dalla
fame!
mesi
Erano
che io
di
due
preservarmi
pi"
lasciato il mio magnifico appartamento,- e che
aveva
in affitto una
modestissima
aveva
cameretta;
preso
sebbene
lo tollerava
ci" mi mortificasse, nondimeno
ma
in pace, poich" uscivo
di casa
tino
matdi buon
che la notte
Io me
tornavo
dormire.
e non
a
tutto
stava
sul
dire
mio
ne
a
giorno
teatro, voglio
fianco del duca, facendo
la parte di gran
signore;
ma
quando ero rintanato nel mio covile, il signore
Gii Blas
restava
spariva, e non
pi" che il povero
opera
danaro,
senza
"
quel che
peggio,
senza
trovar
di farne. Oltracch"
superbia non
per la mia
svelato
ad alcuno
le mie
scevo
cononecessit", non
varro
Nache
fuorch"
alcuno,
potesse soccorrermi,
io lo aveva
dopo ilmio
troppo trascurato
; ma
di rivolgermi a lui. Io
ingresso alla Corte per osare
ad
venduto
tutti i miei oggetti,
ad uno
aveva
uno
laonde
abbandonato
eziandio l'osteria per non
avevo
mi
il pranzo.
si dir",
come
Dunque,
pagare
saper
io
vivere?
ci
come
poteva
portavano
Ogni mattina
nel nostro scrittoio per colazione un
panetto e mezza
tutto quello che
ci facea
tazza di vino (questo era
il
il
dare
giorno mangiavo
ministro),n" in tutto
io
la
mire
doril
delle
volte
andava
a
sera
altro, e
pi"
modo
avrei
cena.
senza
In
tanto
tale stato
trova
vasi
un
che
uomo,
destare
non
di farlo
Lerma, quando mi
Per buona
opportuna occasione.
air Escuriale, dove
andarono
il re e Terede
della corona.
al duca
di
distinguevasi
pi" compassione
resistere
potendo
sapere accortamente
si
fosse
sorte
alcuni
presentata
fri
questa si of-
giorni dopa
Digitizedby
212
GIL
GAPO
Come
Gil
DI
DUCA
Blas
fece
LERMA,
BLAS.
XLII.
la
conoscere
e
come
LO
sua
TRATT"
miseria
QUESTO
al
NISTRO.
MI-
il re era
air Escuriale
le spese
facea
Mentre
a
io
Dio
sentiva
tutta la Corte, e
non
allora,la
merc",
miseria.
Siccome
la mia
io dormiva
in un
roba
guardache questo
vicino alla camera
del duca, avvenne
mattina , alzatosi dal letto , come
era
ministro, una
del
allo
cune
mi
fece
spuntare
solito,
sole,
prendere alcalamaio
disse: " Andiamo
carte ed un
e mi
nei giardinidel palazzo. " Ci mettemmo
dunque a
mi
locare
al piede di alcuni
sedere
dove
fece colalberi,
il cappello in modo
che parca
dovesse
virmi
serin
da tavolino
da
scrivere , ed
egli teneva
s
ul
di
facea
sembiante
un
mano
leggere.
foglio, quale
veduti da lontano
avrebbe
detto che
Chi ci avesse
intenti a gravissimi affari,e tuttavia non
eravamo
parlavamo che di bagatelle.
lenza
Era
pi" di un'ora che io faceva ridere Sua Eccelmi
tutti i frizzi che il mio
buon
con
umore
due
alberi
suggeriva, quando
posaronsi sugli
gazze
che ci coprivano colla loro ombra, ed ivi cominciarono
si grande
a cinguettare con
squittio,che ci
loro
attenzione.
la nostra
fecero rivolgerea
"
Questi
io
il
sarei
disse
sembrano
e
uccelli,
litigarsi,
duca,
gnore
la cagione della lite. " " Monsicurioso di sapere
in
venir
gli dissi la vostra curiosit" mi fa
,
una
di animo
senza
elevatissimo, sicch" sosteneva
manteneva
lo
fatica il peso di quel vasto
impero e
l'arte di rendere
in profonda pace. Oltracci",avea
V autorit" reale
amabile
facendola
rispettare, ed i
Digitizedby
padre affezionato e un
fra i
suo
aveva
principe. Atalmuc
detto Zeangir,
segretari un giovinedel Gascemir
sudditi trovavano
visir fedele al
suoi
che
213
XLII
CAPITOLO
in lui
un
il suo
Godendo
di conversare
beniamino.
dava
alla caccia e gli conficon
seco
lui, lo conduceva
Un
i suoi pi" segreti pensieri.
giorno, mentre
insieme
in un
alla caccia
dendo
erano
bosco, il visir,vedue corvi, che gracidavano sopra
un
albero,
disse al suo
che
vorrei
Io
"
ci",
segretario:
sapere
si dicono
quegli uccelli nel loro linguaggio." Cui il
cascemiriano
sfare
soddi: "
Vossignoria pu" facilmente
al suo
desiderio. " " Eh! tu mi burli," rispose
Atalmuc.
Fatto
"
sta, soggiunse Zeangir, che un
dervis cabalista,mi ha insegnato la lingua degliuccelli
voi
lo
ascolter"
vi
se
e
corvi,
volete,
questi
e,
ripeter"parola per parola tutto ci", che avr" udito
loro. " " Fa " disse
da
il visir. In quell'istanteil
cascemiriano, accostandosi
alquanto ai corvi,pareva
tarli,
che se ne stesse con
ad ascolTorecchio
teso intento
di
disse
al
tornando
:
suo
dopo
che,
padrone gli
Lo
? essi parlano di noi. " " Oh ! come
credereste
"
mai? esclam"
il ministro
persiano: che dicono essi? "
era
diceva
uno, il granvisir Atalmuc, Taquila
ali la Persia , quasi
che
colle sue
copre
,
alla sua
fosse suo
nido, e che veglia continuamente
vori
conservazione, ora per ricrearsi da' suoi penosi lafedele
col
bosco
alla
in
caccia
va
sruo
questo
vendo
Zeangir. Oh! quanto " felice quel segretario, ser"
che
di
benevolenza
un
pieno
padrone
per
lui. " " Piano, interruppe T altro corvo, piano, non
si spedito nel lodare
la fortuna
di quel caessere
scemiriano:
lui
famibensi ch'egliparla con
" vero
della sua
"
onorato
che
gliarmente,
confidenza, e
tosto o tardi gli dar" senza
dubbio
considerevole
un
impiego, ma
prima che giunga quel tempo, Zeangir
morr"
di fame.
diavolo
" alloggiatoin
Quel povero
di tutte
cameretta
una
a
pigione, ove manca
presa
le cose
in una
pi" necessarie:
parola, egli conduce
vita
che
infelicissima
alla Corte nessuno
una
senza
curi : e lo stesso granvisir non
mai ad
se
ne
pensa
di nutrire
informarsi dello stato suo, accontentandosi
lui
grande affezione,e lasciandolo
struggersi
per
nella indigenza."
"
Guarda,
tutelare
Digitizedby
214
GIL
BL"S.
del
se
suo
che
if duca
diceva
di
pressione
im-
sorridendo
quale
di Atalfatto sull'animo
l'apologoavesse
offeso
dell'arditezza
fosse
stato
quel granvisir
segretario.
"
dalla sua
domanda:
confuso
anzi la favola
auanto
di benefizi.
Felice lui,disse
dice che fu colmato
volto serio,perch" vi sono
il duca
certi ministri,^
con
si
i quali non
amerebbero
che alcuno
permettesse
di dar loro delle lezioni... Ma, soggiunse troncando
il discorso
tarder"
in piedi,il re non
a
e levandosi
lui.
il
che
vuole
da
vada
"
svegliarsi; mio dovere
camminare
E in cosi dire si mise
a
a
passi
gran
il palazzo senza
mostrandosi
altro
e
verso
dirmi,
,
malcontento
della favola indiana.
di
Gli andai
dietro fino alla porta della camera
in
Sua
Maest", e poscia portai le carte, che avevo
in
cui
Entrato
in
nel
un
erano
luogo
prima.
mano,
vano
dove
i
nostri
due
gabinetto,
segretari copistiscrive"
(essi
vedermi, mi
disgrazia? "
Io
^
'
talmente
travagliato pel
cattivo
successo
del mio apologo, che avrei tentato invano
di nascondere
loro
ad essi il mio affanno, laonde
raccontai
le cose
da me
dette al duca, ed eglino mostrarono
di condolersi
della mia afflizione. " Voi avete
m"co
ben ragione di affannarvi,mi diceva
di loro, e
uno
Dio voglia che non
vi tocchi la sorte di un
tario
segredel cardinale
Espinosa [1].Quel segretario
di non
soldo
stanco
un
poter aver
dopo quindici
mesi
che si affaticava per Sua Eminenza, un giorno
mandandogl
si fece coraggio, e gli manifest"
i suoi bisogni, di"
vere
dovivere.
qualche moneta
per
di giustizia,
il
disse
gli
ministro,che siate pagato:
prendete, prosegui il medesimo,
porgendogli
ordine di mille ducati, andate
un
farvi contare
a
dal tesoriere,ma
ricordatevi che non
questa somma
mi occorre
avrebbe
Il segretario non
altro da voi.
era
"
"
[1]
Il cardinale
Espinosa
del
il ministro
lungo tempo
morto
re
nel
Filippo
1752
II.
era
Digitized
by
stato
per
CAPITOLO
pianto pel
215
XLII.
in iscarmesso
congedo se avesse
sella i mille ducati, e gli fosse
stato permesso
di
neir atto che
usciva
cercare
impiego altrove ; ma
dal palazzo del cardiuale,fu assalito da un
alguazil
nella
di Segovia, dove fu tenuto
torre
e condotto
lungamente in catene. "
Questo fatto storico raddoppi" il mio
spavento,
sicch" mi credetti perduto, e, non
potendo in verun
modo
la mia
pazienza,
immaledire
a
confortarmi, cominciai
fossi
stanza.
abbacome
se
non
stato paziente
Ohim"!
andava
io dicendo, qual demonio
"
mi ha istigatoa raccontare
favola
quella maledetta
che ha disgustato il ministro?
Chi
sa
ch'egli non
miseria?
fosse sul punto di cavarmi
dalla mia
e
pu" anche darsi che mi avesse
apparecchiato una
stordire
di quelle improvvise fortune, che
fanno
! Oh ! quante ricchezze
tutto il mondo
e quanti onori
svanirono
per la mia balordaggine! Io doveva
sare
penalcuni fra i grandi,che non
che ci sono
amano
abbiano
che
si
che loro si dimandi, ma
vogliono
per
atto di grazia spontanea sino le pi" minute
cose,
nuare
che sono
obbligatia dare. Era ben meglio contial duca, e perfarne menzione
la dieta senza
sino
morire
suo
avessi
Quando
potuto conservare
il mio
di speranza,
me
padrone nel dopo pranzo
la fece perdere interamente.
Egli teneva
tate
aggrotserio
il suo
le cigliacontro
e
solito,e stava
in
la
mi
rimanente
il
tutto
cosa
muto,
qual
cagion"
del giorno affanni mortali; peggio ancora
passai la
il
le mie
sfumate
di
vedere
dolore
notte, perch"
di accrescere
il numero
dolci chimere
e la paura
mi
continuamente
dei prigionieridi Stato
tennero
nell'afflizione e nei sospiri.
immerso
Il giorno seguente fu quello della crisi,
poich" il
mand"
di buon
duca
mattino, ed io entrai
per me
reo
nella sua
stanza
tutto tremante
a
guisa di un
ad udire la sua
che vada
sentenza.
"
Santillana,mi
in mano,
carta
che aveva
una
disse, mostrandomi
mi
mandato
Alla parola
"
prendi questo mandato.
medesimo
i capelli,
:
e dissi fra me
si arricciarono
Oh Dio! ecco
"
qui un altro cardinale E spinosa!La
mi
vettura
per Segovia mi aspetta! " Il terrore,che
Digitizedby
216
corse
GIL
per Tossa
in
il ministro
BLAS.
quel momento,
mi
ai
prostrai
fatale
ruppi
che inter-
suoi
piedi piangendo
Monsignore, io
dirottamente
e dicendogli: "
Eccellenza
vostra
umilissimamente
supplico
donare
perla mia
arditezza,perch" la sola necessit"
la mia
miseria. "
fu quella che costrinse a svelarvi
le risa al vedermi
-"i^Il duca
non
pot" contenere
da tale confusione.
"
Consolati, Gii Blas,
compreso
il palesarmi i tuoi bimi rispose,e ascolta. Bench"
sogni
sia stato un
rimproverarmi di averteli fatti
l'ebbi per male, anzi il torto
nondimeno
non
soffrire,
" mio di non
vivevi. Ora,
averti domandato
come
un
per riparare a questa trascuratezza, ti consegno
mandato
di mille e cinquecento ducati,che riceverai
suiristante dal tesoriere reale : n" questo basta,perch"
Ed
te ne
prometto altrettanti ogni semestre.
io approfitter"di tutte le occasioni, sia per
farti
da
Sua
accordare
delle gratificazioni
Maest", sia
prese.
nelle grandi iminteresse
un
per farti accordare
"
estatico per
del
per
me.
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by
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by
CAPITOLO
CAPO
Come
Gil
fortuna,
Il re,
Blas
e
quasi
in
fece
suo
avesse
grande
219
XLIII.
XLIII.
breve
una
fasto,
voluto
che
secondare
considerevole
ne
fu
la
GUENZA,
conse-
mia
pazienza,
im-
Io
ritorn" il giorno seguente
Madrid.
a
merata
dunque volai al tesoro reale, dove mi fu subito nu" raro che
la somma
contenuta
nel mandato.
un
pezzente, passando dalla miseria alla ricchezza,
non
perda la testa. Allora io non pensai pi" che a
bandonai
soddisfare
alla mia ambizione
e alla mia
vanit"; abla mia
meschina
a
camera
quei segretari
che non
la
ancora
celli,
ucdegli
lingua
sapeano
affitto
in
la
mio
volta
il
seconda
e presi
per
il
vava
si trosorte
quale per buona
beirappartamento,
chiamare
ancora
disponibile; indi mandai
a
che
famoso
vestiva quasi tutti i damerini ;
un
sarto,
mi
le
condusse
da un mercante,
misure,
egli,prese
dove
che
cessarie,
neerano
pigli"dieci braccia di panno,
braccia
abito. Dieci
diceva, per fare un
alla
Giustissimo
fare
abito
cielo!...
un
spagnuola!
per
lasciamo
ma
questo discorso : i sarti pi" accreditati
ne
pi" degli altri. Comprai inoltre
prendono sempre
di
cui
molta
aveva
biancheria,
che
grande bisogno; qualcalze
castoro
di
di
di
e
un
seta,
cappello
paio
orlato di pizzo di Spagna.
ceva
fala sua
mi
Il ministro
manteneva
promessa;
accordare
incessantemente
nuove
gratificazioni,
'col suo
credito, ottenni di partecipare a
e, inoltre,
mente.
considerevoldiverse
intraprese,che mi fruttarono
buone
mi vidi provveduto di tante
Quando
rendite, presi al mio servizio molti domestici, ebbi
abile cuoco.
tina
una
carrozza
e
un
Riempii la mia candi squisitissimi
altre
infinite
vini,e, dopo
visioni,
prov-
cominciai
ricevere.
Venivano
a
a
pranzo
tutti
i
alcuni
con
me
impiegati
giorni
.principali
all'uffizio del ministro. Io dava
loro da mangiare
bene
a
senza
casa
misura, e li mandava
sempre
tali
Io guardava
chi
abbeverati.
dissipazionicogli ocil
il
danno
vedeva
di un
non
giovanotto, quale
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220
GIL
BLAS.
V onore
che
non
le
di
me
ne
doppie
giorno in
m' imaginai di avere
finalmente
giorno crescevano,
piantato un chiodo nella ruota della fortuna.
Altro pi" non
alla mia
felicit" se non
mancava
che Fabrizio
della mia vita fastosa,
fosse testimonio
ch'ei non
dubitava
io non
fosse tornato
e, siccome
del
dall'Andalusia,per godere
piacere di sorprenderlo
in
ceva
scrissi
cui
un
gli
vigliettoanonimo,
gli dicavaliere siciliano suo
che un
amico
lo attendeva
il
Tor"
ed il luogo
a
giorno.
cena, indicandogli
in casa
da trovarsi. L'appuntamento era
dove aveva
sbalordito
che
udendo
mia, sicch" capit",e rimase
io era
che
lo
tato
inviil gentiluomo forestiero,
aveva
io
il padrone
a
sono
cena.
"
Si, amico, glidissi,
di questo palazzo. Ho grande equipaggio, sontuosa
tavola,e, quello che importa assai pi",uno scrigno
ricolmo.
mai !, diss'eglicon
Come
vivacit" :
"
"
tu in tanta
opulenza! "
si rallegrassequanto volle
Io lasciai che Fabrizio
di avermi
al servigio del conte
messo
Galiani,ma,
che
gli facevano
derivava.
vedevo
; non
Vedendo
che
se
"
che
dopo, per temperare l'allegrezza
poco
provava
rai
procurato si buon impiego, gli annoveper avermi
della riconoscenza
minutamente
le prove
con
cui quel signore aveva
ricompensato i servigi,che
io gli aveva
che il mio poeta,
prestato. Ma, vedendo
io gli dava
mentre
la
queste informazioni,cantava
palinodia dentro di s", cosi gli dissi: " Io perdono
al Siciliano la sua
ingratitudine,
anzi, a dirtela,ho
che
di
di
lodarmene
motivo
lagnarmi, perpi"
ch"
mi
T
avrei
il conte
avesse
non
se
maltrattato,
seguito in Sicilia,dove lo servirei ancora colla speranza
incerta ; in una
di una
fortuna
rei
parola non sadel duca
di Lerma.
il confidente
"
talmente
Queste ultime parole stordirono
Nugnez
ch'ei per qualche momento
ammutol", poscia, tutto
il
silenzio:
ad un
Ho
io male
"
tratto,rompendo
inteso? mi disse. E che?
voi confidente
del primo
Lo
lo " il signor Roministro?
drigo
"
"
sono, come
di Galderon; secondo
io
tutte le apparenze,
andr"
! soggiunse
molto avanti. "
Bacco
" Oh, per
havvi
Fabrizio,voi siete un uomo
prodigioso: non
al
di
siate
sostener
che
non
impiego
mondo,
capace
"
"
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CAPITOLO
221
XLIII,
da
si,l'ingegno " immenso, e siete uomo
cantato
inio
sono
davvero, signor mio, seguit",
della prosperit" di vostra
signoria." " Oh
che diavolo ! interruppi io : signor Nugnez, lasciamo
stare
il signore e la signoria,diamo
bando
a questi
continuiamo
trattarci famigl"armente. "
a
e
titoli,
Hai ragione, rispose,quantunque
tu sia divenuto
"
medesimo
io
debbo
col
chio:
ocricco,
guardarti
sempre
hai
ti confesso
mi
la mia
debolezza, quando
la tua
annunziato
fortuna, rimasi abbagliato, ma
il
mio
vedo
ora
cessa
stupore, e non
pi" in te che
onore:
con
tutto. E
il mio
amico
buon
Gii Blas.
CAPO
GiL
Blas
continua
PROPOSTA
IN
MATRIMONIO
"
XLIV.
spaccarla
da
UNA
Gli
grande.
GIOVANE
"
RICCA
EREDITIERA.
si seppe
ch'io era
dal duca
veduto
ben
tine
di Lerma, ebbi ben presto una
corte. Tutte le matdine
moltitusi radunava
nella mia
anticamera
una
di persone,
darmi;
domanda
che avevano
alcunch"
io non
fossero a
voleva
che le domande
ma
l'uso della Corte, o piuttostoper
e, secondo
voce;
darmi
deirimportanza, dicevo ai postulanti:" Datemi
memoriale.
Mi ero
talmente
abituato
"
un
a
queste
al panello stesso modo
parole,che un giorno risposi
drone
darmi
ricordel mio
palazzo, il quale era venuto a
che io gli doveva
di affitto. Quanto
mese
un
al prestinaio,essi mi
al beccaio
e
risparmiavano il
disturbo di domandar
loro i memoriali, giacch" erano
Quando
esattissimi
presentarmeli ogni
mese.
Erano
gi" tre anni che io godeva del favore del
duca
di Lerma, quando mi
di
confid" quell'affare,
cui mi aveva
tissima.
delicadi natura
parlato,e che era
Il duca
mendo
molti
nemici
aveva
a
Corte, e, teche la morte
del re
in salute,
allora male
di
lo esponesse
deliberato
alla loro vendetta, avea
tenersi
niero.
aperta la strada per ritirarsi in paese straA questo scopo
collo
m'incaric"
di trattare
ambasciatore
del Portogallo.La cosa
doveva
esser
condotta col pi" profondo mistero, e io non
andava
dall'ambasciatore che di notte e trasvestito.
Digitizedby
222
GIL
BLAS.
circa al
da un
anno
Verso
quel tempo, io aveva
mio
servizio un
gretario,
cameriere, che mi serviva da seun
esso
di nome
giovane
Scipione; era
me
a
divotissimo,
pieno di attivit" e d'intelligenza,
mi
disse
Una
che
molto.
io
sera
: " Signore,
e
amava
voglio darle moglie. " " E chi sar"? " gli risposi
circa
ridendo.
La
orafo; avr" un
"
figlia d' un
bel capo
d'ori'
" un
ducati di dote. Non
centomila
cati,
ducentomila
Allorch"
f"ceria? "
udii nominare
dissi al mio
segretario:" Acconsento; quando
farai tu avere
questa dote? " " Piano, signore,
rispose: ci vuole un po' di pazienza, perch" prima
la cosa
al padre e che lo
bisogna che io comunichi
Oh
bella ! sogV
induca
"
a
"
assenso.
prestare
giunsi
di
sei
risa:
io dando
in uno
ancora
scoppio
" un
nio
matrimoveramente
"a questo punto? Questo
Assai
E
bene
incamminato!
"
pi"
Scipione: "
sola con
che non
crediate : mi basta parlare un'ora
del suo
mi faccio
mallevadore
senso.
cone
quell'orefice,
state
Domani
comincier"
e
a trattare la cosa,
becille.
imche
io
un
sono
non
o
pur certo che riuscir",
mi
"
merito, ch'egliha
Digitizedby
CAPITOLO
galantuomo
Eugenia, sua
cortesissimo.
moglie, e
223
XLIV.
present" la signora
glia,
giovine Gabriella,sua fiMi
la
che mi parve
ben educala
e amabile.
Gran
bella casa
del
signor Gabriele! Credo
quella
che nelle miniere
del Per"
si trovi meno
argento
di quanto ve n'era l" dentro,giacch" questo metallo
si presentava alla vista sotto mille forme
diverse
in ogni stanza, e specialmente quella in cui
vamo
eraseduti a tavola, potea dirsi un
tesoro.
Quale
di
occhi
Il
un
spettacolo per gli
genero!
suocero,
fare
al
invitato
onore
que
cinavea
pi"
banchetto,
per
sei mercatanti, uomini
o
gravi e noiosi,i quali
che
di
non
parlavano
commercio, talch" si pu" dire
che la loro conversazione
renza
confeera
piuttostouna
di negozianti che
di amici
trattenimento
un
che cenano
insieme.
Dal canto
mio diedi banchetto
all'orefice la sera
dopo, e, non
potendo abbagliarlo con le argenterie,
quanti
alfeci uso
di altra illusione. Invitai dunque
a cena
amici, i quali primeggiavano in Corte, ed
che non
da me
conosciuti
erano
per tanto ambiziosi
mettevano
fecero
e
mai
brame.
e dei
Costoro
non
didi
grandezze
posti splenparlare
lucrativi,ai quali essi aspiravano, e questa
che
di
fece mirabile
briele,
Gadi modo
che il buon
effetto,
di tutte
sbalordito
dalle grandi idee, ad onta
che
si senti
le sue
di essere
ricchezze,altro non
in
di
mortale
un
quei signori.
povero
paragone
simulando
che
Quanto a me,
moderazione, dicevo
mi sarei accontentato
di mediocre
fortuna, per edi
di
ventimila
ducati
entrata, sulla qual cosa
sempio
e di ricchezze
quegli affamati di onore
protestarono
che, con tanto favore del primo ministro, io non
11 suocero
accontentarmi
doveva
di simili miserie.
lasci" cadere
di queste parole,onde mi
non
veruna
di accorgermi ch'egliparti da casa
mia
sai
asparve
soddisfatto.
La
guente,
seprima cosa, che fece Scipione la mattina
fu quella di andargli a chiedere
fosse
se
Io
di me.
rimasto
soddisfatto
sono
"
incantato, gli
" padrone
a
quest'ora
rispose Gabriele,quel giovane
del mio
cuore
; andate, amico, e assicuratelo che gli
dar"
che glie la darei anche
mia
se
non
e
figliuola,
godesse la grazia del primo ministro. "
cosa
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224
GIL
BLAS.
Scipione.
divedere
di essersi
sottomesse
alcuna 'ripusenza
gnanza;
il
condussi
dal
cosa
suocero
qual
per
duca
di Lerma, da me
gi" avvertito il di prima, e
Sua
lo vide, lo accolse
Eccellenza
con
ziose
graappena
maniere
lui di aver
eletto
e si rallegr" seco
la
Digitized
by
Digitized
by
CAPITOLO
a
proprio
molta
genero
un
227
XLIV.
uomo,
cui
per
egli
nutriva
affezione, e che
intendeva
di promuovere
a
maggiori cariche. Quindi si dilung" sulle mie buono
tanto
bene
di me,
che
il
doti, e disse finalmente
buon
gliuola
fiGabriele credette di aver
trovato
sua
per
nella mia
signoria il miglior partito che vi
nelle
la sua
fosse
era
Spagne. Tanta
gioia,che ne
le lagrime agli occhi,e, quando ci separammo,
aveva
mi strinse fortemente
fra le sue
braccia,dicendomi:
"
Figliuolo mio,
tanto
sono
di Gabriella,che
marito
voi lo diverrete.
"
DE
qual
caso
LeYVA,
Lascer"
da
matrimonio.
Gil
Blas
pi"
si
CH'
servizio
parte per
L'ordine
di vedervi
fra otto giorni
tardi
XLV.
CAPO
Per
impaziente
al
ricord"
EGLI
qualche
della
di
RESE
Alfonso
don
QUESTO
il mio
momento
narrazione
lo
GNORE.
SI-
richiede,
vuole
io racconti
il servigio da
me
prestato a
don Alfonso
de
Leyva, mio antico padrone ch'io
interamente
aveva
dimenticato, e che mi ritorn" alla
memoria
nell'occasione
che dir".
della citt"
In quel tempo
il governo
rest" vacante
in
di Valenza, e nell'udire questa nuova
mi venne
don
Alfonso
che
mente
considerai
de Leyva, laonde
quell'impiego fosse fatto apposta per lui, e risolsi
rivolsi dunque
al duca
di procacciarglielo.Mi
di
io era
di
Lerma
stato
don
e gli dissi che
agente
de Leyva e di suo
tutti
Cesare
e
figlio,
che, avendo
di lodarmi
di loro, io osava
i motivi
supplicarlo di
concedere
all'altro
il
della citl"
all'uno
o
o
governo
di Valenza. Il ministro
mi rispose:" Volontierissimo,
Gii Blas: godo che tu sia riconoscente
e
generoso;
inoltre mi parli per una
che
stimo, perch"
famiglia,
i Leyva
buoni
servitori del re, e meritano
sono
ramente
vee
quel posto:
talento,e
nozze.
tuo
tue
"
Giubilante
senza
tu
di
avere
perdere tempo,
il mio
ottenuto
intento,andai,
da Galderon
fargli scriper
Digitizedby
228
GIL
la
vere
gran
colla
BLAS.
col"
Alfonso, ed essendovi
le quali stavano
di persone,
mute
e
don
bassa aspettando che
nisse
Rodrigo ve-
numero
testa
loro udienza, traversai
la folla e mi
dar
a
mi fu aperta;
alla
del
che
gabinetto,
presentai
porta
tori
so
quanti cavalieri,commendaentrato, trovai non
tava
ascoled altri distinti personaggi,che Calderon
ad uno
di
veramente
ad uno.
Era
nota
degna
la maniera
cui egli li riceveva, attesoch"
diversa, con
la testa, ad altri faceva l'onore
ad alcuni inchinava
di una
li
alla
conduceva
fino
riverenza
e
porta
del gabinetto,facendo, dir" cosi, spiccare le gradazioni
della sua
che
ostentava.
stima dalla cortesia
Da
osservai
alcuni
cavalieri
un'altra
che,
parte
dalla
ch'ei
mostrava
loro,
punti
trascuranza,
per
maledicevano
la necessit", che li costringeva
in cuore
di
ai
strisciarsi
a
quel tanghero. AlFoppiedi
che
vidi
dentro di
altri,
ridevano
ne
posto
parecchi
loro
della sua
aria sciocca
e superba.
accidente
rivolto lo sguardo
Avendo
don Rodrigo per
lasci" bruscamente
un
gentiluomo, che
sopra di me
tali
ad abbracciarmi
con
parlava con lui,e venne
dimostrazioni
che
mi
fecero maravigliare.
di affetto
Ah!
mio caro
"
collega, esclam", per qual affare
ho il piacere di vedervi ? ditemi, in che vi
posso
servire?
Allora
"
gli narrai il motivo, per cui era
andato
da lui,ed egli assicurommi
con
gentilissime
sarebbe
alla stessa
ora
parole che il di appresso
limit"
n"
a
spedito tutto quello che io domandava;
sino
condusse
mi
la
sua
quel punto
cortesia,perch"
alla porta della sua
ceva
condunon
anticamera, dove
altro che i grandi signori,ed ivi mi abbracci"
nuovamente.
"
Che
? dicevo
fra
che
debbo
andavo:
ne
sticare?
pronomacchina
mia
la
Calderon
vina,
rosa
se
amiha voglia di cattivarsi la mia cizia?
ovvero
se
della sua
fortuna,
O, prevedendo il decadere
coiridea di pregarmi
di farmisi amico
cercherebbe
me
nell'atto che
me
Chi
lui presso
il nostro
padrone? "
a
gliarmi.
quale di queste congetture appisapeva
il giorno dopo, quando tornai da
Parimente
di catratt" con
belle maniere, e mi colm"
di intercedere
Io
non
lui,mi
per
Digitizedby
CAPITOLO
rezze
229
XLV.
ch'eglise
quelli,che
ne
pens"
com-
si presentarono
lui,attesoch", trattando
per parlare con
il serio cogli altri,
fece
aspramente gli uni, facendo
si che disgust" tutti;ma
essi furono
pienamente
sotto
vendicati
da un
devo
passare
caso, ch'io non
ai
al
nistri
avviso
di
silenzio,perch" servir"
lettore, mied ai segretari che lo leggeranno.
Un
vestito alla buona, e che
non
uomo
pareva
mai
si
Galderon
avvicin"
e
a
quello che era,
gli
nomin"
di
che
certo
diceva
avere
memoriale,
egli
Don
Rodrigo, senza
presentato al duca di Lerma.
nemmeno
guardarlo, gli disse: " Amico, chi siete
voi? " " Quando
Franfanciullo mi chiamavano
era
il cavaliere,dopo di che
cillo,rispose schiettamente
fui chiamato
don
Francillo
de Zuniga [1], ed ora
mi
chiamo
dito
il conte di Pedrosa.
"
Galderon, sbalorda fare
che aveva
da queste parole, e vedendo
con
un
personaggio di prima sfera,voleva scusarsi,
lo
che
disse al conte:
"
Signore, abbiatemi
per
per
Non
conoscendovi....
"
glio
vo"
se
non
io,
compatito,
delle lue scuse, interruppe alteramente
saperne
Francillo;le disprezzoal pari della tua mala creanza:
vere
impara che un segretario di un ministro deve ricehai
cortesemente
e
se
ogni sorla di persone;
la vanit" di considerarti
del
tuo paquale sostituito
drone,
che
sei
che
dimenticarti
tu
suo
non
non
per"
"
servo.
Il
"
superbo
don
Rodrigo rest"
da
grandemente
tificalo
mor-
divenne
Alfonso
mandai
pi"
questo accidente,
era
ragionevole. Poich" la patente di don
preparata, la portai meco, e poscia la
per
corriere
straordinario
un
a quel giovane
gentiluomo
lettera del duca di Lerma, colla quale Sua
con
una
ma
non
ne
Eccellenza
lo avvisava
che il re lo aveva
nominato
feci
il
di
non
Valenza; ma
governatore
gli
sapere
in questa nomina, n"
volli
merito, che io aveva
il piacere di dirglielo
tampoco scrivergli,riserbandomi
di
a
bocca, e
quando
fargli grata sorpresa
verrebbe
alla Corte a prestare il giuramento per la
carica.
sua
di una
delle
pi" illustri
pi"
antiche
DigitizedbyVjOOQIC
230
BLAS.
GIL
CAPO
Preparativi
grande
Torniamo
fatti
pel
avvenimento
XLVI.
matrimonio
che
li
fece
di
Gil
tornare
Blas,
inutili.
alla bella
Gabriella,ch*io dovevo
sare
spol'altra
giorni,e per cui da una parte e dalsi apparecchiavano le nozze.
Saler" fece fare
ricchfssimi abiti per la sposa, ed io accaparrai per
lei una
vecchio
diero.
scucameriera, un lacch" ed un
entro
otto
in
che cominciammo
Poich"
ci fummo
a ballare.
benissimo
fu
che
tutti
sollazzati, d'uopo
pensassero
di andarsene
loro : io dunque feci scialacquo
a
casa
ciandomi,
di riverenze
e di abbracciamenti, e
Saler", abbractina
domatdisse: " Addio, mio
caro
genero,
d'oro. "
monete
verr"
a portarvila dote in tante
vedr"
cero.
" Vi
volentieri, io risposi,mio diletto suomiglia,
fala
di
dando
notte
alla
buona
"
che,
Dopo
nella mia carrozza, che mi aspettava
montai
alla porta, e mi avviai verso
il mio palazzo.
Ero appena
giunto a dugento passi dalla casa del
Digitized
by
CAPITOLO
231
XLVI.
^
precipitosamente, e
mi gittarono in un
calesse, in
cui mont"
il capo
di quei cavalieri,
il quale
con
me
ordin"
al cocchiere
di spingere i cavalli verso
govia,
Selo
mi
al
che
accorsi
di
fianco
avere
un
per
il
alguazil.Volevo
interrogarloper sapere
motivo,,
colui mi rispose
cosi arrestato,ma
per cui mi aveva
brutalmente
che non
simili conti;
rendermi
doveva
e avendogli detto
ch'egliforse mi prendeva in fallo :
"
sicuro del fatto mio:
No, no, soggiunse: io sono
voi siete il signor di Santillana,e voi
siete quegli
ch'io ho Tordine
di condurre
verrete.
dove
"
ora
Non
avendo
niente da rispondere a queste parole^
il
tutta
presi
partitodi tacere, per lo che corremmo
la notte lungo il Manzanares
in profondo silenzio.
fummo
sicch"
Quando
a
Golmenar, cangiammo cavalli,
sul
della
fare
dove
sera
a Segovia,
giungemmo
fui rinchiuso
nella torre.
CAPO
Come
fu
trattato
IN
E
SUO
DEL
QUAL
Gil
MANIERA
XLVII.
Blas
nella
EGLI
di
torre
SEPPE
LA
via,
Sego-
CAGIONE
IMPRIGIONAMENTO.
sciandomi
dal mettermi
cominci"
in una
segreta, lasulla paglia come
ritevole
un
delinquente medell'ultimo supplizio.
Ivi passai tutta la notte,,
Si
tutto il
sentivo
ancora
desolarmi, perch" non
nella mente
a rintracciare
male, ma
quale fosse
Io gi" tenea
stata la cagione di cotal malanno.
per
tuttoch"
di
Galderon
certo questa essere
ma
;
opera
renze
io sospettassich'egliavesse
scoperto le mie confenon
mio
notturne
'
coll'ambasciatore
del
Portogallo,non
avesse
concepire come
potuto indurre il duca
sapea
di Lerma
trattarmi
si crudelmente; sicch" talora
a
che
mi
fatto imprigionare senza
avesse
m'imaginava
che il
saputa di Sua Eccellenza, e talvolta pensava
duca
medesimo
(gualche ragione di Stato mi
per
i ministri sofatto
in
mettere
avesse
gliono
ferri,come
fare alcuna
volta coi favoriti.
fieramente
Io era
agitato da tanti diversi pensieri^
l'inluce
del
la
giorno, passando attraverso
quando
ferriata
di
una
mi
piccolissimafinestra,
fece vedere.
Digitizedby
232
GIL
BLAS.
la orridezza
del luogo, in cui mi trovavo.
lora
Alalla mia
lasciai libero il freno
afflizione,e i
fonte di lagrime, cui la
miei occhi divennero
una
rimembranza
della passata prosperit"rendeva
pre
semil
mio
abbondanti.
cosi
io
Mentre
sfogava
pi"
nella mia
stanza
un
dolore, venne
guardiano a portutta
Gil
Blas
in
carcere.
tarmi
mezzina
tozzo di pane
di acqua
un
una
e
pel
mio desinare. Mi guard", e, osservando
il mio volto
tutto bagnato di pianto,
abbench"
fosse
carceriere,
disse: " Signor prigiosenti compassione e mi
ne
niero,
datevi
animo:
non
bisogna affliggersitanto
sato
per le disgrazie della vita: voi siete giovane, e, pasun
altro; intanto
questo tempo, ne succeder"
mangiate di buona
voglia il pane del re ".
Digitizedby
234
BLAS.
GIL
che non
nel vostro
perch", metten*
carcere,
dovi sulla finestra,vedrete
le rive fiorite deirErema,
tagne,
e
quella valle deliziosa,che, dalle falde delle monsi
sino
stende
che separano
le due Gastiglie,
lievo
Coca.
che sul principiovi dar"
So bene
a
poco solquando il tempo avr"
questa bella vista, ma
air intensit"
fatto succedere
dolce
malinconia
una
del vostro
dolore, girerete con
piacere lo sguardo
oggetti cosi aggradevoli. Oltracci" siate certo
sopra
delle
che non
vi mancheranno
n" pannilini,
n" veruna
la pulialtre cose
chi ama
che sono
necessarie
a
tezza:
tavola e quanti
avrete
buon
un
letto, buona
libri vorrete:
in una
parola, godrete dei migliori
comodi
che pu" ottenere
un
prigioniero."
mi fecero respirare,,
Queste offerte cosi generose
sicch" mi diedi animo, e ringraziaimille volte V amico
castellano
dicendogli ch'ei mi dava la vita col
meglio
suo
desiderava
che io altro non
che di ritornare
in istato di fargliconoscere
ficile,
Oh!
gratitudine."
questo io noi veggo dif-
procedere,
umano
se
non
la mia
mi rispose: credete
voi di aver
perduto per
curarvi
assila libert"? siete in inganno; anzi oso
sempre
sarete
di
che dopo qualche mese
prigionia
sclamai:
liberato. " " Che
Andrea?
don
dite,signor
zia.
disgrapare che voi sappiate la cagione della mia
la
"
" Si,
so, soggiunse, perch" Talguazil che
vi ha menato
questo segreto
qui, mi ha confidato
che posso
nuto
mantedi aver
rivelarvi. Siete accusato
niera;
una
intelligenzesegrete con
potenza strasciatore
si dice persino che siete la spia deir ambai segreti
del Portogallo, e che gli vendete
dello Stato: cose
pire,
potete ben catutte,che io,come
non
credo
vere.
"
vedendo
che le
che se
io avessi
apparenze
detto di aver
di
ordine
del
duca
agito per
Lerma,
solo nessuno
che
avrebbe
voluto credermi, ma
non
avrei altres" messo
la mia
vita in pericolo," Si ,
io
tanto
sono
certamente, risposi,
incapace di un
delitto. Mai
ho tradito i segreti delle Stato. Ma
non
chi dunque mi ha accusato?
lo so ,
non
" " Questo
1'ha
V
non
me
rispose Tordesillas,giacch"
alguazil
A
queste
potuto dire.
parole impallidii,ben
mi erano
contrarie, e
"
Digitizedby
CAPITOLO
Mentre
a
due
de'
noi cosi
portare la
tazze,
due
235
XLVII.
misero
bottiglie
intingolodi
e
tre
in tavola
nero
ven-
il pane
grandi piatti,in
lepre condito con
una
polle
cinell'altro
un'olla
zafferano;
con
olio, e con
nel
terzo
un
pollo d'India con la salsa
podrida [1] e
di berengena
vamo
[2].Allorch" Tordesillas vide che aveai
servi che
disse
tutto quello che occorreva,
volendo
che fossero
se
ne
presenti
andassero, non
la porta ed
chiuse
ai nostri discorsi; dopo di che
in faccia dell'altro:
Tuno
entrambi
sedemmo
a tavola
disse
da
Cominciamo
"
quel che pi" preme
,
,
aver
appetito,dopo due giorni d"
giacch" dovete
digiuno. " Cosi dicendo empi il mio piattodi vivande,
imaginandosi di dar da mangiare ad un affamato ,
che
ed aveva
veramente
vano
poteragione di pensare
assai ben satollarmi quegl'intingoli
; nondimeno
avessi
sit"
grande necess'ingann",perch", quantunque
quali
era
un
di mangiare, non
un
boccone,,
potevo inghiottire
il
mi straziava
sorte
tanto la mia
cuore.
Frattanto^
dal
mio
le
allontanare
spirito
imagini crudeli
per
castellano
esaltava
cellenza
l'ecche m'affliggevano, l'amico
del suo
a bere; ma
s'egli
vino, eccitandomi
mi
dato
in
anche
nettare
avesse
quel momento^
sembrato
di
mi sarebbe
ci"
egli avvedendosi,
acqua;
altra strada, e si mise a raccontarmi
mille
tent" un
storielle.
l'
Ma
anche
ci" e' pestava
con
gaie
acqua
si poco
nel mortaio, perch" io badava
al suo
conto,
racavrei
che, quando l'ebbe finito , non
saputo
Allora eglicapi che
narrato.
dire ci" che mi aveva
di*
in quella sera
perdeva e tempo e fatica volendo
dai miei travagli,per lo che, finita la cena,^
strarmi
si lev" da tavola e mi disse : " Signor di Santillana,
voglio lasciarvi riposare, o per dir meglio sfogare
dolore: ma
il vostro
vj torno a ripetere
liberamente
che la vostra
durer"
sciagura non
lungamente. Il
" buono, e quando gli sar"
re
passata
per natura
allo stato deplorabile in cui
la collera
e penser"
,
,
crede
che vi troviate,dir" che siete abbastanza
pu-
" un
L'olla
podrida
di carni.
di pomidoro.
[2] Sorta
[1]
intingolo
composto
di
molte
Digitizedby
lit"
qua-
236
BLAS.
GIL
CAPO
Riflessioni
fatte
strepito
da
da
Gil
cui
Blas
fu
prima
di
tarsi
addormen-
risvegliato.
ci" che
meditare
Passai
due ore
a
per lo meno
Tordesillas
mi aveva
detto. " Dunque son
qui,diceva
di
Lerma
fra me
conte
al
un
reso
stesso, per aver
avuto
servigio che non
potevo rifiutargli!Avranno
ha
la prova
che l'ambasciatore
del Portogallo
perto
scoStato
di
; supponqualche importante segreto
gono
che io sia colpevole di questa infedelt",perch"
da lui di notte , o
avranno
scoperto che io andava
il duca
di Lerma, affinch"
si sospettinole sue
non
al mio
stino!
infelice detrattative segrete, mi abbandona
in
morire
Chi sa se
mi
lascer"
forse
non
questa prigione? Ecco il frutto del suo favore! Ecco
la prova
della sua
amicizia!
"
E sempre
io andava
ritornava
su
e
questo pensiero;
la spina per me
che
ma
dolorosa,
quella
pi"
mi metteva
alla disperazionee che mi stava
damente
profonil timore
f"tta nel petto , era
della perdita
di tutte le mie sostanze.
O mio
dava
caro
"
scrigno, anio gridando, miei
diletti tesori, dove
siete
adesso?
in quali mani
io vi
caduti? Ohim"!
sarete
ho perduti in assai minor
tempo di quello che vi
ho acquistati
veva
! " Mi immaginava lo scompiglio che domi
in
nella mia
venivano
e
regnare
casa,
mille idee,una
mente
peggiore delPaltra. Finalmente
la confusione
di tanti e si diversi affanni produsse
in me
tale languore che
giov" a conciliarmi
quel
che la notte
antecedente
era
fuggito dalle
sonno,
mie palpebre. La morbidezza
ferta,
del letto,la fatica sofche i vapori delle vivande
non
e del
vino,
contribuirono
addormentare
di molto
farmi
a
fondamente.
proSul far del giorno,mi alzai,
e aperta la
finestra, diedi aria alla camera;
dopo di che gittai
che
rocchio
di cui mi sovveniva
sulla campagna,
Digitized
by
CAPITOLO
il
signor
ma
ch'egli mi
per
lo
meno
237
XLVIII.
castellano
mi
trovai
non
Dovete
aver
aveva
appetito...[pag. 235].
ruscello: solamente
il cardo e l'ortica germogliavano
sulle rive fiorite,e la valle deliziosa
non
sentavano
preal mio
sguardo che terre per la maggior
parte incolte. Apparentemente io non godeva ancora
farmi vedere
di quella dolce malinconia, che doveva
un
Digitizedby
238
le
GIL
occhio
BLAS.
diverso
con
mi si
Cominciai
"
forse
nella
fu introdotto
m'ingannai. Sul far della sera
mi
la
sua
torre, e, quando
allegrezzacon
vide,sfog"
tale espansione che io solo poteva sentire l'eguale:
"
Staccati
che
Scipione
circa
ci fummo
le stato
Digitizedby
c.\piTOLO
239
XLviir.
la destrezza
per voi io avuto
di salvare dalle loro unghie due grandi sacchi
di doppie, che tirai fuori del vostro
scrigno , e che
in luogo di sicurezza
vi saranno
sono
ora
e che
,
resi quando sarete
uscito da questa torre. "
Conobbi
allora la circostanza
del mio imprigionamento.
mi aveva
Gilderon
fatto spiare; essendosi
che io andava
accertato
di notte dall' ambasciatore
dal credere
di Portogallo,e, ben lontano
che il duca
incaricato di andarvi, mi aveva
di Lerma
mi avesse
accusato
alla poliziadi vendere
a quel
segretamente
ordine
del
i segreti di Stato ; la polizia,
ministro
per
immediatamente
fatto arrestare.
Mi
aveva
re, mi
affari
che
i
miei
accorsi
da ci"
non
erano
a troppo
di
che
il
la
duca
Lerma
che
mal
era
partito, e
,
di salvarmi.
cercato
della mia disgrazia, avrebbe
causa
dello zelo e deirintegrit"di
contento
Scipione che volli mostrargli la mia gratitudine,e
servato
preperci" gli offrii la met" del denaro, che aveva
rifiut"
dal saccheggio, ma
accettarlo.
di
egli
mi
da
altro segno
noscenza.
di ricoun
voi,
disse,
"
Aspetto
dal
che
suo
"
meno
discorso, non
Stupito
dal suo
rifiuto,gli domandai
quello che potessifare
ci separiamo mai pi",mi rispose,
per lui. " Che non
eh'
io congiunga la mia sorte
colla
soffriate
e che
voi
che
sento
non
quell'amicizia,
vostra, perch"
per
sentito per alcuno
de' miei
ho mai
padroni. " " Ed
assicurarti che non
posso
io,gli risposi,figliuolo,
l'alleanza che mi
volentieri
Accetto
ami
un
ingrato.
il
proponi, e, per ben cominciarla, voglio pregare
signor castellano a chiuderti con me in questa torre. "
sono
ne
contentissimo,esclam": voi mi avete
" Oh!
io stava
tolto le parole di bocca, mentre
per isconpagnia
giurarvi a chiedergliquesta grazia. La vostra comuscir"
della
libert":
solamente
mi " pi" cara
Io
era
tanto
Digitizedby
240
GIL
BLAS.
che
sentire
Madrid
a
a
qualche volta per andare
vento
nasca
se
spiri al ministero, e per vedere
esservi
alla Corte, che possa
qualche avvenimento
favorevole.
"
Trattenni
adunque Scipione con me, col permesso
volle negarmi
del cortese
castellano,il quale non
dolce
si
consolazione.
XLIX.
CAPO
Primo
viaggio
IL
STATO
Blas
Scipione
di
motivo
conseguenze
IL
Madrid;
SUCCESSO;
di
quale
MALATTIA
ne
DI
sia
GlL
essa.
sogliamo
sono
ed
una
mensa.
Scipione
era
dimentica
facilmente
le persone
quando
non
pi" parlare."
rissimo,
"
quanto dici,Scipione, sia pur troppo vemio
ho
del
signore,
miglior opinione
pure
ed ho esperimentato talmente
benevolenza
la sua
che sono
ch'eglisente compassione delle
persuaso
ne
sente
Bench"
Digitizedby
242
GIL
BLAS.
di
mezzo
suo
per
disse
Scipione preparlare al duca.
sentando
tori,
de' vostri pi" fedeli servila lettera,uno
della
sulla paglia in un
steso
tetro carcere
di
di Segovia, vi supplica umilissimamente
torre
pietoso gli
leggere questo foglio,che un carceriere
tera
Il ministro
di scrivere.
ha permesso
"
apri la letmio
cameriere
amico, ottenne
"
Eccellenza,
la scorse
colVocchio; ma
quella
quantunque
d'intenerire
di
fosse
un
cuore
marmo,
pittura
capace
alz" la voce, e
egli,invece di mostrarsi
commosso,
al corriere alla presenza
di molti,
; disse furiosamente
Santillana
che
che potevano udirlo: " Amico, di' a
'
di rivolgersi a
temerit"
" una
me
dopo Tindegiia
si
che ha fatto,e per cui "
azione
giustamente puI nito;quel miserabile
dee
la mia
non
pi" sperare
allo sdegno del re. "
protezione: l'ho abbandonato
malgrado
Scipione turbossi a questo discorso ; tuttavia,
la sua
tent"
d'intercedere
ancora
confusione,
e
"
'
per
me.
"
morr"
di vostra
intercessore
di
ministro
che
con
un'occhiata
bieca
mi
trattava
tata
vol-
questo
nascondere
la parte eh' egli
nelle
avuto
cui
i
n
m'aveva
aveva
trattative,
rato,
adopedevono
e questo " quello che
aspettarsitutti
i piccoliagenti, dei quali si servono
i grandi negli
per
meglio
una
mi
raccont"
il
successo
della
abisso
sua
Segovia
missione, ri-
vato
troin cui mi era
piombai nello spaventevole
il primo giorno della
mia
tanto
prigionia; e
mi
in
infelice,
pi"
reputai
quanto che aveva
duto
peril patrocinio del duca
A quel punto
di Lerma.
mancommi
sia stato
fatto per
l'animo, e, checch"
ridonarmelo, rimasi in preda a si grave
cordoglio,
che mi cagion" insensibilmente
una
pericolosissima
malattia.
da
le cure
di due
medici, fatti venire
visibilmente
a
Tordesillas, io camminava
grandi
passi per l'altra vita. Gi" don Andrea, disperando
frate
della mia guarigione, aveva
fatto venire
un
francescano
paper dispormi alla morte, ed il buon
Mediante
Digitizedby
CAPITOLO
243
XLIX.
si
"]re,poich" s'ebbe sbrigato di questa faccenda
era
ritirato,onde, credendomi
prossimo all'estremo
feci cenno
a
Scipione di accostarsi al mio
momento,
letto. " Caro
voce
moribonda,
amico, gli dissi con
di sangue
mi avevano
le medicine
e le cavate
di quei sacchi, che sono
indebolito,io ti lascio uno
in casa
di Gabriele, ti scongiuro di portare T altro
madre.
Cosi
nelle Asturie
mio padre e a mia
"
a
di
ed egli la bagnava
dicendo, gli stesi una
mano,
tanto
lacrime, senza
poter rispondermi parola a cagione
del cordoglio,che soffriva per la mia perdita;il che
erede
che i pianti di un
sono
non
sempre
prova
risa
10
nullameno
ristabilii a
morte;
fu
la mia aspettazione. Mi
poco
ed
quillit"
tranmia
una
a
fortuna,
piena
grande
per
poco
lora
malattia. Ald'animo
fu il frutto della mia
ebbi pi" bisogno di essere
quistai
non
consolato, acquel disprezzo,
per glionori e per le ricchezze
mi avea
morte
di
che la persuasione
una
prossima
a
me
fatto concepire, e, poich" fui ridonato
stesso,
benedissi la mia sciagura e ne ringraziaiil Signore
liberando
di una
come
grazia speciale da lui impartitami, dealla
di non
tornare
fermamente
Corte,
pi"
marmi:
richiavoluto
di
il
duca
Lerma
avesse
quand'anche
anzi feci un
proponimento, se mai fossi ucasuccia
di
di
scito
una
e di
comprarmi
prigione,
vivere
da filosofo.
andarmene
a
finalmente
cominciavano
ad
Tuttavia, a Madrid
delle
mie.
accertati
che
Essendosi
cose
occuparsi
air ambasciatore
noto
nessun
segreto di Stato era
fossero
riv"lte
che
dei Portogallo,domandarono
a
a
le mie visite notturne
questo personaggio. Ci" io
di
non
parlare del duca
poteva rispondere senza
il che mi guardai bene
dal fare.
Lerma,
le
di Lerma
Nel frattempo il duca
cambiato
avea
trattative col
alle sue
sue
batterie,e, rinunziando
cardinale, ci" che
Portogallo,si era fatto nominar
di
in
caso
gli assicurava,
disgrazia,la protezione
della Chiesa.
con
gioia,sperando che
Seppi questo avvenimento
ingannata
egli
mi
11 mio
fatto liberare.
confidente, dividendo
avrebbe
questa speranza,
Digitizedby
mi
244
GIL
BLAS.
del principe:
" la fantesca
favorita della nutrice
veramente
Voglio
svegliata ed intelligente.
ragazza
vostro
che ella si adoperi a favor
fare in modo
presso
la sua
Vado
far
tentativo
a
varvi
caogni
padrona.
per
fuori da questa torre, la quale, per
quanto
siate bene
" sempre
una
prigione." " Dici
trattato,
ed
bene, risposi:vanne,
va
amico, senza
questo affare ; non
cominciare
nel nostro
futuro
ritiro!
CAPO
GiL
"
Blas
IN
UNA
rimesso
VIA
in
DI
perdere tempo,
vedo
Tor"
sere
d'es-
"
L.
libert".
Madrid,
Qual
che
tra
incon-
uomo
cosa
ne
segu".
In
Madrid.
Scipione parti dunque di nuovo
per
otto giorni vidi tornare
a
Tamico, il quale mi
capo
disse che il re mi rendeva
la mia
libert",lo che mi
fu confermato
nel di stesso
dal signor castellano,
che venne
a dirmi
con
espansione di vera allegrezza:
Sia lode a Dio, mio
Gii Blas, voi siete libero :
"
caro
le
vi
io
due
a
aprir"
porte di questa prigione; ma
vi spiaceranno, e che
condizioni, che forse molto
con
Sua
"mio rincrescimento
Maest"
Corte,
un
mese.
sono
costretto
manifestarvi.
vi
alla
proibisce di lasciarvi vedere
v'intima di uscire dalle due Gastiglieentro
Quel che mi duole, si " che vi sia chiusa
Digitizedby
CAPITOLO
noi
siamo
non
ricchi da
tanto
245
L.
poter, comprare
averne
almeno
un
screto.
di-
uno
avessimo
che una
panna,
cadella mia
gli risposi,sarei contento
sorte,
io
sia
sebbene
del
a
mezzo
mino
camperch",
appena
della vita,sono
del
nauseato
per"
mondo, e
"
"
non
stesso.
d'ora innanzi voglio vivere solamente
per me
che
ti
dir"
mi
Oltre a questo,
dei piaformato
sono
ceri
nella vita campestre un' idea si seducente
che
li rende
anticipatamente pi" cari. E gi" mi pare di
nella
trovano
di
me.
solitudine,e
ne
sarai
allettato al pari
"
Giunti
ad
fummo
Madrid, andammo
a
dove
Scipione era
piccola locanda,
che
una
restituire le nostre
dimostr"
libero.
"
Vi
mi
stato
ad
tare
smon-
grande
rivedermi
che la v"stra
mi
che
nel
contentezza
protesto, ei soggiunse,
ha
talmente
commosso
fece perdere la voglia di entrare
in alcuna
tela
parenche
i loro averi
coi cortigiani.
Vedendo
sono
ho
mia
maritato
Gabriella
con
figlia
troppo incerti,
fatto benissimo
ricco negoziante. " " Avete
un
", gli
disgrazia
risposi.
discorso
cosi
e venendo,
Poscia, cambiando
per
dire, al fatto: " Signor Gabriele, soggiunsi, fate la
"
di darci le duemila
doppie che... " " Il vostro
" pronto ", interruppe l'orefice ; ed avendoci
danaro
nel suo
fatti passare
chi,
gabinetto, ci addit" i due sacsui quali in due
soprascritte leggevasi queste
grazia
parole: Questi
GiL
Blas
di
quale mi
Ringraziai
Trasportammo
tal
mettemmo
Pi"
in istato di
esatto.
sacchi
di
doppioni
sono
del
signor
Santillana.
" Eccovi, disse,il deposito
fu affidato. "
Saler"
del piacere che mi aveva
fatte.
i sacchi
alla nostra
locanda, dove ci
trovossi
i doppioni. Il conto
contare
non
pensammo
partire per
altro che
l'Aragona. Il mio
ad
metterci
segretario
Digitizedby
246
si
GIL
la
io di
assunse
mule,
andava
cura
di comprare
per
il barone
le
vie,
due
calesse
e
biancheria. Mentre
un
provvedere abiti
tornava
BLAS.
facendo
le
mie
pre,
com-
incontrai
di
f"ziale della
allevato
don Alfonso.
Salutai il cavaliere
tedesco, il quale, avendomi
mi
abbracci".
a
me
e
riconosciuto, accostossi
pure
Mi
di
rivedere
signoria
vos"
rallegroinfinitamente,
glidissi,
in cosi buona
che
mi
e
salute,
porgiate la
don
occasione
di sapere
stiano don Cesare
e
come
di Leyva. " " Posso
soddisfarvi
Alfonso
mente,
compiutami rispose,poich" tutti e due in questo punto
si trovano
in casa
a
alloggiati
Madrid, e inoltre sono
mia. Saranno
arrivati in
quasi tre mesi che sono
citt"
cevuto
ridel benef"cio
questa
per ringraziare il re
da don Alfonso
in ricompensa dei servigi,
allo Stato:
che i suoi antenati
nanno
reso
egli fu
stato
fatto
domanda
avanzato
aver
governatore senza
domandarlo
questo posto, n" pregato alcuno a
la
esso:
vedere
per
per
fu totalmente
spontanea, lo che fa
il nostro
Monarca
sare
goda di ricompen-
grazia
quanto
la virt".
"
Quantunque
condusse
subito a casa
Io era
rioso
sua.
sopratutto cuglienza,
di metter
alle prove
don Alfonso, e dall'acconutrisse
mi
che
cora
anfarebbe, giudicare se
in
trovai
Lo
affezione
una
me.
qualche
per
di
sala,dove giuocava agli scacchi colla baronessa
lasci" il giuoco ed
mi scorse,
Steinbach, e, appena
correndo
indi
con
verso
alzossi;
giubilo
me, e premendomi
mi
disse
la testa fra le sue
con
braccia,
di vera
mente
sembiante
allegrezza: " Santillana, finalho
vi
di
io
ebbro
gioia !
riacquistato!Io sono
Ah
ci
mai
da
saremmo
se
non
avesse
dipeso
me,
separati,e voi dovete ben ricordarvi ch'io vi avea
pregato di non
partire dal castello di Leyva; ma
voi non
tro
badato
alle mie
avete
preghiere.Io per alnon
ve
l'appongo
delitto,anzi
debbo
Digitizedby
esservi
CAPITOLO
grato considerando
il motivo
d'allora
Ma
vostra
nuova.
avreste
Dopo
in
poi
247
L.
delia vostra
darmi
dovuto
partenza.
qualche
"
che
cosa
fate
Madrid.
Avete
che mi sta pi" che
"
temi
Di-
piego?
qualche im-
mai a cuore
persuadetevi
il bene
vostro.
"
"
Signore, gli risposi,
quattromesi
fa occupava
alla Corte
un
posto ragguardevole^
di essere
avendo
ronore
segretario e confidente del
duca
di Lerma.
don Alfonso
Possibile? esclam"
" "
estremo
Come
voi
siete
mai!
stato
con
stupore.
sposi:
dunque il confidente del primo ministro? " " Si, riho
io avea
V
acquistato la sua grazia e
duta.
pernarrai
mia
la
tutta
" Allora
e
gli
storia, finii
il racconto
colla deliberazione
col tedi comprare
nue
delle
mie
ricchezze
un
avanzo
passate
piccolo
glio
abituro per ivi andar
vita
a
solinga. Il fipassare
di don
ascoltato
con
Cesare, dopo d' avermi
Gii
mi
Blas,
grande attenzione,
replic": " Mio caro
ho
vi
che
non
voglio
sapete
amato, e perci"
sempre
berarvi
pi"'che siate il zimbello della fortuna; intendo li-
dal
suo
potere, facendovi
padrone
di
un
bene
siete
ch'ella non
determinato
potr"
della
Digitized
by
248
GIL
BLAS.
tare
di meno
non
potendone pi" dubi: " Gii Blas, mi
disse,poich" a voi debbo il mio
intendo
limitarmi alla terra di Lirias,ma
posto, non
una
con
questa vi do ancora
pensione di duemila
ducati. " " Ol", signor don
Alfonso, interruppi io a
le ricchezze
avarizia:
ridestate la mia
questo punto, non
non
giovano che a guastare il mio cuore,
Accetter"
ho
fatto pur
ed io ne
troppo la prova.
bens"
volentieri la vostra
terra di Lirias per vivervi
col poco, che d'altra parte posseggo,
comodamente
di
ma
questo mi basta; e tutt'altro che desiderare
di
il
acconsentirei
superfluo
pi",
piuttostoa perdere
nella
ci" che posseggo.
Le ricchezze
sono
un
peso
si desidera
che la
nella solitudine,
dove
altro non
del
cuore.
"
pace
Mentre
ragionavamo in questo modo, capit" don
Cesare, il quale manifest" eguale allegrezzache suo
l'obbligazio
delfiglionel rivedermi; e, quando fu informato
mi
che la sua
famiglia aveva
meco,
la pensione, ch'io nondimQno
sollecit" ad accettare
rifiutai nuovamente.
Alla fine il padre ed il figlio
cui fecero
mi
notaio
da un
condussero
davanti
a
stendere
la donaziene, e poi la sottoscrissero
trambi
enmezzo
mio;
non
maggiore
con
un
fu terminato
che essi non
e ch'io
contratto
me
lo posero
pi" i
fra le
mani,
toscritto
sot-
l'atto
dicendomi
di Lirias,
terra
padroni della
a
poteva andarne
prendere il possesso
mi
quando meglio
piacesse. Dopo di che tornarono
di Steinbach, ed io volai alla nostra
dal barone
canda,
lodove
il mio
feci trasecolare
segretario colterra
noi
nel
avevamo
gi" una
l'annunziargliche
col farlo consapevole del modo
di Valenza
e
regno
cui ne
fatto l'acquisto." Quanto
con
aveva
potr"
valere
quecento
questo piccolo feudo? " egli mi disse. " Cinducati di rendita,gli risposi;e posso
sicurarti
asche " una
deliziosissima solitudine,
perch"
gnori
io rho veduta
pi" volte, quand'era agente dei sisulle
di Leyva. " una
situata
piccola casa
rive del Guadala viar in un
borghetto di cinque o
sei fuochi,ed in paese deliziosissimo.
"
mio
" Presto, presto,padron
fuggiamo dal
caro,
mondo
erano
ripariamoci nel
nostro
romitorio.
Digitizedby
"
"
Ne
^
r
Digitizedby
CAPITOLO
ho
che
251
L.
prima bisogna
padre e mia
nella miseria, e perci" voglio andare
condurli
Lirias a passare
a
in pace gli
e
a
trovarli,
la Provvidenza
ultimi loro giorni.Forse
mi ha fatto
trovare
cassi
quest'asiloper loro, e mi punirebbe se manal mio dovere.
infinitamente
" Scipione lod"
il mio
eccit"
mi
subito in ometterlo
a
e
disegno,
prato
perdiamo tempo, mi disse : ho gi" compera. " Non
il calesse; compriamo
dunque subito le mule
la strada
di Oviedo.
e prendiamo
sposi:
"
" Si, amico, ripartiamo al pi" presto che sia possibile.Io
mi sento
dovere
trascinato
da un
indispensabile a
io faccia
madre
vivono
dividere
Fra
appena
mia
casa
una
le dolcezze
portum.
me
Spes et Fortuna,
lusistis; ludite nunc
CAPO
GiL
LA
Mio
Blas
SUA
parte
per
famiglia.
Partimmo
poco
tirato da due
di cui avea
Oviedo.
MoRTK
valete.
alios. [ij
LI.
In
DI
SUO
trova
stato
quale
PADRE.
per le Asturie , in
buone
mule, guidate da
creduto
bene
aumentare
dopo
un
un
lesse
ca-
zone,
garil mio
seguito.
Andammo
fare
in nove
giorni a Oviedo, senza
cattivo incontro , malgrado il
per la strada nessun
tano
da lonproverbio il quale dice che i ladri sentono
il danaro
dei viaggiatori.
Avrebbero
potuto far
buon
bottino,e due soli abitatori di un sotterraneo
ci avrebbero
tolto senza
fatica i nostri
doppioni,
alla
io
corte
non
perch"
aveva
imparato a diventar
mio
de midas
e
mo3:o
Bertrando,
coraggioso,
[2]^
la
difendere
viso da farsi ammazzare
non
aveva
per
[1] Trovai
mi
il porto. Addio
speranza
fortuna.
Abbastanza
gli altri.
aj?itato: agitate ora
mule
delle
ha
che
cura
; mulattiere.
[2] Quegli
avete
Digitizedby
252
GIL
borsa
del
BLAS.
Scipione solo
padrone:
suo
era
un
poco
spadaccino.
ad aldi notte in citt", e andammo
Arrivammo
loggiare
del caalla casa
in un' osteria vicinissimo
nonico
d'informarmi
Gii Perez, mio zio. Io desiderava
dello stato dermici parentiprima di presentarmi davanti
conoscendoli
io per persone,
che non
poteano
ignorare i fatti dei loro vicini. Da principio V oste
mi fiss" attentamente, e, quando mi ebbe riconosciuto,
Ve'!
il
sclam":
sant'Antonio
da
Padova!
Per
"
dello scudiero Blas di Santillana. " " Si certamente,
figliuolo
"
" desso, soggiunse la ostessa:
egli non
nello
quasi niente affatto mutato : vedilo , egli " quel modi Gii Blas, che aveva
anima
che
pi"
corpo:
mi pare ancor
il
venire
vino
di vederlo
a
prendere
le dissi,voi
di suo
zio. " " Madonna,
per la cena
avete
buona
memoria
prima di tutto,ditemi di
; ma,
della mia
famiglia: mio padre
grazia qualche cosa
forse in cattivo stalo? " " Pur
son"
e mia'madre
possiate figurarvi,
troppo, rispose, per quanta miseria
mai
che
non
potrete immaginarvi
persone
meritino
pi" compassione di loro. Il buon vecchio
Gii Perez
" diventato mezzo
e da
quanto
paralitico,
che
da poco
durer"
non
molto; vostro padre,
pare
di petto, o, per
sta col canonico, " assalito da mal
dir meglio, combatte
tra la vita e la morte;
ora
or
madre
di salute," obbHvostra
poi, bench" grama
ad
Taltro.
assistere
l'uno e
"
gata
A questo ragguaglio, che mi fece sentire di essere
col mio equipaggio all'osteria,
lasciai Bertrando
figlio,
voluto
e
io, col mio segretario, il quale non
aveva
lasciarmi
recai
in
mio
mi
zio.
andar
di
casa
solo,
Appena mi affacciai a mia madre, ella senti certo
nel cuore,
moto
la mia presenza,
che le annunzi"
che
occhi
anche
i suoi
ravvisato le
avessero
prima
sembianze.
mie
mio
mi
aria
disse
" Figliuolo
con
,
malinconica
dopo
d' avermi
veder
morire
tempo
commuoverti
Disse, e mi men"
"
Blas
per
di
tuo
vieni
abbraccialo
padre;
a
in
tu
giungi
pur
troppo in
vista.
stanza dove il misero
un
letto,che indicava
questa dolorosissima
una
Santillana,steso sopra
Digitizedby
CAPITOLO
253
LI.
la povert" di un
misero
scudiere, stava aspettando
*dalle
r estremo
circondato
Bench"
momento.
suo
tenebre
della morte, non
timenti.
avea
perduto affatto i sen" Marito
mio, gli disse mia madre, vedete
Gii Blas , vostro
il quale vi chiede
perdono
figlio
,
domanda
dei dispiaceri,che vi ha
vi
e
cagionato,
la vostra
benedizione.
mio padre
" A questo discorso
cominciavano
a serrarsi
aperse gli occhi, che gi"
Morte
del
padre
di Gii Blas.
Digitizedby
254
BLAS.
GIL
mio
padre in sua vita non
Per pianindizio d'amore.
mi avesse
dato il minimo
gerlo
Poco
che fossi suo
bastava
dopo andai
figlio.
altro letticmio
trovare
a
zio, il quale era
sopra
di
pi" dolore
lei,sebbene
profondo silenzio,e,
Scipione serbava
tecipando
par-
amicizia
del mio
dolore , confondeva
per
che
i suoi sospirico' miei ; ma
io pensava
siccome
mia
voglia di
madre, dopo si lunga assenza, avesse
di un
a lei
conferire
la presenza
uomo
e che
meco,
sconosciuto
in soggezione, cosi lo
potesse metterla
tene
trassi in disparte e gli disse: " Vattene, amico, vata
riposare all' osteria , e lasciami qui con mia
loquio,
madre, che ella ti crederebbe
superfluoin un colstiche.
domeche deve
soltanto
su
cose
versare
barci
"
Scipione dunque se n'and" per non distured
madre
dur" tutta la notte, avendoci
ci" che
sincerit" raccontato
io allora
che
con
tenni
mia
con
un
namento
ragio-
volmente
scambieall'una e
di Oviedo.
all'altro era
accaduto
dopo la mia partenza
Ella mi fece un
dei disgustisofferti
lungo racconto
nella famiglia, dove
donna
di governo,
stata
era
mi disse inoltre un'infinit" di cose, che non
avrei
e
avuto
gretario,
piacere che fossero state udite dal mio sebench"
avessi
di
niente
nascosto
non
per
lui. Con
tutto il rispetto che io devo
alla memoria
di mia
quarti
inutili circostanze.
fini il suo
Essa
con
queste
la
breviar
potuto ab-
storia, lasciandone
sua
le
racconto,
parole:
alquanto
era
di
non
sono
venuto
nelle
Asturie
se
Digitizedby
non
che
CAPITOLO
pregarvi
255
LI.
di venire
le dolcezze
a
godere meco
alla mia preSe acconsentite
ghiera,
vi condurr"
in una
clieMio nel regno
terra
ili Valenza
ed ivi vivremo
comodamente.
Potete
ben credere
che aveva
deciso di condurre
col" anche
mio
padre; ma
poich" Dio ha disposto altrimenti,
fate almeno
che io abbia la consolazione
d'avere in
la
mia
Ti
madre.
casa
"
cara
"
ringrazio,figliuolo,
della tua buona
intenzione,rispose allora mia madre,
esitare se non
vi fosse qualche
e verrei
teco senza
tuo
e tra le altre
difficolt";
quella di abbandonare
mio
in
stato.
cui
si
nello
oltracch"
fratello,
zio,
trova;
per
vi
tanto
avvezza
solleciter"
siccome
ad accompagnarmi;
ma
molto
ultimo
lontano
sembra
dal suo
egli non
fine,
cosi promettete di venirmi a trovare
mia
terra
nella
Non
spose
sar"
morto.
ti
"
"
prometto questo, riappena
mia
il resto
madre
perch" voglio passare
de' miei giorni nelle Asturie
in perfetta indipene
denza.
voi forse, soggiunsi,di non
"
essere
" Temete
padrona assoluta nel mio castello? " Ed ella: "Chi
sa! tu ti ammoglierai; tua mog"ie'sar" mia
nuora,
contente.
maldue
e io sar"
tutte
sua
e
e
suocera
saremo
,
"
"
Voi, le dissi, prevedete i mali troppo
da lontano,perch" primieramente, io non
ho veruna
intenzione di prender moglie, ma
quand'anche me
venisse il capriccio,vi prometto di obbligare mia
ne
ai vostri voleri. "
ciecamente
moglie a sottomettersi
mia madre,
"
"
Questa risposta imprudente, ripigli"
della
chi si facesse
ed io vorrei avere
mallevadore
Non
tua
che, nelle
giurerei nemmeno
promessa.
saresti per prendere la parte
nostre
non
dissensioni,
"
di tua moglie, qualunque torto ella potesse avere.
Parlate
"
benissimo, madonna, disse allora il segretario
voi
intromettendosi
io credo
nel discorso:
con
che le nuore
docili siano rarissime; nondimeno, per
voi asio penso
d' accordo
mettervi
solutamente
che , volendo
,
nelle Asturie ed eglinel regno
dimorare
pi"
di lui il darvi
una
pensione
in
io vi porter" qui di anno
vivranno
ed il figlio
la madre
Digitizedby
256
GIL
BLAS.
uscii
da
Oviedo.
CAPO
GiL
s'avvia
Blas
A
COME
IVI
LiRiAs.
fosse
verso
LII.
Valenza
Descrizione
accolto
e
del
QUAL
arriva
suo
GENTE
mente
final-
castello;
VI
ABBIA
trovato.
la via
Digitizedby
258
BLAS.
GIL
dendo
tutti di ricevere
salario, e intenverun
tutte le
a
que' due gentiluomini di sottostare
chino,
Gioamastro
di famiglia.Il cuoco,
chiamato
spese
il capo
di quei servi e parlava per tutti.
era
mi
disse
di
fatto provvisione dei vini
avere
Egli
mi
di Spagna, e, quanto alla mensa,
pi" rinomati
vietando
stato
giovinepari suo, il quale era
di Valenza,
di monsignor arcivescovo
sei anni cuoco
stuzzicarmi
di
salse
da
saprebbe comporre
quantit"
bene
Tra
"
:
l'appetito
poco,
proseguiegli, potrete
fare uno
sperimento della mia capacit"; e mentre
vi apparecchio il pranzo
a
giare,
passegpotrete andar
minando
visitare il vostro castello,esao signore, e a
assicur", che
se
un
sia tale da
poter
essere
abitato
da
signoria.
vos-
"
Lascio
al
pensare
lettore
se
conduceva
da
stanza
la
dall'alto al
tutta
casa
io
credo, il minimo
gito,
di fare
trascurai
pi" curioso di me,
Esaminammo
sia
senzacch"
stanza.
basso,
angolo
sfug;
ai nostri curiosi
rare
di ammisguardi; e da per tutto ebbi occasione
la benevolenza, che
don
Cesare
suo
figlio
e
l'occhio
nelFra
diedero
mi
le altre cose
avevano
per me.
due appartamenti
bene addobbati, sebbene
senza
sfarzo,
quali cose
fatte
regno
erano
sin
dei
uno
quali ammiravasi
una
pezzeria
tap-
di Fiandra
letto e sedie di velluto , le
con
lavorate in bella foggia,quantunque
erano
dal
il
in cui i Mori
occupavano
Gli arredi dell'altro appartamento
tempo,
di Valenza.
fabbricati sullo stesso
CAPITOLO
259
Lll.
alcuni vecchi
arazzi di damasco
giallodi Genova^
letlo e sedie della stessa stoffa,
con
guarnite di frango
di seta
che in
turchina. Tutte queste suppellettili,
inventario
stimate
a
poco prezzo,
in quel luogo parevano
di grande valore.
tutte queste cose,
Dopo d'avere bene considerate
tornai col mio
nella
era
segretario
sala, dove
parecchiata
aptavola con
due posate, alla quale
una
sedutici
liziosa
olla podrida si deci fu subito portata un
,
che compiangemmo
Valenza
l'arcivescovo
di
di avere
che
Taveva
Noi
il
cucinata.
perduto
cuoco,
provvistidi molto appetito,il che
per altro eravamo
la fece trovare
certamente
non
ce
peggiore. Ad ogni
boccone
che
mangiavamo, i miei lacch" di nuova
data mi presentavano
grandi bicchieri , ripienifino
airorlo di vino squisitissimo
della Mancia.
Scipione,
ternamente
osando
il
non
in
faccia
loro
sfogare
contento, che inlo dava
con
sue
a divedere
sentiva,me
occhiate
collo
conoscere
parlanti, ed io gli faceva
mie di essere
soddisfatto
al pari di lui. Un
piatto
che
di arrosto
consistente
in due
quaglie,
grasse
un
sarebbero
fiancheggiavano
fece
abbandonare
Allorch"
s' ebbe
con
state
un
Volla
ir/
in
voluttuosamente
giardino a sdraiarci
qualche luogo fresco e gradito.
Se il mio
segretario fosse stato giubilante per
Digitized
by
260
GIL
dere a
fatica
BLAS.
pie d'un
elmetto, dove
cogliere due giovani
si ben
avevano
Due
il sonno
sani e
non
dur"
robusti, che
pranzato.
ore
rumore
sentire
del fatto.
del fattore per informarci
tutti abitatori
otto o dieci contadini,
ricavano
i
radunatisi
insieme, scaborghetto, quali,
brare
e dirugginivano i loro
schioppi per cele-
alla casa
Ivi incontrammo
di
quel
stati avvertiti.
il mio
arrivo, di cui erano
veduto
tutti
mi
avendomi
pi"
Questi
conoscevano,
d'una
volta nel castello quando esercitavo T ufficio
di agente; laonde, appena
mi furono
vicini, gridarono
ad una
il
nostro
Viva
nuovo
voce:
signore:
"
ricarono
sia egK il benvenuto
Lirias. " Dopo di che ricaa
nuova
i loro archibugi e mi onorarono
con
scarica. Io feci ad essi la pi" graziosa accoglienza
che ini fu possibile;ma
tuttavia con
gravit",non
loro.
credendo
conveniente
il familiarizzarmi
con
Li assicurai del mio patrocinio,
tina
vendiedi loro una
ad essi
di doppie,e questa al certo fu la cosa
pi" gradita. Indi li lasciai in libert" di gittareun
po'di polvere al vento , e mi ritirai col mio segretario
nel bosco, dove
fino
notte
.a
passeggiammo
di vedere
stancarci
senza
allDeri: tanto il possesso
di un
bene
nuovamente
cipio
acquistato riesce da prin-
dilettevole
caro.
il cuoco, Taiutante
di cucina
e il guattero
si affaccendavano
colle mani
alla cintola, ma
lauta
a
cena
pi" del
prepararci una
restammo
maravigliati,
pranzo;
per la qual cosa
nella
sala
dove
entrati
avevamo
quando, appena
desinato, vede^nmo
portare in tavola un piattocon
Intanto
non
istavano
quattropernici arrostite,un
in
in
salsa,
altro
Portarono
altro
con
un
coniglio
con
un
cappone
grasso
fra
e
un
poi
piatto V altro ,
orecchie di porco,
con
pollastrimarinati e crema
sorsi
vino
cioccolate. Frattanto
bevemmo
a
grandi
di Malaga ed altri squisitissimi
e
quando sentimmo
;
di non
poter pi" bere senza
pericolo della salute,
di andarcene
a letto. Allora i miei lacch".
pensammo
umido.
un
ancora
Digitized
by
CAPITOLO
di
dato
261
Lll.
si affrettarono
cavarmi
a
gli abiti;
pi" bello, ove
il
ma
e
quando ricevetti la mia veste da camera
mio
loro con
da notte, li licenziai,
berretto
dicendo
Celebravano
aria
mi
da
occorre
padrone:
altro
il mio
"
da
arrivo
Andatevene,
voi.
[pag- 260].
galantuomini,
non
"
Li
Digitizedby
262
GIL
di Ley
fare di
lunga durata.
" di mio
non
BLAS.
" In fede
mia, rispose,non
vano
poteche
ci"
bramo
sia
solamente
pi":
per
lo bramo, soggiunsi,perch"
" " Io non
decoro
tori
il tollerare che i miei benefatsi
:
me
largamente per
questo sarebbe
spendano
della loro generosit".Oltracci"
abusare
non
voglio
servitori
salariati da altri,non
venuto
son
avere
che
E
servi ?
fasto.
fare
di
tanti
tanto
far
poi,
qui per
A noi
basta , oltre a Bertrando
un
guattero , un
,
lacch". " Il mio segretarionon
sarebbe
e
un
cuoco,
alle spalle del goverdi vivere
stato malcontento
natore
di Valenza; tuttavia
la mia
condann"
non
delicatezza
su
questo argomento, e, conformandosi
al mio
pstrere, approv" la riforma, ch'io divisava di
fare. Ci" stabilito,
usci dal mio
appartamento e -si
ritir" nel suo.
gnori
va
?"
CAPO
GiL
Blas
SIGNORI
parte
DE
Finii di
voglia di
Valenza,
per
LeYVA.
LUI.
RaGIoNAMENTO
spogliarmi
mi
mi
va
trovare
TENUTO
coricai;ma,
CON
non
LORO.
avendo
far mille
dormire,
considerazioni,
posi
cui i signori
specialmente suir amorevolezza, con
di Ley va ricompensavano l'affetto,
mostrato
dich'io aveva
dai
vivamente
trassegni
concommosso
per loro; e
che me
ne
davano, presi la risoluzione di
il giorno seguente per soddisfare
andarli a trovare
che
di ringraziarli.
avevo
all'impazienza
Soprattutto
io sentiva
il
di
rivedere
anticipatamente
piacere
Seraf"na.
Finalmente, stanco da tutti questi diversi
pensieri,mi addormentai, e non mi risvegliaise
non
dopo levato il sole.
Mi alzai subito
intento al viaggio che
e, tutto
a
meditavo
mi
vestivo
in fretta , e mentre
finivo di
il mio
abbigliarmi,entr" nella camera
segretario,
cui dissi: " Scipione,voglio partire per Valenza,
a
salutare
i sidi andar
gnori,
a
non
potendo far a meno
cui devo
la mia
fortuna:
onesta
a
mento
ogni movere
che passa senza
ch'io eseguisca questo dosembra
accusarmi
d' ingratitudine.
Quanto a
,
ti
te, amico,
dispenso dall'accompagnarmi: fermati
,
Digitized
by
CAPITOLO
qui
nel
263
LUI.
tempo
Digitized
by
264
GIL
BLAS.
da
mento
parte quello che vi costa il mantenidi tanta gente, vi protesto che tante persone
in una
m'incomodano
e m'infastidiscono:
parola, o
vostro
il
signori,o ripigliatevi
podere, o degnatevi
mio
di lasciarmelo
" Pronunziai
a
.talento.
godere
tale vivacit" queste ultime parole, che il padre
con
intendevano
i quali non
e il figlio,
punto di farmi
cosa
discara, mi permisero finalmente di fare quell'uso,
del
mi
che pi"
mio castello.
piacesse,
Li ringraziaidi avermi
tal libert",senza
concessa
di cui io non
fonso
felice. Quindi don Alpoteva essere
Gii
Mio
caro
Blas,
m'interruppe dicendo: "
"ad
esulter"
vedervi:
che
in riuna
voglio presentarvi
dama,
mi
"
e in cosi dire
e mi
per mano
prese
la
condusse
di
nell'appartamento
quale
Seraf"na,
gitt"tosto un grido di gioia.
il governatore, credo
che non
" Signora, le disse
che
del
sia meno
voi
l'arrivo
a
me
aggradevole a
nostro
Valenza.
amico
Santillana
"
a
essere
" Di questo, risposeessa, ei deve
persuasissimo:
mi ha fatto perdere la memoil tempo non
ria
conoscenza
del servigio che eglimi ha reso, ed alla mia ri-
sciando
cui anche
uomo
un
alla
anche
Dissi
"che la
Digitized
by
266
GIL
BLAS.
dendo
sazioni
converdegli spettacoli,
balli,
concerti,festini,
colle signore, cose
tutte che mi furono
cacciate
prodal signor governatore
e dalla
signora gocui fui talmente
vernatrice, con
grazioso che con
rincrescimento
mi
videro
grande
partireper Lirias.
avessi
lasciato
avrebbero
io non
andare
se
volta
loro di dimorare
essi e taltalvolta con
promesso
fu stabilito
nella mia
sohtudine; per la qual cosa
eh' io passassi V inverno
Valenza
e V estate
a
nel mio
fattori
castello. Dopo questo accordo, i miei beneandar
mi diedero la libert" di allontanarmi
per
a
godere dei loro benef"zi. Ripresi adunque la strada
di Lirias,soddisfatto del mio
viaggio.
torno
che
Scipione
aspettava con impazienza il mio rinon
capiva in se stesso per V allegrezza d"
N"
mi
questa
visitato
"
libreria
tutta
la
noi
casa
Scipione:
che
che
non
"
disse, in
libreria che
una
luogo
soggiunsi pu"
abbiamo
tu
parve
che
vedemmo
sere
es-
dici ? Non
il giorno del
Cosi
da mastro
mi fu additata
nostro
voi,
tre
ma
noi
vo?
arrivengavi
sov-
padiglioni
,
Cesare,
piede
parte del
quando veniva a Lirias,passava una
tempo nel leggere, ed era ivi la libreria ripiena di
rimedio
ottimi libri,
che vi furono
lasciati come
un
e
che
non
mettemmo
nel
Digitized
by
CAPITOLO
sicuro
267
LIV.
di
romanzi
Cesare
di
di un
numero
gran
che argomentai che don
done
amasse
questa ultima sorta di opere, avenConfesser"
si
collezione.
egli fatta
copiosa
per
mia
io
che
tanto
avverso
era
a
nonqueste
vergogna
produzioni, malgrado le stravaganze, delle quali sono
allora un
lettore tanto
era
piene,sia perch" io non
sia perch" le cose
diff"cile,
gli
maravigliose rendono
dir" a mia
Spagnuoli sempre
indulgenti.Nondimeno
che
mi
dilettavano
giustificazione
maggiormente i
,
libri di morale.
la
"
Amico, dissi a Scipione,poich'ebbiosservato
i
rimedi
libreria,qui troveremo
deiranimo, ma presentemente
la
glia.
famiriformare
dobbiamo
a
pensare
tesoch"
" " A
questa cosa
penser" io, mi rispose,atnel
ho studiato benissimo
tempo
questa gente
della vostra
che
li
ardisco
conosco
dire
e
assenza,
fondo. Cominciando
da mastro
a
Gioachino, vi dir"
lo
che
dubito
credo
ladro di prima forza, e non
un
via dall'arcivescovado
che costui sia stato cacciato
nei conti delle spese.
per errori aritmetici commessi
,
poeti, di storici, e
cavallereschi;dal
Digitized
by
268
BLAS.
GIL
Quanto
di
il
anche
vi
Dopo
occorresse
centinaio
un
deliberato
maturamente
di tenere
via in santa
avere
di servitori.
"
questa
su
teria,
ma-
risolvemmo
il guattero e Taragonese,
di mandare
e
tutti glialtri: il che
pace
fu eseguito lo slesso giorno mediante
alcune doppie,
stribu"
che Scipione tir" fuori dal nostro scrigno e che difra loro
mettemmo
regola
una
ad ogni
vivere
a
assegnate
a
GiL
Blas
FIGLIA
parte mia.
da
domanda
D2L
servo
la
SUO
Fatta
questa riforma,
nel castello,
cui
con
le sue
funzioni, e
nostre
spese.
CAPO
LV.
mano
della
furono
ciammo
comin-
Antonietta,
bella
CASTALDO.
Liritorno da
Valenza
a
di
rias, Tagricoltore Basilio, mio castaido, venne
buon
mattino
di
domandarmi
il
a
tarmi
presenpermesso
Antonietta
la
sua
figlia, quale bramava, a detta
di lui,di avere
nuovo
l'onore di salutare il suo
drone,
pan'avrei
avuto
e
avendogli io risposto che
bella Antonietta.
piacere,parti e torn" subito colla sua
Credo
di poter dare
questo epiteto ad una
tata
fanciulla di sedici o diciotto anni, la quale era dodi fattezze regolari,di una
bellissima
gione
carnadi due occhi, ch'erano
e
una
maraviglia.Era
vestita d'un abito semplice, ma
la bella statura, il
vano
si tronon
e quei vezzi, che
portamento maestoso
Due
sempre
spiccare
la
sulla testa
erano
semplicit"de' suoi
verun
ornamento,
solamente
vestiti. Ella
i suoi
ma
annodati
con
un
non
aveva
lunghi
mazzetto
fiori.
Digitizedby
pelli
ca-
di
CAPITOLO
269
LV.
nella m"a
stanza, rimasi
tato
incansua
bellezza, ma
altres" della sua
cezza.
espressione d'innocenza e dolmi
che
fu
disse
Quando
era
partita,Scipione
che
e savia
riputata per altrettanto buona
bella,e
che si diceva
nel paese
che felice sarebbe
colui,il
marito.
Amico
divenisse
"
quale ne
mio, glirisposi^
sar" io suo
lo
essa
marito, purch",
voglia,e il suo
altro.
sia di un
mi sarei aspetNon
cuore
non
"
tato,
vedervi
di
pentinamente
rispose Scipione,
prendere tanto rela deliberazione
di ammogliarvi. Tuttavia,
il vostro
non
v'immaginate che io condanni
cerchi
che
stornarvi
dal vostro
e
amore
disegno:
la figliuola
del vostro
castaido merita
Tonore, a cui
volete innalzarla,quando per" ella possa
darvi un
cuore
ancora
libero,il quale aggradisca la vostra
e
pere
affezione; questo " appunto ci" che voglio sache avr" con
dentr'oggi,con un abboccamento
suo
padre, e forse anche con lei. "
Il mio confidente,ch'era uomo
di parola,and" segretamente
la
nella
venne
sera
e
a trovar
Basilio,
mia
sta
stanza, dove io lo aspettava con impazienza mividi
lo
a
cera
con
ilare,protimore; e poich"
nosticai
bene
Se do fede al tuo volto
e gh dissi: "
al
ridente,tu sei per dirmi che io sar" fra poco
colmo
de' miei
desideri. " " Si, mio
caro
padrone,
mi rispose,tutto vi arride: ho parlato con
Basilio
tenzioni.
inmanifestato
le vostre
e con
sua
e ho loro
figlia,
Il padre " fuori di s" per
V allegrezza di
assicurarvi
diventare vostro
anche
e posso
genero;
che
cielo ! interruppi
Oh
"
"
piacete ad Antonietta.
io tutto in giubilo dunque sono
si fortunato
,
di piacere a questa amabilissima
Siate
creatura?
""
innamorata.
n' " ormai
certo, soggiunse, ch'ella
ho
udito questo dalla sua
Io, per vero
dire, non
bocca , ma
V ho
desunto
dall' allegrezza , che dimostr"
nel punto che fu consapevole del vostro
segno.
di"
"
il mio
zelante segretario mi
avesse
detto d'essersi accorto
che Antonietta
godeva nel
l'affetto del- suo
gnore,
siinterno di avere
suo
meritato
tuttavia mi pareva
talmente
todi non
dover
fidarmi
io
temendo
ch'ei
del suo
si
fosse
avviso,
Quantunque
Digitizedby
270
GIL
BLAS.
false apparenze.
Per
lasciato illudere da
esserne
stesso
bella
di
deliberai
io
colla
sicuro
parlare
pi"
fermai
giovane. Mi portai dunque da Basilio, a cui conil
ambasciatore
mio
avea
detto; e
quanto
il buon
agricoltore, uomo
franchezza, dopo d'avermi
la
somma
sua
semplice
ascoltato,
mi
pieno
di
manifest"
ch'io
vostro
In una
le date da pranzo.
stello
parola questo cadi rendita,e
ha che cinquecento ducati
non
la
in
di
far" ascendere
grazia
io,
questo matrimonio,
voi
se
mille.
"
Basilio,
volete,mio caro
noi
vi
teressi:
non
saranno
soggiunsi, e tra
dispute per insiamo tutti e due d'accordo, n" si tratta pi"
di vostra
d'altro che di avere
il consenso
"
figlia.
il
basti.
avete
"
"
Quando
mio, disse, mi pare che
"
m'"
il
Non
necessario
suo
"
mente
egualvero, risposi:
che il vostro. " Ed egli:" Il suo dipende dal
Aio: oh! vorrei davvero
ch'ella ardisse
vanti
fiatare daio
me!
sommessa
"
a
"
Antonietta, soggiunsi,
all' autorit" paterna
dubbio
ad
sar" pronta senza
,
ubbidirvi
in quest'occaso
non
se
ciecamente; ma
sione
ella lo far" senza
ripugnanza; e per poca
darmi
di essere
che ne abbia, non
mai
potrei
pace
mi basta
non
cagione della sua infelicit". Insomma
anche
che
ottenere
da voi la sua
bisogna
mano;
il suo
sia malcontento.
" " Capperi! disse
non
cuore
tutta questa filosofia : parlate
intendo
Basilio, io non
voi solo ad Antonietta,e vedrete,se non
m'inganno,
"
Far"
tutto
quello che
Digitizedby
CAPITOLO
ch'ella
271
LV.
desidera
altro che di essere
vostra
glie.
modicendo
lasci"
chiam"
mi
" Cosi
sua
e
figlia
lei.
con
qualche minuto
Per approfittaredi tempo
tanto
prezioso, entrai
francamente
in materia.
Bella Antonietta,le dissi,
"
della mia
il
decidete
io abbia
sorte:
quantunque
di
che
vostro
consenso
glia
vov'imaginate
padre, non
al
vostro
violenza
fare
cuore
prevalermene per
;
ottenere
la
di
mia
brama
sia
grande
quanto
'e, per
la vostra mano,
voi mi
rinuncio
a
se
questa felicit",
dienza.
ubbidite che
alla vostra
la do\rei
non
non
se
Vi dir" ingenuamente,
mi
"
"
rispose, che
la vostra
domanda, tutt'altro che spiacermi, " cara
al mio
padre
cuore, ed io deggio ringraziare mio
in vece
scelta.... Non
di lagnarmi della sua
tinu"
so, conparlandovi in
ella,se io faccia bene o male
non
questa guisa;
ma
mi
non
se
piaceste
di confessarvelo
sinceramente;
dirvi schiettamente
il contrario?
finiva queste
Mentre
dire
senza
sarei
perch"
capace
potrei
non
"
parole, che
esserne
io
non
commosso,
la rispostadi
avversione
la minima
dimostrato
se
avesse
per
Antonietta?
di
mi
disse:
contento
siete
"
Or
"
via,
me,
Lo
che vado
subito a mettere
"
sono
talmente, risposi,
tutto in ordine
lasciai
" Dissi, e
per le nozze.
il padre e la figlia per andarmi
consultare
su
a
col mio
segretario.
questo argomento
di sapere
CAPO
Nozze
qual
vi
di
Gil
Blas
maniera
si
assistettero.
Quantunque
non
LVI.
della
celebrarono,
flne.
avessi
Antonietta.
be.lla
b
quali
I^
persone
signori di Leyva
ed io pensammo
loro comunicassi
dei
Scipione
ammogliarmi, pure
per
ch'io
voleva
che la buona
creanza
gliuola
la fiil mio
disegno di sposare
sia,
di Basilio,e di domandare, anche
per cortela loro approvazione.
Andai
dunque subito a trovarli. Don Cesare e suo
il mio
di approvare
si accontentarono
figlionon
.Digitized
by
272
GIL
Tornate,
pi" finch" non
"
vi movete
di noi: non
fate
non
di volerne
anche
dichiararono
matrimonio, ma
tutte le spese.
BLAS.
mi
dissero, a Lirias, e
abbiate qualche nuova
apparecchio
verun
fare
per
le vostre
Antonietta.
nozze,
lasciale a
alla loro
noi
Per
con^
volont", ritornai
al mio
castello
zioni
sua
e
figlia delle intene feci consapevole Basilio
colla
dei nostri protettori,
possibile
aspettando
loro.
di
notizia
Per
otto
giorni
pazienza qualche
formarmi
"
Digitizedby
274
GIL
BLAS.
il matrimonio
si celebrerebbe
del
per opera
di
Valenza,
vicario
Puntualmente
don
Cesare,
gran
Alfonso
si trasferirono
don
al mio
e Serafina
rtello
ca-
giorno
del
governatore.
La governatrice,appena
pose piede nel castello,
di vedere
mostrossi
desiderosissima
Antonietta, la
tostoch"
rafina,
l'arrivo di Sequale, dal canto suo,
seppe
lo
e baciarle la mano,
accorse
per salutarla
che fece con
tanta
grazia che tutta la comitiva ne
rimase
maravigliata. " Ors"; nuora
mia, disse don
teva
PoCesare
a
Serafina,che vi pare di Antonietta?
Santillana fare scelta migliore? " " No, rispose
entrambi
delP altro,
degni Tuno
Serafina; essi sono
loro
unione
sar"
che
ma.
felicissidubito
la
e
non
infine profuse mille
" Ognuno
elogi alla mia
tante lodi sotto
le semfutura moglie; e, se merit"
plici
costanti
cir1'
ammirazione
dei
ella
attrasse
sue
vesti,
bigliamento
con
pi" magnifico abquando comparve
Avresti
detto che ella non
avesse
ne
nobile
il
tanto
mai
e
suo
portato altri,
aspetto era
il suo
portamento. Arrivato il momento,
in cui io doveva
unirmi a lei con
dolcissimo nodo, don
mi prese per mano
mi
Alfonso
condusse
e
all'altare,
alla fidanzata; laonde
Serafina fece lo stesso onoree
ci recammo
in questa foggia nella capentrambi
pella
ci
del comune,
il gran
vicario
dove
aspettava
cerimonia
la
in
matrimonio,
qual
per congiungerci
leggiadro
alle acclamazioni
fu fatta in mezzo
degli abitatori
i
di Lirias e di tutti
ricchi agricoltoridei
dintorni,
di Antonietta.
che Basilio avea
invitato alle nozze
di
ornate
tutte
Essi avevano
le loro figliuole,
seco
la
Finita
nastri e di fiori e con
tamburelli in mano.
di
al castello,dove, per
cura
funzione, tornammo
tre tavole
della festa, trovammo
sone
apparecchiate,l'una pei signori,V altra per le perdel loro seguito,e la terza,ch'era la maggiore,
per tutti gli invitati.
La
terza
tavola fu sbrigata prima di tutte le altre,
i
perch"
giovani contadini si alzarono per comporre
Scipione, direttore
Digitizedby
CAPITOLO
275
LV.
^^ '" Persone
VvoTeii'vSf"^Hn^"*J,"^
^"S^"""" 'l 'oro
fi ^ *"."'
dunm^-.
'"*** i^ """""" GH
.i",^-^
del lovernatoro
uffiziali
'-^^^^ .danzare colle
cameriere deXcrovernofrto "tessi si fram-
delle allre
esempio. Ecco
"
mischiarono
ai
rabanda
^"'^"''"""
con
Antonietta
case, ma
si
Sinu"T"
Cesare
/. f
un'altra
sacon
loro
l^'i-aronone/"e
'^^^^ ""'"
delUoro
al^
irassegni
'a
^*'"^ P^'- A"'""'"
t"'^^^'"P'"^
afl?ziorVf".Te
"^""^"'^ crescendo.
"'
""^"-
"""
Scipione "
Sono
vita
colmo
due
vecchi
sem^/nT
om"1T^"
P?*^ ""^
""
^ei""
amico,
"^'''iovivo
'"''"'""'
deliS"con^^ni'/^"''
Per
**""'"
?
d?SoianrPol^^""^
^'"
degnato di concedermi
una
""^
f'k^
fiffliuflf
"
^'
"are.
^^'
Sni^^^'""^
*I""" occuper"
i miei
PINE.
Digitizedby
Digitized
by
INDICE
Cap"tolo
Pag.
Gii Blas
al lettore
I.
Nascita
II.
Spavento provato
gnaflor; ci" che
citt" e con
qual
III.
Gii Blas
di
; ci"
caduto
IV.
del
al suo
abbia
uomo
Gii
Blas
sia
vedutevi
da
Cariddi
in
11
sotterraneo
e cose
loro
piacevole
VI.
Tentativo
VII.
Ci"
che
VIII.
Gii
Blas
IX.
Caso
X.
Del
XI.
Storia
XII.
In
di
nella
altri ladroni
molti
Gii
...
di
in
tori
viaggia-
ai
come
Pe-
arrivo
Blas
Arrivo
di
cenato
mulattiere
e
....
via
sulla
fatto
abbia
segu",
ne
Scilla
Descrizione
Gii
V.
che
da
sua
Gii Blas
da
fatti dal
scherzi
Brutti
educazione
caverna,
conversazione
Blas
15
salvarsi,
per
13
sue
seguenze
con-
20
fece
Gii Blas
in
esce
sulla
grande
quale
Mencia
donna
tale
ladri.
Sua
presa
im26
dopo
ideato
il
da
precedente.
Gii
Blas
33
di Mosquera
modo
28
seguenza
con-
disegno
Mencia
spiacevole
vennero
dei
22
strada
avvenuto
disegno
di
di
potendo
non
compagnia
pubblica
terribile
far meglio.
Gii
Blas
3S
donna
disturbati
49
Digitizedby
278
INDICE
Pag.
Capitolo
XIII.
Per
qual
e
XIV.
Gii
Come
finalmente
caso
dove
and"
Blas
viene
di
usci
Gii Blas
gione
pri51
accolto
na
don-
Burgos
da
regalo
che
51
Mencia
XV.
si vest"
Come
fece
Mencia
XVI.
XVII.
Deliberazione
della
XIX.
Gii
farsi
debba
fortuna
della
da
presa
da
Gii Blas
6l
....
V affare
dopo
71
servire
va
un
celebre
Blas
con
successo
Sangrado
il dottor
7d
esercitare
ad
Gii
Blas
medicina
la
tura
capacit". Avven-
S4
perato.
ricu-
dell' anello
dell* avventura
Continuazione
venta
di-
medico
continua
dell'anello
XX.
qual
con
gli
parti
treno
locanda
Blas
Gii
Nuovo
61
Burgos
Qual conto
XVIII.
Gii Blas.
donna
il
ed
la medicina
abbandona
di Vagliadolid
XXI.
soggiorno
abbia
Quale strada
da Vagliadolid,
per viaggio
XXII.
Storia
XXIII.
Incontro
d'
del
pane
chi
da
sia
stato
raggiunto
95^
Gii
da
69
Blas
uomo,
che
in
fontana,
una
nell' uscire
Blas
barbiere
garzone
fatto
un
preso
e
88
Gii
stava
dal
suo
compagno
bagnando
discorsi
di
croste
tenuti
con
10 1
esso
XXIV.
XXV.
In
di
Arrivo
Gii Blas
che
padrone,
XXVI.
trov"
Gii
Blas
Gii Blas
XXVIII.
Storia
XXIX.
Chi
XXX.
Storia
XXXI.
Come
cosa
di don
fosse
don
di
Gii
Madrid,
Don
prima
al
qual fu
il
primo
servizio.
suo
trova
drid
Ma-
gli
conta
rac-
di
Bernardo
don
Castil
Blazo,
divenne
127
Alfonso
132
romito,
in
essere
come
di
casa
si
Gii Blas
conoscenti
Raffaele
Blas
Raffaele,
Don
e
ili
120
cose
il vecchio
di
accorse
Gii Blas
suo
lascia
che
da
108
lo tolse
molte
XXVII.
lui
famiglia
grande
stupore
il quale
capitano Orlando,
con
il
da
la sua
ci"
ili
1 15
Alfonso
che
si separarono
accadde
loro
Digitizedby
da
...
161
279
INDICE
Capitolo
XXXII.
Pag.
Dopo
disgustoso
qual
siasi
trovato
Gii Blas
avventura
in
XXXIII.
ci"
XXXIV.
XXXV.
Gii
ottime
Gii
Come
lasci"
Madrid
caro
amico
due
parti
Fabrizio
sua
XXXVII.
quale
per
improvvisamente
vato
tro168
il castello
alla
corte
Fabrizio.
di
Leyva
Grande
"
il
incontra
suo
dalle
gioia
176
colloca
dati
Impieghi
gioia,
171
Gii
Blas
Gii Blas
presso
il conte
Ga-
Galiani
nella
siciliano
liani, gentiluomo
XXXVI.
siasi
Alfonso
don
segu"
ne
a
della
condizioni
Blas
che
Blas
accidente
al colmo
dal
180
conte
181
casa
accaduto
Accidente
Galiani,
allo
dolore
n' ebbe
che
Malattia
scimiotto
di
.Gii
del
conte
luomo.
genti-
questo
Blas
sua
guenza
conse-
190
XXXVIII.
Gli
Blas
trova
impiego,
un
del
ingratitudine
al
presentato
conte
duca
fra i suoi
lo
consola
Galiani.
il
Lerma,
l'
del-
Viene
poi
ceve
lo ri-
quale
segretari
che
Gii Blas
di
che
197
il suo
" senza
XL.
conosce
impiego non
da tal
spine. Inquietudine cagionatagli
e
essa
g"' impone
qual condotta
del
duca
di Lerma
Blas
la
Gii
grazia
acquista
XLI.
Gii
XXXIX.
" ricolmo
Blas
di
gioia, di
onore
gnizione,
co.
203
206
seria
di mi-
207
XLII.
Blas
Gii
Come
di
al duca
fece
la
conoscere
Lerma,
miseria
sua
tratt"
io
come
questo
ministro
XLIII.
212
Gii
Come
fece
Blas
fortuna,
in breve
grande
suo
considerevole
una
fasto,
che
fu
ne
seguenza
con-
219
XLIV.
Gii
"
Blas
proposta
ricca
XLV.
Per
continua
qual
questo
caso
Gli
giovane
una
Gii
Leyva,
221
Blas
e
si ricord"
servizio
di
don
ch'egli
fonso
Al-
rese
signore
Preparativi
grande
spaccarla
matrimonio
Grande.
ereditiera
de
XLVI.
in
da
227
avvenimento
che
li fece
di
Gii
tornare
Blas,
tili
inu230
Digitizedby
280
INDICE
Capitolo
Pag.
fu
nella
XLVII.
Come
XLVIII.
la cagione
egli seppe
qual maniera
suo
imprigionamento
Riflessioni
fatte a Gii Blas prima di addormentarsi
cui fu risvegliato
e strepito da
Primo
di
viaggio
Scipione a Madrid
; quale ne
e
Gii Blas
trattato
torre
di
via,
Sego-
in
del
231
236
...
XLIX.
sia
stato
Gii
Blas
L.
Gii
Blas
LI.
Gii
Blas
il motivo
e
LII.
Gii
di
via
s'avvia
a
come
di
; malattia
240
che
Madrid,
Oviedo.
In
di
Morte
accolto
cosa
ne
quale
padre
suo
del
Lirias. Descrizione
ivi forse
tra
incon-
uomo
stato
Valenza
verso
di
essa
in libert". Qual
parte per
famiglia.
Blas
il successo
conseguenze
" rimesso
in una
la sua
251
....
arriva
mente
final-
castello
suo
qual gente
241
segui
trova
vi
abbia
trovato
LUI.
Gii Blas
signori
256
parte per
di Leyva.
Valenza
va
trovare
tenuto
Ragionamento
con
loro
LIV.
Gii Blas
262
torna
al
Gii
Blas
dei
loro
domanda
figliadel
suo
castello
di
gradite novelle.
Lirias
Riforma
dove
che
servitori
la
suo
mano
265
della
bella
castaido
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nietta,
Anto268